sostanze e miscugli - ISISS Valle Seriana
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ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Sostanze e miscugli S. Bontempelli sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 1 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Introduzione all’osservazione scientifica (1) Gli oggetti che abbiamo attorno a noi e con cui abbiamo a che fare tutti giorni sono detti genericamente corpi e sono costituiti da materia. In generale per materia si intende tutto ciò che possiede una certa massa e che occupa un certo volume. Il compito dei chimici è quello di studiare la materia, come è fatta(composizione e struttura) e come si trasforma(reazioni chimiche). Come prima cosa si può vedere che molto spesso i corpi sono costituiti da particolari tipi di materia, i materiali, che presentano proprietà che li caratterizzano e li contraddistinguono. Per fare un esempio una caraffa può essere fatta di vetro o di plastica: l’uso è lo stesso e anche alcune proprietà, come per esempio la capacità, tuttavia i materiali che le costituiscono sono diversi e ben distinguibili. Il punto di partenza di ogni lavoro scientifico è una attenta osservazione dei corpi e dei fenomeni che li riguardano. Per fare questo, è sempre necessario identificare e definire con precisione ciò che si sta studiando, indagando, distinguendo il sistema dall’ambiente: sistema: è quella porzione di materia che viene studiata(può essere costituito da un singolo corpo o da un insieme di corpi, non sempre delimitato fisicamente) l’ambiente: indica tutta la materia che non costituisce il sistema. Il sistema può interagire con l’ambiente con modalità diverse: • se il sistema può scambiare materia ed energia con l’ambiente si parla di sistema aperto; • se il sistema può scambiare solo energia ma non materia si parla di sistema chiuso; • se il sistema non può scambiare ne materia né energia si parla di sistema isolato. Per studiare un sistema è necessario descriverlo, individuarne le caratteristiche e le proprietà, effettuare delle osservazioni. Le osservazioni possono essere di due tipi: 1. le osservazioni qualitative che si fanno ricorrendo semplicemente ai nostri sensi; 2. le osservazioni quantitative che si effettuano mediante una misurazione per le quali è indispensabile uno strumento di misura. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 2 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Stati di aggregazione (2) Un modo molto semplice per classificare i corpi è quello che si basa sul loro aspetto fisico, utilizzando una proprietà che possiamo valutare con i nostri sensi: lo stato di aggregazione. Gli stati di aggregazione della materia della materia sono fondamentalmente tre: stato solido stato liquido e stato aeriforme. I corpi solidi sono caratterizzati da una forma e da un volume ben definiti. I corpi liquidi hanno un volume ben definito ma assumono la forma del recipiente che li contiene. I corpi aeriformi(gas e vapori) occupano tutto la spazio a disposizione e quindi hanno la forma e il volume del contenitore. I tre stati aggregazione sono il risultato dei diversi gradi di libertà che caratterizzano le particelle(atomi o molecole) che costituiscono il corpo. Nello stato solido le particelle costituenti sono molto vicine, hanno posizione reciproca fissa e non possono spostarsi. Nello stato liquido le particelle che costituiscono i corpi sono molto vicine tra loro e sono libere di scorrere le une sulle altre; la distanza media tra le particelle, però è sempre al stessa. Le particelle che costituiscono i corpi allo stato aeriforme hanno grande libertà di movimento e la distanza tra loro è enormemente più grande delle dimensioni delle particelle stesse. Gli stati di aggregazione solido e liquido sono detti stati condensati della materia, in quanto le particelle non possono essere ulteriormente avvicinate. Ciò spiega la incomprimibilità di solidi e liquidi, cioè il fatto che materiali che si trovano in uno stato condensato, anche se fortemente compressi, non modificano significativamente il proprio volume. I corpi liquidi e i gas sono detti fluidi i quanto le loro particelle possono muoversi: i fluidi non hanno una forma propria e questo consente di trasportarli facilmente attraverso condutture. I sistemi omogenei e i sistemi eterogenei (3) La materia può essere distinta in omogenea ed eterogenea. Per esempio l’acqua contenuta in un bicchiere è visibilmente uniforme: in particolare, ogni piccola porzione ha lo stesso colore e la stessa densità di qualsiasi altra parte. Queste sono chiamate proprietà intensive. Siccome tutte le parti dell’acqua hanno le stesse proprietà intensive, non sono distinguibili l’una dall’altra e sono fisicamente delimitate dal bicchiere, diremo che il sistema è costituito da una sola fase. Si dice fase una porzione di materia fisicamente distinguibile e delimitata che ha proprietà intensive uniformi. Se l’acqua contenuta nel bicchiere è piena di bollicine gassose, presenta sabbia sul fondo o uno strato oleoso in superficie, non ha le stesse proprietà intensive in ogni parte: il colore o la densità , infatti variano se la parte considerata è acqua anziché gas, sabbia oppure olio. Diremo che il contenuto del bicchiere è costituito da due distinte fasi, cioè che il sistema è eterogeneo. Un sistema costituito da una sola fase è detto omogeneo; un sistema costituito da due o più fasi è detto eterogeneo. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 3 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Le sostanze pure e i miscugli (4) La materia può anche essere suddivisa in due categorie: le sostanze pure e i miscugli. Sia le sostanze pure che i miscugli possono essere omogenei ed eterogenei Le sostanze pure (5) Secondo il linguaggio comune , l’acqua potabile, il latte e l’aria che respiriamo in alta montagna sono puri; quindi la parola purezza è sinonimo di “non contaminato”, ma in chimica l’aggettivo puro assume un significato più preciso. Quando un chimico afferma che un corpo è puro vuol dire che esso è formato da una sola sostanza. Un sistema è puro solo se è formato da una sola sostanza L’acqua distillata è pura perché è acqua al 100%. L’acqua di rubinetto non è pura, perché vi sono disciolte altre sostanze(Sali minerali); infatti sul fondo del recipiente dopo evaporazione rimane un residuo bianco(“calcare”). L’idea di sostanza pura è un’astrazione: tutte le sostanze reali, infatti sono più o meno impure. Le impurezze, tuttavia non sono sempre indesiderabili. Per esempio, il silicio, un semiconduttore usato nei circuiti elettronici è una delle sostanze più pure. In realtà, il silicio è puro al 99.9999%, ma le sue straordinarie proprietà sono dovute alle impurezze che contiene. Un sistema formato da una sola sostanza non è sempre un sistema omogeneo. A 0°C l’acqua distillata si trova in parte in fase solida(ghiaccio) e in parte in fase liquida; il sistema è pertanto fisicamente eterogeneo. Anche se è costituito da una sola sostanza, cioè è chimicamente omogeneo, il sistema presenta due fasi ben distinte I miscugli (6) I sistemi costituiti da due o più sostanze sono i miscugli (o miscele); anche i miscugli possono essere omogenei ed eterogenei Tab. Differenze tra sistemi omogenei e sistemi eterogenei Definizione Sostanza Miscuglio Sistema omogeneo È costituito da una sola Acqua pura, oro, Acqua di rubinetto,sale fase cloruro di sodio puro marino, acciaio, leghe metalliche Sistema eterogeneo È costituito da due o Acqua pura e ghiaccio più fasi Acqua e sabbia, legno, granito, latte, marmo, fumo, nebbia Se prendiamo del sale da cucina e lo sciogliamo completamente in acqua, avremo un miscuglio omogeneo. I grani di sale, infatti non saranno più visibili, neanche al microscopio. Tutte le zone del miscuglio avranno le stesse proprietà intensive(colore, densità, ..), cioè costituiranno una singola fase. Anche acqua e alcol formano un miscuglio omogeneo. A tali miscugli diamo il nome di sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 4 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica s ol uz i oni . Un miscuglio omogeneo di due o più sostanze è chiamato soluzione. Il materiale più abbondante del miscuglio è il solvente, mentre i materiali meno abbondanti si chiamano soluti. Esistono anche miscugli eterogenei: qui le differenti parti(fasi) sono visibili al microscopio o addirittura a occhio nudo, come nel caso dei minerali che costituiscono il granito. Un miscuglio eterogeneo è costituito da componenti chimicamente definiti e da fasi fisicamente distinguibili I materiali a noi noti per la maggior parte non sono sostanze singole, ma miscugli più o meno complessi di sostanze diverse. Il latte è un classico esempio di miscuglio eterogeneo. Apparentemente il suo aspetto è uniforme; l’osservazione al microscopio, invece rivela l’esistenza di piccole goccioline di grasso, immerse in un liquido trasparente. Il fatto che sia opaco dimostra la sua eterogeneità. Le soluzioni non sono soltanto liquide, come acqua e sale oppure acqua e zucchero. Esistono anche soluzioni gassose: l’aria che respiriamo, per esempio, è un miscuglio omogeneo di azoto, ossigeno e altri gas in percentuali minori. L’acciaio, il bronzo e le altre leghe metalliche sono invece esempi di soluzioni solide. Tab. Confronto tra miscugli omogenei e eterogenei Miscugli eterogenei Miscugli omogenei ogni componente mantiene le proprie caratteristiche e ciò permette di individuarlo anche se ben mescolato i componenti si mescolano così bene che perdono alcune proprietà e non sono più distinguibili le proprietà non sono uguali in tutti i punt i le proprietà sono le stesse in qualunque punto del miscuglio i componenti possono essere mescolati in qualsiasi quantità e proporzione non sempre i componenti possono essere mescolati in qualunque quantità e proporzione I miscugli eterogenei tra fasi differenti (7) I miscugli eterogenei possono presentare aspetti assai diversi al variare dello stato di aggregazione dei costituenti. La schiuma è un tipico esempio di miscuglio costituito dalla dispersione di un gas in liquido(fase dispersa gas; fase disperdente liquido). Una soluzione saponosa si trasforma in schiuma insufflando aria con una cannuccia; allo stesso modo, la panna montata ha incorporato una certa quantità di aria formando una schiuma. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 5 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica La nebbia è un miscuglio eterogeneo acqua aria formato da minuscole goccioline d’acqua disperse e sospese nell’aria, come anche le nubi (fase dispersa liquido; fase disperdente gas). Il fumo invece, è un miscuglio eterogeneo di un solido in un gas(fase dispersa solido; fase disperdente gas); il fumo che esce dai camini, è costituito in buona parte, da particelle finissime di carbonio disperse in aria. L’emulsione è un miscuglio tra due o più liquidi immiscibili tra loro(fase dispersa liquido; fase disperdente liquido); agitandoli energicamente si formano minuscole goccioline difficilmente separabili. La maionese è un esempio di emulsione ottenuta agitando olio e tuorlo d’uovo. I colloidi sono speciali miscugli (7) La distinzione fra miscugli omogenei ed eterogenei non è netta. Esiste, infatti una classe di materiali, a cui si dà il nome di colloidi, che presenta caratteristiche intermedie tra quelle dei due miscugli. I colloidi sono sospensioni di grandi particelle, con diametro compreso tra 1 e 100nm, in un solvente; l’insieme delle particelle costituisce la fase dispersa, il solvente è la fase disperdente. A prima vista i colloidi appaiono miscugli omogenei e, per questo motivo vengono considerati ”pseudo-soluzioni”. È possibile evidenziare la differenza tra soluzioni e colloidi utilizzando un intenso raggio di luce. Quando il raggio attraversa una soluzione non dà effetti visibili perché le particelle di soluto sono troppo piccole per deviare il raggio; in una dispersione colloidale, invece il raggio viene deviato dalle particelle della parte dispersa e compare perciò una luminosità diffusa. A tale fenomeno si dà il nome di effetto Tyndall. Se la fase disperdente, liquido o gassosa prevale su quella solida si ha un sol (fase dispersa solido; fase disperdente liquido o solido)). Se invece prevale la fase solida si ha un gel (fase dispersa liquido; fase disperdente solido)). Sono colloidi il citosol delle cellule, l’albume delle uova, la gelatina( acqua in una matrice di proteine), i budini, le caramelle gommose. I passaggi di stato (8) Le sostanze e i materiali possono passare, per effetto delle variazioni di temperatura o di pressione da uno stato fisico a un altro. Nella figura sono riportati i possibili passaggi di stato e le loro denominazioni. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 6 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Fornendo calore a un cubetto di ghiaccio(solido), alla temperatura di 0°C, esso si trasforma in acqua (liquido); questo passaggio è chiamato fusione. Riscaldando l’acqua si ottiene vapor d’acqua; il passaggio di stato dalla fase liquida a quella di vapore è chiamata evaporazione. Alcune sostanze solide, per riscaldamento si trasformano direttamente in vapore senza passare per lo stato liquido. Questo processo è denominato di sublimazione. Fra le sostanze che sublimano vi sono la naftalina e alcuni prodotti usati come antitarme. Anche la neve sublima: alle basse temperature presenti in alta montagna, infatti, la quantità di neve che si trasforma in vapore per sublimazione è molto maggiore di quella che scorre via sotto forma liquida. Sottraendo energia termica, i passaggi di stato avvengono in senso inverso. I gas possono trasformarsi direttamente in solidi e il fenomeno è detto di brinamento. Il passaggio dallo stato aeriforme a quello liquido è detto di condensazione mentre viene detto liquefazione il passaggio dallo stato aeriforme a quello liquido per aumento della pressione. Infine i liquidi sottoposti a raffreddamento subiscono la solidificazione. Bisogna precisare che gas e vapori non sono la stessa cosa . Un gas è una sostanza aeriforme che si trova al disopra della propria temperatura critica, cioè una temperatura alla quale è impossibile liquefarla, anche sottoponendola a pressioni altissime. Al di sotto di tale valore di temperatura, che è caratteristico per ogni sostanza, l’aeriforme prende il nome di vapore. Quando una sostanza aeriforme è al di sopra della sua temperatura critica è definita gas; se è al di sotto è chiamata vapore. Per esempio l’ossigeno ha temperatura critica di -119 °C. A temperatura ambiente, quindi, l’ossigeno è un gas, e rimane tale anche se vien compresso. Per farlo liquefare bisogna raffreddarlo sotto i -119 °C. Questo è il motivo per cui sul nostro pianeta non esiste ossigeno allo stato liquido: sulla terra non è mai stata registrata una temperatura così bassa. L’acqua, che ha una temperatura critica di 374 °C, a temperatura ambiente si trova allo stato liquido. Se viene portata a 100 °C essa diventa vapore che può condensare se viene sottoposto a una pressione sufficiente. Il gas d’acqua esiste solo a temperature superiori a 374 °C. Fig. Un tipico diagramma delle fasi. La linea verde tratteggiata è caratteristica del comportamento anomalo di alcune sostanze come l'acqua sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 7 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Volume e densità nei passaggi di stato (7) Consideriamo un materiale che passa dallo stato liquido allo stato aeriforme: il gas tende ad occupare tutto lo spazio disponibile e il volume aumenta notevolmente considerando l’espressione della densità, se la massa rimane costante, la densità diminuisce di molto. Ad esempio la densità dell’acqua distillata a 20 °C è 0.998 g/mL mentre quella del vapore a 100 °C è 0.0060 g/mL. Consideriamo un materiale generico che a parità di massa, passa dallo stato liquido a quello solido; in questo caso si verifica una piccola diminuzione del volume, e quindi un piccolo aumento della densità. L’acqua costituisce un’importante eccezione: il volume allo stato solido(ghiaccio), infatti è maggiore è maggiore della stessa quantità di acqua allo stato liquido. Di conseguenza la densità del ghiaccio è minore di quella dell’acqua( densità del ghiaccio a 0°C 0.917 g/mL). sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 8 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica I principali metodi di separazione di miscugli e sostanze (8) La separazione dei componenti è molto più semplice nel caso dei miscugli eterogenei, per i quali sono sufficienti metodi semplici quali la decantazione, la filtrazione o la centrifugazione basati sulla diversa dimensione, stato fisico e densità dei componenti. Nel caso dei miscugli omogenei è necessario utilizzare metodiche più impegnative quali l'evaporazione del solvente, la distillazione, entrambe basate sulla differente volatilità dei componenti, l'estrazione con solvente, basata sulla maggiore affinità di quest'ultimo con un componente della miscela, o la cromatografia, basata sulla differente velocità con cui un solvente trasporta, per azione capillare attraverso un strato di materiale inerte, i vari componenti della miscela. Filtrazione (9) La filtrazione è un'operazione di separazione utilizzata sia in scala di laboratorio sia in scala industriale. La filtrazione è una pratica di laboratorio che può essere utilizzata sia per scopi separativi, volendo eliminare impurezze solide da liquidi o soluzioni, che per scopi sintetici volendo isolare un composto precipitato da una soluzione o cristallizzato. In natura rappresenta un fenomeno comune che riguarda le fonti idriche le cui acque permeano il terreno in cui scorrono: ad esempio le falde profonde sono utilizzate come fonte di approvvigionamento per acqua potabile in quanto risultano purificate da intensa filtrazione. In microbiologia e nella sintesi farmaceutica la filtrazione viene utilizzata come mezzo di disinfezione: utilizzando carta da filtro con diametro dei pori compreso tra 0,22-0,45 µm si riesce a trattenere la quasi totalità dei batteri. La filtrazione in laboratorio Esistono due metodiche per condurre una filtrazione in laboratorio: la filtrazione per gravità e la filtrazione sottovuoto. • • La filtrazione per gravità, così definita perché sfrutta l'azione della gravità per separare il fluido dalla fase solida, che viene trattenuta su una carta da filtro, viene effettuata facendo passare la sospensione attraverso la carta filtrante fatta aderire alle pareti di un imbuto filtrante che può essere di dimensioni variabili. Occorre avere l'accortezza di non far intasare l'imbuto e controllare che la carta non si sia, nel frattempo, danneggiata facendo passare anche il solido. Come già detto, il solido si deposita sulla carta da filtro mentre il liquido viene raccolto in un becher o una beuta. Il filtro può essere preparato conferendogli manualmente una forma a cono, classica, o una forma pieghettata per una filtrazione più veloce (per effetto del passaggio di aria tra le pieghe). La filtrazione sottovuoto rappresenta una metodica più rapida, l'effetto della separazione per suzione è maggiore rispetto a quello per gravità, ma che richiede una vetreria a tenuta, l'adattamento della carta da filtro e un sistema che generi un vuoto non troppo spinto (come una pompa ad acqua o una pompa meccanica a vuoto). La vetreria utilizzata comprende l'imbuto Büchner, e una beuta codata di raccolta. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 9 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Il mezzo filtrante Il mezzo filtrante viene scelto in funzione del tipo e della qualità di filtrazione richiesta. Esistono numerose varianti tra carte (generalmente costituita da nitrocellulosa), tessuti non tessuti (poliestere, polipropilene, fibra di vetro), reti e tele metalliche (tipo Reps, microstirate). Caratteristiche distintive quali-quantitative di un mezzo filtrante sono le seguenti: • • • porosità, indica le particelle che possono attraversare il Media. Ad esempio, particelle piccole vengono trattenute da carta a bassa porosità, di contro una grana troppo fine rallenta sensibilmente la velocità di filtrazione; ritentività, caratteristica opposta alla porosità. Carta a bassa ritentività non riesce a trattenere le particelle più piccole di filtrato; velocità, indica il tempo impiegato da un liquido per passare attraverso il filtro. Le tre caratteristiche sono tra loro collegate: una carta rapida ha di solito bassa ritentività ed alta porosità ed una carta lenta possiede proprietà opposte. I composti colloidali non si prestano affatto ad essere filtrati o sono filtrabili parzialmente o con molta difficoltà. In laboratorio per eseguire separazioni solido-liquido si usa, assai frequentemente, la filtrazione su carta. In commercio sono reperibili dischi di carta di cellulosa, ad elevata purezza, con varia porosità. Questi, variamente piegati e poggiati su imbuto, consentono di separare il solido dal liquido. Sono anche reperibili fogli di carta da filtro da ritagliare per ottenere lo stesso scopo. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 10 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Decantazione (10) La decantazione o sedimentazione per gravità è un metodo meccanico di separazione delle fasi che compongono un'emulsione o una sospensione basato sul processo della sedimentazione spontanea. Questo metodo separa le fasi sfruttando la forza di gravità. Esso risulta quindi tanto più efficace quanto le particelle in sospensione hanno densità maggiore rispetto al liquido che fa da solvente. Un altro parametro che influisce sulla decantazione è la dimensione delle particelle sospese. Più sono piccole meno la decantazione risulta efficace. La decantazione è un metodo utilizzato soprattutto per la separazione di miscugli eterogenei solido liquido e consiste nel lasciare a riposo il sistema in modo che i granuli del solido ( di maggiore densità) si depositino spontaneamente sul fondo; successivamente si può travasare il liquido il liquido sovrastante ottenendo la separazione dei componenti. E’ un metodo che può essere utilizzato anche per i miscugli eterogenei liquido-liquido:in tal caso il liquido con densità maggiore si raccoglie sotto a quello con densità minore. Foto Acqua e carbonato di calcio Centrifugazione (11) La centrifuga, nell'uso industriale e di laboratorio, è un'apparecchiatura impiegata per accelerare la separazione tra corpi aventi differente densità mediante l'uso (normalmente esclusivo) della forza centrifuga (o più precisamente dell'accelerazione centrifuga). Centrifuga da laboratorio Sono usate per accelerare la decantazione del solido, spesso in condizioni controllate, senza voler ottenere necessariamente due prodotti distinti. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 11 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Cromatografia su carta (12) La cromatografia su carta è una delle più vecchie tecniche cromatografiche, che permise di effettuare efficacemente separazioni con mezzi economici (a partire dal 1940).Sostanzialmente, si utilizza un foglio di carta da filtro (preparata appositamente e leggermente differente dalla carta per filtrare), su un bordo della quale si deposita la soluzione da separare. Si sospende quindi il foglio di carta in modo tale che il bordo inferiore peschi in una bacinella con la fase mobile, lasciando che per capillarità il liquido salga lungo il foglio di carta (cromatografia in fase ascendente). Alternativamente, si ripiega il bordo adiacente la sostanza da separare, facendolo pescare nella bacinella (contenente la fase mobile) posta in alto e facendo in modo che il resto del foglio scenda verso il basso. La fase mobile fluirà lungo il foglio scendendo verso il basso (cromatografia in fase discendente). La cromatografia su carta venne sviluppata soprattutto per le prime separazioni di aminoacidi, usando come fase mobile una miscela di 1-butanolo, acido acetico ed acqua. Come fase mobile è possibile usare anche alcol etilico. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 12 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Fattore di ritenzione La cromatografia su carta è un metodo per testare la purezza dei composti e identificare le sostanze. È una tecnica utile in quanto è relativamente rapida e richiede piccole quantità di materiali. Fu ideata nel 1906 dal botanico russo Michael Cvet (Tswett) che con questa tecnica riuscì per la prima volta a separare la clorofilla da un estratto vegetale. Nella cromatografia il solvente, che si chiama fase mobile, trasporta i componenti del miscuglio attraverso un materiale, chiamato fase fissa (la carta da filtro), a cui essi aderiscono in modo differente a seconda della loro natura. La separazione dei componenti di un miscuglio, deposto sulla carta sotto forma di macchia, è provocata dalla fase mobile. Il solvente si muove attraverso la fase fissa per azione capillare e trascina con sé più facilmente i componenti che aderiscono meno alla fase fissa: le sostanze del miscuglio si muovono quindi a velocità diversa e perciò si separano. Il colore della macchia non è però sufficiente per l’identificazione di una sostanza, per cui è necessario ricorrere ad un criterio più sicuro, ossia il calcolo del valore Rf (FATTORE di RITENZIONE o FATTORE di RITARDO). Con questo termine si intende il rapporto fra lo spostamento di una sostanza dalla linea di base e lo spostamento del fronte del solvente. In un determinato sistema cromatografico il movimento di un qualsiasi composto rispetto al fronte del solvente è una proprietà caratteristica e riproducibile. Nel caso della cromatografia su carta il movimento di un qualsiasi composto viene per l’appunto espresso convenientemente come Rf. Pertanto, ogni sostanza ha un valore di Rf caratteristico quando siano state fissate le condizioni di lavoro, la temperatura ed il tipo di eluente (fase mobile). E’ importante osservare che l’Rf non può essere considerato una grandezza di valore assoluto, in quanto è legato a molte variabili come temperatura, concentrazione, eterogeneità della carta, presenza di ioni estranei, impurezze del solvente, condizioni di saturazione della camera cromatografica, percentuale di umidità ecc. per cui difficilmente esso può avere un valore costante. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 13 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Distillazione (13) Distillazione semplice La distillazione è una tecnica di separazione che sfrutta la differenza dei punti di ebollizione delle diverse sostanze presenti in una miscela. È usata sia per separare miscele complesse che per purificare sostanze. È una tecnica nota sin dal Medioevo, applicata principalmente alla produzione di bevande alcoliche. Oggi trova applicazione in numerosi processi chimici, il più importante dei quali è indubbiamente la separazione del petrolio greggio nei suoi diversi componenti. Tecniche di laboratorio Apparecchiatura da laboratorio per la distillazione semplice A livello di laboratorio, la distillazione viene condotta utilizzando un manto riscaldante con cui scaldare la miscela da separare, un tubo refrigerante in cui i vapori che si separano dalla miscela bollente vengono raffreddati, un tubo di carico e scarico dell'acqua per refrigerare il distillato, un pallone codato per contenere il liquido da distillare, delle sferette di vetro per non portare il miscuglio da distillare a ebollizione tanto elevata da fare cadere il miscuglio nel tubo refrigerante senza essere distillato ed un contenitore per la raccolta dei vapori condensati, arricchiti delle sostanze aventi punto di ebollizione inferiore. Distillazione frazionata (14) La distillazione frazionata o rettifica è un tipo di distillazione utilizzato per separare più di due sostanze volatili aventi punti di ebollizione vicini. Applicazioni Questo tipo di distillazione è usato per separare i diversi idrocarburi presenti nel petrolio sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 14 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica (nell'ambito del processo di raffinazione del petrolio). In campo alimentare si può considerare come un'evoluzione della distillazione semplice. Quest'ultima, prevedendo che la condensazione del vapore avvenga in prossimità della caldaia, non permette la separazione dei componenti volatili aventi temperature di ebollizione che differiscono di meno di 60-70 °C. Ciò la rende utile per la separazione dei solventi dai soluti, che non volatilizzano, ma ottenere un componente volatile allo stato puro è possibile solo con molteplici distillazioni successive. Nella frazionata invece, l'intervento di una colonna di rettifica, che è una colonna che presenta un'elevata superficie di scambio termico, permette di condensare e rievaporare ciclicamente porzioni di vapore aventi concentrazione sempre maggiore del suo componente maggiormente volatile. Condensando e rivaporizzando una certa frazione di vapore, si ottiene il componente allo stato puro come se si effettuasse in serie un numero elevato di distillazioni semplici. All'apice della colonna di frazionamento o rettifica, viene posto un termometro che misura la temperatura dei vapori allo stato puro. È quindi necessario regolare la caldaia di ebollizione secondo le temperature caratteristiche di ebollizione dei diversi composti volatili. Con questa metodica di distillazione risulta possibile l'eliminazione di frazioni indesiderate, le cosiddette "teste" e "code" che possono essere destinate ad usi diversi da quello strettamente alimentare. Tecnica di Laboratorio La colonna di rettifica in vetro utilizzata nelle applicazioni di laboratorio è chiamata colonna di Vigreux La colonna Vigreux è una colonna di rettifica usata per la distillazione frazionata molto semplice costituita da un tubo di vetro a due innesti, (uno per il recipiente di distillazione, l'altro per il tubo di Claisen). Sulla superficie interna presenta delle digitazioni, sulle quali il vapore condensa ricadendo nel pallone di distillazione; man mano che la distillazione prosegue la condensazione del vapore avviene su digitazioni posizionate più in alto, fino al tubo di Claisen, questo espediente consente di ottenere vapore ricco del componente più basso bollente migliorando notevolmente le caratteristiche di purezza del distillato. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 15 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Estrazione (15) L'imbuto separatore è un attrezzo da laboratorio chimico, utilizzato per estrazioni liquido-liquido, ovvero per le separazioni di miscele di liquidi con l'ausilio di una fase solvente, composta anch'essa da due differenti liquidi aventi densità diverse. Solitamente, una delle due fasi sarà acqua (o analoga), mentre la seconda fase sarà un solvente organicoapolare liposolubile, come per esempio etere, metanolo, MTBE, diclorometano, cloroformio o acetato di etile. L'imbuto separatore ha una forma conica sormontata da una emisfera; in alto presenta un'imboccatura in vetro smerigliato di dimensioni standard (di modo tale da poter essere tappato all'occorrenza con un tappo smerigliato), mentre in basso presenta un tubo lungo e stretto, chiuso da un rubinetto in Teflon o vetro. Le misure standard variano dai 50 ml ai 3 litri. Solitamente, questi strumenti sono costruiti in Pyrex, data l'inerzia chimica e la resistenza al calore di questo vetro. Principio di funzionamento Il principio di funzionamento è semplice: i due liquidi che compongono la fase solvente, andranno a miscelarsi con i liquidi da estrarre con i quali hanno la maggiore affinità: la fase polare si miscelerà con la parte più polare della miscela da separare, mentre la fase apolare farà la stessa cosa con la parte meno polare (secondo il principio il simile scioglie il simile). A questo punto, dato il diverso peso specifico delle due fasi solventi, si depositeranno all'interno del pallone senza miscelarsi tra loro; solitamente, la maggior parte dei solventi organici hanno una densità minore dell'acqua, quindi saranno la parte superiore della miscela stessa, mentre la parte inferiore sarà il solvente acquoso. Un'importante eccezione a questa regola sono i solventi alogenati, in quanto hanno una densità maggiore di quella dell'acqua. Utilizzo Anche l'utilizzo è semplice: attraverso l'imboccatura superiore, si inseriscono la miscela da separare e la fase solvente, si chiude con tappo e si agita vigorosamente; dopo di che si inverte l'imbuto e si apre il rubinetto, per permettere la fuoriuscita di eventuale gas formatosi durante la miscelazione, per evitare possibili esplosioni dell'imbuto. Effettuato questo, si posa l'imbuto sul sostegno apposito per imbuti separatori, dopo di che, ponendo un contenitore sotto il rubinetto (becher o simili), si apre questo e si lascia cadere per gravità la fase (solvente più liquido separato dalla miscela) che si trova nel fondo (come già detto, solitamente la fase acquosa). Una volta prelevata la fase inferiore, cambiando contenitore di raccolta si può procedere alla raccolta della seconda fase. sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 16 di 17 12/02/2011 ISISS “Valle Seriana” Gazzaniga Chimica Fonti: 1. Bagatti, … A tutta chimica, pag. 2-3 2. Bagatti, … A tutta chimica, pag. 9 3. Valitutti, … Esploriamo la chimica, pag. 23 4. Valitutti, … Esploriamo la chimica, pag. 24 5. Valitutti, … Esploriamo la chimica, pag. 24 6. Valitutti, … Esploriamo la chimica, pag. 25 7. Valitutti, … Esploriamo la chimica, da pag. 26-a pag.29 8. Valitutti, … Esploriamo la chimica, pag. 35-36 9. http://it.wikipedia.org/wiki/Filtrazione_(chimica) 10. http://it.wikipedia.org/wiki/Sedimentazione; Bagatti, … a tutta chimica, pag12 11. Bagatti, … a tutta chimica, pag13 12. http://it.wikipedia.org/wiki/Cromatografia_su_carta; http://www.barbarascapellato.it/il_cercatore_di__g000055.doc 13. http://it.wikipedia.org/wiki/Distillazione 14. http://it.wikipedia.org/wiki/Distillazione_frazionata 15. http://it.wikipedia.org/wiki/Imbuto_separatore sostanze e miscugli, S. Bontempelli Pagina 17 di 17 12/02/2011