Controlli a Villabate, "Scintilluni" fugge ancora Chi è l

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Controlli a Villabate, "Scintilluni" fugge ancora Chi è l
Controlli a Villabate, "Scintilluni" fugge
ancora
Chi è l'ultimo boss latitante di Palermo
Antonino Lauricella, ricercato dal 2005, è considerato il re del quartiere Kalsa, ma secondo gli
investigatori avrebbe ormai assunto un ruolo di rilievo in Cosa nostra e potrebbe essere dietro
l'ultima escalation di sangue a Palermo. Di lui si era occupato anche il giudice Giovanni
Falcone. Al maxi processo ter, Lauricella era stato interrogato e messo a confronto con un
pentito. In esclusiva, ecco la sua voce
di SALVO PALAZZOLO
Antonino Lauricella
L’unica volta che si fece interrogare, al maxi ter, sbottò: "Signor presidente, a me nessuno mi ha mai
chiamato “Scintilluni”, il mio soprannome è uno solo. Nino il bello". Era il 9 novembre 1988. All’epoca,
Antonino Lauricella, classe 1954, era accusato di aver commesso un duplice omicidio. Il presidente
della Corte d'assise, Giuseppe Prinzivalli, lo mise a confronto con un pentito, Vincenzo De Caro, e
volarono subito parole grosse.
Ecco la voce dell'ultimo capomafia latitante di Palermo, che abbiamo ritrovato nell'archivio di Radio
Radicale (www.radioradicale.it): "Sono in galera da bambino"
Il pentito De Caro iniziò poi a incalzarlo: "Sei un uomo senza onore". Scintilluni rispose spavaldo:
"Ce l'hai tu l'onore"
Al termine di quel processo Lauricella fu assolto, per insufficienza di prove. Adesso che sono passati 23
anni dal maxi ter, il boss è diventato latitante e continuano a chiamarlo “Scintilluni”, per la sua mania
degli abiti eleganti. Due settimane fa, la polizia l’ha cercato a Villabate. Alcune abitazioni sono state
messe a soqquadro per diverse ore, ma di lui non si è trovata traccia.
Quel soprannome è orami un tam tam che risuona in lungo e in largo nelle cimici piazzate in città su
ordine della Procura antimafia per spiare le ultime mosse di Cosa nostra. “Scintilluni” è il capomafia più
citato e riverito da Brancaccio a corso da Mille, dalla Kalsa al Borgo Vecchio. Gli inquirenti ritengono
che Antonino Lauricella conosca il motivo dell’uccisione di Davide Romano, e potrebbe anche averla
autorizzata. Poche ore dopo la scomparsa del giovane rampollo del Borgo, infatti, c’era un commando
pronto a colpire sotto casa del genero di “Scintilluni”, Giuseppe Ruggeri, che abita nella zona di via
Lincoln. Ma è arrivata prima la polizia, arrestando un componente del gruppo, Nicolò Pecoraro, vecchio
amico della famiglia Romano.
Il giorno seguente, Ruggeri è tornato normalmente al lavoro: come sempre, è uscito di casa alle quattro
del mattino, per raggiungere il mercato ittico, ma questa volta è stato accompagnato da quattro amici.
La morte di Romano resta un mistero. Non è ancora chiaro quale sgarbo possa aver fatto il giovane
candidato alla poltrona di reggente del Borgo Vecchio. Ieri, il cardinale Paolo Romeo ha commentato, ai
margini di un convegno: "Assistiamo in questi giorni a degli omicidi. Il male è sempre molto profondo, in
momenti di crisi questo male aumenta".
Antonino Lauricella, l’ultimo capomafia latitante a Palermo, condannato a 7 anni e mezzo per
estorsione, sembra imprendibile dal 3 ottobre 2005. Quel giorno, il boss lasciò per tempo la sua bella
casa di Altavilla, prima che arrivassero i poliziotti della squadra mobile. Nella richiesta di arresto, i pm
Maurizio de Lucia e Roberta Buzzolani, tratteggiavano il ritratto di un mafioso che aveva già scalato tutti
i gradini della criminalità: "È una vera autorità alla Kalsa", aveva svelato il pentito Francesco Famoso.
"Gestisce le estorsioni nella zona di Palermo Centro e gli hanno anche affidato la cassa del Borgo".
Era trascorso davvero tanto tempo da quando un altro pentito, Francesco Marino Mannoia, aveva
avvertito il giudice Giovanni Falcone: "C’è questo Scintilluni che non è uomo d’onore, è solo un
ladruncolo, ma è cognato del killer Pietro Senapa, che gli affida compiti sempre più di importanza". Era
il 1989, “Scintilluni” trafficava già in droga e faceva da messaggero per i mafiosi più in vista della Kalsa.
Oggi, la moglie del latitante continua ad abitare a Settecannoli e incontra spesso i cinque figli, due
maschi e tre femmine. Ufficialmente, nessuno di loro svolge un’attività lavorativa, eppure il più piccolo
di casa fa sempre sfoggio di auto e moto di grossa cilindrata nelle serate della movida palermitana.
L’altro figlio maschio di casa Lauricella, Toti, lo si vede spesso davanti a un centro scommesse di
Villabate. Qualche giorno fa, è stato arrestato perché deve scontare una condanna a 6 mesi, per piccoli
reati.
(16 APRILE 2011) © RIPRODUZIONE RISERVATA