Ergastolo per una lupara bianca dell`82 Arrestato a Palermo capo

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Ergastolo per una lupara bianca dell`82 Arrestato a Palermo capo
Giornale di Sicilia 12 marzo 2008
Ergastolo per una lupara bianca dell’82
Arrestato a Palermo capo mandamento
PALERMO. Lo hanno arrestato ieri mattina, pochi minuti dopo la condanna all'ergastolo. Nonostante il cumulo delle pene da lui riportate nella sua lunga carriera
giudiziaria ammontasse a qualcosa come settant'anni, Antonino Porcelli, 74 anni,
era libero grazie a un meccanismo giuridico incredibile per i profani, ma
perfettamente legittimo. Il capo del mandamento mafioso di Partanna Mondello,
era dunque a casa propria, quando è stata pronunciata la sentenza che ieri mattina
lo ha riconosciuto colpevole dell'omicidio di Salvatore Lauricella. Assieme alla
decisione, i giudici della quarta sezione della Corte d'assise di Palermo hanno però
emesso anche un'ordinanza di custodia cautelare. Non appena dal palazzo di
giustizia è arrivato l'okay, gli uomini del Nucleo investigativo del Comando
provinciale dei carabinieri, guidato dal colonnello Jacopo Mannucci Benincasa,
hanno portato in carcere il capomafia.
La decisione del collegio presieduto da Raimondo Loforti, a latere Nicola Aiello,
ha accolto la richiesta del pm Domenico Gozzo. Alla difesa resta la molto relativa
consolazione del venir meno di uno dei capi d'imputazione, quello riguardante il
sequestro della vittima. I legali dell'imputato hanno preannunciato l'appello.
Salvatore Lauricella fu strangolato e sciolto nell'acido il 30 novembre del 1982, in
una giornata in cui i morti furono decine e decine e quasi tutti sparirono col metodo
della lupara bianca. Porcelli era stato accusato da collaboratori di giustizia come
Marco Favaloro, Angelo Fontana e Francesco Onorato: l'omicidio Lauricella
sarebbe stato voluto dai corleonesi di Totò Riina per i legami della sua famiglia
con il boss Saro Riccobono, nemico storico del capo di Cosa nostra. Salvatore
Lauricella sarebbe stato ucciso perché aveva assistito al sequestro del padre
Giuseppe da parte di Pino Calatolo, boss dell'Acquasanta: in realtà, però, la sua
sorte era segnata comunque, dal cognome che portava e dai rapporti con
Riccobono, inviso ai corleonesi di Riina e Bernardo Provenzano, dopo averne
sposato in un primo momento fini e strategia, contribuendo alla loro scalata del
potere a Palermo.
Per il delitto Lauricella Porcelli era stato condannato all'ergastolo nel processo
Tempesta, ma c'era a monte un vizio di forma insanabile: la sua posizione era stata
infatti archiviata, negli anni '80, in mancanza di riscontri sufficienti, e per tornare a
indagare sarebbe stato necessario un decreto di riapertura delle indagini.
L'annullamento era stato inevitabile, così come la scadenza dei termini di custodia.
Porcelli aveva altre condanne, per 70 anni di carcere complessivi: eppure, come
avevano dimostrato i suoi legali, le pene si erano «sovrapposte»; in parole povere
non si erano sommate tra di loro ed erano state considerate scontate nell'arco dei
venti anni trascorsi in prigione dal capomafia. Porcelli ha una condanna a 28 anni,
confermata anche in appello, nel processo per il sequestro Fiorentino, ma per
questo fatto a suo carico non c'è alcuna misura cautelare.
Riccardo Arena
EMEROTECA ASSOCIAZIONE MESSINESE ANTIUSURA ONLUS