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Istituto nazionale per il Commercio Estero
GERMANIA
1. QUADRO MACROECONOMICO
a) ANDAMENTO CONGIUNTURALE
1.
Tendenze generali
L’economia tedesca continua a trovarsi in una fase congiunturale positiva, nonostante i segnali di
rallentamento provenienti dal contesto internazionale. Il ciclo attuale è iniziato nel 2003 e si sta
protraendo da circa quattro anni (in media ne dura sette). Il momento iniziale dell’attuale ciclo è
stato caratterizzato da una crescita lenta, trainata quasi esclusivamente dalle esportazioni sino alla
metà del 2004 e successivamente sostenuta dagli investimenti delle imprese private. Solamente
dall’inizio del 2006 i consumi privati e gli investimenti nell’edilizia abitativa hanno contribuito alla
crescita: tale tendenza si è confermata anche nel 2007. Si prevede inoltre che, nel 2008, sarà
soprattutto la componente interna a rappresentare il principale volano di crescita dell’economia,
tenuto conto del rallentamento dell’economia mondiale in corso.
La crescita del PIL tedesco nel 2006 è stata pari al 2,9%, rispetto allo 0,9% nel 2005, il che
rappresenta il dato più elevato negli ultimi otto anni. Nel corso del 2006 la produzione industriale è
cresciuta del 6,1%, la produttività del 6,5% e la quota delle esportazioni sul PIL è passata dal 50,8%
al 52,8%. Per la prima volta da diversi anni, la crescita economica nel 2006 è stata trainata da
impulsi non solo legati alle esportazioni, ma anche alla domanda interna, il cui contributo al PIL
(1,9 punti percentuali) è stato addirittura superiore a quello fornito dal commercio con l’estero
(anche se è stato quest’ultimo a fornire gli impulsi con connotazione strutturale).
Nel primo semestre del 2007, la ripresa tedesca è stata influenzata soltanto limitatamente dal
rallentamento dell’economia mondiale, grazie agli impulsi forniti in misura crescente dalla
domanda interna. Per quanto riguarda le previsioni su base annua, il Governo federale, nelle
previsioni economiche d’autunno pubblicate il 25 ottobre scorso, stima una crescita del PIL del
2,4% nel 2007. Tale aumento riflette una dinamica trainata non più soltanto dalle esportazioni
(+7,8%, cifra elevata ma comunque in calo rispetto al dato eccezionale del 2006, pari al 12,5%), ma
sempre di più da fattori interni: in primo luogo, gli investimenti in attrezzature realizzati dalle
imprese per espandere la propria capacità produttiva (il dato annuale 2007 è stimato in 11,1 punti
percentuali, il dato più elevato da una decina di anni ad oggi), ma anche l’edilizia (+ 2,5%, peraltro
in rallentamento rispetto all’anno precedente) ed i consumi collettivi (la crescita della domanda
pubblica nel 2007 ha raggiunto l’1,8%, il doppio del 2006). Risultano invece negativi i consumi
privati (con una riduzione del -0,1% rispetto al dato annuale 2006), a testimonianza dell’effetto di
contrazione sui consumi provocato dall’aumento dell’IVA (soprattutto nel primo trimestre), ma
anche di una propensione al consumo da parte delle famiglie che stenta ancora a decollare.
Resta invece evidente la correlazione fra aumento delle esportazioni del Made in Germany e
crescita dell’import tedesco (nel 2006: 12,5% a fronte del 11,2%; nel 2007: +7,8% a fronte del
6,3%), dato che conferma l’elevato grado di internazionalizzazione produttiva raggiunto
dall’industria tedesca. Vale tuttavia la pena di sottolineare che, nelle previsioni del Governo, per la
prima volta nel 2008 si stima una crescita delle importazioni (+6,8%) superiore a quella delle
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esportazioni (+6,3%), a testimonianza della forte dipendenza della macchina esportativa tedesca
dalla congiuntura economica dei propri principali partner commerciali.
Per il 2008, il Governo federale stima una crescita annuale più bassa, attorno al 2% del PIL.
L’aumento della domanda interna (+ 1,9% su base annua, soprattutto grazie ad una marcata ripresa
dei consumi delle famiglie) dovrebbe comunque rappresentare un volano di crescita importante per
l’economia tedesca, con ogni probabilità preponderante rispetto alla componente estera.
Va al contempo sottolineato che le previsioni del Governo si assestano su stime fortemente
conservatrici, mentre le stime dei principali istituti di ricerca, pubblicate il 18 ottobre scorso sotto
l’egida dell’Institut für Wirtschaftsforschung (IFO) dell’Università di Monaco si mantengono su
valori leggermente più ottimistici (v. tabella successiva).
2005
2006
2007
2008
(stime)
(stime)
Variazioni rispetto all’anno precedente
Consumi privati
Consumi collettivi
Investimenti fissi lordi
- Macchinari e attrezzature
- Costruzioni
- Altro
Domanda nazionale
Esportazioni
Importazioni
0,1
0,5
1,0
6,0
-3,1
4,8
0,3
7,1
6,7
1,0
0,9
6,1
8,3
4,3
6,7
1,9
12,5
11,2
-0,1
1,8
5,5
10,1
2,0
4,7
1,5
7,8
6,0
1,9
2,0
3,2
5,0
1,5
5,5
2,1
6,5
6,9
Prodotto interno lordo (PIL)
0,8
2,9
2,6
2,2
38749
31317
7432
4861
3247
1614
11,1
9,4
17,8
39006
31531
7475
4487
3007
1480
10,3
8,7
16,5
2,0
-1,0
1,7
-1,1
Occupati (in migliaia)
Germania occidentale
Nuovi Länder
Disoccupati (in migliaia)
Germania occidentale
Nuovi Länder
Tasso di disoccupazione (in %)
Germania occidentale
Nuovi Länder
Prezzi al consumo (Variazione percentuale annuale)
Costo del lavoro per unità del prodotto (Variazione percentuale
39690
32045
7645
3780
2489
1291
8,7
7,2
14,4
2,1
0,7
40000
32315
7685
3450
2227
1223
7,9
6,4
13,7
2,0
1,3
annuale)
Tabella 1: Dati macroeconomici e previsioni nel 2007. Fonte: Rapporto economico di autunno (Institut für Wirtschaftsforschung
(IFO) an der Universität München; KOF Konjunkturforschungsstelle der ETH Zürich; Institut für Weltwirtschaft an der Universität
Kiel; Institut für Wirtschaftsforschung Halle; Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung in der Hans-Böckler-Stiftung;
Österreichisches Institut für Wirtschaftsforschung; Rheinisch-Westfälisches Institut für Wirtschaftsforschung).
2.
Andamento congiunturale nel 2007
Il primo semestre 2007 è stato caratterizzato da un leggero rallentamento del tasso di espansione
dell’economia, con un rallentamento della crescita su base annua dal 3,3% nel primo trimestre al
2,5% nel secondo.
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Evoluzione % del PIL sul trimestre precedente
1,6%
1,2%
0,8%
0,4%
0,0%
-0,4%
-0,8%
I T II T III IV I T II T III IV I T II T III IV I T IIT III IV I T IIT
T T
T T
T T
T T
2003
2004
2005
2006
2007
Fonte: Elaborazioni Delegazione Banca d’Italia di Francoforte su dati Destatis.
La spesa per consumi privati, diminuita su base trimestrale dell’1,8% nel primo trimestre (dato che
riflette l’aumento dell’IVA avvenuto ad inizio anno, con un effetto di anticipazione evidente
soprattutto per i beni di consumo durevoli) è peraltro nuovamente aumentata nel secondo trimestre
(+0,6% rispetto al trimestre precedente).
L’aumento dei consumi nel secondo trimestre è stato tuttavia compensato dalla negativa evoluzione
degli investimenti, la cui riduzione è dovuta in misura rilevante alla netta contrazione nel settore
dell’edilizia (-4,8% su base trimestrale). Per contro, gli investimenti in attrezzature, aumentati nel
primo trimestre del 3,7% e nel secondo del 2,5%, continuano a rappresentare uno dei maggiori
fattori trainanti dell’economia. Alla luce dell’elevato grado di utilizzo degli impianti e del positivo
andamento degli ordini, gli investimenti in macchinari ed equipaggiamenti sono sempre
maggiormente rivolti all’ampliamento della capacità produttiva.
Il commercio con l’estero resta il principale volano della crescita economica della Germania, ma
con un peso in diminuzione: nel primo trimestre dell’anno ha fornito, a causa anche di fattori
statistici, un contributo negativo alla crescita (-0,9 punti percentuali), mentre nel secondo trimestre
il suo contributo è tornato ad essere positivo (+0,8 punti percentuali). Le esportazioni sono
diminuite nel primo trimestre dello 0,3% per poi aumentare nel secondo dello 0,9%%. Su base
annua le esportazioni hanno comunque registrato in ambedue i trimestri una dinamica più forte
rispetto alle importazioni (rispettivamente, +9,9% e +9,4% le esportazioni e +7,7% e +6,1% le
importazioni).
Tutti i settori economici, ad eccezione di quello agricolo, hanno contribuito alla formazione del
prodotto interno lordo nella prima metà del 2007, con una crescita complessiva su base annua del
valore aggiunto lordo pari al 3,4% nel primo trimestre e del 2,9% nel secondo. Tra i settori che
hanno registrato elevata crescita del valore aggiunto prodotto si citano il settore edile (+18,3% nel
primo trimestre e +0,3% nel secondo), quello manifatturiero (+5,3% in entrambi i trimestri), quello
alberghiero, dei trasporti e del commercio (+3,1% e +2,7%) e quello finanziario (+2,5% e +3,2%).
Produzione industriale. Il settore manifatturiero ha registrato nel primo trimestre un aumento della
produzione del 2,3% che tuttavia è diminuito nel secondo trimestre attestandosi allo 0,3%. La
riduzione della dinamica dell’espansione della produzione dell’industria è dovuta, oltre a perdite di
produzione a seguito della presenza di un giorno di ponte nel mese di aprile e di alcuni scioperi
avvenuti sempre durante il mese di aprile soprattutto nel settore automobilistico, probabilmente
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anche all’elevato grado di sfruttamento delle capacità produttive che si rispecchia in molti settori
anche in una difficoltà a reperire sul mercato forze lavoro specializzate.
In particolare, durante il primo trimestre è aumentata soprattutto la produzione di beni di
investimento (+2,9%), tra cui si evidenzia quella del settore dei macchinari (+4,6%); la produzione
di beni intermedi (+2,2%), con il settore automobilistico che ha registrato un +5,2%, e quella di
beni di consumo (+1,6%) hanno invece evidenziato un’espansione più ridotta. Nel secondo
trimestre invece la produzione di beni di investimento, intermedi e di consumo è aumentata solo
leggermente ma omogeneamente (+0,2% nei tre settori).
Produzione dell'industria manifatturiera
e del settore edilizio
(dati destagionalizzati; 2000=100)
130
120
110
100
90
80
70
IT
II T
III T IV T
2003
IT
II T
III T IV T
IT
II T
2004
Produzione industria manifatturiera
III T IV T
2005
IT
II T
III T IV T
2006
IT
II T
2007
Produzione settore edilizio
Fonte: Elaborazioni Delegazione Banca d’Italia di Francoforte su dati Bundesbank
Mercato del lavoro
La situazione sul mercato del lavoro ha registrato nell’anno in corso un netto miglioramento, con un
aumento delle persone occupate e una diminuzione di quelle in cerca di occupazione. Secondo i dati
mensili destagionalizzati di Bundesbank, il numero degli occupati in giugno è stato pari a 39,74
milioni, equivalente ad un aumento dell’1,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e dello
0,9% rispetto alla fine del 2006; la quota dei disoccupati è scesa nel secondo trimestre al 9,2%.
Si noti che, secondo la Bundesbank, dall’attuale fase di ripresa economica deriverebbero maggiori
effetti sul mercato del lavoro rispetto a precedenti cicli congiunturali. Ciò sarebbe il risultato della
moderazione salariale degli ultimi anni, ma anche delle riforme del mercato del lavoro. Sul mercato
del lavoro sarebbero tuttavia percepibili primi segnali di difficoltà a reperire manodopera
qualificata; tale surriscaldamento sta determinando tra l’altro la riduzione della disoccupazione
strutturale.
In settembre l’Agenzia per il lavoro ha contato 3,5 mln di disoccupati, che equivale ad una quota di
disoccupazione pari all’8,4%, mentre secondo gli ultimi dati Destatis, in agosto il numero delle
persone occupate è ulteriormente aumentato, raggiungendo il livello più elevato dalla riunificazione
(39,7 mln di persone, pari al 70,2% della popolazione complessiva compresa tra i 15 e 64 anni).
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Occupazione e mercato del lavoro
n. occupati (in migliaia) e % disoccupati su occupati
39.800
39.600
39.400
39.200
39.000
38.800
38.600
38.400
38.200
14
12
10
8
6
4
2
0
I T II T III T IV I T II T III T IV I T II T III T IV I T II T
T
T
T
2004
2005
2006
N. occupati
2007
% disoccupati
Fonte: Elaborazioni Delegazione Banca d’Italia di Francoforte su dati Bundesbank.
Prezzi e salari
L’aumento dell’IVA ha determinato durante i primi mesi dell’anno in corso un netto aumento
dell’indice dei prezzi al consumo, passato da un +1,4% in dicembre ad un +1,9% in marzo, per poi
stabilizzarsi su tale livello. L’effetto complessivo dell’aumento dell’IVA sull’inflazione viene
stimato dalla Bundesbank in circa un punto percentuale, di cui un terzo circa è dovuto ad aumenti di
prezzi avvenuti prima dell’effettiva entrata in vigore dell’aliquota.
Anche in agosto i prezzi al consumo sono aumentati dell’1,9%, sostenuti dall’incremento dei prezzi
per beni alimentari, bevande alcoliche e tabacchi. Primi dati parziali indicano tuttavia un aumento
dell’inflazione al 2,5% nel mese di settembre, dovuto all’andamento dei prezzi energetici e dei beni
alimentari.
Tasso di inflaz ione
(indi ce dei prez zi al cons umo armoniz zato: variazi one % s u b ase annua)
3
2,5
2
1,5
1
0,5
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
1
2
3
4
5
6
7
8
0
2003
2004
2005
2006
2007
Fonte: Elaborazioni Delegazione Banca d’Italia di Francoforte su dati Destatis
Si evidenzia inoltre la dinamicità dei prezzi per le costruzioni edilizie, che, dopo il sensibile
incremento nel primo trimestre dell’anno (+4,3%), hanno registrato nel secondo trimestre un più
contenuto tasso di crescita (+0,8%), ma comunque ancora superiore alla media dell’anno
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precedente. Tale sensibile aumento è dovuto anche alla circostanza che il settore edilizio ha ridotto
negli ultimi anni la propria capacità produttiva, mentre la domanda per costruzioni sta ora
recuperando vigore.
I salari contrattuali hanno proseguito nel primo semestre la loro crescita moderata. Essi sono
aumentati su base mensile dello 0,8% nel primo trimestre rispetto a quello dell’anno precedente e
dell’1,8% nel secondo trimestre. Tali dati non contengono tuttavia gli aumenti tariffari previsti dai
nuovi contratti collettivi, che esplicheranno i loro effetti soprattutto a partire dal terzo trimestre.
Mentre nel 2006 la maggior parte dei contratti collettivi prevedeva un aumento non superiore al 2%,
i nuovi implicano in molti casi aumenti tariffari superiori al 3%. I nuovi contratti collettivi,
compresi tra il +4,1% nell’industria metallurgica e il +1,4% nel settore alberghiero del NordrenoWestfalia, si differenziano più che in passato a seconda del settore di appartenenza, rispecchiando
maggiormente la specifica situazione economica. Inoltre prosegue la tendenza di prevedere
maggiori pagamenti una tantum.
Commercio con l’estero
Dopo il sensibile aumento registratosi a fine 2006, le esportazioni tedesche sono lievemente
diminuite nel primo trimestre del 2007 (-0,4% su base trimestrale), per poi aumentare nuovamente
nel secondo trimestre (+0,6%).
Commercio con l'estero
(dati destagionalizz ati - mld di euro)
250,00
200,00
150,00
100,00
50,00
0,00
I T II T III T IV
T
I T II T III T IV
T
I T II T III T IV
T
2001
2002
2003
Es portaz ioni
I T II T III T IV I T II T III T IV I T II T III T IV
T
T
T
2004
Importazioni
2005
2006
I T II T
2007
Saldo
Fonte: Elaborazioni Delegazione Banca d’Italia di Francoforte su dati Bundesbank
Nel primo semestre 2007 le esportazioni tedesche hanno registrato su base annua un incremento del
10,9%. Esse hanno negativamente risentito del rallentamento economico registrato in alcuni paesi
industrializzati, come ad es. gli Stati Uniti (-3,8% rispetto al primo semestre 2006). Tale riduzione è
stata tuttavia più che compensata dai positivi risultati conseguiti con i paesi emergenti (Brasile:
+11,8%; Russia: +33,2%; India: +17,9%; Cina: +15,4%) e dei nuovi paesi membri dell’UE
(+20,8%). Tra questi ultimi assumono particolare rilevanza le esportazioni verso la Polonia
(+27,1%), che incide per circa un terzo sull’export verso i nuovi paesi membri dell’UE, la
Repubblica Ceca (+16,8%) e l’Ungheria (+13%). Le esportazioni verso l’Eurozona sono aumentati
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del 10,6%; incrementi di rilevo sono stati registrati dalle esportazioni verso la Spagna (+15,6%),
mentre quelle verso l’Italia sono aumentate del 10,8%.
Tabella 1
Esportazioni tedesche per area geografica (migliaia €)
Europa
di cui:
Unione Europea (27)
Eurozona (13)
Austria
Belgio
Finlandia
Francia
Grecia
Irlanda
Italia
Lussemburgo
Paesi Bassi
Portogallo
Slovenia
Spagna
Paesi di recente adesione
all’UE
Bulgaria
Cipro
Estonia
Lettonia
Lituania
Malta
Polonia
Rep. Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Ungheria
I sem 2006
I sem. 2007
276.500.497
314.298.103
322.894.419
364.707.376
Quota %
Var. %
76,2
13,7
65,7
12,9
189.555.183
209.677.364
43,8
10,6
23.595.867
24.976.820
4.576.570
43.344.579
3.592.693
2.928.916
26.200.521
26.407.874
5.064.888
47.407.747
4.064.162
3.208.086
5,5
5,5
1,1
9,9
0,8
0,7
11,0
5,7
10,7
9,4
13,1
9,5
30.390.617
33.667.285
7,0
10,8
2.071.331
27.508.068
3.933.605
1.575.610
21.060.507
2.378.811
30.950.324
3.877.753
2.110.010
24.339.903
0,5
6,5
0,8
0,4
5,1
14,8
12,5
-1,4
33,9
15,6
42.096.697
50.656682
10,6
20,3
946.107
389.387
604.636
581.448
885.292
167.588
13.454.098
10.869.293
2.989.109
3.477.151
1.575.610
7.732.588
1.077.634
483.929
715.567
850.917
1.149.873
186.243
17.104.062
12.697.008
3.431.455
4.223.155
2.110.010
8.736.839
0,2
0,1
0,1
0,2
0,2
0,0
3,6
2,7
0,7
0,9
0,4
1,8
13,9
24,3
18,3
46,3
29,9
11,1
27,1
16,8
14,8
21,5
33,9
13,0
1,6
Danimarca
6.830.749
7.588.942
11,1
Regno Unito
32.789.526
35.547.357
7,4
8,4
Svezia
9.163.558
10.827.758
18,2
2,3
Svizzera
Turchia
Stati Uniti
Giappone
Corea del Sud
Paesi emergenti
15.958.166
6.942.913
37.329.315
6.613.610
3.965.446
27.367.877
17.854.029
7.120.242
35.921.413
6.495.579
4.334.354
33.253.856
3,7
1,5
7,5
1,4
0,9
7,0
11,9
2,6
-3,8
-1,8
9,3
21,5
2.825.356
9.597.825
2.838.629
12.106.067
3.159.583
12.783.552
3.345.735
13.964.986
0,7
2,7
0,7
2,9
11,8
33,2
17,9
15,4
Brasile
Russia
India
Cina
Totale esportazioni
431.507.560
478.372.104
10,9
Fonte: Elaborazioni Delegazione Banca d’Italia di Francoforte su dati Destatis
Tra i settori che assumono un maggiore rilievo per le esportazioni tedesche si cita quello
metallurgico, che incide per il 6,7% sull’export totale e le cui esportazioni sono aumentate del
29,5%, e quello della gomma e delle materie plastiche, con un’incidenza del 3,3% e un aumento
delle esportazioni del 18,3%. Dei tre maggiori settori dell’export (settori autoveicoli e parti di
autoveicoli, macchine ed apparecchi meccanici e prodotti chimici), particolare dinamicità ha
mostrato quello delle macchine e degli apparecchi meccanici, con un aumento del 14%. Il settore
dei mezzi di trasporto ha invece registrato nel primo semestre 2007 una crescita marcata soprattutto
nel comparto “autoveicoli e parti di veicoli”, che ha registrato un aumento del fatturato estero pari
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al 9,6%, mentre l’aumento nel comparto chimico è stato pari al 9% su base annuale.
Le importazioni tedesche sono diminuite leggermente nel secondo trimestre (-0,4%), dopo essere
aumentate nel primo trimestre (+1,7%). La diminuzione nel secondo trimestre è da ricondurre alla
riduzione delle importazioni di beni di investimento (-1,8%) e di consumo (-2,9%), mentre sono
aumentate le importazioni di beni semilavorati (+0,5%) e di energia (4,9%). In particolare sono
diminuite le importazioni di beni del settore IT (-2,4%) e di quello automobilistico (-1,7%). Da un
punto di vista geografico, rileva soprattutto la diminuzione delle importazioni provenienti dai paesi
asiatici (-7,1%).
b) GRADO DI APERTURA DEL PAESE AL COMMERCIO INTERNAZIONALE ED AGLI
INVESTIMENTI ESTERI
La crescente posizione di leadership della Germania nell’economia globale, ed in particolare negli
scambi internazionali di merci, è confermata in quattro dati essenziali: a) l’eccellente performance
esportativa (la sola, fra tutti i Paesi industrializzati, ad essere cresciuta più rapidamente del
commercio mondiale negli ultimi cinque anni); b) gli incrementi costanti nel rapporto fra
esportazioni e fatturato (passato dal 50,8% del 2005 al 54% del 2007); la crescita costante degli
investimenti diretti esteri, sia in uscita (tra il 2004 ed il 2005 le attività estere delle imprese tedesche
sono cresciute di 105 miliardi € per un volume di 785 miliardi €), sia in entrata (nello stesso
biennio, gli investimenti esteri in Germania sono aumentati di 14 miliardi €, raggiungendo il valore
complessivo di 390 miliardi €); d) il contributo del sistema fieristico tedesco alla crescita economica
(in Germania si tengono oltre due terzi delle fiere leader mondiali nel proprio settore merceologico,
e nel 2007 sono previsti oltre dieci milioni di visitatori).
Tali successi sono in larga parte dovuti alla competitività dell’industria tedesca sui mercati
internazionali e alla capacità di esportare prodotti ad alto valore aggiunto. Le imprese, anche di
dimensioni medie, caratterizzate da elevato dinamismo, hanno saputo difendere negli anni il proprio
vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza internazionale, sfruttando le opportunità fornite
dalle dinamiche di globalizzazione. Parti della produzione, generalmente quelle a più alta intensità
di manodopera, sono state delocalizzate, spesso nei mercati dell’Europa orientale, dove il costo del
lavoro è più favorevole. Le attività più complesse, ad elevata intensità di capitale, o strategicamente
più importanti e quindi caratterizzate da un elevato valore aggiunto, sono state mantenute nelle
imprese situate entro i confini nazionali.
La quota delle importazioni contenuta nelle esportazioni tedesche negli ultimi quindici anni è
notevolmente aumentata, passando dal 26,7% del 1991 al 39,6% del 2005. Nel 2002, la
composizione delle importazioni indotte dalle esportazioni si suddivideva in: importazioni di beni
poi direttamente esportati (111,40 mld. di Euro ovvero il 15,2% delle esportazioni totali) e
importazioni di semilavorati utilizzati nella produzione destinata all’esportazione (172,47 mld. di
Euro ovvero il 23,6% delle esportazioni totali). Coerentemente, la quota della produzione interna
nelle esportazioni si è ridotta dal 70,3% nel 1995 al 61,2% nel 2002. La lettura di questo dato
parrebbe confermare la tesi secondo cui la Germania si starebbe trasformando in una “BasarÖkonomie”, per cui i cosiddetti prodotti Made in Germany sarebbero soltanto il risultato di un
assemblaggio di semilavorati importati dall’estero. Un’analisi più attenta però mostra che negli
ultimi cinque anni la quota delle importazioni si è praticamente stabilizzata su valori inferiori al
40%, mentre il valore aggiunto generato dalle esportazioni è stato caratterizzato da tassi di crescita
molto elevati e superiori a quelli del PIL; la quota del valore aggiunto generato dalle esportazioni
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I1 semestre 2007
Istituto nazionale per il Commercio Estero
sul PIL è dunque in costante e rapida crescita (16,2% nel 1995, 19,8% nel 2000 e 23,2% nel 2005) a
conferma dell’importanza della Germania come luogo di localizzazione di attività manifatturiere.
Il fenomeno della delocalizzazione all’estero di parte della produzione industriale mostra
un’evoluzione analoga a quella dell’outsourcing. Infatti, spesso i prodotti made in Germany che,
con grande successo vengono esportati in tutto il mondo, vengono fabbricati assemblando e
rielaborando semilavorati importati dall’estero, dove talune produzioni ad alta intensità di lavoro
godono di un vantaggio competitivo. A partire dal 1995 la quota di valore delle importazioni
contenute nelle esportazioni tedesche è cresciuta dal 31% al 42%; a partire dall’anno 2000 però si
osserva che la struttura dell’origine delle esportazioni tedesche è rimasta sostanzialmente invariata.
Inoltre, in termini di valore, le esportazioni tedesche sono notevolmente aumentate: l’aumento
medio tra il 1992 e il 1996 è stato del 3,8%, mentre tra il 1997 e il 2005 è stato del 7,8%.
c) ANDAMENTO DELL’INTERSCAMBIO COMMERCIALE CON L’ITALIA E DEGLI
INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI BILATERALI
Andamento delle esportazioni dell´Italia : quote e composizione merceologica
Nel primo semestre 2007 le esportazioni italiane sono cresciute ad un ritmo più sostenuto di quello
dei principali concorrenti ed hanno riconquistato importanti quote di mercato. Ciò rappresenta una
importante inversione di tendenza dopo un lungo periodo caratterizzato dalla contrazione dei valori
e delle quote di mercato dell’Italia in Germania, il suo primo paese di esportazione.
Importazioni tedesche per area geografica
Valori in milioni di €
2005
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Mondo
Francia
Paesi Bassi
Cina
Stati Uniti
Italia
Regno Unito
Belgio
Austria
Svizzera
Rep. Ceca
Giappone
Polonia
Spagna
Russia
Ungheria
625.632
54.537
49.648
39.855
40.353
35.422
38.578
30.743
25.040
23.237
17.399
21.432
16.028
17.946
16.094
14.315
2006
731.479
63.369
55.206
48.691
48.086
40.046
42.696
34.874
29.425
25.147
21.363
23.698
20.532
19.462
21.150
15.996
2007
gen – giu
380.732
33.185
28.744
25.154
23.244
22.245
21.202
18.935
16.071
14.755
12.539
12.125
11.445
10.940
9.836
9.113
+-%
2007/2006
gen-giu
7,53
6,85
9,04
10,99
0,38
16,18
-0,12
12,22
14,44
21,27
22,75
4,35
20,82
13,64
-5,94
22,64
% 2005.
100,00
8,72
7,94
6,37
6,45
5,66
6,17
4,91
4,00
3,71
2,78
3,43
2,56
2,87
2,57
2,29
% 2006
100,00
8,66
7,53
6,66
6,57
5,48
5,84
4,77
3,87
3,44
2,92
3,24
2,81
2,66
2,89
2,19
% 2007
gen-giu
100,00
8,72
7,55
6,61
6,11
5,84
5,57
4,97
4,22
3,88
3,29
3,19
3,01
2,87
2,58
2,39
Fonte: elaborazioni ICE Berlino su dati GTI/Statistisches Bundesamt
Secondo le rilevazioni dell’Ufficio Federale di Statistica, le importazioni tedesche hanno raggiunto
nel primo semestre 2007 un volume di 381 miliardi di Euro, con un aumento pari al 7,5% , che sale
al 9,9% se lo si depura dagli effetti dell’import di gas e prodotti petroliferi, dal momento che la
bolletta energetica tedesca è diminuita di 8,5 miliardi di euro, grazie ad un inverno particolarmente
mite ed a minori tensioni sul fronte dei prezzi.
Per quanto riguarda l’Italia, i risultati del primo semestre 2007 sono rilevanti non solo per
l´inversione di tendenza, ma anche per la loro dimensione quantitativa: le importazioni tedesche
dall’Italia nel periodo considerato sono infatti aumentate in valore del 16,2%, a fronte di un
incremento delle importazioni tedesche dal mondo di meno della metà (+7,5%): la performance
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I1 semestre 2007
Istituto nazionale per il Commercio Estero
dell’Italia è stata superiore a quella di tutti i principali paesi industrializzati e della stessa Cina, e tra
i primi quindici paesi fornitori solo alcuni Paesi dell’Europa dell’Est e la Svizzera hanno potuto
registrare un risultato migliore. La quota dell’Italia sul mercato tedesco è così risalita dal 5,48%
dello scorso anno al 5,84% attuale, anche se una parte del recupero è dovuta, come già accennato,
alla flessione dell’import tedesco di gas e prodotti petroliferi.
Diversamente che nel passato, il risultato particolarmente positivo del made in Italy non è dovuto
tanto ai tradizionali comparti dei beni di consumo, che continuano a registrare andamenti non
positivi con la sola eccezione dell’alta gamma, ma in generale alle lavorazioni meccaniche e alla
componentistica. I settori trainanti sono stati infatti il ferro e l´acciaio (+102%) e i loro prodotti
(+34%), i prodotti in rame (+72%) e alluminio (+38%), i prodotti in gomma (+20%) e plastica
(+16%), i macchinari (+13%). Da segnalare anche il brillante risultato delle esportazioni di veicoli
e loro parti (+23%). In controtendenza si registra solo il settore dei prodotti chimici, che a
differenza degli ultimi anni ha registrato un andamento negativo per l’Italia ( –8%) a fronte di un
incremento delle importazioni tedesche dal resto del mondo pari al 10,8%). Nel settore
agroalimentare, particolarmente positiva è l´ottima performance dei vini (+17%), ma anche la frutta
registra un risultato positivo (+8%).
La tabella che segue mostra la composizione merceologica delle nostre esportazioni verso la
Germania, evidenziando i primi 20 comparti merceologici e la relativa quota sul totale delle
importazioni tedesche dall’Italia:
2005
2006
2006
2007
(gen.-giu.)
(Gen.-giu.)
Mezzi di trasporto, esclusi ferroviari
14,14
13,97
14,14
13,55
Macchine elettriche
11,12
11,68
11,83
12,56
Acciaio e ferro
3,76
4,40
4,56
4,97
Prodotti di ferro e di acciaio
3,66
4,14
4,02
4,64
Prodotti di plastica
4,41
4,46
4,53
4,53
Prodotti farmaceutici
2,92
2,62
2,84
2,63
Mobili
2,44
2,19
2,31
2,10
Bevande e vini
2,35
2,14
2,08
2,05
Alluminio
1,34
1,46
1,46
1,74
Carta e cartone
2,08
1,78
1,88
1,72
Gomma
1,60
1,62
1,62
1,67
Calzature
1,78
1,67
1,69
1,58
Chimici organici
1,56
1,80
1,72
1,57
Frutta e noci
2,06
1,89
1,51
1,41
Rame e lavori di rame
0,67
1,08
0,88
1,30
Ottica, strumenti medicali
1,72
1,59
1,42
1,29
Abbigliamento
1,36
1,15
1,09
1,06
Prodotti chimici
1,07
1,24
1,31
1,03
Ortaggi
0,79
0,81
1,11
0,95
Prodotti della pasticceria
Totale primi 20 settori
1,11
1,03
1,08
0,88
---------------------------------------------------------------------75,98
76,74
77,34
76,77
Tabella 2:Principali prodotti esportati in Germania in % sul totale. Fonte: elaborazione ICE Berlino su dati GTI.
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
I1 semestre 2007
Istituto nazionale per il Commercio Estero
Come si può notare, i mutamenti nella composizione merceologica riflettono la differente dinamica
delle esportazioni nei vari comparti, che nei valori è ovviamente influenzata anche dai forti aumenti
di prezzo registrati da alcune materie prime.
Va osservato poi che le prime tre voci dell’import tedesco dall’Italia trovano riscontro nelle prime
quattro posizioni riferite all’import totale del paese dal mondo. Il 31,2%, delle importazioni
tedesche da tutto il mondo è infatti costituito da macchinari, da veicoli, esclusi quelli ferroviari, e
da macchine elettriche. Le stesse voci rappresentano il 39,7% delle importazioni dall’Italia. Al
terzo posto dei prodotti importati dal mondo figura nel primo semestre 2007 il settore degli oli
minerali e combustibili.
Si segnala anche il fenomeno di concentrazione e specializzazione delle esportazioni italiane, per il
quale i primi venti settori rappresentano una quota crescente del totale delle importazioni tedesche
dall’Italia, essendo passati in soli tre anni dal 69% al 77% del totale.
La composizione merceologica delle esportazioni tedesche in Italia
Sul versante dei paesi acquirenti della Germania l’Italia mantiene la sua posizione al quarto posto
con 58,8 miliardi di Euro nel 2006 e 33,0 miliardi nel periodo gennaio-giugno 2007. Le
esportazioni tedesche verso l’Italia sono aumentate dell’ 10,8% in detto periodo.
La quota dell’Italia sulle esportazioni tedesche ammonta al 6,9%.
Come si può evincere dalla tab. seguente, raffrontata con la precedente tabella analoga, la
composizione merceologica delle esportazioni dei due paesi è sostanzialmente sovrapponibile: il
44,86% dell’export tedesco verso l’Italia, nel 2007, era composto dagli stessi prodotti che
emergevano ai primi tre posti sul lato delle importazioni tedesche dall’Italia, a conferma della
struttura speculare della composizione dei rispettivi interscambi. La percentuale dei primi tre
prodotti si è ridotta dal 50,6% nel 2005 al 44,9% nel primo semestre 2007. Si conferma la
dipendenza della nostra domanda di beni di investimento dalle importazioni provenienti dalla
Germania e la rilevanza del peso di questo paese all’interno del nostro import di automobili.
Si rileva inoltre che, tra i principali prodotti esportati, le uniche voci del comparto beni di consumo
sono rappresentate dai latticini, uova e miele, con una percentuale pari al 2,23%, dai prodotti
alimentari con l’ 1,22%, dal tabacco con lo 0,68% e dai mobili con lo 0,62% nel primo semestre
2007.
2005
2006
2006
(gen-giu)
2007
gen-giu)
Mezzi di trasporto, esclusi ferroviari
24,51
23,74
22,09
22,06
Macchinari
15,40
14,75
13,37
14,07
Macchine elettriche
10,71
10,24
9,91
8,73
Prodotti di plastica
6,65
6,52
6,14
6,13
Ferro e acciaio
3,91
4,52
3,53
5,11
Ottica e strumenti medicali
3,68
3,63
3,46
3,14
Prodotti farmaceutici
2,92
2,87
2,46
2,80
Latticini, uova e miele
2,51
2,31
2,15
2,23
Rame e prodotti di rame
1,30
2,14
1,97
2,08
Carta e cartone
1,91
1,93
1,93
1,97
Prodotti di ferro e acciaio
1,51
1,63
1,53
1,70
Prodotti chimici organici
1,77
1,82
1,89
1,67
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
I1 semestre 2007
Istituto nazionale per il Commercio Estero
Alluminio
1,51
1,63
1,45
1,50
Prodotti chimici
1,37
1,41
1,46
1,39
Prodotti alimentari
1,45
1,57
1,54
1,22
Verniciature e lacche
1,07
0,99
1,02
0,97
Gomma
1,01
0,99
0,98
0,96
Legno
0,74
0,80
0,74
0,81
Tabacco
0,49
0,68
0,58
0,68
Mobili
0,57
0,67
0,69
0,62
------------------------------------------------------------------Totale primi 20 settori
84,99
84,84
78,89
79,84
Tabella 3: Principali prodotti esportati verso l’Italia in % sul totale. Fonte: elaborazione ICE Berlino su dati GTI.
La percentuale dei primi tre prodotti si è ridotta dal 50,6% nel 2005 al 44,9% nel primo semestre
2007. Si conferma la dipendenza della nostra domanda di beni di investimento dalle importazioni
provenienti dalla Germania e la rilevanza del peso di questo paese all’interno del nostro import di
automobili. Si rileva inoltre che, tra i principali prodotti esportati, le uniche voci del comparto beni
di consumo sono rappresentate dai latticini, uova e miele, con una percentuale pari al 2,23%, dai
prodotti alimentari con l’ 1,22%, dal tabacco con lo 0,68% e dai mobili con lo 0,62% nel primo
semestre 2007.
Gli investimenti italiani in Germania
Nel 2005, l’Italia si trovava al settimo posto della classifica dei Paesi che investono in Germania,
dopo Paesi Bassi, Lussemburgo, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Svizzera, con un
miglioramento di ben sei posizioni rispetto al 2004
Partecipazioni italiane in Germania: Imprese, dipendenti e fatturato (2002-2005)
450
40
423
400
35
350
300
30
284
282
279
Numero imprese
25
Numero addetti
(migliaia)
20
Fatturato annuale
(miliardi €)
250
200
15
150
10
100
68
47
50
45
5
42
0
.
0
2002
2003
2004
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2005
I1 semestre 2007
Istituto nazionale per il Commercio Estero
Investimenti italiani in
Germania (milioni €)
IDE in Germania provenienti
dai Paesi UE (milioni €)
Totale complessivo IDE in
Germania (milioni €
Quota % investimenti italiani
rispetto agli IDE europei
(UE) in Germania
Quota % investimenti italiani
rispetto agli IDE complessivi
in Germania
Numero imprese
Numero addetti (migliaia)
Fatturato annuale (miliardi €)
2002
2003
2004
2005
5.470
5.523
8.002
19.163
193.159
218.054
269.992
287.403
283.968
312.375
375.959
389.523
2,8%
2,5%
3,0%
6,7%
1,9%
1,8%
2,1%
4,9%
284
47
19,2
279
45
21,6
282
42
22,7
423
68
33,7
Tabella 4: Investimenti italiani in Germania: valori consolidati, comprensivi delle partecipazioni detenute tramite holding estere.
Fonte: Deutsche Bundesbank.
Secondo le rilevazioni compiute da Deutsche Bundesbank nell’aprile 2007 sul periodo 2002-2005
(Bestanderhebung über Direktinvestitionen), le 423 aziende tedesche controllate da società italiane
occupavano al 31 dicembre 2005 circa 68.000 dipendenti, per un giro d’affari annuo pari a 33,7
miliardi €. I criteri utilizzati per l’individuazione delle imprese a partecipazione estera,
particolarmente selettivi per un sistema produttivo come quello italiano basato su imprese di ridotta
dimensione, potrebbero aver tuttavia escluso alcune piccole e medie imprese: nel sistema statistico
di Bundesbank, infatti, le rilevazioni sono condotte sulla base delle informazioni fornite dalle stesse
imprese, che sono obbligate a fornire i propri dati, a partire dal 2003, soltanto se mantengono un
capitale sociale superiore a 3 milioni €. Una ricerca realizzata nel novembre 2006 sulla base della
banca dati REPRINT-Politecnico di Milano-ICE individua ben 1.100 imprese tedesche partecipate
da investitori italiani, con circa 95.000 dipendenti ed un giro d’affari di quasi 40 miliardi € all’anno.
Secondo i dati Bundesbank le attività di investimento italiane in Germania sono cresciute nel
quadriennio 2002-2005 sulla base di un incremento annuo del 61,8%: le dinamiche sono state
particolarmente vivaci nei settori del credito, della chimica, delle assicurazioni e dei trasporti.
Soprattutto nel 2005, vi è stato un incremento significativo della presenza italiana, con un aumento
della nostra quota percentuale rispetto agli investimenti diretti esteri complessivi dal 2,1% del 2004
al 4,9%.
La maggior parte dell’incremento sembra essere dovuto all’operazione Unicredit-HVB (gli
investimenti nel settore creditizio sono cresciuti dal 2004 al 2005 da 0,1 miliardi € a 11,5 miliardi
€): tuttavia, si registra un aumento significativo anche nei principali settori del manifatturiero
(cresciuto complessivamente da 2,7 a 3,6 miliardi €, soprattutto grazie al comparto della chimica,
che nel 2005 rappresentava ancora il 19% degli investimenti complessivi italiani in Germania),
delle assicurazioni (9% degli investimenti) e dei trasporti (7%).
Al netto dell’operazione Unicredit-HVB, il manifatturiero rappresentava il settore di assoluta
prevalenza degli investimenti italiani in Germania anche nel 2005, con ben il 47% del capitale
complessivamente investito.
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
I1 semestre 2007
Istituto nazionale per il Commercio Estero
Tabella 5: Ripartizione settoriale degli investimenti italiani in Germania, valori in milioni €. Fonte: Deutsche Bundesbank, 2007
Settori
Manifatturiero
2002
1.574
2003
2.352
2004
2.690
2005
3.606
0
20
202
678
26
191
0
17
254
579
33
164
24
18
261
544
143
0
0
20
1.064
567
122
0
607
608
554
561
268
716
0
46
838
1.405
16
5.470
61
93
0
14
955
1.184
256
5.523
862
129
0
22
1.726
66
1.953
8.002
1.277
11.522
1.754
15
76
98
254
19.163
di cui:
Agroindustria
Tessile
Chimica e materie plastiche
Meccanica, metallurgia, ottica
Macchine elettriche
Automotive
Commercio, distribuzione e
concessionari
Trasporti e spedizioni
Credito e finanza
Assicurazioni
Real Estate
Servizi alle imprese
Holding di partecipazione
Altro
Totale
Ripartizione settoriale degli investimenti italiani in Germania 2002-2006
20.000
18.000
Altro
16.000
Holding di partecipazione
14.000
Servizi alle imprese
12.000
Real Estate
10.000
Assicurazioni
8.000
Credito e finanza
6.000
Trasporti e spedizioni
4.000
Commercio, distribuzione e concessionari
2.000
0
2002
Manifatturiero
2003
2004
2005
Gli investimenti tedeschi in Italia
Attualmente l’Italia occupa il quinto posto della classifica dei Paesi destinatari di investimenti esteri
tedeschi (dopo Stati Uniti, Regno Unito, Lussemburgo e Paesi Bassi), con un miglioramento di ben
due posizioni rispetto al 2004. La posizione dell’Italia all’interno di questo quadro mostra negli
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Istituto nazionale per il Commercio Estero
ultimi anni segni di ripresa; gli IDE tedeschi destinati all’Italia seguono un trend crescente a partire
del 2002, sia per quanto riguarda la quota che in termini nominali.
Secondo le rilevazioni compiute da Deutsche Bundesbank (Bestanderhebung über
Direktinvestitionen, aprile 2007), le 1.054 imprese italiane controllate da società tedesche
occupavano al 31 dicembre 2005 circa 148.000 dipendenti, per un giro d’affari annuo pari a 76,8
miliardi €. In questo caso i dati sono meno distanti dalle proiezioni contenute in altre banche dati (la
ricerca condotta sulla base delle banca dati REPRINT-Politecnico di Milano-ICE fa riferimento a
1.111 imprese con oltre 125mila dipendenti ed un giro d’affari annuo di quasi 57,3 miliardi €).
Tabella 6: Investimenti tedeschi in Italia: valori consolidati, comprensivi delle partecipazioni detenute tramite holding estere. Fonte:
Deutsche Bundesbank.
Investimenti tedeschi in Italia
Italia
Totale UE
Totale Mondo
% UE
% Mondo
2002
20.390
313.449
663.482
6,5%
3,1%
2003
29.809
333.657
657.763
8,9%
4,5%
2004
22.557
360.763
679.205
6,3%
3,3%
2005
31.914
407.368
784.675
7,8%
4,1%
Numero imprese
Numero addetti (migliaia)
Fatturato annuale (miliardi €)
2002
1.135
149
65,3
2003
1.147
149
68,1
2004
1.093
146
72,7
2005
1.054
148
76,8
Partecipazioni tedesche in Italia: imprese, dipendenti e fatturato (2002-2005)
78,0
1.400
76,0
1.200
1.147
1.135
1.093
74,0
1.054
1.000
72,0
70,0
800
68,0
600
Numero imprese
Numero addetti (migliaia)
Fatturato annuale (miliardi €)
66,0
64,0
400
62,0
200
149
149
146
148
60,0
0
58,0
2002
2003
2004
2005
Nel quadriennio 2002-2005, si è assistito ad un consolidamento della presenza tedesca in Italia: a
fronte di un fatturato in costante aumento (da 65,3 a 76,8 miliardi €) e di un numero di dipendenti in
leggero decremento (da 149 a 148 migliaia), il numero delle imprese è sceso da 1.135 a 1.054 unità.
Ciò a fronte di un livello di investimento comunque in crescita, (le forti oscillazioni, v. figura
successiva, sono causate dalle holding di partecipazione, che come noto spostano velocemente le
proprie attività da un Paese all’altro anche per ragioni non strettamente legate alla strategia
industriale).
L’analisi per settori industriali degli investimenti tedeschi nel 2005 indica una presenza bilanciata
del sistema produttivo tedesco in Italia, che vede nei quattro macrocomparti del manifatturiero
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(21% del totale), del commercio (19%), delle assicurazioni (17%) e delle holding di partecipazione
(22%) i propri principali punti di riferimento. Una precisazione merita il commercio, che nel
sistema di classificazione di Bundesbank riguarda anche i concessionari ed i rivenditori di pezzi di
ricambio di automobili: gli elevati investimenti in tale settore trovano dunque la propria ragion
d’essere non solo nelle attività del gruppo METRO, ma anche nel sistema molto capillare di
distribuzione scelto dalle principali case automobilistiche tedesche per sviluppare la propria
presenza commerciale nel nostro Paese.
Tabella 7: Ripartizione settoriale degli investimenti tedeschi in Italia, valori in milioni €. Fonte: Deutsche Bundesbank, 2007
Settori
2002
2003
2004
2005
Manifatturiero
6.330
6.678
6.188
6.779
di cui:
Chimica
1.930
2.149
2.259
2.107
Meccanica
918
851
749
1.050
Macchine elettriche
241
182
128
167
Automotive
441
324
541
669
Commercio, distribuzione e concessionari
4.331
4.860
5.545
6.099
Banche
1.414
1.195
1.255
1.388
Operatori finanziari
540
2.334
2.555
2.325
Assicurazioni
4.500
4.315
4.472
5.394
Holding di partecipazione
1.485
8.546
219
6.903
Altro
1.790
1.881
2.323
3.026
Totale
20.390
29.809
22.557
31.914
Ripartizione settoriale degli investimenti tedeschi in Italia (2002-2005)
35.000
Altro
30.000
Holding di partecipazione
25.000
Assicurazioni
20.000
Operatori finanziari
15.000
Banche
Commercio, distribuzione e concessionari
10.000
Manifatturiero
5.000
0
2002
2003
2004
2005
Nel quadriennio 2002-2005, le attività di investimento tedesche in Italia sono mediamente cresciute
del 21% l’anno. L’incremento è stato particolarmente sensibile nei settori dell’automotive, degli
operatori finanziari, del commercio-distribuzione.
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2.
a)
INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO
VALUTAZIONE DELLA PENETRAZIONE COMMERCIALE DEI PRODOTTI ITALIANI SUL
MERCATO LOCALE
La tabella seguente riporta le posizioni di leadership dell’Italia, espresse in quote percentuali
sull’import tedesco del settore, rispetto alla concorrenza, sui prodotti importati dalla Germania: le
quote in grassetto indicano gli anni nei quali l’Italia è, o è stato, il primo paese fornitore di quel
prodotto.
Settore
2002
2003
2004
2005
2006
2007
gennaio
- giugno
armi e munizioni
Calzature
conserve di pomodoro e pelati
filati di cotone
filati di fibre sintetiche o artificiali discontinue
filati di fibre tessili vegetali
filati di lana
Granito
lavori di altre pietre
lavori di pietra
macchine agricole
macchine a getto di vapore
macchine per conceria
macchine per equilibratura di parti meccaniche
macchine per l’ industria alimentare
macchine per lavanderia
macchine per panetteria e pasticceria
marmo e travertino
materiali lapidei
mosti d'uva
olio d'oliva
oreficeria gioielleria
paste di frumento
pelli e cuoio (escluse quelle per pellicceria)
piastrelle di ceramica
prodotti di ceramica
Riso
rubinetteria e valvolame
stoffe a maglia
tessuti di cotone
tessuti di fibre sintetiche discontinue
tessuti di fibre vegetali
tessuti di filamenti sintetici o artificiali
tessuti di lana
tessuti di seta
tessuti speciali
Vini
16
20
76
16
31
8
22
42
20
14
8
52
64
73
29
43
24
60
41
91
91
22
58
34
62
28
31
20
29
30
22
41
23
71
49
13
34
16
19
77
17
30
9
23
42
15
12
9
57
38
54
34
39
13
62
37
76
85
20
61
32
59
26
34
14
32
31
21
45
22
73
49
14
36
17
17
72
16
30
11
22
36
18
12
9
63
59
65
32
40
21
57
36
82
84
15
67
35
60
26
37
15
32
30
22
49
25
74
51
12
36
15
16
72
15
27
20
24
34
16
12
12
49
62
43
32
36
21
37
32
89
78
16
62
35
59
24
28
15
28
28
20
47
23
72
45
12
34
13
16
76
15
24
24
22
35
14
10
14
59
39
43
31
30
17
21
31
70
76
16
64
36
59
23
28
14
28
27
19
48
21
72
50
14
34
12
15
74
13
20
24
18
28
15
10
15
61
39
56
23
30
26
11
29
75
72
13
59
36
75
21
27
14
26
23
19
44
21
69
45
14
36
Figura 1: leadership dell’Italia sulle importazioni tedesche con le rispettive quote. Fonte: Elaborazione ICE Berlino su dati GTI.
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Tra i prodotti che detengono una quota sulle importazioni compresa tra il 90% ed il 50% troviamo
l’olio di oliva, mosti d’uva, i tessuti di lana, le conserve di pomodoro e pelati, le paste di frumento,
le piastrelle di ceramica, le macchine a getto di vapore e per equilibratura di parti meccaniche.
Quote tra il 50% ed il 30% delle importazioni sono raggiunte dai tessuti di fibre vegetali, dalle
macchine per lavanderia e per conceria, dai vini, dalle pelli e cuoio nonché dai tessuti di seta.
Al di sotto del 30% e fino a raggiungere quote intorno al 10% si hanno: le macchine per panetteria e
pasticceria, stoffe a maglia, i tessuti cotone, tessuti speciali e di filamenti sintetici o artificiali, i
tessuti di fibre sintetiche discontinui, i filati di fibre sintetiche o artificiali discontinue nonché di
fibre tessili vegetali, il riso, i prodotti di ceramica, rubinetteria e valvolame nonché le macchine
agricole.
Si rileva inoltre che nel periodo considerato solo una parte dei settori mostra la tendenza a
migliorare la posizione competitiva sul mercato espandendo la propria quota sull’import totale della
Germania. Tra questi in particolare vanno segnalati le macchine a getto di vapore e per equilibratura
di parti meccaniche nonché le macchine per panetteria e pasticceria, le piastrelle di ceramica, i
tessuti speciali, i filati di fibre tessili vegetali, le pelli ed il cuoio.
Gli altri settori riportati nella tabella mostrano invece una tendenza alla contrazione della loro
posizione sul mercato a vantaggio di altri paesi concorrenti, particolarmente paste di frumento, i
tessuti di fibre vegetali ed i filati di fibre sintetiche e artificiali discontinui, le macchine per
lavanderia, l’olio d’oliva e le stoffe a maglia.
Alcuni di questi hanno lasciato, negli anni novanta, il primo posto, perdendo definitivamente la loro
posizione dominante: tra questi, i mobili, e nel 2001 i tessuti impregnati e spalmati. Nel 2003
l’Italia ha perso la leadership anche per le macchine utensili per il legno (contro l’Austria che ha
incrementato la sua quota dal 15% nel 2000 al 19,8% nel periodo considerato), per le calzamaglie e
le calze (superata dalla Turchia che ha aumentato dal 16% al 20,7% le proprie esportazioni). Nel
2004 non figurano più al primo posto l’oreficeria e gioielleria ed i tessuti speciali. Nel 2005 l’Italia
ha perso la leadership per i materiali lapidei, i lavori di pietra e le calzature a favore della Cina, per
le macchine per l´industria alimentare contro la Svizzera e nel 2006 anche per le macchine per
conceria, le armi e munizioni, per i filati di cotone contro l’India e per i filati di lana contro la Cina.
Nel primo semestre 2007 si è aggiunto il granito (anche contro la Cina).
Nell’area merceologica agro-alimentare i principali prodotti esportati in Germania sono: conserve
di pomodoro e pelati, mosti di uva, olio di oliva, paste di frumento, riso e vini. Nel settore degli
ortaggi e dei legumi nelle prime posizioni si notano i tradizionali fornitori della Germania, cioè i
Paesi Bassi, il Belgio, la Francia, ma anche la Cina. Per la frutta fresca e refrigerata e per gli ortaggi
freschi o refrigerati l’Italia figura al terzo posto dopo la Spagna ed i Paesi Bassi. Per gli spumanti
l’Italia è al terzo posto; rimangono ferme nelle prime due posizioni Francia e Spagna.
Le posizioni di forza dell’Italia nel settore moda-persona riguardano ancora i filati di fibre
sintetiche, le stoffe a maglia, i tessuti di diversa natura, le pelli ed il cuoio. I prodotti
dell’abbigliamento sono importati per la maggior parte dalla Turchia, dalla Cina, dalla Polonia e
dalla Romania. In particolare si nota una riduzione di quota delle calzature (nel 2005 superata dalla
Cina), dei filati di seta, di cotone e di lana, dell’abbigliamento a maglia, degli altri prodotti di
abbigliamento, dei prodotti di oreficeria e di gioielleria. Da rilevare che l’Italia ha ottenuto per la
prima nel 2006 il leadership per i filati di fibre tessili vegetali un riparto in cui dominava sempre il
Bangladesh.
L’Italia, tra i principali prodotti dell’industria meccanica, ha le maggiori quote di mercato nei
settori delle macchine a getto di vapore, per lavanderia, rubinetteria e valvolame. La quota delle
macchine per conceria importate dall’Italia ha subito un calo dal 62 al 39%, non perdendo però il
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primato. I principali paesi fornitori dei prodotti dell’intero arco della meccanica sono la Svizzera e
gli Stati Uniti.
I mobili, nel gruppo dei prodotti per l’arredamento, si distinguono per la perdita di quota di
mercato a favore della Polonia. Per l’argenteria, la Tailandia e la Cina erodono la quota dell’Italia,
che si trova al terzo posto anche per quanto riguarda gli apparecchi di illuminazione dopo la Cina e
l’Austria.
Tra i prodotti dell’artigianato l’Italia primeggia, con quote consistenti sull’import tedesco ma
risulta in contrazione nei prodotti di ceramica e lavori di pietra.
Nell’area dei mezzi di trasporto la posizione dell’Italia è di secondo piano rispetto ad altri paesi
fornitori come la Francia e gli Stati Uniti.
Di secondo piano è anche la sua posizione rispetto alle attrezzature per ufficio, ai prodotti per
l’edilizia, fatta eccezione per i materiali lapidei e per le piastrelle di ceramica, ai prodotti per il
tempo libero e ai prodotti chimici.
In linea generale le dinamiche settoriali mettono in evidenza la perdita di posizioni concentrate nelle
produzioni dei settori moda e arredamento a favore delle economie dei paesi in transizione e dei
paesi dell’Europa Centro Orientale e dell’Estremo Oriente, rispetto ai quali la produzione italiana
risulta visibilmente svantaggiata. Anche per le macchine e gli apparecchi meccanici le perdite di
quota che si rilevano per alcuni settori sono attribuibili ad una maggiore competitività in termini di
prezzo dei prodotti delle economie dell’Est Europa, anche se va osservato che il processo di
delocalizzazione produttiva dell’industria tedesca ha in parte trasferito sulle importazione quella che
un tempo era la concorrenza delle produzioni domestiche.
b) VALUTAZIONE DEGLI INVESTIMENTI DIRETTI DA E VERSO L’ITALIA
Investimenti italiani in Germania
Evoluzione temporale. Per molti anni gli investimenti italiani in Germania hanno prevalentemente
riguardato il settore manifatturiero, in cui alle poche imprese italiane presenti con attività produttive
si aggiungevano più numerose filiali commerciali finalizzate allo sviluppo di una presenza
commerciale diretta nel mercato tedesco.
Già all’inizio degli anni novanta tuttavia si verificano le prime acquisizioni di grandi gruppi
tedeschi da parte di aziende italiane, in un’ottica non solo di consolidamento della propria presenza
in Germania ma di ampliamento della dimensione produttiva su scala globale. A questo tipo di
operazioni appartengono l’acquisto da parte del gruppo Marzotto di Hugo Boss nel 1991 (che oggi
rappresenta oltre il 75% del fatturato consolidato di Valentino Fashion Group) e la costituzione
della tedesca Miro Radici AG, nata nel 1994 a Bergkamen nei pressi di Dortmund attraverso
l’acquisizione di una piccola impresa locale, e rapidamente divenuta un’azienda di outsourcing nel
settore tessile ed elettronico, specializzata in campagne promozionali su larga scala, presso i
principali protagonisti della grande distribuzione mondiale.
Inoltre, sempre nella prima metà degli anni novanta alcune imprese italiane partecipano anche alla
privatizzazione e al risanamento delle aziende della ex-DDR, sia pure in ritardo rispetto agli altri
operatori stranieri e con un numero abbastanza modesto di operazioni (circa 40 insediamenti). Gli
investimenti più significativi sono compiuti da Menarini nel 1992, che acquisisce il controllo di
Berlin Chemie, la maggiore impresa farmaceutica dell’ex DDR, ben inserita nei mercati dei paesi
baltici e di altri paesi dell’Europa Centrale ed Orientale, e dai gruppi siderurgici Feralpi e Riva che
nel 1992 e nel 1993 rilevano alcuni impianti in Brandeburgo e Sassonia.
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A partire dalla metà degli anni novanta si ha una ripresa degli investimenti grazie anche all’apporto
delle piccole e medie imprese, che determina nel giro di pochi anni un consistente incremento nel
numero di imprese italiane presenti con proprie filiali in Germania. Iniziano a manifestarsi anche
alcune importanti iniziative nel comparto dei servizi, nel quale la presenza italiana in Germania era
stata sino a quel momento assai modesta, con la sola eccezione delle Assicurazioni Generali. Grazie
ad una serie di importanti acquisizioni, negli ultimi dieci anni il numero di addetti delle imprese a
partecipazione italiana è quasi triplicato, passando da meno di 52mila unità nel 1995 alle attuali
145mila.
Si ricordano in particolare le seguenti operazioni (v. anche tabella successiva): nel 1998,
l’acquisizione da parte di Assicurazioni Generali del gruppo assicurativo Aachener una Münchener
Beteiligung (AMB), allora al terzo posto per volume di premi raccolti sul mercato assicurativo
tedesco. Nel 2001, l’ingresso di Buzzi Unicem nel capitale del gruppo cementiero tedesco
Dyckerhoff, di cui è stato acquisto il controllo nel 2004. Nel 2002, l’entrata di ENI nel mercato
tedesco del gas naturale, attraverso una joint-venture paritaria con EnBW (Energie BadenWüttemberg AG), che controlla GVS – Gasversorgung Süddeutschland GmbH. Sempre nel 2002,
l’acquisto di una partecipazione di controllo da parte di Mapei Deutschland in Sopro Bauchemie,
con società controllate in Austria, Polonia e Ungheria ed oltre 110 milioni di euro di fatturato. Nel
2003 l’acquisto da parte di Telecom Italia della compagnia tedesca Hansenet, specializzata nelle
connessioni internet a banda larga (che, nel 2006, comprerà da da Time Warner le attività tedesche
di AOL Germany).
Nel 2004, l’ingresso di Same Deutz-Fahr nel capitale di Deutz AG (di cui è oggi il principale
azionista) e l’attivazione dello stabilimento produttivo di Iris Ceramiche (gruppo Graniti Fiandre) a
Vetschau, nel Brandeburgo tramite la controllata Porcelaingres. Nel 2005, la fusione UnicreditHVB, che ha portato la banca tedesca nell’orbita del gruppo bancario italiano. Nel 2006,
l’acquisizione di AOL Deutschland da parte di Hansenet, società controllata dal gruppo Telecom
Italia, mentre nel 2007 sono ben tre le acquisizioni di un certo rilievo portate avanti da società
italiane: l’acquisto di Madaus Pharma da parte della monzese Rottapharm (per un valore di 605
milioni di euro); l’acquisizione di Deutsche Grundvermoegen AG da parte di PirelliRE, per un
valore di 460 milioni di euro; la transazione con cui il gruppo Cerutti ha rilevato dalla tedesca
Koenig & Bauer il comparto delle rotative rotocalco (firmando un contratto che prevede il
trasferimento di tutta la proprietà intellettuale dei prodotti da KBA a Cerutti), diventando così
leader mondiale del settore.
Impresa acquisita
Attività
Investitore
Anno
Veith
Magirus
Impianto di polietilene (ex Höchst)
Metzeler
Triumph Adler
LUK Lamellen und Kupplungsbau
Boge
Bäumler
Ulmia Steiger & Deschler (ora Ulmia Stoffe)
Axel Springer Verlag (MIN)
KM Kabelmetal
Hugo Boss
Sonnenschein Budingen
Berlin Chemie
Pneumatici
Veicoli industriali
Polietilene a bassa densità
Pneumatici per motocicli
Macchine per scrivere
Frizioni e cambi per auto
Ammortizzatori per auto
Abbigliamento
Abbigliamento
Editoria
Lavorazione del rame
Abbigliamento
Accumulatori auto
Farmaceutica
Pirelli
Fiat
ENI
Pirelli
Olivetti
CIR-Cofide
CIR-Cofide
GFT
Gruppo Tessile Miroglio
Poligrafici Editoriale
Gruppo GIM-SMI
Marzotto
Fiat (Magneti Marelli)
A. Menarini
1963
1975
1984
1985
1986
1986
1998
1989
1989
1989
1990
1991
1991
1992
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Istituto nazionale per il Commercio Estero
Impresa acquisita
Attività
Investitore
Anno
HES - Henningsdorfer Elektrostahlwerke
BES - Brandenburger Elektrostahlwerke
Rational
KHD Agrartechnik
Thermal Werke
Hartmann & Braun
Aachener und Münchener Beteiligung
O&K Orenstein & Koppel
Siemens - Divisione cavi e sistemi
Bre.Ma
Jil Sander
ramo d’azienda Kaufhalle => Oviesse GmbH
Dyckerhoff
GVS Gasversorgung Süddeutschland (PAR)
Sopro Banchemie
Deutz
Dyckerhoff
HVB
Deutz
AOL Deutschland
Siderurgia
Siderurgia
Cucine componibili
Trattori
Componentistica auto
Strumentazione
Assicurazioni
Macchine movimento terra
Cavi
Siderurgia
Abbigliamento
Grande distribuzione non food
Cemento
Gas naturale
Prodotti chimici per l’edilizia
Motori diesel e a gas
Cemento
Banca
Motori diesel e a gas
Servizi internet a banda larga
Riva
Riva
R. Snaidero
Same Deutz-Fahr
CIR-Cofide
Finmeccanica
Assicurazioni Generali
Fiat (CNH)
Pirelli
Marcegaglia
Prada
Coin
Buzzi Unicem
ENI
Mapei
Same Deutz-Fahr
Buzzi Unicem
Unicredit
Same Deutz-Fahr
Telecom Italia
1992
1992
1993
1995
1995
1996
1998
1998
1998
1999
1999
2000
2001
2002
2002
2004
2004
2005
2006
2006
Tabella 8: Principali acquisizioni di imprese italiane in Germania
Specializzazione settoriale. Le imprese tedesche partecipate da società italiane mantengono una
forte specializzazione sia rispetto all’insieme delle partecipazioni italiane all’estero, sia rispetto
all’insieme delle partecipazioni estere in Germania nei comparti dei prodotti agroalimentari,
dell’abbigliamento, dei materiali per l’edilizia, dei metalli di base, delle macchine e degli apparecchi meccanici, dei servizi bancari e finanziari e delle assicurazioni.
Si osservi la presenza tra questi di numerosi settori di tradizionale competitività dell’industria italiana (agroalimentare, abbigliamento, materiali per l’edilizia, meccanica) e/o tedesca (metalli di base,
meccanica), oltre ai servizi finanziari e delle assicurazioni, la cui specializzazione riflette
sostanzialmente la forte presenza di due grandi gruppi italiani (Unicredit e Assicurazioni Generali).
È interessante osservare come gli investimenti italiani in Germania risultino specializzati rispetto al
complesso degli investimenti esteri in Germania anche negli altri settori di tradizionale
competitività dell’industria italiana (tessile, cuoio e calzature, mobili e altre industrie
manifatturiere), ma non rispetto all’insieme degli investimenti italiani all’estero, essendosi questi
indirizzati in misura massiccia negli ultimi anni verso paesi a più basso costo del lavoro,
prevalentemente in Europa Orientale.
Viceversa, nella filiera verticale che va dall’industria petrolifera alla chimica e ai prodotti in gomma
e plastica, nel commercio all’ingrosso e nei servizi professionali, la Germania rappresenta una quota
significativa degli investimenti diretti italiani all’estero, ma la presenza industriale italiana in
Germania appare ridotta rispetto alla consistenza complessiva degli investimenti esteri in quel
paese.
Infine, nei rimanenti settori (legno e prodotti in legno, carta e prodotti in carta, editoria e stampa,
prodotti in metallo, mezzi di trasporto, elettronica e strumentazione, energia, gas e acqua, logistica e
trasporti, servizi ICT) la presenza italiana in Germania appare complessivamente debole e
relativamente sottorappresentata sia rispetto al complesso delle partecipazioni italiane all’estero in
quei settori, sia rispetto alla presenza degli altri investitori internazionali in Germania.
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Appartengono a questo gruppo l’intera filiera dell’ICT ed i comparti delle utilities e della logistica.
Il ritardo che le imprese italiane debbono colmare in questi settori appare purtroppo assai ampio.
Investimenti tedeschi in Italia
Evoluzione temporale. I primi investimenti tedeschi in Italia risalgono alla fine del XIX secolo. Tra
le imprese ancor oggi attive si ricorda la Siemens, che nel 1899 apriva a Milano una propria filiale;
in quegli stessi anni entra sul mercato italiano anche Bayer. Risalgono invece al periodo tra le due
guerre mondiali i primi insediamenti di Basf, Beiersdorf, KSB, Vaillant e Zschimmer & Schwartz,
mentre un ulteriore sviluppo si ha dopo la fine della seconda guerra mondiale, a partire dai primi
anni '50.
Negli anni sessanta la presenza tedesca si estende anche al di fuori del settore manifatturiero e in
particolare nella logistica (Danzas, Schenker). La presenza tedesca continua a crescere negli anni
‘70 (si insediano tra le altre Böhringer Ingelheim e Metro) e nella prima metà degli anni ‘80. Ma è
soprattutto a partire dalla metà degli anni ottanta che la presenza tedesca in Italia compie un vero e
proprio salto di qualità.
In particolare, nel 1986 Allianz acquisisce il controllo di RAS – Riunione Adriatica di Sigurtà,
secondo gruppo assicurativo italiano dopo le Assicurazioni Generali, e da allora espande
ulteriormente le proprie attività nel mercato italiano (da ultimo, acquistando nel 2004 BNL Banca
investimenti); sempre nel 1986, Deutsche Bank acquisisce il controllo della Banca d’America e
d’Italia, anche qui come primo passo per una serie di acquisizioni portate avanti durante gli anni
novanta.
La presenza tedesca in Italia si rafforza ulteriormente negli anni novanta attraverso una importante
serie di acquisizioni. Numerose operazioni avvengono nei principali comparti del manifatturiero,
dall’acquisizione delle acciaierie speciali di Terni da parte di ThyssenKrupp nel 1994
all’ampliamento della presenza di Siemens in Italia nel settore degli apparecchi per le
telecomunicazioni, alla vendita di Lamborghini al gruppo Volkswagen.
Ma una quota crescente delle acquisizioni avviene nei servizi: nell’editoria, il passaggio della
Ricordi all’interno di Bertelsmann nel 1994 e l’acquisto di una partecipazione minoritaria in R.C.S.
da parte di Burda Media nel 1996; nella logistica grazie alla vendita dei terminal container di Gioia
Tauro e La Spezia al gruppo Eurokai; nel trasporto aereo con l’acquisto di una partecipazione del
20% dell’operatore regionale Air Dolomiti all’interno di Lufthansa. Questa serie di operazioni ha
contribuito ad aumentare il numero dei dipendenti delle imprese italiane a capitale tedesco da meno
di 50mila unità del 1985 alle oltre 150mila dei primi anni duemila.
Va tuttavia rilevato che a partire dal 2000 sono mancate importanti operazioni di acquisizione sul
mercato italiano, a conferma della preferenza delle imprese tedesche per un’espansione nel nostro
Paese attraverso un percorso graduale di crescita organica.
Impresa acquisita
Attività
Investitore
Anno
Mondial Piston
RAS – Riunione Adriatica di Sigurtà
Banca d’America e d’Italia
Mira Lanza
Poligrafici editoriale (quota di
Pistoni per auto
Assicurazioni
Servizi bancari
Saponi e tersivi
Editoria
Mahle
Allianz
Deutsche Bank
Benckiser
Axel Springer Verlag
1986
1986
1986
1988
1989
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Impresa acquisita
Attività
minoranza)
Camillo Corvi
Farmaceutica
Fiat OM Carrelli Elevatori
Carrelli elevatori
Riva Hydroart
Meccanica
Fabio Perini
Macchine per l’industria cartaria
A.S.T. Acciai Speciali Terni
Siderurgia
G. Ricordi & C.
Editoria musicale
Banca Popolare di Lecco
Servizi bancari
Italtel (50%)
Apparati per telecomunicazioni
Italtel Telematica
Apparati per telecomunicazioni
Enichem Augusta
Chimica
Stock
Liquori
R.C.S Periodici (30%)
Editoria
Italimpianti
Impiantistica
Salchi
Vernici
Politex (50%)
Tessuti non tessuti
Automobili Lamborghini
Autovetture sportive
La Spezia Container Terminal
Terminal Container (La Spezia)
Medcenter Terminal Container
Terminal Container (Gioia Tauro)
Piaggio & C.
Motoveicoli
Infostrada, Omnitel
Servizi telefonici
Air Dolomiti (20%)
Trasporto aereo
Banca di Cividale SpA (30%)
Servizi bancari
Banca BNL Investimenti
Servizi bancari
Tabella 9: Principali acquisizioni di imprese tedesche in Italia, 1985-2005
Investitore
Anno
Hoechst
Linde
J.M. Voight
Körber
Thyssenkrupp
Bertelsmann
Deutsche Bank
Siemens
Siemens
RWE
Eckes
Burda
Mannesmann
Basf
Freudenberg
Volkswagen AG
Eurokai
Eurokai
Deutsche Bank
Mannesmann
Deutsche Lufthansa
Deutsche Bank
Allianz
1989
1992
1992
1993
1994
1994
1994
1995
1996
1995
1995
1996
1996
1997
1997
1998
1999
1999
1999
1999
1999
2000
2004
Specializzazione settoriale. Le partecipazioni tedesche in Italia mostrano una forte specializzazione
sia rispetto all’insieme delle partecipazioni tedesche all’estero, sia rispetto all’insieme delle
partecipazioni estere in Italia nella filiera metalmeccanica (siderurgia – prodotti in metallo –
macchine e apparecchi meccanici, elettronica) ed in alcuni settori del terziario avanzato. In questo
quadro spiccano le attività di gruppi manifatturieri quali Thyssenkrupp, Siemens, Man, Robert
Bosch, Linde, Koerber, ZF; nell’editoria sono invece presenti Bertelsmann e Burda, nei servizi
professionali Dussmann.
In tutti gli altri settori gli investimenti tedeschi in Italia risultano despecializzati rispetto al
complesso degli investimenti tedeschi all’estero. Nondimeno, in oltre la metà di tali settori essi
risultano invece specializzati rispetto all’insieme degli investimenti diretti in Italia (ovvero,
l’incidenza delle partecipazioni tedesche sul totale assume valori superiori alla media). In alcuni
casi, si tratta di una presenza assolutamente significativa: è il caso della filiera chimicofarmaceutica, ove le imprese a partecipazione tedesca occupano oltre 10mila dipendenti (grazie, tra
gli altri, alle attività di gruppi quali Altana, Bayer, Basf, Beiersdorf, Böhringer Ingelheim, Henkel,
Merck, Schering) e del settore automotive, ove alle attività produttive nell’ambito della
componentistica auto di gruppi quali Robert Bosch, Getrag, Mahle, Siemens e altri si somma la
partecipazione di controllo del gruppo VAG in Lamborghini.
Le partecipazioni tedesche in Italia appaiono invece modeste sia in rapporto all’insieme delle
attività estere delle imprese tedesche, sia rispetto alla presenza delle multinazionali estere in Italia in
alcuni settori del manifatturiero a bassa intensità tecnologica, nei servizi bancari e finanziari e in
tutta la filiera energetica e delle utilities (industria estrattiva, industria petrolifera, produzione e
distribuzione di energia elettrica, gas e acqua). In quest’ultimo settore, peraltro, il gruppo E.ON ha
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significativamente incrementato la sua presenza sul mercato negli ultimi anni attraverso una serie di
acquisizioni, che lo hanno portato ad assumere una posizione di rilievo nel settore della
distribuzione di acqua potabile nel Nord Italia (presenza suscettibile di un ampliamento nel
momento in cui verranno cedute alla compagnia energetica tedesca le partecipazioni italiane di
ENDESA).
c) VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITÀ DI COLLABORAZIONE INDUSTRIALE NEI
SETTORI TECNOLOGICI AVANZATI
Nel settore aerospaziale sono in atto importanti collaborazioni tra Alenia Alcatel Space e Astrium
Deutschland nei progetti ESA BepiColombo (capocommessa Astrium) e MarsExpress
(capocommessa Alenia Alcatel Space). Nei settori affini dell’astronomia ottica e della
radioastronomia è attualmente in corso un’importante collaborazione tra Alenia Alcatel Space, in
funzione di prime contractor, e OHB di Brema nel progetto ESO ALMA. Anche nella gara ESO EELT, i cui studi di fattibilità sono attualmente in fase di bando, esistono significative
complementarietà tra Alenia (e altre aziende del Gruppo Finmeccanica, quali la Galileo) e Astrium
che potrebbero essere sfruttate.
Alla luce dei recenti impegni comunitari per lo sviluppo delle energie rinnovabili, saranno poi
sicuramente da rafforzare le collaborazioni tra Italia e Germania nell’ambito dell’energia solare e
delle biomasse, anche per gli ampi spazi che si aprono in tale settore alle PMI.
In ambito medico-sanitario le attività relative alla medicina molecolare, genica e traslazionale
offrono interessanti opportunità ad aziende altamente specializzate ed in grado di sfruttare l’ottima
collaborazione tra le due comunità scientifiche del settore.
La microelettronica e la robotica costituiscono, infine, due settori in cui l’alto livello scientifico
raggiunto dalla ricerca dei due paesi e la presenza di importanti partner industriali italiani, quali STMicroelectronics e Comau, potrebbero rendere particolarmente proficua la collaborazione bilaterale.
3.
POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO
I significativi miglioramenti della capacità di recepimento delle direttive comunitarie registrata in
Germania negli ultimi anni e le possibilità offerte dalla legislazione comunitaria (in primo luogo
attraverso la rete SOLVIT, qui ampiamente sfruttata) per una composizione extragiudiziale delle
controversie sul mercato interno determinano un numero estremamente limitato di contenziosi fra
Commissione Europea e Governo tedesco.
Fra le procedure attualmente in corso, merita di essere segnalata soltanto la procedura avviata dalla
Commissione il 26 febbraio 2007 per l’esistenza di una “regulatory holiday” a favore di Deutsche
Telekom nel settore dei servizi di telecomunicazione a banda larga.
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4.
POLITICA PROMOZIONALE E PROPOSTE OPERATIVE DI
INTERVENTO CONGIUNTO
Mappatura delle iniziative promozionali realizzate in Germania nel 2007
Con oltre settantacinque iniziative realizzate nel corso del 2007, l’ICE si conferma il principale
soggetto attuatore di una politica promozionale coerente ed organica, in grado di toccare tutti i
comparti merceologici di interesse per l’esportazione italiana, pur in presenza di risorse limitate,
stante la priorità che le linee di indirizzo ministeriali assegnano ai mercati in più rapida crescita,
come Cina, India, Russia e Brasile.
Grazie all’impiego ormai diffuso e consolidato dello strumento degli accordi di programma, l’ICE è
inoltre l’unico soggetto in grado di assicurare un sufficiente grado armonizzazione e integrazione
tra i programmi nazionali finanziati a valere sullo stato di previsione del Ministero del Commercio
Internazionale e i programmi delle Regioni, oltre che con i programmi di settore a cofinanziamento
privato delle associazioni di categoria, del sistema camerale, degli enti fieristici.
Si conferma così come, per quanto attenta possa essere l’attività di coordinamento in loco, l’unica
forma veramente efficace di armonizzazione delle politiche pubbliche di intervento promozionale è
quella che si riesce a realizzare a monte, nella fase di programmazione delle iniziative stesse.
Oltre alle iniziative organizzate dall’ICE, anche la Camera di Commercio italiana per la Germania,
con sede a Francoforte e dipendenze in diverse città tedesche, e la Camera di Commercio italiana di
Monaco di Baviera, realizzano un’ampia gamma di attività, più strettamente collegata ai sistemi
territoriali di impresa.
In crescita le iniziative realizzate direttamente da regioni e province attraverso l’affidamento a
soggetti privati (società di consulenza o di comunicazione, agenzie di viaggio, altri referenti in loco,
ecc…). Una gamma più limitata ma significativa di iniziative è stata infine realizzata dalla rete
diplomatico consolare e dagli stessi Istituti di Cultura, per i settori nei quali è possibile un
abbinamento tra il momento culturale e quello economico (cinema, editoria, arte e design,
gastronomia, ecc.), in alcuni casi in collaborazione e coordinamento con gli uffici dell’ICE.
In altri casi è anche utile ed efficace l’abbinamento tra turismo ed enogastronomia, realizzato
dall’ICE e dall’ENIT nell’ambito dei rispettivi programmi.
Eventi congiunti da svolgere con il concorso degli Uffici ICE, degli Addetti Scientifici, degli
Istituti di Cultura e delle Camere di Commercio Italiane all’estero
Il grado di reciproca consultazione e collaborazione sperimentato in questi anni tra gli Uffici ICE e
le rappresentanze diplomatico-consolari in tutte le iniziative promozionali e nelle attività
economico-commerciali, suggerisce di non affrontare tanto il tema della integrazione operativa
sotto il profilo della individuazione di singoli eventi da realizzare congiuntamente, quanto come
reciproca collaborazione da attuare su tutta la gamma delle attività, sulla base delle rispettive
competenze e specializzazioni professionali e istituzionali.
Esempi di questa collaborazione sono rappresentati dall’organizzazione congiunta di missioni
governative in materia economica e commerciale, spesso abbinabili ad iniziative promozionali di
settore dell’ICE, dalla gestione dei rapporti con i grandi enti fieristici tedeschi per programmare e
attuare iniziative a forte impatto di comunicazione in cui l’Italia si presenta come “Paese
dell’Anno”, dalla attivazione di approcci integrati per lo sviluppo di iniziative in collaborazione con
le Camere di Commercio e altri enti tedeschi, fino alla promozione degli interessi italiani in grandi
progetti e allo sviluppo dei rapporti di collaborazione con la grande distribuzione.
In queste attività congiunte il sistema diplomatico consolare apporta il valore aggiunto delle proprie
relazioni politiche, economiche e istituzionali, oltre che la disponibilità di una cornice di alta
rappresentanza per le iniziative e gli interlocutori di maggior pregio, mentre gli uffici ICE possono
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sviluppare al meglio le proprie capacità organizzative e le competenze di marketing e di
comunicazione.
Da segnalare infine che anche le competenze dell’Addetto Scientifico, dell’Istituto di Cultura e
dell’ENIT possono essere messe utilmente in campo in diverse circostanze, cosi come il Delegato
della Banca d’Italia può spesso fornire un utile contributo nell’ambito delle attività di analisi
economica e finanziaria.
Iniziative realizzate dagli uffici ICE in Germania nel 2007
Si tratta nel complesso di oltre settantacinque iniziative , finanziate per più di due terzi dai
contributi privati e per il resto da stanziamenti pubblici.
Dal punto di vista della tipologia promozionale, sono state organizzate 27 missioni in Italia di
operatori e giornalisti tedeschi, 21 eventi e azioni di comunicazione, 17 partecipazioni collettive a
fiere tedesche, 10 tra workshop, presentazioni di prodotto e seminari, 3 partecipazioni a Fiere
internazionali con Punto Italia. Le imprese italiane coinvolte direttamente nelle iniziative collettive
organizzate dall’ICE in Germania sono state oltre 800, quelle coinvolte indirettamente attraverso le
missioni in Italia e le azioni di comunicazione e di supporto a fiere tedesche, sono state circa 6.000.
Dal punto di vista merceologico, oltre un quarto delle iniziative riguarda il settore agroalimentare,
nel quale l’ ICE gode di una primazia riconosciuta sia dagli operatori tedeschi che da quelli italiani
per la professionalità, le competenze e il network di relazioni che gli uffici hanno accumulato in
anni di attività. Questa posizione di leadership ne fa un punto di riferimento per tutti i soggetti,
pubblici e privati, che in numero crescente operano su questo mercato e consente di realizzare
concretamente una attività di aggregazione e di razionalizzazione delle numerosissime iniziative
promosse sul mercato da regioni, e altre realtà territoriali.
L’agro-alimentare è peraltro anche l’unico – tra i grandi settori tradizionali di specializzazione del
nostro sistema esportativo – in cui permane un consistente intervento fieristico e promozionale da
parte dell’ICE, che prevede la partecipazione a tutte le grandi fiere alimentari tedesche, in
particolare le annuali Fruit Logistica di Berlino (ortofrutta), ISM di Colonia (dolciumi), Biofach di
Norimberga (biologico), ProWein di Düsseldorf (vini) e l´ANUGA di Colonia, fiera biennale
dell’industria alimentare.
In alcune di queste fiere l’ICE svolge ancora un ruolo di raccolta e presentazione delle singole
imprese e consorzi del settore, in altre ha principalmente la funzione di dare unità e coerenza di
immagine alle numerose partecipazioni regionali, concentrandosi sulla comunicazione e sui servizi
accessori alla partecipazione fieristica in senso stretto.
Accanto a queste partecipazioni fieristiche è stata realizzata una nutrita serie di azioni a sostegno
dei vari comparti su base regionale: seminari e workshop, degustazioni, missioni di operatori, azioni
presso la grande distribuzione, ecc.
Negli altri settori tradizionali del made in italy, dai beni di consumo alla meccanica strumentale, le
numerose attività promozionali svolte sono state – salvo alcune eccezioni - limitate ad un supporto
prevalentemente organizzativo e di comunicazione alle strategie di presenza realizzate dalle
Regioni, dalle associazioni di categoria, dalle fiere italiane e dai sistemi locali di impresa, anche
perché le risorse finanziarie destinate a questi settori merceologici sono state prevalentemente
indirizzate ai mercati con più alta dinamica di crescita.
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Oltre all’agroalimentare, la promotion dell’ICE si concentra quindi oggi essenzialmente su altri due
filoni: il sostegno ai settori produttivi legati all’alta tecnologia e caratterizzati da un alto tasso di
investimenti in ricerca e innovazione, e i settori che in qualche modo legano le attività economiche
e produttive ai valori, alle conoscenze e alla tradizione della cultura e dello stile di vita italiano.
Il primo gruppo di iniziative (alta tecnologia e innovazione) si articola nella organizzazione di
partecipazioni collettive alla Techtextil di Francoforte (tessuti tecnici e macchine tessili), alla
CEBIT di Hannover (Information & Comunication Technology) a mostre e altre attività
promozionali nel settore delle Bio- e Nanotecnologie: l´obiettivo di queste iniziative è
essenzialmente di supportare le imprese che stanno sulla frontiera dell’innovazione, facilitandone
non solo l´espansione commerciale verso l´estero, ma anche le opportunità di sviluppo sul fronte
delle collaborazioni internazionali e nel quadro delle iniziative di attrazione degli investimenti esteri
in Italia, realizzate nell’ambito del progetto “Invest in Italy”, in stretta collaborazione con
l’Ambasciata d’Italia a Berlino.
Il secondo gruppo di iniziative (industria e cultura) mira a sostenere l´immagine paese e tutti i
settori produttivi legati al mondo della cultura nelle sue diverse manifestazioni: rientrano in questa
logica le partecipazioni nel settore del cinema (European Film Market annesso alla Berlinale,
partecipazione al Filmfest di Monaco, supporto alla distribuzione di opere italiane, ecc),
dell’editoria (Buchmesse di Francoforte) degli strumenti musicali (Musikmesse di Francoforte),
del design e dell’architettura nel settore delle piastrelle (Contract World di Hannover, seminari per
architetti a Berlino e Monaco).
Rispetto a questo schema di massima le eccezioni sono circoscritte: tra queste la partecipazione alla
SHH (cantieristica) di Amburgo, quella alle IDS di Colonia (attrezzature dentali) e alla GIFA di
Düsseldorf (macchine e attrezzature per fonderia e metallurgia), la realizzazione di azioni di
supporto alla presenza italiana in alcune grandi fiere della meccanica (EMO di Hannover, ITMA di
Monaco), oltre ad altre partecipazioni di minor rilievo nell’ambito degli accordi di programma con
le Regioni.
Molto presente è il ruolo dell’Istituto anche nei settori della subfornitura ed in quelli ad alta
tecnologia (bio- e nanotecnologie, materiali a memoria di forma, ICT, parchi scientifici e
tecnologici, tessuti tecnici e relative macchine, ecc.), per i quali le attività promozionali realizzate
sono determinanti per la presenza ai più importanti appuntamenti internazionali di settore.
La strategia promozionale pubblica per il 2008
La Germania, uscita nel corso del 2006 da una pluriennale situazione di debolezza congiunturale,
riveste tuttora una importanza fondamentale per le nostre esportazioni, per cui occorre continuare a
guardare con molta attenzione alla perdita di quote di mercato registrata negli ultimi anni ed al
pesante sbilancio del saldo dell’interscambio, nonostante il recupero realizzato nel primo semestre
del 2007.
Come è noto, i settori tradizionali del made in Italy hanno perso quote a favore delle produzioni
dell’Europa centro Orientale, dell’estremo Oriente e del bacino del Mediterraneo, caratterizzate da
costi di produzione sensibilmente più bassi, talora a discapito della qualità, ma più attrattive sul
mercato tedesco per consumatori molto sensibili al fattore prezzo.
Le cause sono da ricercarsi, non solo nel modello di specializzazione settoriale del nostro sistema
esportativo e nei fattori strutturali che ne condizionano la competitività, ma anche in una diminuita
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attenzione a questo mercato sia da parte delle imprese che del sistema pubblico di sostegno e
promozione.
La necessità di inseguire i mercati che presentano più elevati tassi di crescita della domanda ha
infatti portato a trascurare quelli caratterizzati da una fase debole del ciclo ed erroneamente ritenuti
mercati acquisiti e consolidati. Questo modello di sviluppo della nostra presenza sui mercati esteri è
del resto tradizionale e ben conosciuto e le sue cause sono da ricercarsi anche nella ridotta
dimensione delle imprese esportatrici, che non dispongono delle risorse organizzative per seguire
contemporaneamente un numero elevato di mercati.
Al tempo stesso, nonostante le perdite subite e la crescita registrata nei nuovi mercati di sbocco, la
Germania continua però ad essere il nostro primo cliente e genera ancora il 12,5% del nostro
fatturato export, mentre la quota di fondi promozionali pubblici (nazionali) destinata alla Germania
rappresenta nel 2007, solo il 2,13% circa delle disponibilità totali.
Accanto agli sforzi per conquistare posizioni nei nuovi mercati più dinamici e diversificare lo
sbocco delle nostre esportazioni, sarà quindi necessario nel prossimo triennio sviluppare azioni
mirate per difendere le quantità e i valori di export in quello che ancora per diversi anni rimarrà il
nostro primo e più tradizionale mercato di sbocco, di importanza vitale soprattutto per le imprese di
minore dimensione.
Per altro verso va anche considerato che il sistema fieristico tedesco rappresenta tradizionalmente
uno degli strumenti di internazionalizzazione attiva più frequentemente utilizzati dalle imprese
italiane non soltanto per consolidare la propria presenza sul mercato tedesco, ma molto spesso come
veicolo di promozione diretta sui mercati terzi, grazie al fatto che molte delle fiere tedesche
rappresentano il principale appuntamento mondiale per il settore di riferimento. Particolarmente
importante è il rilievo che molte fiere tedesche assumono per i mercati del Nord Europa, dell’
Europa Centro Orientale e per l’ intera area asiatica, dalla Cina, al Giappone, all’India.
Con oltre 12.500 partecipazioni fieristiche di aziende italiane a fiere tedesche, contro le 68.500 di
tutti gli altri paesi esteri e le 67.500 delle imprese tedesche, l’ Italia rappresenta il primo espositore
estero e ciò costituisce un’utile indicazione dell’interesse del nostro mondo produttivo nei confronti
di un sistema che rappresenta non solo e non tanto un “mercato di sbocco” ma soprattutto un
veicolo di proiezione commerciale su scala globale.
Il sostegno della partecipazione italiana alle attività del sistema fieristico tedesco non rappresenta
quindi soltanto uno strumento di facilitazione dell’interscambio bilaterale, ma, opportunamente
gestito, rappresenta altresì una possibile “chiave d’accesso” verso mercati più lontani e quindi un
modo per rafforzare la nostra competitività complessiva.
Per contro la forte presenza italiana nelle manifestazioni fieristiche tedesche, sebbene costituisca in
qualche modo un lascito dell’intervento pubblico negli anni `70 e `80, quando quote rilevanti della
spesa promozionale erano rivolte verso questo mercato, è oggi dovuta in gran parte alla iniziativa
delle singole imprese e delle loro strutture associative (associazioni di categoria, consorzi, ecc),
sostenuta solo marginalmente ed occasionalmente dalla promotion pubblica, a differenza di
numerosi sistemi paese concorrenti, da quelli più vicini e tradizionali, come Spagna e Francia, a
tutti i newcomer.
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L’attività promozionale realizzata dalle altre istanze pubbliche dei sistemi locali di impresa (regioni,
camere di commercio, province, ecc) non possiede di norma la massa critica di risorse sufficiente a
dare concreta visibilità alla presenza italiana in occasione di manifestazioni fieristiche caratterizzate
da una soglia di partecipazione particolarmente elevata e si concentra per lo più su tipologie
promozionali di tipo comunicativo e istituzionale (presentazioni, workshop, ecc), che da sole e non
inserite in più ampi contesti di intervento promozionale non sono in grado di assicurare ritorni
significativi.
Una unica ma importante eccezione è rappresentata dall’agroalimentare, l´unico settore che, anche
per il suo profondo legame con il territorio, è oggetto sistematico di consistenti partecipazioni
fieristiche regionali, in particolare nei settori del fresco e dei vini, non senza consistenti fenomeni di
dispersione di risorse promozionali ad opera di soggetti promotori a carattere sempre più spesso
sub-regionale (province, distretti sub-provinciali, Comunità montane, GAL, ecc.).
Il Programma Promozionale per il triennio 2007-2009 deve quindi porsi i seguenti obiettivi:
•
nei settori cosiddetti tradizionali prevedere azioni forti di tipo difensivo, allo scopo di
conservare almeno i livelli di quota di mercato conquistati nell’ultimo decennio, difendendoli in
particolare dalla concorrenza dei nuovi e più aggressivi concorrenti, localizzati prima di tutto
nell’Europa centro Orientale e in Estremo Oriente, ma anche in Turchia, Spagna, Marocco, e in
alcuni paesi latino americani.
A tal fine saranno utili le iniziative, anche nell’ ambito degli accordi di programma con le
Regioni, capaci di rifocalizzare l’attenzione delle imprese sul mercato tedesco, fornendo
soprattutto a quelle di minore dimensione, il necessario supporto organizzativo e di marketing e
quindi l’opportunità di sviluppare relazioni commerciali con un ridotto sforzo delle strutture
aziendali;
•
nei settori ad alto contenuto tecnologico e di innovazione creare occasioni di incontro e di
collaborazione tra i centri di eccellenza del nostro paese e le imprese tedesche, allo scopo di
favorire i processi di cooperazione e aggregazione, generatori di conoscenze e di crescita
tecnologica e dimensionale delle imprese, oltre che fattori di attrazione degli investimenti
tedeschi in Italia;
•
realizzare iniziative di promozione e comunicazione capaci di agevolare il riposizionamento dei
nostri prodotti nei segmenti più alti del mercato, in modo da poter sostenere la loro competitività
nelle determinanti di qualità e immagine, diverse dal prezzo: in questo senso si dovrà fare leva
su iniziative capaci di esaltare i contenuti di qualità, tradizione e cultura incorporati nei prodotti,
utilizzando tutte le possibili interazioni tra promozione commerciale, cultura e turismo,
sottolineando i legami dei prodotti con il territorio, ma anche esercitare azioni concrete contro la
concorrenza sleale che si fonda sull’ imitazione dei nostri prodotti.
•
Il programma promozionale dell’ICE per la Germania deve infine avere le caratteristiche
tipologiche e dimensionali per porsi come catalizzatore di iniziative regionali e dei sistemi locali
di impresa, per conferire massa critica e coerenza di indirizzo ad un sistema di promozione
territoriale che per sua natura rischia di essere dispersivo e inefficace. In questo senso sarà
fondamentale da un lato canalizzare e ben indirizzare le iniziative delle Regioni, dall’ altro
scoraggiare con decisione ogni iniziativa di livello subregionale.
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Dal punto di vista dei settori, preso atto del fatto che tutti gli altri comparti tradizionali del Made in
Italy (moda e altri beni per la persona, arredo e altri articoli per la casa, meccanica strumentale, ecc)
sono oramai sostanzialmente affidati all’iniziativa promozionale privata, sarà necessario
concentrarsi essenzialmente su tre filoni:
•
Mantenere un forte impegno nel settore agroalimentare, allo scopo di dare forza complessiva
all’immagine del prodotto italiano nelle grandi fiere internazionali del settore e di realizzare
azioni di rafforzamento della presenza nei sistemi della grande distribuzione, che diventano
sempre più importanti anche per i prodotti di qualità. L’ impegno dell’ intervento pubblico
nazionale nel settore dovrà poi essere finalizzato a dare unità comunicativa e strategica e
quindi maggiora forza di impatto alla molteplicità di interventi dei sistemi territoriali.
•
Sostenere i settori che in qualche modo legano le attività economiche e produttive ai valori,
alle conoscenze e alla tradizione della cultura e dello stile di vita italiano: questa area di
interventi (industria e cultura) deve mirare a sostenere l’immagine paese e tutti i settori
produttivi legati al mondo della cultura nelle sue diverse manifestazioni: rientrano in questa
logica le partecipazioni nel settore del cinema e dei servizi ad esso collegati, dell’editoria,
degli strumenti musicali e ovviamente della creatività e del design nelle sue più diverse
applicazioni. Potranno rientrare in questo concetto anche interventi per i comparti
“tradizionali” del Made in Italy ma in una logica di valorizzazione dell’ immagine e non in
termini strettamente commerciali.
•
Sostenere i settori produttivi legati all’alta tecnologia e caratterizzati da un alto tasso di
investimenti in ricerca e innovazione.
Questa area di intervento (alta tecnologia e innovazione) ha l’obiettivo di supportare le
imprese che stanno sulla frontiera dell’innovazione, facilitandone non solo l’espansione
commerciale verso l’estero, ma anche le opportunità generatrici di conoscenze e quelle di
sviluppo delle collaborazioni internazionali.
Dovranno quindi essere proseguite ed intensificate, anche nel quadro delle iniziative di
attrazione degli investimenti esteri in Italia, le azioni volte a sostenere la collaborazione tra
imprese italiane e tedesche nei settori tecnologici o con più accentuati tassi di crescita ,
ampliando le attività nei settori nei quali sono già stati creati rapporti e/o organizzati eventi
di promozione o match-making tra imprese ed istituzioni di entrambi i paesi. Di
conseguenza dovranno essere sviluppate iniziative nei settori delle biotecnologie, tecnologie
di telecomunicazione e di informazione, nanotecnologie, aeronautica e aerospazio, robotica,
tecnologie dei nuovi materiali.
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