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16 maggio 2012
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Zootecnia
Benessere delle galline ovaiole
Pamela Possenti
Dal 1° gennaio di quest’anno
gli allevamenti in batteria sono fuori
legge. Ma buona parte degli imprenditori
avicoli europei deve ancora adeguarsi.
• deve essere previsto un sistema di abbeveraggio appropriato (nel caso di tettarelle o coppette, devono essercene almeno due per gabbia);
• devono essere installati dispositivi per la limatura delle unghie;
• deve essere messa a disposizione delle galline una lettiera per razzolare e becchettare;
• le file di gabbie devono essere separate da corridoi aventi una larghezza minima di 90 centimetri e deve
essere previsto uno spazio di almeno 35 centimetri tra
il pavimento del ricovero e le gabbie dei piani inferiori.
L’Italia ha introdotto, con il decreto 29 luglio 2003, n.
267, la possibilità di una fase di transizione (tra il 2002
e il 2012) durante la quale anche gabbie senza nidi, senza lettiera e senza trespoli, chiamate "gabbie convertibili", potevano essere usate. Le gabbie dovevano rispettare tutti gli altri requisiti della Ga e della Gm ed essere
progettate per l’eventuale installazione degli accessori
(nidi, lettiera, trespolo) a partire dal 1 gennaio 2012.
La legislazione italiana recepisce le direttive europee
1999/74/Ce del 19 luglio 1999 e 2002/4/Ce del 30 gennaio 2002, attraverso il decreto legislativo 29 luglio
2003, n. 267. Tale decreto stabilisce le nuove norme
minime per la protezione delle galline ovaiole che dovrebbero essere state adottate dagli allevamenti entro lo
scorso primo gennaio. In particolare, la direttiva
2002/4/Ce ha fornito disposizioni sulla registrazione
degli allevamenti di galline ovaiole di cui alla direttiva
1999/74/Ce che, soprattutto su pressione dei Paesi del
nord-Europa, affronta strutturalmente il benessere degli animali negli allevamenti.
Per quanto riguarda la protezione delle galline ovaiole,
la normativa dispone importanti cambiamenti per tutti i
tipi di allevamento: in gabbia, a terra o in voliera e
all’aperto.
Per gli allevamenti in gabbia, la direttiva stabilisce
norme per un nuovo tipo di gabbia, radicalmente diverso da quella convenzionale, definito “gabbia arricchita”
(Ga) o “gabbia modificata” (Gm).
In sintesi, la normativa circa le caratteristiche delle
gabbie dispone che:
• le galline devono disporre di almeno 750 centimetri
quadrati di superficie di gabbia per capo, dei quali
600 devono essere di superficie utilizzabile;
• la pendenza del pavimento non deve eccedere il 14%;
• l’altezza nell’area utilizzabile deve essere di almeno 45
centimetri;
• in ogni gabbia deve esserci almeno un nido per la deposizione delle uova;
• nella gabbia devono essere introdotti posatoi (almeno
15 centimetri per ogni capo) per permettere alle galline di appollaiarsi;
• ogni capo deve avere a disposizione almeno 12 centimetri di mangiatoia;
L’esperienza svedese
Il professor Ragnar Tauson, dell’Università di Uppsala,
indica come punti critici dell’allevamento in gabbie
tradizionali:
• lo spazio limitato (impossibilità dell’animale di appollaiarsi, di accedere alla lettiera, di usufruire di un nido);
• la mancanza di stimoli e la conseguente nascita di stereotipi comportamentali;
• l'aumento della fragilità delle ossa e del cannibalismo;
• gli animali posti ai piani superiori defecano su quelli
sottostanti.
Tuttavia, anche l’allevamento a terra comporta difficoltà
quali un aumento della mortalità dovuta al cannibali-
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smo (differente da specie a specie, minore nelle specie a
piumaggio bianco, notevole in quelle a piumaggio marrone), alla coccidiosi, alla complicazione della raccolta
delle uova (aumento dei costi) e all’incremento della
polverosità.
Così, nel 1975, in Svezia iniziarono studi circa le gabbie
arricchite o “mobiliate”, ossia gabbie standard dove
all’interno furono inseriti un posatoio, un nido e una
scatola per la lettiera.
I risultati con gruppi numerosi (15-40 capi), con 2 posatoi posti su 2 livelli condussero a inconvenienti per
quanto riguarda le possibilità d’ispezione e carenze igieniche. Buoni risultati si ottennero con gruppi più
contenuti (8-10 capi), che permisero di ottenere anche
una qualità migliore delle uova.
Per gestire gruppi superiori a 10/15 unità, sono state
utilizzate gabbie doppie con 2 posatoi, 2 nidi, una scatola grande per la lettiera e una lastra metallica che divide
le gabbie adiacenti, per mezzo di 2 fori di passaggio.
Quest’ultimo elemento consente alle galline al più basso
livello gerarchico di trasferirsi nella gabbia o nel gruppo
adiacente se minacciate, con conseguente diminuzione
della mortalità.
Il modello Victorsson, il più diffuso, è concepito per 8
ovaiole. Il posatoio è montato lungo tutta la lunghezza
della gabbia, lontano dal truogolo. Il nido (profondo 50
cm) e la scatola della lettiera, in cima al nido, sono di
fronte ai corridoi, quindi facilmente ispezionati
dall’esterno. Il rifornimento della lettiera avviene manualmente.
Il modello Big Dutchman (Aviplus) studiato per 10 ovaiole differisce, invece, per il posizionamento del nido
e della lettiera collocati nel retro e paralleli al nastro
delle uova posto tra due gabbie retro contro retro. In
questo modo, la lunghezza di rotolamento delle uova è
ridotta. La lettiera, stoccata in una tramoggia con una
coclea all’estremità della gabbia, è rifornita automaticamente.
Come nel Victorsson la lettiera viene resa accessibile
solo 6-9 ore dopo che è stata accesa la luce per evitare la
deposizione. Poiché le varie attrezzature sono poste nel
retro l’ispezione non è agevole come nel modello precedente.
tra il 30 e il 40 % – il Governo ha approvato un programma di adeguamento specifico dove le aziende aderenti hanno un termine di ulteriori 36 mesi per conformarsi alla normativa. In questo periodo, le uova prodotte in gabbie convenzionali non potranno essere esportate. Per aderire a questo programma gli allevamenti devono comunque presentare un prospetto dettagliato di
investimenti finalizzati all’adeguamento normativo. “Gli
allevatori stanno facendo il possibile per rispettare la
scadenza prevista – ha dichiarato Oreste Massimino,
presidente della sezione avicola di Confagricoltura Piemonte – ma in questo momento devono far fronte a
molte difficoltà. Si stima che il costo della conversione
sia di circa 30 euro per spazio concesso a ogni gallina e
ci auguriamo – ha aggiunto Massimino – che la diminuzione di offerta possa portare benefici a livello di
prezzo, posizionandosi su quotazioni adeguate per
compensare le spese sostenute”.
Secondo Bruxelles, le galline tenute in gabbie ormai ‘illegali’, sarebbero ben 18 milioni sui 39 complessivi.
“L’Italia ha ancora qualche difficoltà a raccogliere le informazioni necessarie” sull’adeguamento alla normativa
Ue entrata in vigore dal primo gennaio, ma ci ha assicurato che nell’arco di qualche mese la situazione dovrebbe essere risolta”, ha riferito il portavoce del commissario Ue alla Salute John Dalli.
L’Italia è in “buona” compagnia, altri 13 Stati membri:
(Belgio, Bulgaria, Cipro, Francia, Grecia, Lettonia, Olanda, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e
Ungheria) sembrerebbero essere ancora distanti dal
pieno adeguamento dei propri allevamenti al punto che,
secondo i dati in possesso della Commissione, le galline
allevate in sistemi non conformi alla direttiva sul benessere ammonterebbero al 14% del totale europeo. Le difficoltà dell’adeguamento sono riconducibili sia ai costi
da sostenere per il rinnovo strutturale degli impianti,
sia alla previsione di minore produzione prevista dai
nuovi metodi di allevamento. Tuttavia, la riduzione
dell’offerta di uova potrebbe portare a un aumento dei
prezzi con un rinnovato equilibrio del settore.
Il programma di adeguamento sta però causando qualche problema ai consumatori che potrebbero essere “ingannati” dai codici di identificazione. Per la legge le uova devono avere, sia sulla confezione, sia sul guscio, un
codice. Il codice 3 caratterizza le uova prodotte da ovaiole in gabbie a norma di legge.
Nessun codice speciale è stato previsto per quelle uova
che, proprio in ragione del programma di adeguamento,
Lo stato dell’arte
Per facilitare gli allevamenti avicoli, ancora in gran parte non a norma – basti pensare che nel solo Piemonte la
percentuale di allevamenti avicoli non a norma oscilla
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sono ancora prodotte in gabbie convenzionali in attesa
dell’adeguamento degli allevamenti.
Riferimenti bibliografici
Salza G., 2011. Benessere delle ovaiole: novità dalla Svezia. Agricoltura, 23-28.
Pamela Possenti, dottore agronomo, è aiuto di redazione di
Intersezioni.
www.intersezioni.eu
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