Francesco Solimena Conversione di Saul

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Francesco Solimena Conversione di Saul
Francesco Solimena
(Canale di Serino 1657 – Barra di Napoli 1647)
Conversione di Saul
olio su tela, cm. 129x102
Il dipinto rappresenta un episodio, relativo alla vita di San Paolo, descritto negli Atti degli
Apostoli (9, 1-9; 22, 6-11; 22, 12-16; 26, 12-18). Saul, ebreo originario di Tarso, in Cilicia,
ma cittadino romano e fortemente ostile verso i Cristiani, si stava recando a Damasco per
eleminare la locale comunità di credenti in Cristo, quando fu folgorato, perdendo la vista,
da una luce improvvisa, mentre una voce, quella di Cristo risorto, gli chiedeva ragione
delle sue persecuzioni. Giunto a Damasco, fu battezzato, per volontà divina, da un giudeo
cristianizzato, Anania, e, riacquistata la vista, avviò la sua missione di conversione dei
Gentili.
L’episodio fu più volte illustrato da pittori e scultori, in particolare a partire dal primo
Cinquecento, con la rappresentazione del momento in cui Saul, accecato dalla luce divina
sulla strada di Damasco, cadde da cavallo, per poi convertirsi al Cristianesimo. Nelle fonti,
tuttavia, come non si parla mai di “conversione”, quanto di “folgorazione – rivelazione –
chiamata” (in greco metànoia), così non vi è alcun riferimento a una caduta da cavallo, ma si
dice solo che Saul stramazzò a terra.
Anche Francesco Solimena, secondo tradizione, raffigurò questo stesso episodio
nell’affresco, firmato e datato 1690, dipinto su una delle due pareti ‘di testa’ della sagrestia
annessa alla Basilica di San Paolo Maggiore a Napoli, interamente affrescata dal pittore, tra
il 1689 e il 1690, su incarico di Don Giovanni Pietro Carafa (è documentato, a nome di
quest’ultimo e per questi affreschi, un pagamento al pittore del 14 marzo 1689: D’Addosio
1912-1921, p. 114), con immagini di Virtù e Angeli musicanti nella volta e, in alto, sulle pareti
laterali, con la Caduta di Simon Mago sull’altra parete ‘di testa’.
La tela in argomento, comparsa lo scorso anno sul mercato antiquario, ma fin’allora
ignota agli studi, anche se presenta alcune varianti rispetto alla composizione finale, ne
è il sicuro modello preparatorio, mentre il bozzetto relativo alla Caduta di Simon Mago è
stato da tempo identificato (Dimier 1909, p. 22; Bologna 1958, pp. 72, 182 e 254, fig.
76) con la tela conservata nel Musée des Beaux-Arts di Le Havre. Sull’affresco con la
Conversione di Saul è nota anche un’altra tela, di dimensioni quasi identiche al dipinto in
esame, un tempo nella raccolta Pucci a Napoli, anche dipinta da Solimena e, credo, ancora
inedita; ma che, per presentare le identiche soluzioni dipinte nella composizione finale,
è da considerare, probabilmente, replica o ‘ricordo’ dell’affresco completato, su richiesta
di un ignoto committente e secondo un procedimento adottato più volte dal pittore per
altri casi noti (come, a esempio, per l’affresco del 1725 con la Cacciata di Eliodoro dal Tempio
sulla controfacciata del Gesù Nuovo, sempre a Napoli, di cui si conoscono il modello
preparatorio e più di una successiva replica autografa).
La conferma che nel dipinto in argomento è da riconoscere il modello preparatorio, in
ogni caso diverso per qualità di esecuzione pittorica da un eventuale ‘abbozzo’ o bozzetto,
peraltro finora non identificato, in genere compositivamente più essenziale per minori
particolari e sempre con stesure di colore più rapide, abbreviate e ‘a macchia’, è fornita
da riscontri stilistici e, come anticipato, dall’aver evidenziato non pochi ripensamenti o
Francesco Solimena, Conversione di Saul, affresco, Napoli , Sacrestia della Basilica di San Paolo Maggiore
‘pentimenti’ del pittore nella definizione di alcuni dettagli.
Intanto, la tela in considerazione merita sinteticamente, per qualità formali, di luci e materie
cromatiche, sia il giudizio che Bernardo De Dominici diede verso la metà del Settecento
dell’affresco finale, nel quale “è ammirabile la furia dei cavalli che corrono, spronati dallo
spavento de’ soldati per l’improvvisa luce che ha precipitato dalla sella il Santo Apostolo (...);
opera bellissima e degna di lode”, sia le moderne considerazioni critiche che Ferdinando
Bologna, nella sua ancora fondamentale monografia del pur lontano 1958 su Francesco
Solimena, ebbe a esprimere in relazione all’intera decorazione a fresco della sagrestia di San
Paolo Maggiore, “dove le possibilità poetiche del maestro si levano ad un tal alto grado, e
con una tale capacità di rimutarsi e crescere, da lasciar scolorire, almeno per qualche tratto,
l’opera del Giordano”.
E, tuttavia, come in molte altre sue composizioni precedenti, è proprio l’esempio di libertà
creativa e fantastica dell’opera di quest’ultimo, con un dilagare avvolgente e interminabile
di luci atmosferiche e stesure di materie cromatiche di un afrore tutt’affatto solare e
mediterraneo, a indicare la fonte più immediata delle luminose e aeree soluzioni adottate da
Solimena nella sagrestia, soprattutto negli affreschi della volta e nei riquadri superiori delle
pareti laterali: qualità che nel modello della Conversione di Saul qui in esame si riscontrano,
per preziosismi di luci e colori smaglianti, con un’evidenza maggiore di quanto sia concesso
dall’esame dell’affresco.
Con la possibilità di rilevare, in aggiunta, sempre muovendo dall’esame delle soluzioni
adottate nel modello, i segni di una non meno evidente ripresa, peraltro già indicata per
altri dipinti di Solimena degli anni Ottanta (come nel caso, tra gli altri, degli affreschi in
Donnaregina Nuova, sempre a Napoli), anche di esempi di Pietro da Cortona o dello stesso
Gaulli a Roma. Al punto che oggi continuo a chiedermi se, diversamente da quanto riferito
dalle fonti antiche e mai messo in dubbio dalla critica moderna, non si debba ritenere che
Solimena sia stato a Roma già in anni giovanili o al tempo della prima maturità dopo il 1680
(secondo una tradizione di studi e conoscenze da tempo praticata, peraltro, anche da altri
pittori napoletani) e ben prima del suo documentato e breve soggiorno romano del 1700.
In più, a conferma dell’ipotesi che la tela in esame sia da identificare con il modello
dell’affresco da realizzare, i ‘pentimenti’ riscontrati nella esecuzione del dipinto e che,
oltretutto, documentano il ‘metodo’ adottato da Solimena nell’approccio alla composizione
definitiva anche in altre occasioni: ripensamenti individuati, in particolare, nella disposizione
della testa del cavallo sullo sfondo a sinistra, della testa e delle gambe del militare in
armatura e con l’elmo che, in piedi e di spalle, si volta verso Saul caduto da cavallo, del
braccio sinistro di quest’ultimo a terra, delle zampe posteriori del cane che, in basso verso
destra, corre sicuramente spaventato, come gli altri armigeri, dalla luce folgorante che ha
squarciato le nubi, accompagnando l’apparizione in alto di Cristo risorto.
Nicola Spinosa
Referenze bibliografiche:
G. B. D’Addosio, Documenti inediti di artisti napoletani dei secc. XVI e XVII dalle polizze dei Banchi, in ‘Archivio
Storico delle Provincie Napoletane’, XXXVII-XLVI, 1912-1921.
L. Dimier, Un mot sur l’école napolitaine. La Galerie de S. A. le Comte Harrach, in ‘Les Arts’, n. 93, 1909, pp. 18
sgg.; F. Bologna, Francesco Solimena, Napoli 1958; M. A. Pavone, Angelo e Francesco Solimena tra il 1669 e il 1706,
in Angelo e Francesco Solimena. Due culture a confronto, catalogo della mostra; Pagani, Casa di Sant’Alfonso de
Liguori; Nocera Inferiore, Convento di sant’Anna e Cattedrale di San Prisco: 17 novembre – 31 dicembre
1990; Edizione F: M: R:, Milano 1990, pp. 59-71, tav. VII (Caduta di Saul, affresco, Napoli, Basilica di San
Paolo Maggiore, sagrestia).