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ies Industria e Sviluppo ANNO VI - N. 3 luglio-settembre 2014 trimestrale di informazione, opinione, economia, impresa Confindustria Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Prato, Siena DALLE TERRITORIALI Firenze ...................................... Arezzo, Grosseto, Siena ... Lucca, Pistoia, Prato ........... Livorno ..................................... Massa Carrara ....................... 50 52 54 56 57 CORRUPTISSIMA RE PUBLICA PLURIMAE LEGES "UNA REPUBBLICA CORROTTA HA BISOGNO DI MOLTISSIME LEGGI" SCRIVEVA TACITO NEGLI ANNALI. ERA IL 112 DOPO CRISTO MARIANNA MADIA Tempo di scelte: più trasparenza, meno corruzione SIMONA BONAFÈ Europa, luogo di opportunità e futuro GIUSEPPE FANFANI E’ tempo di cambiare Nel Fonte de’ Medici Via santa Maria a Macerata, 31 loc. Montefiridolfi 50020 San casciano in Val di Pesa (FI) Tel: 055 8244700 Fax: 055 8244701 Cuore del Chianti Classico Real Meetings real events Scopri l’offerta PROMO riservata agli Associati su www.concertohotels.com MILANO FIRENZE FORTE DEI MARMI concertohotels.com Direttore responsabile: Annarosa Pacini [email protected] Comitato di redazione: Andrea Balestri, Sandro Bonaceto, Antonio Capone, Marcello Gozzi, Massimiliano Musmeci, Umberto Paoletti, Piero Ricci, Claudio Romiti Coordinatore editoriale: Furio Massi Redazione: Luisa Angioloni (Arezzo), Simona Bandino (Firenze), Lodovica Lazzerini (Massa Carrara) Rossella Lezzi (Siena), Ilaria Maraviglia (Lucca) Franco Passarini (Grosseto) Saida Petrelli (Prato) Elena Pozzoli (Livorno) Hanno collaborato a questo numero: Maurizio Abbati, Francesco Butini, Mattia Cialini, Giuseppe Nigro, Paolo Vannini, Manuela Villimburgo Impaginazione, grafica e foto: Franco Passarini Direzione e redazione: Confindustria Grosseto, viale Monterosa 196, 58100 Grosseto, redazione@ iesindustriaesviluppo.com Editore: Assoservizi Toscana Sud Rete d’Imprese. Via Roma, 18 - 52100 Arezzo Stampa: Soluzioni per la Stampa Srl, Corso Carducci 34, Grosseto Registrazione: Tribunale di Grosseto n. 1/2009 del 26.03.2009 • Gli articoli possono non rispecchiare le posizioni delle Associazioni Industriali e dell’Editore, che li ritengono in ogni caso un contributo sul piano dell’informazione e dell’opinione. Dei contenuti sono responsabili i singoli autori. L’Editore non dovrà essere ritenuto responsabile per errori, omissioni, interruzioni o ritardi legati ai contenuti pubblicati nè per eventuali danni provocati dagli stessi. • È consentita la riproduzione purchè espressamente autorizzata dall’Editore, e con la citazione della fonte. • Non vengono trattati dati personali. L’uso dei dati, temporaneo, è solo a fini giornalistici. • Foto © Assoservizi Toscana Sud Rete d’Imprese. E’ vietato qualunque utilizzo e/o riproduzione, anche parziale, del materiale fotografico contenuto in questa rivista. PUBBLICITÀ: la raccolta pubblicitaria su tutto il territorio della Toscana per “IES - Industria e Sviluppo” è a cura di: MGA Comunicazione & Pubblicità srl - Via Aretina 167/M Firenze Tel. 055/5275595 - Cel. 349/5941620 e-mail: [email protected] SOMMARIO 7 EDITORIALE La burocrazia che ostacola l’Italia COVER STORY 8 Tempo di scelte: più trasparenza, meno corruzione 12 Europa, luogo di opportunità e futuro 14 Dal dire al fare, la strada della vera semplificazione 19 La burocrazia schiaccia le imprese 22 Pubblico e privato, è l’ora di fare squadra 24 E’ tempo di cambiare 26 Alle imprese servono certezze 27 Contro la burocrazia arriva il timer 41 Troppe leggi bloccano la ripresa 42 Burocrazia e corruzione: un legame da spezzare 43 Per una burocrazia equa e semplice 44 Basta con la burocrazia che affossa il paese 45 Oltre la burocrazia, verso le buone prassi 46 La burocrazia spegne la competitività 47 Un grande sogno: la semplicità 48 Nel mare di regole annaspa anche l’Ente locale TERRITORIALI 50 FIRENZE Firenze, rinnovati i vertici delle Sezioni AREZZO Arezzo, Grosseto e 52 GROSSETO Confindustria Siena: insieme per la Toscana del sud SIENA LUCCA 54 PISTOIA Lucca, Pistoia e Prato: la Toscana del nord verso la fusione 56 LIVORNO Il valore dell’impresa nel Bilancio di Sostenibilità del Comparto Chimico e Petrolifero PRATO 57 MASSA Il manifatturiero ci salverà CARRARA 28-34 Speciale Pelletteria 36-40 Speciale Aidda Palazzo Budini Gattai Firenze Un luogo originale per ricevimenti di matrimonio, cene e cocktails, serate musicali in giardino, incontri di lavoro, convegni... An original venue for wedding receptions, dinners and cocktails musical and garden events, conferences and meetings... Via dei Servi, 51 Piazza SS. Annunziata, 1 50122 Firenze Tel. +39 055 210832 Fax 055 212080 [email protected] www.budinigattai.com EDITORIALE IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 7 di Francesco Butini La burocrazia che ostacola l’Italia S i racconta che un trafelato funzionario del Regno delle Due Sicilie un giorno fosse entrato, con somma riverenza, nella sala ove dava udienza il re Ferdinando di Borbone portando con sé una pratica urgente. Il re invitò il funzionario a lasciare con calma la pratica sul tavolo così “se oggi è urgente, domani diventerà urgentissima”. Questa era la burocrazia borbonica, che fino a poco più di 150 anni fa governava l’amministrazione di quasi metà della penisola italiana. Sabino Cassese, uno dei massimi esperti del diritto amministrativo italiano, nonché giudice della Corte Costituzionale, ha ricordato nel suo ultimo saggio intitolato “Governare gli italiani” la debolezza intrinseca dell’amministrazione dello Stato italiano, e quindi della sua burocrazia, fin dalla sua nascita come entità unitaria. Debolezza vissuta spesso in modo contraddittorio, giudicandola talora come latitante e talaltra come invadente. Il professor Cassese nel suo libro non cita il napoletano re Ferdinando, bensì il sabaudo conte di Cavour, per dimostrare come sin dall’inizio della storia unitaria in Italia non vi sia mai stato un disegno programmatico, compiutamente e unitariamente concepito, dell’amministrazione del nuovo Stato nazionale. In una lettera scritta pochi mesi prima di diventare il Primo ministro italiano, il Primo ministro piemontese scrisse che “tutte le questioni relative al futuro ordinamento interno non hanno alcuna reale importanza immediata a confronto della suprema ed urgente necessità di fare l’Italia per costituirla poi”. La mancanza di una concezione unitaria della burocrazia al servizio del nuovo Stato unitario, rimandata ad un dopo indefinito (“per costituirla poi”) si è trascinata per generazioni, creando così una macchina burocratica con un vertice di comando piemontese ed un corpo amministrativo borbonico. Evitando accuratamente il confronto con due Stati nazionali come Francia e Inghilterra, che hanno conseguito la loro unità secoli prima dell’Italia, anche il paragone con Paesi europei di travagliata storia e più recente composizione unitaria come la Germania porta a sconsolanti conclusioni. Diceva il cancelliere della Germania riunificata (Bismarck) del suo collega Primo ministro italiano (Crispi): “io avevo dietro di me lo Stato e l’esercito, lui non aveva nulla”. Bene: questa è storia. E l’attualità? In tutte le analisi contemporanee sui fattori critici per la competitività del sistema nazionale viene evidenziato il tema della burocrazia e dell’amministrazione pubblica, sia essa statale che decentrata. Difficilmente si pensa all’Italia come polo d’attrazione per imprese internazionali a causa della sua inefficienza amministrativa. La situazione è tale che lo stesso Consiglio dell’UE, nell’ultima raccomandazione rivolta all’Italia per l’anno 2014, arriva a sollecitare “nell’ambito di un potenziamento degli sforzi intesi a far progredire l’efficienza della pubblica amministrazione”, provvedimenti al fine di “precisare le competenze a tutti i livelli di governo”. Come se non ci stessero capendo nulla nemmeno loro. Inoltre l’Unione Europea, nella cui burocrazia la presenza italiana è spesso isolata e non apicale, ci raccomanda di “approvare la normativa in itinere volta a semplificare il contesto normativo a vantaggio delle imprese e dei cittadini”. Non solo: il paradosso italiano fatto di leggi approvate ma non attuate per mancanza dei relativi provvedimenti o regolamenti è diventato un problema tale che l’UE ci invita a “colmare le lacune attuative delle leggi in vigore”. Semplificare le procedure, ridurre le autorizzazioni, standardizzare i procedimenti. Tutte cose dette e ridette per il mondo delle imprese. In fondo, basterebbe solo farle. Con forti iniezioni di trasparenza, per non accorgersi troppo tardi di aver semplificato la vita anche ai malfattori. COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 8 Tempo di scelte: più trasparenza, meno corruzione Marianna Madia Dalla trasparenza un’arma contro burocrazia e corruzione. E’ tempo di regole chiare e certe affinchè la P.A. possa davvero essere partner delle imprese. Intervista a Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione e semplificazione di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it” T rentaquattro anni e un’ascesa politica fulminante. Marianna Madia, romana, è ministro renziano della Pubblica amministrazione e semplificazione. Entrata in Parlamento nel 2008 nel Pd di Veltroni, è stata rieletta nel 2013, dopo il passaggio per le primarie nel 2012. Con Renzi al vertice del partito, a fine 2013, è entrata nella segreteria nazionale del Pd come responsabile del lavoro. Il 22 febbraio 2014 è diventata ministro, alla cerimonia di giuramento era incinta di otto mesi. Ministro Madia, lo scorso febbraio l’Ue ha bocciato l’Italia sul versante corruzione: bacchettate su conflitto d’interesse, leggi ad personam, lunghezza dei processi e conseguente rischio prescrizione, collusioni tra politica, imprenditoria e criminalità, appalti truccati. Serve una nuova e più efficace legge anti-corruzione? Eventualmente, quali misure dovrebbe contenere? “Credo che la nomina di Raffaele Cantone e della sua squadra e l’approvazione della parte anticorruzione del Decreto legge di riforma della Pubblica amministrazione (al momento della scrittura dell’articolo all’esame del Senato, NdA) siano una prima ed efficace risposta di questo Governo alla tematica dell’anticorruzione. Con amarezza abbiamo visto che in questi mesi i fenomeni di corruzione hanno interessato proprio quelle grandi progettualità che dovrebbero costituire l’eccellenza del nostro Paese nello scenario globale. Le misure approvate in Parlamento, unite alla grande competenza di Cantone e dei consiglieri dell’Anac, co- COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... stituiscono la base per una seria prevenzione della corruzione. Il potenziamento dell’Anac con l’accorpamento all’autorità di vigilanza dei contratti pubblici (Avcp), assieme ai nuovi poteri di intervento e di sanzione che all’autorità vengono attribuiti sono un segnale concreto della serietà con la quale questo Governo intenda affrontare la piaga della corruzione. Assicurare la trasparenza dell’azione pubblica significa impostare una politica ‘a costo zero’ contro la corruzione. Voglio sottolineare però che la lotta alla corruzione va condotta anzitutto sul piano culturale con un impegno forte delle istituzioni perché sin dalle scuole si diffonda il valore della cultura della legalità”. “L’eccesso di legislazione ha fatto sì che nei gangli del sistema si inserisca la corruzione”. Lo ha da poco denunciato il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, citando Tacito: “Moltissime sono le leggi quando lo Stato è corrotto”. Troppe norme creano un selva in cui l’onesto cittadino fatica a districarsi e il disonesto si avvantaggia della poca trasparenza. Occorre sopprimere le leggi inutili, da dove bisogna partire? “Il nostro ordinamento va reso più semplice. Nel nostro decreto abbiamo previsto un rilancio della semplificazione attraverso l’adozione, per la prima volta, di un’agenda triennale ad essa dedicata, da concertare con tutti i livelli di Governo e aperta alla consultazione dei cittadini e delle imprese. Abbiamo dei moduli standard per le autorizzazioni edilizie il cui utilizzo va implementato in tutti i Comuni italiani. Abbiamo realizzato un accordo su questo con Anci e Regioni. Nuove misure seguiranno anche con la legge delega come il silenzio-assenso nei pareri tra ministeri (che abbatterà i tempi di realizzazione dei procedimenti) e la semplificazione delle conferenze dei servizi. Un sistema più semplice, con meno stratificazioni di norme e livelli di competenze, è certamente una premessa fondamentale. Ma le semplificazioni necessarie non vanno solo approvate, esiste un problema enorme di garanzia dell’attuazione. Troppe norme, anche di semplificazione, rimangono nei fatti sulla carta. Garantire l’attuazione è il primo terreno sul quale vogliamo impegnarci”. Nella riforma della Pubblica amministrazione da lei presentata è previsto l’accorpamento di uffici territoriali quali Prefetture, Ragionerie, Direzioni provinciali dell’Agenzia delle Entrate, Archivi notarili, Soprintendenze, Uffici scolastici, Direzioni regionali e territoriali del lavoro. Quanti saranno tagliati? Delle attuali 110 Prefetture (una per provincia) quante ne rimarranno? “Con il Ddl abbiamo previsto una delega al Governo per riorganizzare completamente la presenza dello Stato sul territorio. E’ un intervento che va ben oltre la mera riduzione del numero di prefetture. Le Prefetture sono state pensate in un’epoca e in una dimensione amministrativa completamente differente. Oggi crediamo che sia possibile ripensare le Prefetture e le loro funzioni, nell’ottica di creare nei territori un unico ufficio, plurifunzionale, che rappresenti il punto di riferimento per il citta- La semplificazione è una necessità vitale per le imprese, per liberare gli imprenditori da oneri troppo pesanti IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 9 dino che debba interagire con lo Stato centrale. Nella riorganizzazione che abbiamo in mente, cerchiamo di unire efficienza e razionalità. Il vero obbiettivo non è diminuire o aumentare la presenza fisica del governo (e pensiamo a quanto sia importante in alcune regioni colpite dalla criminalità) ma cambiare la qualità dei servizi che l’amministrazione offre. Dobbiamo costruire un’amministrazione dove la necessità di recarsi fisicamente in un ufficio diventi l’eccezione, non la regola. E che non chieda al cittadino duplicazioni di informazioni già in suo possesso”. Cosa occorre cambiare, nell’organizzazione del lavoro dei dipendenti pubblici, per rendere più efficiente la macchina amministrativa? “Nella nostra riforma le persone rappresentano uno degli assi fondamentali. La Pubblica amministrazione ha certamente bisogno di rinnovamento, anche generazionale, ma ha anche necessità di maggiore mobilità di persone e di un migliore interscambio di professionalità superando l’immobilismo che caratterizza troppi nostri uffici. Rinnovamento, valorizzazione delle competenze e maggiore mobilità sono i principi sui quali abbiamo lavorato. Per questo abbiamo introdotto le norme sull’abrogazione del trattenimento in servizio, quelle sulla semplificazione delle regole del turn over e quelle sulla mobilità. Accanto a queste norme contenute nel Decreto legge attualmente in conversione, con il disegno di legge delega abbiamo proposto una profonda riforma della dirigenza: i meccanismi di accesso, il ruolo unico e la necessaria osmosi sia tra i diversi livelli amministrativi, sia con il settore privato. Infine, sempre con il Ddl, introduciamo una vera e propria rivoluzione nelle politiche di programmazione assunzionale, con il superamento delle piante organiche e l’introduzione dei fabbisogni standard. Crediamo che la più grande ‘azienda’ del paese debba avere le migliori risorse umane possibili, impiegate nel posto giusto, per un tempo giusto”. La Cgia di Mestre stima che la burocrazia per le piccole imprese costi trenta giorni di tempo all’anno, pari a un tributo di dodici mila euro. Cosa occorre fare per ridare ossigeno alle imprese? “Come ho detto la semplificazione è una necessità vitale per le imprese e nel nostro programma ha un ruolo di primo piano, sia nel Decreto legge che nel disegno di legge con deleghe. Vogliamo liberare gli imprenditori da alcuni oneri, penso ai diritti da versare alle Camere di commercio, garantendo al tempo stesso la crescita qualitativa di quegli stessi servizi. La Pubblica amministrazione deve essere un ‘partner’ per le imprese che ponga regole chiare, certe e offra servizi adeguati”. IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 10 L’OLIO DI PODERE COGNO Un prodotto artigianale di alta qualità, tutto da gustare o da regalare ad amici e clienti. AZIENDA AGRICOLA CESANI VERNACCIA E NON SOLO Il bianchi della tradizione locale e una vasta proposta di rossi. Tutto nel nome dei vitigni autoctoni. Ma dall’Azienda Cesani arrivano anche zafferano, olio di pregio e una nuova linea cosmetica San Gimignano vuol dire Vernaccia. E l’Azienda agricola Cesani non tradisce certo le sue radici. Anzi punta a esaltarle e a farne una filosofia colturale, che va oltre la scelta della agricoltura biologica, con l’utilizzazione esclusiva di vitigni autoctoni: solo vernaccia di San Gimignano per i bianchi e per i rossi in prevalenza sangiovese, ciliegiolo e colorino. “Uno dei nostri punti fermi - sottolinea Letizia Cesani - è cercare di proporre sempre vini al massimo delle caratteristiche qualitative, ma sempre cercando di dare delle versioni più moderne e attuali dei nostri vitigni toscani. Se la tradizione è la nostra bussola, questo non significa però rimanere ancorati a ogni elemento del passato. Per esempio siamo forse l’unica azienda della zona che usa la chiusura del tappo di vetro per alcuni dei suoi vini”. Dagli anni ’50 quando è nata, questa azienda adagiata sui colli di San Gimignano ne ha fatta di strada, ma è cresciuta senza tradire la sua impostazione familiare,“ in maniera tale di poter personalmente sovrintendere - sottolinea ancora la signora Letizia - a tutti i processi produttivi: dalla vigna alla commercializzazione”. I prodotti delle cantine Cesani vengono venduti molto anche all’estero: oltre il 50% delle bottiglie raggiunge ogni parte del mondo: Europa, Stati Uniti, Brasile, Cina, Giappone, Australia… Segno che nel consumatore di qualità c’è un grande riconoscimento del valore della migliore tradizione toscana. Il buon vino… parla ormai molte lingue. Non a caso infatti in azienda si fanno regolarmente corsi di degustazione e visite guidate in 3 lingue. L’Agricola Cesani vuol dire anche olio e zafferano. Con l’aggiunta di una idea nuova, tutta al femminile, visto che le figlie del titolare sono coinvolte nell’attività: una linea cosmetica a base di olio e uva biologici. Per un approccio anche diverso al mercato. All’inizio era il vino, poi è arrivato “lui” l’Olio, da semplice condimento a componente fondamentale per conferire sapore e qualità ai piatti della tradizione toscana. E’nata una nuova cultura dell’olio, che insegna ad abbinarlo con i cibi come da sempre accade per il vino. A Podere Cogno, splendido resort e azienda olearia biologica e DOP Chianti classico, di proprietà della famiglia Matteini, si producono tre tipi diversi di olio: Solatio, monocultivar leccino dal gusto delicato, Campo al Pozzo, monocultivar Coratina più aggressivo, ed Erta China, blend di olive con 80% di frantoio, tutti caratterizzati dalla leggerezza e dalla bassissima acidità, qualità che lo rendono particolare. Analisi sul terreno hanno infatti evidenziato come il suolo e il clima siano adatti alla produzione di un extravergine di qualità superiore, e come sia naturale praticare tecniche biologiche grazie all’assenza di agenti patogeni e parassitari. Produrre olio veramente gustoso e di alta qualità sembra facile ma non lo è, richiede tanta competenza e cura fino al momento in cui le olive arrivano al punto giusto della maturazione: né troppo verdi né troppo avanti altrimenti il sapore cambia. Allora non esistono più né il giorno né la notte, ma solo la corsa al frantoio per non perdere quell’ “attimo” fuggente, e rimanere poi tutti in attesa del momento magico, quando l’olio comincia a defluire e la stanchezza si stempera nel profumo antico di questo liquido prezioso. www.poderecogno.com www.agriturismocesani.it publiredazionale publiredazionale IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 11 QUANDO L’OLIO RITROVA LE SUE RADICI Le Colline di Vinci Azienda Agricola Biologica La storia l’azienda agricola “Le colline di Vinci” l’ha già nel suo nome. Ma non vive di rendita. Anzi con la storia ama confrontarsi. Un esempio è il recupero dell’antico “Podere Diana di Fondo”, iniziato nel 2000 con la scelta della coltivazione con metodo biologico e il ripristino dell’antico oliveto. Una scommessa in nome del territorio. “E’ stata una continua scoperta - dice la titolare Lisa Paolini - : dalle fonti nascoste nei muri in pietra che sostengono le terrazze, al recupero di un migliaio di olivi secolari e dei sentieri di un tempo. Con impegno abbiamo reso possibile la ripresa della produzione dell’olio”. Come il recupero di un tesoro: per la salute e per la tavola. “Le Colline di Vinci” è un’azienda tutta al femminile, dove questa scelta, irreversibile e convinta, si sposa con la suggestione delle colline del Montalbano: il prodotto, frutto delle varietà di olivi tipiche diVinci, della posizio- ne e delle condizioni ambientali, è un olio extravergine dal caratteristico profumo di frutto fresco, amaro, piccante e dolce: ottimo per insalate, verdure, carne e pesce. “La qualità del nostro olio – sottolinea Lisa Paolini – è riconosciuta da esperti cuochi di ristoranti fiorentini, e dalla Camera di Commercio di Firenze che ci ha premiati in occasione del ‘XV Concorso dell’ Olio extravergine del Montalbano’ per la produzione 2013/2014”. La ricetta? la cura e attenzione in campo, le olive raccolte a mano e portate ogni sera al vicino frantoio, e poi una frangitura a garanzia di qualità rispetto alla quantità. Se ci aggiungiamo la cura di imbottigliamento e filtraggio, il gioco è fatto. Oggi l’azienda ha avviato anche l’attività agrituristica: un nuovo tuffo nella storia di architettura e contesto rurale. www.vinciland.it publiredazionale CONVIVIUM UN ANGOLO DI PARADISO ALLE PORTE DI FIRENZE Fermarsi un attimo, concedersi una pausa tra prodotti selezionati e un buon bicchiere di vino: Convivium è una sorpresa lungo il Viale Europa, nella prima periferia fiorentina. Una colonica del 1300, perfettamente conservata, in mezzo alle costruzioni contemporanee; in una posizione strategica, a due passi dalle principali località del Chianti e dall’imbocco dell’autostrada. È qui, all’interno di quella che un tempo era un punto di riferimento per quei viandanti, pellegrini o mercanti che entravano in città dall’antica Via Chiantigiana, che ha preso vita un’attività che ha molte caratteristiche in comune col passato; a partire dall’estrema cura dei prodotti, come avveniva un tempo. Convivium gode di un’ampia cantina – che può contare oltre 200 etichette – e propone una ricca offerta di prodotti gastronomici ricercatissimi, che è possibile gustare nel piazzale all’aperto o all’interno, nei confortevoli spazi, ristrutturati secondo l’antico fascino. Sono due le possibilità per chi sceglie di fermarsi: una è La soluzione del Convivium, che, all’ora di pranzo, offre piatti gastronomici e una selezione di primi espressi, l’altra è il ristorante “Canto al Paradiso”, che la sera apre anche le due sale al piano superiore e mette a disposizione degli avventori un menù à la carte basato su ricette toscane. Ma non è tutto: Convivium è il posto ideale dove fare la spesa con le “cose buone”, oppure, se non si è avvezzi alla cucina, lo staff offre la possibilità di “noleggiare” uno chef che prepara piatti a domicilio, utilizzando rigorosamente la materia prima proveniente dagli scaffali di questa speciale bottega fiorentina. E se si ha voglia di portare con sé un piccolo ricordo dei profumi e dei sapori italiani? Basta chiederlo: Convivium realizza confezioni ad hoc che spedisce in tutto il mondo Per non rimanere mai a corto di emozioni. www.conviviumfirenze.it publiredazionale COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 12 Europa, luogo di opportunità e futuro Serve un Europa di politiche tangibili capaci di portare ad un rinascimento industriale. Intervista a Simona Bonafè, europarlamentare di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it” O norevole Bonafé, lei è appena arrivata in Europa, spinta da quasi trecentomila preferenze nella tornata che ha visto il Pd renziano sfondare il 40 per cento dei voti. Il comune sentire, in Italia, non è particolarmente favorevole all’Europa così come è stata finora concepita. Nel mirino c’è, soprattutto, la burocrazia. Molto dell’ultima battaglia elettorale si è giocato sul prossimo ruolo che l’Ue dovrà avere. Qual è, secondo lei? “L’Europa deve tornare ad essere un luogo di opportunità e di futuro. Un luogo di scelte politiche tangibili ispirate ad esigenze concrete. Ne è esempio l’impostazione che abbiamo dato alla scelta del presidente della Commissione europea, che quest’anno per la prima volta si è basata sull’indicazione di impegni e programmi in materia economica. Il nostro voto a Jean Claude Juncker è stato mosso dalla priorità di rafforzare la competitività e stimolare gli investimenti, impegnandolo nei prossimi mesi a presentare un ambizioso pacchetto per lavoro, crescita e sviluppo che attraverso la Bei (Banca europea degli investimenti) e il bilancio europeo mobilizzerà fino a 300 miliardi in tre anni. Una delle chiavi di rilancio dell’Ue deve essere l’industria, attraverso un rinascimento industriale che rimetta al centro il nostro potenziale produttivo. Insieme al nostro governo vigileremo affinché dalle parole si passi ai fatti. Nello specifico noi parlamentari europei, in questa nuova fase, dobbiamo portare a Bruxelles le istanze dei territori che rappresentiamo”. Secondo una recente inchiesta del Corriere della Sera l’Italia sfrutta poco e male i fondi Ue. Ancora deve essere speso il sessanta per cento dell’ultima tranche dei fondi strutturali 2007-2013. Miliardi di euro che rischiano di essere persi e destinati altrove dall’Europa. In più, l’Ue ha accusato lo scorso marzo l’Italia per irregolarità nella gestione dei fondi comunitari. Da dove bisogna cominciare per rimediare? “In questi giorni il nostro governo sta definendo con la Commissione europea il nuovo accordo di partenariato per la gestione dei fondi 2014/2020. È stato individuato un percorso per rafforzare e rendere più efficienti le amministrazioni, centrali e regionali, che gestiranno i programmi, con una riorganizzazione delle strutture e una semplificazione delle procedure. Resta inteso che l’utilizzo pieno ed efficiente dei fondi strutturali, per opere e misure necessarie e da portare a termine in tempi certi rientra nella strategia del governo per far ripartire il Paese”. Uno dei motivi dell’incapacità dell’Italia di reagire alla crisi è individuato trasversalmente nell’eccesso di leggi e prescrizioni. A queste si aggiungono le norme europee, che a volte entrano in dettagli minuziosi. Bisogna ridurre il fardello normativo? Da dove iniziare? “L’Europa soffre una crisi di complicazione e burocrazia. Troppo spesso i cittadini hanno percepito l’Ue come una grande e pesante macchina burocratica, la cui attività regolatoria ha finito per appesantire ulteriormente la vita di persone e imprese. È tempo di dare un forte impulso ad una politica europea di smart regulation: ridurre gli oneri e gli eccessi di regolazione che derivano dalla legislazione europea. Reputo come neoparlamentare europea che sia anche giunto il momento di accelerare su un coordinamento efficace fra attività legislativa Ue e italiana. Intanto nel nostro Paese tutti gli interventi del governo vanno nel senso di sburocratizzare: dalla riforma della P.A. al più recente ‘sblocca Italia’. E non dimentichiamo che la stessa riforma del Senato mira all’eliminazione del bicameralismo perfetto, quindi a velocizzare l’iter di approvazione delle leggi. Le riforme sono parte di un disegno complessivo fondato su due pilastri: da un lato la riforma del Titolo V della Costituzione; dall’altro una profonda riorganizzazione della struttura e del funzionamento della macchina dello Stato in termini di maggior efficienza, lotta agli sprechi e al caos amministrativo”. Come è possibile mettere al riparo dalla corruzione la destinazione dei fondi europei? “Bisogna programmare un utilizzo strategico delle risorse Ue con i territori, come già previsto dal ministro Del Rio. E ancora: semplificazione e meno burocrazia nell’accesso al denaro europeo. Ma soprattutto trasparenza e monitoraggio dei fondi erogati. Poche azioni e regole chiare che cambino però strutturalmente l’utilizzo dei miliardi messi a disposizione dalla Commissione e che i cittadini pagano di tasca loro: su un euro di fondi, il costo è di due in tasse. E’ necessario prendersi la responsabilità di affrontare in modo nuovo ed efficace l’uso dei fondi per il lavoro, che è il problema principale in questo momento in Italia e in Europa”. Simona Bonafè IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 13 DAYKEM UN’INDUSTRIA PER L’INDUSTRIA ATELIER LUNGARNO STORIA DI UNA PASSIONE Abbiamo incontrato la Sig. ra Rina Milano, sarta, stilista ed interior designer che, tra le mura del suo “Atelier Lungarno” sito nel cuore di Firenze, dà vita a creazioni sartoriali all’insegna della ricerca, della raffinatezza e del gusto: E’ un settore affascinante quello in cui si è ritagliata il suo spazio la Daykem: lavorare“dentro”il tessile a sostegno delle basi stesse del comparto. “Siamo industria per l’industria”, ama dire il CEO Gabriele Paoletti. Gli ingredienti sono la fantasia, la tecnica, gli strumenti più avanzati ed i processi chimici più appropriati per trattare ogni tipo di tessuto.“Il lavoro che facciamo parte dai nostri studi su quasi tutti i settori del tessile, a 360 gradi. Lavoriamo con le aziende, con tecnici al loro interno e affianchiamo la clientela nella fabbricazione dei vari articoli, come nella messa in opera di progetti. Il nostro valore aggiunto è proprio questo: un affiancamento totale alle aziende, con le quali partecipiamo alla costruzione del progetto, al finissaggio, al trattamento del manufatto finito”. I nomi? Sono quelli dei gruppi industriali più in vista, grandi marche e griffes di respiro mondiale, soprattutto nel campo dell’abbigliamento. C’è un po’ di Daykem insomma dietro a marchi di prestigio. Bilanci in attivo e in trend migliorativo negli ultimi tre anni; forte radicamento in Turchia, Repubblica Ceca e altri mercati europei e costante vocazione a ricerca e innovazione. “La nostra azienda è all’avanguardia: il nostro laboratorio – dice ancora Paoletti - lavora, anche con le Università, per la promozione di nuovi processi industriali. Uno per tutti: il FUNZ TEX, che si avvale di prodotti enzimatici di nuova generazione, con meno necessità di energia e minori emissioni di CO2”. La dimostrazione che si possono tingere lana e cotone a temperature più basse, con un ridotto impatto ambientale: un vero fiore all’occhiello. Ma non è l’unico dell’azienda pratese. Nel passato ci sono state altre “ricette” di applicazione della chimica al tessile in modo innovativo, come vari studi di enzimi e proteasi sulla lana. www.daykem.it publiredazionale « ”La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le contempla”. Questa frase di David Hume mi ha colpita sin dalla mia gioventù. La ricerca del dettaglio che crea la differenza, l’armonia dei colori che si mescolano anche in modo “bizzarro”, mi affascinano. Tutto questo, cerco ogni giorno di ricrearlo nel mio lavoro, nella costruzione di un abito che deve esaltare le caratteristiche migliori della persona che lo indosserà e che deve rispettare un’alchimia di forma e proporzione. L’abito di sartoria propone sempre un’interpretazione a soggetto ed è sempre magico vedere il risultato che si adatta a chi lo indossa. Basta una proporzione modificata o una variazione di nuance di colore per creare un legame “su misura”che trasforma un capo, nel “proprio” abito. Riuscire ad interpretare i desiderata dei clienti è un dono che crea una sorta di comunione di anime, un rapporto, direi, intimo. É per questo che, quasi senza accorgermene, ho iniziato a “vestire” case di mie clienti proprio utilizzando questo rapporto intimo che ti accompagna a visualizzare l’ambiente più consono. Niente deve essere standardizzato in un mondo cosmopolita che ci vuole sempre più uguali! Amo la ricercatezza, da sempre studio e mi documento per trovare spunti e dettagli, mi piace dedicarmi ai progetti del bello e tante volte diventa una sfida voler costruire l’abito che racconta il sogno più bello per una sposa o il tailleur più grintoso per una cliente in carriera. E così per le case: mi piace vedere e riguardare le foto del prima e dopo con le mie clienti, spesso ridiamo insieme perché sa…basta poco per dare il tocco e, mi creda, il gusto fa più del denaro!». www.atelierlungarno.it publiredazionale COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 14 Dal dire al fare, la strada della vera semplificazione Occorrono norme immediatamente operative che non si perdano nel labirinto dei regolamenti attuativi, non producendo altro che nuova burocrazia che autoalimenta se stessa di Sara Signorini e Claudia Peiti, società REF Ricerche, Milano L ’agenda politica inserisce nuovamente tra gli argomenti centrali di riforma il tema della semplificazione. Si parte questa volta da una modalità di concertazione, con il Governo che chiede a cittadini e imprese di partecipare ad una consultazione telematica. Le risultanze, disponibili sul sito del Governo da aprile, stanno guidando ora i passi dell’e- secutivo con alcuni interventi immediati in materia di semplificazione (limitazioni dell’esercizio del potere di autotutela) cui si aggiunge una delega al Governo per il riordino della disciplina sulla Conferenza di Servizi. Un argomento quest’ultimo che lascia diviso il mondo imprenditoriale da quello della Pubblica Amministrazione. Le Conferenze di servizi sono state ampiamente disciplinate con lo scopo di velocizzare il procedimento amministrativo, ma qualcosa di fatto ancora non funziona; motivazioni sembrerebbero poter essere ricercate nel mancato coordinamento tra leggi di settore, normative regionali, e prassi informali, nonché nelle modalità di svolgimento dei lavori. L’attenzione alle tematiche di semplificazione non nasce certo da questi ultimi provvedimenti, ma vanta un passato piuttosto articolato e non solo a livello nazionale. Si pensi al 2011 quando, a livello europeo, il patto Europlus non aveva mancato di sottolineare tra gli impegni concreti assunti dagli stati membri la necessità di adottare misure di stimolo della competitività, tra- COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... ducibili concretamente anche nelle raccomandazioni di riduzione degli oneri amministrativi e di miglioramento del quadro normativo. In questo framework diventa necessario chiedersi cosa significa semplificare. Semplificare è rendere semplice o più semplice. Nell’ambito pubblico il richiamo alla nozione di semplificazione viene associato a concetti di efficienza della pubblica amministrazione e di competitività e sviluppo del Paese. E’ evidente che i temi sollevati sia a livello europeo che nazionale rappresentano le “tessere” di un quadro generale che sembra a gran voce richiedere un’attenta riflessione sulle procedure amministrative e sulle politiche di governo pubblico, o ancora più genericamente sul “metodo di governare”. Ciò che è chiaro è che una semplificazione effettiva del sistema amministrativo italiano richiede in prima battuta la riduzione dello stock normativo e al contempo un riassetto della normativa vigente (attraverso ad esempio la predisposizione di codici e testi unici) e di monitoraggio delle procedure attuative. Se si vuole che la semplificazione non divenga il veicolo per appesantire il sistema di ulteriori oneri burocratici occorre evitare la proliferazione indiscriminata di nuove norme. Le nuove norme non si devono sovrapporre a quelle in vigore ma devono IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 15 Giorgio Squinzi Dalla relazione del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi all’Assemblea 2014, Roma 29 maggio “‘Una repubblica corrotta ha bisogno di moltissime leggi’ scriveva Tacito negli Annali. Era il 112 dopo Cristo. Sono cadute le barriere ideologiche, si sono aperti i mercati, la rivoluzione digitale velocizza e mette in trasparenza, faremo le fatture elettroniche. Eppure il muro invisibile di cui scriveva Tacito è ancora lì. Dobbiamo fare di tutto per abbatterlo.Qualsiasi disegno di policy anche illuminato e moderno non sopravvive alla giungla normativa e abrogarle o riassumerle in testi unici. In secondo luogo la semplificazione effettiva del sistema amministrativo necessita di una maggiore qualità della regolazione e di una maggiore attenzione a misure di liberalizzazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi; variazioni nell’ordinamento legislativo producono a cascata alla debolezza sul piano dell’attuazione della macchina pubblica italiana. Il muro italiano è insidioso, è fatto di complicazione e opacità, di tempi infiniti e di autorizzazioni che sono un favore e non un diritto. Secondo il servizio studi della Camera dei Deputati le leggi sono 37.000. Secondo Sabino Cassese 150.000. Franco Bassanini si ferma a 50.000. Io ci aggiungo anche 28.000 tra leggi e regolamenti regionali. In tutte quelle pagine prospera la corruzione”. una mole enorme di attività amministrative, il cui costo dovrebbe essere valutato insieme all’analisi dei benefici che l’attività di riforma comporta. E’ opportuno essere consci che modifiche in un settore, non solo producono l’impatto direttamente stimato, ma generano una serie di side effects dal lato amministrativo. Uno fra tanti attiene ad esempio al necessario periodo di “rodag- Semplificazione: efficienza della Pubblica amministrazione e competitività e sviluppo del Paese gio” cui sono sottoposti i destinatari della modifica normativa e coloro che ne monitorano l’attuazione. E’ dunque ormai conoscenza comune che “riformare un settore/una normativa” richiede nel breve periodo uno sforzo amministrativo notevole che attiene sia al coordinamento con le leggi vigenti, sia alle procedure di attuazione ma soprattutto anche al percorso formativo richiesto ai soggetti che devono“implementare” ed eventualmente “sorvegliare” il rispetto della nuova normativa e ai soggetti che sono obbligati a rispettarla. Nondimeno non va trascurato che a volte politiche di semplificazione possono nel breve termine generare un sovraccarico amministrativo, attribuibile alle attività di adattamento del sistema alla novella legislativa: circolari esplicative, monitoraggio delle sovrapposizioni COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 16 Quando una politica è stata decisa non si è raggiunto alcun traguardo senza una piena attuazione Sara Signorini Claudia Peiti Società REF Ricerche - Milano Società indipendente che offre ricerca e consulenze personalizzate, organizza osservatori e attività di formazione e affianca aziende, istituzioni, organismi governativi nei processi conoscitivi e decisionali. www.refricerche.it legislative, ecc. Non ci si deve dimenticare che qualsiasi riforma nell’immediato presenta un costo d’avviamento e prima di porla in atto occorrerebbe quindi produrre robuste e condivise analisi costi/benefici. In Italia obblighi di valutazione preventiva e di verifica e valutazione dei risultati a scadenze prefissate sono previsti dalla Legge 246 del 2005 che individua rispettivamente queste attività nell’analisi dell’impatto della regolazione (AIR) e nella verifica dell’impatto della regolazione (VIR). L’AIR è, infatti, volta a valutare gli effetti di ipotesi di intervento normativo ricadenti sull’attività di cittadini e imprese, mentre la VIR riguarda la verifica periodica del raggiun- gimento delle finalità e la stima dei costi e degli effetti prodotti da atti normativi su cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. Le evidenze sull’utilizzo di questi strumenti sono tuttavia poco rincuoranti. Bisogna evitare interventi legislativi “di facciata” il cui effetto è produrre soprattutto altri provvedimenti Nel 2009 è stata emanata una direttiva con lo scopo di assicurare una produzione normativa di qualità, richiedendo ai ministeri proponenti, oltre ad una relazione illustrativa, una tecnico-finanziaria e una tecnico-normativa, una relazione sull’analisi di impatto regolamentare. Di fatto, i ministeri proponenti redigono questa relazione seguendo un formulario meccanico. A ciò si aggiunge che nell’ordinamento italiano non sembra ancora oggi essere entrata tra le pratiche di buon governo l’utilizzo di strumenti di sintesi delle informazioni, dai Libri Verdi che l’Unione europea identifica come gli strumenti per raccogliere riflessioni, idee e informazioni su un settore e da utilizzare poi per procedere ad una consultazione, ai Libri Bianchi che contengono invece le proposte di interventi. Oltre al ruolo cruciale delle attività di valutazione, un altro aspetto centrale riguarda il monitoraggio dei provvedimenti di attuazione. Quando una politica è stata decisa non si è raggiunto alcun traguardo se non se ne consegue una piena attuazione. Questo dipende da due ordini di motivi: da un lato sicuramente politicamente è più facile trovare consenso su un principio generale piuttosto che sui modi di attuarlo in pratica; dall’altro lato va evidenziata la complessità del procedimento che spesso richiede numerosi passaggi amministrativi. Il risultato però è che fino al momento in cui gli atti secondari non vengono posti in essere si è di fronte ad una disciplina incompleta e incerta. La stratificazione di norme primarie, secondarie, regolamenti e prassi tendono a produrre un blocco decisionale, come se vi fosse un nesso perverso tra assetto normativo e prassi amministrative. E’ necessario, quindi, lavorare su scelte immediatamente operative che non si perdano nel labirinto dei regolamenti attuativi, non producendo altro che nuova burocrazia che autoalimenta se stessa. In altre parole, bisogna evitare interventi legislativi “di facciata” che prima di produrre il minimo risultato necessitino di una lunga sequenza di provvedimenti attuativi. E questo semplice principio potrebbe costituire una prima buona pratica da applicare. HRD IL RE DEI RISULTATI, PER PROFESSIONISTI ED IMPRENDITORI Roberto Re, dicono che Lei sia il Re della formazione italiana: cosa significa? Indubbiamente, visto che Re è il mio cognome, il gioco di parole è facile! Ma, a parte questo, penso si riferiscano al fatto che la mia azienda è, numeri alla mano, l’organizzazione leader in Italia nel campo della formazione. Forniamo a professionisti ed imprenditori, ma non solo, strumenti molto pratici e concreti per ottenere più risultati, per gestire ancora meglio i propri collaboratori e clienti, per essere ancora più efficaci nella loro comunicazione e per gestire lo stress, ad esempio. Facciamo un lavoro mirato e funzionale, dopo aver fatto una specifica analisi di cosa quella persona necessita. Un po’ come in palestra, dove le persone allenano il loro fisico per essere più performanti: da noi si allena la mente! di grande prestigio, da Pirelli a Marcegaglia, nonché con campioni olimpionici. Cos’hanno in comunque queste categorie, apparentemente così diverse tra loro e come può Lei aiutare entrambi i casi? Di fatto la risposta è molto semplice: entrambe le categorie hanno in comune la gestione di se stessi. Per gestire una gara importante o un’attività, con collaboratori, clienti, soci, colleghi, mercato che cambia e vita privata, non sono la preparazione o le competenze a mancare, ma è la gestione emozionale, quella di se stessi a tutto tondo, che gioca un ruolo fondamentale: se si sa gestire la propria mente al meglio, in contesti in cui siamo sotto pressione, allora il gioco è fatto! Ma occorrono strumenti, strategia ed allenamento, in entrambi i casi. Lei ha lavorato con nomi eccellenti di aziende Italiane In Italia, nonostante tutto, ci sono tanti formatori: perché voi avete così tanto seguito? La nostra è senz’altro un’azienda molto solida, con 23 anni di attività sul campo e risultati concreti per i nostri clienti, grazie anche alla nostra formula vincente: attenzione al risultato finale più che al percorso da vendere. Abbiamo un programma che si chiama F.L.Y. ( Find The Leader in You) presente in 13 città italiane, (una delle quali ha sede a Firenze e la 14esima sarà a Viareggio, da Ottobre) dove ogni settimana i nostri corsisti acquisiscono strumenti e strategie, e le allenano; in più ogni cliente ha un Tutor dedicato che guida questo processo, affinché il risultato sia garantito. Insieme a questo c’è una full immersion di un week end, fatto direttamente con me: l’ Emotional Fitness, dove si impara proprio a gestire emozionalmente se stessi e a capire come guidare efficacemente gli altri. pensa che siano tutte americanate? Innanzitutto che bisogna prima provare per giudicare. Io per prima avevo questo pregiudizio: penso però che la cosa che conti veramente siano i risultati finali. Di fatto quello che facciamo ha un taglio tutto italiano, che spesso viene confuso con attività che prendono in prestito solo una parte di quello che facciamo: noi parliamo di cose molto pratiche, tangibili, che danno risultati concreti. Provare per credere. Per i lettori della rivista Ies, in omaggio una consulenza personalizzata con un Tutor di HRD. Per info contattare Nadia Testi. Telefono: 335 7018591, e-mail: [email protected] Rivolgiamo ora qualche domanda direttamente a Gabriella Rania, Direttrice del centro di Firenze e di quello in prossima apertura a Viareggio. Lei guida ogni settimana le persone che seguono i percorsi in Toscana: chi si rivolge più spesso a voi? A chi è rivolto quello che fate? È rivolto a persone che hanno standard alti. Qualunque sia il punto di partenza, se si hanno standard alti e quindi la volontà di migliorare ulteriormente le proprie performance, alloraa noi facciamo al caso loro. Cosa risponderebbe a chi publiredazionale AZIENDA “LA CERBAIOLA”, MONTALCINO QUANDO IL BRUNELLO SI METTE LO SMOKING di Marzio Dolfi E’ la storia di un successo e della voglia, ostinata, di mantenere promesse e standard di qualità: il Brunello Salvioni non ha bisogno di presentazioni, perché il suo spazio nel paradiso dei vini se lo è guadagnato negli anni. E oggi l’Azienda “La Cerbaiola” che lo produce ha gambe solide, in grado di muoversi in ogni parte del mondo. Il suo Brunello Docg non ha certo necessità di operazioni di marketing: ogni anno è già venduto prima ancora di essere imbottigliato “Si è realizzato il sogno di mio padre – ci dice Giulio Salvioni – quello di vedere una bottiglia con il suo vino in tutto il mondo. E’un sogno che ho condiviso e che sono riuscito a rendere realtà.” Dal Brasile a Singapore, dall’Australia al Canada, alla Cina al Sud Africa…. Se aggiungiamo l’Europa e gli Stati Uniti (il cliente più fedele), per l’Italia“resta”solo il 10%. Le bottiglie targate“Salvioni” fanno davvero il giro del mondo, andando oltre la globalizzazione: l’ottimo vino non ha davvero confini. “Mio padre ha saputo vendere il suo prodotto – commenta Alessia – e oggi per me non è davvero una fatica occuparmi delle vendite: sono gli importatori che ci cercano, anzi vorrebbero di più di quello che produciamo”. Ma la qualità non può andare a braccetto con la quantità. E’ una filosofia sulla quale non si fanno sconti in casa Salvioni. Giulio ha trasformato con decisione un’azienda ereditata dal padre negli anni ’70: l’ha resa moderna e l’ha sviluppata. E ha trasmesso ai figli la stessa determinazione e lo stesso entusiasmo. “Prima – ci dice – seguivo io sia il lato commerciale che agronomo, con il prezioso, decisivo, aiuto di mia moglie Mirella. Ora ci sono i miei figli ai quali ho passato la mano, ma che chiedono sempre i miei consigli”. Ad Alessia e David spetta il compito di tenere il timone di una rotta già tracciata. La prima segue soprattutto il lato amministrativo, il secondo quello tecnico e col- turale. Ma entrambi sono a fare tutto quello che serve: dal salire sul trattore, a controllare le vigne, alla cantina. “La Cerbaiola” mantiene la fisionomia dell’azienda familiare, ma da sempre ha avuto con sé un enotecnico, del Gruppo Matura, Attilio Pagli; e da poco ha preso dallo stesso Gruppo l’agronomo Stefano Dini. La culla del Brunello Salvioni è in 4 ettari di vigne nelle colline di Montalcino. Il cuore del vino è proprio nel centro del paese, dove è collocata la cantina. La scelta è quella di puntare tutto sulla commercializzazione del vino pregiato base e non fare riserva. Poche volte è stato prodotto il Rosso. E non succederà per le prossime tre annate, quando dalle cantine Salvioni uscirà ancora solo Brunello. Una scelta “esclusiva” che ha pagato fin dal debutto della prima annata prodotta nel 1985. Un nuovo arrivo subito apprezzato dal mercato e dagli esperti, che hanno consegnato negli anni molti rico- noscimenti all’etichetta, che ha collezionato premi e“stelle”. Oggi il Brunello Salvioni vuol dire circa 10.000 bottiglie per ogni annata. Una produzione relativamente piccola, che ha però alle spalle un grande lavoro di selezione selle uve.“Se vogliamo fare un prodotto di nicchia – commenta ancora Giulio Salvioni - dobbiamo essere consapevoli che il Brunello è un signore in smoking e che non può seguire mode”. E ricorda che solo da poco l’azienda ha scelto l’imbottigliamento e l’etichettatura automatici. Questo però senza tradire quella che il capofamiglia chiama la“regola delle tre p”: pazienza, pulizia, passione. Chiunque metta piede nelle cantine, o fra i filari della vigne, de“La Cerbaiola” si rende conto di come questo stile di vita sia diventato una filosofia aziendale. www.aziendasalvioni.com publiredazionale COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - FIRENZE IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 19 La burocrazia schiaccia le imprese Poca trasparenza, tempi lunghi, costi alti, la competitività delle imprese continua ad essere messa alla prova di Maurizio Abbati, giornalista freelance S abbia nel motore delle imprese. La burocrazia è un peso troppo grande da trascinarsi dietro, che rende difficile rimanere competitivi su scala mondiale a fronte di paesi dove la libertà d’impresa è effettiva e non solo un’idea. E L’Italia in quanto a burocrazia non la batte nessuno, o quasi. Secondo gli ultimi dati del Global Competitiveness report 2014, nel “total tax rate” l’Italia si piazza al 138° posto su 146 paesi presi in esame. E pensare che nazioni come Angola e Burundi si trovano al 39° e 40° posto. In quanto a efficienza delle istituzioni siamo al 102° posto. Nell’efficienza del sistema giuridico per le controversie di business ci collochiamo al 145° posto su 148 dopo paesi quali Paraguay e di nuovo Burundi e Angola. Infine, ma non meno sconcertante, il dato che ci pone al 126° posto in quanto a favoritismi nelle decisioni da parte di esponenti politici. E la situazione non sembra tendere a migliorare, nonostante le buone intenzioni. “La burocrazia esercita un peso eccessivo sulle imprese e si ripercuote in termini di costi che appaiono del tutto sproporzionati rispetto alla qualità dei servizi ricevuti”. Mette a fuoco il problema Sandro Ratti, presidente della Sezione Fiorentina Nord di Confindustria Firenze e Risk manager e presidente dell’organismo di vigilanza D. Lgs.231/01 di Gkn.“Da un lato infatti abbiamo la questione di una pressione fiscale non sostenibile, come dimostrano anche le più recenti classifiche, che vedono il nostro paese al 138° posto in questa speciale classifica; dall’altro lato invece c’è l’aspetto di servizi alle imprese inadeguati, caratterizzati da una estrema complessità e frammentazione normativa, che generano grande incertezza. Altro problema – prosegue Ratti – è quello dei tempi troppo lunghi della macchina amministrativa, che si traducono inevitabilmente in costi aggiuntivi per le aziende, che proprio per questo motivo sono anche disincentivate ad investire”. Meno leggi e norme più semplici dunque? “Certo. Le imprese hanno estremo bisogno di minore complessità e che venga avviato un processo di omogeneizzazione delle imposte, così da rendere trasparenti i costi a loro carico. In questo senso un passaggio importante dovrebbe rivelarsi la nascita della città metropolitana, da cui ci attendiamo proprio una svolta in termini di chiarezza dei procedimenti amministrativi e di semplificazione a livello locale, che potrebbe tradursi in una riduzione dei tempi di attesa a proposito dell’analisi delle pratiche”. Qual è in termini economici l’incidenza della burocrazia sulla nostra realtà economi- ca? “Sicuramente pesante. Pensi che secondo il Centro Studi di Confindustria lo snellimento di un punto percentuale della macchina amministrativa sarebbe in grado di generare un innalzamento dello 0,9% del nostro Pil. Risultato quanto mai prezioso in una fase come l’attuale, in cui il Pil è stato rivisto al ribasso e gli indicatori evidenziano come, nonostante alcuni segnali, la ripresa ancora non si concretizzi. E’ dunque irrinunciabile riuscire ad incidere in modo chiaro sui costi della pubblica amministrazione”. Parliamo di internazionalizzazione. Un altro tema caldo, specie per quanto riguarda i servizi messi a disposizione delle imprese. “Internazionalizzare e differenziare è ormai strategico per le imprese che vogliono crescere. Purtroppo in questo senso noi paghiamo lo scotto di una realtà industriale caratterizzata da un livello dimensionale medio-piccolo, che diventa un fattore di criticità quando si punta all’export. C’è poi appunto il discorso dei servizi. Per fortuna abbiamo molte eccellenze che vanno avanti per conto loro, fidando solo sui propri mezzi. Le altre realtà però soffrono e avrebbero bisogno di essere aiutate, cosa che non accade se non in rari casi. In questo senso l’area industriale fiorentina è favorita, perché ha la fortuna di presentarsi come un territorio assai differenziato, con aziende di dimensioni sopra alla media, e questo ci ha consentito di reggere meglio di altre aree alla crisi”. Una crisi che comunque si è fatta sentire anche qui da noi e che non accenna a passare. “Inevitabilmente. In particolare per quanto riguarda alcuni settori, che sono sati falcidiati. Quello che poi è sicuramente cambiato è il dinamismo di impresa, che non è più lo stesso degli anni precedenti alla crisi. Come dimostra anche il tasso di natalità imprenditoriale, fortemente diminuito. Per quanto riguarda le prospettive, al momento non vediamo alcuna inversione di tendenza purtroppo, o almeno non ci sono segnali chiari che ci facciano pensare di poterci mettere in tempi brevi la crisi alle spalle. Ma dobbiamo lavorare per costruire il nostro futuro”. Sandro Ratti STUDIO LEGALE LASTRUCCI LA SFIDA PER UNA GIUSTIZIA A MISURA D’IMPRESA Nel corso della propria storia professionale lo Studio Legale Lastrucci si è specializzato in consulenze mirate nei diversi settori del diritto civile, della contrattualistica, del diritto tributario e del diritto penale che ha attinenza con l’attività di impresa (tributario, urbanistico-edilizio, societario, infortuni sul lavoro, fallimentare), con l’obiettivo di prevenire, ove possibile, l’insorgere di controversie o di risolverle nel migliore dei modi e, compatibilmente con i tempi della Giustizia, il più velocemente possibile. Lo studio offre un servizio di consulenze rivolto alle Imprese ed ai privati per guidarli all’interno del complesso sistema legislativo e giudiziario, avvalendosi – oltre all’esperienza maturata – anche dell’attività di validi Colleghi e collaboratori, nonché di una fitta rete di corrispondenti in Italia e nelle principali città Europee. E’ su questo bagaglio di esperienze che siamo andati a sollecitare una serie di riflessioni. “Il nostro raggio d’azione è abbastanza ampio – dice l’avvocato Marcello Lastrucci - insieme ad altri Colleghi di studio, ci occupiamo di diversi ambiti che hanno maggiormente a che fare con le attività in cui sono coinvolte le imprese che operano sul territorio, sempre ammesso che le stesse restino in piedi - aggiunge con amarezza - perché stiamo seguendo anche procedimenti di aziende che ricorrono a procedure concorsuali, in quanto costrette a chiudere i battenti. Questo mi sta preoccupando sia come avvocato, ma prima di tutto come cittadino di Prato, che sta assistendo ad una debacle di gran parte dell’industria tessile, un tempo fiore all’occhiello nel mondo”. Ma con Marcello Lastrucci, avvocato di provata esperienza e Presidente della Camera Civile di Prato, non potevamo non tastare il polso alla sua idea di giustizia e “provocare” qualche considerazione su quello che succede nei Tribunali. “Negli ultimi anni oramai troppe volte abbiamo assistito ed assistiamo ad interventi sulla giustizia, che vengono adottati in via d’urgenza, spesso sotto forma di Decreto Legge (come è avvenuto adesso con il D.L. n. 90 / 2014) e quindi mai attraverso una seria, organica ed approfondita riscrittura delle norme del Codice di Procedura Civile”. Questo, naturalmente, influisce negativamente, anche sulla vita delle aziende che - pur perseguendo il legittimo obiettivo di una concreta “competitività” - giungono spesso ad ottenere un provve- dimento in epoca molto lontana da quella auspicata, ben al di fuori della velocità dei tempi con cui si svolgono gli scambi ed i commerci, specie in un mondo globalizzato, qual è quello attuale. “Penso alla riforma del processo societario - precisa Lastrucci - che venne introdotta con il D. L.vo n. 5/ 2003, entrata in vigore il 1° gennaio del 2004 e che nel 2009 (con la Legge n. 69/09) è stato totalmente abolito. Questo modus publiredazionale procedendi non è cambiato. Basti ricordare il Tribunale delle imprese, che fu istituito con D.L. n. 1 del 2012 e che è entrato in vigore dal 20 settembre dello stesso anno: con tale provvedimento si sono accentrate le competenze dei Tribunali posti nei capoluoghi di regione e di pochi altri per gestire, assieme alla vecchia materia delle controversie sui diritti di proprietà industriale, le liti delle società di maggiori dimensioni, società di capitali, che hanno ad oggetto, appunto, liti inerenti i rapporti societari e/o con gli organi della stessa: pensiamo alle azioni di responsabilità da esperire, anche da parte delle curatele fallimentari, verso gli ex amministratori o verso gli ex componenti dei collegi sindacali. E questo, se alcune Sedi più organizzate ha portato dei pur lievi miglioramenti, in tante altre (la stessa Firenze, che già ha assorbito recentemente le sezioni distaccate di Pontassieve e di Empoli è in emergenza) non esiste un numero tale di magistrati da poter organizzare una Sezione specializzata che dia veramente un’accelerazione a quel tipo di procedimenti, per i quali è previsto - peraltro - un pagamento più elevato del contributo unificato”. Occorre, infatti, potenziare gli Organici e monitorare, al contempo, quale sia l’andamento di tale tipo di cause nei vari Fori interessati. Sotto altro aspetto, si è cercato di lavorare con l’introduzione del Processo Civile Telematico, entrato in vigore (per le nuove cause) dal 30 giugno u.s. e che entrerà a regime anche per quelle più remote dalla fine del corrente anno. Tuttavia, anche qui occorre verificare le Sedi che sono già pronte per adottare il nuovo sistema e quelle che non lo sono. Con il recente D.L. n. 90/2014 , alla fine dello scorso giugno sono state emanate anche talune norme integrative per l’introduzione del PCT. “Ma l’innovazione dipende dall’organizzazione dei Tribunali – spiega l’avvocato Lastrucci - : se non c’è la struttura è difficile organizzare. Con tale provvedimento abbiamo anche assistito all’ennesimo aumento del contributo unificato che è cresciuto di un ulteriore 15% , che si somma a tutti quelli che già esistevano. Per fare un ulteriore esempio: già la marca da bollo per l’iscrizione a ruolo delle cause era passata dall’inizio del corrente anno da 8 a 27 euro per ogni procedimento: il 350% in più. Quindi stiamo assistendo a un continuo chiedere all’utente e questo senza porre in essere un intervento organico e generale. Ho sentito dire che si faranno i processi in un anno: secondo me è una pia illusione perché non è possibile, ma è una dichiarazione del Presidente del Consiglio”. Questi aumenti continui diventano dei veri e propri salassi nelle cause anche di medio valore, e non si associano ad un tangibile miglioramento. In proposito è significativa l’esperienza di Prato. “E’ una situazione che conosco bene – riprende Lastrucci – qui è entrato in vigore il processo telematico, grazie all’impegno di taluni magistrati, dei Cancellieri, del per- sonale di Segreteria e, soprattutto, del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, che ha messo a disposizione un componente esperto in informatica e che, insieme all’Ordine dei Dottori Commercialisti, ha acquistato materiale hardware (pc, stampanti, scanner), poiché non era sufficiente quello dato in dotazione del Ministero. Se da un lato, insomma, si chiede all’utente giustizia un sempre maggiore sforzo economico, dall’altro, non si ha un ritorno in tema di organico e di strumenti, affidandosi all’impegno dei singoli ed è evidente che questo modus operandi non sia risolutivo dei problemi della giustizia. Anche per questo resto molto scettico di fronte a tanti interventi che sono stati e si stanno attuando”. C’è chi ha visto l’Avvocatura stessa un po’ostica verso i cambiamenti, ma ciò non è vero. “Gli avvocati – dice con decisione Marcello Lastrucci – vogliono il rispetto dei diritti; è giusto anche limitare l’accesso alla giustizia attraverso lo strumento della mediazione obbligatoria recentemente entrato in vigore o trovare altri modi di risoluzione delle controversie, ma lo Stato deve garantire che di fronte a una domanda giudiziale ci sia una risposta in tempi accettabili, non come quelli a cui ci troviamo spesso davanti, con gravi danni e conseguenze per i cittadini”. I tempi dei processi sono un male endemico della nostra Giustizia e sono un limite che pesa sulla struttura stessa del nostro sistema produttivo. Per questo “sempre più l’imprenditore, che ha bisogno di strumenti rapidi ed efficaci che lo portino ad una risoluzione di una controversia – commenta ancora Lastrucci - si trova invece spiazzato e smarrito di fronte ai tempi che vede davanti per giungere a una sentenza”. E cita come “importanti” la creazione di Organismi Arbitrali come la Corte Nazionale Arbitrale che ha creato l’Unione Nazionale delle Camere Civili, o altri Organismi già esistenti, in grado di mettere in moto procedure arbitrali a costi contenuti, per arrivare ad una decisione in tempi ragionevoli, che possono essere di qualche mese o al massimo di un anno. www.studiolastrucci.it publiredazionale IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 22 COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - AREZZO, GROSSETO, SIENA Pubblico e privato, è l’ora di fare squadra La crisi è un’occasione per riflettere e riformare: le norme servono, ma devono essere chiare e rigorose per tutti di Giuseppe Nigro, direttore “Sienafree.it” ”H o una fabbrica in Inghilterra, esportiamo in tutto il mondo, dalla Cina al Brasile. Sicuramente all’estero c’è una migliore distinzione dei ruoli, quando serve qualcosa si sa dove andare”. La vita di un imprenditore è nelle piccole cose, la lotta alla burocrazia è nelle piccole cose. Apparentemente semplici, sicuramente logiche. Racconta l’ingegner Albano Bragagni, presidente di Tratos SpA di Pieve Santo Stefano (Arezzo), dove è anche sindaco, dunque ha un quadro completo anche sul fronte degli amministratori: “Il pubblico funzionario si può trovare in difficoltà con le norme variegate e contraddittorie con cui ha a che fare: leggi che dicono tutto e il contrario di tutto, la pluralità di interventi della pubblica amministrazione sullo stesso argomento... Per strada ci sono polizia, carabinieri, vigili urbani, polizia provinciale, anche la forestale... Il legislatore deve cominciare a fare chiarezza su chi fa cosa. Una volta per rinnovare i passaporti ci volevano 15 giorni, adesso in Valtiberina c’è una stazione che se ne occupa in una mattinata. Ma bisognerebbe che il pubblico funzionario interpretasse sempre il suo lavoro come un servizio nei confronti dell’utente e non come un piacere che fa al povero cittadino che va lì, a cui lui si degna di dare una risposta”. E qui si passa a un altro aspetto che sta a cuore agli im- prenditori: “La burocrazia spesso dipende dalla prepotenza del funzionario pubblico, che si mette a cercare ostacoli invece di permettere tutto quello che non è vietato. In un paese civile è una vergogna che un imprenditore se ne vada in Austria o Svizzera perché funziona meglio la burocrazia – non in Cina o Cambogia per un problema di costi –. Finisce l’industrializzazione in molte zone, si faticano a trovare pezzi di ricambio e se il territorio sta diventando desertico non ci guadagna nessuno”. Se la burocrazia non funziona, aumentano le tentazioni di cercare scorciatoie: “Non ho mai avuto esempi personali che la burocrazia si possa risolvere corrompendo. Credo piuttosto che ci sia la volontà di fare poco, e la disorganicità dell’organizzazione permette di giocare nell’equivoco, perché nessuno si prende responsabilità”, conclude Bragagni, tornando a monte del problema:“Lavorare sul funzionario pubblico non è complesso se chi legifera ha le idee chiare, togliendo sovrapposizioni e potere, che è nascondersi dietro a qualcosa che permette di non fare niente. Ci devono essere meno enti e meno passaggi. Le responsabilità ci devono essere, ma su un argomento non possono legiferare in tanti”. “Pubblico e privato devono fare squadra ritrovare il senso della coesione nel comune interesse; credo che questa crisi così tanto negativa, possa essere COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - AREZZO, GROSSETO, SIENA un’opportunità per riflettere e riformare”. E’ l’auspicio di Zelindo Guidati, membro del consiglio direttivo di Confindustria Grosseto in rappresentanza della Montecristo Srl.”La burocrazia scarica sulle imprese costi misurabili su più livelli. Quello strettamente economico, per l’impiego di risorse umane per gli adempimenti burocratici i cui costi si riverberano negativamente a danno della competitività, e quello psicologico/ oppressivo conseguente all’incertezza normativa, all’arroganza di talune imposizioni, alla difficoltà ad adempiere e far valere i propri diritti, all’evidenza quotidiana di doversi occupare di cose completamente avulse da ciò che dovrebbe riguardare il fare impresa. Tirando le somme, la propensione all’ intraprendere, in Italia, risulta compromessa anche per l’eccesso di burocrazia”. Ovvero la situazione in cui rischia di prosperare la corruzione: “Non dispongo di dirette esperienze sul tema specifico, ma è intuibile che la corruzione trovi terreno fertile in un contesto confuso fatto dalla regola e dal suo esatto contrario interpretativo, tale da far corrispondere a identici comportamenti effetti differenti sul piano pratico”. E allora forse è il caso di partire dalla stratificazione legislativa: “Siamo il paese del diritto, ma purtroppo di esso Albano Bragagni c’è sempre meno certezza, il sovrapporsi di normative europee, nazionali e regionali, relativi regolamenti e circolari applicative spesso determina un quadro incerto, si legifera sull’esigenza del momento senza considerare le eccezioni che possono rendere una nuova regola incerta od inutile e spesso contraddittoria con altre regole già in vigore. Ma il problema – dice ancora Guidati – non è nelle normative bensì nel nostro apparato burocratico, spesso in grado di prevaricare anche i politici: si ha difficoltà a considerare le imprese un veicolo di valore economico e sociale ma piuttosto sono quelle che inquinano, che sfruttano il lavoro, che non pagano le tasse... Insomma, in nome di un asserito senso dello Stato e del pubblico, invece di supportarle con servizi di qualità ed infrastrutture, la P.A., quasi per punizione, gli trasferisce costi, adempimenti, gabelle”. Zelindo Guidati “La maggiore penalizzazione della burocrazia ritengo sia quello di dare prevalenza al rispetto formale-procedurale, dimenticandosi completamente di quello sostanziale”. L’analisi è di Andrea Tanzini, titolare dell’omonima azienda di costruzioni e presidente di Ance Siena. “L’attività della pubblica amministrazione dovrebbe essere tesa a facilitare l’azione degli operatori ma lo stratificarsi di norme e regolamenti rendono spesso incomprensibili le richieste. I tempi dell’economia non coincidono più con quelli della burocrazia e l’effetto di tante norme e regolamenti non è di maggior tutela e salvaguardia quanto viceversa il blocco delle iniziative per incertezza operativa”. È chiaro che una parte di burocrazia non è evitabile: “Le norme ci devono essere, guai a non averle, ma devono essere chiare per tutti, non interpreta- Non servono altre leggi per semplificare, basta applicare bene quelle già esistenti IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 23 Andrea Tanzini bili, e rigorose anche nelle sanzioni per chi non le rispetta. E questo è un elemento disincentivante per gli investimenti esteri. Anche a questa possibilità di interpretazione legislativa, oltre al ritardo infrastrutturale, si deve l’arretratezza del nostro paese. Così come è deleteria la mancanza di tempi certi nella P.A.”. Non sempre le imprese capiscono qual è la reazione migliore: “L’imprenditore che ha un progetto in mente utile per la sua azienda, non può essere frenato nell’azione dai tempi della burocrazia; è inevitabile che la reazione, per necessità, sia quella di cercare scorciatoie quando i tempi si allungano. Gli ordini professionali sono una risorsa preziosa se di stimolo per la messa in atto delle norme e leggi ma non sempre rispettati”. E dal problema si passa alla soluzione:“Informare è una delle chiavi principali del problema: la divulgazione delle informazioni è compito delle Associazioni. Non servono altre leggi per semplificare, basta applicare bene quelle già esistenti – conclude Tanzini –. La semplificazione non è riscrivere le norme in modo diverso, ma scrivere gli obiettivi da raggiungere, determinare gli standard della prestazione – per stimolare tutta la filiera – dando libertà operative di come raggiungerli: allora solo così la competenza e capacità professionale degli operatori emerge”. IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 24 COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - AREZZO, GROSSETO, SIENA E’ tempo di cambiare Meno burocrati e sindaci con più potere decisionale per aiutare gli imprenditori contro la burocrazia che blocca la crescita, ma anche concentrazione di competenze per maggiore afficienza di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it” S ono la “faccia” della pubblica amministrazione, quella che i cittadini possono vedere più spesso, dal vivo: non celata e non filtrata dalle telecamere. Sono lo “sportello-clienti”, l’interfaccia di un macchinario enorme – quello della P.A. – e sembrano quelli più arrabbiati se il sistema di cui fanno parte s’inceppa. Perché poi, coi cittadini, devono vedersela loro: i Sindaci. All’interno del meccanismo pubblico, ci sono una serie di figure oscure, di amministratori grigi, di imbucati negli enti e nelle partecipate, di mandarini di livello variabile nell’enorme scala burocratica. Ma i sindaci, per il ruolo cruciale dei Comuni sul territorio e per la visibilità che hanno, non possono nascondersi. E in tempi di vacche magre, sono sempre più spesso tra quelli che vorrebbero davvero la semplificazione. “Servono più responsabilità e potere decisionale per i sindaci e ci vorrebbero meno burocrati”. A parlare è il sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani, nipote dello statista Dc Amintore. Avvocato ed ex parlamentare ulivista, è al secondo mandato come primo cittadino della sua città. E sulla questione della burocrazia spiega il suo punto di vista, mettendo il dito nella piaga della lentezza connessa alla sovrabbondanza di autorizzazioni nei pubblici lavori: “Se occorre fare un’opera bisognerebbe poterne affidare la responsabilità ad un unico soggetto. Il resto è un appesantimento”. E invece spesso i Comuni devono attendere il parere di Regione, Provincia, Arpat, etc. “Qualsiasi variante – aggiunge il sindaco – è una difficoltà”. Poi racconta un aneddoto:“E’ venuto da me un imprenditore straniero. Si è informato sulla possibilità di realizzare un progetto innovativo, sfruttando l’energia ottenuta dai pannelli solari, nella campagne di Arezzo, fra Civitella e San Zeno. Aveva necessità di iniziare i lavori entro sei mesi, ma questo non glielo ho potuto garantire, perché il cambio di destinazione dei terreni che l’opera avrebbe imposto prevedeva un iter molto lungo”. E così si rischiano di perdere opportunità e investi- menti sul territorio. In definitiva, suggerisce Fanfani “ci vorrebbe un ente che abbia tutte le competenze necessarie, che possa essere autonomo nelle scelte”. Emilio Bonifazi, è il sindaco – rieletto – di Grosseto. Ha una lunga esperienza di amministratore alle spalle e non ha dubbi: “Il problema principale del primo cittadino è il numero elevato di normative contraddittorie che non permettono di dare una risposta, rapida e certa, al cittadino”. Secondo il sindaco grossetano, per superare l’impasse, bisogna premere sul pedale dell’autocertificazione. “Così si possono eliminare tante scartoffie. Ovviamente ci deve essere responsabilità vera, se certifico COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - AREZZO, GROSSETO, SIENA il falso sono guai”. Poi propone una ricetta per risolvere le dispute fra amministrazioni: “Se chiedo il parere ad un altro ente su un’opera e non arriva una risposta – che so – in trenta giorni, dovrebbe valere la regola del silenzio assenso”. E poi sciorina un vasto campionario di lungaggini tipicamente italiane di cui è stato testimone. Come quello della disputa tra due Comuni nella scelta tra un soprapasso e sottopasso, con tanto di ricorso al tribunale.“Sono passati 15 anni e i lavori non sono ancora iniziati”. Oppure, gli anni che ci vogliono per approvare un piano regolatore. E mentre le cose cambiano, con una lentezza disarmante, cambiano molto più rapidamente le esigenze dei cittadini.“Quel che serviva un tempo, poi diventa inutile”, argomenta Bonifazi. Infine la testimonianza di un’opera con competenze record “in cui sono stati coinvolti due comuni, la Provincia, la Regione, il Genio civile, la Capitaneria di porto, l’Asl, l’Arpat e due Soprintendenze. Come si può pensare di snellire le procedure in questo modo? In Austria per una pratica edilizia c’è un foglio A4, da noi rotoli di carta”. Infine una constatazione. “Io non penso di essere un fenomeno, ma un po’ d’esperienza amministrativa ce l’ho. Mi impegno a fondo IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 25 Giuseppe Fanfani in quel che faccio e così fanno i miei collaboratori. Purtroppo ho la certezza di esser costretto a lavorare 100 per ottenere 2 o 3”. Il nuovo primo cittadino di Siena si chiama Bruno Valentini. Ha avuto già la fascia tricolore a Monteriggioni e chiede un cambiamento a gran voce. “I principali ostacoli alle iniziative imprenditoriali – dice risoluto – sono la burocrazia e il peso della Pubblica amministrazione. Non tanto la pressione fiscale”. La celerità della risposte della Pubblica amministrazione sono un fattore decisivo per far tornare l’Italia sui binari della crescita, anche per attrarre investitori stranieri. “Li mandiamo in bestia – dice Valentini – con l’interpretazione delle nostre norme”. Poi c’è il tema, annoso, dello spezzetta- Norme contradditorie non permettono risposte rapide e certe, e il cittadino-imprenditore paga Emilio Bonifazi mento delle competenze.“Come nel caso dell’acqua: ci sono sette o otto enti competenti, troppi. Lo stesso avviene in campo urbanistico. Per trasformare una clinica pediatrica ormai inutilizzata in hotel ci vuole tanto, troppo tempo. Anni, decenni. A Siena non abbiamo industrie, la nostra industria è il turismo. Se non possiamo costruire alberghi è la fine. E poi: è giusto avere sensibilità per il paesaggio, ogni opera deve essere rispettosa dell’ambiente, della storia, della cultura. Ma tutti gli aspetti vanno definiti in sei mesi, non in sei anni”. E a Siena, dove pure la tribuna dello stadio cittadino (degli anni ‘30) è monumento, non è facile poter avere rapide autorizzazioni. “Sono di un’opinione – prosegue il sindaco – in un territorio urbanizzato ci vuole più libertà, perché ci possono essere immobili inadeguati a livello sismico ed energetico, in campagna ma- Bruno Valentini gari è giusto avere una sensibilità diversa”. Anche se poi gli eccessi si sprecano.“Una volta – racconta Valentini – da sindaco di Monteriggioni mi bloccarono per via della destinazione di un terreno. Era autorizzato per ospitare un albergo, non un bed&breakfest. Il problema dell’urbanistica è che è una scienza opinabile: mandare un controllo della procura in un ufficio urbanistica è come mandare un cacciatore in riserva. Si troverà sempre qualcosa che non va, le prescrizioni sono troppe e a volte in conflitto”. Emblematico l’esempio di un fabbricato “da demolire per qualche centimetro di troppo del tetto”.“La logica della burocrazia – aggiunge Valentini – prevede che ogni ente competente metta bocca su un progetto. E’ il gioco dell’oca, se non c’è accordo si riparte da zero. Le competenze andrebbero concentrate. Solo così potremmo avere più efficienza e minori costi”. IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 26 COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - LIVORNO Alle imprese servono certezze I tempi delle P.A. sono incompatibili con la crescita. Servono procedure certe e obiettivi prefissati per agevolare lo sviluppo economico di Mauro Bonciani, giornalista “Corriere Fiorentino” S e ne parla da sempre, ma la burocrazia, la grande mole di leggi e norme, le competenze intrecciate tra vari enti, restano uno dei problemi più rilevanti per le imprese. Un fattore che ostacola competitività e margini di profitto, con conseguenze anche sull’occupazione. Lo sa bene Confindustria Livorno, che ha anche proposte concrete per sbloccare la situazione. “Purtroppo è cambiato poco, nonostante i tanti annunci e le tante riforme – spiega il direttore di Confindustria Livorno e ad di Confindustria Livorno Servizi, Umberto Paoletti –. Il vero problema non è tanto la farraginosità delle procedure ed il fatto che ogni volta si debbano ripresentare i documenti ai vari soggetti interessati invece di avere un soggetto capofila che li trasmette agli altri, quanto i tempi spesso lunghi o lunghissimi per ottenere risposte dalle pubbliche amministrazioni; tempi oltretutto incerti. Paradossalmente è meglio avere un no che attendere mesi ed anni senza ottenere risposte, un fatto che è incompatibile con qualsiasi tempo dei piani aziendali. E’ incompatibile con lo sviluppo”. “Rispetto agli annunci, alle riforme, alle assicurazioni di velocizzazione gli effetti pratici sono piuttosto scarsi, soprattutto a livello governativo – sottolinea ancora Paoletti –. Non si riesce a far passare il concetto che occorre monitorare e far funzionare le leggi esistenti e non produrne sempre di nuove, con il risultato che la burocrazia alimenta se stessa, oggi come ieri”. Ed i costi per le imprese? “Sono molto elevati. C’è il “costo uomo”, cioè le risorse di personale che un’azienda deve impiegare per istruire e seguire una pratica, che è rilevante e lo è ancora di più se poi il progetto non viene realizzato. C’è poi un costo “indiretto” ancora più rilevante”. Cioè?“I tempi lunghi ed incerti delle decisioni delle pubbliche amministrazioni e degli enti di vigilanza e controllo creano ostacoli all’attrattività dei territori, sono uno dei fattori che fanno mettere nella black list degli investitori, soprattutto esteri, una zona, facendogli spostare investimenti altrove con effetti negativi anche sull’occupazione. Questo è uno dei fattori della deindustrializzazione della nostra provincia anche se abbiamo insediate 34 multinazionali italiane o estere che occupano 6.900 persone, per un fatturato complessivo di 5 miliardi di euro. Un esempio? Gli investitori hanno dovuto cancellare il progetto di un terminale gas a Rosignano Solvay perché dopo otto anni dalla sua presentazione non era arrivata loro alcuna risposta… Al contrario occorre dialogo tra livelli istituzionali, Comuni, Regione, Ministeri, per fluidificare le procedure, come chiediamo da tempo”. Per Paoletti i rimedi ci sono e sono concretizzabili. “Occorre sperimentare sui territori metodi per coordinare imprese, enti e autorità di vigilanza sui tempi relativi ad un obiettivo. Ad esempio un decreto ministeriale ha appena riclassificato le zone industriali da bonificare delle province di Massa/ Carrara e Livorno da interesse nazionale a interesse regionale grazie ad un’azione concertata tra Regione, Enti locali e Associazioni degli industriali che continuerà con un tavolo su tempi e procedure certe: non per eludere obblighi o costi, ma per raggiungere appunto obiettivi prefissati e agevolare lo sviluppo economico. Una soluzione che può essere allargata a ogni settore, combattendo così la burocrazia. Servirebbe insom- ma – aggiunge Paoletti – un patto tra imprese e pubbliche amministrazioni: le imprese si impegnano ad adempiere ad ogni obbligo e le pubbliche amministrazioni a rispettare i tempi delle procedure indicando chi ne è il responsabile e facendo sì che ne risponda personalmente se non rispetta i tempi e non comunica alle imprese eventuali documenti carenti, evitando così le attuali incertezze”. Fatto che permetterebbe di centrare un altro risultato: “Oggi non si sa a che punto è una pratica e su quale tavolo, elemento che purtroppo favorisce la corruzione, non solo nel settore degli appalti. Con le semplici riforme che proponiamo si eliminerebbe anche questo elemento negativo di cui sono vittime sia le aziende che le pubbliche amministrazioni”. I tempi lunghi e incerti delle P.A. spingono i territori nella black list degli investitori Umberto Paoletti COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - LIVORNO IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 27 Contro la burocrazia arriva il timer Tempi e responsabili certi, per rispondere prontamente alle richieste dell’impresa e del cittadino di Mauro Bonciani, giornalista “Corriere Fiorentino” C ome cittadino e professionista ha affrontato la burocrazia, come sindaco si prepara a farlo dall’altra parte della barricata. Filippo Nogarin, ingegnere aerospaziale, 44 anni, del Movimento 5 Stelle, è il nuovo sindaco di Livorno e la lotta alla burocrazia e la semplificazione sono punti cardini del suo programma amministrativo. “Sono sincero – spiega il sindaco –, come libero professionista la cosa che mi ha dato più noia, che meno sopporto, nei rapporti con la pubblica amministrazione è stato il rapporto non univoco, la perdita di tempo e la confusione derivante cioè dal fatto che per la stessa pratica un ufficio ti chiede una cosa, un secondo un’altra, il terzo un’integrazione… Così rimbalzi da un ufficio all’altro e hai l’impressione che la pubbli- ca amministrazione sia una entità ‘gommosa’, non favorevole al cittadino, al libero professionista, all’imprenditore. Mi ha sempre dato noia la mancanza di un unico ed univoco interlocutore”. Anche per questo Nogarin ha voluto una delega mirata alla semplificazione, un assessorato che si occupi anche di questo. “Come amministrazione abbiamo messo subito un focus sulla semplificazione. L’obiettivo è lavorare su due fronti – spiega Nogarin –: la semplificazione della burocrazia per favorire le imprese e il cittadino e una Pubblica amministrazione più snella e più efficiente che consenta di superare il problema dei tempi incerti e delle troppe richieste che riguardano una pratica o un progetto. Stiamo già lavorando Semplificare: più efficienza e garanzie per tutti e con tutti Filippo Nogarin su questi temi, ad iniziare dalla informatizzazione di alcuni settori e dalla riattivazione del protocollo che il Comune aveva con l’Università di Pisa per uno sportello che aiuti, supporti, faccia da tutor ad imprese e cittadini che vogliano usufruire di fondi europei, accompagnandoli in questi non facili percorsi”. Per il neo-sindaco di Livorno la scommessa ha un nome: “La creazione di un timer certo ed univoco per ogni singolo tipo di pratica. Vogliamo cioè assegnare un tempo ad ogni pratica che vada rigorosamente rispettato e sia uguale in tutti i casi della stessa fattispecie, senza discrezionalità degli uffici e della macchina comunale. Il timer – sottolinea – non solo dà più efficienza ma è una garanzia esterna ed interna: esterna verso tutti i soggetti interessati ad un progetto o ad una pratica o ad un investimento, interna perché ci permette di evidenziare eventuali criticità, capire perché un ufficio o un dirigente è più lento o veloce di altri, mostrare se esistono ad esempio ‘scorciatoie’ in alcuni settori ma anche adottare modelli virtuosi se questi sono già all’interno dell’amministrazione. Tempi e responsabili certi significa anche trasparenza, un altro mio pallino su cui stiamo già lavorando”. Sapere chi fa cosa anche come lotta alla corruzione: “Il problema della corruzione esiste, anche in Toscana, e mi permetto di osservare che con il nostro timer le pratiche saranno uguali per tutti, senza appunto scorciatoie: sapere chi fa cosa e in che modo ci permetterà di porre i riflettori su eventuali incongruenze”. Nella provincia di Livorno il settore industriale, manifatturiero, è molto importante, anche se ha perso peso con gli anni. “Mi sono reso disponibile per incontrare le multinazionali italiane ed estere del nostro territorio ed ho avuto già incontri con chi è presente o con investitori che vorrebbero arrivare – spiega Nogarin –. La cosa di cui tutti hanno più paura, la prima preoccupazione che mi hanno espresso, specie gli stranieri, è proprio la troppa burocrazia, l’entrare in situazioni incerte. Questo aspetto è così importante che tutti mi hanno fatto presente la loro preoccupazione e mi hanno chiesto di fare qualcosa per affrontare la questione. Detto questo – conclude il primo cittadino di Livorno – io non intendo fare percorsi preferenziali per gli industriali, di cui capisco le preoccupazioni, o per altre associazioni o categorie, ma affrontare la semplificazione globalmente, dando a tutti più efficienza e garanzie per tutti e con tutti”. SPECIALE PELLETTERIA TOSCANA, NUMERI DA PRIMATO PER LA PELLETTERIA Lineapelle sbarca a Milano: quali vantaggi può portare questo spostamento, anche di date? E cosa manca alla Toscana, la regione simbolo della pelletteria, invece, per organizzare una manifestazione del genere? Ne abbiamo parlato con Franco Baccani, presidente della Sezione Pelletteria di Confindustria Firenze. Lineapelle arriva a Milano: quali vantaggi può trarne il settore della Pelletteria? E quali conseguenze può avere, per le aziende,questa nuova disposizione temporale a settembre? “Lineapelle torna nella sua città natale dopo tanti anni: è una scommessa, ma sono sicuro del successo – afferma Franco Baccani, che poi ironicamente continua – però... può pormi la domanda alla conclusione della manifestazione? Per quel che riguarda la data di settembre, anticipando i tempi, Lineapelle può tornare ad assumere il suo ruolo di luogo decisionale per le future collezioni: un punto di incontro fra griffe e fornitori. Un ruolo che negli ultimi anni aveva un po’ perso: qualcuno partecipava più per cortesia che per convinzione. La Toscana può vantare il polo del lusso fiorentino ed il distretto conciario come quello di Santa Croce sull’Arno, rinomato a livello internazionale: ma cosa manca ancora, secondo lei, alla regione Toscana per proporre un evento di prestigio come Lineapelle? “Giusto per rendersi conto di quello di cui stiamo parlando, vorrei darle qualche dato – risponde ancora Franco Baccani, che elenca qualche numero per rendere più chiara la situazione nel suo complesso - Quello della pelletteria fiorentina è un settore che vale 2 miliardi e 800 milioni: 1/3 di tutto l’export manifatturiero fiorentino. Il 16% della pelletteria italiana destinata al mercato estero viene prodotto a Firenze e dintorni. È uno dei pochissimi settori fiorentini dove l’occupazione – nell’ultimo triennio – è cresciuta ad una media del 4,5% l’anno. A fronte di un tasso di disoccupazione che, nello stesso periodo, è salito dal 6 all’8%. Stiamo parlando di un settore produttivo, che sta trainando la ricostruzione economica di Firenze e che sta traghettando un indotto importante di aziende, che, altrimenti, avrebbero sofferto molto di più. Nel settore del lusso siamo fra i primi hub manifatturieri del mondo. E puntiamo a diventare i primi: vogliamo essere lo scrigno europeo della manifattura e dell’artigianalità di lusso: una Silycon Valley del Made in Italy, per capacità di innovare e produrre valore. Non credo che alla Toscana ed a Firenze in particolare, dove già la moda mondiale è di casa con i Pitti, manchi nulla per proporre un evento come Lineapelle. In questo momento stiamo lavorando su altre priorità. Vede, questo settore, da alcuni anni, è sotto-attacco. È sotto attacco da parte della contraffazione e dell’illegalità. Come Sezione Pelletteria di Confindustria Firenze stiamo portando avanti alcune iniziative, anche forti. Vogliamo che Firenze e la Toscana diventino una “zona franca”dal falso e dall’illegalità. publiredazionale SPECIALE PELLETTERIA O.M.I.S. STAMPI ALL’AVANGUARDIA O.M.I.S. è un’azienda di Calenzano (FI) che fa parte del distretto industriale fiorentino delle lavorazioni artigianali. In particolare, O.M.I.S. nasce negli Anni Ottanta come un’impresa di pantografisti che, successivamente, si è specializzata nella progettazione e nella realizzazione di piastre a stampare in alluminio rivolte alla pelletteria e al settore della gomma. Una storia importante quella di O.M.I.S. che, grazie ad un’evoluzione pressoché continua, si è consolidata come una delle aziende leader del settore, attraendo le richieste di clienti sempre più numerosi e prestigiosi. All’interno della moderna sede di Calenzano, opera uno staff tecnico specializzato che mette giornalmente il proprio knowhow al servizio del committente di turno per sviluppare idee e progetti, sia dal punto di vista tecnico che da quello dell’esecuzione degli stampi. Infatti, a testimonianza dell’efficacia dell’azienda, è presente anche un centro di lavoro totalmente dedicato allo sviluppo di prototipi e campioni. Nello specifico, da un punto di vista tecnico, i servizi offerti da O.M.I.S. sono i seguenti: studio e progettazione CAD con software di ultima generazione; lavorazioni meccaniche tramite centri di lavoro con campi di fresatura 2000x3000 su lamiere non ferrose (leghe alluminio - ottone) e materiale plastico (plexiglass, PVC) oppure su materiali ferrosi a bassi spessori (ca. 3mm). Inoltre: tra le strumentazioni in dotazione ad O.M.I.S. : 2 centri lavoro per grossa asportazione di materiale 1000x500 , fino a 500mm; 1 centro di lavoro 2000x1500; 1 centro di lavoro 1000x2000. Tra i vari prodotti realizzati dall’azienda, invece c’è un’ampia gamma di piastre con disegni propri, utilizzabili per la pelle. Sempre relativamente alla pelletteria, qui vengono progettati e costruiti anche accessori e minuterie metalliche. Le realizzazioni di O.M.I.S., destinate ad altri settori, invece comprendono: stampi per elastomeri, stampi per suole in gomma compatta EVA e termoplastico e stampi per materie plastiche. Ricerca e studio continuo di nuove soluzioni, macchinari all’avanguardia, esperienza, flessibilità e prodotto differenziato per un’azienda che ormai è una solida realtà. www.omisfirenze.it publiredazionale SPECIALE PELLETTERIA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 30 STUDIO MATILDA RICAMI RICAMARE IL FUTURO RENZO BIANCHINI DA QUI DERIVA LA FORZA DELLA PELLE Cortesia ed un servizio capillare hanno consentito alla Renzo Bianchini di rimanere, per oltre mezzo secolo, una delle aziende leader nella commercializzazione dei rinforzi per la pelletteria. Grazie anche alla continua voglia di innovarsi e di restare al passo con i tempi. Lo Studio Matilda Ricami è una di quelle aziende vanto della manualità artigianale che, grazie a prodotti di altissima qualità, non hanno risentito della crisi economica. Un’azienda nata nell’agosto del 1999 dalla passione del titolare Elio Orlando e che tuttora è in costante crescita: ad oggi, Matilda Ricami può contare su circa quaranta persone tra i propri addetti ai lavori e la prospettiva è quella di aumentare ancora. Lo Studio opera nel settore dei ricami e dell’applicazione di borchie e strass, lavorando su qualsiasi tipo di tessuto, spaziando dai lavori sui tappeti a quelli sulla pelle. Tutte le lavorazioni vengono svolte tramite macchinari all’avanguardia, ma, ciò che contraddistingue l’azienda, sono le rifiniture, che avvengono rigorosamente a mano: interventi di elevata capacità artigianale che mettono in risalto il genuino know – how Made in Italy, ricercato in tutto il mondo. Una qualità del prodotto che si coniuga, sempre, con un’estrema celerità del servizio. Un equilibrio perfetto ottenuto grazie ad un ciclo produttivo completamente verticalizzato, con una struttura produttiva estremamente versatile, che svolge tutte le proprie attività all’interno della sede di Empoli. Costituito da uno staff di figure professionali con competenze diverse e complementari, il Laboratorio di progettazione e ricerca di Matilda Ricami, svolge un ruolo fondamentale per la creazione di nuove proposte, input e soluzioni concrete, dedicate ai propri committenti. Analisi, confronto e velocità di esecuzione: questi sono, appunto, i capisaldi del Laboratorio che si avvale dell’esperienza sviluppata nel corso degli anni. Il binomio vincente di tradizione e modernità che costituisce il fulcro delle creazioni di Matilda Ricami, dove passato e presente si incontrano e si intersecano, mantenendo inalterato il fascino dell’artigianalità italiana. “La nostra qualità avvolge la vostra esperienza: rinforza la tua pelle”. È questo lo slogan ad effetto che sintetizza al meglio l’attività della Renzo Bianchini, da oltre cinquant’anni una delle aziende leader nella commercializzazione dei rinforzi per la pelletteria. Non sono solo la grande tradizione e la vasta esperienza a rendere la Renzo Bianchini un partner di sicuro affidamento: è la continua voglia di rimanere al passo con i tempi, di mettersi in gioco e di innovarsi, ad aver mantenuto l’azienda al vertice del proprio settore. La voglia di investire e di essere un interlocutore su cui riporre la massima fiducia. È passato mezzo secolo, infatti, da quando radio e giornali sintetizzavano “Renzo Bianchini: carta, cartone e affini”: da allora, attraverso la continua ricerca di nuove soluzioni e grazie alla collaborazione costante con i fornitori, i materiali più obsoleti sono stati superati con la fornitura di rinforzi e infustiture per pelletteria, come salpa, texon, talyn, feltrini e canapine. Ma, alla base di tutto, al di là delle generazioni ed oltre i cambiamenti di materiali, per la commercializzazione dei rinforzi è rimasta la Renzo Bianchini. Cortesia, professionalità ed un servizio capillare sono gli ingredienti del successo di questa azienda che, da oltre cinquant’anni, continua a servire le più prestigiose aziende della pelletteria che hanno bisogno di qualità per dare maggiore resistenza alle loro opere in pelle. www.renzobianchini.it www.matildaricami.it publiredazionale publiredazionale SPECIALE PELLETTERIA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 31 AIR COLLECTION QUALITÀ E INNOVAZIONE AL SERVIZIO DELL’ALTA MODA di Luisa Lenzi Quando l’eccellenza manifatturiera toscana incontra i grandi nomi della moda, i risultati spesso e volentieri sono di ottimo livello. Non fa eccezione l’azienda Air Collection di Prato, che opera nel mondo del ricamo realizzando creazioni elaborate su tessuti e pellami di vario tipo. La ditta è ancora giovane, nata solo quattro anni fa da un’idea scaturita da precedenti esperienze maturate nel settore: “La nostra azienda opera prevalentemente nel mercato dell’alta moda, con le grandi firme e aziende specializzate nel “Made in Italy”, avvalendoci di manodopera di alta artigianalità, oltre che di macchinari specifici” spiegano i soci. Grazie all’ufficio grafico stilistico, Air Collection realizza vari generi di ricamo, sia di tipo tradizionale che speciale, trapunte, incisioni laser, applicazione di paillettes: “Abbiamo vari tipi di macchinari industriali: le macchine multiteste da ricamo, laser per incisioni sulla pelle e presse termoadesive. Noi siamo specializzati soprattutto nella pelle e trattiamo calzature, pelletteria e piccola pelletteria. Inoltre abbiamo aggiunto alla collezione, oltre ai classici ricami come le trapunte, anche punti speciali come punto croce, effetto mano, applicazione di paillettes e nastrini.”Continua Irene. Nell’azienda in via Levi a Prato lavorano 14 dipendenti e, grazie a clienti numerosi e importanti, la crisi economica non ha inciso sull’evoluzione dell’attività, che ha chiuso con un bilancio positivo lo scorso anno e che sta andando molto bene anche nel 2014. La formula del successo di Air Collection è semplice: riuscire a coniugare professionalità artigianale e nuove tecnologie, fornendo prodotti di elevata qualità per una clientela sempre esigente come quella dell’alta moda. www.aircollection.it publiredazionale LEO FRANCE LA GRANDE TRADIZIONE DEGLI ACCESSORI DI QUALITÀ Per competere con un’agguerrita concorrenza straniera, che può contare su un costo bassissimo della manodopera, la LeoFrance punta al meglio della produzione, per differenziarsi sotto il profilo della qualità Quasi mezzo secolo di storia e di attività: la Leo France, azienda leader nel settore degli accessori, può infatti far risalire le proprie origini al lontano 1966. Nata inizialmente come ditta individuale “Pinzauti Lorenzo”, tredici anni dopo, come naturale evoluzione di quell’esperienza, nel 1979, fu fondata proprio la Leo France, che ancora oggi è guidata dai coniugi Lorenzo e Franca Pinzauti, insieme ai figli Leonardo e Francesca. “È la qualità dei nostri prodotti il vero punto di forza dell’azienda – afferma Lorenzo Pinzauti, che poi continua – oggi abbiamo una concorrenza spietata dai mercati stranieri, soprattutto considerando il costo bassissimo della loro manodopera. Per questo noi dobbiamo sempre puntare al meglio, al top della produzione, per poterci differenziare sotto il profilo della qualità dei prodotti. La nostra è infatti un’azienda posizionata su una fascia di alta gamma, che collabora con partner illustri della moda ed è l’eccellenza della nostra produzione che ci contraddistingue”. La Leo France è specializzata nella produzione di accessori per scarpe, borse, cinture e abbigliamento, come bottoni metallici, chiusure, fibbie e morsetti. Ma non solo: la bigiotteria è un altro dei suoi cavalli di battaglia, che arriva a coprire circa il 50% della produzione aziendale. “Quello che ci gratifica è il riuscire a soddisfare la clientela, anche dal punto di vista creativo – conclude infine Leonardo Pinzauti – Siamo in grado, infatti, di mettere in pratica le idee delle case di moda, realizzandole concretamente: noi siamo il braccio operativo dello stilista”. www.leofrance.com publiredazionale SPECIALE PELLETTERIA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 32 SPECIALISTI DEGLI ACCESSORI Come nel crogiolo avviene la fusione dei metalli, così in questo laboratorio si uniscono passione, artigianalità e dedizione, per un’attività che fa da collante tra stile e tecnica Il Crogiolo è una ditta fiorentina con un’esperienza di oltre vent’anni nella lavorazione degli accessori per la pelletteria. Fondata nel 1984 dai fratelli Laura, Leonardo, Silvio e Simone Massetani, l’azienda nel 2012 ha fatto un salto di qualità importante grazie allo spostamento nella nuova sede di Scandicci, dove vengono effettuate tutte le fasi della lavorazione. L’azienda è specializzata anche nell’esecuzione rapida della campionatura: i modelli vengono realizzati a monte con dei software CAD moderni, con i quali si elabora a computer il disegno dello stilista, o del modellista. Grazie a stampanti 3D, si possono produrre prototipi tridimensionali in materiale plastico con un’eccellente risoluzione e complessità. Il progetto ideato si trasforma a partire dal trafilato grezzo in un manufatto per guarnire borse, cinture, capi d’abbigliamento e diversi pezzi di pelletteria, bigiotteria, oreficeria. Gli oggetti prodotti da Il Crogiolo, in diversi materiali, sono destinati ad ornare i prodotti dei marchi noti dell’alta moda. L’intero processo produttivo è monitorato costantemente attraverso strumenti di precisione per attestare la qualità del semilavorato pezzo per pezzo. “Il nostro obiettivo sul lungo periodo è quello di migliorare sempre più la nostra organizzazione, in modo da attrarre un maggior numero di clienti. Investiamo su tecnologia e risorse umane, puntando molto sui giovani. Con la clientela cerchiamo di instaurare sempre una collaborazione fattiva, offrendo la nostra costante presenza e disponibilità a partire dalla realizzazione del prototipo fino ad arrivare al postvendita”. Questa è la filosofia de Il Crogiolo, nelle parole dei titolari dell’azienda. DOMINO SRL FARSI IN TRE PER L’ECCELLENZA L’azienda “L’Artigiana” nasce nel 1976 a Malmantile (FI), all’interno di un garage, grazie all’iniziativa del Sig. Adriano Giacomelli. Con il passare degli anni e l’entrata in azienda dei figli Emanuele e Gabriele, l’azienda ha registrato un incremento del manufatto e della messa in opera passando, nei soli ultimi quattro anni, da 37 a 110 dipendenti. Nel Settembre 2011, la famiglia de “L’Artigiana” si è arricchita di una nuova sorella: si tratta della “Eden Bag’s”, una nuova azienda con sede a Scandicci (FI), nel cuore di uno dei due distretti fiorentini della pelletteria mondiale. L’attività di Eden Bag’s è votata esclusivamente alla produzione, diventando così un appoggio strategico molto importante per tutto il gruppo de“L’Artigiana”. L’impresa della famiglia Giacomelli, nel corso del tempo, ha investito e continua ad investire molto sui reparti di modelleria, sviluppo e prototipia, con personale specializzato, dedito alla loro crescita. Uno dei cavalli di battaglia de “L’Artigiana”, è la qualità degli articoli, espressa da un processo produttivo organizzato, ricco di sfumature e dettagli. Tutto ciò, unito all’attenzione per la formazione interna delle proprie risorse e ad un ambiente lavorativo estremamente accogliente e attento alle esigenze dei propri dipendenti, rende L’Artigiana uno dei punti di riferimento del settore. Ma l’evoluzione non si ferma. Nel 2011, L’Artigiana vista l’esigenza di un modellista, reperisce sul mercato la professionalità di Adriano Dedisti, esperto del settore che porta con sé un prezioso bagaglio di know – how. Nel corso di questi anni, la collaborazione tra il Sig. Dedisti ed i fratelli Emanuele e Gabriele Giacomelli si è consolidata a tal punto che da questo connubio è nata una terza azienda: Domino Srl. Questa attività è improntata sull’ideazione e sulla realizzazione di borse e accessori in pelle a marchio proprio: “LABORATORIOTOSCANO”. La prima collezione ha visto la luce nel 2013 e promette di essere una tipica espressione dell’eccellenza Made in Italy famosa in tutto il mondo. [email protected] www.ilcrogiolo.it publiredazionale publiredazionale SPECIALE PELLETTERIA MISSARDI LA FORZA DEL MADE IN ITALY Missardi spa è un’azienda di Montecatini Terme (PT) fondata negli anni Ottanta come laboratorio artigianale. Negli anni, l’attività si è progressivamente trasformata fino ad affermarsi per ciò che è oggi: un partner affidabile per le più importanti griffe che operano sul mercato internazionale. Missardi si avvale dell’opera di un imponente staff di lavoranti e modellisti per realizzare capi spalla in pelle, tessuti pregiati e pellicceria. Una conoscenza esperta dei pellami esotici come coccodrillo, pitone, struzzo permette a questa azienda di realizzare manualmente capi ed accessori unici con estre- ma cura. Missardi è riuscita a contrastare gli ultimi cinque anni di crisi italiana e internazionale, dedicandosi alla ricerca e all’innovazione. Soprattutto, rivalutando ciò che da sempre tutti i competitor internazionali del settore ci invidiano: la manualità, l’estro, la creatività, la sensibilità e l’arte delle nostre maestranze totalmente italiane. Questa opera di conservazione e sviluppo del Made in Italy ha permesso a Missardi di crescere anno dopo anno. Nel 2012 l’azienda ha investito in un nuovo complesso industriale altamente dinamico e funzionale di quattromila metri quadri, ubicato nel comune di Empoli (FI). Qui è stata trasferita la produzione di pelle e tessuto mantenendo la produzione di pellicceria, cachemire, calzature, cinture, sartoriale uomo, borse e accessori nello stabilimento originario di Montecatini Terme. Tutti i processi produttivi si svolgono all’interno dello stabilimento di Missardi: dal taglio delle pelli alla scelta dei tessuti; dalla confezione del prodotto finito con l’utilizzo dei più avanzati macchinari fino, soprattutto, a tutte le fasi di lavorazione manuale. Sono questi i pregi di un’azienda che si è sempre distinta per la cura dei dettagli e delle rifiniture. Negli ultimi anni, molte aziende italiane sono scomparse dalla scena perché hanno inseguito la politica del prezzo competitivo ed hanno trascurato quello che avevano di più prezioso: la manualità e la sensibilità tramandate da generazioni, dimenticandosi l’importanza della tradizione artigianale del Made in Italy e, soprattutto, del Made in Tuscany, riconosciuta in tutto il mondo come il fulcro italiano per la produzione di moda e arte. www.missardi.com publiredazionale SPECIALE PELLETTERIA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 34 CALZATURIFICIO MUSTANG di Luisa Lenzi P.D. PELLETTERIA UNA QUALITÀ MAI BANALE Da oltre trent’anni la P.D. Pelletteria opera nel mondo della pelle, con una qualità dei prodotti realizzati che ne ha fatto uno dei punti di riferimento nel settore. L’azienda, sorta nel 1972 e situata alle porte del capoluogo toscano, a Sesto Fiorentino, prende il nome dalle iniziali dei due soci fondatori, Paolo Puliti e Roberto Dovico. E’ Sandro Puliti, che adesso, insieme a Roberto Dovico, porta avanti la filosofia dell’azienda. A spiegare quale sia la caratteristica che rende la P.D. Pelletteria così appetibile sul mercato: “Può sembrare banale, perché tutte le aziende lo sottolineano. Ma la nostra qualità, davvero, unita ad un ottimo servizio, è il nostro punto di forza. Oggi, purtroppo, spesso assistiamo al sopravvento del servizio sulla qualità della manifattura. Fortunatamente, non è questo il nostro caso”. L’azienda è specializzata nella produzione di cinture, sia da uomo che da donna, ma la qualità dei suoi prodotti non si ferma qui e prosegue nella realizzazione di borse, bracciali in pelle e altri accessori di piccola pelletteria. La qualità dei prodotti realizzati dalla P.D. Pelletteria comincia dall’inizio, dal punto di partenza, con un’accurata ricerca dei migliori pellami e di rifiniture di qualità, tutto, rigorosamente, made in Italy: tutti gli elementi, infatti, utilizzati per la produzione degli articoli in pelle, comprese fibbie ed altri materiali lavorati, provengono da fornitori artigianali che, come P.D. Pelletteria, fanno, della qualità del proprio prodotto, il loro punto di forza. L’attenzione per la genuinità e la nazionalità dei materiali utilizzati dona, senza ombra di dubbio, un grandissimo valore aggiunto agli articoli proposti dall’azienda: la pelle è da sempre il materiale per eccellenza, ed è tra i pochissimi che sul mercato possono vantare di rappresentare l’eleganza, la vestibilità e, nello stesso tempo, la stabilità nel tempo. Ed è proprio la qualità dei materiali utilizzati che, assieme alle scelte di design e alla grande esperienza nel settore, fa della P.D. Pelletteria un marchio di assoluta affidabilità. www.pdpelletteria.com publiredazionale Il calzaturificio Mustang nasce a Fucecchio negli anni ’70 dalla passione per la moda e per la creazione di scarpe di Mario Prosperi. Negli anni l’azienda si è evoluta, tramandando e mantenendo di generazione in generazione la stessa professionalità e l’elevata qualità del prodotto. A Mario è subentrato il figlio Paolo, adesso amministratore delegato della ditta. Inoltre i locali dell’azienda sono stati ampliati: nel 1995, nella sede di via F. Bertoncini a Fucecchio, è stato acquistato un nuovo capannone per uno spazio complessivo che raggiunge oggi i 2000 metri quadrati.“Noi siamo una realtà di 25 persone – racconta Paolo Prosperi - la crisi ha picchiato duro è vero ma la nostra azienda, devo dire per fortuna, è molto legata al mercato del lusso. Siamo quindi riusciti a non avere grosse perdite e a mantenere la produzione ad un buonissimo livello. Facciamo scarpe soprattutto per conto terzi, partendo dal disegno del modello della calzatura fino alla messa in scatola finale. I tipi di scarpa che produciamo riguardano sia il settore femminile che quello maschile ma con una prevalenza di quest’ultimo. Infatti Circa il 70% della produzione interessa scarpe da uomo, mentre il 30% scarpe da donna.”I modelli, tutti prodotti nella ditta di Fucecchio che si avvale di un elevato livello di artigianalità, sono vari e seguono molto le tendenze e l’andamento della moda. Nel catalogo si trovano modelli sempre nuovi, soprattutto casual e sportivo, che spaziano dal mocassino alla sneakers, tipo di scarpa di cui ultimamente stanno avendo sempre più richiesta. Il Calzaturificio Mustang è e continua ad essere un eccellente esempio di azienda familiare, che ha saputo adattarsi ottimamente al cambiamento dei tempi, senza rinunciare alla qualità. [email protected] publiredazionale SPECIALE AIDDA AIDDA DONNE OLTRE LA CRISI Associazione di donne imprenditrici e dirigenti di azienda, AIDDA è presente in Italia sull’intero territorio nazionale, ed è affiliata dell’associazione Les Femmes Chefs d’Entreprises Mondiales. Maria Stella Reali Bigazzi, imprenditrice fiorentina del gruppo Prosperius operante nel settore dei servizi sanitari, è la Presidente della delegazione della Toscana. Con Maria Stella Reali Bigazzi parliamo dei prossimi progetti dell’AIDDA delegazione Toscana e di cosa significhi per un’imprenditrice stare dentro l’associazione. “E’nostro desiderio essere più presenti nelle grandi aziende e nelle istituzioni. Attualmente abbiamo già nostre rappresentanti all’interno della Camera di commercio, del Cda delle Poste e del Consiglio della Cassa di Risparmio di Firenze, ma quello che cerchiamo di fare è di apparire sempre di più, essere richieste e partecipare per far crescere la nostra associazione”. Nonostante la composizione sia interamente al femminile, l’associazione non promuove rivendicazioni di genere.“Oggi avrebbero poco senso visto che le donne sono presenti dappertutto. AIDDA è nata proprio nel momento in cui la numerosa presenza delle donne nelle imprese e nelle istituzioni sembrava impensabile. Noi donne abbiamo sicuramente una mente diversa da quella dell’uomo, tendiamo ad essere molto più concrete e difficilmente rinunciamo ad arrivare in fondo ai nostri progetti. E’ poi sicuro che la donna ha meno possibilità dell’uomo perché ha tantissimi mestieri: è anche mamma, moglie, nonna … e per progredire nel lavoro dobbiamo necessariamente imparare a conciliare e mantenere in equilibrio queste varie parti di noi stesse”. Percepita come un’associazione elitaria, oggi in AIDDA le cose stanno cambiando. “ Fino ad ora il gruppo era un po’chiuso, con requisiti piuttosto rigidi per entrare, ma visto la situazione di crisi e come va oggi il mondo questa rigidità sta diventando un po’pesante. Anche la riflessione che stiamo facendo a livello nazionale va in direzione di una maggiore apertura e qualche provvedimento è già stato preso, ad esempio abbassando la soglia del numero dei dipendenti e del fatturato annuo necessario per diventare socie. Certi requisiti devono poi rimanere, ma si possono aggiungere altre categorie per ampliare le possibilità di accesso a imprese che possono poi crescere ed entrare a tutti i titolo all’interno dell’AIDDA. Occorre anche un cambio di generazioni, da quella delle quarantenni alle giovani delle start up. Potremmo aiutare meglio le giovani imprenditrici se queste sono all’interno della nostra associazione dove sono rappresentati tutti i settori: servizi, agricoltura, artigianato, commercio e industria. Naturalmente vogliamo continuare ad attirare le persone più grandi ma penso che dovremmo fare di più per creare occasioni di confronto fra le esperienze delle socie più anziane e le giovani, di solito portatrici di idee innovative”. Importanti occasioni di incontro sono le tradizionali cene conviviali. “Rappresentano l’opportunità per comunicare fra di noi, ceniamo insieme ma intanto ci conoscia- mo, confrontiamo le reciproche esperienze e ci si unisce”. Stare nell’AIDDA, la cui sede toscana si trova presso l’Associazione Industriali, può essere quindi un’occasione per fare rete, intesa anche come percorso formativo per sviluppare nuove culture imprenditoriali basate sul reciproco aiuto. Un aspetto sul quale la diversità di genere e il senso pratico delle donne possono fondare una sfida importante, per affrontare al meglio mercati sempre più esigenti e difficili da comprendere. www.aidda.org [email protected] publiredazionale SPECIALE AIDDA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 37 Va in scena la cucina toscana I BALZINI DA UNA PASSIONE UN VINO “COI FIOCCHI” “Dieci anni fa ho lasciato il mio studio professionale di consulente del lavoro a Firenze per darmi… all’alcol”. E’ così che Antonella D’Isanto descrive la sua scelta di vita, che l’ha portata a diventare una produttrice di successo nel difficile campo del vino di pregio. Ad avere l’idea di “inventare” l’azienda agricola “I Balzini” è stato, più di 30 anni fa, il marito Vincenzo. Nel 1980 l’impianto della prima vigna, e nel’87 il primo vino“I Balzini White Label”. Poi l’Azienda si è colorata di rosa: infatti è lei ora a condurla, con l’aiuto della figlia Diana. Oggi la gamma dei vini, prodotti dall’azienda di Barberino Val d’Elsa, tutti Igt per filosofia aziendale, si è moltiplicata, soprattutto sulla scia della fantasia vulcanica della signora Antonella: al White e Black, si sono aggiunti il Green e il Red, il Pink. Ogni etichetta un colore, a comporre un progetto dal nome intrigante “Tuscan Color”, un vero e proprio arcobaleno di suggestioni, aromi, atmosfere. “Produciamo per passione”, tiene a sottolineare Antonella D’Isanto, e chiama a testimone la storia di una azienda non ereditata, ma fortemente voluta giorno per giorno. “Ogni scelta dell’a- zienda è in primo luogo dettata dalla consapevolezza della necessità di rispettare e salvaguardare il territorio e l’ambiente in generale. Per questo I Balzini è una realtà pienamente ecosostenibile. Una scelta faticosa, ma che dà emozioni che certo il diritto non può dare”. Nessun pentimento dunque, ma tanta determinazione e voglia di reinventarsi. Antonella ha puntato sulla qualità e sull’originalità del packaging. Ha attuato infatti una linea di regalistica aziendale, “un vino coi fiocchi”; le bottiglie dei formati speciali le Magnum, 3 5, 6 e 12 litri, tutte in scatole di legno, vengono confezionate in maniera originale, con nastri di organza legati a mano e adattati al cliente, per esempio: nazionalità, squadra di calcio, nascite, matrimoni, festività. Non manca certo la grinta in questa fattoria nel cuore della Toscana. Da qui l’85 % della produzione va in giro per il mondo, con gli Stati Uniti in primo piano, ma anche Europa, Hong Kong, Giappone, Brasile (si beve I Balzini Black Label nella First class della Tam, sui voli da Milano per San Paolo e Rio). [email protected] publiredazionale Quello che oggi è L’Osteria del Teatro è la somma di 20 anni di esperienza e di scelte fatte con amore e competenza. Non ci vuole molto, parlando con lo Chef Emiliano Rossi, a capire che per lui fare il cuoco non è un mestiere, ma il sogno di una vita. E’ la“ricetta”da cui nasce la forza di questo ristorante, dai gusti tipici toscani, ma anche con la voglia di ripensare certi piatti: con tecnica raffinata e un pizzico di creatività. E con l’occhio sempre attento alla selezione degli ingredienti. Se volete provare il brivido di mangiare nelle stanze di un antico palazzo del 500 e di aggirarvi in un menù di grande carattere e gusto, la scelta dell’Osteria del Teatro è quella giusta. Anche per l’equilibrio nel rapporto qualità-prezzo. E alla fine l’applauso sarà a scena aperta. www. osteria-del-teatro.it publiredazionale CORTONA “OSTERIA DEL TEATRO” SPECIALE AIDDA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 38 LE BONITAS STORIA DI UN SUCCESSO TUTTO ITALIANO Quando si parla di fashion il made in Italy non ha eguali, ne è d’esempio Le Bonitas nella persona della sua contitolare Elisabetta Balli Muratori, per la quale eleganza significa soprattutto semplicità e stile, con in più quella particolare “scintilla” che è nascosta in ognuno di noi Le Bonitas attualmente è licenziataria e distribuisce in tutto il mondo le linee beach e under wear di Blumarine e Just Cavalli, oltre alla linea di accessori Just Cavalli Scarves, ed ha licenze produttive per le linee mare in- timo di molti grandi marchi che per ragioni di riservatezza non possono essere citati. E’ distributore esclusivo Per l’Italia, est Europa e Russia dei marchi americani Juicy Couture, Marc by Marc Jacob’s e Michael Michael Kors, inoltre di recente ha acquisito la licenza del marchio Emamò, brand nel beachwear di fascia alta, acquistando anche una partecipazione nella società che lo detiene. www.lebonitas.it publiredazionale GRUPPO LA MAGNOLIA SRL ATMOSFERE FAMILIARI E ALTA PROFESSIONALITA’ Un nuovo servizio informatico consentirà ai familiari di aggiornarsi da casa loro e in tempo reale, sulle condizioni dei loro congiunti La Magnolia srl. ha al suo attivo una lunga esperienza nel settore dei servizi agli anziani, offerti in più strutture tutte altamente specializzate: le RSA di Bagno a Ripoli (Villa Santa Teresa) e di Pracchia, Pt (Villa Chiara) e il Centro Diurno a Bagno a Ripoli. La società dispone inoltre di una Casa Famiglia, sempre a Bagno a Ripoli. “In tutto, spiega Franca Conte, da 35 anni coaamministratore e socio del gruppo, ospitiamo circa 90 posti di RSA, 13 di Diurno, 8 di Casa Famiglia. Le nostre strutture sono accreditate con la Regione Toscana e convenzionate con ASL e Comuni”. La società è in grado di accogliere anche utenti molto gravi: terminali, malati di Alzheimer e pazienti psichiatrici e nonostante le accresciute difficoltà non mancano le richieste delle famiglie. “Ritengo indispensabile, continua Franca Conte, tenere alta la qualità dei servizi al fine di creare motivo di scelta tra gli utenti. Abbiamo ristrutturato le nostre residenze adeguandole alle rigide normative regionali e a quelle nazionali. Sono stati creati ambienti assai avanzati tecnologicamente e professionalmente, adatti a far sì che gli ospiti possano sentirsi vicini al loro contesto familiare”. Punto di forza dell’ospitalità della Magnolia srl, è infatti l’impegno costante a mantenere i rapporti con le famiglie e con la rete sociale territoriale. Inoltre, ogni residenza è avanzatissima nei servizi informatici: primi in Toscana a disporre di cartelle mediche informatizzate e di servizio Wi Fi Free. www.rsavillasantateresa.it publiredazionale SPECIALE AIDDA IL MONDO DI POLA CECCHI IMPRENDITRICE DELLA MODA, STILISTA ECLETTICA E CREATIVA Nella storica Maison fiorentina GIULIACARLA CECCHI si respira un’ aria di raccolta laboriosità, di ricerca e di ingegno rivelato nelle centinaia di abiti, oggetti e accessori moda sparsi per le stanze dell’atelier. Atmosfere residue delle antiche botteghe artigiane, dove l’oggetto “fatto a mano” si incontrava con l’arte. La Maison celebra quest’anno il centenario della nascita della fondatrice con un concorso internazionale rivolto a giovani creativi della moda donna. Entrare nell’atelier di Pola Cecchi è come varcare la soglia di un’altra dimensione, dove non sai bene cosa ti aspetta. Perdi la testa di fronte ai colori e alle forme dei suoi abiti e intano occhieggi invitanti scaffali pieni di bijoux e ogget- ti di design. Svoltato l’angolo della grande sala prove illuminata da antiche specchiere, ecco apparire i fiabeschi cappelli usati nelle sue sfilate che fanno capolino dall’anta semiaperta di un armadio: fil rouge di ogni sua creazione è lo stile, inconfondibile e apprezzato nel mondo del lusso da una clientela esigente e raffinata. Stilista e imprenditrice, Pola Cecchi è l’erede della Maison fiorentina fondata dalla madre GIULIACARLA CECCHI, maestra di moda la cui opera si è contraddistinta per la grande capacità di trasformazione dei materiali e delle tecniche di lavorazione. Per celebrare la ricorrenza del centenario della sua nascita, che cade quest’anno, l’atelier le ha voluto dedicare un concorso: un modo speciale per ricordare una donna speciale. Il concorso internazionale è aperto a tutti i giovani creativi e designer della moda donna, i vincitori saranno proclamati dalla giuria entro il mese di ottobre e la cerimonia di premiazione si svolgerà il 14 novembre 2014, anniversario del giorno della nascita della fondatrice della Maison, nel Salone De’ Cinquecento in Palazzo Vecchio. Il concorso costituirà anche l’occasione per richiamarne alla memoria lo spirito innovativo, oltre allo stile, alla sua grande competenze e al rigore, qualità quest’ultima niente affatto secondaria per chi ambisce ad affermarsi in questo settore. Pola Cecchi è una delle socie storiche di AIDDA e dall’associazione ha di recente ricevuto il riconoscimento speciale per le imprenditrici associate da trentacinque anni. Lo rivela con orgoglio, ne è contenta come lo è della sua fresca laurea in Economia e Commercio. “Dopo tanti anni di impegno, lavoro e famiglia … famiglia e lavoro … ho sentito che era arrivato il momento di rispolverare gli esami già dati, iscrivermi e laurearmi!” Non cessa di stupire Pola Cecchi mentre si muove in questo suo mondo animato da mille farfalle, e infatti le sorprese non sono finite. Squilla il campanelle ed entra una cliente per la prova. Una cliente speciale, Letizia Giuliani, prima ballerina del Teatro Comunale di Firenze, che danzerà sulle note di Bizet nell’ormai tradizionale spettacolo di beneficenza a favore dell’ANT, che si terrà in Palazzo Vecchio nel prossimo autunno. Ed ecco apparire l’abito creato da Pola Cecchi per vestire Carmen: rosso, impalpabile e sostenuto da una struttura in caucciù, che nella danza sembra prendere vita e trasformarsi in un’architettura mobile. Espressioni artistiche diverse, fuse in un tripudio di leggerezza … la stilista e la ballerina hanno messo in scena l’anteprima di un spettacolo che già si preannuncia straordinario. www.giuliacarlacecchi.com Prima ballerina, Letizia Giuliani ph. Alessandro Bornaghi, studio bmb publiredazionale SPECIALE AIDDA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 40 MARIA PACE NEL SEGNO DELLO STILE E DELLA CREATIVITÀ Un atelier nato dalla creatività e dalla fantasia e cresciuto negli anni. Poi sono arrivate le sfilate e la moda che fa tendenza. Nell’atelier di Maria Pace pret-a-porter e sartoria coesistono, come sono strettamente legati il lavoro della stilista, la creatività e lo spirito della bottega artigiana, tipico delle radici fiorentine. Le proposte dell’atelier hanno dunque un segno preciso: dove la collezione del momento, di gusto classico, si lega con proposte particolari e linee di tendenza. O dove si può far confezionare un abito su misura, con i tessuti più prestigiosi come quelli esclusivi di Valentino e Ungaro Oggi l’azienda si è ritagliata una sua ampia e consolidata clientela, “affezionata” al lavoro di Maria Pace e alle sue proposte dalle linee morbide e dallo stile spiccato, al suo gusto nella ricerca del tessuto, alla sua attenzione ai particolari. Tutto era cominciato, parecchi anni fa con qualche capo confezionato a mano e venduto alle amiche. Un inizio pionieristico, che ha portato nel tempo a quello che è oggi il prestigioso atelier d’Oltrarno. Sono arrivate le sfilate, si è moltiplicata l’attenzione e ora i cocktail per presentare le collezioni sono divenuti la regola di ogni inizio stagione “Avendo una clientela quasi fissa – così spiega la sua filosofia Maria Pace - lavoro con un occhio alla moda, ma nella prospettiva di vestire persone che mi sono affezionate e di cui conosco bene le aspettative. Del resto chi sceglie l’atelier cerca un servizio che va al di là del semplice rapporto commerciante-cliente”. Nell’atelier Pace si incontrano anche proposte esclusive per la casa, con biancheria ricamata rigorosamente a mano, sia di gusto moderno che tradizionale. Oppure capi personalizzati, studiati appositamente. [email protected] KSTUDIO ASSOCIATO INVESTIRE SULLE PERSONE FA LA DIFFERENZA Sara Nuzzaci, dottore commercialista revisore contabile, socio di KStudio Associato, associazione di 400 professionisti tra dottori commercialisti e avvocati, associata al network KPMG, con 14 uffici dislocati nelle principali città italiane, è il socio responsabile della sede di Firenze nonché responsabile delle Risorse Umane e del Training di KStudio a livello Nazionale. In un contesto di recessione come quello che stiamo vivendo cosa dobbiamo fare per andare oltre la crisi? “In uno scenario globale di estrema discontinuità e complessità come quello che stiamo vivendo – afferma la d.ssa Nuzzaci dove gli schemi competitivi sono completamente cambiati, le vere e grandi opportunità sono per coloro che hanno il coraggio di investire. Oggi la parola d’ordine è innovare, solo se innoviamo possiamo giocarci la partita della crescita. E questo vale per tutti, vale per noi professionisti, per gli imprenditori, per il nostro Paese e certamente anche per AIDDA. colto gli stimoli del cambiamento allargando la gamma dei nostri servizi per poter affiancare l’imprenditore nel suo percorso di sviluppo e di crescita offrendogli, con coraggio e passione, competenze specifiche, multidisciplinari e di alta professionalità. Ma oggi cosa fa veramente la differenza nel vostro lavoro? Le posso confermare che per fare la differenza – e oggi dobbiamo puntare a quello - è necessario investire costantemente sulle nostre persone e aiutarle nella valorizzazione del loro potenziale. I valori che oggi sempre più ricerchiamo e coltiviamo nei nostri giovani professionisti sono la passione nel crescere, il coraggio d’innovare, la voglia di investire su se stessi, sul gruppo, e quindi sui nostri clienti. Dobbiamo credere nel valore di ognuno di noi, e condividerlo solo così possiamo crescere e rispondere alle sfide del contesto nel quale operiamo. www.kstudioassociato.it Come si muove KStudio Associato in questo contesto? Da oltre 150 anni il network KPMG è riconosciuto sul mercato dei servizi professionali per la sua credibilità, per la sua competenza, per la sua indipendenza di giudizio e qualità. Continuando a coltivare il nostro“DNA”abbiamo publiredazionale publiredazionale COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - LUCCA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 41 Troppe leggi bloccano la ripresa La semplificazione della burocrazia passa per la semplificazione della legislazione di Giuseppe Nigro, direttore “Sienafree.it” L a burocrazia non è altro che lo specchio della legislazione: il fornaio (il burocrate) vende il pane, ma la farina la procura il fornitore (il legislatore); se è di cattiva qualità, il pane sarà cattivo”. Gaetano Scognamiglio è il presidente di Promo P.A. di Lucca, fondazione di ricerca con l’obiettivo di sostenere la modernizzazione soprattutto della pubblica amministrazione. “Parliamo di lotta alla burocrazia – spiega – ma la lotta è anche contro una legislazione incoerente ed emergenziale, che dunque si accavalla a se stessa, deve cambiare le cose fatte prima perché fatte male, una legislazione fatta a toppe. Prima, dunque, bisogna parlare dei difetti della legislazione: ipertrofica, contraddittoria, tuttora emergenziale, sempre in- “ stabile. La lotta alla burocrazia deve comprendere la lotta alla legislazione. In Italia abbiamo un numero spropositato di leggi. E’ come se in un motore invece di cambiare un pezzo se ne aggiungessero sempre per farlo funzionare meglio, invece si blocca tutto, come sta succedendo a noi ora”. A farne le spese è soprattutto chi è più vulnerabile: “Il nostro rapporto dell’anno scorso ‘Imprese e burocrazia’ evidenzia che le micro e piccole imprese sono le più danneggiate da questo caos legislativo e di riflesso burocratico – dice Scognamiglio –. Il numero delle ‘giornate uomo’ dedicate agli adempimenti amministrativi è aumentato dalle 24 del 2006 alle 30 del 2013. L’incidenza sul fatturato degli oneri per gli adempimenti amministrativi è salita dal 4.4 per cento nel 2006 Adempimenti burocratici: troppi gli oneri, anche in risorse umane Gaetano Scognamiglio al 7.5 per cento nel 2013. Invece di semplificare un adempimento, cambiandolo con una norma spesso peggiore e fatta da gente che non sa come funziona, bisognerebbe abolirlo. Se passo solo la competenza da un ufficio a un altro, io piccola e micro impresa invece di fare un piano di scale dovrò farne due”. Così si rischia di offrire il fianco alla corruzione: “L’apparato di norme preventivo anticorruzione spinge verso il rigore. Ma un grande ente del nord ha stimato che soddisfare questi requisiti costa 600mila euro l’anno. La legge anticorruzione termina dicendo che non devono aumentare gli oneri a carico del bilancio pubblico, ma qualcuno deve finanziare le operazioni connesse. Significa togliere risorse ad altro, ai servizi, e certo non ridurre i tempi”. E il personale con cui si interfacciano gli imprenditori spesso non aiuta ad affrontare le già evidenti difficoltà strutturali, quando non finisce per acuirle:“Non basta una riforma della pubblica amministrazione perché tutto cambi. Poi naturalmente la burocrazia non è senza colpe: per il virus passato dal legislatore ha la caratteristica di appesantire le norme già pesanti che le arrivano. E c’è l’assoluta incapacità genetica di collaborare per un obiettivo comune”. Far funzionare la macchina non è utopia, ci sono esempi a cui rifarsi: “Siamo andati a studiare il modello di Tilburg, in Olanda, dove il Comune mette a disposizione di chi vuole aprire un’impresa un facilitatore che lo segue nella pratica e lo accompagna negli uffici competenti per risolvere i problemi. Così una città in forte recessione, perché legata al tessile, ha attratto grandi complessi industriali”. La complessità del problema non offusca la lucidità nell’analisi di quello che serve: “E’ illusorio pensare di risolvere i problemi complessi con formule. Ci sono tre aree su cui lavorare – conclude Scognamiglio –. Una è la formazione, non solo giuridica ma anche comportamentale, laddove il budget è stato ridotto del 50 per cento. Due, ridurre al massimo gli ambiti di cogestione nei processi autorizzativi, la premessa per allungare i tempi e rendere più difficili i meccanismi. Tre, che l’opinione pubblica sia sensibilizzata a capire che la lotta alla burocrazia è anche lotta alla legislazione, che in alcuni casi è di difficile realizzazione: è da qui, a monte, che bisogna chiedere una semplificazione”. IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 42 COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - LUCCA Burocrazia e corruzione: un legame da spezzare Strumenti snelli e semplici, investimenti sbloccati per far ripartire l’economia: fare si può di Manuela Villimburgo, giornalista, collaboratrice “Il Sole 24 Ore” È un costo ma anche un freno agli investimenti e all’imprenditorialità in genere. La burocratizzazione, ovvero l’eccesso di regole e la loro scarsa chiarezza, è considerata da ogni imprenditore una delle cause dell’arretratezza del Paese. Succhia risorse in termini di denaro, tempo, opportunità mancate, lavoro in più per il titolare e per gli addetti. Come se non bastasse, c’è anche un effetto perverso che Stefano Varia, titolare di Varia Costruzioni e consigliere alle infrastrutture di Confindustria Lucca, considera il più grave. “L’eccesso di burocrazia spalanca le porte alla corruzione. Se le norme fossero chiare, non ci sarebbe bisogno di qualcuno che le interpreta, sia che si tratti di funzionari o dirigenti degli uffici pubblici o addirittura di qualche politico al quale chiedere aiuto per ottenere l’interpretazione a proprio vantaggio. E’ qui che si apre lo spazio d’incertezza e di arbitrio nel quale può insinuarsi la malafede e la compravendita di favori. Rendiamo chiare e univoche le norme e sono certo che l’80 per cento dei fenomeni di corruzione scompariranno”. Nel suo settore, l’edilizia, dove si verifica più fortemente questa incertezza interpretativa? “Pressoché a tutti i livelli e in tutti gli iter. Prendiamo il regolamento urbanistico. Ogni Comu- ne ne ha uno e già solo esaminandone il linguaggio ci si rende conto della babele che un operatore deve affrontare lavorando in più comuni. Anche la stessa edificabilità delle aree non è una condizione precisa e netta come ci si aspetterebbe. Commi, cavilli, stratificazione di norme emanate negli anni fanno sì che si aprano delle possibilità di autorizzazione, delle ipotesi sulle quali bisogna spendere tempo ed energia. Naturalmente senza certezze circa il risultato”. Eppure già da tempo la Toscana ha semplificato le proprie norme in materia edilizia. Non è stato sufficiente? “Certo. Penso alla Dia, per esempio, uno strumento snello e obiettivamente semplice. Eppure la valenza di facilitazione che doveva imprimere all’iter si è incagliata sul ruolo centrale che la norma ha assegnato ai professionisti ai quali ha demandato la responsabilità dell’asseveramento. Ecco che il problema dell’incertezza delle regole si è semplicemente spostato su di loro, i quali procedono cauti temendo di oltrepassare i limiti delle norme e pagarne le conseguenze. Il problema resta: troppe regole e poco chiare. Di fatto, gli iter d’intervento edilizio sono lenti, i tempi non sono certi e il nostro Paese continua ad essere agli ultimi posti in Europa nel rilascio delle autoriz- zazioni di inizio attività”. Ma non c’è anche un’oggettiva complessità legata alla tutela del territorio? Una questione che in Toscana si fa particolarmente delicata dato il valore del nostro patrimonio ambientale e paesaggistico. Non crede? “La tutela è sacrosanta ma non si fa solo a colpi di divieti. Anzi, direi che oggi un ostacolo alla salvaguardia dell’ambiente è più nel patto di stabilità che nelle violazioni delle regole. Voglio dire che se le amministrazioni pubbliche potessero sbloccare gli investimenti si riprenderebbe a fare manutenzione del suolo e degli edifici. E’ ormai evidente a tutti quanto sia grave nel nostro paese il dissesto idrogeologico, mentre, sempre sul fronte della sicurezza dei cittadini, consideriamo che solo per risanare e mettere a norma scuole, strade, presidi sanitari e carceri ci sarebbe lavoro e occu- pazione per decenni”. Ma l’incertezza delle regole è dovuta anche al loro eccesso, giusto? Il settore dell’edilizia ne risente? “Esatto. Sono troppe, a getto continuo e in perenne stratificazione, obbligando il cittadino e l’interprete a continui rimandi invischiandolo in una rete di combinazioni di norme di cui a volte non si arriva neppure a trovare il bandolo. Una sovrapposizione e complicazione in cui vanno perduti i tentativi di introdurre iniziative virtuose. Sto pensando alla creazione del repertorio dei materiali edili riciclati che doveva consentire il riutilizzo di materiali inerti nelle opere pubbliche. Il percorso è stato avviato da anni ma col tempo se n’è persa traccia, eppure si tratta di un provvedimento di grande attualità in relazione alla eco-sostenibilità dell’edilizia di cui tanto si parla”. I tentativi di innovazioni virtuose si perdono nel mare dei cavilli burocratici Stefano Varia COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - LUCCA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 43 Per una burocrazia equa e semplice Le regole servono, ma devono essere poche, chiare e certe. Così si allontana la corruzione di Giuseppe Nigro, direttore “Sienafree.it” L ’obiettivo è avere procedure chiare, semplificate più possibili, accessibili da tutti, in modo che gli non ci siano dubbi su quello che fa l’ente”. La pubblica amministrazione è spesso vista dagli imprenditori come la controparte nella loro lotta alla burocrazia. Per questo appare provvidenziale quando dagli amministratori arrivano parole di questo tipo. A pronunciarle Alessandro Tambellini, sindaco di Lucca dal maggio 2012, che spiega: “La semplificazione è sempre stato uno dei nostri obiettivi. Da quando siamo entrati in Comune due anni fa abbiamo cercato di dar vita a un sistema che permettesse il passaggio delle pratiche in via telematica relativa a qualunque forma di impresa “ economica del Comune di Lucca d’accordo con le associazioni di categoria e gli ordini professionali, integrando la banca dati con tutti gli enti. Abbiamo velocizzato molto inoltro, ricezione, istruttoria, monitoraggio e parere conclusivo sul procedimento, da ogni postazione di lavoro, anche senza mai recarsi in alcun ufficio. Nonostante la crisi, il numero delle pratiche istruite dal nostro Comune ogni anno – circa 2400 – non è diminuito. L’ultima ristrutturazione interna del personale porterà a creare un unico settore imprese proprio per avere in un’unica unità operativa i rapporti con le realtà economiche e agevolarle”. Questa sensibilità per la semplificazione nasce anche dall’esperienza diretta: “Ho Serve un cambio di mentalità, per un’amministrazione davvero al servizio del cittadino Alessandro Tambellini incontrato in un paio di casi imprenditori – racconta Tambellini – che hanno preferito uscire dall’Italia e andare a investire in altri paesi anche molto vicini al nostro al di là delle Alpi perché tutto è molto più semplice. Da noi l’ambito normativo si è stratificato nel tempo, è di difficilissima gestione e l’apparato è conservativo”. E’ chiaro poi che c’è anche una parte di burocrazia non negoziabile, quella che serve per garantire che ci siano delle regole: “Se si parte dal presupposto che un’amministrazione debba garantire equità di comportamenti, sono inevitabili tutti quei passaggi che tutelano la legalità, come gare e appalti. Ma anche le loro regole dovrebbero essere semplificate, anche per non complicare i controlli. In un ambito complicato, si vede male: e allora si attinge agli specialisti”. Oltre al problema strutturale, altre difficoltà nascono in superficie, con l’interfaccia burocratica, gli impiegati che spesso li rimpallano da un ufficio a un altro. “Coi nostri dipendenti puntiamo molto sulla formazione – dice Tambellini –: spesso serve un cambio di mentalità, da un’amministrazione autoreferenziale a una che deve rispondere ai bisogni del cittadino, altrimenti che ci sta a fare? È pagata per quello. Il nostro personale è qualificato e collaborativo, oggi piuttosto soffriamo di mancanza del personale, sotto organico per i vincoli alle assunzioni”. E’ da certe strozzature che nascono anche i maggiori rischi di corruzione: “Più le norme sono complicate, difficili, più è astrusa la possibilità interpretativa, più si moltiplicano i centri decisionali e più sorge la volontà di capire se è possibile, come si diceva in gergo una volta, ungere le ruote per superare le difficoltà che molte volte appaiono quasi insormontabili. Come si risponde? Secondo me facendo sì che l’accesso ai servizi abbia percorsi chiari, evidenti per tutti, di facile accesso, controllabili”. La strada semplificazione parte da lontano: “A livello centrale un ottimo lavoro dovrebbe essere il taglio, il disboscamento, arrivare a testi unici su vari settori, i settori fondamentali, per fare piazza pulita, lavorare su un sistema: il testo unico sugli enti locali è stato un grande traguardo. Nel nostro piccolo lo abbiamo fatto col regolamento per la somministrazione, ridotto da 21 a 10 articoli”. IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 44 COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - PRATO Basta con la burocrazia che affossa il paese Serve un cambio di mentalità anche per le imprese, pensare insieme per agire meglio di Paolo Vannini, giornalista freelance M arco Ranaldo, titolare dal 1990 dell’azienda di tessuti Pointex - oggi oltre 100 dipendenti, 80 telai elettronici e 13mila metri quadrati di capannoni nella zona industriale di Capalle, fra Campi Bisenzio e Prato - non ha dubbi sui mali della burocrazia per il mondo delle imprese. In questa intervista a “Ies”, l’imprenditore parla senza mezzi termini della burocrazia come una delle principali cause che impediscono al Paese di risollevarsi e ripartire. E che, anzi, lo stanno definitivamente affossando. Una visione molto pessimistica, basata sull’esperienza vissuta in prima persona. Signor Ranaldo quanto pesa la burocrazia nella vita quotidiana di un’impresa? “Prima di tutto dovrebbe essere chiaro che la burocrazia è uno zaino che tutti gli imprenditori, piccoli, medi e grandi, si stanno portando sulle spalle e che sono costretti a correre con questa zavorra addosso. Ormai ci siamo abituati a sopportarne il peso. E’ un dato di fatto che si dà per scontato. Nello stesso modo in cui diamo per scontato che milioni di persone facciano due ore di fila in auto per raggiungere, ogni giorno, il luogo di lavoro. La burocrazia è una delle due-tre cause, insieme alla mancanza del diritto, che non permettono all’Italia di potersi riprendere”. La sua premessa non è incoraggiante. Inutile chiederle se il Paese può ancora permetterselo. Ci sono margini per superare i limiti odierni? “Il Paese non può permettersi questo fardello, che ci sta affossando. Finora eravamo riusciti a compensare questo enorme limite con l’innovazione e con la grande capacità di esportare la nostra produzione, adesso non è più così. Non si può pensare di sopperire a queste carenze puntando solo sull’alta qualità, che è sì una caratteristica del nostro Paese ma che non può essere l’unica”. Lei pensa che esistano cause precise? C’è un unico, vero colpevole o le responsabilità vanno ripartite in più soggetti, sono da ricercare in diverse direzioni? “La mia idea è che la politica è causa e madre di tutti i mali. Il male principale. Se capissimo l’importanza delle aziende, se il sistema si mettesse a disposizione, forse un minimo di speranza potremmo ritrovarla. Io credo che l’imprenditore dovrebbe essere agevolato, aiutato in ogni occasione possibile, anziché continuamente osta- colato. Per questo servirebbe un cambio di mentalità da parte della politica e delle istituzioni. E servirebbe anche nel mondo delle imprese. Vedo come tanti miei colleghi facciano fatica a coalizzarsi, a pensare insieme. C’è paura, c’è una mentalità da superare, quella che ognuno pensa solo per sé”. La politica, dunque, è responsabile per aver creato un sistema che sta letteralmente affogando le imprese. Ma non è così dappertutto. “No. La mia azienda e quella di mia moglie, ‘Alma’, insieme contano oltre 300 dipendenti. Il 50 per cento della nostra produzione va all’estero, in oltre 47 Paesi. Questo ci permette di vedere come si lavora altrove. E’ un orizzonte completamente diverso. Negli altri Paesi, dovunque direi, in Medio ed Estremo Oriente, negli Stati Uniti ma anche in altri stati europei, a parte la Francia che con l’Italia è il peggiore da questo punto di vista, ci si pone al servizio delle aziende, non contro di esse. Da noi è l’esatto contrario”. Lei dice che serve un cambiamento radicale, prima di tutto una nuova mentalità, il che comporta tempi lunghi. Ma intanto cosa si può fare per migliorare nel breve periodo, per attenuare quella che lei definisce una zavorra insopportabile? “Ripeto, bisogna cambiare la filosofia di fondo. A livello locale si può intanto fare qualcosa. In base alla mia esperienza posso dire che, per esempio, nel Comune di Montemurlo (provincia di Prato) si registra un atteggiamento meno ostile verso chi fa impresa, nei limiti che ovviamente le leggi impongono agli enti locali. I Comuni potrebbero invertire, almeno in parte, questa tendenza. Certo anche loro possono poco di fronte ad un esercito ideologizzato di controllori esasperanti – Inps, Agenzia delle entrate, Inail eccetera – che pensano alle aziende come votate esclusivamente a far soldi e quindi da vessare, da sottoporre a limiti e controlli assurdi. Insomma da penalizzare”. Marco Ranaldo COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - PRATO IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 45 Oltre la burocrazia, verso le buone prassi Semplificazione significa anche lotta alla corruzione, per un sistema in cui fare impresa di Paolo Vannini, giornalista freelance L a burocrazia è considerata, ormai unanimemente, uno dei principali mali che affliggono il nostro Paese. Secondo Cgia, l’Associazione Artigiani Piccole Imprese di Mestre, il suo costo sulle PMI è di 31 miliardi di euro l’anno. Un fardello che l’Italia non può più sopportare. Su questo tema abbiamo intervistato il nuovo sindaco di Prato, Matteo Biffoni. Sindaco Biffoni, con quali strumenti e quali decisioni possiamo uscire da questa impasse? “Semplificare deve essere la parola d’ordine, non solo per un problema di costi che ricadono sulle imprese, e di conseguenza sui consumatori, ma anche su enti pubblici e famiglie. Matteo Biffoni Non sempre uno snellimento degli iter burocratici può essere fatto in maniera veloce e senza modifiche normative complesse, ma senza dubbio un Comune può andare incontro ai cittadini e alle aziende con tanti piccoli miglioramenti. A Prato, per esempio, stiamo mettendo a punto un sistema di semplificazione della richiesta dei permessi per le aziende collocate nelle aree industriali, così come abbiamo allo studio una velocizzazione della richiesta dei permessi sfruttando i mezzi digitali”. C’è un drammatico legame fra burocrazia e corruzione. La montagna di leggi, regolamenti, interpretazioni, di fatto alimenta il sistema corruttivo. Come si può rompere questa spirale perversa? “Bisogna stare attenti a giustificare corruzione, evasione e simili dando colpa alla burocrazia. Un conto sono gli ‘errori’ in buona fede, i ritardi dovuti alla necessità di adempiere a un numero spesso esagerato di procedimenti, un altro invece la corruzione. Dobbiamo combattere la burocrazia per mettere in condizioni di poter lavorare o aprire un’attività con sempre maggiore facilità, consapevoli che questo premia innanzitutto i buoni cittadini”. Il premier Renzi ha recentemente annunciato “una violenta lotta alla burocrazia”. Su questo versante, il cosiddetto “sblocca Italia” ha assunto un valore altamente simbolico. Potrà essere altrettanto efficace? Non rischia di essere solo un provvedimento “una tantum” e avere effetti immediati ma non duraturi? “E’ un primo passo, importante e significativo. Gli effetti devono essere immediati, mentre per avere risultati duraturi è necessaria una revisione sostanziale dei meccanismi che ci sono, per esempio, dietro agli appalti. A Prato insieme a tutta la giunta abbiamo deciso che gli appalti futuri non tengano conto del massimo ribasso, ma della proposta economica più conveniente: questo significa creare dei bandi con criteri rigorosi, risparmiare magari un po’ meno nell’immediato ma avere maggiori rassicurazioni sulla qualità del servizio, soprattutto per i servizi alla persona, ma anche sull’abbattimento dei costi di manutenzione straordinaria per quanto riguarda il settore urbanistico e dell’edilizia, evitare il blocco dei cantieri a causa del fallimento dell’azienda vincitrice dell’appalto, come spesso è avvenuto in passato. Sono scelte politiche, più o meno condivisibili, che però vanno in una direzione ben precisa: guardare non solo all’immediato, ma con una prospettiva di risultato”. Anche a livello comunale il peso dell’apparato burocratico è evidente. C’è una strada che gli enti locali possono imboccare da subito, in attesa di riforme strutturali? “Innanzitutto la diffusione della cultura digitale. I nuovi mezzi permettono di risparmiare tempo e denaro, eppure ancora in pochi usano la Pec o ricorrono ai servizi on line forniti dal Comune stesso, finendo per fare lunghe code agli sportelli. Il problema è duplice: da un lato la mancanza di un’infrastrutturazione digitale adeguata, dall’altra l’incapacità da parte di una grande fetta della popolazione di utilizzare i mezzi a disposizione. A Prato stiamo diffondendo il wi-fi in tutti gli istituti scolastici e corsi di formazione, destinati anche alle famiglie, per implementare la conoscenza dei servizi on line”. IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 46 COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - PISTOIA La burocrazia spegne la competitività Tempi certi e regole definite il primo passo verso un vero cambiamento di Paolo Vannini, giornalista freelance G uido Chiti, presidente regionale dei Giovani industriali toscani e già presidente dei Giovani di Confindustria Pistoia, è l’ad della Ipac (Industria Pistoiese Articoli Casalinghi), fondata negli anni ‘50 dal Cavaliere del lavoro Guido Chiti (suo bisnonno), che da quattro generazioni produce e commercializza prodotti in acciaio inossidabile per la cucina e la tavola. Quello della Ipac è un caso particolare, finito anche sulle cronache della stampa locale, alcuni mesi fa, proprio a causa di una assurda questione burocratica. Presidente Chiti, il suo è un caso emblematico di burocrazia opprimente che determina, almeno in parte, le scelte di un’impresa. Può provare a spiegare in poche parole la sua vicenda? “Cinque anni fa durante alcuni lavori di ristrutturazione il mio architetto scoprì, in modo causale, un condono mai chiuso dal 1987 (!), del quale nessuno ricordava niente (né la famiglia né l’amministrazione comunale). Da quel momento è iniziata un’incredibile serie di vicissitudini con uffici pubblici di ogni genere, enti, consulenti, avvocati... Ad oggi, 5 anni dopo e il pagamento di ingenti oneri, il condono non è ancora stato concesso e non si ha nessuna idea dei tempi e dei modi per risolvere questa folle questione burocratica”. Aver vissuto sulla propria pelle una situazione del genere cosa le fa pensare: esistono ancora margini per liberarsi da questo peso soffocante o l’unica strada è guardare altrove? Nel suo caso spostandosi da un comune ad un altro, in altri casi abbandonando il Paese? “Cambiare comune è solo una soluzione provvisoria per non poter più aspettare e dover avere locali adeguati. Senza cambiamenti importanti nella burocrazia oggi non ci sono i margini operativi per un imprenditore italiano per prendere decisioni veloci e adeguate al mercato globalizzato”. E guardando nel senso inverso: quanto pesano i limiti posti dall’elefantiaco apparato burocratico italiano nei confronti di potenziali investitori stranieri? “Semplicemente bloccano o almeno scoraggiano qualsiasi investimento”. Secondo Cgia, l’Associazione Artigiani Piccole Imprese di Mestre, il costo della burocrazia sulle Pmi è di 31 miliardi di euro l’anno. Ha mai pensato quanto possa pesare in termini economici per la sua azienda? “Impossibile calcolare il peso economico per le Pmi, ma sono molto più preoccupato dai costi indiretti della burocrazia che prima di tutto leva l’energia vitale dell’imprenditore, la voglia di intraprendere, sposta il focus alla risoluzione continua di problemi che niente hanno a che fare con la competitività delle aziende, con il valore aggiunto dell’impresa. Serve a creare una moltitudini di consulenti al solo scopo di gestire le varie situazioni burocratiche. Oggi gli imprenditori spesso non parlano di miglioramento di prodotto o sevizio ma di soluzioni alle varie problematiche dovute al ‘Sistema Paese’”. Immagino che anche lei pensi che il nostro Paese non può più permettersi una situazione del genere. Con quali strumenti e quali decisioni se ne può uscire? “Posso dire, in base sia alle mie esperienze imprenditoriali sia alle mie eperienze maturate come presidente dei giovani industriali, che la situazione è veramente complicata. Anche ipotizzando tutta la buona volontà e la capacità della politica a volerla risolvere (ed è solo un’ipotesi...) sarebbe comunque difficile. Quindi concentrerei tutti gli sforzi su due direttrici: la prima i tempi certi, anche lunghi, ma certi: meglio sapere che per avere una risposta serve un periodo di tempo lunghissimo che vivere nell’incertezza; la seconda eliminare il più possibile l’interpretabilità di qualsiasi legge, codice, regolamento”. C’è un drammatico legame fra burocrazia e corruzione. La montagna di leggi e regolamenti di fatto alimenta il sistema corruttivo. Anche il mondo dell’impresa sente questo legame perverso e come si dovrebbe superarlo? “La quantità e la farraginosità del sistema normativo è il freno principale per l’azienda oggi e il maggior motore per la corruzione. Se l’interpretazione non dà certezze, se non chiarisce fino in fondo chi opera nel modo corretto e chi no, allora mettiamo l’imprenditore alla pari, o molto vicino, a chi opera in modo scorretto o almeno border line”. Guido Chiti COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - MASSA CARRARA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 47 Un grande sogno: la semplicità Maggiore uniformità di regole è la via principale per sostenere l’impresa di Manuela Villimburgo, giornalista, collaboratrice “Il Sole 24 Ore” C he il settore dell’edilizia sia uno dei più colpiti dalle complicazioni burocratiche è dimostrato anche dal fatto che la normativa sconta un livello di differenziazione a dir poco capillare. E’ quanto sostiene Matteo Venturi, presidente dell’Ance di Massa. Dove riscontrate le maggiori difficoltà sul piano delle procedure? “Io credo che la mancanza di uniformità sia il tema principale da affrontare. Regole ed iter sono diversi da un territorio all’altro anche a pochi chilometri di distanza. I regolamenti edilizi variano da Comune a Comune e la modulistica cambia da una Provincia all’altra: una frantumazione inaccettabile. Un grosso scoglio per qualsiasi Matteo Venturi impresa che per forza di cose non può limitarsi ad operare in una singola area. Inoltre, sono proprio le imprese più piccole, vale a dire la maggioranza, a pagarne il maggior prezzo dovendo sostenere gli stessi oneri per commesse di importo più contenuto”. E’ un problema dunque che possono risolvere gli enti locali? “Credo che le amministrazioni territoriali possano fare la loro parte ma devo riconoscere che, più in generale, manchi un Testo Unico a livello nazionale che armonizzi la mole di leggi che dovrebbe disciplinare il settore. In tale ridondanza, le imprese perdono tempo, denaro e alcune si arenano definitivamente”. Per esempio? “Sta durando mesi nel nostro territorio la definizione tecnica dell’area di rispetto per un canale nel corso della quale sono emersi pareri discordi che variano anche del 100 per cento. Va da sé che un simile contesto dia spazio al contenzioso: se la faccenda non trova unicità di interpretazione, come evitare il ricorso amministrativo che ovviamente genera ulteriori costi e, oltretutto, non dà certezze? Senza calcolare gli effetti economici del tempo perso…” Questo dei diversi enti che hanno competenza sulla stessa materia è un nodo che potrebbe essere districato a livello locale? “Il sistema territoriale può intervenire solo sul piano del coordinamento. Come nel caso degli sportelli unici. Viceversa, è a livello centrale che si devono armonizzare le discipline. Per esempio, oggi per il settore dell’edilizia il sistema dei controlli coinvolge l’Inps, l’Inail, le Asl, i Vigili del fuoco, l’Ispettorato del lavoro, la polizia provinciale, l’Arpat e così via, in un vortice di enti verificatori distinti”. Con quali effetti? “L’inflazione di norme e di enti verificatori innalza le probabilità di veto, anziché concorrere all’ottenimento di opere di qualità. Voglio aggiungere che quando la procedura prende il sopravvento sul senso e finisce con alimentare se stessa e moltiplicarsi, si può entrare in spirali gravi e perverse. Basti pensare alla situazione subita da diverse imprese che, non riuscendo a riscuotere dalla pubblica amministrazione in tempi ragionevoli, hanno dovuto ritardare a loro volta il versamento dei contributi incappando in una ulteriore sospensione dei pagamenti che è diventata fatale per il destino dell’impresa”. Non si scorgono segnali di interventi di snellimento burocratico? “Esiste una semplificazione che si sta cercando di attuare dall’interno. E’ quella relativa al sistema delle casse edili che oggi sono dieci in Toscana e che stiamo provando a riformare con operazioni di fusione e accorpamento. Si tratta di un sistema che, costruito e sviluppato nel tempo, garantisce servizi assistenziali diffusi capillarmente nel territorio: non è certo questo l’aspetto che s’intende rimodulare. Viceversa, si vorrebbe renderne meno gravosi i costi sia per le imprese che per i lavoratori e soprattutto uniformarli visto che oggi variano da zona a zona in base ai singoli contratti provinciali. Anche su questo fronte la parola d’ordine deve essere l’uniformità”. Che poi è strettamente legata alla semplicità, giusto? “Lavorando anche all’estero, abbiamo dovuto documentarci sulle procedure da seguire nei diversi Paesi. Sia che si tratti di Europa o di Stati Uniti, ogni volta invariabilmente i nostri operatori si sono trovati ad esclamare: impossibile, è troppo semplice!”. IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 48 COVER STORY / UNA REPUBBLICA CORROTTA... - MASSA CARRARA Nel mare di regole annaspa anche l’Ente locale Strutture più snelle, competenze che non si sovrappongano: meno burocrazia aiuta anche i Comuni di Manuela Villimburgo, giornalista, collaboratrice “Il Sole 24 Ore” S e è vero che gran parte della ridondanza normativa che ha burocratizzato il paese è dovuta al livello centrale, c’è un’arma potente in mano agli enti locali per semplificare e rendere più efficiente il sistema. Alessandro Volpi, sindaco di Massa ha già provato ad adoperarla. Le forze sociali chiamano in causa anche i Sindaci nell’indispensabile lotta all’eccesso di burocrazia che affossa la competitività dei territori. Cosa fa il comune di Massa? “In questo primo anno di lavoro ho verificato un’effettiva sovrapposizione di competenze soprattutto in materia urbanistica e ambientale dove per ogni procedura sono chiamati ad esprimersi almeno tre o quattro enti diversi con tempi diversi. Prendiamo il regolamento urbanistico, strumento cardine per il futuro di una città. Da nove mesi siamo fermi alla fase della definizione delle carte del rischio idraulico perché le competenze dell’Autorità di bacino al quale erano state presentate sono state trasferite al Distretto di bacino. Come se non bastasse, in tale fase transitoria è competente il Genio civile del territorio… Insomma dopo un’indeterminatezza di quasi un anno pare che la questione stia per sbloccarsi”. dopodiché passa al controllo contabile”. Dunque l’ente locale ha le mani legate? “Su certi aspetti subisce. Per esempio, la vicenda dello scioglimento delle Province, ormai commissariate da due anni, imprime ritardi e incertezze su quanto di loro competenza. Finalmente, all’inizio di luglio, la Conferenza StatoRegioni ha dato il via libera alle Regioni e dunque speriamo che la Toscana faccia la sua parte. Ecco, a tali livelli il Comune può ben poco e subisce la generale incertezza fino a non sapere a chi mandare un atto per concludere un iter”. In quale misura avete ridotto? “Da 17 posizioni dirigenziali siamo passati a 10, mentre le posizioni organizzative sono scese da 24 a 7. Una misura che ci sembra adeguata alla dimensione di un Comune di 73mila abitanti. D’altra parte siamo convinti che la riforma debba partire dall’alto, introducendo il principio della responsabilità apicale. Pertanto, abbiamo rivisto anche il sistema di valutazione degli apici avvalendoci di tre professionisti esterni e agganciando la parte variabile dello stipendio per il 55 per cento al risultato e per il 45 per cento alla posizione: prima le percentuali erano, rispettivamente, del 25 e del 75”. Invece, dove potete intervenire per semplificare? “Certamente a livello interno. Cosa che abbiamo già avviato semplificando la macchina, per esempio riducendo il numero dei dirigenti e delle posizioni organizzative. Siamo infatti convinti che moltiplicare i settori dell’amministrazione significa aumentare il numero di filtri. Cosa che in linea di principio può sembrare migliori il processo di validazione di una decisione, ma che più comunemente determina una forca caudina paralizzante. Meglio che una questione sia vagliata da un’unica testa, Altri interventi virtuosi? “Un fronte su cui un ente locale può agire è quello delle procedure. Noi abbiamo informatizzato quelle in campo tributario e quelle relative all’anagrafe. C’è da accelerare l’informatizzazione in materia edilizia dematerializzando gli archivi e rendendoli consultabili dall’esterno. Il programma è pronto e contiamo di inserire i dati di archivio in un anno, ma iniziando a renderne accessibili progressivamente singole par- ti”. A proposito di regole che hanno perso senso, come non parlare del patto di stabilità che proprio sul settore dell’edilizia ha impattato così duramente? “Anche su questo fronte, se il Comune lavora bene un allentamento è possibile. Noi quest’anno abbiamo recuperato un sblocco intorno a sei milioni grazie al patto di stabilità verticale consentito dalla Regione. Un ottima leva che ci consente di sbloccare pagamenti pregressi, spese in conto capitale e altre spese di investimento; in particolare opere di risanamento idrogeologico, come la riduzione del rischio di frane o la messa a norma e in sicurezza dei corsi d’acqua, di cui il nostro territorio ha fortemente bisogno”. Alessandro Volpi POOL TREND SRL ACCESSORI CHE EMOZIONANO Pool Trend è un’azienda di Prato che produce sciarpe, scialli ed altri accessori: da qualche anno l’attenzione si è spostata sul lancio del proprio marchio, Luisa Brini. Un brand che non ha faticato ad essere riconosciuto ed apprezzato internazionalmente, anche oltre i confini europei. Perché, come sottolineano i titolari di Pool Trend, “l’importante è emozionare il consumatore, coinvolgerlo nei sentimenti”. E con la qualità dei prodotti Luisa Brini, non è difficile raggiungere questo obiettivo. zato anche oltre i confini europei, in America ed in Oriente. Luisa Brini offre un prodotto efficace, dall’alto del suo elevato contenuto qualitativo. “Attrazione contemporanea”, come la definisce lo slogan di Pool Trend, enfatizzando bene le novità portate avanti da linee, forme e colori, che emozionano immediatamente. “Siamo sempre estremamente attenti all’evolversi dei trend stilistici – conclude Paolo Brini – È fondamentale, però, al di là dei gusti estetici, saper cogliere al volo le esigenze dei nostri mercati di riferimento”. www.luisabrini.it Concepire l’accessorio come protagonista e non più soltanto come un complemento. Pool Trend ha ribaltato e rivoluzionato alcuni cardini della moda, con le sue creazioni che ogni volta stupiscono e colpiscono il cuore del consumatore. Perché è proprio questo il nodo della questione: “proporre un prodotto capace di coinvolgere emozionalmente”, utilizzando le parole di Paolo Brini, uno dei due fratelli a capo dell’azienda. Pool Trend è infatti un’azienda di Prato, nata nel 1996 ed oggi guidata da Alessandro e Paolo Bri- ni; un’azienda che produce sciarpe, scialli ed altri accessori, seguendo la grande tradizione tessile della città laniera. È il tessuto la matrice di tutto, qua, dove l’estetica si fonde con il comfort e la tradizione abbraccia nuove linee e modelli. “Le nostre produzioni si basano sulla performance dell’accessorio – ci conferma Paolo Brini – Un prodotto deve essere confortevole oltre che esteticamente accattivante. In questo, è stato fondamentale l’utilizzo di fibre naturali come seta e lana, ma anche come lini e cotoni fini”. Da qualche anno l’attenzione aziendale si è incentrata sul lancio del proprio marchio, Luisa Brini. Con le premesse di qualità e attenzione al dettaglio, il brand non ha faticato ad entrare nel “cuore” del consumatore, emozionandolo con linee e colori: perché, come ribadito dalle parole di Paolo Brini,“oggi stiamo vivendo un livellamento degli acquisti e, per convincere l’utente, bisogna coinvolgerlo. Anche nei sentimenti”. Il marchio Luisa Brini sta vivendo un momento molto florido, di internazionalizzazione e di espansione verso nuovi mercati: un brand riconosciuto ed apprez- publiredazionale CONFINDUSTRIA FIRENZE IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 50 Firenze, rinnovati i vertici delle Sezioni I Presidenti: pronti ad affrontare le sfide del prossimo biennio D ue anni di lavoro e obiettivi ben delineati: i neo presidenti delle Sezioni merceologiche di Confindustria Firenze, conoscono bene il difficile compito che li attende alla guida dei loro settori di riferimento; e ciascuno ha ben chiare le proprie priorità di lavoro. Andrea Galluzzo, presidente Sezione Abbigliamento, paglia e cappello “Molte nostre aziende hanno bisogno di trovare nuove possibilità per accedere ai mercati più vivaci e sviluppare partnership con interlocutori internazionali. Dobbiamo fornire loro strumenti adatti riuscire a valorizzare la storia e la qualità dei loro prodotti; ma dobbiamo anche accompagnarle nella ricerca di risorse economiche e creative”. Sergio Croci, presidente Sezione Fornitori Sanitari e Ospedalieri “Saranno rafforzati i contatti con l’ospedalità privata per confrontarsi sull’andamento della sanità nella nostra regione; ma attueremo anche un monitoraggio costante e continuo sulla situazione dei pagamenti, che negli ultimi mesi ha subito un peggioramento. Fra le nostre priorità di lavoro c’è anche un rapporto più stretto con la nuova ESTAR, per affrontare principalmente due questioni basilari: le impostazioni di magazzini regionali di difficile gestione, soprattutto per i prodotti specialistici; e arrivare ad un nuovo accordo per ottenere l’IVA in sospensione”. Riccardo Bartolozzi, presidente Sezione Ceramica Vetro “Le imprese della Sezione possono cogliere le opportunità offerte dai mercati esteri solo se messe in condizioni di competere. Quindi, oltre a una drastica sburocratizzazione delle pratiche che ci affliggono, vorremmo che il costo dell’energia, essendo noi per primi - grossi energivori, fosse equiparato a quello dei nostri competitor francesi o tedeschi”. Massimo Gaiotto, presidente Sezione Farmaceutica “Bisogna far emergere l’importanza e il valore economico e sociale dell’industria farmaceutica per la Regione Toscana, il suo livello d’integrazione con il territorio e la conseguente creazione di ricchezza e di valore aggiunto”. Gianluca Scarpellini, presidente Sezione Trasporti “Tra le priorità c’è la creazione di una supply chain per lo spostamento delle merci e delle persone all’interno della città metropolitana. Un lavoro che si svolge in parallelo al Progetto Multinazionali, con l’obiettivo di favorire la diffusione di best practice e la realizzazione di economie di scala per il trasporto delle merci, oltre a quello di produrre modelli di integrazione infrastrutturale, modale, tariffaria e informativa per il trasporto delle persone”. Eduardo Di Benedetto, presidente Sezione Energia “Sostanzialmente abbiamo due priorità: operare perché vengano rimossi gli ostacoli alla realizzazione delle infrastrutture necessarie ad assicurare la fornitura di energia alle aziende e a garantire la continuità del servizio, ma anche per consentire la necessaria liquidità del mercato garanzia dei prezzi più bassi; supportare lo sviluppo di strumenti normativi e finanziari volti a incentivare gli interventi di efficientamento energetico nelle aziende”. Francesco Matera, presidente Sezione Case di Cura “La priorità di lavoro che, come Commissione, intendiamo portare avanti al tavolo di concertazione regionale, nel quale sia- mo presenti, è quella di definire una cornice di contratto regionale che dia stabilità al nostro settore, prevedendo una scadenza contrattuale almeno triennale, a differenza di quanto è accaduto finora con proroghe annuali o semestrali. Proroghe che non hanno consentito alle imprese di fare alcun programma, lasciandole nella precarietà più assoluta”. Beatrice Grassi, presidente Sezione Industria Alberghiera “Un maggiore confronto e contatto con le amministrazioni locali per far conoscere i problemi del nostro settore (destagionalizzazione, eventi e congressi, lotta al sommerso). Far conoscere agli associati del settore le opportunità di appartenere alla ‘casa Confindustria’. E poi, una priorità interna alla nostra Sezione: lavoro di squadra e maggior comunicazione, con più coinvolgimento della base associativa”. Matteo Grossi, presidente Sezione Servizi Innovativi e Tecnologici “Monitoreremo le attività dall’Agenzia per l’Italia Digitale per fornire a tutti i nostri associati aggiornamenti costanti sulle novità introdotte nei sistemi informatici della Pubblica ammini- CONFINDUSTRIA FIRENZE strazione. Ma rafforzeremo anche i rapporti con l’università e le scuole, sia per favorire un’offerta formativa adeguata ai tempi, sia per orientare i giovani verso settori capaci di generare lavoro” Angelo Biggioggero, presidente Sezione Alimentare “Le nostre parole chiave parlano per le nostre aziende e per l’attività della nostra sezione: Sostenibilità. Sviluppo. Squadra. Sicurezza. Salute. Sapore”. Benedetta Bigazzi, presidente Sezione Centri Diagnostici “Al momento la nostra priorità è cercare di cambiare la percezione che gli utenti e le istituzioni hanno di noi come “speculatori” della salute e di farci riconoscere per quello che siamo: un’alternativa di qualità al servizio pubblico e un importante partner per lo stesso servizio, ove questo non sia sufficiente. Siamo da sempre disponibili al confronto e alla collaborazione, ma pretendiamo allo stesso tempo dignità e parità di trattamento”. Alberto Cipriani, presidente Sezione Legno-Arredo “Essenzialmente tre le priorità su cui stiamo lavorando: Estero. Aumento qualità dei prodotti e dei servizi. Superare la troppa rigidità sulle modalità di pagamento”. Alfredo Coltelli, presidente Sezione Metalmeccanica “Le imprese che crescono, che creano valore/ricchezza e occupazione, sono quelle che innovano, che sanno migliorarsi, mantenersi al top della tecnologia, formare il proprio personale, competere sui mercati nazionali e internazionali. Sono evidenti i fattori di successo sui quali dobbiamo e vogliamo puntare: Innovazione, Formazione/Education e Internazionalizzazione. Un altro obiettivo importante del nostro programma sarà Expo 2015, un’occasione straordinaria che ci permetterà di valorizzare anche le nostre eccellenze”. Franco Baccani, presidente Sezione Pelletteria “Firenze e la Toscana devono IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 51 diventare una “zona franca” dal falso e dall’illegalità. La sfida che ci siamo posti è impegnativa. Ma il nostro settore è sotto attacco; e noi dobbiamo difendere le nostre aziende, le nostre competenze e il nostro capitale umano, perché – per noi – l’illegalità è concorrenza sleale, che mina alle fondamenta la nostra competitività”. Stefano Fani, presidente Ance Firenze “Fra le priorità della Sezione ci sono sia la creazione di nuovi strumenti aggregativi di filiera, per rispondere in maniera più competitiva alle esigenze del mercato, sia la creazione di iniziative in collaborazione con la Pubblica amministrazione per il rilancio del settore”. Eletti anche il presidente della Sezione Chimica, Plastica e Gomma, Andrea Manganelli e il presidente della Sezione Calzature, Andrea Brotini. Benedetta Bigazzi Andrea Galluzzo Eduardo Di Benedetto Alberto Cipriani Sergio Croci Francesco Matera Alfredo Coltelli Riccardo Bartolozzi Beatrice Grassi Franco Baccani Massimo Gaiotto Matteo Grossi Stefano Fani Gianluca Scarpellini Angelo Biggioggero Andrea Manganelli IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 52 CONFINDUSTRIA AREZZO, GROSSETO, SIENA Confindustria Arezzo, Grosseto e Siena: insieme per la Toscana del sud Grande partecipazione all’Assise congiunta. Urgente il tema delle riforme, dal lavoro alla giustizia alla P.A. O ltre trecento imprenditori, insieme alle autorità territoriali provenienti da tutta l’area della Toscana del sud hanno partecipato all’Assise di Confindustria Arezzo, Grosseto e Siena che si è tenuta martedì 1 luglio 2014, a Siena, presso il Palasport Mens Sana di viale Sclavo. “L’Italia e l’attrazione di investimenti esteri” è stato il tema dell’iniziativa che ha rappresentato un momento d’incontro fra gli imprenditori interessati alla crescita e allo sviluppo economico e sociale della Toscana del sud ed importanti esponenti dell’industria e della finanza internazionale, per una più approfondita conoscenza della economia globale, finalizzata all’attrazione degli investimenti. E’ stato questo il primo grande appuntamento per arrivare in seguito alla formazione di un’unica territoriale della Toscana del sud, in vista dell’Assemblea generale che si terrà in autunno. Le tre territoriali di Arezzo, Grosseto e Siena rappresentano unite circa 1.200 aziende, con più di 40.000 addetti e una capacità di esportazione beni pari a circa 8,5 miliardi di euro. Dopo il saluto del presidente di Confindustria Siena, Paolo Campinoti, è intervenuto Roberto Giuli, amministratore delegato di Energyt.I.Group, sponsor dell’evento, che ha introdotto un breve video dell’azienda. A seguire si è tenuta la tavola rotonda alla quale, oltre allo stesso presi- CONFINDUSTRIA AREZZO, GROSSETO, SIENA dente di Confindustria Siena, hanno partecipato Eugenio Sidoli, presidente Philip Morris Italia, Deryck Maughan, membro CdA BlackRock, Antonella Mansi, vicepresidente Confindustria, Fabrizio Viola, amministratore delegato Banca MPS. Moderatore è stato Alan Friedman, giornalista e scrittore. Il tema più sottolineato è stato quello dell’urgenza delle riforme, affinché il paese torni ad essere competitivo e attrattivo per i capitali stranieri: riforme del lavoro, della pubblica amministrazione, fiscale e della giustizia. Fisco e burocrazia sono poi gli ostacoli che più bloccano le aziende, tempi non certi per l’ottenimento di permessi e un debito pubblico pesantissimo gravano sulle spalle della ripresa. Dal punto di vista del credito gran parte delle risorse sono richieste per la ristrutturazione del debito mentre ancora poche sono dirette a investimenti e sviluppo. Sartoria Marinaro di Mario Sciales Via Tornabuoni 7, 50121 Firenze Tel./Fax: 055 215854 [email protected] IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 53 IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 54 CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO Lucca, Pistoia e Prato: la Toscana del nord verso la fusione Le tre Associazioni confindustriali si riuniscono in Assemblea pubblica congiunta e segnano il primo passo di un percorso di integrazione. Obiettivo: diventare una sola associazione entro il 2016 M ontecatini Terme, ed in particolare lo splendido scenario del Tettuccio, ha fatto da sfondo ad un evento che rimarrà nella storia delle Confindustrie di Lucca, Pistoia e Prato: l’8 luglio scorso le tre associazioni si sono riunite in un’Assemblea pubblica congiunta che segna il primo passo (ufficioso ma impegnativo sul piano politico e programmatico) di un percorso che le porterà alla fusione entro il 2016. Territori piuttosto diversi dal punto di vista delle spe- cializzazioni settoriali, ma accomunati da una vocazione manifatturiera che, pur nelle diverse declinazioni locali, le fa sentire vicine ed affini. Proprio il manifatturiero, il suo valore per la Toscana e l’Italia, le sue potenzialità, gli ostacoli che ne compromettono lo sviluppo sono stati il motivo conduttore degli interventi dei presidenti Federica Landucci (Pistoia), Cristina Galeotti (Lucca) e Andrea Cavicchi (Prato). In tutti una consapevolezza: che la futura associazione sarà un soggetto forte, espressione di territori che manten- gono viva una imprenditorialità moderna ed aperta e che affrontano con determinazione le difficoltà dei cambiamenti in atto a livello globale. Il quadro associativo cumulato delle tre associazioni ad oggi: 1.473 aziende iscritte che assorbono 37.687 dipendenti, in un contesto in cui le rispettive province rappresentano insieme il 24,5% del valore aggiunto della Toscana (28,8% nel caso del valore aggiunto manifatturiero, dati Istat 2011 edizione novembre 2013) e il 21,6% dell’export totale regionale in valori, per un totale di 6,753 miliardi di euro (2013). Il settore manifatturiero prevalente a Prato è il tessilemoda (inclusi gli accessori); a Lucca a primeggiare sono il metalmeccanico e la carta; a Pistoia il settore tessile-moda è il più importante a livello provinciale, il secondo è rappresentato dalla metalmeccanica, il terzo dal cartario. Nel complesso, il comparto della meccanica di Lucca, Pistoia e Prato rappresenta, insieme, il 33,3% (per numero di imprese) di quello regionale, ed il 20,7% degli addetti totali; CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO il tessile-moda il 68% del numero di imprese per un 64% di addetti; il cartario, oltre il 90% per entrambi i parametri. Significative nelle tre associazioni sono anche le attività che operano al servizio delle imprese (servizi innovativi e tecnologici). Da segnalare anche specializzazioni funzionali alle attività principali oppure legate a caratteristiche territoriali: Pistoia esprime una significativa rappresentanza nel turismo La prima assemblea unitaria degli industriali di Lucca, Pistoia e Prato si è tenuta nella Sala Regina del Tettuccio a Montecatini Terme. E’ stato proprio il sindaco della città Giuseppe Bellandi ad aprire i lavori; dopo di lui il presidente di Confindustria Toscana Pierfrancesco Pacini. Le relazioni sono state svolte, oltre che dai presidenti delle tre associazioni organizzatrici, dal presidente di AIFI-Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital Innocenzo Cipolletta e dall’amministratore delegato del Banco Popolare Pier Francesco Saviotti. A chiudere i lavori, in rappresentanza di Confindustria, Vincenzo Boccia nella sua (trascinata dal polo termale di Montecatini e Monsummano, ma anche dal comprensorio montano di Abetone ed Appenino Pistoiese); Lucca, per contiguità con il settore estrattivo, vede la presenza di imprese che producono materiali da costruzione; Prato esprime invece numeri interessanti nella gomma, plastica e chimica. Ben presente nei tre territori, pur ridimensionato per effetto della grave crisi che lo ha investito ormai da anni, il settore edile. veste di presidente del Comitato tecnico credito e finanza. Un’assemblea quindi all’insegna dell’economia e della finanza, con in primo piano il supporto che il credito può fornire alla ripresa. Tema dominante, comunque, la risposta che Lucca, Pistoia e Prato stanno dando alle indicazioni della Riforma Pesenti, che impone una drastica riduzione del numero di territoriali del sistema Confindustria. La futura associazione industriale della Toscana del Nord non sarà però solo una risposta dovuta alle politiche confederali ma uno strumento per continuare a offrire ai soci una rappresentanza più autorevole e servizi più efficienti. La presidente di Confindustria Pistoia Federica Landucci: “Pistoia viene definita ‘cerniera della Toscana’. Cerniera che ha senso se sta al centro dei lembi che deve unire; altrimenti, mantenendo la metafora, i suoi denti non terranno insieme le parti dell’abito. Geograficamente questa posizione ci calza a pennello, e le imprese potranno cogliere i servizi da altre associazioni, mentre noi offriamo all’aggregazione i nostri; e poniamo sul tavolo la nostra poliedricità, che include anche il turismo di livello. Quindi con Lucca e Prato potenziamo tutte le vocazioni che da sempre esprimiamo”. Il presidente dell’Unione Industriale Pratese-Confindustria Prato Andrea Cavicchi: “Il percorso di fusione conferma lo spirito con cui oltre un secolo fa fu fondata l’Unione Industriale Pratese. Le nostre associazioni esistono per rappresentare, affiancare e servire le imprese: un obiettivo incompatibile con lo spirito di campanile. L’associazione unica ci garantirà una identità solida, una capacità di rappresentanza efficace e la possibilità di fornire servizi efficienti. Il percorso di fusione che abbiamo davanti nasce da scelte consapevoli e mature che coinvolgono profondamente la base associativa”. La presidente dell’Associazione degli Industriali di Lucca Cristina Galeotti: “Fondamentale sarà la conoscenza delle basi associative: un’Associazione è forte tanto più la propria base associativa è solida e partecipativa. In merito, credo sia necessario intensificare, da parte delle sezioni merceologiche, riunioni e iniziative comuni al fine di dare alle imprese più occasioni per conoscersi meglio, nella prospettiva di unificare le sezioni stesse. Di vera integrazione si potrà parlare solo quando arriveremo a individuare un’azienda in relazione non al territorio di appartenenza ma al settore in cui opera”. IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 55 CONFINDUSTRIA LIVORNO IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 56 Il valore dell’impresa nel Bilancio di Sostenibilità del Comparto Chimico e Petrolifero Confindustria Livorno: un’iniziativa di eccellenza da replicare in altri territori ed in altri settori C onfindustria Livorno coordina da quindici anni il Bilancio di Sostenibilità del Comparto Chimico e Petrolifero della provincia di Livorno, con il quale le aziende del Comparto si sono impegnate a consuntivare l’andamento delle rispettive attività, traducendo in un documento di facile lettura l’insieme di notizie, informazioni, dati, che dimostrano il valore aggiunto prodotto e distribuito al territorio, nel rispetto dei principi di sostenibilità economica, sociale e ambientale, che guidano l’agire quotidiano delle Imprese. Obiettivo dell’iniziativa, condiviso dalle aziende del Comparto e dai numerosi stakeholder con i quali le Imprese si sono confrontate nel corso degli anni sui temi affrontati dal Bilancio di Sostenibilità, è di migliorare la comunicazione verso tutti i soggetti con i quali le aziende interagiscono, rivolgendosi ad un numero sempre più ampio di interlocutori istituzionali e sociali, in particolare ai giovani, alle scuole, ai loro insegnanti e a quella comunità civile, che è la principale destinataria delle ricadute economiche e sociali della presenza industriale sul territorio. Per questo, proseguendo l’innovazione introdotta nella precedente edizione, il XV Bilancio di Sostenibilità del Comparto Chimico e Petrolifero è stato pubblicato sul sito web dedicato www.bilanciochimicolivorno.it, progettato e realizzato dagli studenti degli Istituti Scolastici Superiori della provincia di Livorno, che hanno partecipato al concorso indetto da Confindustria Livorno. E’ fondamentale infatti correggere alcuni pregiudizi che talvolta riemergono nei confronti delle attività industriali, aumentando la consapevolezza di quanto il patrimonio industriale e le Aziende multinazionali siano strategici per il benessere e lo sviluppo del nostro territorio: in un periodo di forte contrazione dei mercati e di rilevanti difficoltà economico-finanziarie, il Comparto Chimico e Petrolifero di Confindustria Livorno ha continuato ad investire sul territorio, anche incrementando, seppur lievemente, il numero degli occupati. Nel Bilancio di Sostenibilità sono riportati dati e informazioni dettagliate relativi al valore distribuito agli occupati, alle imprese dell’indotto, allo Stato e agli Enti Locali in imposte e tasse. Sono quantificati gli investimenti realizzati e quelli previsti per l’anno in corso, gli interventi dedicati alla formazione del personale, gli indici degli infortuni sul lavoro ed anche il dettaglio delle emissioni nell’ambiente. Per questo il Bilancio rappresenta anche un valido ed efficace riferimento per l’analisi dell’andamento economico del territorio e per evidenziare le difficoltà che le imprese si trovano ad affrontare nella propria operatività. Costituisce quindi un’ottima occasione per dialogare, fare squadra con tutte le Istituzioni e i soggetti interessati al consolidamento delle attività industriali e all’attrazione di nuovi investimenti sul territorio. Il Comparto Chimico e Petrolifero - che con orgoglio possiamo annoverare fra le eccellenze nazionali nel campo della responsabilità sociale - ha anche il merito di promuovere lo sviluppo di una cultura industriale, a vantaggio di tutto il sistema imprenditoriale e quindi del territorio nel suo complesso. Alla XV edizione del Bilancio di Sostenibilità, realizzato con il contributo della Camera di Commercio di Livorno, hanno partecipato le seguenti Aziende: Costieri D’Alesio, Costiero Gas Livorno, ENIDiv. Refining & Marketing– Raffineria di Livorno, Ineos Manufacturing Italia, NERI Depositi Costieri, Prysmian Cavi e Sistemi Italia, Solvay Solutions Italia, Styron Italia, Toscopetrol. Per ulteriori informazioni visitare il sito www.bilanciochimicolivorno.it o inviare una mail a bilanciochimicopetrolifero@confindustrialivorno.it CONFINDUSTRIA MASSA CARRARA IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 57 Il manifatturiero ci salverà Intervento di Giuseppe Baccioli, presidente dell’Associazione Industriali Massa Carrara P ensando al mio “debutto” in questa vetrina ho preso in considerazione diversi argomenti su cui avrei molte cose da dire o, in alcuni casi, dei sassolini (di marmo!!!) da togliermi dalle scarpe. Avrei potuto recitare il solito cahier de doleance, elencare le difficoltà che le imprese, qui a Massa Carrara come nel resto del Paese, devono fronteggiare (fisco, burocrazia, credito, ostilità, ecc.), richiamare il complicato momento che vive il mondo delle cave nei rapporti con le amministrazioni locali, parlare del lavoro che manca, delle difficoltà che imprese e famiglie affrontano. Sono però un ottimista e ho deciso di dare un taglio diverso al mio intervento; voglio accendere i riflettori sui progetti che alcuni imprenditori “coraggiosi” stanno realizzando nel nostro territorio perché sono convinto che “il manifatturiero ci salverà”. Sono, infatti, un sostenitore della campagna che il Presidente Squinzi sta portando avanti con passione e impegno, per creare le condizioni favorevoli alla rinascita del settore manifatturiero, per far si che l’industria riacquisti il ruolo di attore principale dello sviluppo. Accanto ai settori del lapideo, della meccanica, della chimica che sono da sempre i pilastri della nostra economia, se ne stanno affacciando di nuovi e alcune attività tradizionali si rigenerano e trovano nuovo vigore. Intorno a noi qualcosa sta cambiando, si sta rimettendo in moto un sistema che sembrava essere sopito. Senza far torto a nessuno, ricordo l’importanza del polo di aziende specializzate nella meccanica per grandi moduli, nell’impiantistica, nell’elettronica e nella logistica che sta crescendo insieme a Nuovo Pignone; tanti i laboratori artistici di marmo stanno riaprendo e faranno rinverdire una storica tradizione; sempre nella nostra provincia ha sede un’ importante società di ingegneria ambientale, Ambiente sc., che in questi giorni fra l ‘altro ha monitorato l’ultimo viaggio della Concordia. Vorrei soffermarmi però su tre realtà molto dinamiche che stanno dando impulso alla nostra economia: Nca, D’Avenza e Iglom. Sono aziende che operano rispettivamente nei settori della nautica, della moda e della chimica (oli minerali lubrificanti). NCA e’ stato acquistato nel 2012 da The Italian Sea Group, era un cantiere pubblico non più competitivo che stava languendo, un caso che sembrava disperato. Nel cantiere, ISG ha investito oltre 15 mil. di euro riqualificandolo e facendolo diventare uno fra i più versatili e moderni del mediterraneo. Oggi NCA dispone di superfici per oltre 100 mila mq, lavora a pieni ritmi con 200 addetti diretti e più di 1.000 nell’indotto e sta guardando a possibili espansioni. Il recente ingresso del gruppo Cucinelli nella D’Avenza ha Giuseppe Baccioli scongiurato il probabile declino di uno straordinario brand conosciuto nel mondo per l’alta sartoria da uomo. Brunello Cuccinelli ha rilevato know how e professionalità, per fare “rinascere” D’Avenza e creare opportunità anche con una scuola di sartoria che riporterà in primo piano le abilità manuali. Iglom, solida società presente da oltre 30 anni sul territorio, ha deciso di ampliare la gamma delle sue lavorazioni acquistando le aree lasciate libere dalla multinazionale che nel 2008 aveva traumaticamente chiuso i battenti: 70 dipendenti ex Eaton saranno subito riassunti. Non aggiungo altre parole ai fatti; sono esempi concreti che gli imprenditori sono in grado di realizzare, se messi in condizione di farlo. Ci sono aziende disposte ad investire e a creare occupazione, che possono, in un ambiente non ostile, contribuire a farci uscire da questo momento difficile. SAURO GUERRI E LE SFIDE IMPRENDITORIALI TRA L’EGITTO E LA CINA VAIANO – Impegno, passione per il proprio lavoro e voglia di girare il mondo alla ricerca di nuove sfide. Con questo spirito e questi ideali l’imprenditore Sauro Guerri ha dato vita nel 1994 a Progetto Lana, un’azienda con sede a Vaiano specializzata nel recupero degli scarti tessili. La storia parte da lontano. È il 1973, e per la prima volta, all’età di diciotto anni, Guerri entra in contatto con il mondo del tessile. Ma è nel 1979, grazie alla piccola azienda del suocero che l’imprenditore si appassiona davvero al mestiere e all’arte della lavorazione dei prodotti tessili. Adesso la sua Progetto Lana, nata in compartecipazione con il gruppo Schneider, è diventata una delle aziende leader nel settore della produzione delle fibre naturali per il sistema cardato e nel recupero dei cascami tessili. Negli anni infatti, ha costruito importanti progetti di crescita all’estero, Cina ed Egitto su tutti.“In sostanza – spiega Sauro Guerri – quella che noi produciamo è una fibra rigenerata, che attraverso processi eseguiti artigianalmente nei nostri impianti partecipati, trova nuova vita”. I riciclati tessili riguardano la lana, il cachemire e le fibre naturali. Il tutto con un occhio di riguardo all’ambiente e all’ecosostenibilità: “La nostra partnership con altre aziende– sottolinea Guerri – ha permesso di unire la riconosciuta tradizionale qualità del gruppo Schneider con l’attenzione tutta pratese verso il riciclo; a Prato infatti, ogni anno si lavorano più di 22mila tonnellate di stracci, e questo permette di ridurre notevolmente l’impatto della produzione sull’ambiente”. Dal 2004 Progetto Lana, dopo dieci anni di attività, ha deciso di investire in Cina, con l’acquisizione di un’importante partecipazione nell’impianto di carbonizzo di Fengyuan, nel distretto produttivo di Jangsu.“Quello cinese è stato un progetto difficile – racconta Guerri – ma proprio molto stimolante, che ci permette di produrre annualmente più di due milioni e mezzo di chili di lana carbonizzata di ottima qualità”. Ma la sfida più grande è cominciata nel 2012, con un investimento importante in un impianto di pettinatura e carbonizzo lane in Egitto, a Sadat City. L’ennesima sfida, che ha visto in prima linea importanti aziende del settore tessile italiano. Tra queste la PettinaturaVerrone (che detiene il 35% delle quote), il Gruppo Marzotto (con il 30%), la società pubblica Simest (25%) e infine Progetto Lana di Sauro Guerri, con una partecipazione del 10%. Per gli imprenditori del tessile, l’Egitto rappresenta da tempo un’isola felice dove poter sviluppare i propri investimenti. Non solo e non tanto per il costo inferiore della manodopera, che pure è importante: “L’Egitto è strategico – afferma Sauro Guerri – soprattutto per la sua vicinanza con il Canale di Suez, da cui passano tutte le nuove rotte delle merci asiatiche, e da cui qualsiasi destinazione in ogni parte del mondo è raggiungibile con pochi giorni di navigazione; inoltre a Suez si fermano le navi che trasportano le lane provenienti dai paesi d’origine come Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa”. L’impianto egiziano, nel quale lavorano circa 180 persone, può vantare il più grande terrazzo industriale del mondo, nel quale l’ asciugatura delle fibre si ottiene con il minor stress possibile per la lana, unitamente ad un eccellente grado di imbiancatura naturale. noti ormai da tempo. Tassazione troppo elevata, burocrazia infinita e costi del lavoro esorbitanti hanno reso il nostro Paese sempre meno attraente per chi vuole investire. In un contesto del genere, Prato ha sofferto al pari di altre realtà produttive italiane, anche se per l’imprenditore Sauro Guerri il futuro non è così nero come potrebbe sembrare all’apparenza: “Questa città ha il futuro nelle proprie mani, ma è chiaro che a queste condizioni è davvero difficile lavorare e non è più possibile andare avanti; in qualsiasi altro paese del mondo si fa di tutto per attrarre gli investimenti, mentre in Italia sembra si faccia l’opposto; industriali, sindacati e Governo devono tornare a muoversi insieme per far si che si rimettano i soldi nelle tasche dei cittadini innescando un processo di riforme che ci possa rendere più credibili nel mondo”. www.progettolana.com Tra la Cina e l’Egitto però, l’imprenditore pratese non ha perso di vista l’Italia, “un Paese nel quale – spiega – è sempre più difficile rimanere per fare impresa e creare utili”. I mali di cui soffre la nostra economia sono publiredazionale SIGNORI VASCO: VIA PISTOIESE, 140 - 59100 - PRATO - 057426244 SIGNORI DUE: VIA BOITO, 33 - 59013 - MONTEMURLO - 0574791670 [email protected] www.signori.it