Lettera aperta ai candidati da 300 piccole e medie imprese. 6
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Lettera aperta ai candidati da 300 piccole e medie imprese. 6
Lettera aperta ai candidati da 300 piccole e medie imprese 6 domande per 6 risposte . Siamo l’Associazione delle Piccole e Medie Industrie di Cremona, rappresentiamo oltre 300 aziende cremonesi per un totale di più di 6.000 addetti e siamo fortemente arrabbiati per la situazione attuale, per quello che NON e’ stato fatto e per quello che da sempre si promette di fare ma non si fa mai. Per questo abbiamo deciso di scrivervi e di chiedervi una risposta, breve e concisa, su cosa intendete fare per dare una soluzione ai punti critici che vi presentiamo di seguito. Non è solo una “lamentatio” ma è una richiesta di confronto. Infatti noi ogni giorno ci rimbocchiamo le maniche “facciamo impresa”, ci impegniamo ad essere competitivi, in altre parole ci mettiamo del nostro per continuare a lavorare. Chiediamo alla politica di fare altrettanto e di risolvere i problemi e non di crearne ulteriori. Abbiamo preferito scrivere per evitare il dialogo tra sordi che spesso sotto elezioni vede noi imprenditori raccontare le difficoltà della quotidianità lavorativa e i politici promettere, promettere, promettere salvo poi… dimenticare tutto al momento dell’elezione. Per questo ci impegniamo a dare pubblicità a tutte le risposte che ci perverranno pubblicandole sul sito dell’Associazione e segnalandole a tutte le aziende associate. Cordialmente. Alberto Griffini Presidente ConfAPIndustria Cremona 1. FISCO ASSASSINO Il nostro carico fiscale è pesantissimo ma anche complicato da migliaia di norme e adempimenti a carico delle imprese, che costringono i nostri ragionieri e commercialisti a perdere più tempo per la "comprensione" quotidiana di quanto richiesto, piuttosto che per la loro "attuazione". La pressione fiscale continua ad arricchirsi di nuove sigle (Tares, Tobin tax), ma soprattutto di un incremento dei prelievi sulle imprese continuo e strisciante, basato su decine di ritocchi peggiorativi e magari pure retroattivi: in queste condizioni, anche la promessa elettorale (e puntualizzo "promessa elettorale") di una riduzione pari a un punto percentuale delle imposte complessive appare, francamente, del tutto risibile. Le tasse le paghiamo da sempre ma se poi tutto l'introito viene sprecato in mille rivoli e rivoletti senza pensare ad abbattere il debito pubblico o a fare politiche di sostegno alle imprese... dove andremo a finire. Siamo tornati all'atteggiamento medievale del potere nei confronti del cittadino: allora avevano il pontatico, il rotatico, l'erbatico oggi ci manca solo che ci tassino per il respiro e poi siamo a posto. Se non c'è riduzione della spesa pubblica non si riparte. E non ci si venga a parlare di interventi demagogici: giunti a questo punto anche la demagogia è qualcosa visto che continuiamo a vedere le persone che ci hanno portato a questo disastro girare con le auto blu e la scorta e rimettere a nuovo le proprie facce per le elezioni, che coraggio! paghiamo le tasse e ci impegniamo a rispettare le leggi, anche quelle che riteniamo ingiuste, per il bene del Paese. Come pensate di risolvere il problema della riduzione delle tasse e di farle pagare a tutti? 2. LAVORO DI STATO C'è un costo del lavoro che ti costringe a sborsare complessivamente più di 2 euro, per ogni singolo euro corrisposto al dipendente e con il solo risultato di avere, di fatto, gli stipendi più costosi per le imprese, ma con un importo a beneficio dei lavoratori fra i più bassi d'Europa. Il risultato è che lavoriamo per lo Stato ma senza avere servizi in cambio, con pensioni da fame, riduzione del potere di acquisto e desertificazione dei consumi. Sul fronte del costo del lavoro non va certo meglio: ci è stata tolta la detassazione degli straordinari, unico (seppur con tutte le sue limitazioni) strumento per premiare effettivamente la flessibilità. Non c'è nulla invece che vada in direzione di una riduzione strutturale del costo per ora lavorata. continuiamo ad assumere, a motivare i nostri collaboratori, a fare formazione perché riteniamo le risorse umane una ricchezza inesauribile. Come pensate di ridurre il costo del lavoro e di agevolare le assunzioni e la possibilità per le aziende di investire in risorse umane? 3. BUROCRAZIA CANAGLIA C'è una burocrazia autoreferenziale e spesso ai limiti della vessazione. Una burocrazia che non produce ma inibisce la produzione, una burocrazia che si trincera dietro il "non è compito mio", "non sono responsabile", "non posso fare altro". Ma non basta, perché al danno si aggiunge pure la beffa di un erario che costringe, contro ogni regola di buon senso, le imprese a sorvegliarsi tra loro: il paradigma di questa nuova, sconvolgente impostazione sono le recenti disposizioni in materia di responsabilità solidale tra appaltanti e subappaltatori, che li costringe ad acquisire la documentazione che comprovi l'effettiva regolarità dei versamenti delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente e dell'Iva. Il tutto con facoltà, per chi deve pagare l'opera commissionata, di sospendere il pagamento al proprio fornitore, se non viene esibita la citata documentazione, con il bel risultato di agevolare chi cerca comodi alibi per non rispettare i termini di pagamento e, al contempo, di mettere in grave difficoltà chi vorrebbe onorarli. puntiamo sulle nuove tecnologie, usiamo la PEC, andiamo verso un modo di lavorare nuovo fatto di condivisione, documenti digitali e network. Cosa pensate di fare per "uccidere" la burocrazia prima che questa soffochi le aziende? Uno sportello davvero UNICO non si è ancora visto: è tanto difficile? 4. ETICA DA JUNGLA Nessuno paga più nei termini concordati. Normative, leggi, regolamenti, interpellanze e chi più ne ha più ne metta non sono riuscite a dare soluzione a questo problema e si capisce anche il perché visto che lo Stato è il peggior pagatore di tutti. Staremo a vedere con la nuova legge sui termini di pagamento cosa succederà: ci credo poco. Abbiamo dimenticato l'etica: le famiglie devono educare i figli, le scuole devono insegnare il rispetto delle regole e l'amore per il lavoro, noi tutti dobbiamo impegnarci a tornare al rispetto per gli altri e alla valorizzazione del lavoro quotidiano e del sacrificio. Chi sbaglia deve pagare e chi fa bene deve essere premiato. Basta con un buonismo di facciata che fa salvi solo i diritti e dimentica i doveri. rispettiamo i contratti e lavoriamo con etica puntando non solo alla giusta remunerazione del lavoro ma anche allo sviluppo del territorio che ci accoglie. Cosa pensate di fare per risolvere il problema del ritardo dei pagamenti e dell'incertezza del diritto del creditore a veder riconosciute le sue ragioni in giudizio? 5. CREDITO IMPOSSIBILE Dov'è la trasparenza nel settore bancario? Le banche chiedono alle aziende radiografia e tac e poi forniscono informazioni a spizzichi o contratti con clausole scritte in caratteri minuscoli. Inoltre dov'è finita la divisione tra credito e finanza che impedirebbe casi come i recenti scandali bancari e darebbe garanzie maggiori ad aziende e cittadini? E' così difficile fare una cosa tanto semplice? Inoltre occorre modificare i parametri per valutare il rating delle aziende. Non siamo solo dei numeri. E poi quante banche supererebbero il vaglio degli stessi parametri. dobbiamo rispettare i contratti con le banche e siamo sempre trasparenti nelle informazioni che forniamo agli istituti di credito considerandoli partner e non avversari. Come pensate di affrontare il problema del credito e della trasparenza bancaria? Credito e finanza li dividerete o no? 6. DIFFICOLTA’ NELLE ESPORTAZIONI cerchiamo di esportare anche se i paesi emergenti ci scoraggiano mettendo dazi di elevato valore (80% in Brasile, 40% in India, 20% in Cina) rendendo difficile resistere alla tentazione di delocalizzare. Noi resistiamo e paghiamo qui le tasse inventandoci l’impossibile per farlo. Come pensate di affrontare questo problema in modo da tutelarci e quindi mantenere l’occupazione e la ricchezza del paese?