Una nuova regolamentazione e vigilanza finanziaria File

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Una nuova regolamentazione e vigilanza finanziaria File
A
Annalisa Di Clemente
Verso una nuova architettura
internazionale di vigilanza finanziaria
L’impatto delle nuove regole su banche e imprese italiane
Presentazione di
Adriano Giannola
Copyright © MMXIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
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I edizione: novembre 
L’attuale crisi è il mezzo attraverso il quale il
mercato sta ponendo rimedio a quindici anni
di squilibri macroeconomici
— Mario D, 2008
Indice

Presentazione

Introduzione
Parte I
Il sistema internazionale di vigilanza sugli intermediari
finanziari prima della crisi dei mutui sub-prime del luglio
2007

Capitolo I
Il Comitato di Basilea

Capitolo II
Da Basilea 1 a Basilea 2

Capitolo III
Caratteristiche dei nuovi modelli di determinazione del
capitale bancario a copertura del rischio di credito
.. La funzione regolamentare di ponderazione per le esposizioni bancarie verso le imprese,  – .. Il modello Internal
Rating Based di Basilea 2 come modello “Portfolio Invariant”, 
– .. Descrizione e calcolo del “cuore” della funzione regolamentare di ponderazione: il Fattore(PD,%),  – .. Il coefficiente di
correlazione delle attività del Fattore (PD, %),  – .. Proposte
per il sistema bancario italiano, .

Verso un nuovo modello di vigilanza finanziaria

Parte II
Il nuovo sistema di vigilanza internazionale sugli
intermediari finanziari come risposta alla crisi finanziaria
globale

Capitolo I
Da un modello di vigilanza di tipo “light touch” ad un
approccio definito “intensive supervision”

Capitolo II
Verso Basilea 3. La riforma internazionale del framework
prudenziale delle banche
.. Il processo di recepimento in Europa di Basilea 3,  –
.. L’importanza di una gestione integrata dei rischi bancari, 
– .. Il secondo pilastro di Basilea 2 e 3,  – .. Le attuali metodologie di aggregazione dei rischi bancari,  – .. Descrizione
analitica delle metodologie tradizionali di stima del capitale interno complessivo bancario,  – .. Un modello avanzato di
stima del capitale complessivo basato su Simulazione Monte
Carlo e funzione copula Gaussiana,  – .. Proposte per la
stima delle correlazioni tra i rischi,  – .. Analisi comparativa
dei risultati ottenuti dall’implementazione dei modelli alternativi di stima del capitale interno bancario a dati simulati ,  –
.. Conclusioni e proposte per le banche, .
Parte III
La crisi globale e il suo impatto sulla governance
economica europea

Capitolo I
La reazione dell’Europa alla crisi dei debiti sovrani dell’area Euro e al rischio di “ridenominazione”

Capitolo II
Verso un’unione bancaria europea
Indice


Capitolo III
Verso un regime normativo armonizzato per la gestione
delle crisi degli intermediari finanziari

Capitolo IV
Le innovazioni in tema di coordinamento delle politiche
economiche europee
Parte IV
L’economia italiana e la crisi finanziaria sistemica

Capitolo I
Il costo della crisi per le banche e le imprese italiane

Capitolo II
Le possibili ricadute economiche del nuovo quadro di vigilanza finanziaria sul sistema economico italiano

Capitolo III
Caratteristiche del sistema produttivo italiano

Capitolo IV
Nuove modalità di finanziamento per le imprese italiane:
meno debito e più capitale

Capitolo V
Verso un modello relazionale banca-impresa più virtuoso

Bibliografia
Presentazione
Questo contributo di Annalisa Di Clemente è una illustrazione
tecnica, esaustiva e, come suole dirsi, scientificamente “sulla
frontiera” di una tematica -quella della evoluzione di metodi e
norme che caratterizzano gli accordi di Basilea- la cui rilevanza,
attraverso gli aspetti analitici, investe gli indirizzi strategici del
sistema bancario e con ciò le prospettive del finanziamento
dell’economia. Tanto più se, in un Paese bancocentrico come
il nostro, il messaggio per le imprese è imperativamente, come
si dice in conclusione: meno debito e più capitale.
Le prospettive scaturiscono dalla precisa ed articolata analisi
di quanto è avvenuto dal 1988 (Basilea 1) e degli impegni ben
precisi che si profilano all’orizzonte con l’entrata in vigore
dall’accordo di Basilea 3, un’evoluzione di lungo periodo che
ha realizzato in Italia il passaggio dalla tradizionale vigilanza
strutturale alla vigilanza prudenziale iniziato negli anni ’80.
Un passaggio epocale che rivendicava per la banca la natura di
impresa rispetto al tradizionale ruolo di istituzione e, per di più,
pubblica.
La transizione di fatto inizia, e rapidamente, con il primo accordo della Banca dei Regolamenti Internazionali (il cosiddetto
accordo di Basilea etichettato – per quel che avvenne dopo –
Basilea 1). Con pochi significativi vincoli alla gestione bancaria
si intendeva promuovere tra gli alberi della “foresta pietrificata”, la concorrenza e l’efficienza per attrezzare le banche a
contribuire allo sviluppo di un mercato sempre più articolato e
competitivo. Se poi a questa visione si affianca la constatazione
che la impresa bancaria, per sua natura, opera in regime di
rendimenti di scala crescenti, ciò legittima stimoli fortissimi
alla crescita dimensionale e quindi alla concentrazione, visti


Presentazione
con particolare favore dalle Autorità di vigilanza molto sensibili
alla ricerca di economie di scala. Questo approccio, è noto, ha
portato molto rapidamente al “consolidamento” del sistema
bancario nazionale, peculiarmente realizzato grazie al ruolo per
molti versi protettivo delle Fondazioni di matrice bancaria; gli
azionisti “pazienti” portati alla ribalta nel 1991 dalla cosiddetta
legge Amato–Carli.
Nonostante questi presupposti, le predizioni sulla scomparsa delle banche piccole e medie non si sono poi realizzate. Il
procedere lineare dell’effetto economie di scala, dei rendimenti
crescenti, delle economie di scopo si è progressivamente rallentato per la sabbia che la dimensione rischio ed informazione
(soprattutto soft) e, in modo particolare, la struttura e natura
della clientela ha gettato tra gli ingranaggi di quella visione
alquanto schematica.
La vicenda, dagli anni ’80 in poi va letta in parallelo allo strutturarsi di una attività di vigilanza apparentemente più distante,
o meglio meno invadente e pervasiva (quella che l’Autrice definisce la fase della soft regulation) la cui filosofia veniva rivelata
e scandita dalla progressiva evoluzione delle regole di Basilea
che nelle varie edizioni hanno cercato di definire e perfezionare
un modello per le banche, quasi mimando per approssimazioni successive l’operare di un’impresa ideale immersa in un
mercato altrettanto ideale.
Con il sopravvenire della crisi finanziaria e poi reale, l’intento di questa rincorsa si è fatto per forza di cose da propositivo, via, via più affannoso ed emergenziale. Nella misura
in cui le vicende creditizie sono state intrecciate ed enormemente influenzate dalla dimensione finanziaria che permea le
aziende bancarie, non è stato possibile realizzare in tranquillità
questa evoluzione. Anzi queste vicende hanno imposto drastiche correzioni ed accelerazioni di rotta verso un modello
di intensive supervision che ha informato le successive edizioni
(siamo alla terza) del modello di Basilea. Questa evoluzione
ha proceduto con Basilea 2 all’individuazione dei “pilastri” dell’accordo in parallelo all’introduzione dei rating dando corpo
Presentazione

in parallelo ad una regolazione sempre più specifica, minuziosa e condizionante l’operatività del giorno per giorno per la
banca–impresa.
In realtà si insegue una visione di governo di un mercato (tutt’altro che in buona salute) con regole e criteri di una ottimalità
fortemente condizionata, che si estrinsecano in frequenti e pervasive “istruzioni” regolamentari. Vuoi per le emergenze nelle
quali si è mosso il mondo creditizio, vuoi per la percezione di
quanta sia la distanza tra da una teorica ottimalità e la semplicità
delle regole, di fatto quel mondo che si voleva rispondesse solo
a relativamente pochi e semplici criteri entro i quali si sarebbe
affermato il migliore dei mondi possibili, diviene sempre più
eterodiretto.
In compenso, l’esperienza, e le circostanze, hanno imposto
di prendere atto dell’emergere di una crescente complessità
dell’“impresa banca”, un dato oggettivo che invita ad analisi
sempre più articolate e approfondite sugli aspetti che connotano l’azienda creditizia (rischio, assetti di portafoglio, gestione e
analisi dell’informazione, approcci valutativi sempre in evoluzione, ecc.). Tutto ciò indubbiamente fa oggi tramontare del
tutto l’idea di uno spazio per l’“arte di fare credito” e lascia
il passo all’esigenza di tracciare con precisione rotte e criteri
gestionali ed operativi efficaci e tali da consentire alle banche
di svolgere in ragionevole sicurezza l’attività coerente alla loro
missione.
Un merito di questo contributo è che, nell’essere un libro
di testo esso rappresenta al contempo uno strumento di analisi e di orientamento nell’intricato panorama nel quale vive il
delicato rapporto tra banche ed imprese oggi. Esso propone
una innovativa, aggiornata analisi della banca moderna descritta
nell’ottica complessa ma ineludibile dell’approccio di portafoglio che si impone all’attività di gestione creditizia. Necessariamente l’enfasi sulla gestione integrata dei rischi si coniuga
all’importanza degli aspetti segnaletici che si quantificano con
procedure sempre più raffinate del processo di rating con una
evoluzione - incoraggiata dalle Autorità - verso l’adozione dei

Presentazione
cosiddetti metodi di rating interni (IRB). Molto interessanti ed
illuminanti le argomentazioni che illustrano le potenziali conseguenze (sfavorevoli) che l’adozione del IRB determina per
banche che gestiscono portafogli molto granulari (cioè di una
clientela numerosa e di ridotte o ridottissime dimensioni). Una
penalizzazione che si riverberebbe quindi su tipologie di imprese particolarmente importanti nel nostro Paese e ancor di
più nelle aree meridionali, economicamente meno progredite.
Tutto ciò, sul fronte della clientela, sollecita una evoluzione,
una necessità di sviluppare uno sforzo di trasparenza, professionalità, di ristrutturazione finanziaria che rappresentano una
formidabile sfida per fare evolvere nella giusta misura e direzione il tradizionale rapporto banca – impresa. Si aggiorna
ed evolve quindi anche il sempiterno tema del rapporto con
“l’impresa” nella problematica navigazione tra Scilla e Cariddi
del relationship vs l’arm lenght banking.
Il testo affronta il tema cruciale, specie in prospettiva, dei
modelli di gestione integrata dei rischi. Efficace e persuasiva
l’analisi comparata di tre possibili percorsi di analisi (N-VaR,
Hybrid VaR, MCS+copula VaR) che, nell’illustrare le diverse
conclusioni e “distorsioni” rispetto al problema decisivo dell’assorbimento di patrimonio per una data struttura di portafoglio dell’attivo, evidenzia le debolezze del metodo N-VaR che
attualmente è quello più frequentemente adottato.
Gli aspetti analitici e le opzioni che si offrono alle aziende
di credito per conformarsi alle mutevoli vicende dell’ambiente
sono accuratamente calate nella dinamica in essere nell’Unione Europea in questo settore. Le analisi dell’evoluzione della
Macroregolazione, della Microregolazione, l’esigenza di una
stretta loro correlazione è oggetto di un esauriente repertorio
dei tanti (forse troppi) progetti in cantiere a diverso stadio di
realizzazione che attorno a Basilea l’Unione Monetaria ha predisposto per salvaguardare la sua stessa esistenza. Il richiamo,
nei capitoli finali, è alle vicende italiane e costituisce un opportuno finale di percorso, uno sguardo di quanto il nostro sistema
– potenzialmente esposto al rischio di “ridenominazione” –
Presentazione

soffre o guadagna dall’intenso institutional building che pervade
il sistema creditizio e finanziario dell’Unione.
Una riflessione a valle di questa ricca e approfondita analisi
riguarda proprio l’imponente azione in progress sul versante
della regolazione delle banche e del credito da parte dei sistemi
nazionali partecipanti all’avventura dell’Unione Monetaria. Pur
tra tante contraddizioni e resistenze ci viene qui illustrato come
si stanno concretamente gettando le basi per una crescente e,
direi, fortissima integrazione. Preoccupa quindi, e molto, che
altrettanto non accada sul versante della “regolazione fiscale”
in tema di convergenza istituzionale e normativa. Rischiamo
perciò di dar corpo al paradosso che proprio la progressiva
integrazione monetaria, con la realizzazione del sistema unico
bancario europeo rappresenti – in presenza di un’eterogeneità
relativamente crescente dei sistemi fiscali dei Paesi aderenti
all’Unione – uno dei principali motivi di divergenza delle economie reali e, quindi, un fattore spurio, non correttamente
inteso ma decisivo di indebolimento e possibile crisi verticale
della Moneta Unica.
Adriano Giannola
Introduzione
L’entità e la portata globale della crisi finanziaria, scoppiata
inizialmente nel segmento dei mutui sub-prime statunitense nel
luglio del 2007, ha richiesto una risposta fortemente coordinata
a livello internazionale. Già all’indomani della crisi, l’allora
Financial Stability Forum ne analizzava le cause e formulava
concrete proposte d’intervento, disegnando l’agenda di policy
approvata dai Leaders del G20.
Nel 2008, l’aggravarsi della crisi e la sua propagazione all’intero sistema finanziario ha rafforzato la consapevolezza della
necessità di una revisione complessiva del sistema delle regole
e dei controlli sugli intermediari finanziari.
Alla luce di questi avvenimenti che possiamo definire “epocali”, questo volume intende ripercorrere ed analizzare le tappe
salienti dell’attuale ampio processo di riforma dell’impianto
regolamentare internazionale sugli intermediari finanziari, soffermandosi in particolare sugli sviluppi del nuovo framework
prudenziale di Basilea 3.
A tal fine, il testo si articola in quattro parti. La Parte I “il sistema di vigilanza sugli intermediari finanziari prima della crisi
dei mutui sub-prime del luglio 2007” analizza, in particolare, le
innovazioni introdotte da Basilea 2 rispetto al primo Accordo
sul Capitale bancario (Basilea 1), soprattutto in tema di rischio
di credito, attraverso l’introduzione dei rating calcolati internamente dalle banche. Nello specifico, si analizza il modello
regolamentare denominato Internal Rating Based — IRB di base
— per la stima del requisito di capitale a copertura del rischio
di credito per le esposizioni bancarie verso le imprese non finanziarie. Si avanzano inoltre alcune proposte per il sistema
bancario italiano, vista l’onerosità del credito per le PMI con il


Introduzione
passaggio da parte del sistema bancario dal metodo standard
al metodo IRB di Basilea 2. La particolare attenzione riservata
alle PMI è giustificata dal peso che queste hanno nel sistema
produttivo italiano e quindi sulla nostra economia.
La Parte II “il nuovo sistema internazionale di vigilanza sugli intermediari finanziari come risposta alla crisi finanziaria
globale” evidenzia il tramonto del modello di vigilanza di tipo
“light touch” e l’affermarsi di un approccio di tipo “intensive
supervision”, dati gli evidenti fallimenti della capacità di “autoregolazione” degli intermediari e dell’azione disciplinante del
mercato per una sana e prudente gestione bancaria. In particolare, ci si sofferma sulla riforma del framework prudenziale
delle banche, conosciuto come Basilea 3, e sul suo processo di
recepimento in Europa. In tale contesto, si enfatizza l’importanza di una gestione integrata dei rischi bancari, soprattutto
per le maggiori istituzioni finanziarie cross-border, in risposta
alla crescente complessità e diversità delle proprie attività. Tale
tema, contenuto nel Secondo Pilastro di Basilea 2 e 3, presenta
delle implicazioni di natura sia micro aziendale — in termini
di redditività ed efficienza gestionale bancaria — che macro
prudenziale, ossia in relazione alla stabilità sistemica.
La Parte III “la crisi globale ed il suo impatto sulla governance economica europea” ripercorre le importanti decisioni di
policy prese dall’Europa a fronte della crisi dei debiti sovrani
dei Paesi dell’area euro e del profilarsi del rischio di “ridenominazione”. Tali interventi riguardano, in particolare, il progetto
di un’unione bancaria europea, un regime armonizzato per la
gestione delle crisi degli intermediari finanziari, con riguardo
soprattutto alle istituzioni a rilevanza sistemica — SIFIs —, ed
infine le innovazioni in tema di coordinamento delle politiche
economiche europee.
La Parte IV “l’economia italiana e la crisi finanziaria sistemica” analizza il costo della crisi per le banche e le imprese italiane,
date le loro specifiche caratteristiche, e le possibili ricadute del
nuovo quadro regolamentare di vigilanza finanziaria sul sistema
economico italiano. Da questa indagine, emerge la necessità
Introduzione

di sviluppare un nuovo modello relazionale banca-impresa più
virtuoso e soprattutto caratterizzato da “più capitale e meno
debito”.
Il presente volume non intende affatto coprire in maniera
esaustiva la varietà dei temi presentati, dato soprattutto il loro
forte contenuto tecnico che meriterebbe analisi specifiche e
maggiormente dettagliate, ma offrire un’approfondita panoramica degli interventi di maggiore rilevanza presi dalle Autorità
nazionali e sovra nazionali in risposta alla crisi finanziaria globale, con particolare attenzione all’area euro. Obiettivo principale
del testo è offrire agli studenti degli insegnamenti di economia
degli intermediari e dei mercati finanziari, sia di corsi di laurea
triennale che magistrale, un valido ausilio per comprendere
ed analizzare criticamente gli sforzi intrapresi congiuntamente dalle Autorità e dall’industria finanziaria nella direzione di
una più “matura” architettura internazionale di vigilanza sugli
intermediari finanziari, a fronte degli sviluppi della finanza innovativa, delle attività di business delle istituzioni finanziarie
internazionali, e delle metodologie di stima e di gestione dei
rischi finanziari.
Annalisa Di Clemente