Luglio 2013

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Luglio 2013
Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro Studi Padre Flaminio Rocchi
7
ANNO XIX | N.
LUGLIO 2013 | POSTE ITALIANE SpA | SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE | D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) ART. 1 COMMA 2 DCB - ROMA
L’esodo, la memoria «come pietra»,
la scrittura come lenimento
Intervista a Maria Grazia Ciani *
Lei è nata a Pola, è un’esule
dall’Istria, è docente ordinario di
Storia della Tradizione Classica
nell’Università di Padova, traduttrice e curatrice di prestigiose
edizioni dei grandi autori greci e
latini. Il Suo paesaggio natale, che
Lei ha definito «luogo di bellezza e
di pace», e marcatamente segnato
dalle architetture antiche, ha in
qualche misura influenzato la Sua
predilezione per la civiltà classica?
D
irei di no. Il mio paesaggio natale è Gallesano,
un piccolo insediamento privo di
monumenti storici. Il ricordo lo
ha eletto come luogo di bellezza
e di pace. Ma la pura forma della
classicità non c’entra: la scelta del
mondo antico come campo di lavoro di tutta la vita è stato - forse
W Pola, la Porta Gemina in una
cartolina del 1900 circa
- un modo inconscio per seppellire
ogni emozione in un’epoca arcaica,
“morta”, e quindi non più soggetta
a mutamenti o manipolazioni.
In una intervista del 2009 Lei
ha evidenziato la rilevanza della
lingua, della parola, definendoli i
doni migliori dei classici alla posterità: «la lingua, un dono assoluto.
Il potere della lingua, il più pericoloso dei doni». La parola può avere
anche una funzione taumaturgica?
«Megas dynastes o logos». Il
grande potere della parola l’ho
appreso dagli antichi Greci e loro
- credo - l’hanno insegnato al
mondo. È proprio questa consapevolezza che ha condizionato la mia
scrittura personale, che tende a
pesare ogni singolo termine. Sono
certa che la parola può avere una
funzione taumaturgica perché non
spiega soltanto la realtà, ma la condiziona e può contribuire a crearla.
Clara Castelli, in una sua riflessione sull’esodo giuliano-dalmato,
così scrive: «La letteratura e la lingua
sono le armi dell’inerme»: la parola
può dunque riscattare gli indifesi?
La parola può riscattare la dignità degli indifesi, ma non sempre riesce a preservarli, a salvarli.
A margine della Sua cospicua
bibliografia scientifica è apparso
nel 2006 un breve racconto, Storia
di Argo (Marsilio Editore), una
singolare narrazione del Suo esodo
da Pola, ancora bambina, apprezzato da Claudio Magris e recensito
su questo mensile nel Marzo 2007.
Quali ragioni L’hanno indotta e convinta - a diversi decenni da quell’esodo - ad elaborare e dare alle stampe
quel testo?
Volevo lasciare una traccia
dell’esperienza più importante e
traumatica della mia vita e l’ho
concentrata su York, perché la sua
perdita le riassume tutte, anche
quelle successive, tutte le perdite
della mia vita.
Argo era il cane fedele di Ulisse: York, il Suo affezionato cane che
inerme subisce, al pari degli umani,
i violenti rivolgimenti della storia, è
il deuteragonista del Suo racconto.
Il peregrinare di Odisseo, l’approdo
ad Itaca (che all’esule del Novecento è mancato), è come se Lei abbia
voluto creare dei nessi con il mito.
Trasfigurare la storia, accreditarle
valori estetici, può servire a mitigare
la sofferenza indicibile della perdita?
Il legame con il mito è quello che Magris mi ha giustamente
criticato. E, di fatto, è stato una
sorta di escamotage: rievocando
l’episodio di Argo, descrivo una
sofferenza - quella di Ulisse - che
dà ulteriore sfogo alla mia, ma non
la mitiga affatto.
Nel Suo racconto Lei nomina
Gallesano, dove ha trascorso gli anni
della guerra e dove i Suoi nonni conducevano una piccola attività produttiva: e aggiunge « non credo che
vi tornerò mai più. Tutto quello
che è accaduto in quegli anni mi
segue come un’ombra molesta da
cui vorrei staccarmi, che vorrei
tenere lontana da me, senza riuscirvi ». Come si convive con una
memoria che «pesa come pietre» e
che «come pietre» Lei chiude «in
un sacco immaginario» lasciato da
parte, ma che sa dove ritrovare?
La memoria non condivisa
- com’è nel mio caso -, le pietre
chiuse nel sacco sono la mia zavorra, un peso che mi isola dagli
altri ma che costituisce anche, per
me, una specie di amaro conforsegue a pagina 5
Anvgd al Quirinale: revocare l’onorificenza a Tito
Il Presidente Ballarin firma l’istanza per cancellare lo scandaloso riconoscimento
assegnato da Saragat al dittatore nel 1969
Il 2 ottobre 1969 il Capo dello Stato Giuseppe Saragat conferiva
al maresciallo Tito, presidente della
Repubblica Socialista Federativa
di Jugoslavia, l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce Ordine al
LA REDAZIONE RISPONDE
Titolarità dei beni nei territori ceduti, facoltà e vincoli
A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich 5
Merito della Repubblica Italiana,
decorato di «Gran Cordone», il primo dei gradi previsti e «destinato a
ricompensare benemerenze acquisite
verso la Nazione nel campo delle
lettere, delle arti, della economia e
nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali,
filantropici ed umanitari, nonché
segue a pagina 16
La scomparsa di Ottavio Missoni
«La grafica originalissima di
maglie diventate quasi un
secondo tricolore per l’Italia»
È
mancato il 9 maggio a
Sumirago, in provincia
di Varese, all’età di 92 anni, nella sua casa e nella sua azienda,
Ottavio Missoni, l’esule dalmata
assurto a simbolo dell’eleganza
italiana nel mondo. Con lui la
consorte Rosita e tutta la famiglia. Il 1° maggio era stato dimesso, su sua richiesta, dall’ospedale
dove era stato ricoverato per uno
scompenso cardiaco, benché le
sue condizioni fossero molto serie. Le esequie si sono tenute il
13 maggio nella basilica di Santa
Maria Assunta a Gallarate, nella
quale, insieme alla moglie Rosita
e ai congiunti, sono entrati solo
i conoscenti di Missoni e i dipendenti della Casa di moda. Sui
banchi, per ognuno un piccolo
omaggio da parte della famiglia,
un cartoncino con un disegno
di fiori stilizzati e colorati firmato dallo stilista, sul retro il testo
segue alle pagine 6 e 7
Anvgd al ministro della Pubblica
Istruzione: «essenziale la collaborazione
tra Miur e associazioni dell’esodo»
Come riferito nel precedente
numero di “Difesa”, Il Gruppo
di lavoro ha confermato nella riunione del 24 aprile scorso
l’intento di promuovere anche
nel 2014 l’edizione del Concorso nazionale dedicato al confine
orientale, rivolto alle scuole di
W Nuovi strumenti didattici per la
scuola nell’elaborazione grafica di
www.didatticamultimediale.net
ogni ordine e grado, apportando però alcune modifiche anche
in base all’esperienza maturata
segue a pagina 2
Padre Rocchi, il “Piccolo” nel 2003:
«simbolo per il popolo dell’esodo»
Per onorare la figura e l’opera di Padre Flaminio Rocchi - del quale
ricorreva il 9 giugno il decennale della scomparsa e il 3 luglio il centenario
della nascita - vogliamo riprodurre buona parte dell’articolo commemorativo apparso su “Il Piccolo” del 12
segue a pagina 11
giugno 2003 Morto Padre Rocchi, il
Missoni: «I am Dalmatian, and Italian by birth»
In english language to page 18
Missoni: «Yo soy dalmata, y nací con el pasaporte italiano»
En lengua española en la página 19
2
Numero 7 | Luglio 2013
FATTI e COMMENTI
Ancora sull’intitolazione a Tosi
dell’Istituto scolastico romano:
il silenzio degli organi scolastici
U
na nuova sollecitazione agli organi scolastici dell’Istituto comprensivo del
Quartiere Giuliano-Dalmata a
dare risposte alla richiesta delle associazioni dell’esodo di
conservare l’intitolazione della scuola al direttore didattico
Giuseppe Tosi, trucidato dai
partigiani di Tito, è stata inviata il 14 maggio scorso dal presidente dell’Associazione per la
Cultura Fiumana Istriana e dalmata nel Lazio e direttore Archivio Museo storico di Fiume
Marino Micich.
«Non abbiamo più saputo nulla in merito alla richiesta
avanzata da numerose associazioni di esuli giuliano-dalmati,
da consiglieri comunali e da singoli cittadini relativa l’intitolazione dell’attuale Ic Montanelli,
che accorpando dall’anno scorso
la scuola elementare “Giuseppe
Tosi” ne ha, a nostro avviso, inevitabilmente posto in subordine
l’importanza e il significato, che
si collega anche alle sofferenze
subite dalle genti istriane, fiumane e dalmate dopo il secondo
conflitto mondiale, massacrate
iniquamente nelle foibe e cacciate dalle proprie terre dopo
secoli di attestata e ineludibile
presenza» si legge nella lettera
inviata da Micich al dirigente
scolastico prof. ssa Fiaschitello.
«Il nostro Quartiere Giuliano-Dalmata […] con la sua tradizione e la sua storia -prosegue
l’appello - risulterebbe ancora
una volta posto in subordine
eludendo il principio morale di
tutela delle minoranze linguistiche e culturali di carattere italiano, quali sono effettivamente
gli esuli giuliano-dalmati con i
loro figli, che sono sempre più
sopraffatti dalle istanze e pretese
della maggioranza rappresentata
dai cittadini romani e di altri
parti d’Italia che abitano tale
quartiere e che evidentemente
non sentono il legame affettivo
con figure e personaggi che hanno sacrificato la propria vita per
l’unica Patria che hanno sempre
voluto, ma questi sono i tristi
risultati della pubblica istruzione italiana, che deve assumersi
anche queste responsabilità.
A cosa vale la legge nr. 92 del
Giorno del Ricordo se poi non
viene accolta come dovrebbe?»
«Giuseppe Tosi come lei sa
- ricorda Micich -, era un grande istriano uomo di fine cultura e di sentimenti democratici,
nativo di Pola, un maestro di
secondaria importanza e con
questa considerazione concludo
questa lettera, con la certezza di
aver interpretato il pensiero e i
sentimenti della mia Comunità,
della famiglia di Tosi e di tutte le
persone e associazioni che attendono ancora una risposta e che
ci hanno appoggiato con tanto
affetto e comprensione» conclude Micich.
W La mappa del Quartiere GiulianoDalmata di Roma
(foto www.associazionegentes.org)
frontiera e direttore didattico
ucciso dalla polizia segreta jugoslava nel maggio 1945, per egli
aver svolto semplicemente la sua
funzione nelle scuole istriane
dell’allora Regno d’Italia. […]
«[…] Noi tuttavia, continueremo negli anni a venire a perorare sempre e dovunque la giusta
Causa di Giuseppe Tosi che è
anche quella degli oltre 12.000
infoibati in Venezia Giulia,
massacrati a guerra finita per
volontà del regime comunista
jugoslavo. Sono fatti altamente
tragici per essere considerati di
◄
La nipote da Genova:
mantenerne
il ricordo
S
ull’intitolazione dell’Istituto comprensivo del
Quartiere Giuliano-Dalmata di
Roma e in difesa della memoria
di Giuseppe Tosi scrive da Genova alla Società di Studi Fiumani la nipote, signora Natalia
Tosi una lettera aperta.
«Sono la nipote di Giuseppe Tosi. […] A nome di tutti
i famigliari comunico che si
accoglie con molto piacere e
riconoscimento, appoggiandolo vivamente, l’interessamento
vostro per mantenere l’intitolazione del futuro Istituto Com-
dalla prima pagina
ANVGD AL MINISTRO DELLA
PUBBLICA ISTRUZIONE: «ESSENZIALE
LA COLLABORAZIONE TRA MIUR E
ASSOCIAZIONI DELL'ESODO»
nel corso delle precedenti edizioni. Per rendere il bando più
rispondente alle esigenze delle
diverse fasce di età interessate,
si è stabilito in quell’incontro di
introdurvi due sezioni, la Scuola
primaria e scuola secondaria di I
grado e la Scuola secondaria di
II grado, caratterizzate da una
differenziazione delle tematiche,
ovvero: Primo ciclo: fiaba, mito,
favola; Secondo ciclo: letteratura.
Naturalmente, come già riferito precedentemente, il Gruppo
di lavoro intende promuovere al
contempo, per l’anno scolastico
2013-2014, il V Seminario nazionale, confermando lo stesso format sperimentato a Trieste 2013.
Molto lavoro dunque attende
le rappresentanze delle associazioni
dell’esodo e le istituzioni scolastiche
coinvolte in questi due progetti: a
sottolinearlo anche il Presidente
nazionale Anvgd Ballarin, che
ha voluto inviare un indirizzo di
saluto ed un augurio al nuovo ministro della Pubblica Istruzione,
Maria Chiara Carrozza.
«U
n rapporto ormai
ben consolidato e
produttivo - scrive Ballarin - lega
questa Associazione - ed altre
rappresentative degli esuli italiani dalla Venezia Giulia e Dalmazia - al Miur […], istituito
nel 2009 il Gruppo di lavoro sul
confine orientale, su disposizione della Presidenza del Consiglio
dei Ministri e nel quadro del Tavolo di coordinamento tra la Presidenza stessa e le associazioni
della Diaspora giuliano-dalmata.
Le finalità del Gruppo si riassumono nel condiviso intento
di porre riparo - in un contesto
storico e culturale ormai finalmente scevro da pregiudiziali e
dogmatismi dello scorso secolo
- alle omissioni ancora rilevabili
nella didattica relativamente alla
prensivo al maestro e direttore
didattico Giuseppe Tosi. La sua
scuola, oltre a essere punto focale per tanti esuli, ha contribuito a mantenere visivamente in
tutti questi anni il ricordo del
loro nonno e bisnonno a cinque
nipoti e quattro pronipoti che
non hanno mai avuto consolazione di una tomba su cui poterlo fare.
Ringraziandovi nuovamente vi prego di continuare nella
vostra opera di sensibilizzazione
presso le altre istituzioni preposte affinché la scuola rimanga
intitolata al nonno».
brerebbero escludere la matrice
politica del gesto teppistico. Insomma, si tratterebbe di solo di
un gesto sconsiderato, senza alcune capacità d’analisi sul significato di un simile imbrattamento.
In corso indagini per individuare
l’inconsapevole profanatore.
(fonte “Il Piccolo” 6 maggio 2013)
(fonte Società di Studi Fiumani)
Trieste,
vernice blu
e messaggi
"d’amore" sul
monumento
alle Foibe
I
vandali prendono di mira
l’area destinata al monumento ai Martiri delle Foibe nel
parco della Rimembranza, sul
colle di San Giusto a Trieste.
Abbondanza di vernice blu per
cuoricini e frasi “d’amore” sem-
storia della Venezia Giulia e della Dalmazia, le cui vicende sono
state per decenni appena marginalmente citate nei libri di testo
se non del tutto ignorate o, peggio, discutibilmente poste.
Un corretto approccio a quei
temi prevede invece l’inserimento di quelle pagine trascurate nel
percorso di apprendimento scolastico a partire dal processo di formazione dell’Italia unitaria ai fondamentali eventi successivi, dalla
Grande Guerra alla nascita della
nostra Repubblica, senza dimenticare quanto la regione orientale sia
stata protagonista dell’evoluzione
di equilibri non soltanto regionali
ma eminentemente europei.
L’ottima impostazione del
piano di lavoro del Gruppo ha
raggiunto risultanti molto soddisfacenti, a partire dai quattro
Seminari nazionali (due a Roma
presso il Dicastero e due a Trieste) inaugurati nel 2010 e dedicati alla formazione dei docenti
e realizzati con l’ampio supporto
dell’Anvgd: una formula recepita anche da alcuni Uffici Scolastici Regionali che, in convenzione con i Comitati Provinciali
di questa Associazione, hanno
W Trieste, Parco della
Rimembranza, colle di San
Giusto: il monumento imbrattato
(foto www.ilpiccolo.it/Massimo
Silvano)
inteso riprodurla sul territorio
di competenza. […]
Contestualmente all’istituzione dei Seminari nazionali, da
due anni si è inteso promuovere un Concorso riservato alle
scuole italiane di ogni ordine
e grado, comprese quelle della
Comunità nazionale italiana in
Slovenia e Croazia. La cerimonia di premiazione del Concorso 2013 si è svolta nella solenne
cornice del Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato che
ha voluto così suggellare con la
sua disponibilità e il suo intervento la costante ed equilibrata
attenzione alle vicende dell’italianità adriatica. Enorme, come
si può immaginare, l’emozione
dei giovani, ricevuti nella sede
più alta delle nostre Istituzioni, e
quale incoraggiamento all’intero
Gruppo di lavoro ne sia derivato.
Infine, una proficua partnership è stata inaugurata tra
Tci e Anvgd per le edizioni
speciali del Concorso “Classe
Turistica. Festival del turismo
scolastico”, intese a favorire la
reciproca conoscenza tra gli studenti residenti nella Penisola e
i coetanei iscritti nelle scuole
3
Numero 7 | Luglio 2013
CULTURA e LIBRI
Josipovic:
«Istria senza
confini
in Europa»
Radio Venezia Giulia, la voce dell’Italia
per l’Istria occupata da Tito
Ne ricostruisce la vicenda il nuovo saggio di Roberto Spazzali
V
isita in Istria, lo scorso
maggio, del Capo dello Stato croato, Ivo Josipovic:
«Sono sempre sereno quando
vengo qui in Istria. Stiamo per
raggiungere la comunità europea, una comunità alla quale ci
sentiamo di appartenere e consideriamo l’Unione europea una
grande opportunità per la nostra
società, per l’economia e per la
cultura».
Proprio per l’Istria e per la comunità nazionale italiana il passo
più importante sarà l’ingresso
di Zagabria nell’area Schengen
(presumibilmente nel 2015) che
cancellerà l’innaturale confine
che dal 1991 divide la penisola
in due Stati, Slovenia e Croazia.
«Sarà splendido - dice il presidente - potremo finalmente viaggiare
liberamente per scambiare le nostre esperienze la nostra cultura»,
ha aggiunto Josipovic. «Noi riconosciamo il grande contributo
che la minoranza italiana ha dato
e dà alla nostra società gli italiani qui si sentono a casa perché la
Croazia è la loro patria e siamo
molto fieri dell’eredità che essa ci
sa trasmettere».
d. a.
dell’Istria oggi a sovranità slovena e croata in una proiezione
europea di convivenza e di conoscenza».
Lei comprende, Signor Ministro - conclude la sua lettera
il Presidente Anvgd -, quale e
quanta importanza le associazioni dell’esodo e questa che ho
l’onore di presiedere attribuiscono alla collaborazione istituita con il Suo Dicastero: una
collaborazione che si è avvalsa
delle competenze e della sincera adesione dei funzionari e dei
dirigenti ministeriali all’agenda
che il Gruppo si è data, di promuovere presso le giovani generazioni non solo la conoscenza
del sacrificio delle Foibe e della
drammatica vicenda dell’Esodo
dalle terre natali, ma anche il
patrimonio di cultura, di arte e
di letteratura che l’Istria, la Dalmazia e il Quarnaro hanno prodotto nei secoli, a testimonianza
della loro impronta latina e italiana e in un contesto geo-politico nel quale si sono sperimentati, già secoli addietro, i difficili e
necessari equilibri tra nazioni e
popoli confinanti».
Red.
«O
Giardino della sua sorveglianza),
l’attività di “Radio Venezia Giulia” fu, nei suoi due primi anni di
vita (1945-1947), per certi versi
pionieristica e decisamente localizzata, affidata ai fratelli Pier Antonio e Alvise Quarantotti Gambini, all’ex deputato socialista
Antonio De Berti e a un ristretto nucleo di collaboratori. Una
prospettiva destinata a mutare e
a conoscere più ampi orizzonti
nel biennio successivo (19471949), quando all’obbligo morale di non abbandonare alla loro
sorte gli italiani della Zona B si
unirono, e per molti versi si contrapposero, preoccupazioni più
specificatamente politiche legate
alle imminenti elezioni generali
in Italia e a quelle amministrative
nella Zona anglo-americana del
Territorio Libero di Trieste. Fu da
W Un numero del foglio
quelle preoccupazioni che nacque
clandestino del Cln di Rovigno,
la decisione di inglobare “Radio
8 giugno 1946
Venezia Giulia” nell’agenzia giormasti nel carcere jugoslavo, di spo- nalistica democristiana Astra,
se ignote dove essi languono, dove con sede a Trieste ma attiva in
forse lentamente si ripete per loro tutta Italia, in vista di una decisa
la tragedia che nei campi di con- campagna anticomunista.
Fu quello, per l’emittente
centramento europeo fece morire
giorno per giorno i migliori. Nul- giuliana, il periodo aureo della
sua esistenza, non dola sappiamo di loro:
vendo oltretutto fare i
non una parola essi
conti con le ristrettezze
possono mandarci».
economiche emerse in
Era il 3 novemprecedenza e destinate
bre 1945 quando
a riaffacciarsi successiquesto
vibrante
vamente. Un periodo
messaggio veniva
peraltro breve, se dal
irradiato da Venezia
1950 - complici i risulda “Radio Venezia
tati delle elezioni poliGiulia” per la sua
tiche del 1948 in Italia
prima trasmissio- W Un’emissione
e a Trieste e lo strappo
ne. Una emittente
filatelica jugoslava
clandestina, “Radio
dedicata nel 1947 alla internazionale fra Tito
e l’Urss - il ruolo di
Venezia
Giulia”,
«regione giuliana»
“Radio Venezia Giunon avallata dalla
Commissione alleata di controllo, lia” subì un graduale ma inequiridimensionamento.
sorta su iniziativa del Ministero vocabile
degli Esteri italiano, in collabora- Prima una breve sospensione
zione con il Cln giuliano e con delle trasmissioni, poi, in seguito
la Marina militare con il compito a un accordo con il Governo di
specifico di fornire un sostegno Roma e la Rai, una loro ripresa
psicologico alla popolazione ita- con la mutata denominazione di
liana in Istria, già sotto il control- “Radio Venezia III” e successivalo jugoslavo, e nella Venezia Giu- mente nell’ambito delle rubriche
lia. Una operazione, quella avviata quotidiane “Ai fratelli giuliani”
da Roma, di valenza morale e, col e “L’ora della Venezia Giulia”.
passar del tempo, anche politica, Rubriche indirizzate agli italiani
in una sorta di sfida lanciata non della Zona B e agli esuli sparsi in
soltanto alla Jugoslavia di Tito e varie zone d’Italia, ma volte anche
alla sua propaganda anti italiana, a contrastare le tentazioni indima alle stesse autorità alleate; una pendentiste (più o meno attizzate
operazione destinata a protrarsi, da Belgrado) presenti nella sociecon alterne vicende, dall’autunno tà triestina e la propaganda jugodel 1945 al 1954 e portata ora alla slava che aveva nelle trasmissioni
luce, attraverso uno studio appro- di “Radio Capodistria” e nell’
fondito e articolato, dallo storico “Agenzia Triestina Informazioni”
le proprie punte di diamante.
triestino Roberto Spazzali.
Fattori tutti - come dimostrò
Per quanto sostenuta dal Ministero degli Esteri italiano (che anche la crisi nei rapporti italoincaricò il console Justo Giusti del jugoslavi del 1953 - che stavano
ggi 3 novembre,
giorno di San Giusto e anniversario della redenzione
di Trieste, una voce libera parla
finalmente agli italiani della Venezia Giulia; dopo anni e anni di
oppressione fascista, nazista e sedicente progressista. Una trinità che
soltanto nel nome si distingue: ma
che nella sostanza e nella forma è
identica. La nostra voce è nel primo istante una carezza affettuosa di
fratelli a fratelli; di figli a padri ri-
W Lido di Venezia, i bastioni della
Batteria Rocchetta, costruita dagli
austriaci nella metà del XIX, nella
quale venne nascosto dal 1947 il
ripetitore di Radio Venezia Giulia
a confermare l’instabilità della
situazione nell’area, che i risultati
della consultazione elettorale del
1948 in Italia, per quanto importanti e decisivi per il sistema democratico del Paese, non avevano
potuto eliminare del tutto.
Un motivo in più per fare
della storia di “Radio Venezia
Giulia” non semplicemente una
qualificata esperienza giornalistica, trampolino di lancio per
personaggi di primo piano del
giornalismo Rai e della carta
stampata negli anni successivi
(Aldo Palmisano, Vittorio Orefice, Antonio Spinosa, Franco Di
Bella fra i più noti). Fu, l’emittente radiofonica, un utilissimo
strumento a disposizione del
Governo di Roma per cogliere
lo spirito pubblico della popolazione italiana nelle zone contese
e, allo stesso tempo, per fornire
una panoramica dettagliata delle
più spinose questioni politiche e
sociali in esse presenti. Testimone
attiva, “Radio Venezia Giulia”, di
quella che lo stesso Spazzali arriva a definire la “guerra fredda”
adriatica, con le sue implicazioni
internazionali e i loro contraccolpi sulla politica interna italiana, e
insieme punto di riferimento per
gli italiani rimasti in Istria e per
quelli che erano stati costretti alla
scelta forzata dell’esilio.
Guglielmo Salotti
Roberto Spazzali, Radio
Venezia Giulia. Informazione,
propaganda e intelligence
nella “guerra fredda” adriatica
(1945-1954), Leg-Irci,
Gorizia-Trieste 2013, pp. 234.
Euro 24,00
Memorie della
Grande Guerra,
la Ue inaugura
un archivio
digitale
U
n archivio digitale europeo che raccolga e
renda fruibile on line tutte le memorie private, per poterle condividere e studiare: l’iniziativa è
lanciata dall’Unione Europea in
vista del centenario, nel 2014,
della Grande Guerra, un evento
che ha segnato grandemente sia
la memoria collettiva dell’Occidente sia le singole vite di quanti
vi parteciparono a vario titolo,
individui e collettività. «Europeana», il portale culturale promosso dalla Commissione Europea e dai Ministeri
della Cultura di 21 Stati membri,
ha presentato in maggio il progetto, che prevede la ricezione e
la catalogazione di ogni sorta di
documenti, lettere, diari, cimeli,
testimonianze, fotografie, filmati, risalenti alla prima guerra
mondiale. Una presentazione
del progetto è stata curata dalla
Biblioteca Nazionale centrale di
Roma il 15 maggio, nel corso
della quale una équipe di esper-
W In attesa di notizie dal fronte
(foto www.gri.it)
ti è rimasto a disposizione per
tutta la giornata, per illustrare le
modalità di digitalizzazione dei
materiali e la registrazione dei
racconti.
In ogni caso, quanti fossero
in grado di produrre da sé foto
digitali dei cimeli, di scansionare
i documenti o di digitalizzare pellicole e materiali audio, possono
registrarsi sul sito di Europeana e
caricare direttamente il materiale
nell’archivio online. L’iniziativa
è rivolta, naturalmente, a tutti
i Paesi che furono coinvolti nel
conflitto. Precedentemente a Roma,
Europeana 1914-1918 si è presentata il 16 marzo a Trento presso il Forte di Cadine, edificio storico eretto tra il 1860 e il 1861,
con il supporto del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali
e della Fondazione Museo storico
del Trentino, e il 18 maggio presso Forte Monte Maso a Valli del
Pasubio (Vicenza).
Red.
4
ELARGIZIONI Pro Anvgd
e “Difesa Adriatica”
LA REDAZIONE RISPONDE
Titolarità dei beni nei territori
ceduti, facoltà e vincoli
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
Nel 1950 lasciai la mia città natale nella ex Jugoslavia con
i miei genitori, i quali decisero
di optare per la cittadinanza
italiana e di traferirsi in Italia.
Le nostre proprietà immobiliari
(case e terreni) furono affidate
ai miei zii, che rimasero nella ex
Jugoslavia e non optarono per la
cittadinanza italiana. Ora i miei
zii stanno cercando di rivendicare la proprietà dei beni della mia
famiglia. Cosa posso fare?
Lettera firmata
I
n Croazia, così come in
Slovenia, vige il sistema
tavolare, ovvero ai fini del trasferimento delle proprietà immobiliari occorre che l’atto di
compravendita e qualsiasi altro
atto che determini un trasferimento della proprietà, venga
trascritto nei libri tavolari.
Cosa diversa accade secondo la legge italiana, in quanto
vigendo il principio consensualistico, i trasferimenti delle
proprietà degli immobili avvengono al momento in cui il
venditore e l’acquirente prestano il loro consenso alla vendita.
Il principio tavolare fa sì
che colui che risulta proprietario nei libri tavolari è effettivamente titolare del bene.
Questa premessa è necessaria
al fine di rispondere al quesito che
mi è stato sottoposto, in quanto
sulla base di ciò che potrebbe risultare da una visura storica tavolare degli immobili, le soluzioni
potrebbero essere molteplici.
Un legale
di fiducia,
un istriano
di seconda
generazione,
Giovanni
de Fachinetti
M
ichele de Fachinetti,
classe 1928, è nato a
Visinada e come tutti i nostri esuli ha lasciato la sua città natale in
Istria alla fine della seconda guerra
mondiale. È stato dirigente delle
Ferrovie dello Stato a Trieste, To-
Diverse ipotesi
U
na prima ipotesi si ha
nel caso in cui il bene
sui libri tavolari risulti ancora
intestato ai propri parenti. In
tal caso è possibile attivare una
pratica di successione, mediante la quale ottenere la trascrizione dell’atto di trasferimento
della proprietà a nome degli
eredi. A seguito di ciò si è pieni
proprietari dei beni.
Diversi sono stati i casi,
di cui ho avuto conoscenza,
in cui la titolarità dei beni era
ancora iscritta nei libri tavolari
ai legittimi proprietari. In tutti questi casi, siamo riusciti a
far acquistare la proprietà agli
eredi dei legittimi proprietari
mediante la trascrizione della
successione.
La seconda ipotesi si ha
nel caso in cui il bene non risulti più nella titolarità dei legittimi proprietari, in quanto
a seguito della trascrizione del
decreto di nazionalizzazione, il
bene è entrato nella disponibilità dell’amministrazione statale
della ex Jugoslavia oggi Repubblica croata. In tal caso non
è purtroppo possibile procedere
al trasferimento della proprietà
mediante la trascrizione della
successione in quanto, come
dicevo sopra, le trascrizione sul
tavolare determinano la titolarità del bene. Essendo il bene,
a seguito della trascrizione del
decreto di nazionalizzazione,
non più di proprietà del legittimo proprietario, non sarà più
possibile acquistarne la proprietà per successione.
rino e Roma e oggi nella capitale
si gode la meritata pensione.
Il figlio Giovanni, avvocato
34enne, ha intrapreso la carriera
giuridica e si è specializzato nelle
Numero 7 | Luglio 2013
Termini scaduti
per la domanda di
denazionalizzazione
N
el caso in cui l’immobile
risultasse nazionalizzato, l’unico modo per riottenerne
la proprietà potrebbe essere quello della presentazione della domanda di denazionalizzazione.
Tale domanda però doveva essere
presentata entro il 5 gennaio del
2003 e da persona in possesso
della cittadinanza croata.
Questa rubrica riporta:
- le elargizioni dei sostenitori di
“Difesa Adriatica”;
- le elargizioni dirette alla Sede nazionale Anvgd;
- le offerte pro “Difesa Adriatica”;
All’interno di ogni gruppo, i
nominativi sono elencati in ordine
alfabetico. Ringraziamo da queste
pagine tutti coloro che, con il loro
riconoscimento, ci inviano il segno
del loro apprezzamento e del loro
sostegno. Le offerte qui indicate
non comprendono le elargizioni
ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’Anvgd.
ELARGIZIONI ALLA SEDE
NAZIONALE ANVGD
(ccp 52691003)
Intra Giuseppe Bruno (Mi)
€ 20.
Infatti, la legge croata 5 luglio 2002 n. 81 ha integrato e
modificato la precedente legge
croata che prevedeva la restituzione dei beni nazionalizzati solamente ai cittadini croati, ma tale
legge ha solo in parte disposto
la restituzione anche a cittadini
non in possesso della cittadinanza croata, in quanto l’articolo di
legge che ha esteso il diritto alla
restituzione ai cittadini non croati precisamente così dispone: «I
diritti prescritti da questa legge
(ovvero diritto alla restituzionerisarcimento) possono essere acquisiti anche dalle persone fisiche
e giuridiche straniere se ciò viene
stabilito con accordi interstatali [il
corsivo è nostro]».
La necessità di un accordo
interstatale ha impedito la totale equiparazione degli esuli italiani agli attuali cittadini croati
e pertanto, attualmente, solo
chi è in possesso della cittadinanza croata può con certezza
ottenere la denazionalizzazione
dei beni nazionalizzati.
successioni ereditarie, argomento - questo - particolarmente
delicato per tanti nostri lettori.
Mette quindi a disposizione
le sue conoscenze per consulenze
che possano tranquillizzare coloro i quali si pongono il problema
di non lasciare nulla in sospeso
all’interno della propria famiglia.
Inoltre ha acquisito una vastissima esperienza in fatto di
multe automobilistiche, spesso
notificate in maniera maldestra
e contestabili all’ente emittente
(www.tuttomulte-com.it).
Non manca di estendere il
suo talento anche nel settore del
diritto civile e commerciale.
Chiunque volesse contattarlo può scrivere a giodefach@
gmail.com o telefonargli al 346
5196742
ELARGIZIONI DA
SOSTENITORI DI “DIFESA
ADRIATICA” (conto corrente
postale 32888000 intestato
Difesa Adriatica-Roma o Iban
IT34 N076 0103 2000 0003
2888 000). L’elenco comprende
le elargizioni superiori a 30 euro.
Marzo 2013 Antonollovich
Italo (Fe) € 50), Apostoli Silveria
(Pu) € 50, Benigni Giorgio (Li)
€ 50, Borghesi Claudio (Fi) €
50, Cech Emilia (Sv) € 50, Damiani Andrea (To) € 50, Filippi
Carmela (Pc) € 120, Giannotta
Maria Vincenza (Vr) € 35, Mori
Anna Maria (Rm) € 50, Otmarich Lidia (Pd) € 50, Pavich
Vincenzo (Mb) € 50, Polgar
Giovanni (Rm) € 50, Raggi Karuz Secondo (Rm) € 50, Rovis
Silvano (Go) € 60, Sepich Aldo
(Tn) € 50, Tabacchi Artusi
Francesca (To) € 50, Trapani
Maria Pia (Pa) € 50, Valdemarin
Franco (To) € 50, Varglien Bruna (Ud) € 50.
OFFERTE PRO “DIFESA
ADRIATICA” (ccp 32888000)
L’elenco comprende coloro che
hanno versato un offerta a sostegno
di “Difesa Adriatica” fino a 30
euro. L’elenco sottostante prosegue
dal numero di Giugno 2013 le
offerte pervenute nel mese di Gennaio 2013.
SASSARI Sotgiu Bruna.
SONDRIO Bottura M. Grazia,
Fam. Clari. TARANTO Bonetti
Salvatore, Giorgi Anna, Pugliese
Aldo. TARANTO Lantier Pasqua. TERNI Crisostomi Evimero. TORINO Abbona Giuseppina, Barbieri Antonio, Barbieri
Matteo, Benussi Giordano, Boi
Filiberto, Bonelli Giuseppina,
Bosich Vassilio, Bossi Antonio,
Bosusco Arnaldo, Capudi Auro,
Cervai Maria, Chialich Valeriano, Coretti Silvi Mercedes,
Cozza Arrigo, Delcaro Ferruccio,
Demarin Antonio, Demarin Mario, Diviacchi Bruno, Dujmovic
Slava, Famiglia Dignanese, Fer-
rarese Sergio, Ferro Maria, Ferro
Renato, Fioretti Elio, Gelci Ferruccio, Giachin Adelia, Giachin
Anita, Giachin Luciano, Gortan
Ermanno, Massalin Elso, Milinovich Nerina, Missan Anita, Mitton Giuliano, Moscheni
Bruno, Mottica Giacomo, Pastrovicchio Gaudenzio, Perini
Fulvio, Rossi Nidia, Rubbi Silva,
Sbrizzai Bianca, Spada Mario,
Tomassoni Poggiolini Miriam,
Varesco Carolina, Velenich Marcello, Verona Crast Ilse, Vidotto
M. Pia, Zuccheri Antonio. TRAPANI Fermo Anita. TRENTO
Chizzola Francesco, Giacomelli
Edmondo, Neri Claudio, Saule
Fiorella. TREVISO Battaja Caldato Edda, Benvenuti Poglianich
Maria, Boni Domenico, Burlini
Guido, Cherbavaz Silvio, Corich
Nevio, Diana Maria Grazia, Di
Giusto Maria, Facchini Roberto,
Gabrielli Bruna, Gerhardinger
Lina Donati, Jurlina Regina, Lechich Clementina, Leonardi M.
Luisa, Luxardo Paolo, Mariotto
Italo, Marussich Lidia, Matcovich Claudia, Merluzzi Elena,
Minach Giovanni, Montagner
Nuvolari A. Maria, Neumann
Eugenio, Petrani Pauletich Paolo, Rech Margherita, Rock Laura, Roma Bruno, Sirola Pessone
Annamaria, Stemberger Flora,
Stradi Diego, Vigiak Mario.
TRIESTE Biloslavo Giuliano,
Bradamante Maria, Brunner
Elisabetta, Castellani Berri Ines,
Corva Guido, Coslovich Luca,
de Draganich Venanzio Giuseppe, Facchini Silvio, Gayer Della
Zonca Renata, Garofalo Paolo,
Mattelli Sachs Carla, Maurovich
Mario, Muscardin Luciano, Palazzolo Debianchi Carmen, Panella Luigi, Pesto Laura, Pistan
Nerina, Rocchi Elda, Sanvitale
Gisella, Sau Marino, Saule Rea
Caterina, Scalembra Rita, Smillovich Pietro, Sticotti Marco, Tagini Amalia, Tamaro Francesca,
Tessarolo Aurelio, Valli Morpurgo Graziella, Vittori M. Cristina,
Zanini Iginio, Zurich Vladimiro, Zucchi Flaminio. UDINE
Benzoni Stelia, Bernes Tullio,
Bertossa Bruno, Bratti Giovanni,
Chizzola Antonio, Corselli Licia,
Costantini Licia, Cudin Liliana,
Devescovi Giovanna, Dobran
Pietro, Fiorentin Antonio, Fonda
Bruno, Germanis Miranda, Giordani Carla, Giraldi Bergamo Rita,
Gorlato Giorgio, Grego Massimo,
Longo Biancamaria, Luciani Luciana, Marsich Giuseppe, Sartori
Giuseppina, Stroppolo Marini
Alberta, Ulianich Giuseppe, Vernier Luisa. VARESE Casalz Aldo,
Condotta Nerino, Dolenti Livio,
Fabroni Sandro, Gasperini Nerina, Harzarich Giuseppina, Iannotta Tullia, Lonati Alessandra,
Lovrovich Giulia, Marsi Campi
Alba, Piol Sergio, Pitamitz Honoré, Rigo Gianna, Smilovich
Nerina, Suffi Claudio, Superina Olinda, Tamaro Franco,
Voivoda Nadia. VENEZIA Anvgd Venezia, Arvali Luigi, Asta
Flavio, Barbato Querini Veglia.
5
◄
dalla prima pagina
L'ESODO, LA MEMORIA «COME PIETRA»,
LA SCRITTURA COME LENIMENTO
to, quasi un segno di distinzione.
«[…] [il] mio paese, il luogo
dove sono nata, la radice della mia
vita […] di cui tuttavia ho perduto
ogni traccia, ogni memoria. Che
non è mai tornato a me, neppure
in sogno», Lei scrive in un altro passaggio del Suo libro: una rimozione
psichica profonda, che però Lei ha
contraddetto ponendosi a scriverne.
L’esule convive dunque con una consustanziale dissociazione intima?
al ricordo e che questo, in qualche
modo, li faccia soffrire ma li aiuti
anche a sopravvivere. La memoria
è amara e dolce nello stesso tempo. Nel mio caso c’è senz’altro una
rimozione profonda e lo dimostra
proprio il fatto che, mettendomi a
scrivere, solo di York sono riuscita
a parlare, e anche di lui con cenni
brevi e asciutti. Come singhiozzi
senza lacrime direi, se non temessi
di suonare retorica. Ma tutto il reQ Pola, Arco dei Sergi, particolare
(foto www.panoramio.com)
W Gallesano, luce e silenzi. La
Chiesa di S. Giusto (foto www.
panoramio.com)
Non tutti gli esuli convivono
con una dissociazione intima, credo. Anzi, penso che molti rifiutino la rimozione abbandonandosi
sto è immerso nella nebbia.
Diversamente dalla comune
memorialistica dell’esilio, generosa
e sovrabbondante di pagine, il Suo
racconto si avvale di uno stile che
procede per sottrazioni e allude, più
che a circostanze e luoghi, a “segni”,
a rivelazioni repentine, ad ombre
lucenti ma allarmanti: «il ritorno
dei fantasmi. Fantasmi che appaiono in pieno mezzogiorno,
col sole a picco, agli angoli delle
strade illuminate, sulle spiagge
roventi». Ciò significa che l’esilio,
in realtà, non può essere pienamente descritto?
Al contrario, l’esilio può essere pienamente descritto. Sono io
che non ci sono riuscita.
In ogni caso, la narrazione dà
un corpo a quei « fantasmi»: è la
letteratura l’Itaca degli esuli?
La letteratura è forse l’unica
Itaca a cui un esule può aspirare,
lo dimostra l’ingente memorialistica fiorita sull’argomento. E nonostante a Ulisse nell’Odissea sia
data la grazia di ritornare in patria,
nell’immaginario comune Itaca è
diventata il simbolo di una perpetua nostalgia, di un luogo sognato
di cui si può solo parlare o, appunto, scrivere.
Patrizia C. Hansen
Numero 7 | Luglio 2013
* Maria Grazia Ciani è nata a
Pola, da cui è esule nel dopoguerra. Ha studiato a Venezia e a Padova, dove si è laureata nel 1962 in
Letteratura greca.
Dal 1980 è docente di Lingua
e civiltà greca e in seguito di Storia della tradizione classica presso
l’Università di Padova. Tra le sue
principali pubblicazioni: Phaos
nella poesia greca. Introduzione a
una fenomenologia della luce, Firenze 1974. Dionysos. Variazioni
sul mito, Padova 1979. Psicosi e
creatività nella scienza antica, Venezia 1983.
Traduzione e cura di: Omero, Iliade, Venezia 1990, 20023
(Premio letterario Internazionale
Mondello, Palermo 1991). Traduzione e cura di: Omero, Odissea
(Venezia 1994, 20032. Traduzione
di Apollodoro. I miti greci, Milano
1996, Fondazione Lorenzo Valla.
Traduzione e cura di Euripide,
Medea, Venezia 1997, 20022. Traduzione e cura di Sofocle, Aiace,
Venezia 1999. Traduzione di Platone, Lettere, Milano 2002, Fondazione Lorenzo Valla.
Nel 1985 ha fondato e tuttora dirige presso la Casa editrice
Marsilio di Venezia la collana di
classici greci e latini «Il convivio».
Ballarin (Anvgd) al Messaggero Veneto, basta riduzionismi
Al quotidiano “Messaggero Veneto”, che il 15 maggio ha pubblicato una cronaca a firma di Anna
Dazzan dal titolo Kersevan: sulle
foibe manca una verità, ha replicato il presidente nazionale Anvgd
Antonio Ballarin indirizzando il 20
maggio la lettera che segue al direttore responsabile della testata, Omar
Monestier.
L
eggo con sconcerto la nota
di Anna Dazzan Kersevan:
sulle foibe manca una verità, pubblicata il 15 maggio sul quotidiano
da Lei diretto, nella quale si rinnovano le tesi dell’inconsistenza degli
eccidi delle Foibe e si ripropone in
sostanza la tesi ideologicamente
viziata della loro “giustificazione”,
nel quadro della difesa ad oltranza
del regime totalitario di Tito del
quale si sottace naturalmente il
carattere spietatamente repressivo
e l’apparato ferocemente persecutorio, manifestato in Istria sin
dal 1943 con la prima ondata di
eccidi, proseguita nel 1945 e ben
oltre la fine del conflitto, prima a
danno della popolazione italiana
autoctona e successivamente dei
dissidenti politici interni.
Soltanto il collasso dei regimi comunisti nell’Est europeo
e quindi dell’intera impalcatura
ideologica novecentesca, ha lentamente permesso di avviare un
complesso percorso di analisi della storia e non limitatamente al
Novecento, benché questo secolo
sia stato, per la popolazione italiana giuliana e dalmata di antico
insediamento, drammaticamen-
superstiti del riduzionismo riemergono di tanto in tanto a rilanciare,
da anguste salette di
sconosciuti circoli similantagonisti, o rare volte
ospiti di inconsapevoli
sedi istituzionali, quelle
“tesi” che la migliore storiografia contemporanea
ha ampiamente e definitivamente smentito.
Da Roberto Spazzali a Giuseppe Parlato,
da Marina Cattaruzza
a Gianni Oliva, da Stelio Spadaro a William
Klinger, dal compianto
Elio Apih a Giuseppe
de Vergottini a Luciano
Monzali a Raoul Pupo,
W Un volantino negazionista di un centro
studiosi di formazione
sociale veneto, dalla consueta tetra
diversa ma liberi dai
grafica in uso in quegli ambienti, anche
vecchi condizionamenti
ideologicamente opposti
ideologici, hanno inserite decisivo. La sorte degli italiani to i tragici accadimenti del «confine
della costa orientale adriatica può orientale» nel quadro incontestabiben assumersi a paradigma del- le di un progetto annessionistico,
la barbarie ideologica del secolo perseguito mediante i caratteristici
scorso, avendo essi pagato sul loro sistemi del totalitarismo comunista
territorio, con le loro vite e i loro (deportazioni, sparizioni, esecuziobeni, lo scontro tra le opposte ide- ni, «tribunali del popolo», liste di
ologie totalitarie: una delle quali, proscrizione, violenze generalizzate
la jugoslava comunista, ha irrime- e soppressione dei minimi diritti
diabilmente modificato un antico civili e umani).
equilibrio etnico, come riconobbe
Il Giorno del Ricordo, come
il grande storico liberale, l’istriano Lei ricorderà, è stato istituito nel
Ernesto Sestan.
2004 con la Legge n. 92 dal ParIn realtà, sempre più relegati lamento pressoché all’unanimità,
all’angolo buio della propaganda per restituire alla Nazione intera la
ideologica, ininfluenti sulla pub- memoria delle sofferenze e del coblica opinione ed estranei alla seria raggio degli italiani di quella regioricerca storica, i pochi e incattiviti ne che tutto persero pur di avere
salva la vita e la libertà, esuli nella
Madrepatria restituita alla democrazia delle Nazioni occidentali.
Quelle parole offendono dunque anche i caduti della Resistenza
giuliana liberale, cattolica, repubblicana, come i goriziani Licurgo
Olivi (socialista) e Augusto Sverzutti (azionista), i fiumani autonomisti Mario Blasich e Giuseppe
Sincich, il repubblicano Angelo
Adam, prima deportato dai nazisti
poi eliminato dalle milizie titoiste,
tutti deportati e scomparsi; della
giovane Norma Cossetto, alla cui
memoria il Presidente Ciampi ha
dedicato l’onorificenza prevista
dalla legge istitutiva del Giorno
del Ricordo, e di tutte le vittime
civili degli eccidi alla cui memoria
in questi anni è stato consegnato
al Quirinale il riconoscimento della Repubblica Italiana.
Gli esuli italiani dalla Venezia Giulia e la Dalmazia e tutto il
Popolo di lingua italiana di Istria
Fiume e Dalmazia, respingono
con forza l’uso strumentale della
loro storia, che taluni vogliono
ancora ridurre a oggetto di contesa tra fronti ideologici opposti per
garantire una sopravvivenza a teoremi ampiamente smentiti dalla
storia.
La vera e propria pulizia etnica
subita dagli italiani della Venezia
Giulia e della Dalmazia - perpetrata mediante espropriazioni, eccidi,
intimidazioni, e quanti altri strumenti codificati della repressionescaturì dall’incontro perverso tra
nazionalismo esasperato e odio di
classe, essendo identificato il citta-
W Una cornice per i ricordi
(foto www.panoramio.com)
Presso lo stesso Editore, ora Marsilio-Rizzoli, ha fondato una nuova
collana, «Variazioni sul mito», che
accoglie alcuni celebri testi classici,
da Euripide a Seneca, a Sofocle.
Nel 2006 ha pubblicato per i
tipi di Marsilio il romanzo Storia
di Argo.
Nel 2009 le è stato conferito il
Premio «Eschilo d’Oro» che l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, a partire dal 1960, conferisce a
personalità che si sono internazionalmente distinte nel campo degli
studi e della prassi teatrale e della
classicità greca e latina.
dino italiano, a qualunque ceto e
orientamento politico appartenesse, come «nemico del popolo». Si
volle pervenire alla soluzione dei
problemi delle aree mistilingui
mediante l’eliminazione fisica del
«nemico totale» (del popolo, della
razza) e l’espulsione delle popolazioni non desiderate dal territorio
dello Stato totalitario. In questo
quadro, la stessa Resistenza non
comunista, presente nel drammatico scenario degli anni 1943-’45,
venne marchiata d’infamia dal Pci
e dal movimento comunista «titino» perché non succube e contraria agli ordini di cedere sovranità
e comandi ai reparti jugoslavi. A
quella Resistenza patriottica si può
finalmente rendere oggi onore e
menzione.
Le “tesi” resuscitate qua e là
da sedicenti storici dei quali non
è noto il curriculum accademico
e scientifico, né in nome di chi o
cosa proferiscono le loro congetture fuori da ogni scientificità storica, ledono in tutta evidenza quei
principi universali di rispetto della
memoria e delle vittime civili delle
barbarie e delle spoliazioni, queste
ultime commesse con il metodo
delle liste di proscrizione tipico
di tutte le dittature rivoluzionarie
comuniste, applicato in Venezia
Giulia e a Zara con barbarica ferocia.
Nell’ovvio rispetto della libertà di stampa e opinione, mi chiedo, egregio Direttore, cosa sarebbe
accaduto se analogo servizio fosse
stato dedicato ad opinioni negazioniste della Shoah. Le chiedo,
egregio Direttore, la pubblicazione della presente lettera.
Antonio Ballarin
6
◄
dalla prima pagina
«LA GRAFICA ORIGINALISSIMA DI MAGLIE
DIVENTATE QUASI UN SECONDO TRICOLORE
PER L'ITALIA»
del Va’ pensiero dal «Nabucco»
di Giuseppe Verdi, la pagina di
musica che dal dopoguerra ha accompagnato sempre le cerimonie
degli esuli giuliani e dalmati.
Era nato a Ragusa di Dalmazia (oggi Dubrovnik) da Teresa
de Vidovich, contessa di Capocesto e Rogosniza, e dal capitano
della Marina Vittorio, figlio di
un magistrato friulano trasferitosi in Dalmazia quando questa era
territorio austriaco. La sua famiglia si trasferì successivamente a
Zara, dove studiò manifestando
tuttavia molta propensione per le
discipline sportive, ciclismo, canottaggio, tennis, pallacanestro
e con buoni risultati il nuoto.
Optò per l’atletica e, conseguiti
W L’atleta (foto www.fidal.it)
risultati incoraggianti, decise di
cimentarsi in diverse gare in Dalmazia e nella Penisola: nel 1937,
all’Arena di Milano batté sui 400
metri piani l’allora recordman del
mondo degli 800 metri, l’americano Robinson con il tempo di
48,8 che tutt’ora rimane la miglior prestazione Italiana per un
sedicenne. Nello stesso anno fu
convocato nella Nazionale Italiana di Atletica Leggera e a Parigi
vinse sui francesi nei 400 metri
piani, stabilendo un altro record.
Nel 1939 fu campione italiano
nei 400 metri piani (allora record
europeo nella categoria Junior) e
nello stesso anno vinse la medaglia d’Oro ai Campionati Mondiali Studenteschi di Vienna.
Il conflitto mondiale interruppe la sua carriera atletica, lo
vide combattere ad El Alamein
ed aprì una lunga parentesi nella
sua vita, segnata dalla prigionia
in Egitto, «prigioniero-ospite di
Sua Marestà britannica», ovvero
rinchiuso dagli inglesi in campo
di rieducazione, dalla quale rientrò appena nel 1946. «Quando […] torna, è talmente magro
che la bora triestina lo fa sbandare», scrive Gian Luigi Paracchini
sul “Corriere della Sera” del 10
maggio. Nel 1947, a Trieste, con
l’amico Giorgio Oberweger diede
inizio ad un’attività di maglieria
che avrebbe prodotto le tute per
gli atleti azzurri in gara alle Olimpiadi di Londra del 1948; ma nel
contempo, ripreso a correre, si
tesserò con la Società Ginnastica
Gallaratese per presentarsi egli
stesso ai giochi olimpici di Londra
1948, nel corso dei quali sarebbe
risultato finalista sui 400 metri
piani. Vestì 23 volte la maglia azzurra, conquistò 8 titoli Assoluti,
collezionando un quarto posto
agli Europei del 1950. E difatti
Talento in pista e nella moda ha
titolato uno dei suoi servizi dedicati alla morte di Missoni dal
quotidiano “Tuttosport”, che non
ha mancato di ricordare
la sua origine dalmata e
la sua giovinezza zaratina. L’Atleta del colore il
titolo scelto invece dal
Secolo XIX per l’articolo di Renato Tortarolo.
Il Presidente del
Coni, Giovanni Malagò, unitamente al
segretario generale Roberto Fabbricini, alla
Giunta e al Consiglio
Nazionale, ha espresso
il cordoglio dello sport
italiano per la perdita
di un grande esponente
dell’eccellenza italiana
nel mondo e indimenticato
protagonista,
capace di rappresentare motivo di vanto per
l’intero Paese. L’Apollo in cardigan che rivoluzionò lo stile ha titolato il “Corriere della Sera” del 10
maggio la nota a firma di Gian
Luigi Paracchini: «Il destino di
Ottavio Missoni è stato il filo di
lana: inevitabile per chi ha corso
una finale olimpica sui 400 metri
e, da imprenditore immaginifico,
ha ribaltato, colorato, nobilitato,
la storia della maglieria».
«Ha onorato lo sport e il
Made in Italy, perdiamo una
persona di cui andare orgogliosi», così l’ex presidente del Coni
e attuale membro del Cio, Mario Pescante, ha voluto ricordare
Missoni. «Aveva un grande talento naturale e un fisico eccezionale. Qualche anno fa stavamo
ricordando un comune amico
scomparso e lui mi guardò negli occhi e con la sua grande
ironia disse: “Ricordatemi come
vi pare ma mi raccomando non
fate mai un memorial Missoni”.
I ricordi degli
stilisti e gli
interventi sulla
stampa
L
a nascita e l’ascesa della
sua attività imprendito-
riale nel settore della moda sono
state ampiamente rievocate da
tutti i mass media nazionali e internazionali. Ora, la sua azienda,
al pari della famiglia, è in lutto,
nuovamente dopo la terribile
ed ancora non chiarita sciagura
dell’incidente occorso al figlio
Vittorio, scomparso nel corso
di un viaggio aereo nelle acque
venezuelane lo scorso gennaio. Il piccolo aereo è scomparso
dai radar mentre viaggiava verso
l’aeroporto di Caracas. Ad oggi
nessuna traccia del bimotore sul
quale volava il figlio di Missoni,
dalla cui drammatica scomparsa
lo stilista non si era mai ripreso
e della quale da quel 4 gennaio
non ha mai voluto parlare.
«Era una persona solare e attenta - ha dichiarato uno dei dipendenti della Maison, in totale
250 - la sua azienda era come una
famiglia tanto che mia madre,
cha ha lavorato alla Missoni per
Numero 7 | Luglio 2013
gnato un impero, ma ha mantenuto una dimensione che poteva
gestire lui con la sua famiglia.
Mi ricordo la sfilata dei 50 anni,
quando alla fine sono caduti i veli
e sono comparse tutte le persone
che lavoravano nell’azienda. Ecco
aveva questo senso del gruppo
che abbiamo perso tutti, e anche
il senso della misura».
«Quando Tai Missoni parlava, controvoglia, del suo lavoro, con l’accento dolce della sua
origine dalmata, era sempre per
sminuire il suo talento: abbiamo
dovuto fare quelle righe perché le
macchine non sapevano fare altro, il misto dei colori è venuto
così, per caso, lo zig-zag è capitato per sbaglio e poi chissà perché
è piaciuto tanto…», così ha esordito Natalia Aspesi su “la Repubblica” del 10 maggio, a significare
la riservatezza e l’understatement
di un grande protagonista della
moda internazionale. Senza di-
Ottavio Missoni il nostro Paese
perde uno dei protagonisti più
significativi dell’eccellenza della
moda italiana nel mondo. Da
Trieste, dove era stato costretto
a riparare dopo la guerra e la
dolorosa esperienza della prigionia, Missoni ha percorso un
singolare cammino di affermazione del proprio ingegno trasformando il gusto per la vita,
che gli era proprio, in uno stile
inconfondibile, modello di raffinata originalità e bellezza, e
privilegiando, nella gestione imprenditoriale, la valorizzazione
di idee, energie e talenti».
E, tra le altre, la nota diffusa dalla Provincia di Milano
a firma del suo vicepresidente
e assessore alla Cultura, Novo
Umberto Maerna: «La Provincia
ebbe l’onore di ospitare il Maestro nel febbraio 2010, quando
celebrammo per la prima volta
il Giorno del Ricordo in me-
W Missoni a Fiume, nell’ottobre
2012 ospite delle «Giornate della
cultura e della lingua italiana»
e protagonista della mostra
«il Genio del colore» alla Kortil
Gallery (foto www.aufeminin.com)
W Varese, novembre 2009, Missoni interviene al Congresso nazionale Anvgd
trent’anni, quando è andata in
pensione piangeva». Alle troupe
televisive e ai giornalisti accorsi
anche dall’estero i suoi collaboratori hanno raccontato l’«emozione nel vedere nascere e crescere
l’azienda» e «nell’ammirare sulle
passerelle i capi» che proprio loro
avevano cucito fino al giorno prima. «Stretti alla famiglia in un
rapporto da antico capitalismo
difficile da replicare in momenti di relazioni industriali difficili
come gli attuali», come ha scritto
Paola Bottelli su “Il Sole 24 Ore”
del 12 maggio scorso.
Unanime il cordoglio per la
sua scomparsa, ma particolarmente sentito dalle associazioni
degli Esuli, dai Dalmati Italiani nel Mondo e dall’Anvgd in
particolare, il cui presidente nazionale Antonio Ballarin ha immediatamente emesso il comunicato che riportiamo a parte.
«Colto, positivo, forte e anche molto bello un esempio indimenticabile per chi lo ha conosciuto». Così lo ha ricordato
la giornalista Benedetta Barzini,
che ha visitato la camera ardente
di Missoni allestita nell’azienda di
famiglia. «Ha saputo mantenere
una dimensione, non ha mai so-
menticare che «da italiano, aveva
dovuto lasciare la sua amatissima
città, Zara, ceduta alla Jugoslavia
alla fine della guerra».
E dagli stilisti l’omaggio
all’estro della Maison Missoni:
«ho sempre avuto grande ammirazione per Missoni - ha dichiarato Armani -, è stato un maestro
del colore, un artista dalla sensibilità istintiva e raffinata». E Krizia, «senza di lui viene a mancare
un pezzo fondamentale del Made
in Italy», e Laura Biagiotti, che
ha esaltato «la grafica originalissima di maglie diventate quasi un
secondo tricolore per l’Italia». Al
cordoglio si sono associati anche
Roberto Cavalli, Renato Balestra,
Carla Fendi, Brunello Cucinelli e
il presidente della Camera della
Moda, Mario Boselli.
Il Presidente
Napolitano:
«modello di
raffinata originalità
e bellezza»
T
ra i messaggi delle Istituzioni, il cordoglio del
Presidente della Repubblica Napolitano. «Con la scomparsa di
moria delle vittime delle Foibe
e dell’esodo giuliano dopo il
1945» ricorda Maerna. «Missoni era infatti nato nel 1921 in
Dalmazia, e dovette abbandonare - come centinaia di migliaia di altri connazionali - le terre
d’origine. Quel giorno, a “Spazio Oberdan”, Ottavio Missoni
spiegò a tutti, ma soprattutto
ai più giovani, cos’ha significato l’oblio calato sulla tragedia
dell’esodo. Ma trasmise anche la
tenacia, la voglia di ripartire e di
non arrendersi mai». «Vogliamo
quindi ricordare Ottavio Missoni - conclude Maerna - non solo
come un grandissimo talento
della moda nel mondo, ma soprattutto come un grandissimo
italiano».
«Con Ottavio Missoni, nato
a Ragusa e sindaco onorario del
Libero Comune di Zara in Esilio - si legge nella dichiarazione del sen. Carlo Giovanardi
all’Ansa - ci lascia un grande
dalmata, che ha sempre testimoniato il suo amore per la madre
Patria italiana». «Nell’imminenza dell’entrata in Europa a pieno titolo della Croazia, Missoni,
con la sua vita esemplare e la sua
fantasia imprenditoriale, potrà
essere sicuramente ricordato anche dai croati come un grande
figlio di quella Dalmazia che sta
per diventare un luogo nel quale
italiani e croati possono nuova-
7
Numero 7 | Luglio 2013
mente convivere nella comune
casa europea superando le tragedie del passato».
Missoni, l’esule da Zara simbolo dell’eleganza
italiana nel mondo
Nell’associazionismo
giuliano-dalmato
Il comunicato stampa del presidente nazionale Anvgd Ballarin
D
ella sua Dalmazia Missoni aveva, al pari di
tutti gli esuli dai luoghi natali,
intatta nostalgia, e a quanti gli
chiedevano di definirsi rispondeva: «Per cominciare, le devo
dire che io non sono croa­to. Io
sono dalmata, un “fratello della
costa”, e nasco col passaporto italiano», come chiarì a Maria Giulia Minetti che lo intervistò per
“la Stampa” dell’11 giugno 2011
(«Ma la mia Dalmazia uccisa da
titini e fascisti non tornerà mai
più»). E proseguiva: «All’epoca,
sulla costa, tutti erano un po’ irredentisti, era anche una moda.
Ma la ragio­ne più profonda è che
non sia­mo slavi, noi dalmati. La
Dal­mazia di etnie ne ha moltissi­
me, ma da sempre noi della co­
sta non siamo né balcanici né
danubiani. Siamo mediterra­nei,
attaccati alla cultura occi­dentale.
Otto secoli di dominio veneziano avranno pur lascia­to qualcosa!». E ancora: «L’ultima volta
che vidi mia ma­dre a casa nostra
era il Natale del 1941. Partii per
l’Africa, fui fatto prigioniero.
Quando tor­nai nel 1945 la mia
famiglia si era trasferita a Trieste
e Zara era stata rasa al suolo. Tremila morti sotto le bombe, mille
an­negati, le foibe di Zara si chia­
mavano Mare Adriatico, sedici­
mila italiani costretti ad andare
via per non essere ammazzati.
Sedicimila da Zara, 360 mila da
tutta la Dalmazia. Noi siamo sta­
ti “liberati” dai comunisti di Ti­
to, non dagli alleati».
Fu sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio per 20
anni e dal 2011 ne era presidente onorario: sempre presente
ai raduni degli esuli zaratini, è
stato molto vicino all’Anvgd e
al suo Comitato di Varese, del
quale conosceva assai bene la
presidente, Sissy Corsi. Applauditissimo il suo intervento al
Congresso del 2009 dell’Associazione, tenutosi proprio a Varese. Nel 2011 era stato ospite
dell’Anvgd allo Stadio Flaminio di Roma in occasione del
Triangolare del Ricordo, durante il quale aveva ricevuto dalla
nostra Associazione il Premio
«10 Febbraio».
Appena nel 2012, Missoni presenziò alla inaugurazione, a Fiume e nell’ambito delle
«Giornate della cultura e della
lingua italiana» (9-22 ottobre),
della mostra a lui dedicata, Il
genio del colore. A lui la città
di Trieste aveva consegnato nel
precedente mese di settembre le
insegne dell’appartenenza agli
«Uomini illustri della Dalmazia», unitamente al dirigente per
le Relazioni internazionali della
Regione Veneto, Diego Vecchia-
L
a scomparsa di Ottavio Missoni, quest’oggi nella sua abitazione
di Sumirago, priva l’intera comunità giuliano-dalmata, esule in
Italia e negli altri Paesi di accoglienza, di un autentico, grande simbolo
dell’industriosità e dell’intelligenza proprie di quei profughi istriani,
fiumani e dalmati che, ovunque si siano trovati nel doloroso dopoguerra, hanno saputo inserirsi nel nuovo contesto sociale ed economico,
forti di saldi principi civili, di sicure doti di laboriosità, di rispetto delle
Istituzioni dello Stato e di amore di Patria.
Nato nel 1921 a Ragusa di Dalmazia, l’antica Repubblica adriatica
di San Biagio, si trasferì successivamente con la famiglia a Zara, dove
trascorse la giovinezza fino al 1941. Gli eventi bellici lo colsero ad El
Alamein, dove fu fatto prigioniero dagli inglesi: dall’Egitto rientrò in
Italia appena nel 1946.
La sua lunga e felice esistenza, segnata dall’esodo forzato della popolazione italiana dai territori ceduti nel 1947 alla Jugoslavia di Tito,
lo ha visto impegnato ai suoi esordi nelle discipline sportive, ma il suo
nome si è affermato e rimarrà nella storia del costume e della creatività
italiane, che con il contributo suo e della sua famiglia hanno raggiunto
esiti di straordinaria qualità e di insuperabile eleganza.
Q La barca
di Missoni
ancorata
alle Rive di
Trieste. Come
ha scritto Enzo
Bettiza, «le
sue barche
erano barche
vere, illiriche,
uscocche, non
ferri da stiro
miliardari»
I colori mediterranei che hanno reso la sua Maison inconfondibile nel mondo, riflettono le tonalità e i contrasti della sua Dalmazia, del suo mare e della sua aspra e pungente natura. «Io - ha
dichiarato in un’intervista del 1999 al “Corriere della Sera” - sono
nato a Ragusa che si ostinano a chiamare Dubrovnik. Ma, sino a
vent’anni, ho vissuto a Zara. Sarebbe là il mio paradiso. Ma purtroppo Zara, quella mia Zara, non esiste più. Eravamo in 20 mila.
Quattromila sono morti sotto le bombe. Gli altri sono sparsi per il
mondo. La città è stata distrutta al 70,75 per cento. Ti viene il sospetto che Zara non sia mai esistita». Ma sono infinite le circostan-
to, e all’ambasciatore dell’Onu
e già sottosegretario di Stato
del Governo Monti, Staffan de’
Mistura. In quella occasione lo
stilista aveva voluto ancora una
volta rimarcare, in dialetto, che
«la Dalmazia xe’ Dalmazia e
basta. Sbaglia chi la vol definir
Croazia del Sud. Noi dalmati
semo mediterranei e fratelli del
litorale, non altro».
Alla domanda su cosa si
aspettasse dall’ingresso della
Croazia nella Ue, aveva risposto: «Che almeno si possano
creare scuole italiane senza gli
infiniti ostacoli finora frapposti. Che la croatizzazione forzata
della Dal­mazia rallenti. Che si
senta an­cora quel nome, Dalmazia, e non Croazia del Sud.
Che a Sebenico ricollochino sul
suo piedi­stallo il monumento a
Tomma­seo buttato giù dai titini. Ma per Zara non c’è niente
da fare, non potremo ritrovarla
più. È rima­sta solo nei nostri
cuori».
p. c. h.
R Roma, 21 settembre 2011,
Missoni intervistato da
Bruno Pizzul in occasione del
Triangolare del Ricordo, nel corso
del quale ricevette dall’Anvgd il
Premio «10 Febbraio»
ze nelle quali Ottavio Missoni ha rievocato e raccontato, nel suo
elegante dialetto dalmato-veneto, la nostalgia dell’esule e la fatica
della rinascita dopo la perdita di tutto.
Per quel sentimento insopprimibile di rimpianto che diviene,
paradossalmente, il più profondo rifugio dell’esule, Missoni ci ha
accompagnato per decenni, sempre presente e disponibile agli appelli delle Associazioni degli esuli ad intervenire con la sua innata
verve e la sua intatta semplicità che è degli uomini che hanno avuto
esperienza della sofferenza e del duro riscatto.
Ci mancherà enormemente. Avrà senz’altro raggiunto quel «paradiso immaginario, perduto» come egli definì più volte la sua Zara
o, meglio, avrà ritrovato il «possibile paradiso», come ebbe a dire
la sua fedele consorte signora
Rosita, la Dalmazia infine ritrovata. E con essa il carissimo
figlio Vittorio, scomparso nelle
acque venezuelane appena nel
febbraio scorso, un dolore che
ha sopportato con la dignità e la
riservatezza delle genti di mare,
delle genti dalmate.
Ha segnato, per tutti noi,
un esempio di come una persona sradicata, costretta a girare il mondo, mal compresa,
in Patria, nelle sue radici profonde, possa ricostruire, con
prospettiva, una vita piena. Il
vuoto che lascia è colmato dalW Lo stilista-atleta nel 2009 agli
la sua testimonianza di vita e
Europei Master di Ancona
ci piace immaginarlo in com(foto www.cronachemaceratesi.it)
pagnia del Padre, a cui è ritornato, a disegnare, seduto su uno scoglio di un paradiso reale e
ritrovato, con una tavola dagli infiniti colori, tanti quanti ne ha
la Sua e la nostra Terra.
Roma, 9 maggio 2013
Antonio Ballarin
Bettiza: Missoni, il grande stile
di vita di uno stilista per caso
U
n omaggio a Missoni a
firma di Enzo Bettiza è
pubblicato su “La Stampa” del
10 maggio, della quale lo scrittore e giornalista spalatino è editorialista. «Scendeva a Milano
dalla villa-fattoria di Sumirago
in una macchina grande e modesta insieme […] - ricorda Bettiza -. «A prescindere dal cantare
alto e dal bere forte, che lo accompagnarono e sostennero di
successo in successo in una vita
piena, ardita, una vita artistica,
più da pittore che da tessitore,
egli si compiaceva dello sfondo biografico e dinastico da cui
proveniva. Le sue barche erano
barche vere, illiriche, uscocche,
non ferri da stiro miliardari, ma
strumenti basati sulla vela e la
manualità del timone: atti a misurarsi con la forza della natura,
con i brutti scherzi del mare,
degni insomma del figlio d’un
capitano dalmata di lungo corso
che s’era fatto le ossa nella marina austroungarica».
«[…] Figlio autentico della
propria terra, nel fisico atletico, nei lineamenti bellissimi e
marcati, nel bilinguismo in cui
il veneto coloniale si univa a
nostalgiche e temerarie battute
in croato: amava sottolineare il
cognome della madre, una Vi-
dovich, nobildonna di Sebenico,
che lo esortava a non dimenticare la lingua slava che egli infatti
parlava correntemente. Usava
non a caso definirsi così: “Sono
un mediterraneo multiforme,
nel quale si rimescolano le acque
dell’Adriatico e del Danubio”».
«[…] L’enigmatico e tragico
abisso che aveva inghiottito Vittorio doveva inghiottire, ripeto
precocemente, anche il «grande
Tai», come lo chiamavamo, la
cui sana allegria era diventata alla
fine quella che Ungaretti chiamava “l’allegria del naufrago”».
Enzo Bettiza
Q Piacenza,
86.ma
adunata
nazionale
degli Alpini:
lo striscione
dedicato
a Missoni
sindaco
di Zara in
esilio
8
Numero 7 | Luglio 2013
DAI COMITATI
Comitato
di Gorizia
Ziberna e Marini eletti al
Consiglio regionale
R
odolfo Ziberna, presidente del Comitato
goriziano e vicepresidente nazionale dell’Associazione, è stato
eletto Consigliere regionale del
Friuli Venezia Giulia nel corso
delle recenti elezioni amministrative 2013. A Gorizia è stato il
più votato del suo partito, il PdL,
ottenendo 1827 preferenze. A
seguito dell’elezione, Ziberna ha
rassegnato le dimissioni da presidente del Comitato Anvgd per
l’incompatibilità prevista dalla
normativa regionale. Ha invece
mantenuto la carica di vicepresidente nazionale dell’Associazione. Accanto a lui in Consiglio
regionale siede Bruno Marini,
anch’egli discendente di esuli
istriani, vicino al Comitato di
Trieste e riconfermato nella carica. Nel capoluogo giuliano, sempre col PdL, ha ottenuto 1087
preferenze.
Ziberna e Marini occuperanno i seggi dell’opposizione.
Le elezioni regionali hanno visto
infatti prevalere la candidata presidente del centrosinistra Debora
Serracchiani con uno scarto di
soli 2.051 sul presidente uscente
del centrodestra Renzo Tondo.
Nelle scorse settimane tuttavia
il centrodestra ha confermato
l’intenzione di presentare ricorso
entro il 25 maggio per contestare
l’esito delle elezioni regionali.
«Naturalmente - ha dichiarato Ziberna - non verrà meno la
mia collaborazione con la nostra
Associazione, di cui peraltro rimango vicepresidente nazionale
non sussistendo ragioni di incompatibilità».
***
Comitato
di Livorno
Inaugurata a Cecina Piazza
Martiri delle Foibe
L’
Amministrazione comunale di Cecina e il
Comitato Anvgd hanno inaugurato lo scorso 3 maggio la
Piazza Martiri delle Foibe, sita
tra Via Marradi, Via Papini e
Via D’Annunzio. L’intitolazione
era stata approvata all’unanimità
W Cecina (Livorno), l’area intitolata
ai Martiri delle Foibe
(foto www.street-viewing.it)
dal Consiglio comunale dopo la
presentazione di una mozione da
parte dei consiglieri di «Cecina
Insieme» Gasperini e Marzini.
«La decisione di intitolare
un’area verde pubblica alle Vittime delle Foibe - ha dichiarato
il sindaco Benedetti - nasce dalla
volontà di commemorare la tragedia e il dramma dell’esodo di
centinaia di migliaia di italiani
dall’Istria e dalla Dalmazia, rendendo onore a vittime innocenti». «Come preannunciato - ha
proseguito Benedetti - lo scorso
febbraio in occasione del Giorno
del Ricordo, dedicato proprio
alla memoria della tragedia delle
foibe - i crepacci naturali delle
regioni carsiche - dove vennero
trucidati dalle truppe di Tito italiani, sloveni e croati. L’intitolazione di una piazza non è certo
sufficiente a dare sollievo a tanta violenza, ma è uno dei modi
per onorare quanti hanno perso
la vita, gli affetti, i loro beni in
quelle vicende». «Dopo anni di
silenzio - sono ancora parole di
Benedetti - abbiamo il dovere di
ricordare, capire e confrontarci
su di una pagina dolorosa della nostra storia recente, scritta
con il sangue di molti civili che
vivevano in quelle zone e molti
dei quali, proprio in quei crepacci naturali di origine carsica:
le foibe, vennero trucidati. Le
vicende di cui parliamo si sono
svolte nei territori istriani a partire dall’autunno del 1943, subito
dopo l’armistizio, fino al 1947,
dove furono rastrellate, deportate e uccise migliaia di persone,
perlopiù italiane, dall’esercito di
Tito. Così come per altre tragedie dell’umanità, dove i diritti e
la vita umana vengono negati in
nome di un’ideologia folle o di
un diabolico e stupido disegno
politico, anche in questo caso è
importante sensibilizzare le giovani generazioni e fornire loro gli
strumenti per analizzare e approfondire quel periodo della storia
italiana ed europea».
Dal canto suo, il consigliere
comunale Gasperini ha voluto
ricordare alla stampa di essere
stato col collega Dario Marzini
il primo firmatario della mozione che chiedeva di intitolare una
piazza ai «Martiri del comunismo jugoslavo», poi emendata in
«Martiri delle Foibe» «per ottenere l’unanimità coi voti di alcuni
Consiglieri della sinistra cecinese
non disposti all’utilizzo della parola comunisti». Ed ha aggiunto:
«Nonostante ci siano voluti ben
tre anni per l’attuazione di quella
mozione da parte della Giunta
comunale, sono orgoglioso che
la nostra città possa finalmente ospitare una piazza intitolata
“Martiri delle Foibe”. Spero in
una celebrazione unitaria che
vedrà la partecipazione di tutti i
consiglieri comunali di tutti gli
schieramenti, con la possibilità
di intervenire in quell’occasione
per tutti, anche i consiglieri comunali di opposizione».
Alla cerimonia erano presenti naturalmente, insieme al sindaco e alla Giunta, consiglieri e
rappresentanti del Comitato Anvgd livornese.
***
Comitato di Monza
L’incontro con le classi
di Liceo linguistico
“Bianconi”
L’
interesse dei giovani,
evidentemente quelli
coinvolti nella formazione scolastica, dimostra un coinvolgimento inaspettato e un interesse vivo
alle vicende del nostro confine
orientale dopo la seconda guerra mondiale. Infatti l’incontro
con le scuole a livello di anni
finali,quinte e quarte liceo destano la viva sorpresa di trovarli
profondamente interessati alle
W Monza, Istituto Bianconi, studenti
a lezione di storia giuliana
W Nella foto, con Pietro Cerlienco e
Diego Formenti i custodi egiziani
del Sacrario, nipoti di Rasoul,
Cavaliere della Repubblica Italiana
e amico di Paolo Caccia Dominioni
vicende di questa Storia Patria
cancellata dai libri di testo correnti. Gli incontri organizzati a
cura della Anvgd monzese con
il consenso di dirigenti scolastici
sensibili, si risolvono con una attenzione e una dialettica sul tema
inaspettata. La presenza di testimoni oculari evidentemente trasformano l’incontro non in una
lectio scolastica ma una rievocazione viva di quanto i testimoni
raccontano delle vicende vissute
e sofferte.
L’attenzione è sempre massima e sconcerta in quanto rivela
la voglia di informazione su vi-
cende spesso taciute per finalità
politiche e di rapporto di “buon
vicinato” con una nazione che ha
perpetrato lo scempio del territorio, una volta nazionale, in seguito della “colpa” di aver condotto
una guerra di aggressione, che
finì col coinvolgere duramente
i territori del confine orientale.
Suona così l’ingiusta colpevolizzazione degli italiani di quelle
terre al punto che i vincitori definirono legittima la spolazione
dell’Istria, della Dalmazia e di
Fiume al pari di colonie conquistate dal fascismo come le terre
d’Africa o d’Albania. Ridotte a
colonia italiana, da espropriare, l’Istria, la Dalmazia, Fiume,
furono assegnate per trattato di
pace, alla Jugoslavia di Tito, senza considerare l’antica italianità
autoctona, si è permesso così alla
Jugoslavia di farsene preda, perseguitando la popolazione italiana
al punto da costringerla all’esodo
forzato e violento, per dimostrare
quelle terre d’essere slave.
Argomenti questi che lasciano gli studenti
allibiti e interessati alla vicenda
sanguinosa, violenta e alla triste
trasmigrazione
di un popolo intero che cercava
nella Madrepatria la salvezza e la conservazione
dell’identità nazionale. Rimangono evidentemente sconcertati
a sentire le vicende dell’esodo,
dei cento e più campi profughi
sparsi, non a caso su tutto il
territorio nazionale in vecchie
caserme o campi di prigionia
ormai abbandonati dai prigionieri delle forze allora nemiche,
che a fine conflitto ritornavano
alle loro case. Una folla di esuli,
scampati ad una persecuzione
etnica che aveva il solo fine
di mostrare alle
nazioni vincitrici che quelle
terre non erano italiane ma
slave. Come
lascia perplessi i giovani
ancora oggi a
sentire che gli
esuli non erano
accolti con fratellanza ma con il
fastidio e l’accusa di essere infine fascisti che temendo vendette
si riversavano
sul territorio
nazionale chiedendo asilo.
Temi perlopiù
taciuti e quindi
nuovi per giovani studenti
alle prese con
testi di storia
lacunosi.
Indubbia-
mente la presenza di testimoni
oculari delle vicende sofferte è
l’elemento che trasforma l’evento storico da nozione a storia
vissuta. Fintanto che questi testimoni potranno parlare,la storia
dei confini orientali d’Italia nel
doloroso dopoguerra sarà storia
viva, non pagine di testo e questo per i giovani è fondamentale.
Positive perciò le iniziative ddel
Comitato di Monza-Brianza che
è riuscita in più scuole a portare la voce viva degli esuli e non
solo i filmati storici o i racconti
letterari. In questo le iniziative
della sede di Monza hanno raggiunto il fine di rendere ragione
alla vera storia di un popolo sofferente allora e ancora oggi nella
generazione sopravvissuta. Purtroppo i nostri padri non hanno
avuto questa possibilità di raccontare il vissuto drammatico
per la legge severa della vita. Ma
gli ottantenni che ancora possono testimoniare sono ben felici
di farlo in nome di coloro che
hanno vissuto l’esodo e i loro
ultimi anni dimenticati e misconosciuti dalle finalità politiche
che volevano un velo di silenzio
su questa vergogna e sofferenza
patria.
Presenti all’incontro, la mattina del giorno 29 aprile 2013
alle ore 10.30 Nereo Bulian, da
Fiume, Leonardo Caruz da Zara
in veste di delegato del Comitato, Alfredo Fucci, zaratino per
nascita, fiumano de cor. Molto
apprezzata dagli studenti e dai
docenti la proiezione di un filmato storico.
L’annuale pellegrinaggio ad
El Alamein
A
cura del Comitato
monzese e in collaborazione con l’Associazione Paracadutisti d’Italia si è svolto
W I partecipanti al pellegrinaggio
2013 ad El Alamein
X All’interno del Sacrario Militare
Italiano
9
da Fiume e da Zara dalla prima
guerra mondiale agli anni Settanta, dal Comune di Cameri,
realizzata in collaborazione con
l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Novara, e preceduta da
un breve convegno sul tema
dell’esodo
giuliano-dalmata
con lo stesso Leone e il direttore scientifico dell’Isrn, Giovanni Cerutti.
anche quest’anno, dal 13 al 20
aprile, il pellegrinaggio al Sacrario di El Alamein. Un particolare omaggio è stato reso alla
memoria dei Caduti giulianodalmati, ai quale il Comitato
Anvgd e “Coordinamento
Adriatico” hanno dedicato lo
scorso anno una targa commemorativa. Del pellegrinaggio
pubblichiamo alcune immagini. Da notare la bellissima foto
scattata con i custodi egiziani
del Sacrario, nipoti di Rasoul,
Cavaliere della Repubblica Italiana e amico di Paolo Caccia
Dominioni: «sono davvero persone oneste e amano l’Italia più
di tanti italiani», hanno commentato i partecipanti all’iniziativa. ***
Comitato di Novara
Profughi e memorie,
il servizio sulla rivista
“Novara è”
«L
a nostra Sezione ha
aperto una sottoscrizione a favore dei profughi
giuliani. Riteniamo superfluo
illustrare la necessità di apportare un immediato aiuto a questi italiani che, spinti da un incredibile sentimento di patria,
lasciano una terra che era stata
finora nostra e loro, e devono
trovare in noi gratitudine e solidarietà per il loro sacrificio.
Attendiamo pertanto da iscritti
e simpatizzanti le offerte che
potranno essere indirizzate alla
Sezione del Partito Liberale».
Così si leggeva su “Il Corriere
del Novara” del 5 marzo 1947
l’appello lanciato a favore degli
esuli alloggiati nell’ex Caserma
“Perrone”, oggi sede dell’Università. «Fin dal luglio del 1945
- si legge ne I luoghi dell’esodo a
cura dell’Istoreto - la Caserma Perrone, una struttura di tre
piani fuori terra, con “un lato
sinistrato a causa della guerra”
[Asno, Fondo Prefettura], è
utilizzata, con la denominazione di XVIX AMG Evacuation
Camp, come campo destinato
al transito di militari, di ex prigionieri di guerra ed ex internati in campo di concentramento
e prigionia. La struttura accoglie però anche semplici civili,
come gli sfollati dalle regioni
dell’Italia del sud, i cittadini
italiani allontanati dalla Grecia
(Dodecanneso e Rodi), dalle ex
colonie italiane dell’Africa (Eritrea, Libia e Tunisia) e quelli
provenienti dalla costa dalmata
come dimostrano i 79 zaratini
presenti nel campo nel luglio
del 1945 […]. Nel campo transitano anche numerosi nuclei
di rumeni e di altri profughi
provenienti da paesi europei
quali il Belgio la Francia la
***
Numero 7 | Luglio 2013
violenza e dopoguerra». Quindi lettura del messaggio del
rabbino capo di Padova Aharon Locci da parte di Paolo
Avezzù e, infine, premiazione
degli elaborati del concorso
riservato agli studenti delle
superiori.
Le iniziative si sono protratte fino al
19 febbraio: si
segnalano, tra
le altre, il «Ricordo Point»
allestito al salone
Mazzucato di Corso
del Popolo e
nell’aula magna del Liceo
Celio; l’intervista su Radio
Kolbe a Maria
Schittarelich,
esule zaratina;
la proiezione
al “Cotogni”
di Castelmassa dei filmi
«Pola addio» e
«1921: l’esodo
ignorato.
manifestazioni si sono tenute presso le scuole polesane
su richiesta e suggerimento dell’assessore regionale
all’Istruzione, Formazione e
Lavoro, in una lettera inviata
nei giorni scorsi a tutti i dirigenti scolastici del Veneto.
(fonte www.rovigo24ore.it)
Delegazione
di Rovigo
Nelle scuole e nei teatri
A
W La rivista “Novara è” del maggio
2013 ha dedicato un intero
servizio all’arrivo dei profughi
giuliani e dalmati nel capoluogo
piemontese. Ne riproduciamo
alcune pagine. Nelle immagini 1
e 4 l’edificio dell’allora Caserma
“Perrone”, parzialmente
danneggiato da eventi bellici
Svizzera e la Germania. Dopo
la partenza delle truppe alleate, la Caserma Perrone muta la
propria attività: passata sotto il
controllo diretto delle autorità
civili, si trasforma, nel settembre del 1945, in centro di raccolta destinato esclusivamente
ad ospitare profughi civili». Il
«Villaggio Dalmazia» sarebbe
sorto diversi anni più tardi, tra
il 1954 e il 1956.
Ora, un documentato servizio sull’arrivo e l’accomodamento (per così dire) dei profughi a Novara è pubblicato sul
numero di Maggio del mensile
“Novara è…” a firma di Antonio Leone, già ideatore e curatore nel 2012 della Mostra di
cartoline illustrate e materiale
postale proveniente dall’Istria,
d integrazione di
quanto già pubblicato
sul numero di Marzo, diamo
conto delle cerimonie previste
dall’Amministrazione cittadina, la prima delle quali si è
svolta nel salone d’onore di Palazzo Venezze, in coincidenza
con la ricorrenza della scomparsa nel campo di concentramento di Dachau del giovane
questore Giovanni Palatucci,
ricordato per aver salvato dalla
deportazione migliaia di ebrei
durante la Seconda Guerra
mondiale. In Palazzo Celio invece, sede della Provincia, durante la presentazione delle
iniziative per il Giorno del
Ricordo la presidente Tiziana
Virgili aveva consegnato a Flavio Ambroglini presidente del
comitato Palatucci la medaglia che il Capo dello Stato ha
voluto destinare, «quale suo
premio di rappresentanza, alla
commemorazione del beato
Giovanni Palatucci». In questa circostanza, dopo i saluti
di Flavio Ambroglini, interventi del sindaco Bruno Piva,
del questore Rosario Eugenio
Russo, del presidente Tiziana
Virgili e di Lorenzo Maggi,
delegato Anvgd per Rovigo,
cui hanno fatto seguito alcune testimonianze di esuli. A
seguire Leonardo Raito, assessore provinciale e docente di
Storia nell’Università di Ferrara ha trattato della «figura di
Giovanni Palatucci tra guerra,
Il dramma degli italiani di
Dalmazia» con Lorenzo Maggi; nella sala Agostiniani di
Adria testimonianze di esuli nel Teatro di Occhiobello
con lo spettacolo di Saverio
La Ruina «Italianesi», Premio
Ubu 2012 «Migliore attore»
e la nomination Premio Ubu
2012 «Migliore testo italiano». Sabato 9 febbraio inoltre, all’Istituto “Marchesini”
minuto di silenzio per ricordare le vittime ed approfondimenti in classe; ad Adria, in
via Bocchi deposizione di una
corona, e a seguire, nell’auditorium Saccenti presentazione
per le scuole del libro L’Ozna,
terrore del popolo, replicata al
Teatro Ferrini.
Il 19 febbraio chiusura
delle iniziative presso l’Istituto Roccati, incontro di
testimoni dell’esodo con le
classi quinte. Ma molte altre
W Rovigo, tre momenti delle
cerimonie ufficiali per il Giorno
del Ricordo 2013 (foto www.
istitutonastroazzurrorovigo.it)
X Rovigo, negli studi di Radio Kolbe
per la trasmissione sul Giorno del
Ricordo: da sin. il delegato Anvgd
Lorenzo Naggi, la consorte, l’esule
istriana Elvira Mechis e l’esule
zaratina Maria Schittarelich
continua ►
10
Comitato di Udine
Presentato il romanzo
Rossa terra
P
resentato a cura del Comitato udinese il 30
aprile il romanzo Rossa terra di
Mauro Tonino, edito da Orto
della Cultura (Pasian di Prato,
Udine), che ha per protagonista
un esule istriano, il cui padre
venne infoibato. Il volume era
stato già oggetto di incontro lo
W Udine, la presentazione del
volume Rossa terra
(foto www.info.fvg.it)
scorso 15 febbraio, nel quadro
delle iniziative per il Giorno del
Ricordo organizzate dal Comune
di Martignacco.
A Udine ha presentato il libro Annalisa Vucusa. Rossa terra,
che è corredato da illustrazioni di
Marina Toffolo, narra di un viaggio per mare di un esule istriano
in compagnia del nipote; l’esule,
al quale la vicenda narrata fa riferimento, era presente in sala ed
ha nome Marino Cattunar.
Oltre ai Cattunar è intervenuto Giorgio Gorlato, esule da
Pola, con molti altri esuli. Nello stesso giorno, il 30 aprile, si
chiudeva la mostra documentaria
sul Giorno del Ricordo, allestita
nell’atrio dell’Istituto “B. Stringher”, allestita in collaborazione
con il Comitato Anvgd e visitata
da numerosi allievi.
***
Comitato
di Venezia
Concorso Anvgd-Ufficio
Scolastico Regionale del
Veneto, le scuole vincitrici
L
o scorso 16 maggio
nell’Auditorium
del
Centro servizi della Provincia
a Mestre l’assessore provinciale
all’Istruzione Claudio Tessari ha
partecipato alle premiazioni del
concorso “Scrivi una pagina in
più” promosso dall’Ufficio Scolastico di Venezia, in collaborazione con la Provincia di Venezia
e l’Anvgd. Sono intervenuti Filippo Viola dell’Ufficio scolastico
territoriale di Venezia e Alessandro Cuk presidente del Comitato Anvgd veneziano. Intermezzi
musicali sono stati eseguiti dagli
alunni della direzione didattica
“Grimani” di Marghera. Presenti
anche rappresentanti dell’associazione e due testimoni: Marco
Cocolet e Regina Cimino, esuli
di Pola oggi abitanti a Marghera.
Destinatari erano gli studenti delle scuole secondarie di primo grado della Provincia di Venezia. Al progetto hanno aderito
le amministrazioni comunali di
Scorzè, Salzano, Camponogara,
Vigonovo, Campolongo Maggiore, Campagna Lupia, Fiesso
D’Artico, Dolo, Mira, Stra, Fossò. In rappresentanza dei Comuni è intervenuta l’assessore
all’Istruzione e alla Cultura di
Scorzé, Nais Marcon.
Il concorso ha preso spunto
dalla celebrazione del Giorno del
Ricordo che commemora ogni
anno le drammatiche vicende del
confine orientale e l’esodo della
popolazione italiana dell’Istria
di Fiume e della Dalmazia. Gli
studenti hanno prodotto poesie,
disegni e fumetti aggiungendo
idealmente una pagina al libro
Palacinche. Storia di un’esule
fiumana di Caterina Sansone e
Alessandro Tota, Fandango Libri,
molto illustrato e con una ricca
iconografia, quindi particolarmente adatto all’iniziativa.
L’assessore Claudio Tessari, in
particolare, ha voluto ringraziare
«le scuole, i professori, gli studenti, i Comuni, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
e l’Ufficio scolastico territoriale
perché insieme abbiamo mantenuto vivo il ricordo nei nostri
ragazzi di molti fatti drammatici
che rischiano di essere dimenticati. Il messaggio che dobbiamo trasmettere è che simili tragedie non
devono più accadere».
Questi i premi che sono stati
assegnati: 1° premio 500 euro alle
classi medie 3aA e 3aB dell’istituto “Farina” di Mestre guidati dai
professori suor Pellegrina Sartori,
Stefano Tonon e suor Giovanna
Q Venezia, sede
della Provincia:
al centro,
l’assessore
Tessari e alla
sua sinistra il
presidente del
Comitato Anvgd
veneziano Cuk
(foto www.
provincia.
venezia.it)
Numero 7 | Luglio 2013
Battaglia; 2° premio ex-equo di
150 euro alla scuola media “Nievo” di San Donà di Piave e alla
media “Goldoni” di Martellago;
3° premio ex equo di 100 euro
alla media “Galilei” di Scorzè e
alla media “Martini” di Peseggia.
(fonte www.provincia.venezia.it 16 maggio 2013)
***
Comitato di Verona
«Esodo» a Soave
I
l 26 febbraio 2013 nella
Chiesa Auditorium di San
Rocco in Soave è stato commemorato il Giorno del Ricordo
che si sono alternati, con singolare bravura e profondo coinvolgimento, nella lettura di testi letterari inerenti al tema dell’esilio e
al distacco dalla terra natia e di
testimonianze di esuli sulla tragedia da loro vissuta.
Il coro delle classi prime e seconde diretto dal Maestro Claudio Ferro ha accompagnato la
celebrazione interpretando brani
sulle violenze della guerra e le
canzoni di Sergio Endrigo «1947»
e in chiusura «Girotondo intorno
al mondo». Loredana Gioseffi ha
illustrato di volta in volta i contenuti del programma da lei proposti e concordati con le insegnanti
di lettere delle classi partecipanti.
La proiezione delle immagini è
stata affidata a Paolo Plazzi socio
del suddetto Comitato.
A Roma la
Targa che
ricorda i
profughi nella
Caserma
“Umberto I”
H
a testimoniato, la sua
permanenza in quell’ex
caserma romana “Umberto I”, la signora Olga Zelko Baptist, esule da
Fiume, nel corso della cerimonia di
inaugurazione, lo scorso 23 maggio, della Targa che Roma Capitale
e le associazioni degli esuli giuliani
e dalmati attive sul territorio romano e laziale hanno voluto in memoria del passaggio di centinaia di
profughi dalle città dell’Istria, del
Quarnero e della Dalmazia.
W Roma, l’inaugurazione della
Targa in memoria della
permanenza dei profughi nell’ex
Caserma “Umberto I”
alla presenza di un pubblico particolarmente numeroso ed interessato all’evento.
Loredana Gioseffi, vicepresidente del Comitato Anvgd
veronese, in collaborazione con
l’Amministrazione Comunale di
Soave ha organizzato «Esodo»
per ricordare le vittime delle Foibe e l’esodo dei 350.000 italiani
istriani, fiumani e dalmati attraverso i documenti e le testimonianze.
Giuseppe Gioseffi ha testimoniato le sue sofferte vicende
di esule istriano inquadrandole
nel contesto storico della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopo guerra. È stato inoltre
proiettato un breve filmato realizzato dall’Assessorato all’Istruzione della Regione Veneto «Le
radici del ricordo. Storia di una
terra e del suo popolo» per diffondere nelle scuole di ogni ordine e grado la conoscenza dei
tragici eventi che hanno colpito
la popolazione giuliano dalmata
nel periodo storico considerato.
Hanno partecipato alla celebrazione gli alunni delle classi
terze della Scuola Media di Soave
W Sempre un successo la rassegna
annuale curata da Anvgd Verona
(foto www.facebook.com/
Comunità degli Italiani di Fiume)
X Soave (Verona) il sigonr Giuseppe
Gioseffi con alcuni studenti delle
scuole cittadine in occasione del
10 Febbraio
Nelle
(allora)
camerate
dell’edificio in stile liberty che
ospita ai nostri giorni il Museo
storico dei Granatieri di Sardegna,
e nelle immediate vicinanze della
bella e ariosa Piazza di Santa Croce in Gerusalemme, trovò primo
rifugio una parte delle migliaia di
connazionali scampati alle violenze
del regime jugoslavo di Tito negli
anni 1943-’45 e negli anni successivi, ed approdati fortunosamente
nella Capitale. Per molti di essi
la prima “sistemazione” furono i
sotterranei della Stazione Termini,
ammassati in quegli ambienti malsani e privi di qualsivoglia minimo
servizio: nelle settimane e nei mesi
X La signora Olga Zelco, profuga
Erano presenti alla celebrazione il sindaco Lino Gambaretto, il consigliere delegato alla
Cultura Alice Zago con cui Loredana Gioseffi collabora proficuamente da numerosi anni nella realizzazione dell’evento «Esodo».
Hanno partecipato alla commemorazione Francesca Briani,
presidente del Comitato Anvgd
di Verona e alcuni consiglieri del
Direttivo.
L. G.
da Fiume, con il presidente della
Commissione Bilancio capitolina
Federico Guidi (nipote di esule,
a sinistra) e il presidente della
Commissione Cultura Federico
Mollicone, intervenuto in vece
del sindaco Alemanno
11
successivi vennero alloggiati nella
Caserma “Umberto I” e a Forte
Bravetta, mentre altre famiglie si
sistemarono in alcuni quartieri periferici - come il Prenestino, dove
la toponomastica ricorda alcune
città e isole istriane - ed altri nuclei
ancora ad Acilia. Lo ha ricordato
Marino Micich, direttore della Società di Studi Fiumani, che ha visionato la documentazione d’epoca depositata presso l’Archivio di
Stato di Roma.
La città di Roma fu, complessivamente, meno ostile rispetto
ad altre località della Penisola, ai
profughi giuliano-dalmati: lo ha
riconosciuto la testimone signora
Olga, insegnante prima a Fiume
quindi, esodata, nelle scuole della
Capitale. L’inserimento fu meno
traumatico nonostante il dolore
dell’esodo e la consapevolezza che
una frattura insanabile si era creata tra l’esistenza nei luoghi natali
e la nuova dimensione di profu-
Una testimonianza
sull’esodo di Antonia Arslan
Scrittrice e saggista italiana
di origine armena, già docente
di Letteratura italiana moderna e contemporanea nell’Università di Padova, città in cui è
nata, autrice nota di apprezzati
romanzi ambientati negli anni e
nei luoghi sul genocidio armeno,
Antonia Arslan firma sul supplemento “Luoghi dell’Infinito” del
quotidiano “Avvenire” di Aprile 2013 una nota a commento
del Giorno del Ricordo e di una
mostra documentaria allestita
nel capoluogo veneto per quella
ricorrenza. Ci piace riprodurne
alcuni passaggi significativi, ricordando che del 2004 è il suo
primo romanzo, La masseria
delle allodole (Rizzoli), Premio
Stresa di narrativa il Premio
Campiello di quell’anno, dal
quale nel 2007 i fratelli Taviani
hanno tratto l’omonimo film.
◄
W La Targa
ghi in patria. «È stata dura, ma ce
l’abbiamo fatta», ha ripetuto più
volte per sottolineare la tragicità
dell’esodo forzato e il congenito
spirito volenteroso delle genti giuliane e dalmate.
Importanti i saluti istituzionali, porti nell’ordine dal Delegato alla Memoria di Roma Capitale
prof. Aldo G. Ricci, dal presidente della Commissione Bilancio
capitolina Federico Guidi (nipote di esule) e dal presidente della
Commissione Cultura Federico
Mollicone, intervenuto in vece
del sindaco Alemanno. Per il Comitato Anvgd romano il saluto è
stato rivolto dal consigliere Maria
Grazia Chiappori.
Tutti hanno attribuito un
valore sostanziale all’apposizione
della Targa in quanto ulteriore tassello di una mappa della memoria
che la città di Roma va ampliando,
in una fase nella quale finalmente la storia autentica di quelle vicende inizia a ricevere il doveroso
riconoscimento. Al contempo, la
memoria va trasmessa alle giovani
generazioni con opportuni interventi nelle scuole, come ha evidenziato il presidente Mollicone:
un percorso che l’Anvgd, la Società di Studi Fiumani e l’Associazione per la Cultura istriana, fiumana
e dalmata nel Lazio hanno intrapreso da tempo e proseguono con
tutte le risorse possibili, perché la
Targa non resti un pur doveroso
segnacolo urbano accanto ad un
luogo sul quale la profuga di 65
anni addietro è tornata con composta commozione per inaugurare
un indizio del suo passaggio.
p. c. h.
E
L’esilio e la
memoria
il Giorno del Ricordo,
dedicato alle vittime
delle foibe e al gigantesco esodo degli istriani e dalmati verso
l’Italia, dopo la Seconda guerra
mondiale. Viene celebrato un
po­co in sordina: ancora oggi,
non tutti i morti sono uguali
davan­ti alla memoria storica,
come viene rappresentata e divulgata nel nostro Paese. Eppure, sarebbe ora che le considerassimo tutte sullo stesso piano,
le vittime: tutte insieme in quel
pozzo nero del Novecento che
le ha inghiottite. Questo pensavo visi­tando con mia figlia,
nella mia città di Padova, una
mostra di foto sull’Istria.
Sfilavano davanti ai miei
occhi ammirati i pannelli dedicati ciascuno a un luogo, città
o paesaggio, da Capodistria a
Pirano, da Pola alle saline di
Sicciole, a un bellissimo lago
nell’interno: monumenti e
chiese, palazzi veneziani e leoni di San Marco, umili case di
pescatori e piazzette romite,
castelli, altane sul mare e paesaggi incantati. E ancora albe e
tramonti, resti romani, e tanto,
dalla prima pagina
PADRE ROCCHI, IL "PICCOLO" NEL 2003:
«SIMBOLO PER IL POPOLO DELL'ESODO»
paladino degli esuli a firma di Pier Luigi Sabatti, nel quale il giornalista rievocava
nella necessaria sintesi il suo percorso umano e la sua dedizione alla causa degli esuli.
Sul numero di Agosto-Settembre di “Difesa”la cronaca del Ricordo a più voci
nella Biblioteca di San Marco al Quartiere Giuliano-Dalmata.
Ricordiamo che il volume Padre Flaminio Rocchi: l’uomo, il francescano, l’esule edito nel 2007 dall’Anvgd a cura di Fabio Rocchi è ancora disponibile e può essere richiesto alla Sede nazionale ai numeri di
telefono 06.5816852 (dalle ore 10.00 alle 13.00), di fax 06.6220 7985,
via mail a [email protected]
È scomparso padre Flaminio Rocchi, figura simbolo per il popolo
dell’esodo in Italia e in tutto il mondo. Rocchi, quasi novantenne, si è
spento lunedì a Roma, fedele fino all’ultimo alla sua missione di «paladino» degli esuli. Solo un anno fa, al raduno dei lussignani a Peschiera,
aveva tuonato, con la forza che lo contraddistingueva, contro un governo che non riusciva a superare i ritardi in materia di restituzione dei
beni abbandonati e dei relativi indennizzi. Lo faceva a ragion veduta
poiché le leggi che hanno segnato
cinquant’anni di storia dell’esodo
sono opera sua. Padre Rocchi ha
l'Apostolo degli Esuli giuliano-dalmati
sempre agito ai massimi livelli
Padre Flaminio Rocchi
per far riconoscere alla sua gente,
il diritto alla casa, al lavoro, ad
una dignità che colmasse il triste
destino di aver dovuto abbandonare i luoghi e gli averi, la terra e
gli affetti.
Rocchi, francescano, era
nato a Neresine, località dell’isola di Lussino. Aveva completato
gli studi sacerdotali con quelli di
storia e sociologia all’Università
di Lovanio in Belgio e con quelli
(Neresine 1913 - Roma 2003)
di filosofia e lettere all’ateneo di
in occasione del centenario della nascita
Bologna. Il suo cognome origie del decennale della morte.
nario era Soccolich e venne modificato, dal fascismo. Durante la
"Allora il popolo mormorò contro Mosè:
seconda guerra mondiale era staintroduttivo
alla
mostra
W Il pannello
‘Che cosa berremo?’
invocò il Signore, di Neresine
to cappellano militare nell’esercidedicata Egli
al francescano
il quale gli indicò un legno.
to italiano, ufficiale di un «comallestita
in giugno
nella
Chiesa
Lo gettò nell’acqua
e l’acqua
divenne
dolce.dei
In quel luogo il Signore
mando» americano nell’isola
Santi Quaranta in Roma e in luglio
impose al popolo una legge e un diritto:
quel luogo
alla prova.”
della Gorgona e infine cappellano
nella inChiesa
di loS.mise
Marco
Evangelista
dei lavoratori sloveni in Corsica.
nel Quartiere Giuliano-Dalmata
Esposizione commemorativa realizzata dalla famiglia Rocchi
Testi tratti dal libro "Padre Flaminio Rocchi: l'uomo, il francescano, l'esule" a cura di Fabio Rocchi,
edito dall'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Esodo 15,24-25
Numero 7 | Luglio 2013
tanto mare...
istriani erano stati scacciati
Ma la sequenza delle foto, dalla loro terra, dal loro giarviste una dopo l’altra, trasmet- dino dell’Eden. E mi tornaroteva alla fine un’impressione di no in mente tutte le partenze,
sottile angoscia, di vuoto, di gli esodi: il fiume incalcolabisolitudine: mancava la gente, le di persone (gente comune,
mancavano gli
gente semplice e
esseri umani. E
attaccata al luofurono i pannelgo natale) che la
li all’inizio del
follia dei granpercorso
della
di e dei potenti
mostra a offrirci
del Novecento
una prima spieaveva inesoragazione. Erano
bilmente allonfotomontaggi
tanato dalle loro
di
docu­menti
contrade. […]
d’epoca, riguarE io mi dodanti la vita delle
mando:
quali
comunità istriasaranno state le
ne: ma­trimoni e W La scrittrice Antonia Arslan conseguenze di
fogli di congedo
questi immen(foto www.acam-france.org)
militare, festivisi sradicamenti
tà, occasioni diverse di lavoro e forzati, dagli armeni ai greci,
di gioia. Ma le persone, le umili dagli ucrai­ni ai cosacchi, agli
vite delle donne e degli uomini istriano-dalmati, sul sistema
protagonisti di quei documen- di valori e di consuetudini,
ti, non erano più là, nei luoghi materiali e spirituali, sulle trache potevamo ammirare nelle dizioni, sulla perce­zione della
foto successive.
realtà, sul rapporto con la vita
Mi strinse il cuore la per- insomma, di tutte queste pocezione visiva dell’assenza: vere creature di Dio?
quei paesi erano vuoti, gli
Antonia Arslan
Ha diretto per una vita l’ufficio assistenza dell’Associazione Nazionale
Venezia Giulia e Dalmazia. Era presidente del Comitato di cultura
dell’Associazione per lo studio del problema mondiale dei rifugiati
con sede nel Liechtenstein, organo consultivo dell’Onu e del Consiglio d’Europa. Era membro della Società Istriana di Archeologia e
Storia Patria.
Ha fatto parte della Commissione «Iustitia e Pax». Numerosi gli
studi da lui pubblicati, oltre a volumi sulla storia delle terre dell’Adriatico orientale e di materia giuridica riguardante il problema dei diritti dei profughi, in particolare quello intitolato «L’Esodo dei 350.000
istriani, giuliani e dalmati». Per venti anni ha tenuto una conversazione alla radio di Trieste. […]
«L’avremmo voluto al nostro fianco - afferma Guido Brazzoduro,
presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli - durante la
prima Giornata della Memoria, ma la malattia, non gli aveva permesso di
muoversi. Ci aveva seguiti col pensiero, felice di questo risultato. Anche
se lo sapevamo sofferente, è comunque un momento di grande tristezza
che ci pervade alla notizia della sua dipartita, di rammarico e rimpianto
per tutto quello che lui ha rappresentato. Possiamo dire in grande serenità che Padre Flaminio Rocchi è stato per noi un simbolo e una bandiera».
«È stato per noi una guida pastorale - sottolinea Lucio Toth, Presidente dell’Anvgd nazionale - sia pratica che ideale avendo investito
la sua vocazione per dedicarsi completamente al tema dei profughi.
Ma era anche un uomo di grande vivacità intellettuale ed umana, un
punto di riferimento preciso e sempre presente per tutte le nostre associazioni e per la gente. Un’opera che egli ha anche pagato perché la
sua dedizione non è sempre stata considerata favorevolmente ed ha
sofferto per i rilievi mossi dai suoi superiori».
«Ricordo che andammo insieme alla Risiera di San Sabba qualche
anno fa - racconta Renzo Codarin, presidente dell’Anvgd di Trieste
e vicesindaco della città - e lui mi mostrò dove erano stati sistemati i
profughi istriani, fiumani e dalmati. Era andato ad incontrarli in quel
luogo terribile. Avevo i brividi al pensiero che fossero stati messi, anche se provvisoriamente, in un lager. E mi disse che tutta la sofferenza
della nostra gente lui l’aveva sempre sentita in modo forte, costante,
presente e che lo spingeva ad operare affinché nella giustizia potessero
trovare un po’ di consolazione».
«Padre Rocchi - rileva Silvio Cattalini, presidente dell’Anvgd di
Udine - ha sempre lottato e pregato, non si è mai fermato di fronte agli
ostacoli e la sua tenacia ci ha permesso di raccogliere grandi successi.
Non era un personaggio facile, era duro, intransigente ma anche nelle
discussioni più accese manteneva il rispetto verso l’interlocutore. Era
tenace, animato da una ferrea volontà di aiutare tutti noi. Quando
penso all’opera di un Santo dei giorni nostri, penso a Padre Rocchi».
Cordoglio è stato espresso oltre che dagli esponenti degli esuli citati, anche dall’avvocato Gian Paolo Sardos Albertini dell’Anvgd di Verona, dalla giunta provinciale di Trieste e dal sindaco Roberto Dipiazza.
pl.s.
12
Numero 7 | Luglio 2013
RASSEGNA STAMPA
Storia
Trieste, istriani “rimossi”
dalla Provincia
“Il Piccolo”/ 9 maggio 2013
I
niziare un “Laboratorio della
memoria” con una dimenticanza non è il massimo. Il laborato- W Una delle ville romane di
rio in questione è stato inaugurato
Sepomaia, nel territorio di Umago
ieri dalla presidente della Provincia
(foto www.glasistre.hr)
Maria Teresa Bassa Poropat al Magazzino delle Idee di Corso Cavour. archeologici, testimonianza di un
E l’altro ieri è arrivata una nota dalla florido passato, sono ora accessiFederazione della Associazioni degli bili a tutti. Si tratta di una zona
esuli istriani, fiumani e dalmati che particolarmente ricca di storia, ledenuncia la loro rimozione. «Sono gata all’antica Roma e ai traffici via
rimasto stupito - denuncia Renzo mare e via terra, che avevano porCodarin - che il progetto sulla casa tato ai facoltosi padroni ricchezze e
della memoria (in realtà Laborato- una vita opulenta.
rio, ndr) non comprenda una parte
Il Museo civico di Umago […]
riguardante gli istriani che pure co- e la Sovrintendenza per i beni culstituiscono un capitolo altamente turali dell’Istria, hanno ultimato
significativo per capire la storia e gli scavi delle ville rustiche, allo
la memoria di queste terre, prima, scopo di catalogare i reperti e spiadurante, nel corso e dopo l’esodo». nare la strada al Parco archeologiQuesta la premessa di una lettera co di Tiola. Il sito per molti anni
alla presidente della Provincia.
era stato trascurato, coperto dalla
vegetazione e versava nel più comQ Padriciano (Trieste), pleto abbandono, fino a quando
ex campo profughi, non sono arrivati gli archeologi.
[…] Molti di quei reperti riportano
un interno con
un sigillo, segno che già a quei temle masserizie
pi il commercio era regolamentato.
lasciate dagli
Le tegole, per esempio, risultano firesuli (foto www.
mate
“Crispilina”, amante dell’imosservatoriobalcani.
com/Andrea Pandini) peratore Nerone. Il sito di Tiola,
dove si era iniziato a scavare già nel
Subito dopo l’affondo stori- 1965, in pratica è una miniera di
co di Codarin: «Lo scontro fu tra monete, anfore, tegole, piatti e altri
nazionalismi e fra tre totalitarismi, reperti dell’epoca di Diocleziano.
il fascismo, l’occupazione tedesca Tutti i reperti più piccoli sono cone il comunismo, con drammi che servati nel Museo umaghese. […]
hanno coinvolto terre, famiglie, coFranco Sodomaco
munità. Ignorare, perciò il capitolo
riguardante “gli istriani” (virgolette
Istria, Quarnero,
di Codarin, ndr) altera il senso di
Dalmazia
una storia e le caratteristiche della
città e dell’intera Venezia Giulia».
Istria, sviluppo favorito
Rimozione “istriana” a parte, dalla cooperazione
oggi al Magazzino delle Idee avrà con l’Italia
luogo il convegno internazionale “la Voce del Popolo”/10 maggio 2013
organizzato dalla Provincia di Trieste e dall’Università degli Studi di
n occasione della Giornata
Trieste in collaborazione con altre
dell’Europa, al secondo piaistituzioni cittadine dal titolo ine- no di Castel Bembo a Valle d’Istria è
quivocabile di “Storia e memoria. stato ufficialmente inaugurato ieri il
Ricordarsi e ricordare il passato”. Centro per l’Ue e la collaborazione
Si tratta dell’atto fondativo del “La- internazionale. […] Il Centro è parboratorio della memoria”. Peccato te del progetto (Adriatic Governandavvero essersi scordati per strada ce Operational Plan) il cui obiettivo
degli istriani per i quali è stata pure è di definire e promuovere il Piano
istituita una Giornata del Ricordo. operativo per l’amministrazione
Un peccato imperdonabile per un pubblica sul territorio adriatico, ed
laboratorio “amarcord”.
è un’importante passo avanti verso
l’adozione della strategia macrore***
gionale adriatico/ionica […].
Il progetto, il cui valore ammonta a 3.346.712,00 di euro, è
Umago, il Parco
finanziato dal Programma di coarcheologico di Punta
operazione transfrontaliera IPA
Tiola accoglie i visitatori
“la Voce del Popolo”/24 maggio 2013 Adriatic 2007-2013, mentre per i
progetti e le attività della Regione
idea di trasformare Pun- Istriana sono previsti 350.000 euro.
ta Tiola, nel cuore della Il partner da cui parte il progetto è
Catoro turistica, in Parco archeo- la Regione Molise, mentre accanto
logico finalmente è stata realizzata. all’Istria gli altri partner del progetto
Questo significa che le antiche ville sono la Contea raguseo-narentana,
romane, piene di storia e di reperti la Puglia, le Marche, l’Abruzzo,
I
L’
l’Emilia-Romagna, Informest, l’area
di Capodistria, l’Epiro in Grecia, la
regione albanese di Scutari e il cantone erzegovese-narentano. […]
Il console generale d’Italia
a Fiume, Renato Cianfarani, ha
sottolineato che quest’iniziativa si
svolge in un contesto di ottimi, eccellenti rapporti tra Croazia e Italia.
“L’Istria è una delle regioni croate
che ha maggiori contatti con l’Italia
e in particolare con le regioni italiane. Sappiamo che questa lunga,
profonda e proficua collaborazione
con le regioni italiane aiuta l’economia, i rapporti sociali ed i rapporti
culturali”, ha dichiarato Cianfarani.
Il presidente della Contea
Istriana, Ivan Jakovčić, ha ringraziato le Regioni italiane partner del
progetto, sottolineando l’importanza della cooperazione internazionale: “Tutto quello che è stato fatto in
Istria non avrebbe avuto lo stesso risultato se non ci fosse stata la cooperazione con le regioni italiane”. […]
Cristina Golojka
***
Sviluppo, intesa
con Capodistria e Fiume
fonte “Il Piccolo” / 13 maggio 2013
S
iglato uno storico accordo
fra Monfalcone, Capodistria e Fiume. Obiettivi: l’integrazione dell’Alto Adriatico e la
collaborazione in campo culturale.
In gioco 300 milioni di fondi della
cooperazione europea per il periodo 2014-2020. L’intesa, sottoscritta sabato fra le amministrazioni
comunali delle tre città portuali di
Monfalcone, Fiume e Capodistria,
apre una stagione di cooperazione
per la crescita del sistema dei porti
dell’alto Adriatico. […]
Nell’accordo si fa esplicito riferimento all’impegno di avviare
reciproche relazioni per ricercare
occasioni di sviluppo comune e di
integrazione, […] ma anche per
scambiare buone pratiche nei diversi settori della vita amministrativa; e favorire le relazioni nel campo
culturale, con un’attenzione particolare alla Comunità italiana presente a Fiume e a Capodistria. […]
***
Educare alla diversità, una
strada ancora in salita
fonte “la Voce del Popolo”
16 maggio 2013
C
apodistria. A Palazzo Gravisi sono stati presentati
ieri i risultati ottenuti in seno al
progetto “Eduka - Educare alla diversità”, con la partecipazione degli
studenti dei due istituti coinvolti,
ossia il “Carducci” di Trieste e il
ginnasio “Gian Rinaldo Carli” di
Capodistria. […] Alle conferenze
hanno collaborato Davide Zoletto dell’Università di Udine, Nives
Zudič Antonič dell’Università del
Litorale, Marianna Kosic e Moreno De Toni dell’Istituto sloveno
di ricerche Slori, Roberto Bonifacio a nome dell’Unione Italiana
e Marina Lukšič Hacin dell’Istituto
per l’emigrazione slovena e per le
migrazioni del Centro di ricerche
scientifiche dell’Accademia della
Scienza e dell’Arte “Sazu” di Lubiana. […]. “Non mi sarei aspettata che anche i ragazzi degli istituti
medi italiani in Slovenia fossero
dell’opinione (come i loro coetanei
di Trieste) che l’aspetto linguistico sia proprio l’elemento che crea
maggiori difficoltà per quanto riguarda la presenza delle minoranze
storiche”, è il pensiero di Nerina
Bogatec dello Slori, che ha realizzato l’indagine tra gli studenti del
liceo “Carducci” e delle scuole medie italiane di Capodistria, Isola e
Pirano. Una concordanza inattesa
anche perché nell’area costiera slovena l’italiano è insegnato pure nelle scuole della maggioranza, mentre
a Trieste ciò non vale per lo sloveno.
[…] L’obiettivo del progetto
“Eduka” è di creare conoscenze e strumenti per l’educazione
alla diversità e all’interculturalità
nell’ambiente scolastico ed universitario. […] Alla prossima edizione
dell’iniziativa, finanziata dall’Unione Europea con il Programma per
la Cooperazione Transfrontaliera
Italia-Slovenia 2007-2013, parteciperanno gli studenti delle due
scuole con lingua d’insegnamento
slovena, ossia il Liceo delle Scienze
Sociali “A.M. Slomšek” di Trieste e
il Ginnasio “S.Kosovel” di Sesana.
***
Questi a Fiume sono
i primi Stolpersteine in
Croazia
“la Voce del Popolo”/22 maggio 2013
L
e Pietre d’inciampo (Stolpersteinein tedesco) sono
un progetto dell’artista tedesco
Gunter Demnig - l’idea è nata nel
1995 a Colonia -. Queste vengono
realizzate su richiesta dei parenti di
coloro che “inciamparono” in un
tragico destino. In cosa consistono
questi Stolpersteine? Materialmente sono delle piccole targhe d’ottone della dimensione di un sanpietrino, ossia un quadrato con dieci
centimetri di lato. La “pietra” viene
posta davanti alla porta della casa
in cui abitò il deportato, e su essa
vengono incisi il nome della persona deportata, l’anno di nascita,
la data e il luogo di deportazione
e la data di morte, se conosciuta,
per ricordare chi si voleva ridurre
soltanto a un numero. […]. Finora sono stati collocati circa 70mila
Stolpersteine in vari Paesi d’Europa, tra cui Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Repubblica Ceca
e Slovacchia, Polonia, Olanda,
Italia. Le Pietre d’inciampo collocate a Fiume a ricordo di Eugenio e
Giannetta Lipschitz sono le prime
memorie perenni in Croazia.
Dall’emancipazione all’Olocausto. Gli ebrei di Fiume e di Abbazia,
1867-1945: è questo il titolo della
mostra didattica, inaugurata […]
al Museo Civico del capoluogo […]
che rimane in visione fino al 21
giugno, è stato occasione anche per
comunicare alle giovani generazioni
le vicende degli ebrei fiumani e abbaziani nei tragici fatti della Shoah.
La mostra dell’autrice Sanja Simper
- storica e ricercatrice che da anni si
dedica con passione alla riscoperta
dei frammenti della storia ebraica
della zona quarnerina -, esamina le
dinamiche della vita tradizionale,
religiosa, educativa e culturale nelle comunità israelitiche di Fiume e
Abbazia. Una collettività che contava più di 1700 persone e i cui componenti provenivano dall’ex Monarchia Austro-Ungarica, in prevalenza
dall’Ungheria ma anche dai paesi
dell’Europa centrale e orientale. […]
Per la nuova componente ebraica la
società fiumana era estranea all’odio
antisemita e rappresentava quasi
R Le prime
«pietre
d’inciampo»
collocate a
Fiume. Si
noti il testo
bilingue
(foto www.
novilist.hr)
una terra promessa dove convivere
serenamente con gli altri popoli.
[…]Tutto ciò fu bruscamente interrotto dalla promulgazione delle
leggi razziali avvenute nel 1938.
È descritto il terribile impatto che
quelle leggi ebbero sugli studenti di
religione ebraica, la privazione dei
diritti civili e politici, la discriminazione sociale ed economica e l’impoverimento materiale. Fino ai primi
arresti avvenuti all’inizio del 1944,
le brutali interrogazioni subite, i
maltrattamenti e infine le deportazioni […] In seguito a tali tragici
esiti la Comunità ebraica di Fiume
si sta ancor sempre difficilmente
rinnovando, mentre quella abbaziana si è completamente estinta.
“Dall’emancipazione all’Olocausto.
Gianfranco Miksa
***
Istria e Venezia il dialogo
si evolve
“la Voce del Popolo”/22 maggio 2013
L’
avventura iniziata ieri a
Buie si conclude oggi a
Rovigno e ha consentito a una cinquantina di veneti di partecipare a
un incontro che ha coinvolto numerose istituzioni da una e dall’altra parte dell’Adriatico. Infatti, il
Seminario per docenti «Venezia e
l’Istria, storia, cultura, appartenenza» è stato promosso da Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia, Unione Italiana, Ufficio
13
Scolastico Regionale del VenetoUfficio Scolastico di Venezia, in
collaborazione con Regione Veneto, Provincia di Venezia, Unpli
Veneto, Comunità degli Italiani di
Buie, Centro di Ricerche storiche
di Rovigno, Comunità degli Italiani e Università Popolare di Trieste.
Come spiega la responsabile
del Settore Educazione e Istruzione
dell’Ui, Norma Zani, è l’evoluzione
di un dialogo, che già esiste, tra il
sistema scolastico della Comunità
nazionale italiana in Croazia e Slovenia e quello veneto. […] All’apertura dell’incontro sono intervenuti:
il presidente della Ci di Buie, Lionella Pausin Acquavita, il presidente
della Giunta esecutiva UI, Maurizio
Tremul, Stefano Antonini dell’Ufficio scolastico della città lagunare,
Giovanni Follador, in rappresentanza delle Pro Loco del Veneto, Alessandro Cuk dell’Anvgd - Comitato provinciale di Venezia, Claudio
Tessari, assessore all’Istruzione della
Provincia di Venezia, e Daniele Stival, assessore all’Identità veneta della Regione Veneto.
[…] Ulderico Bernardi ha parlato dell’«Istria veneziana», mentre
Gianfranco Pontini si è concentrato su «La Serenissima e Rovigno:
un lungo e talvolta difficile storico» e Kristjan Knez ha analizzato
il periodo del dominio veneziano
e della podesteria istriana. Lorella
Limoncin Toth ha illustrato invece
il patrimonio artistico-culturale di
origine veneta presente a Buie (cui
ha fatto seguito la conoscenza sul
campo dei monumenti più significativi della città). […]
Daniele Kovačić
Cultura
La spia che venne dal mare
dalmata
“la Voce in Più” / suppl. de “la Voce
del Popolo” 11 maggio 2013
M
ettiamo che un grande
regista, tipo Miloš Forman, si innamori de La distrazione,
ultimo romanzo di Enzo Bettiza.
C’è da scommettere che aprirebbe
il suo film in campo lungo: isola
dalmata di Brazza, giallo ocra delle
case, tamarindi e ulivi, mare. Quindi, come all’avvio di Amadeus, in
primo piano apparirebbe un vecchio: […] un picaro mascalzone,
spia dai molti nomi, traditore per
mestiere e vocazione, vagabondo
internazionale giunto all’ora notturna del suo novantesimo compleanno proprio mentre scade il
secondo millennio. Discendente di
armatori, il senzapatria Peter Jarkovich ha ripreso il suo nome originale perché sa di essere al tramonto,
sente il richiamo delle radici. Con
queste parole Dario Fertilio inizia
ad effetto sul Corriere della Sera
la sua recensione dell’ultima fatica
letteraria dello scrittore dalmata di
lingua italiana, Enzo Bettiza.
Ma tornare ad essere sé stessi
è un’impresa tutt’altro che agevole,
quando si nasce in
una terra di frontiera, spaccati
tra identità diverse e in particolare tra lingue diverse. […] Che
sia di questa natura, il fenomeno
ricorrente nella vita del protagonista dell’ultimo romanzo di Enzo
Bettiza, intitolato La distrazione
(Mondadori, 495 pagine), si chiede Nicoletta Tiliacos. Un personaggio tri, quadri e pentalingue,
da buon figlio dell’impero austroungarico “entrato nel mondo
quattro anni prima dello scoppio
della Prima guerra mondiale”?
Facciamo dunque la conoscenza
del dalmata Peter Jarković - nato
il 31 dicembre del 1910 - al passaggio del millennio, nella notte di
capodanno tra 2000 e 2001. Il suo
cognome, dopo aver perso l’originario assetto di Jarcovich, a un
certo punto era diventato Jarko,
dopo essere stato russificato in Jarkov, così come Peter era diventato
Pietro, Petar, Pëtr. […]
Dino Saffi
***
Verteneglio in epoca veneziana
fonte “la Voce del Popolo” / 14
maggio 2013
D
ell’Istria “costiera” si è
scritto parecchio ed esistono diversi saggi sulle maggiori
città della penisola sottoposte al
dominio della Repubblica di San
Marco. Sono invece rari gli studi
che trattano la medesima età nei
paesi che non erano sedi di podestaria, come nel caso di Verteneglio, che apparteneva al territorio di Cittanova. Ora, a colmare
questa lacuna storiografica è la
recentissima opera di Rino Cigui,
storico e ricercatore affermato,
cui Verteneglio ha dato i natali.
Cigui, che divide la sua carriera professionale tra Buie - dove insegna
alla Scuola media superiore italiana
“Leonardo da Vinci” - e il Centro
di Ricerche Storiche di Rovigno,
di cui è una delle penne più valide,
finora si è cimentato in molteplici
aspetti della storia regionale, con
fondamentali contributi sulla toponomastica […] “Verteneglio e il suo
territorio in epoca veneziana - Brtonigla i okolica u mletačko doba” è
il titolo della sua ultima fatica, una
monografia uscita da poco con il
cofinanziamento dalla Regione del
Veneto, […] presentata il 16 maggio[…], presso l’edificio del futuro
Museo del vino a Verteneglio. […]
E la forza della pubblicazione sta
proprio nell’aver saputo “sposare”
un approccio rigorosamente scientifico - con un apparato di note e
un’appendice di fonti molto ricchi,
degni di un’opera specialistica - con
un linguaggio leggibile, tanto da
rendere il lavoro da una parte utile
strumento di consultazione per gli
specialisti e dall’altra parte “godibile” anche ai non addetti ai lavori.
Numero 7 | Luglio 2013
Attualità
La Slovenia si veste di rosso
“La Voce del Popolo”/4 maggio 2013
S
e Tito fosse tornato per
un attimo in vita e se lo
avessero portato sabato sera al
palazzetto dello sport di Lubiana
avrebbe certamente gioito. […]
In prima fila i vertici dello stato: il
presidente della Repubblica, Borut
Pahor, il capo del governo Alenka
Bratušek, il presidente della Corte
costituzionale Ernest Petrič e altri
esponenti di spicco della vita politica slovena. Alla fine tutti in piedi
sulle note dell’Internazionale, in
un tripudio di stelle rosse, berretti
partigiani e di magliette con l’effige di Tito. È stato questo l’epilogo
della paradossale Giornata della
Resistenza festeggiata in Slovenia
senza una cerimonia ufficiale. In
assenza della solita noiosa manifestazione statale la classe politica ha fatto a gara per presenziare
al concerto del coro partigiano
“Pinko Tomažič” di Trieste e di
un ricco numero di star del panorama musicale nazionale. I coristi
triestini hanno celebrato, così, con
uno spettacolo che sembrava uscito dai primi anni Settanta, i loro
40 anni d’attività. […] In questi
ultimi mesi, di proteste di piazza
in Slovenia, però, c’è stata una vera
e propria riscoperta della musica
della resistenza. […] Dagli schermi del grande palazzo dello sport
si è anche potuto vedere il primo
ministro, Alenka Bratušek, in un
elegante vestitino rosso, che pareva canticchiare “Bandiera rossa”.
Lei, assieme alle altre cariche dello
stato, non si è persa un solo istante
del concerto.
Stefano Lusa
***
Memoria condivisa.
Esodo e Foibe nella
coscienza collettiva
www.tuttostoria.net/8 maggio 2013
A
ll’alba del nuovo millennio, la toponomastica
italiana in ricordo dei Martiri delle Foibe, secondo rilevazioni della
Lega Nazionale, non raggiungeva le
cinquanta unità, mentre oggi risulta decuplicata, essendo pervenuta a
cinquecento, ivi compresa una larga maggioranza dei capoluoghi di
provincia. […] Non è tutto, perché
la toponomastica sta trovando crescenti integrazioni nei monumenti,
sorti a decine in buona parte del
territorio nazionale: l’ultimo, di
cui piace dare atto per la sobrietà
particolarmente significativa della
realizzazione in marmo che riporta in superficie l’immagine di una
foiba stilizzata grazie all’antica arte
dello scalpello, è quello di Piazza
Dalmazia a Roma, scoperto il 10
febbraio 2013, Giorno del Ricordo,
ad iniziativa del Secondo Munici-
pio. […] Il monumento romano
di Piazza Dalmazia, che insiste su
una superficie di semplici ciottoli in
marmo tale da distinguersi cromaticamente rispetto a quella circostante in basalto scuro, costituisce una
svolta, tanto più che è stato dedicato ai Martiri delle Foibe senza gli
orpelli di circostanza ed i frequenti
riferimenti alle benemerenze, reali
o presunte, di chi abbia collaborato
a livello organizzativo. Giustamente, i veri e soli protagonisti sono i
Caduti: è a loro, e soltanto a loro,
che ogni passante sia pure frettoloso
dedica un reverente omaggio e possibilmente una preghiera.
[…] Da questo punto di vista,
occorre rivalutare i monumenti
come strumento di arte e soprattutto di conoscenza, ed accanto a loro,
l’umile toponomastica, che nel caso
delle Foibe sta assumendo dimensioni quasi plebiscitarie […]. Allora,
è auspicabile che l’esempio venga
ulteriormente seguito, e per dirla
tutta, che i dodici Comuni italiani
in cui prevalse il coraggio perverso
di intitolare un luogo pubblico in
memoria del Maresciallo Tito, primo responsabile morale e politico
delle Foibe, facciano ammenda e
provvedano alla cancellazione di siffatta nequizia. Meglio tardi che mai!
C. M.
***
Serracchiani: Missoni
esempio di genio italico
fonte www.regione.fvg.it
9 maggio 2013
«C
on la scomparsa di
Ottavio Missoni perdiamo un grande italiano». Lo afferma la presidente della Regione
autonoma Friuli Venezia Giulia
Debora Serracchiani alla notizia
della morte dello stilista zaratino
Ottavio Missoni.
«Non servono molte parole per
descrivere e rimpiangere un uomo
la cui vita è un esempio di laboriosità e genio italico. Ha lasciato nel
mondo il segno dello stile e della
bellezza gioiosa e fiduciosa, trasferendo nelle sue opere il carattere
dominante della sua umanità di
dalmata. Tornava volentieri a immergersi nell’atmosfera adriatica di
Trieste, che lo accoglieva ormai da
concittadino, rappresentando ad
altissimo livello il dono che l’esodo giuliano-dalmata ha saputo fare
alla madrepatria». «Alla famiglia
trasmetto il sentimento di cordoglio della Regione Friuli Venezia
Giulia e il mio personale».
***
Comunità chersina, il
raduno annuale in settembre
È
fresco di stampa il numero
89 della rivista della Comunità Chersina «e dei loro amici», come si legge nella testata. La
copertina è dedicata al XXXVI Raduno annuale degli esuli dall’isola
adriatica, quest’anno previsto il 29
settembre prossimo a Padova ma
[…] Molte, su questo numero del
periodico, le cronache e le immagini
delle iniziative nel frattempo realizzate dalla Comunità: dall’incontro
a Trieste il 3 gennaio scorso per S.
Isodoro all’incontro degli esuli caisolani in quel di Basovizza. […] Un
interessante inserto storico, dal titolo Documenti inediti di vita chersina,
arricchisce questo fascicolo ed è corredato da inedite fotografie d’epoca
risalenti alla prima guerra mondiale
e all’arrivo dell’Italia sull’isola ma anche relative alla vita quotidiana e ad
alcuni aspetti di vita popolare. […]
***
Il bar “Tito” di Umago
lancia la staffetta della
“jugonostalgia”
“Il Piccolo” / 20 maggio 2013
A
trentatré anni dalla morte, Josip Broz Tito continua a rimanere un mito nel cuore
di tanti. […] Il creatore e leader
della vecchia Jugoslavia, quando
era in vita, nel mese di maggio
si vedeva consegnare la “Staffetta della gioventù”, il simbolo del
rispetto e della devozione del popolo, soprattutto dei giovani. […]
Anche quest’anno la Staffetta per
il 2013 è partita puntuale dal bar
“Tito” a Umago, l’unico con questo nome in tutta la Croazia. I
nostalgici non si sono fatti impensierire dalla pioggia e sono accorsi
numerosi per salutare la partenza
della vecchia Mercedes bianca con
la staffetta a bordo. Immancabile
la tipica iconografia dell’epoca:
c’era un grande vessillo jugoslavo
con tanto di stella rossa.
Il proprietario del bar, Radoslav Ilic Mrki, ha pronunciato un
breve discorso dicendo che quelli
di Tito «erano i tempi dell’amoR Umago, la
staffetta
ispirata a Tito
parte dal bar,
tra un gelato
e l’altro (foto
www.24sata.hr)
re, della pace e della libertà». Secondo i nostalgici del titoismo «il
Maresciallo dava pane a tutti». La
staffetta, dopo aver attraversato
venti città tra cui Fiume, arriverà a
Belgrado il 25 maggio, giorno del
compleanno Tito. […] Lo stesso
giorno, nel rispetto di una pluriennale tradizione, nella località
natale di Kumrovec si daranno appuntamento migliaia di estimatori
provenienti da tutta l’ex Jugoslavia, Istria compresa.
p.r.
Tutte le notizie e la Rassegna integrali su www.anvgd.it
14
Numero 7 | Luglio 2013
ENGLISH
The passing of stylist Ottavio Missoni. He was an Italian Dalmatian
“I am Dalmatian, and Italian by birth”
O
n May 9th, at his home
in Sumirago, in the
province of Varese, at the age
of 92, Ottavio Missoni passed
away. He was a Dalmatian exile
who reached worldwide fame at
the heights of Italian elegance in
fashion. The funeral was held on
May 13th in the basilica of Santa
Maria Assunta in Gallarate, in a
private ceremony: only his wife,
Rosita, and other family members,
along with personal friends and
employees of his fashion firm. Each
person in attendance found, at their
place, a card with stylized, colorful
flowers, designed by Missoni, on
the back of which could be found
the words to “Va’, Pensiero” from
Giuseppe Verdi’s Nabucco, the
music which, since the War, has
always accompanied the Julian and
Dalmatian exiles’ ceremonies.
Missoni was born in Ragusa
di Dalmazia (today, Dubrovnik),
son of Teresa de Vidovich and Navy
Captain Vittorio, the son of a judge
from Friuli who had moved to
Dalmatia when the entire territory
was part of the Austro-Hungarian
Empire. Later his family moved to
Zara, where he studied, and where
W The stylist in Trieste (photo, at
center), on the occasion of the
National meeting of Dalmatian
exiles, in September, 2003
(photo: www.ilpiccolo.it)
he showed great talent in sports,
especially cycling, canoeing, tennis
and basketball, and swimming. He
chose to pursue track and field, and
reached high levels of performance:
in 1937 he was asked to join the
national track and field team, and
he defeated the French in Paris,
setting a record in the 400-meter
dash. The outbreak of World War
II interrupted his athletic career. He
fought at the battle of El Alamein
and eventually was made prisoner
of war, or as he put it, “prisonerguest of Her Majesty”, in Egypt,
returning to Europe only in 1946.
In 1947, in Trieste, with his friend
Giorgio Oberweger, he started a
knitwear firm that was to supply
all Italian national teams with
their athletic wear for the 1948
Olympics in London, but in the
meantime he started training again,
joining the Gallarate track club and
gaining a spot on Italy’s national
team. He made it to the finals in
the 400-meter dash. He made 23
appearances for Italy, set 8 records,
and made 4th place at the European
championships in 1950.
Recollections from
stylists and the press
T
he history behind his
fashion firm, from its
founding through its ascent to
international importance, has been
well-documented in the national and
international press. Now, his firm is
in mourning along with the Missoni
family, once again after the terrible
accident, not yet fully explained,
in which Missoni’s son, Vittorio,
disappeared during an airplane flight
over Venezuelan waters last January.
No trace of the biplane has yet to be
found, and Missoni had never really
got over the tragedy, choosing not to
speak of it at all since that day, the 4th
of January.
One of Maison Missoni’s 250
employees said that “he was a sunny
and attentive person. His firm was
like a big family, to the point that
my mother, who worked here for
30 years, cried when she retired.”
Television troupes and journalists
from all over the world, covering
the Missoni’s passage, have heard
employees and colleagues speak of
the “emotional journey that was
being part of the birth and growth
of the firm”, and the “admiration
of finished clothing” that they
themselves had just completed, as
it was showcased during fashion
shows. Paola Bottelli, of the Italian
daily “Il Sole 24 Ore”, wrote on
May 12th of the “close ties the
employees had with the family, in a
relationship of old-style capitalism
that is difficult to reproduce in
today’s trying industrial relations.”
Condolences came from far
and near at the news, and were
particularly heartfelt from Exiles’
associations, the Dalmati Italiani
nel Mondo, and especially from the
Anvgd, whose national president,
Antonio Ballarin, immediately
released a statement, which we will
publish separately.
Natalia Aspesi, a journalist
for “La Repubblica”, ddeescribed
Missoni’s reserve and understatement
in an article on May 10th: “When Tai
Missoni spoke, unwillingly, about
his work, with the sweet accent of
his native Dalmatia, it was always
to lessen any attention to his talent.
He would say “we had to design
those stripes that way, because the
machine didn’t know how else to
draw them out; the zig-zag pattern
came out by accident, and who
knows why everybody seemed to
like it that way…” The journalist
didn’t forget to mention that “as an
Italian, he had been forced to flee
his beloved city, Zara, which was
ceded to Yugoslavia after the War.”
Many stylists commented on
Missoni’s flair: Armani said, “I
have always had a great admiration
for Missoni. He was a master of
color, an artist of instinctive and
refined sensibility.” Krizia said that
“without Missoni, a fundamental
piece of the ‘Made in Italy’ sphere
has gone missing.” Laura Biagiotti
exalted his “original weaving
graphic, which has become
almost a second Italian flag”.
Condolences were also sent by
Roberto Cavalli, Renato Balestra,
Carla Fendi, Brunello Cucinelli,
and the President of the Chamber
of Fashion, Mario Boselli.
President Napolitano:
“Model of refined
originality and
beauty”
I
n his message of condolence,
Italian President Giorgio
Napolitano stated that “with
Ottavio Missoni’s passing, our
Country has lost one of the
most significant protagonists of
the excellence of Italian fashion
throughout the world. From Trieste,
where he had to find refuge after the
war and the painful experience of
prison, Missoni traveled a singular
path in the affirmation of his own
genius, transforming his gusto
for life, so much a part of him,
into a signature style, a model of
refined originality and beauty, and
favoring, in the management of his
firm, the valuing of ideas, energies
and talent.”
In his statement, the Milano
Province’s vice-president for culture,
Novo Umberto Maerna, said that
“Our Province had the honor of
hosting Missoni in February 0f
2012, when, for the first time, we
marked the Day of Remembrance in
memory of the foibe victims and the
post-1945 Julian exile. Missoni was,
in fact, born in Dalmatia, and had
to abandon his home region, as did
hundreds of thousands of Italians.
That day, at “Spazio Oberdan”
Missoni described to all present,
but especially to the younger
participants, what it meant for the
exile to have been forgotten. But he
also transmitted his tenaciousness
and desire to start over and never
give up. Maerna concluded: “We
want to remember Missoni not
only as a great talent in the world of
fashion, but also as a great Italian.”
R Trieste, September 2012, Missoni
with Staffan de’ Mistura, special
envoy to the UN and ex-foreign
undersecretary, also Dalmatian.
Two representatives of the Italian
Adriatic (photo: www.ilpiccolo.it)
Senator Carlo Giovanardi’s
press release stated that “Ottavio
Missoni, born in Ragusa and
honorary mayor of the Free City
of Zara in Exile, was a great
Dalmatian, who always witnessed
to his love for Italy. Now that
Croatia is going to be entering the
European Union, Missoni, with his
exemplary life and business savvy,
will surely be remembered also by
Croats as a son of that Dalmatia
that is going to become once again
a place where Italians and Croats
can live together in a common
European home, overcoming the
tragedies of the past.”
Julian-Dalmatian
Associations
A
s all exiles feel towards
their native homes,
Missoni had an intact homesickness
for his native Dalmatia. When
asked to define himself, he would
say: “To begin with, I must say that
I am not a Croat. I am Dalmatian,
a ‘brother of the coast’, and I am
Italian by birth.” Thus he made his
origins clear in an interview with
Maria Giulia Minetti in a June
11th, 2011, article for “La Stampa”,
entitled “But my Dalmatia, killed
by Tito and Fascists, will never
return”. He would continue: “Back
then, along the coast, everyone was
a bit pro-Italy, it was even a fashion,
so to speak. But the deepest reason
is that we Dalmatians are not
Slavs. Dalmatia has many ethnic
groups, but we from the coast have
never been neither Balkans nor
Danubians. We are Mediterraneans,
attached to Western culture. Eight
centuries of Venetian domination
left their mark, to be sure!” Later
he said, “The last time I saw my
mother at our home was Christmas
of 1941. I then left for Africa,
and was made prisoner. When I
came back in 1945 my family had
moved to Trieste and Zara had
been destroyed by bombings. Three
thousand were dead after those
bombings, and one thousand had
been killed by drowning, as the
foibe of Zara are the Adriatic Sea.
Sixteen thousand Italians were
forced into exile to avoid being
killed. Sixteen thousand from Zara,
and 360,000 from all of Dalmatia.
We were ‘liberated’ by Tito’s
communsts, not by the Allies.”
Missoni was mayor of the Free
City of Zara in Exile for 20 years,
and in 2011 was made its honorary
President. He was always present
at meetings of exiled Zara citizens,
and was always close to the Anvgd
of Varese, being a good friend
of its President, Sissy Corsi. His
2009 speech, given at the national
conference in Varese, was met with
lively applause. In 2011 he received
the Anvgd’s “February 10th” prize,
at the “Triangolare del Ricordo”
tournament at Rome’s Flaminio
Stadium, being an honored guest
at that event.
In 2012, Missoni was present
at an exhibit dedicated to him, in
Fiume, during the “Italin culture
and language days” event, from
October 9th through the 22nd of
that year. The exhibit was titled
“The genius of color”. A month
earlier, in September, the city of
Trieste, had inducted him into
the “Illustrious men of Dalmatia”
group, together with the director
for international relations of the
Veneto region, Diego Vecchiato,
and the UN ambassador Staffan
de’ Mistura. IN that occasion,
Missoni wanted to underline,
once again, and in dialect, that
“Dalmatia is Dalmatia, and that is
all. Whoever wants to define it as
Southern Croatia, is mistaken. We
Dalmatians are Mediterranean, and
brothers of the coast, nothing else.”
When asked what he expected
of Croatia’s being made part of the
European Union, he answered,
“at least, that Italian schools can
be created without the infinite
obstacles in place up to now. That
the forced ‘Croatianization’ of
Dalmatia be slowed. That the name
‘Dalmatia’ be yet heard, and not
defined as ‘Southern Croatia’. That
in Sebenico, they put back in place
the statue dedicated to Tommaseo
that Tito’s forces knocked down.
But for Zara there is nothing that
can be done; we won’t be able to
find it anymore. It remains alive
only in our heats.”
p. c. h.
X Rome, September 21st, 2011,
Flaminio Stadium. At the
“Triangolare del Ricordo”,
organized by the Anvgd, two
great champions: from left, Nino
Benvenuti (from Isola d’Istria,
Olympic champion, 1960, and
middleweight world champion
between 1967 and 1970) and
Ottavio Missoni
15
ESPAÑOL
W Roma, Estadio Flaminio, 21 de
El fallecimiento del estilista Ottavio Missoni. Era dalmata italiano
«Yo soy dalmata, y nací con el pasaporte italiano»
H
a fallecido el 9 de mayo
en Sumirago, provincia
de Varese, a la edad de 92 años,
en su casa y en su empresa, Ottavio Missoni, el desterrado dalmata
resurgido como símbolo de la elegancia italiana en el mundo. Las
exequias se han celebrado el 13 de
mayo en la basílica de Santa Maria Assunta en Gallarate, en la que,
junto a su mujer Rosita y a sus familiares, han entrado sólo los conocidos de Missoni y los dependientes de la Casa de moda. Sobre los
bancos han dejado para cada uno
un pequeño obsequio de parte de
la familia, una tarjeta con un diseño de flores estilizadas y coloradas
firmado por el estilista, en la parte
de atrás lleva escrito el texto del Va’
pensiero del «Nabucco» de Giuseppe Verdi, la página de música que
Q El estilista en
su Ragusa de
Dalmazia (hoy la
croata Dubrovnik)
en ocasión de la
muestra dedicada
a él y a su Casa
Una vida sobre el hilo de lana,
preparada en el 2012
(foto www.buro247.hr)
desde la posguerra ha acompañado
siempre a las ceremonias de los desterrados giulianos y dalmatas.
Nació en Ragusa de Dalmazia (hoy Dubrovnik) de Teresa de
Vidovich, y del capitán de la Marina Vittorio, hijo de un magistrado friulano transferido a Dalmazia
cuando ésta era territorio sujeto a
Austria-Hungría. Su familia se trasfirió sucesivamente a Zara, donde
estudió manifestando mucha propensión a las disciplinas deportivas,
ciclismo, remo, tenis, baloncesto y
con buenos resultados la natación.
Optó por la atlética y, habiendo
conseguido buenos resultados,
decidió cimentarse en diversas carreras: en el 1937 fue convocado
por el equipo Nacional Italiano de
Atlética Ligera y en Paris ganó a los
franceses en los 400 metros lisos,
estableciendo el record. La guerra
mundial interrumpió su carrera
atlética, participó en El Alamein
y abrió un largo paréntesis en su
vida marcado por la cautividad en
Egipto, «prisionero-huésped de Su
Majestad británica», del que regresó
en el 1946. En el 1947, en Trieste,
con su amigo Giorgio Oberweger
dio inicio a una fábrica de géneros
de punto que produjo la ropa deportiva para los atletas azzurri que
compitieron en las Olimpiadas de
Londres del 1948; pero al mismo
tiempo, volvió a correr, se hizo socio
de la Sociedad Gimnástica Gallaratese para presentarse él mismo a los
juegos olímpicos de Londres 1948,
en los cuales resultó finalista de 400
metros lisos. Vistió 23 veces la camiseta azzurra, conquistó 8 títulos
absolutos, coleccionando un cuarto
puesto en los Europeos del 1950.
Los recuerdos de
los estilistas y las
intervenciones en
la prensa
E
l nacimiento y crecimiento de su actividad empresarial en el sector de la moda han
sido ampliamente evocados por
todos los medios de comunicación
nacionales e internacionales. Ahora
su empresa al igual que su familia
está de luto nuevamente después
del accidente terrible y aun sin
aclarar ocurrido al hijo Vittorio,
desaparecido el pasado enero en
el transcurso de un vuelo en aguas
venezolanas. El pequeño avión
desapareció de los radares mientras viajaba hacia el aeropuerto de
Caracas. Hasta hoy no se han encontrado huellas del bimotor en el
que volaba el hijo de Missoni. El
estilista no se había recuperado de
su dramática desaparición y no ha
Q Missoni en el
1947 joven atleta
lleva puesta la
ropa deportiva
diseñada por él
mismo para el
equipo nacional
olímpico italiano
(foto www.fashionancien.com)
querido hablar de ello desde aquel
4 de enero.
«Era una persona solar y atenta
- ha declarado uno de los dependientes de la Casa, en total 250 - su
empresa era como una familia hasta el punto de que mi madre, que
ha trabajado en la Missoni durante
30 años, lloró cuando se jubiló».
Sus colaboradores han contado
a los equipos de televisión y a los
periodistas venidos incluso del extranjero la “emoción de ver nacer y
crecer a la empresa» y «de admirar
sobre las pasarelas los trajes» que
ellos habían cosido hasta el día anterior. «Unidos a la familia con una
relación de antiguo capitalismo difícil de repetir en momentos de relaciones industriales difíciles como
los actuales», como ha escrito Paola
Bottelli en “Il Sole 24 Ore” del pasado 12 de mayo.
Unánimes las condolencias por
su fallecimiento, pero particularmente sentidas por las asociaciones
de los Desterrados, por los Dalmatas
Italianos en el Mundo y por la Anvgd en particular, de la que el presi-
dente nacional Antonio Ballarin ha
inmediatamente emitido la comunicación que ofrecemos a parte.
«Cuando Tai Missoni hablaba, a su pesar, de su trabajo, con el
acento dulce de su origen dalmata,
era siempre para empequeñecer su
talento: hemos tenido que hacer
aquellas rayas porque las maquinas
no sabían hacer otra cosa, la mezcla de los colores ha salido así, por
casualidad, el zig-zag ha salido accidentalmente y luego quien sabe por
qué ha gustado tanto…», así hizo
su debut Natalia Aspesi en “la Repubblica” del 10 de mayo, para dar
a entender la confidencialidad y el
eufemismo de un grande protagonista de la moda internacional. Sin
olvidar que «como italiano, tuvo
que dejar su amadísima ciudad,
Zara, cedida a Yugoslavia al final de
la guerra».
Y por parte de los estilistas el
homenaje a la habilidad de la Casa
Missoni: «he admirado siempre a
Missoni - ha declarado Armani -,
ha sido un maestro del color, un
artista de sensibilidad instintiva y
refinada». Y Krizia, «sin él nos falta
un pedazo fundamental del Made
in Italy», y Laura Biagiotti, que ha
exaltado «la gráfica originalísima
de camisetas convertidas casi en
un segundo tricolor para Italia».
A las condolencias también se han
asociado Roberto Cavalli, Renato
Balestra, Carla Fendi, Brunello Cucinelli y el presidente de la Cámara
de la Moda, Mario Boselli.
El Presidente
Napolitano:
«modelo de refinada
originalidad y
belleza»
E
ntre los mensajes de las
Instituciones, el pésame
del Presidente de la Republica Napolitano. «Con el fallecimiento de
Ottavio Missoni nuestro País ha
perdido uno de los protagonistas
más significativos de la excelencia
de la moda italiana en el mundo.
De Trieste, donde había sido obligado a reparase después de la guerra y la dolorosa experiencia de la
cautividad, Missoni ha recorrido
un singular camino de asentamiento del proprio ingenio trasformando el gusto por la vida, que le era
propio, en un estilo inconfundible,
modelo de refinada originalidad y
belleza, y privilegiando, en la gestión empresarial, la valorización de
ideas, energías y talentos».
Y, entre otras, la nota difundida por la Provincia de Milano firmada por el vicepresidente y asesor
de Cultura, Novo Umberto Maerna: «La Provincia tuvo el honor
de hospedar al Maestro en febrero
del 2010, cuando celebramos por
primera vez el Día del Recuerdo
en memoria de las víctimas de las
Foibe y del éxodo giuliano después
de 1945» recuerda Maerna. «En
efecto, Missoni nació en el 1921
en Dalmazia, y tuvo que abandonar - como cientos de miles de connacionales - las tierras de origen.
Aquel día, en “Spazio Oberdan”,
Ottavio Missoni explicó a todos,
pero sobre todo a los más jóvenes,
qué ha significado el olvido caído
sobre la tragedia del éxodo. Pero
transmitió también la tenacidad, el
deseo de empezar de nuevo y de no
rendirse nunca». «Queremos, por
tanto, recordar a Ottavio Missoni
- concluye Maerna - no solo como
un grandísimo talento de la moda
en el mundo, si no sobretodo como
un grandísimo italiano».
«Con Ottavio Missoni, nacido
en Ragusa y alcalde honorífico del
Libre Comune de Zara en Exilio se lee en la declaración del sen. Carlo Giovanardi a la Ansa - nos deja
un grande dalmata, que siempre ha
testimoniado su amor por la madre
Patria italiana». «Ante la inminencia de la entrada en Europa a pleno
título de Croacia, Missoni, con su
vida ejemplar y su fantasía empresarial, seguramente podrá ser recordado también por los croatas como
un grande hijo de aquella Dalmazia
que esta por convertirse en un lugar
en el que italianos y croatas pueden
nuevamente convivir en la común
casa europea superando las tragedias del pasado».
En el asociacionismo
giuliano-dalmata
D
e su Dalmazia Missoni
tenía, como todos los
desterrados de sus lugares natales,
una grande nostalgia, y a quienes
le pedían que se definiera respondía: «Para empezar, le tengo que
decir que yo no soy croata. Yo soy
dalmata, un “hermano de la costa”,
y nacido con el pasaporte italiano»,
como aclaró a Maria Giulia Minetti
que lo entrevistó para “la Stampa”
del 11 de junio del 2011 («Pero
mi Dalmazia asesinada por titines y
fascistas no volverá nunca más»). Y
proseguía: «En aquel momento, en
la costa, todos eran un poco irrendentistas, también estaba de moda.
Pero la razón más profunda es que
no sea­mos eslavos, nosotros los dalmatas. La Dal­mazia tiene muchas
etnias, pero desde siempre los de
la costa no somos ni balcánicos ni
danubianos. Somos mediterráneos,
afines a la cultura occi­dental. ¡Habrán tenido que dejar algo ocho siglos de dominación veneciana!». Y
septiembre 2011.Espectadores
de excepción del «Triangular del
Recuerdo» organizado por la Anvgd
con los equipos de fútbol del Grion
Pola, de la Fiumana y de la Dalmazia,
Nino Benvenuti y Ottavio Missoni
además: «La última vez que vi a mi
ma­dre en nuestra casa fue en la Navidad de 1941. Me fui a África, fui
cogido prisionero. Cuando volví en
el 1945 mi familia se había mudado
a Trieste y Zara había quedado en
nada. Tres mil muertos por las bombas, miles de ahogados, las foibe de
Zara se llamaban Mar Adriático,
dieciséis mil italianos obligados a
marcharse para no ser asesinados.
Dieciséis mil de Zara, 360 mil de
toda la Dalmazia. Nosotros hemos
sido “liberados” por los comunistas
de Ti­to, no por los aliados».
Fue alcalde del Libre Comune
de Zara en Exilio durante 20 años
y desde el 2011 era presidente honorífico: siempre presente en las
reuniones de los desterrados zaratinos, ha estado siempre cercano a
la Anvgd y a su Comité de Varese,
del que conocía muy bien a la presidente, Sissy Corsi. Su intervención
en el Congreso de la Asociación del
2009 en Varese fue aplaudidísima.
En el 2011 fue invitado de la Anvgd al Estadio Flaminio de Roma
en ocasión del Triangular del Recuerdo, durante el que recibió de
nuestra Asociación el Premio «10
Febrero».
En el 2012, Missoni presenció
la inauguración en Fiume y en el
ámbito de las «Jornadas de la cultura y de la lengua italiana» (9-22
octubre), de la muestra dedicada a
él, El genio del color. La ciudad de
Trieste le había conferido el precedente mes de septiembre las insignias de la pertenencia a los «Hombres ilustres de Dalmazia», junto
con el director de las Relaciones internacionales de la Región Veneto,
Diego Vecchiato, y a el embajador
de la Onu y ya subsecretario de Estado del Gobierno Monti, Staffan
de’ Mistura. En aquella ocasión el
estilista había querido remarcar una
vez más, en dialecto, que «la Dalmazia xe’ Dalmazia e basta. Sbaglia
chi la vol definir Croazia del Sud.
Noi dalmati semo mediterranei e
fratelli del litorale, non altro».
A la pregunta sobre que se esperaba del ingreso de Croacia en
la Ue, respondió: «Que al menos
se puedan crear escuelas italianas
sin los infinitos obstáculos puestos
hasta ahora. Que la croatización
forzada de Dal­mazia vaya más despacio. Que se oiga todavía aquel
nombre, Dalmazia, y no Croacia
del Sur. Que en Sebenico se coloque sobre su pedestal el monumento a Tomma­seo tirado abajo por los
titines. Pero por Zara no hay nada
que hacer, no podremos encontrarla. Permanece solo en nuestros
corazones».
p. c. h.
(traduzioni di Marta Cobian)
16
◄
Numero 7 | Luglio 2013
dalla prima pagina
ANVGD AL QUIRINALE: REVOCARE L'ONORIFICENZA A TITO
popolare federativa di Jugoslaper lunghi e segnalati servizi nelle
via. Il 13 gennaio 1953 divencarriere civili e militari», come si
ne, quindi, Presidente della
legge sul sito della Presidenza della
Repubblica popolare federatiRepubblica.
va socialista di Jugoslavia. Gli
Lo storico della cosiddetta Pristorici considerano quindi
ma Repubblica potrà studiare le
determinante la responsabiliragioni politiche e diplomatiche
tà politica di Tito
o presunte tali che
per tutto il periocondussero
l’Itado delle esecuzioni
lia a rendere così
di civili e militari
prestigioso riconoitaliani utilizzanscimento al dittado le foibe: atrotore jugoslavo, nel
cità inenarrabili
frattempo l’Anvgd,
e indimenticabili
nella persona del
che si verificarono
suo Presidente Ananche dopo la fine
tonio Ballarin, ha
della guerra.
formalizzato il 20
4. Si trattò di
maggio al Presidente Giorgio Napoli- W Roma, il maresciallo Tito una vera e propria carneficina
tano l’istanza di rericevuto al Quirinale
motivata non solo
voca, motivandone
nel 1969 dall’allora
da ragioni ideonel lungo documenpresidente Saragat
logiche ma anche
to le ragioni.
(foto www.quirinale.it)
etniche finalizzata
finalizzate alla eliminazione di
chiunque non accettasse la sua
guida carismatica. Un massacro che portò, secondo le stime più accreditate, all’atroce
morte di oltre 10.000 persone
(di cui almeno 4.000 civili innocenti, molti dei quali donne
e bambini).
W Il dittatore ricevuto nel 1971 dal
5.Per quasi cinquant’anni il sipapa Paolo VI
lenzio della storiografia e della
(foto www.mojzagreb.info)
classe politica avvolse la vicenda degli italiani uccisi nelle
«Premesso che
foibe istriane, sul Carso e nel
1.Il 4 luglio 1941 in una riumare Adriatico in tutta l’area
nione del Comitato Centrale
giuliano-dalmata. […]
Tito, nominato Comandante
militare dell’Esercito popolare 6.Nonostante la commissione
di tali atrocità, che non podi liberazione della Jugoslavia,
teva non essere nota ai nostri
promosse la mobilitazione gevertici istituzionali, in data 2
nerale per la resistenza. Quinottobre 1969, l’allora Presidi tra il 1941 e il 1945 fu codente della Repubblica italiamandante in capo dell’Armata
na, Giuseppe Saragat, conferì
popolare di liberazione della
al maresciallo jugoslavo Tito
Jugoslavia.
[…] l’onorificenza di Cavalie2.Con l’avvicinarsi della sconfitre di Gran Croce dell’Ordine
ta dei nazifascisti, il 1° maggio
al Merito della Repubblica
1945, la IV armata di Tito enItaliana. Onorificenza mastrò in Trieste, anticipando gli
sima […] del più alto fra gli
anglo-americani. Al contemordini al merito della Repubpo le truppe titine entrarono
blica Italiana.
anche in Gorizia. In un clima
di intimidazione e di violenza 7.Evidentemente, il conferimento di tale onorificenza va
politico-ideologica, fu quindi
valutato contestualizzandola
emanato un ordine per l’elial tempo nella quale è stata
minazione degli elementi leconferita. Un momento dove
gati al fascismo e/o dichiaratisi
l’indagine storica non aveva
antititoisti. Seguirono mesi
ancora portato alla luce, in
di occupazione del territorio
tutta la loro oggigiorno indinazionale durante i quali furoscutibile gravità, i crimini di
no perpetrate macroscopiche
cui si era macchiato Tito […].
violazioni dei diritti umani
Un errore, figlio di quel temin particolare a danno delle
po, che oggi può essere cancelcomunità italiane residenti in
lato dal provvedimento di ritiVenezia Giulia, Quarnaro e
ro che, con la presente istanza,
Dalmazia. Le violazioni contiviene richiesto in nome di
nuarono anche dopo la firma
tutte le vittime delle imperdoed entrata in vigore del trattanabili atrocità commesse sulla
to di pace.
base delle direttive politiche
3.Dal 1945 al 1953 Tito accenimpartite personalmente […].
trò in sé la totalità del potere
decisionale politico ricoprenConsiderato in diritto che
do gli incarichi di Primo milo scrivente in qualità di Prenistro nonché ministro degli
Affari esteri della Repubblica sidente della Associazione Nazio-
nale Venezia Giulia e Dalmazia
- quale maggiore rappresentante
sul territorio nazionale degli italiani fuggiti dall’Istria, da Fiume,
dal Quarnero e dalla Dalmazia
al termine della Seconda guerra
mondiale sotto la spinta della
pulizia etnica e politica delle milizie jugoslave e lo spettro delle
foibe - ritiene doveroso proporre
la presente istanza. Lo scrivente, infatti, non può non ritenere
semplicemente contraddittorio
ma anche indecoroso che lo Stato italiano, da un lato, riconosca
il dramma delle foibe (consacrato nella giornata del 10 febbraio
voluta dal Parlamento nazionale)
e, dall’altro, al contempo annoveri tra i suoi più illustri insigniti
proprio chi ordinò e i massacri
e la pulizia etnica degli italiani
d’Istria e dell’Adriatico orientale.
[…]
Tali atrocità commesse, tali
nefandezze - ancora oggi impossibili a dimenticare, oltre che
storicamente impossibili da revocare in dubbio - non possono e
Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia
Centro Studi Padre Flaminio Rocchi
Direttore responsabile
Patrizia C. Hansen
Editore:
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro Studi Padre Flaminio Rocchi
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Finito di stampare il 3 luglio 2013
W Il lager di Tito di Goli Otok,
torrette e altoparlanti
(foto www.wordpress.com/
http://massimogugnoni)
W Oltre a Goli Otok, l’isola-lager per dissidenti jugoslavi, nelle sue vicinanze
era anche il campo sull’isola di San Gregorio, “riservato” alle donne e
attivo sino alla fine degli anni Settanta del Novecento
(foto www.villa-sylvie.com)
non potranno mai giustificare il
mantenimento dell’onorificenza
più alta del primo degli ordini
al merito nazionali. Alla luce di
queste innegabili risultanze storiche, pertanto, non può che ritenersi sussistente quella indegnità
che sola può giustificare la revoca
dell’onorificenza conferita. […]
Una tale doverosa conclusione,
peraltro, non può essere ostacolata dalla circostanza della intervenuta morte del maresciallo Tito
[…]».
E l’istanza prosegue, circoscrivendo nel dettaglio le motivazioni giuridiche della richiesta:
«analizzando il procedimento
di revoca disciplinato dagli artt.
21 e 22 d.P.R. 31 ottobre 1952
potrebbe sembrare che la revoca
della onorificenza presupponga
la permanenza in vita del beneficiario. Si prevede infatti che “il
decreto di revoca, controfirmato
dal Presidente del Consiglio, sarà
notificato all’interessato a mezzo
di ufficiale giudiziario con l’intimazione di cessare di far uso
della distinzione e di fregiarsi
della relativa insegna, con diffida
che, in caso di contravvenzione,
incorrerà nelle pene sancite dalle leggi penali”. Evidentemente,
applicando siffatto dettato normativo al caso di specie due sono
le considerazioni che si possono
esprimere: anzitutto, la notifica
e il relativo ammonimento può
essere rivolto comunque agli attuali interessati (nel caso di specie
i discendenti diretti viventi del
maresciallo Tito). E, in effetti,
il concetto di “interessato” non
può essere riferito soltanto al soggetto decorato: evidentemente se
la norma avesse voluto proporre
una tale restrizione avrebbe fatto
riferimento al concetto di “soggetto decorato” e non al semplice
“interessato”.
A ogni buon conto, come
evidente, un tale ammonimento
può essere - a ragione - indirizzato anche ai discendenti viventi
del maresciallo Tito, in quanto
comunque beneficiari - sebbene
“indirettamente” quali custodi
privati e pubblici della memoria
dell’agnate - dell’alta, immeritata, onorificenza attribuita al loro
predecessore. A quanto sopra
asserito, peraltro, non osta nemmeno l’impossibilità - o quanto
meno la “difficoltà” - di applicare
ai discendenti «pene sancite dalle
leggi penali» per il caso di illegittimo uso dell’onorificenza. […]».
«Tutto ciò premesso - conclude il documento -, il sottoscritto Antonio Ballarin, Presidente pro-tempore Associazione
Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, porge formale istanza affinché le Illustrissime Eccellenze
Vostre vogliano accoglierla revocando con apposito provvedimento l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al
Merito della Repubblica Italiana
conferita a Tito […] con decreto
del 2 ottobre 1969».
Oltre al Presidente Napolitano l’istanza è stata inviata anche
al Presidente del Consiglio dei
Ministri Enrico Letta e al consigliere Ilva Sapora, coordinatore
dell’Ufficio del Cerimoniale di
Stato e per le Onorificenze della
Presidenza del Consiglio.
d. a.