Sistemi di welfare

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Sistemi di welfare
ISSN 2037-2582
Direzione Generale per il Volontariato,
l'Associazionismo e le Formazioni Sociali
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
I casi di Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia
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report di ricerca
a cura di
Simone Casadei
Massimiliano Franceschetti
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
L’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale
dei lavoratori (Isfol) è un ente pubblico istituito con DPR
n. 478 del 30 giugno 1973. Nasce per accompagnare la
prima fase di decentramento regionale delle
competenze in materia di formazione professionale,
codificata nella legge n. 845 del dicembre 1978; dal
1999 viene incluso tra gli enti pubblici di ricerca con DL
n. 419 del 29/10/1999. L’attuale Statuto, approvato con
DPCM del 19 marzo 2003, sancisce per l’Istituto
competenze nel campo delle politiche formative, del
lavoro e sociali.
L'Isfol svolge e promuove attività di studio, ricerca,
sperimentazione,
documentazione,
valutazione,
informazione, consulenza e assistenza tecnica per lo
sviluppo della formazione professionale, delle politiche
sociali e del lavoro. Contribuisce al miglioramento delle
risorse umane, alla crescita dell’occupazione,
all’inclusione sociale e allo sviluppo sociale.
È sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali al quale fornisce supporto
tecnico-scientifico ed opera in collaborazione con il
Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la
Presidenza del Consiglio dei ministri, le Regioni, le Parti
sociali, l’Unione europea e altri Organismi internazionali.
Strumenti Isfol è la collana
elettronica che raccoglie tutti i
contributi che l'Isfol realizza con
specifiche finalità operative, come
strumentazione a disposizione degli
operatori e dei non specialisti, anche
nell'ambito di committenze esterne
vincolanti.
La collana ha l'obiettivo di rendere
disponibili non solo particolari
elaborati teorici per la comunità
scientifica ma anche una vasta
tipologia di prodotti (quali kit,
manuali, dispositivi operativi,
opuscoli a fini divulgativi, atti di
convegni, ecc.) per un target di
utenti più ampio.
La Collana Strumenti Isfol è curata da Claudio Bensi – Responsabile Servizio comunicazione web e multimediale
Coordinamento editoriale: Paola Piras, Aurelia Tirelli, Matilde Tobia
Progetto grafico: Marco Boccia
Contatti: [email protected]
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
Il volume presenta i risultati delle attività di ricerca previste dalla Ricognizione sui servizi sociali
in quattro territori regionali finanziata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali Direzione Generale Volontariato, associazionismo e formazioni sociali nell’ambito della
programmazione del Fondo sociale europeo 2000-2006 - Pon Obiettivo 3 - Azioni di sistema,
Asse B, Misura B1, Piano straordinario Isfol 2005-2007.
La direzione scientifica del percorso di ricerca è stata di Mario Gatti dirigente dell’Area Analisi
dei fabbisogni professionali, innovazione tecnologica ed organizzativa”(Isfol) e di Gabriella Di
Francesco, dirigente dell’Area Sistemi e metodologie per l’apprendimento (Isfol).
Il gruppo di lavoro è stato composto da Maria Grazia Mereu, Massimiliano Franceschetti e
Simone Casadei per l’Area Analisi dei fabbisogni professionali, innovazione tecnologica ed
organizzativa e da Riccardo Mazzarella e Marco Picozza per l’Area Sistemi e metodologie per
l’apprendimento.
Hanno partecipato al gruppo di lavoro Studio Come srl, Istituto per la Ricerca Sociale (Irs) soc.
coop. e Service Lazio 2000 soc.coop. a r.l. che hanno curato le attività di ricerca field a livello
regionale e l’analisi trasversale sui quattro territori regionali con riferimento ai seguenti temi:
legislazione e normativa regolamentare sociale a livello locale; ricognizione dei principali
servizi ed interventi sociali erogati a livello territoriale, mappatura dell’offerta formativa
regionale per i profili professionali del sociale, fabbisogni professionali e occupazionali
nell’ambito dei servizi sociali. Il coordinamento tecnico ed organizzativo del partenariato di
ricerca field è stato assicurato da Studio Come srl.
Il presente volume è stato curato da Simone Casadei e Massimiliano Franceschetti.
Un ringraziamento va a Debora Littera (Area Analisi dei fabbisogni professionali, innovazione
tecnologica ed organizzativa) per la collaborazione nell’attività di editing del testo.
Direzione Generale per il Volontariato,
l'Associazionismo e le Formazioni Sociali
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
Indice
Prefazione
p. 1
Introduzione
p. 3
1
Welfare e professioni sociali in Campania
p. 6
1.1 Servizi sociali sul territorio
p. 6
1.2 Le professioni che operano nel settore
p. 9
1.3 Offerta formativa per i servizi sociali
p. 13
1.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali
p. 15
2
Welfare e professioni sociali in Abruzzo
p. 18
2.1 Servizi sociali sul territorio
p. 18
2.2 Le professioni che operano nel settore
p. 19
2.3 Offerta formativa per i servizi sociali
p. 22
2.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali
p. 23
3
Welfare e professioni sociali nel Lazio
p. 26
3.1 Servizi sociali sul territorio
p. 26
3.2 Le professioni che operano nel settore
p. 26
3.3 Offerta formativa per i servizi sociali
p. 28
3.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali
p. 29
4
Welfare e professioni sociali in Lombardia
p. 32
4.1 Servizi sociali sul territorio
p. 32
4.2 Le professioni che operano nel settore
p. 32
4.3 Offerta formativa per i servizi sociali
p. 35
4.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali
p. 38
Conclusioni
p. 40
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
ALLEGATI
Allegato A - Servizi sociali nei territori regionali
p. 43
Allegato B - Profili professionali, per regione, per aree di competenza e livelli formativi
p. 52
Allegato C - Offerta formativa regionale per i servizi sociali
p. 55
Allegato D - Normativa regionale
p. 72
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Prefazione
Il presente contributo nasce nell’ambito delle attività di ricerca previste dalla “Ricognizione sui
servizi sociali in quattro territori regionali”. Questa ricognizione, finanziata nell’ambito della
programmazione del Fondo sociale europeo 2000-2006 – Pon Obiettivo 3 – Azioni di sistema,
Asse B, Misura B1, Piano straordinario Isfol 2005-2007, risponde all’esigenza espressa dal
Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di avere una panoramica dettagliata sulla struttura
professionale dei servizi sociali in ordine alla definizione dei Leps (Livelli essenziali delle
prestazioni sociali) che devono valere per tutto il territorio nazionale.
Questi livelli, è bene ricordarlo, individuano prestazioni e non sistemi organizzativi, in quanto
spetta alle Regioni e alle Autonomie Locali il compito di definire modelli operativi e composizione
degli organici. La definizione dei Leps richiede che sia possibile comparare anche le competenze di
quanti operano nei servizi per garantire standard professionali omogenei.
La ricerca è stata condotta in quattro regioni italiane scelte da un gruppo di lavoro coordinato
dall’Isfol in stretto raccordo con la Direzione Generale Volontariato, associazionismo e formazioni
sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Le regioni analizzate sono: Abruzzo, Lazio,
Lombardia e Campania 1.
L’organizzazione del presente volume ricalca, in pratica, i quattro assi progettuali che hanno
costituito altrettante aree di interesse per la rilevazione di dati. La descrizione dell’offerta di servizi
sociali si articola, in ciascuna delle regioni indagate, in quattro sezioni informative:
1) servizi sociali sul territorio
2) professioni che operano nel settore
3) offerta formativa per i servizi sociali
4) normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali.
Ciascuna sezione informativa ha affrontato da vicino alcuni temi specifici.
L’analisi dei servizi sociali a livello regionale offre un quadro del settore di impiego delle
professioni sociali. Il campo di lavoro dei professionisti del sociale è molto vasto e differenziato: in
ogni territorio il tempo ha stratificato servizi antichi e nuovi, servizi obsoleti da riconvertire e
1
Le informazioni rilevate con la ricognizione delineano un panorama particolarmente interessante. Lombardia, Lazio
e Campania presentano un numero consistente di Piani di Zona sociali (rispettivamente 98, 55 e 52) mentre l’Abruzzo,
che ne conta solo 35, si sta comunque impegnando per il riassetto del sistema delle professionali sociali. Tutte e
quattro le regioni hanno avviato il riordino delle qualifiche professionali sociali o dispongono di varie banche dati su
servizi sociali. Lombardia, Abruzzo e Lazio hanno istituito degli Osservatori sulle politiche sociali che prevedono la
classificazione e il censimento dei servizi, mentre la Campania ha promosso a partire dal 2001 diverse ricerche in
ambito di servizi e professioni sociali che hanno prodotto il repertorio delle professioni sociali, permesso la
riqualificazione della maggior parte degli operatori in servizio nonché realizzato una mappatura dei servizi sociali
regionali.
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
servizi sperimentali, che devono ancora consolidare metodi di lavoro e competenze adeguate.
L’attività di ricognizione, pertanto, si è posta l’obiettivo di individuare e classificare le tipologie di
servizi sociali nelle quattro regioni per delineare il campo occupazionale delle professioni sociali e
rendere comparabile il sistema di offerta di competenze e professionalità.
Rita Graziano
Dirigente DIV III - Volontariato
Direzione Generale per il Volontariato,
l'associazionismo e le formazioni sociali.
Ministero del lavoro e delle politiche sociali
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Introduzione
Nel comparto delle attività sociali sono ancora poche le professioni che hanno un titolo di studio
riconosciuto, attività e compiti specifici, vincoli per l’accesso alla professione. Nella maggior parte
dei casi prevalgono profili professionali diversi da regione a regione, con percorsi formativi di
durata variabile. Le professioni sociali che possono godere di una regolamentazione riconosciuta a
livello nazionale sono solo sei: una qualifica di base (Oss) e cinque professioni laureate (Assistente
sociale, Educatore professionale, Pedagogista, Psicologo, Sociologo).
La ricognizione, al fine di ricomporre l’insieme articolato del lavoro sociale a livello regionale, ha
ricostruito il quadro di riferimento delle professioni sociali sulla base degli orientamenti prevalenti
a livello nazionale. Le professioni sono state classificate sulla base di quattro aree ritenute
strategiche per i servizi sociali:
1) assistenza di base
2) accoglienza e servizio sociale
3) socio educativa
4) mediazione culturale, sociale, lavorativa.
Ogni area individua ambiti di lavoro specifici nonché interventi e servizi che richiedono
competenze distintive. Per ogni area di competenza sono state elencate le professionalità previste e
i livelli formativi richiesti per l’accesso alla professione.
Tutte le filiere dell’education concorrono alla formazione delle professioni operanti nel comparto
sociale: formazione regionale, istruzione e istruzione tecnica superiore, università. I tre sistemi
organizzano percorsi che si concludono con titoli, qualifiche o con un semplice attestato di
frequenza. I tre comparti, inoltre, possono realizzare iniziative formative in qualche occasione tra
loro concorrenti: titoli e qualifiche analoghe promossi senza un sistema di equipollenza, senza
l’individuazione di uno specifico campo occupazionale, senza la possibilità di un riconoscimento di
competenze nel passaggio tra un canale e l’altro.
La ricerca ha mappato i corsi a livello regionale promossi dai tre canali formativi (biennio 20052007) per facilitare un percorso di orientamento nel contesto della variegata offerta formativa per
le professionali sociali, con l’obiettivo anche di verificarne potenzialità ed eventuali incongruenze
rispetto alla domanda di profili regionali.
Sul piano ordinamentale e regolamentare, la raccolta sistematica delle norme regionali costituisce
uno strumento-base per individuare vincoli cogenti dal lato della domanda di figure e competenze
per i servizi sociali. In altre parole, la produzione normativa di indirizzo e programmazione delle
politiche sociali regionali e locali, inclusi i regolamenti di settore, costituiscono la fonte principale
per conoscere il contesto nel quale collocare l’andamento della nuova occupazione, sia nell’ambito
dei servizi sociali a gestione diretta dei Comuni che in quelli dati in affidamento a terzi.
Ogni Regione, infatti, incide sulla domanda di professionisti nel sociale da un lato mediante gli atti
di programmazione che pianificano le politiche di intervento e l’organizzazione dei servizi,
dall’altro mediante le disposizioni normative regionali di riordino dei servizi sociali o di
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
individuazione dei requisiti di personale per l’autorizzazione al funzionamento e l’accreditamento
dei servizi. La ricerca ha mappato le principali fonti normative del comparto sociale e sociosanitario attualmente in vigore, analizzando in particolare le norme che possono contenere
indicazioni sui profili da impiegare nei servizi: leggi di riordino del welfare, norme di settore,
norme sui requisiti per l’autorizzazione e l’accreditamento dei servizi.
I territori regionali oggetto della ricerca sono stati individuati nell’ambito delle aree ricadenti
nell’Ob.3 del Fondo sociale europeo (Abruzzo, Lazio, Lombardia); un ulteriore ambito regionale, la
Campania – pur afferendo alle zone ricadenti nell’Ob.1 - è stato aggiunto a titolo di benchmark. La
scelta di tali ambiti regionali ha tenuto conto dei diversi orientamenti presenti in tali contesti
regionali in materia di programmazione sociale e formativa di rilievo per le professioni sociali.
Un ulteriore elemento che ha corroborato tale scelta è stato rappresentato dall’opportunità di
allargare il potenziale di informazioni disponibili per i livelli di governo e la comunità scientifica
sulle professioni sociali nei territori regionali alla luce di un preesistente coinvolgimento di
numerose altre realtà regionali (molte delle quali ricadenti proprio in Ob.3) in analoghe attività di
ricerca sulla base di un Protocollo di Intesa stipulato nel 2007 dall’ex Ministero della Solidarietà
sociale e Regione Veneto, in qualità di coordinatore della Commissione Politiche Sociali nell’ambito
della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Le attività di ricerca promosse da tale
Intesa – cui hanno aderito le regioni Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Piemonte, Calabria,
Basilicata, Molise, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia - sono tuttora in corso e mirano anch’esse
ad acquisire una maggiore conoscenza delle dimensioni occupazionali e delle professionalità
inserite nel settore dei servizi sociali e del loro impiego sul territorio.
Lo scenario che è emerso dalle analisi regionali delinea una notevole varietà di qualifiche, titoli e
percorsi per acquisire competenze spendibili nei servizi sociali. Ciò è avvenuto, per i canali della
formazione professionale attraverso la formidabile leva rappresentata dall’utilizzo del Fondo
sociale europeo per il cofinanziamento dell’offerta formativa in ambito sociale; per il canale
dell’alta formazione, attraverso la creazione di un’offerta formativa post laurea (di I e II livello)
sempre più parcellizzata e specialistica rivolta a neolaureati e ad operatori in servizio.
Anticipando in parte le conclusioni, si può notare come tale abbondanza tenda più facilmente a
tramutarsi in criticità piuttosto che in opportunità qualora venga a mancare un sistema di
governance del mercato del lavoro, capace di gestire in modo dinamico l’equilibrio tra vincoli ed
esigenze ugualmente importanti quali:



la domanda di competenze e figure che proviene dai gestori pubblici e privati dei servizi
le regole di qualità che fissano determinati standard di competenze per le diverse tipologie di
servizi
le aspirazioni degli operatori che lavorano nei servizi di consolidare le competenze acquisite e
essere riconosciuti con un profilo professionale solido, spendibile su tutto il territorio nazionale.
Infatti, lo sviluppo progressivo delle competenze verso professioni consolidate è un’opportunità che
tende a rimanere virtuale, in quanto attualmente mancano due condizioni per fluidificare i
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in quattro territori regionali
passaggi da un canale formativo all’altro. La prima difficoltà dipende dalla mancanza di
“passerelle” da un corso all’altro, ovvero un sistema che consenta al soggetto di portare i crediti
acquisiti. E’ questo ad esempio il caso degli operatori che ottengono la qualifica base di Assistente
familiare, e se intendono ottenere la qualifica di Oss sono obbligati a seguire il percorso da 1.000
ore nel caso in cui la Regione non prevede il riconoscimento di crediti. La seconda difficoltà è
dovuta alla mancata regolamentazione dell’intera filiera professionale sociale a livello nazionale.
Come abbiamo detto, mentre hanno uno status certo le figure di base (Oss) e quelle laureate,
mancano profili condivisi tra tutte le Regioni per le figure intermedie, che costituiscono una quota
rilevante degli organici dei servizi.
Da ultimo, il tema della qualità dell’aggiornamento professionale e le opportunità di formazione
continua. E’ prevedibile che questa resterà a lungo uno strumento per ricreare l’equilibrio
domanda-offerta di competenze. Nella sanità l’ECM (educazione continua in medicina) è
obbligatoria; in alcune realtà regionali si stanno sperimentando forme di incentivo alla domanda
individuale di formazione, come la carta di credito formativo e i voucher.
Esula dai compiti di questa ricerca analizzarne pregi e limiti per un’eventuale estensione nel
comparto sociale, nondimeno, appare indifferibile la costruzione di “luoghi” e strumenti – a
disposizione dei diversi livelli di governo competenti in materia di welfare e professioni sociali –
attraverso i quali verificare l’efficienza e l’efficacia dei meccanismi e dei percorsi attualmente in
atto dal lato dell’offerta, al fine di ottimizzarla e metterla in asse con il fabbisogno professionale e
formativo che emerge dai sistemi locali di welfare.
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Capitolo 1. Welfare e professioni sociali in Campania
1.1. Servizi sociali sul territorio
La legge regionale n° 11 del 23/10/2007 “Legge per la dignità e la cittadinanza sociale. Attuazione
della Legge 8 novembre 2000, n. 328” ha introdotto il fondamentale strumento di
programmazione sociale che è il Piano sociale regionale (PSR). Il PSR, attualmente in corso di
elaborazione da parte del Settore politiche sociali, è lo strumento di programmazione sociale che
definisce i principi d’indirizzo e coordinamento per la realizzazione, da parte degli enti locali
associati, del sistema integrato d’interventi e servizi. Nel Piano sociale regionale vengono
individuate tra le aree prioritarie di intervento:
 responsabilità familiari
 donne in difficoltà
 diritti dei minori
 persone anziane
 contrasto alle povertà
 persone con disabilità con particolare priorità alle persone con disabilità gravi
 dipendenze
 detenuti, internati, persone prive della libertà personale
 immigrati
 salute mentale
 sostegno alla maternità.
Area di intervento Responsabilità familiari
Politiche per il sostegno alle responsabilità familiari e per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
(all. A, tab. 1):
- sostenere le famiglie nel compito genitoriale e promuovere forme di auto-aiuto, di
cooperazione e di associazionismo
- sostenere le famiglie nelle diverse fasi del ciclo di vita e in particolari situazioni di criticità
- promuovere misure alternative al ricovero dei minori in istituti educativo-assistenziali,
riservando particolare attenzione alle famiglie multi problematiche
- sostenere le famiglie attraverso politiche abitative e di promozione della natalità,
dell’affidamento e dell’adozione
- tutelare i bambini e le bambine nel campo educativo, formativo, lavorativo e del tempo
libero, con particolare attenzione ai minori con disabilità e alle loro famiglie
- promuovere e attivare collaborazioni educative tra realtà scolastiche e extrascolastiche per
prevenire il disagio adolescenziale e l’abbandono del sistema formativo con particolare
attenzione ai minori dell’area penale
- contrastare ogni abuso, maltrattamento e violenza sui minori
- promuovere servizi volti a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
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in quattro territori regionali
Area di intervento Sostegno alle donne in difficoltà
Servizi destinati alle donne in difficoltà (all. A, tab. 2) con la finalità di:
- favorire e migliorare l’accesso e la partecipazione nel mondo del lavoro delle donne in
situazione di disagio
- sostenere le donne che partoriscono in povertà o in solitudine
- aiutare le donne che subiscono violenza psicologica e fisica
- tutelare le donne costrette a prostituirsi o ridotte in schiavitù.
Area di intervento Politiche di contrasto alle dipendenze e di promozione dell’agio e
dell’autonomia delle persone
Politiche per la prevenzione ed il recupero delle persone con problemi di dipendenza (all. A, tab. 3)
favorendo la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi:
- la prevenzione e la promozione di progetti personalizzati adeguati al reinserimento
lavorativo, formativo e sociale delle persone con problemi di dipendenza
- la realizzazione di servizi di pre-accoglienza, accoglienza, e di forme di auto-mutuo-aiuto
- l’assistenza domiciliare integrata per situazioni cronicizzate per le quali risulta necessario
un accompagnamento permanente
- la diffusione sul territorio di servizi socio-sanitari di primo intervento, come i centri di
ascolto, le unità di strada, i servizi a bassa soglia, ed i servizi di consulenza e di
orientamento
- la realizzazione coordinata di programmi e di progetti sulle dipendenze al fine soprattutto
di diffondere la consapevolezza delle nocività delle sostanze stupefacenti, con programmi
specifici nelle scuole di ogni ordine e grado, anche in collaborazione con il garante dei
detenuti per agevolare il reinserimento sociale.
Area di intervento Politiche per le persone anziane
Sistema di interventi e servizi tesi a privilegiare la domiciliarità e la vita di relazione nella comunità
locale (all. A, tab. 4):
- l’attivazione di reti e servizi validi a garantire in maniera omogenea, sul territorio regionale,
la domiciliarità e l’adeguamento, se necessario, della struttura abitativa
- la realizzazione di servizi mirati a mantenere l’autonomia delle persone anziane, anche
attraverso un costante monitoraggio delle loro condizioni
- la definizione di interventi di sostegno, anche economico, alle famiglie impegnate
nell’assistenza diretta di un congiunto anziano non autosufficiente
- l’offerta di sistemi tecnologici, tra i quali il telesoccorso e la teleassistenza, in grado di
collegare la persona anziana a centri di pronto intervento e di agevolarne la vita quotidiana
- l’affidamento e l’accoglienza, anche solo notturna, delle persone anziane presso famiglie che
garantiscono loro il mantenimento delle normali abitudini di vita
- la creazione di servizi e strutture, quali centri sociali, centri diurni polifunzionali, laboratori
e in ogni caso idonei a favorire scambi di relazioni, anche intergenerazionali
- l’intesa tra enti locali e imprese per valorizzarne le competenze e le esperienze
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
-
l’impiego di artigiani anziani nella formazione dei giovani anche allo scopo di conservare e
tramandare mestieri pregevoli attualmente a rischio estinzione
l’incentivazione delle attività di volontariato e di reciprocità, nonché dell’assunzione di ruoli
attivi di utilità sociale da parte delle persone anziane
la realizzazione di strutture semiresidenziali e residenziali a favore di anziani bisognevoli di
prestazioni e trattamenti continui non erogabili a domicilio
la continuità e l’integrazione tra le prestazioni sociali e sanitarie erogate.
Area di intervento Politiche per le persone con disabilità
Interventi volti ad assicurare servizi destinati a persone con disabilità, assegnando particolare
priorità alle persone con disabilità gravi, al fine di:
- rimuovere ogni forma di discriminazione e mancanza di pari opportunità che limitano o
ostacolano il pieno godimento dei diritti e l’inclusione sociale
- sostenere il miglioramento della qualità della vita attraverso progetti personalizzati rivolti
alla formazione e all’inserimento mirato nel mondo del lavoro e nei normali circuiti di vita
relazionale, all’accrescimento delle capacità e delle abilità individuali e familiari, al
conseguimento del massimo livello di vita autonoma, autodeterminata, indipendente ed
interindipendente
- sostenere le famiglie che hanno al proprio interno persone con disabilità gravi nel compito
genitoriale e promuovere forme di auto-aiuto e misure alternative al ricovero in istituti
educativo-assistenziali
- realizzare una rete di servizi alla persona che rimuovono ostacoli, barriere e condizioni di
svantaggio sociale sulla base di una personalizzazione dell’offerta rispondente ai bisogni dei
beneficiari.
Area di intervento Sostegno alle persone con disagio psichico
Interventi volti ad assicurare servizi destinati alle persone con disagio psichico (all. A, tab. 5) al fine di:
- rimuovere ogni forma di stigma che limita o ostacola il pieno godimento dei diritti e
l’inclusione sociale;
- sostenere il miglioramento della qualità della vita attraverso progetti personalizzati rivolti
alla formazione e all’inserimento nel tessuto produttivo e nei normali circuiti di vita
relazionale, di accrescimento delle capacità e delle abilità individuali e familiari, al
conseguimento del massimo livello di vita autonoma;
- sostenere le famiglie che hanno al proprio interno persone con disagio psichico e
promuovere forme di auto-aiuto.
Area di intervento Politiche di contrasto alle povertà
Interventi volti ad assicurare sostegno economico e interventi a persone che versano in situazioni
di povertà estrema (all. A, tab. 6):
- contrastare le situazioni nelle quali l’assenza o la carenza di reddito determina esclusione
sociale
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in quattro territori regionali
favorire l’accesso al lavoro attraverso piani individuali di inserimento lavorativo e di
inclusione sociale
- promuovere reti di solidarietà e mutuo-aiuto, in collaborazione col terzo settore
- coordinare i diversi attori sociali che operano nel settore per accompagnare le persone più
fragili e contrastare fenomeni di povertà estrema.
La Regione promuove, altresì, interventi in favore dei senza fissa dimora volti a favorirne
l’accoglienza e l’inserimento sociale.
-
Area di intervento Politiche per persone detenute, internate e prive della libertà personale
Iniziative a favore della popolazione adulta detenuta, internata e priva di libertà personale sulla
base dei seguenti criteri:
- realizzazione di politiche tese al reinserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti
- sostegno al miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti nelle carceri mediante
attività di preparazione professionale, sportive, culturali, ricreative e progetti di attività
lavorative intramurarie
- promozione di progetti di sostegno alle famiglie e di mediazione fra vittime e autori di reato
- promozione di progetti mirati a rispondere a progetti specifici di particolari tipologie di
persone detenute, quali popolazione femminile, donne con figli, immigrati non comunitari,
persone con problemi di dipendenza, detenuti che necessitano di un particolare trattamento
rieducativo in relazione al tipo di reato commesso.
Area di intervento Politiche per gli immigrati
Azioni mirate a favorire l’inclusione sociale delle persone immigrate e la loro tutela (all. A, tab. 7):
- istituire servizi di accoglienza, di informazione e mediazione
- realizzare interventi di sostegno all’inserimento lavorativo e abitativo
- tutelare i diritti di cittadinanza e attuare l’integrazione tra culture diverse per il
superamento di diffidenze discriminatorie e la garanzia di una ordinata convivenza.
1.2. Le professioni che operano nel settore
La Campania è stata la prima regione italiana ad approvare il repertorio delle professioni sociali
(DGR 2843/2003). Il repertorio si compone di 11 profili suddivisi su quattro aree:




assistenza di base alla persona: al primo livello troviamo 2 qualifiche di base e una certificazione
di competenze: operatore socio-assistenziale (600 ore) e operatore socio-sanitario (1.000 ore); il
riconoscimento di competenze riguarda la figura dell’assistente familiare (120 ore)
accoglienza sociale: abbiamo una qualifica di secondo livello, tecnico dell’accoglienza
sociale(1.000 ore) e il profilo laureato dell’Assistente sociale
socio-educativa: sono presenti due qualifiche di livello tecnico e un profilo laureato: operatore
infanzia (1.000 ore), animatore sociale (1.000 ore), educatore (sociale e professionale)
mediazione: sono presenti una qualifica di secondo livello da 600 ore (mediatore culturale), una
qualifica di secondo livello da 1.000 ore (tecnico inserimento lavorativo) ed una qualifica di
livello post-universitario da 220 ore (mediatore familiare).
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Area Assistenza di base
Assistente familiare. L’assistente familiare assiste nelle attività della vita quotidiana persone
anziane fragili e persone temporaneamente o permanentemente prive di autonomia (pulizia e
igiene della casa, pulizia e igiene della persona, preparazione e somministrazione dei pasti,
sorveglianza e compagnia, ecc.). Svolge le sue prestazioni nella casa della persona accudita, a
ore o in regime di convivenza. Per accedere ai corsi di formazione (della durata di 120 ore) gli
operatori devono essere in possesso della licenza media; nel caso di stranieri sono necessari il
possesso del permesso di soggiorno e la conoscenza della lingua italiana. Al termine del
percorso formativo viene rilasciata una certificazione di competenze
Operatore socio-assistenziale (OSA). L’operatore socio-assistenziale è un operatore che svolge
la propria attività prevalentemente nell’assistenza diretta e di cura di anziani e disabili, sia a
domicilio che nelle strutture di cura residenziali e semi-residenziali. La Regione Campania ha
ritenuto opportuno non mandare ad esaurimento il profilo con l’introduzione dell’OSS. Per
l’accesso ai corsi di qualifica regionale della durata di 600 ore è necessario il possesso della
licenza media inferiore. Sono stati inoltre previsti corsi di riqualificazione di operatori occupati
con riconoscimento di crediti lavorativi e formativi.
Operatore socio-sanitario (OSS). L'operatore socio sanitario è l'operatore che, a seguito
dell'attestato di qualifica conseguito al termine della specifica formazione professionale, svolge
attività indirizzata a:
soddisfare i bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie aree di competenza,
in un contesto sia sociale che sanitario
favorire il benessere e l'autonomia dell'utente.
La Regione Campania ha recepito l’Accordo con DGR 3956/2001.
Per l’accesso ai corsi di formazione regionale della durata di 1.000 ore è necessario il possesso
della licenza media inferiore. La formazione e l’avvio dei corsi sono autorizzati dal settore
“Aggiornamento e Formazione del Personale Sanitario Regionale”.
Area Accoglienza e Servizio sociale
Tecnico dell’accoglienza sociale. Si tratta di un operatore di primo contatto con l’utenza.
Requisito per l’accesso ai corsi di qualifica regionale della durata di 1.000 ore è il possesso del
diploma di scuola media superiore.
Assistente sociale (Servizio sociale professionale)
Area Socio-Educativa
Operatore infanzia. Operatore impegnato nell’attività di accudimento e animazione rivolta a
bambini, adolescenti e famiglie. Requisito per l’accesso ai corsi di qualifica regionale della
durata di 1.000 ore è il possesso del diploma di scuola media superiore.
Animatore sociale. Operatore che, nell’ambito dei servizi socio – educativo – culturali, svolge
attività finalizzata allo sviluppo delle potenzialità delle persone o dei gruppi e alla promozione
10
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
di processi di prevenzione del disagio, inserimento e partecipazione sociale. Gli ambiti di
intervento fanno riferimento a tre principali aree:
area socio–culturale, all’interno di progetti e servizi di carattere culturale, espressivo,
comunicativo
area socio–educativa, all’interno di progetti e servizi di carattere educativo, espressivo,
ludico
area assistenziale e sanitaria, all’interno di servizi residenziali e semiresidenziali e
nell’ambito di progetti di prevenzione, cura, riabilitazione ed assistenza.
Requisito per l’accesso ai corsi di qualifica regionale della durata di 1.000 ore è il possesso del
diploma di scuola media superiore.
Educatore laureato.
Educatore professionale sociale (classe 18)
Educatore professionale sanitario (SNT/2) . La laurea consente l’accesso sia in strutture
sociali che socio-sanitarie e sanitarie.
Area Mediazione
Mediatore culturale. Operatore in grado di svolgere la funzione di mediazione linguistica e
soprattutto di orientamento culturale. Il suo compito è quello di decodificare valori, modi di
pensare e di interpretare il mondo, comportamenti e stili di vita, pratiche religiose. Il mediatore
culturale utilizza le proprie conoscenze linguistiche e culturali e la propria capacità relazionale
ed empatica per meglio interpretare ed esprimere le caratteristiche e i bisogni degli stranieri: si
pone da “ponte” tra gli immigrati stranieri e i servizi e/o popolazione del Paese di accoglienza.
Nello svolgimento delle sue funzioni: favorisce la comunicazione tra l’utenza straniera e le
istituzioni, crea condizioni di pari opportunità nell’accesso ai servizi, favorisce la conoscenza
delle culture degli immigrati e il mantenimento della loro identità culturale, facilita la
comprensione delle problematiche attinenti a realtà culturali diverse.
Per accedere ai corsi di qualifica regionale della durata di 600 ore sono necessari:
diploma 2° ciclo di istruzione
buona conoscenza di una lingua a scelta tra: inglese, spagnolo, arabo, altra lingua di un
Paese extracomunitario
buona conoscenza della lingua italiana (per chi non abbia tale conoscenza è possibile
accedere al corso solo dopo un percorso di apprendimento della lingua italiana).
Gli immigrati non in possesso di un’adeguata conoscenza della lingua italiana accedono al
percorso formativo per la qualifica di mediatore culturale dopo aver frequentato un modulo
base di alfabetizzazione.
Tecnico di inserimento lavorativo. Operatore impegnato in azioni che facilitano l’inserimento
lavorativo di fasce deboli o svantaggiate: giovani a bassa scolarità, portatori di handicap, ex
alcolisti, ex tossicodipendenti, ex detenuti, immigrati, ecc. Il tecnico dell’inserimento
lavorativo aiuta il soggetto ad avere fiducia nelle proprie capacità, prendere consapevolezza dei
11
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
diritti sociali, uscire da isolamento e auto-esclusione; insegna a sostenere un colloquio di
lavoro, preparare un curriculum, reggere gli eventuali insuccessi, ecc.. Deve saper dialogare con
il tessuto imprenditoriale del territorio; diffondere informazioni sulle agevolazioni economiche
(tirocinio, borsa lavoro, ecc.), individuare nelle aziende le posizioni di lavoro più adatte ai
soggetti svantaggiati, mantenere collegamenti e collaborazioni continue con responsabili del
personale, artigiani, capi operai.
Per accedere ai corsi di qualifica regionale della durata di 1.000 ore è necessario il possesso del
diploma di scuola media superiore.
Mediatore familiare. Il mediatore familiare è un operatore adeguatamente formato alla
comprensione, sul piano psicologico, del conflitto coniugale e familiare. Ha capacità di
promuovere nei partner/genitori le risorse, le competenze, la motivazione al dialogo e a
prevenire il disagio dei minori. Più precisamente, il mediatore familiare aiuta la coppia:
-
a rimuovere le difficoltà legate ad una comunicazione troppo esasperata e conflittuale
a creare uno spazio di incontro e di dialogo con il partner
a trovare accordi concreti, costruttivi e personalizzati, ampliando la gamma delle possibili
soluzioni
a riorganizzare le relazioni familiari, tenendo conto dei bisogni psicologici dei figli.
La formazione è di ambito universitario e post-universitario. Per accedere ai corsi di qualifica
regionale della durata di 220 ore sono necessari:
Laurea in psicologia, sociologia, giurisprudenza, neuropsichiatria infantile, psichiatria,
scienze dell’educazione e della formazione, scienze del servizio sociale
Diploma riconosciuto di assistente sociale.
Il box seguente riporta in sintesi la matrice per la Classificazione dei profili per aree e livelli
professionali in Campania (all. B: tab. 1, tab. 5).
area Assistenza di base
assistente familiare
assistente domiciliare
OSS
area Socio-educativa
animatore sociale
operatore infanzia
educatore professionale sanitario (SNT/2)
educatore professionale sociale (L18)
area Accoglienza e servizio sociale
tecnico accoglienza
assistente sociale
area Mediazione
mediatore culturale
tecnico inserimento lavorativo
mediatore familiare
12
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
1.3. Offerta formativa per i servizi sociali
Formazione professionale
Con l’introduzione del repertorio delle professioni sociali la Regione, attraverso la formazione
professionale, ha promosso corsi per i profili previsti dalla DGR 2843/2003:
- assistente familiare
- operatore socio-assistenziale
- operatore infanzia
- animatore sociale
- tecnico accoglienza
- tecnico inserimento lavorativo
- mediatore culturale
- mediatore familiare.
Nella Formazione autofinanziata su un totale di 2661 corsi attivati nelle due annualità, 1407 hanno
riguardato l’area dell’assistenza di base alla persona, con una prevalenza dei corsi per l’operatore
socio-assistenziale (1.275) rispetto a quelli per l’assistente familiare (132); seguono l’area socioeducativa con un’equilibrata distribuzione tra i profili (299 corsi attivati per l’animatore sociale e
274 per l’operatore dell’infanzia) e l’area della mediazione di secondo livello (243 corsi) e di terzo
livello (277 corsi attivati). In evidenza appare anche l’area dell’accoglienza e servizio sociale, infatti
per la formazione del tecnico per l’accoglienza sociale sono stati previsti 86 corsi (all. C, tab. 1).
Il nuovo repertorio ha aperto un problema per gli operatori in possesso delle vecchie qualifiche,
diventate obsolete. Per questo la Regione Campania ha avviato percorsi formativi di
riqualificazione per gli operatori sociali occupati, in particolare per:
- assistenti materiali occupati negli Istituti scolastici
- operatori occupati, nell’ambito di progetti afferenti ai Piani di zona, in possesso o meno della
qualifica professionale.
I percorsi per la riqualificazione di operatori occupati, con o senza qualifica professionale, con
esperienza nel campo dell’assistenza/accompagnamento ai minori disabili all’interno delle scuole
sono stati definiti con DGR 810/2004 (BURC n.34 del 19 luglio 2004)::
- percorso breve di 100 ore (60 ore d’aula e 40 di tirocinio) per gli operatori già in possesso di
qualifica in ambito socio-assistenziale o socio-sanitario conseguito con corsi della durata
minima di 600 ore
- percorso di 300 ore d’aula più tirocinio (la cui durata sarà rapportata all’esperienza lavorativa
posseduta) per operatori non in possesso di alcuna qualifica, con titolo non adeguato o
conseguito al termine di un corso inferiore alle 600 ore.
I percorsi di riqualificazione di operatori sociali occupati con o senza qualifica professionale, e
operatori con esperienza professionale nell’ambito delle attività promosse nei Piani di Zona è stato
definito con DGR 2209/2004 (BURC n°3 del 17 gennaio 2005). I profili di riferimento individuati
per la riqualificazione sono stati sei:
- a livello base l’operatore socio-assistenziale
13
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
-
a livello tecnico: tecnico accoglienza sociale, mediatore culturale, operatore della prima
infanzia, animatore sociale, tecnico dell’inserimento lavorativo.
La delibera ha previsto due percorsi:
- percorso breve di 300-400 ore per operatori in servizio o con esperienza professionali, non in
possesso di qualifica, con titolo non adeguato, o che abbiano già frequentato un corso di
formazione in ambito socio-assistenziale o socio-sanitario di durata inferiore alle 400-600 ore
a seconda del profilo
- percorso breve di 100-200 ore per operatori in servizio o con esperienza professionale, che
abbiano già frequentato un corso di formazione in ambito socio-assistenziale o socio-sanitario
di durata superiore alle 400-600 ore a seconda del profilo.
In totale sono stati approvati 62 corsi di riqualificazione per un impegno di spesa di circa 13 milioni
di Euro. Considerando una media di 20-25 allievi per corso approvato, è stato coperto il fabbisogno
di circa 2000 operatori 2.
Istruzione secondaria
Nella Regione Campania tutte le province si caratterizzano per la presenza di licei sociali e ciascuna
di esse annovera nella sua offerta formativa secondaria almeno un istituto di scienze sociali e un
istituto socio-psicopedagogico con indirizzo Brocca, per un totale di 39 licei sociali (all. C: tab. 2,
tab. 3, tab. 4).
Al contrario, solo tre province prevedono la presenza di Istituti tecnici per le attività sociali:
Avellino, Salerno e Napoli. Per favorire l’inserimento lavorativo dei diplomati sono stati attivati
anche corsi post-qualifica in ambito sociale (III area professionalizzante).
Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)
La Regione Campania ha dedicato la misura 3.7 del POR 2000-2006 al finanziamento della
formazione superiore. Per il triennio di programmazione 2007-2009 sono 14 i Poli formativi già
costituiti nella regione Campania e 2 quelli in via di costituzione: tra questi figura proprio il settore
del Sociale, il quale era stato anche annoverato nell’elenco dei settori produttivi prioritari per
l’individuazione dei poli formativi 3. Tuttavia, i percorsi IFTS finanziati in ambito sociale nelle
annualità considerate sono ancora poco numerosi (4), coinvolgono solo due province (Napoli e
Avellino), e si riferiscono unicamente a profili professionali impiegabili nel servizio
Informagiovani.
Formazione in ambito universitario
Su sette università campane, cinque prevedono nell’ offerta formativa del triennio 2005-2007 corsi
di laurea (a ciclo unico, triennale o specialistica) e master di I livello per il comparto sociale e sociosanitario. Per il profilo professionale del mediatore culturale tecnico e post-laureato (L3, L11, LS42,
2
Si tratta, in particolare, di: 700 Osa, 250-300 animatori sociali, 125 operatori della prima infanzia, 150 mediatori
culturali, 100 tecnici per l’inserimento lavorativo e 75 tecnici dell’accoglienza sociale.
3
Insieme ai seguenti settori: Moda, Aerospazio, Economia del Mare, Agroalimentare, Enogastronomia, Turismo e ICT.
14
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
LS43) è L’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” ad organizzare la maggior parte dei corsi,
generalmente privi di programmazione di accesso (numero chiuso).
Al contrario, per i restanti profili professionali operanti nel comparto del sociale, la Regione
Campania offre costantemente la possibilità di scelta tra almeno due distinti atenei.
Le facoltà di Medicina e chirurgia degli atenei di Napoli provvedono alla formazione dell’Educatore
professionale in ambito sanitario, organizzando corsi di laurea triennale (SNT/2) a numero chiuso,
e presso l’Università Federico II è previsto anche un corso di laurea magistrale in Scienze delle
professioni sanitarie e della riabilitazione (SNT_SPEC/2), con un accesso limitato a 20 utenti.
Numerosi sono anche i corsi di perfezionamento e master in ambito sociale realizzati o in corso di
realizzazione presso le università campane 4 (all. C, tab. 5).
1.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali
La Regione Campania ha messo in moto la riforma del welfare subito dopo l’approvazione della
L. 328/2000, emanando un insieme di norme e disposizioni che vanno ad arricchire le prime leggi
in materia. Per facilitare la programmazione territoriale la Regione ha emanato linee guida in cui è
presente anche il tema delle professioni sociali, diventando una delle prime regioni ad avviare un
processo di definizione delle professioni sociali dal basso. Le prime linee guida (DGR 1826/2001),
infatti, richiedevano alle zone di indicare gli operatori impegnati nelle strutture e nei diversi servizi,
con riferimento alla figura professionale, per costruire un primo scenario degli attuali occupati e
avviare una previsione del fabbisogno formativo. Novità interessanti sono state introdotte dalla
successiva DGR 352/2003 che ha individuato il nuovo servizio di “antenna sociale” in cui è stata
prevista la presenza di assistenti sociali ed educatori professionali con la funzione di rilevare i
fabbisogni sociali dei territori.
Le linee guida per la programmazione del terzo piano di zona danno continuità alle indicazioni
delle due precedenti annualità e stabiliscono per alcuni servizi le figure professionali da impiegare:
il Servizio sociale professionale rimane ovviamente appannaggio dell’ assistente sociale mentre il
Segretariato sociale ed il servizio di antenna sociale possono essere svolti da sociologi, educatori,
psicologi, mediatori culturali, operatori di strada.
Con la definizione del repertorio delle professioni sociali (DGR 2843/2008) è stato inoltre
introdotto il profilo del tecnico dell’accoglienza sociale.
Attualmente è in attuazione la VII annualità della legge, e gli ambiti territoriali sono n.52 (DGRC
n.601 del 11/04/2008). La Regione ha promosso e orientato la filosofia dei Piani come dei veri e
propri “Piani Regolatori del Sociale”. Le linee guida individuano le azioni a regia regionale, quelle a
titolarità regionale, le aree di intervento, i servizi prioritari, i criteri di riparto e di trasferimento
4
Ecco l’elenco dei corsi di perfezionamento e master: metodi e tecniche per la programmazione e la gestione dei
servizi sanitari; mediazione familiare; percorsi di dialogo e incontro tra culture nel contesto educativo; consulenza
educativa per l’intervento nelle comunità infantili; metodologia didattica per l’integrazione dei disabili e degli
svantaggiati; consulenza pedagogica in ambito scolastico ed extrascolastico per adolescenti in situazioni di disagio e di
marginalità sociale; integrazione socio-sanitaria e rete di servizi per persone con disabilità; organizzazione,
management e valutazione delle politiche e dei sistemi socio-sanitari (primo livello) e programmazione e valutazione
di qualità nei servizi sociali alla persona (primo livello).
15
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
delle risorse del Fondo nazionale politiche sociali (Fnps) e possono fornire indicazioni sui profili
professionali da impiegare nei servizi. Le linee guida ai piani di zona, con eventuali indicazioni di
operatori da impiegare nei servizi, saranno emanate a fine dicembre 2008.
Parallelamente alla pianificazione e allo sviluppo dei servizi, la Regione ha approvato norme che
disciplinano i requisiti per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture residenziali per minori
e delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). Ad eccezione della figura di educatore prevista nei
servizi residenziali per minori (DGR 6317/2002), le norme non vincolano gli organici a specifiche
figure, mentre specificano le funzioni che vanno garantite: personale di assistenza sociale,
personale di assistenza alle persone, personale educativo, professioni psico-socio-pedagogiche.
Solo con DGR 6/2006 la Regione Campania ha introdotto tra gli standard di personale figure
presenti nel repertorio delle professioni sociali: educatore professionale, assistente sociale,
animatore sociale (all. D, tab. 1).
La Campania, infatti, è stata la prima regione italiana che ha portato a termine le definizione delle
professioni sociali per il welfare territoriale con l’approvazione della DGR 2843/2003. Il repertorio
colloca le professioni nelle cinque aree di intervento indicate nelle Linee Guida per i Piani di zona:
- assistenza di base
- comunicazione sociale e mediazione culturale
- area socio-educativa
- inserimento al lavoro
- mediazione familiare.
Per scegliere le figure da consolidare, in ciascuna area, la Regione Campania ha adottato alcuni
criteri fondamentali che possono costituire buone prassi per le Regioni che intendono definire un
repertorio delle professioni sociali:
- accorpare titoli e qualifiche simili, evitando sovrapposizioni e ridondanze che ostacolano la
crescita di una identità professionale precisa
- costruire figure dotate di polivalenza, per aumentare lo spazio occupazionale di ciascuna e la
possibilità di interscambio nei servizi
- convergere su alcune piste di sviluppo seguite dalle altre Regioni italiane per assicurare agli
operatori della Campania una professionalità spendibile su tutto il territorio nazionale o quanto
meno comparabile con altre qualifiche regionali
- conservare denominazioni e profili riconosciuti da precedenti atti della Campania.
Di seguito riportiamo i profili individuati e il relativo livello di formazione
- 1 certificazione di competenze (assistente familiare)
- 2 qualifiche di base (OSA e OSS)
- 5 qualifiche tecniche (tecnico accoglienza sociale, mediatore culturale, operatore infanzia,
animatore sociale, tecnico dell’inserimento lavorativo)
- 2 lauree (assistente sociale, educatore professionale)
- 1 profilo ad alta qualificazione (mediatore familiare).
16
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Per ogni figura – fatta esclusione per i profili laureati di assistente sociale, educatore sociale ed
educatore professionale definiti dal MIUR - è stato elaborato il profilo e indicati: requisiti di
accesso, durata, crediti formativi, contesti operativi, competenze di base, tecniche-professionali e
trasversali. Da sottolineare l’intervento della Regione Campania nella definizione dei profili tecnici 5
(accesso dopo il diploma di scuola media superiore) ritenuti strategici per il welfare territoriale.
5
Tecnico dell’accoglienza sociale (1.000 ore). Il tecnico dell’accoglienza sociale è un operatore di primo contatto con
l’utenza: è in grado di recepire le istanze dell’interlocutore e di fornire la prima risposta di carattere generale, di
informare ed orientare verso altre figure professionali o altri servizi. Svolge una funzione di “filtro”. E’ un operatore
di supporto all’Assistente sociale.
Mediatore culturale (600 ore). Operatore in grado di svolgere la funzione di mediazione linguistica e soprattutto di
orientamento culturale.
Operatore dell’infanzia (1.000 ore). Operatore impegnato nell’attività di accudimento e animazione rivolta a
bambini, adolescenti e famiglie.
Animatore sociale (1.000 ore). Si tratta di un operatore che utilizza in prevalenza metodi di animazione, auto-aiuto,
piccoli gruppi espressivi, attività strutturate di gioco e creatività. E’ un operatore di supporto all’Educatore.
Tecnico dell’ inserimento lavorativo (1.000 ore). L’operatore aiuta il soggetto ad avere fiducia nelle proprie capacità,
a prendere consapevolezza dei diritti sociali, uscire da isolamento e auto-esclusione; insegna a sostenere un colloquio
di lavoro, preparare un curriculum, reggere gli eventuali insuccessi.
17
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Capitolo 2. Welfare e professioni sociali in Abruzzo
2.1. Servizi sociali sul territorio
La Regione Abruzzo ha individuato quattro aree prioritarie di intervento sociale, nelle quali si
concentrano i bisogni espressi dalla popolazione abruzzese e a cui è necessario fornire risposte
adeguate e garantire i livelli essenziali di assistenza sociale (Piano sociale regionale 2007-2009):
 infanzia, giovani e famiglia
 disabili
 anziani
 integrazione e inclusione sociale.
Area di intervento Infanzia, giovani e famiglia
Il complesso dei servizi sociali espressamente dedicati a tale area nasce dalla maturata
consapevolezza che sempre più famiglie abruzzesi (o residenti sul territorio regionale) si
caratterizzano per un peso assistenziale rilevante e spesso si associa a situazioni di disagio
economico dovuto alla perdita di lavoro in età avanzata o alla flessibilità del lavoro dei giovani che
non consente un’autonomia economica sufficiente a costruire un nucleo indipendente. Da qui,
l’esigenza di supportare le famiglie con gravi carichi di cura e, dall’altro, di favorire e agevolare le
giovani coppie (all. A, tab. 8).
Area di intervento Disabilità
La condizione di disabilità fisica e mentale rappresenta da sempre un fronte primario per le
politiche sociali abruzzesi, per la difesa dei diritti sociali e civili e, in particolare, per la lotta contro
le situazioni più gravi di esclusione sociale (all. A, tab. 9).
Gli obiettivi regionali per la disabilità della Regione Abruzzo si riassumono nella volontà di
supportare il ciclo di vita della famiglia che si prende cura del disabile, di garantirne la permanenza
nel proprio ambiente di vita anche in caso di attivazione di interventi assistenziali e di
promuoverne la partecipazione attiva alla vita comunitaria (integrazione scolastica, inclusione
lavorativa, eliminazione delle barriere architettoniche per il sostegno alla mobilità territoriale).
Area di intervento Persone anziane
Si tratta di un’area di intervento all’interno della quale negli anni passati si è percepita un’offerta di
servizi e interventi particolarmente efficaci, anche nell’accrescere la domanda esistente. Tuttavia,
l’impegno nel consolidamento e costante allargamento degli strumenti e delle risorse (economiche,
professionali e strutturali) espressamente dedicate e destinate agli anziani muove dal crescente
invecchiamento della popolazione abruzzese e dalla permanenza di un’area interna estremamente
problematica: quella della non-autosufficienza, specialmente se collegata a problemi di reddito e di
isolamento sociale-familiare (all. A, tab. 10).
La Regione Abruzzo, dunque, si impegna ad assicurare un efficace sostegno alle persone anziane, in
particolare a quelle sole o in condizioni di ridotta autonomia o non-autosufficienza, e, alla luce
dell’aumento della durata media della vita e della modificazione del rapporto tra tempo di vita e
18
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
tempo di lavoro, ad orientare le politiche sociali per la terza età verso la promozione di azioni per
l’invecchiamento attivo.
Area di intervento Integrazione ed inclusione sociale
L’area degli interventi finalizzati a promuovere il complesso processo di integrazione e inclusione
sociale nasce principalmente dalla costante espansione delle richieste di aiuto a fronte di un disagio
economico, dalla crescita del fenomeno dell’immigrazione e dalla sempre più debole connettività
della comunità abruzzese. Infatti, ad esempio, l’arrivo di soggetti immigrati sul territorio regionale
se, da un lato, rappresenta un ottimale strumento di compensazione al calo demografico registrato
negli ultimi anni nonché un aumento significativo di manodopera utile alle imprese locali, dall’altro
rischia di generare casi di pericolosa emarginazione e degrado se non accompagnato da un
impegno verso la coesione sociale che dovrebbe palesarsi soprattutto nei primi anni di permanenza
(all. A, tab. 11).
Inoltre, la situazione di povertà economica in cui versa una parte significativa della popolazione
nella maggior parte dei casi si accompagna ad una povertà anche di natura relazionale, a causa
delle difficoltà crescenti nei rapporti familiari e sociali.
La Regione Abruzzo, pertanto, si impegna a declinare il “valore integrazione” in obiettivi, servizi e
professionisti in grado di assicurare l’inclusione sociale, attraverso la ricostruzione di un tessuto
comunitario connettivo, partecipativo e relazionale presso il territorio.
Più nello specifico, si impegna a contrastare l’esclusione sociale e la povertà con azioni specifiche,
attivare percorsi partecipativi di concertazione, di sensibilizzazione e di gestione delle azioni
inclusive con le associazioni rappresentative dei diversi gruppi a rischio di esclusione, sperimentare
nuovi programmi di intervento in grado di contrastare la vulnerabilità delle famiglie dovuta a
povertà con azioni multiple di sostegno al reddito, consumo responsabile, politiche abitative
favorevoli (housing sociale), e valorizzare, nei progetti e nelle azioni di inclusione, l’integrazione fra
politiche sociali, politiche del lavoro, politiche per la formazione e politiche abitative, politiche della
salute attraverso accordi locali e patti per l’inclusione sociale.
2.2. Le professioni che operano nel settore
La Regione Abruzzo non ha definito un repertorio delle Professioni sociali; attualmente l’unico
profilo istituito è quello del mediatore culturale (DGR 1386/2006). È tuttavia è possibile ricostruire
una mappa dei profili professionali del welfare abruzzese utilizzando le indicazioni raccolte
attraverso le azioni della ricerca:
- analisi delle norme in ambito sociale
- nomenclatore dei servizi e delle professioni sociali
- analisi dell’offerta per operatori sociali.
La Regione ha inoltre promosso una ricerca sui profili regionali (EmmeErre, 2006) da cui si
evincono alcune proposte per il riordino del sistema delle professioni sociali. Ulteriori
indicazioni sono state raccolte attraverso le interviste realizzate con i responsabili del Settore
politiche sociali e Lavoro.
19
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
La mappa evidenzia in tutto nove profili: quattro di base, 2 tecnici (post-diploma), 3 laureati. A
livello di base, la Regione Abruzzo individua l’assistente familiare, l’operatore socio-assistenziale e
l’operatore socio-sanitario. A questi si aggiunge il profilo dell’assistente specialistico ai ragazzi
portatori di handicap che la Regione pensa di istituire in risposta alla numerose richieste di
riconoscimento provenienti da operatori e istituzioni scolastiche.
A livello tecnico sono previsti l’animatore sociale (operatore socio-educativo), presente nei servizi
ma ancora non definito da specifica normativa, e il mediatore culturale (definito con DGR del
2006). Va considerato poi il profilo dell’Educatore prima infanzia di livello tecnico oramai ad
esaurimento, ma presente ancora in maniera preponderante nei servizi socio-educativi, viste anche
le numerose deroghe concesse.
A livello laureato troviamo l’Assistente sociale e l’Educatore; per quest’ultimo sono presenti tre
denominazioni: Educatore sociale, Educatore professionale ed Educatore prima infanzia.
Area Assistenza di base
Assistente familiare. La Regione Abruzzo non ha ancora regolamentato il profilo, ma ha
promosso uno studio per la definizione degli standard formativi con l’ipotesi di un percorso
minimo di 400 ore (qualifica di primo livello nella regione). L’accesso al corso è aperto sia agli
italiani che agli stranieri dai 25 ai 55 anni.
Operatore socio-assistenziale (OSA). I corsi di qualifica regionale sono di denominazione e
durata variabile (dalle 400 alle 800 ore). La Regione Abruzzo intende mantenere il profilo
dell’OSA anche a seguito dell’introduzione del profilo dell’OSS in attesa di prevedere delle
misure di riqualificazione per operatori in possesso di titoli obsoleti (Operatore socio
assistenziale, Operatore di base per RSA, Assistente domiciliare dei servizi tutelari, Operatore
socio-assistenziale per RSA, Assistente domiciliare integrato) o in possesso della sola
esperienza professionale.
Da uno studio promosso dalla Regione (Emme Erre, 2006) è stata evidenziata la necessità di
formalizzare un profilo per l’assistenza ai portatori di handicap: l’assistente specialistico per
ragazzi portatori di handicap. Si tratta di un operatore che eroga prestazioni di aiuto e
supporto alla persona disabile, nell’ambito delle attività dalla cura della persona al supporto nei
processi di inserimento e partecipazione sociale. Questa figura opera soprattutto in ambito
scolastico in supporto ad altre figure professionali (insegnanti di sostegno, personale scolastico,
psicologi, educatori professionali, ecc. Seguendo gli orientamenti nazionali la Regione Abruzzo
potrebbe formalizzare il profilo di OSA e prevedere un percorso formativo aggiuntivo (es. 200
ore) per la specializzazione in assistenza scolastica ai ragazzi portatori di handicap (OSA 600
ore + specializzazione handicap 200 ore) piuttosto che formalizzare il profilo di assistente
specialistico ai portatori di handicap in aggiunta agli altri profili di base già presenti (corso di
qualifica regionale post-obbligo scolastico di 400 ore)
Operatore socio-sanitario (OSS). La Regione Abruzzo ha recepito l’accordo con DGR 151/2002
e la formazione degli operatori è stata affidata alle ASL. Attualmente, con DGR 922/2007 sono
stati sospesi tutti i corsi di formazione per OSS a partire dall’anno 2008.
20
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Area Accoglienza e Servizio sociale
Assistente sociale (Servizio sociale professionale). Come visto in precedenza la figura è formata
negli atenei de L’Aquila e Chieti.
Area Socio-Educativa
Animatore sociale – Operatore socio-educativo.. La Regione ha ipotizzato un profilo tecnico
con un percorso formativo di 1.200 ore. La tendenza, confermata anche da altre Regioni, è
quella di considerare l’animatore sociale un profilo di livello tecnico, con percorsi formativi
dalla 600 alle 1.200 ore.
Educatore infanzia. Sulla base delle norme della Regione Abruzzo (L. 76/2000) gli educatori
devono essere in possesso del diploma di laurea di Educatore dell’infanzia; in via transitoria
(fino al 31 ottobre 2008 6), sono validi i diplomi in ambito socio-educativo e gli attestati di
qualifica rilasciati dalla Regione: diploma di maturità magistrale, diploma rilasciato dal liceo
psico-pedagogico, diploma di assistente di comunità infantile, diploma di dirigente di comunità
infantile, altro diploma di scuola secondaria superiore, qualifica professionale regionale per
“Educatore dell’infanzia”.
Educatore laureato (Educatore professionale sociale/ Educatore professionale sanitario). I
profili sono presenti in Abruzzo e formati nelle Università de L’Aquila e Chieti.
Area Mediazione
Mediatore culturale. Il profilo è stato approvato dalla Regione Abruzzo con DGR 1386 del
29/11/2006. Il mediatore culturale è un tecnico della comunicazione interculturale, che agisce
come facilitatore delle relazioni per favorire l’inclusione socio-culturale; fornisce gli strumenti
necessari agli immigrati per orientarsi e capire la realtà nuova. Il mediatore culturale collabora ai
processi di integrazione degli immigrati e di realizzazione delle pari opportunità di accesso dei
medesimi nei vari ambiti sociali, attraverso la rimozione delle barriere linguistico-culturali, la
conoscenza e la valorizzazione delle culture di appartenenza, la promozione dell’accesso alle
strutture e ai servizi, rispetto ai quali svolge un’attività di intermediazione nel processo di
adeguamento delle prestazioni offerte dall’utenza immigrata opera nei seguenti contesti operativi:
- consulenza offerta al singolo immigrato, alle famiglie, alle associazioni di immigrati per
aiutarli a muoversi autonomamente nella nuova realtà di vita e di lavoro
- collaborazione e supporto con/a strutture e servizi operanti nell’ambito di riferimento
La delibera non offre indicazioni sulla durata dei corsi di formazione.
Per potenziare il ruolo delle Istituzioni scolastiche nel favorire l’inserimento di studenti
stranieri è stata promossa la riqualificazione di mediatori culturali che affianchino gli
insegnanti nelle scuole elementari e medie. Destinatari dell’azione sono stati mediatori culturali
con esperienze di lavoro nel settore e residenti nel territorio regionale abruzzese, con la
6
Sono probabili ulteriori proroghe.
21
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
necessità di adeguare il proprio profilo professionale alle indicazioni e ai criteri stabiliti dalla
DGR 1386/2006.
Il box seguente riporta in sintesi la matrice per la Classificazione dei profili per aree e livelli
professionali in Abruzzo (all. B: tab. 2, tab. 5).
area Assistenza di base
area Accoglienza e servizio sociale
assistente familiare
assistente sociale
assistente domiciliare (OSA)
assistente specialistico per ragazzi con
handicap
OSS
area Socio-educativa
area Mediazione
animatore sociale – operatore sociomediatore culturale
educativo
educatore all’infanzia
educatore professionale sanitario (SNT/2)
educatore professionale sociale (L18)
2.3. Offerta formativa per i servizi sociali
Formazione regionale
La Regione Abruzzo ha promosso corsi in ambito sociale soprattutto per la formazione degli
operatori di base. Su un totale di 31 corsi, rivolti a operatori in possesso del diploma della scuola
dell’obbligo, 27 hanno riguardato l’area dell’Assistenza di base e solo 2 quella Socio educativa. I
corsi approvati sono per assistente familiare, assistenza ai disabili, operatrice di assistenza
extrascolastica per disabili, assistente anziani e operatore socio-assistenziale. Per il profilo
dell’Operatore Socio Sanitario (OSS) sono previsti corsi di 1000 ore per la formazione degli
operatori disoccupati e corsi di 400 ore mirati alla riqualificazione di operatori occupati con profilo
di OTA (operatore tecnico addetto all’assistenza) o OSA (operatore socio assistenziale).
A livello tecnico, per operatori in possesso del diploma, la Regione ha organizzato corsi nell’area
socio-educativa (Animatore di comunità, Addetto alle dinamiche educative prima infanzia) e
nell’area della mediazione culturale. I corsi per mediatori culturali si rivolgono a disoccupati
(Aquila e Teramo) o operatori in possesso di competenze per l’aggiornamento e la riqualificazione
(Chieti) (all. C, tab. 6).
Istruzione secondaria
Nella regione Abruzzo tutte le province sono caratterizzate dalla presenza di licei ad indirizzo
sociale. Su un totale di nove istituti, tre sono presenti nella provincia de L’Aquila, tre in quella di
Chieti, due a Pescara ed uno a Teramo.
22
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Sono presenti quattro istituti di istruzione professionale o tecnica per le attività sociali che
rilasciano il titolo di “Dirigente di Comunità” (all. C: tab. 7, tab. 8, tab. 9).
Per favorire l’inserimento lavorativo dei diplomati sono stati attivati due corsi post-qualifica in
ambito sociale (III area professionalizzante).
Formazione in ambito universitario
La figura dell’assistente sociale viene formata all’Università di Chieti e all’Università de L’Aquila In
particolare, i corsi dell’Università de L’Aquila sono interfacoltà, organizzati dalla collaborazione di
Economia, Medicina e chirurgia e Scienze della formazione e prevedono un numero limitato di iscritti.
Per il profilo dell’educatore professionale gli atenei di Chieti e Pescara e quello de L’Aquila
prevedono nella loro offerta formativa corsi di laurea triennali relativi all’area sanitaria (facoltà di
Medicina e chirurgia), con un numero limitato di posti, ma anche corsi relativi all’area educativa
presso la facoltà di Scienze della formazione.
I corsi di laurea in Psicologia e Sociologia sono presenti nell’ateneo de L’Aquila e di Chieti e Pescara.
L’Università degli Studi G. D’Annunzio (di Chieti e Pescara) e l’Università degli studi de L’Aquila
provvedono alla formazione del profilo del Mediatore culturale. Offrono corsi triennali in
mediazione linguistica e comunicazione interculturale e corsi di laurea magistrale in lingue
letterature e culture moderne, con particolare riguardo per quelle euroamericane.
L’Università di Teramo, a differenza delle altre, non offre corsi di laurea né in ambito sanitario né
in ambito educativo ma ha attivato un corso triennale in Scienze sociologiche per lo sviluppo locale
e la governance. Sul territorio sono organizzati anche master 7 (all. C, tab. 10).
2.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali
Il percorso di realizzazione di un nuovo sistema di interventi e servizi sociali in Abruzzo è stato
avviato con la legge regionale n. 22 del 1998, contenente le norme per la programmazione e
l’organizzazione dei servizi sociali. La legge, con la quale è stato anche approvato il primo Piano
sociale regionale, ha rappresentato uno spartiacque fondamentale nelle modalità di
programmazione e gestione delle politiche sociali regionali, anticipando molti dei principi cardine
della legge-quadro n. 328 del 2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali. Tra le scelte strategiche del piano sociale 1998-2000, grande importanza ha avuto il
principio di sussidiarietà, con il riconoscimento del ruolo delle comunità locali nella guida del
proprio sviluppo, chiamate a darsi obiettivi e programmi propri nell’ambito di una cornice
delineata dal piano sociale, e con l’impiego degli strumenti della collaborazione, partecipazione e
impegno comune previsti nel piano stesso.
La scelta di operare per livelli essenziali di assistenza sociale (LIVEAS), inoltre, ha consentito di
avviare su scala regionale la realizzazione di due “livelli minimi” di assistenza individuati nel
servizio di segretariato sociale e nel servizio socio-psico-educativo per l’infanzia e l’adolescenza.
7
Nella regione Abruzzo sono stati inoltre organizzati master in “Comunicazione Sociale e Istituzionale” e di “Didattica
dell’italiano seconda lingua e lingua straniera” (nell’anno 2006-2007), ma non sono stati attivati corsi post laurea per
Mediatori culturali. L’Università Popolare degli studi Giovanni Paolo II della provincia di Chieti ha previsto un master
che abilita alla pratica della “Mediazione Familiare”.
23
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Il secondo piano sociale triennale, approvato dal Consiglio Regionale nel 2002 ha consolidato
questo percorso e, coerentemente con i principi e le disposizioni della legge 328, ne ha ampliato la
portata. La principale differenza rispetto al primo piano sociale – in via generale – si può
individuare nella scelta strategica di favorire lo sviluppo complessivo del sistema integrato di
interventi e servizi sociali, in una prospettiva di superamento della visione tradizionale delle
politiche di inclusione, fondata solo sull’assistenza.
Questa scelta ha favorito l’avvio di una modalità di programmazione sociale basata su obiettivi di
efficacia, oltre che di miglioramento del sistema di offerta, e il progressivo cambiamento del piano
di zona da strumento prevalentemente di gestione dei servizi a livello locale (associata, unitaria,
integrata…) a strumento di programmazione generale dei servizi alla persona.
Il Piano sociale regionale 2007-2009, fa ulteriori passi avanti rispetto al passato, introducendo
numerosi elementi di innovazione, nel rispetto del principio cardine: “meno contributi monetari,
più servizi”. Il nuovo Piano sociale regionale, in particolare:
- prevede per la prima volta l’area della inclusione e tutela sociale
- promuove e consolida gli strumenti di partecipazione e controllo da parte dei cittadini
- ritiene irrinunciabili tutte le azioni volte ad un’effettiva integrazione sociosanitaria, sia a livello
di programmazione regionale che territoriale
- amplia il livello della programmazione sociale locale, anche ricomprendendo all’interno di esso
altri strumenti di programmazione previsti dalla normativa regionale e nazionale
- avvia il processo di attuazione degli standard di erogazione dei Liveas che, nel rispetto della
normativa nazionale, porterà nel triennio ad una omogeneità territoriale di erogazione dei
servizi già strutturati nei precedenti piani
- introduce elementi di controllo sul sistema dell’affidamento dei servizi con un’attenzione
rivolta anche ai diritti degli operatori coinvolti nell’erogazione dei servizi sociali.
La Regione Abruzzo riconosce la formazione degli operatori come un elemento fondamentale per
garantire la qualità del sistema integrato di servizi alla persona e per il miglioramento
dell’efficienza e dell’efficacia delle prestazioni erogate, e ne promuove lo sviluppo, attraverso la
qualificazione e riqualificazione delle diverse professionalità. Secondo le indicazioni del piano la
definizione dei profili professionali e dei percorsi formativi deve tener conto della forte dinamicità
e complessità degli aspetti fondamentali che determinano l’esigenza di qualificare le risorse umane
chiamate ad operare nel sistema dei servizi.
Parallelamente alla pianificazione e allo sviluppo dei servizi, la Regione ha approvato norme che
disciplinano i requisiti per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture residenziali per minori e
delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). Ad eccezione della figura di educatore previsto nei servizi
residenziali per minori e degli operatori socio-sanitari previsti dalla LR 2/2005 “Disciplina delle
autorizzazioni al funzionamento e dell’accreditamento di soggetti eroganti servizi alla persona” le
norme non vincolano gli organici a specifiche figure, ma indicano figure generiche come ad esempio
operatore sociale o operatore socio educativo. In altri casi specificano i servizi o le funzioni che vanno
garantite: personale di assistenza sociale, personale di assistenza alla vita di relazione.
24
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Indicazioni più specifiche si hanno solo nei servizi per minori. Il funzionamento dei servizi
educativi per la prima infanzia è assicurato da apposito personale educativo con competenze psicopedagogiche e dal personale addetto ai servizi generali, in rapporto alla specificità dei servizi
organizzativi (art. 49 Direttive di attuazione LR. 76/2000). L’art. 50 definisce i requisiti che deve
possedere la figura dell’”Educatore d’infanzia” per operare nella Regione Abruzzo. Gli educatori
devono essere in possesso della laurea di Educatore prima infanzia (scienze dell’educazione). In via
transitoria 8, sono validi anche altri titoli di studio 9:
I Comuni abruzzesi (come previsto dall’art. 51 delle Direttive Generali di attuazione L. 76/2000)
istituiscono appositi albi comunali degli “Educatori Domiciliari”, a cui possono iscriversi coloro
che sono in possesso di uno dei titoli di studio sopra indicati, hanno documentata partecipazione
ad esperienze di formazione e aggiornamento inerenti la professione di educatore d’infanzia, per un
ammontare minimo di 60 ore all’anno e hanno documentata effettuazione di un tirocinio minimo
di un mese, o 150 ore, presso un servizio educativo pubblico per l’infanzia.
L’art. 53 stabilisce i requisiti richiesti alla figura del “Coordinatore psico-pedagogico”. Tale
professione può essere esercitata, da chi è in possesso della laurea specialistica di coordinatore dei
servizi educativi e formativi. In via transitoria (fino al settimo anno successivo all’istituzione dei
corsi di laurea specialistica), sono validi per l’accesso a tale ruolo, anche i seguenti titoli:
diploma di laurea in pedagogia
diploma di laurea in scienze dell’educazione
diploma di laurea in scienze della formazione primaria
diploma di laurea in psicologia
altro diploma di laurea in materia socio-psico-pedagogica e inquadramento nel ruolo di
educatore d’infanzia per il periodo minino di sette anni (all. D, tab. 2).
8
La Giunta Regionale con atto n. 1073 del 5 novembre 2007 ha prorogato il regime transitorio previsto dall'art. 50 comma 2 - della Direttive generali di attuazione della l.r. 76/2000 dal 31.10.2007 al 31.10.2008, e - comunque - fino
all'entrata in vigore della disciplina contenuta nel regolamento di cui all'art. 5 della l.r. 2005.
La D.G.R. è stata pubblicata sul BURA n. 67 del 30 novembre 2007.
9
Diploma di maturità magistrale; diploma rilasciato dal liceo psico-pedagogico; diploma di assistente di comunità
infantile; diploma di dirigente di comunità infantile; altro diploma di scuola secondaria superiore e attestato di
qualifica rilasciato dal sistema della Formazione professionale per profilo di “Educatore dell’infanzia”. Inoltre sono
validi (alle stesse condizioni dei precedenti) e costituiscono titolo preferenziale anche altri seguenti titoli:
Diploma di laurea in pedagogia; diploma di laurea in scienze dell’educazione; diploma di laurea in scienze della
formazione primaria; diploma di laurea in psicologia.
25
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Capitolo 3. Welfare e professioni sociali nel Lazio
3.1. Servizi sociali sul territorio
La Regione Lazio ha individuato alcune prioritarie aree di intervento sociale:

azioni di sistema

disabilità

anziani

sicurezza urbana

famiglia e minori
 disagio adulti.
(all. A: tab. 12, tab. 13, tab. 14, tab. 15, tab. 16, tab. 17)
3.2. Le professioni che operano nel settore
Area Assistenza di base
Nell’ambito dell’assistenza di base nella Regione Lazio sono riconosciute due figure in particolare,
quella dell’operatore socio-sanitario (in questo caso l’accesso alla professione è disciplinato dal
livello nazionale) e quella dell’assistente familiare (riconosciuta con DGR 609/2007). Il profilo
dell’OSA è invece considerato ad esaurimento.
Area Accoglienza e servizio sociale
La sola figura prevista nell’area è l’assistente sociale.
Area Socio-educativa
Sono presenti due figure laureate:
educatore professionale sanitario, regolato dalla sanità con laurea classe SNT/2 (Facoltà
di medicina e chirurgia)
educatore professionale sociale (classe di laurea ex 18 di Scienze dell’educazione)
Per la professione di animatore culturale la Regione Lazio consiglia di conseguire una laurea di
Scienze dell’Educazione e della Formazione oppure una laurea in Educatore professionale di
comunità 10. Tuttavia, non è presente una normativa che stabilisce l’obbligo di formazione
universitaria per accedere alla professione.
Area Mediazione
La figura del mediatore sociale non è regolata da normativa nazionale né da normativa regionale.
Se nel passato nella regione sono stati organizzati corsi IFTS in mediazione sociale al momento non
vi sono corsi finanziati o autorizzati dalla Regione Lazio che prevedano la formazione di questa
specifica professionalità.
10
Vedi in proposito la sezione “Università e professioni” del sito www.sirio.regione.lazio.it
26
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
La Regione Lazio ha introdotto il profilo del mediatore culturale, con D.G.R. n. 321 24-4-2008, si
tratta di un profilo post-diploma (tecnico) da formare attraverso la formazione professionale
regionale. Tuttavia nel corso del 2008 sono stati finanziati anche corsi IFTS per “Tecnico superiore
per la mediazione interculturale nel settore socio sanitario”, rivolti a creare un profilo in grado di
facilitare la comprensione culturale ed interpretativa dei processi diagnostico-terapeutici ed
assistenziali e di informare il paziente straniero sulla legislazione vigente in materia sanitaria e
delle politiche di welfare. I mediatori culturali possono inoltre avere un corso di laurea o un corso
di specializzazione post-laurea. Varie sono infatti le lauree (in particolare quella di I livello in
Mediazione Linguistico Culturale) e i master (sia di primo che di secondo livello) che consentono
una specializzazione della figura.
La Regione Lazio sta valutando in questi mesi una nuova proposta di legge regionale che istituisce
la figura del mediatore familiare, a tutela soprattutto dei figli minori di coppie in crisi,
riconoscendo e regolarizzando un’attività che di fatto le associazioni hanno svolto finora senza un
adeguato quadro normativo di riferimento.
La mediazione familiare, nella nuova proposta di legge, viene considerata un tipo di intervento volto
alla riorganizzazione delle relazioni familiari e alla risoluzione o attenuazione dei conflitti in caso di
separazione o di divorzio. Il percorso di mediazione rappresenta una valida alternativa alla
tradizionale via giudiziaria: il suo scopo e' quello di consentire ai coniugi che scelgono di porre fine al
proprio vincolo matrimoniale di raggiungere, in prima persona, degli accordi di separazione e di
essere artefici della riorganizzazione familiare che andrà a regolare la vita futura loro e dei loro figli.
La proposta, se venisse approvata, rappresenterebbe il primo riferimento normativo in Italia per
uno strumento che, partito da Stati Uniti e Canada, risulta invece ampiamente in uso in molti paesi
europei. E’ prevista anche l’istituzione dell’Albo dei mediatori familiari (all. B: tab. 3, tab. 5).
Il box seguente riporta in sintesi la matrice per la Classificazione dei profili per aree e livelli
professionali nel Lazio.
area Assistenza di base
assistente familiare
OSS
area Accoglienza e servizio sociale
assistente sociale
area Socio-educativa
animatore
educatore professionale sociale
educatore professionale sanitario
area Mediazione
mediatore culturale
mediatore familiare
27
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
3.3. Offerta formativa per i servizi sociali
I corsi finanziati dalla Regione Lazio attraverso il Fondo sociale europeo sono rivolti in
particolare a 11:
- disoccupati di lunga durata o esposti al rischio di disoccupazione di lunga durata
- giovani in cerca di prima occupazione
- persone svantaggiate
- donne.
Nel biennio 2005-2007 le iniziative formative si sono concentrate soprattutto nell’area assistenza
di base alla persona e nell’area della mediazione; fra le prime rientrano soprattutto i corsi per
operatori socio-sanitari e assistenti familiari, mentre fra le seconde si annoverano corsi destinati
all’inserimento lavorativo e all’integrazione sociale dei soggetti immigrati 12.
La qualifica di assistente familiare può essere conseguita sia da persone non in possesso di
conoscenze e capacità pregresse, che da persone che hanno già un bagaglio conoscitivo in materia.
Per coloro che rientrano nel primo di questi due target il corso si articola in 300 ore e una quota di
ore, oscillante fra il 35% al 45% del monte ore complessivo, è destinato al tirocinio. Per coloro che
hanno precedenti conoscenze ed esperienze nel settore, è previsto invece un corso di 120 ore,
finalizzato ad acquisire competenze specifiche sull’assistenza familiare, di cui almeno il 35%
dedicata ad attività di tirocinio.
Il riconoscimento dell’esperienza professionale è prevista anche per la qualifica di mediatore culturale,
ovvero un corso di almeno 200 ore per coloro che hanno maturato conoscenze ed esperienze pregresse
e un corso di 450 ore per chi invece non ha un background conoscitivo analogo (in particolare adulti in
possesso di diploma di scuola media superiore di secondo grado o livello culturale equivalente).
Nel primo caso i corsi devono prevedere una quota di ore di tirocinio che oscilla dal 40% al 50% del
monte ore complessivo, mentre nel secondo caso la quota di ore può oscillare dal 35% al 50%.
La Regione Lazio prevede inoltre la possibilità di corsi autofinanziati 13.
Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)
Nella Regione Lazio, il sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) non ha saputo
rappresentare un canale alternativo di offerta formativa per figure professionali sociali. Indicativa è
l’assenza di poli formativi dedicati al sociale. Nell’ultima annualità, l’unica eccezione è rappresentata
dal corso in Tecnico superiore per la mediazione interculturale nel settore sociosanitario. Il corso,
della durata di 1200 ore (di cui ore 800 di aula e ore 400 di stage) è rivolto a:
- persone di età superiore ai 18 anni
11
www.sirio.regione.lazio.it
12
Ecco alcuni tra i corsi avviati: operatore di integrazione sociale e lavorativa multietnico e multiculturale (500 ore);
operatore degli immigrati (375 ore); operatori esperti nell’inserimento lavorativo di soggetti immigrati (300 ore);
orientatori esperti in inserimenti socio-lavorativi (400 ore); orientatore nel settore dell’immigrazione (500 ore);
mediatore culturale (400 ore); mediatore tra sistema scolastico e famiglie (600 ore); assistente familiare (400 ore) e
assistente materne (250 ore).
13
Per mediatore familiare (4 corsi), mediatore interculturale (5 corsi), operatore di strada (4 corsi), responsabile
ludoteca (1 corso) e tecnico ludoteca (4 corsi).
28
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
- giovani e adulti inoccupati, disoccupati o occupati in possesso del diploma di scuola media
superiore o di titolo di studio superiore o utenti non in possesso del diploma di Scuola Media
Superiore, che dovranno superare le prove di accertamento delle competenze.
I corsi di laurea e master di I e II livello
L’offerta formativa universitaria relativa al settore sociale nel Lazio è caratterizzata dalla
predominanza delle università situate nella provincia di Roma, prime fra tutte l’Università degli
studi di Roma “La Sapienza” e l’Università “Roma Tre”. Queste erogano formazione a tutti i livelli
dell’offerta universitaria anche se la quantità decresce all’aumentare del livello di specializzazione.
Nella provincia di Viterbo l’offerta universitaria nel settore è quella dell’Università della Tuscia che
offre una formazione specifica di primo livello nel settore linguistico per l’integrazione sociale.
Nella provincia di Frosinone invece l'Università degli studi di Cassino organizza alcuni corsi di
laurea di I e II livello, legati alla gestione dei servizi sociali. Per quanto concerne la specializzazione
attraverso i master è sempre l'Università di Cassino ad offrire due percorsi formativi legati al tema
dell'integrazione sociale degli stranieri e della mediazione familiare.
Va sottolineato come l’offerta formativa più specializzata sia concentrata attorno al tema delle
migrazioni e della gestione delle dinamiche comunitarie (all. C, tab. 11).
3.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali
La Regione Lazio, attraverso la LR n. 38/1996, anticipando per alcuni aspetti la legge quadro n.
328/2000, ha avviato una fase di riorganizzazione dei servizi socio-assistenziali fondata sui
principi della centralità delle persone e dei loro bisogni, della sussidiarietà e della qualità sociale.
La LR 38/1996, oltre a stabilire le competenze e funzioni fra i diversi livelli di governo 14, ha
promosso forme associative e di cooperazione che stanno gradualmente portando ad una
distrettualizzazione delle politiche sociali nel Lazio. Con la LR 38/1996, lo strumento fondamentale
della pianificazione regionale dei servizi e degli interventi è individuato nel Piano regionale socioassistenziale.
L’ultimo piano socio-assistenziale approvato dalla Regione è quello del 2002-2004, che si presenta
per lo più come un documento di indirizzo che, al di là della definizione dei livelli essenziali delle
prestazioni sociali, rimanda l’intera pianificazione e programmazione sociale ai Distretti sociosanitari, e quindi ai Comuni, chiamati ad elaborare il Piano di Zona quale strumento privilegiato di
governo del welfare locale.
Il Lazio dunque, diversamente da altre regioni, dopo il 2004 non ha più adottato un piano sociosanitario 15; le modalità di regolazione delle politiche assistenziali per questo periodo vanno
rintracciate nelle Linee-guida ai Comuni per l'utilizzazione delle risorse per il sistema integrato
regionale di interventi e servizi sociali, adottate con il DGR n. 500/2006. Di fatto è attraverso le
14
La Regione Lazio in particolare svolge funzioni di indirizzo e coordinamento, concorre alla determinazione degli
obiettivi e degli strumenti per la programmazione nazionale, adotta il piano socio-assistenziale regionale, determina
gli ambiti territoriali, promuove l’impiego coordinato di tutte le risorse destinate a fini socio-assistenziali, attua
forme di verifica (art. 10).
15
Vedi anche Bifulco 2003.
29
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Linee Guida, approvate mediante delibere, che la Regione indica le nuove scelte di
programmazione regionale, sia con riferimento alle risorse finanziarie che alle modalità operative
attraverso cui raggiungere gli obiettivi prefissati. Nelle linee guida non sono presenti indicazioni
specifiche sulle professioni sociali da utilizzare nei servizi.
Indicazioni sulle figure professionali sociali possono invece essere trovate nelle norme di
autorizzazione al funzionamento dei servizi. In generale, le figure più ricorrenti sono quelle di
rilievo nazionale 16.
La Delibera G. R. 14-7-2006 n. 424 stabilisce i criteri per l’autorizzazione al funzionamento delle
Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), specificamente dedicate ad utenti in condizioni di non
autosufficienza. Esse devono garantire la presenza generica di personale rivolto a fornire ospitalità,
prestazioni sanitarie, assistenziali di recupero funzionale e di inserimento sociale nonché di
prevenzione dell'aggravamento del danno funzionale per patologie croniche.
La D.G.R. n. 1305/2004 regola l’autorizzazione all'apertura ed al funzionamento delle strutture a
ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali, determinando i
requisiti strutturali e organizzativi integrativi rispetto ai requisiti previsti dall'articolo 11 della L.R.
n. 41/2003. La DGR si limita a indicare l’utilizzo di figure qualificate per l’apertura dei servizi
(talvolta stabilendo anche il numero degli operatori per numero di utenti), tuttavia non entra nel
merito delle qualifiche degli operatori. Laddove fa riferimento a figure di rilievo nazionale rimanda
alle normative vigenti.
Le figure professionali necessarie per l’apertura di strutture residenziali e semi-residenziali sono
riportate per tipologia di servizio e di utenza (all. D, tab. 3).
Dall’analisi delle figure impiegate nei servizi, si evince che il profilo richiesto più frequentemente è
quello dell’operatore socio-sanitario, spesso affiancato da altre due figure di rilievo nazionale:
l’assistente sociale e l’educatore professionale. La presenza congiunta di queste tre figure è richiesta
per l’autorizzazione all'apertura ed al funzionamento di gran parte delle strutture a ciclo
residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali, come da D.G.R. 1305/2004.
In ogni struttura è inoltre previsto un responsabile che coordina le attività. La presenza dello
psicologo è prevista soprattutto nelle strutture dedicate ai minori in difficoltà.
Nei centri diurni per la disabilità, come da D.G.R. 1304/2004, sono inoltre previste altre figure,
non meglio specificate, in grado di gestire le attività espressive, di formazione-informazione e di
comunicazione-relazione con il territorio (animazione, gruppi di autogestione, comunicazione
interna e/o mediatica, ecc.) e le attività ludico-motorie.
Nelle strutture per donne in difficoltà con bambini figura, tra gli altri, l’operatore con formazione
nell'area materno-infantile, al fine di garantire un sostegno alle donne nella gestione del rapporto
quotidiano con i propri figli.
16
Sono figure di rilievo nazionale l’operatore socio-sanitario OSS, l’Educatore professionale, l’Assistente sociale, il Sociologo, lo
Psicologo, il Pedagogista.
30
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Per l’attivazione del Servizio di emergenza e pronto intervento assistenziale, previsto tra i livelli
minimi di assistenza, la normativa richiede l’impiego di educatori professionali e OSS operanti
sulle unità mobili e messi in raccordo con i servizi socio-sanitari territoriali attraverso operatori
telefonici esperti impegnati sia in attività di back office che di front office (D.G.R. 1304/2004).
Responsabile del servizio è invece una figura laureata in diversi ambiti disciplinari afferenti alle
aree psicologica e sociale.
E’ utile inoltre sottolineare la tendenza da parte dei Comuni a finanziare progetti finalizzati a
promuovere la sicurezza in aree degradate, nei quali sono solitamente impiegati i mediatori sociali,
i mediatori culturali, gli educatori e gli animatori. Fra questi, oltre alla figura dell’educatore
prevista a livello nazionale, il mediatore culturale è l’unica professione prevista nel repertorio
regionale.
Profili regolamentati e repertorio regionale
Oltre al profilo dell’operatore socio-sanitario, la Regione Lazio ha regolamentato il profilo
dell’Assistente familiare (DGR 31 luglio 2007) e del mediatore culturale (DGR 321 del 24 aprile 2008).
L’assistente familiare è una figura con caratteristiche pratico-operative, la cui attività è rivolta a
garantire assistenza - a persone autosufficienti e non - nelle loro necessità primarie, favorendone il
benessere e l’autonomia all’interno dell’ambiente domestico-familiare.
Questa figura deve essere in grado di relazionarsi con la rete dei servizi territoriali, pubblici e
privati, al fine di assicurare assistenza e garantire opportunità di accesso a tali servizi alle persone
non autonome.
Il mediatore culturale è la figura che agevola i rapporti tra le singole amministrazioni e gli stranieri
appartenenti ai diversi gruppi etnici, nazionali, linguistici e religiosi, diffondendo ogni
informazione utile all’ inserimento e all’integrazione degli stranieri nella società italiana.
La Regione, secondo la recente legge sull’immigrazione, si propone di favorire e promuovere, in
collaborazione con gli enti locali, interventi per l’attivazione di servizi di mediazione interculturale
da prevedere nei servizi di integrazione e di primo contatto.
31
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Capitolo 4. Welfare e professioni sociali in Lombardia
4.1. Servizi sociali sul territorio
L’impianto dei servizi del settore sociale si basa principalmente sul Piano Socio Assistenziale 19881990 e i due successivi Piani Socio Sanitari 2002 -2004 e 2007 – 2009. Successivamente alle
modifiche di questi piani e in ottemperanza alla legge regionale 3/2008 “Governo della rete degli
interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario” i DGR 7437 e 7438 hanno
chiarito le unità di offerta rispettivamente in ambito sociale e sociosanitario.
La Regione Lombardia ha individuato le seguenti prioritarie aree di intervento sociale:
 azioni di sistema
 multiutenza
 famiglia
 minori
 disabili
 anziani
 immigrati
 dipendenze
 carcere
 nuove povertà.
(all. A: tab. 18, tab. 19, tab. 20, tab. 21, tab. 22, tab. 23, tab. 24, tab. 25, tab.26, tab. 27)
4.2. Le professioni che operano nel settore
Come già anticipato, la normativa regionale in merito alle figure professionali in ambito sociale non
è particolarmente sviluppata. Fatta esclusione per profili base come gli ASA o gli OSS, la Regione fa
riferimento alla normativa nazionale. Di particolare rilievo le circolari 29 del 11 agosto 2003 e 45
del 18 ottobre 2005 che hanno offerto indicazioni sui titoli di accesso per le figure di operatore
qualificato e operatore socio educativo.
Area Assistenza di base
Assistenti familiari. Una figura con funzioni pressoché identiche, OCD (operatori sociali
addetti alle cure domiciliari), era stata individuata nel Piano Socio Sanitario 2002-2004 ma
nell’attuale piano viene menzionata l’assistente familiare tra le figure del welfare per le quali è
necessaria una formazione di base. Con la circolare 21 del dicembre 2007 vengono date ai piani
di zona le “prime indicazioni per l’attuazione di interventi mirati al sostegno del lavoro di cura
prestato da assistenti familiari” tramite il Buono sociale mirato, per il sostegno economico alle
famiglie che assumono assistenti familiari, e interventi di sostegno economico per la
formazione e l’aggiornamento degli assistenti familiari (nella stessa circolare vien indicato che
successivi atti regionali disciplineranno i percorsi di qualificazione per la qualificazione del
lavoro privato di cura).
Ausiliario Socio Assistenziale (ASA). Con il dgr 7693 del 24 luglio 2008 è stato regolamentato il
percorso formativo ASA, stabilendo che la durata della formazione è di 800 ore suddivise in
32
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
350 ore di teoria, 100 ore di esercitazioni, 350 ore di tirocinio. I corsi di prima formazione sono
organizzati dalle Agenzie riconosciute e accreditati da Regione Lombardia. I requisiti per
l’ammissione al corso sono: aver compiuto il 18° anno di età, diploma di scuola secondaria di
primo grado, certificato medico di idoneità fisica all’impiego, per gli stranieri è necessaria la
copia conforme all’originale del titolo conseguito all’estero e relativa traduzione e capacità di
espressione e comprensione orale e scritta della lingua italiana (valutata tramite test
d’ingresso).
Operatore Socio Sanitario. La regione Lombardia con dgr 5101 del luglio 2007 e in accordo
con la Conferenza Stato Regioni stabilisce che il percorso formativo di 1000 ore deve essere
articolato in 450 ore di teoria, 450 ore di tirocinio e 100 ore di esercitazione. I requisiti di
accesso al corso sono l’aver compiuto il 18° anno di età o diploma di scuola secondaria di
secondo grado o qualifica professionale biennale o qualifica ASA o OTA, certificato medico di
idoneità fisica all’impiego, per gli stranieri è necessaria la copia conforme all’originale del titolo
conseguito all’estero e relativa traduzione e capacità di espressione e comprensione orale e
scritta della lingua italiana (valutata tramite test d’ingresso). Gli operatori in possesso di un
titolo ASA o OTA conseguito in Regione Lombardia sia attraverso i percorsi previsti dalla
precedente normativa sia a seguito di certificazione rilasciata ai sensi del presente
provvedimento, possono accedere a percorsi di formazione della durata di 400 ore per la
riqualificazione in OSS. All’interno dei percorsi formativi dovrà essere garantita l’attivazione di
moduli teorici, attività di tirocinio ed esercitazioni articolati in 180 ore di teoria, 180 ore di
tirocinio, 40 ore esercitazioni.
Area Accoglienza e servizio sociale
In quest’area sono inserite le figure che svolgono le funzioni che si collocano nel “welfare di
cittadinanza” che si rivolge a tutti gli abitanti per informare, orientare, accompagnarli
nell’utilizzo delle opportunità sociali presenti nel territorio.
Custode Socio Sanitario. Sperimentato a Milano, svolge un servizio di vigilanza attiva sui
bisogni delle persone anziane. Si avvale della collaborazione di volontari e di operatori
specializzati nel campo dell’assistenza sociale e sanitaria (volontari del servizio civile e
ASA/OSS).
Assistente sociale. E’ il personale laureato in Scienze del Servizio Sociale o specializzato nella
classe delle lauree specialistiche in Programmazione e Gestione delle Politiche e dei Servizi
Sociali.
Area Socio-Educativa
Operatore socio educativo. Non esiste un solo titolo di accesso a questa professione ma come
specificato nella circolare 45 del 18 ottobre 2005 i titoli formativi di accesso sono:
- diploma di maturità magistrale (rilasciato dall’Istituto magistrale) in esaurimento
- diploma di maturità rilasciato dal liceo socio-psico pedagogico (5 anni)
- diploma di tecnici dei servizi sociali (5 anni)
33
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio/ diploma di
scuola magistrale (tre anni) in esaurimento
- vigilatrice d’infanzia (tre anni) in esaurimento
- puericultrice (tre anni)
- diploma di assistente per l’infanzia (tre anni)
- operatore dei servizi sociali (tre anni)
- diploma di dirigente di comunità (5 anni)
oppure personale laureato in scienze dell’educazione/formazione, psicologiche, sociologiche e
di servizio sociale nonché l’educatore professionale.
-
Educatore professionale sociale/Educatore professionale sanitario. E’ il personale laureato
inserito nei servizi educativi. Prima della riforma universitaria la regione aveva attivato una
serie di corsi di durata triennale con titolo professionale regionale. In seguito alla riforma sono
presenti corsi di laurea per educatori professionali SNT2 e sociali L18. La normativa
sull’accreditamento non fa un riferimento chiaro al tipo di educatore o al massimo li indica
entrambi “educatore professionale L18 SNT2”, in accordo con quanto previsto per legge.
Area della mediazione
Operatore della mediazione. Di formazione non universitaria o post laurea, in grado di operare
nell’area dell’inclusione sociale degli stranieri immigrati (mediatore culturale) e dei quartieri a
rischio (mediazione sociale e penale), nell’area delle politiche di sostegno e inserimento
lavorativo o direttamente con le famiglie per problemi legati alla conflittualità, alla separazione
e al divorzio.
Mediatore del lavoro o operatore dell’orientamento lavorativo. E’ un operatore che opera
solitamente nei servizi per l’impiego e nei servizi di orientamento e inserimento lavorativo. In
Lombardia è istituito un albo di operatori pubblici e privati che operano in questi settori. Per
quanto riguarda la formazione di questa figura la normativa di riferimento (DGR 2298/2008)
indica per il referente dell’orientamento una formazione specifica post laurea di almeno 160
ore di formazione sulle metodologie di orientamento e inserimento lavorativo.
Mediatore culturale. In Lombardia il profilo del mediatore culturale è riconosciuto come
laureato. Pertanto con l’attivazione della classe delle laurea in mediazione linguistico-culturale
(L 3 e LS/43) la Regione non prevede più l’organizzazione di corsi a livello regionale.
Mediatore sociale e penale. Il mediatore sociale e penale è un professionista con competenze in
materia psico-sociale, giuridica, criminologica, che ha seguito specifici corsi di formazione alla
mediazione dei conflitti. Il mediatore si propone come facilitatore della comunicazione, riveste
un ruolo imparziale nei confronti delle parti, garantendo loro uno spazio equo e protetto di
ascolto e di parola. La maggior parte dei servizi di mediazione sociale e penale presenti sul
territorio lombardo sembrano ispirarsi, seppur con alcune differenze, al modello umanistico o
trasformativo, modello di mediazione volto alla trasformazione del conflitto attraverso
l’incontro con l’altro, più centrato su dimensioni relazionali, emotive ed umane. Tale modello
34
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
formativo, attento alle implicazioni emotive e esistenziali del conflitto è particolarmente
efficace in ambito sociale e penale dove più che raggiungere un accordo è indispensabile
lavorare sugli effetti del reato proponendo un percorso di riconoscimento tra le parti.
Mediatore familiare. E’ un professionista che opera per la riorganizzazione delle relazioni
familiari per situazioni di crisi o in vista o in seguito alla separazione o al divorzio. I mediatori
familiari, sono prevalentemente psicologi, avvocati, assistenti sociali qualificati come mediatori
attraverso una formazione specifica condotta da esperti riconosciuti in campo nazionale e
internazionale e dalle maggiori associazioni italiane (SIMEF, AIMEF, AIMS). Benché la figura
professionale del mediatore familiare non sia regolamentata, esistono alcuni corsi di formazione
che rilasciano un attestato di qualifica professionale di "Esperto Mediatore Familiare", titolo
pubblico a tutti gli effetti.
Il box seguente riporta in sintesi la matrice per la Classificazione dei profili per aree e livelli
professionali in Lombardia (all. B: tab. 4, tab. 5).
area Assistenza di base
assistente familiare
ausiliario socio-assistenziale (ASA)
operatore socio-sanitario (OSS)
area Accoglienza e servizio sociale
custode socio-sanitario
assistente sociale
area Socio-educativa
operatore socio-educativo
operatore qualificato
educatore professionale sanitario (SNT/2)
educatore professionale sociale (L18)
area Mediazione
mediatore culturale
mediatore inserimento lavorativo
mediatore sociale e penale
mediatore familiare
4.3. Offerta formativa per i servizi sociali
Formazione professionale
La formazione professionale esercitata da enti accreditati presso la regione Lombardia si distingue
in: Corsi triennali di Qualifica Professionale e Corsi di Qualifica Regionale, che hanno durata
inferiore e sono rivolti a persone che desiderano cambiare professione o inserirsi nel mercato del
lavoro. Per quanto riguarda i corsi triennali, in ambito sociale è presente un solo corso quello per
Operatore dei Servizi Socio Educativo, si rivolge a chi ha finito la terza media (in genere sostituisce
la scuola secondaria superiore) ed è attivato in 3 città da Enaip. I corsi di qualifica regionali sono
rivolti soprattutto ad operatori sociali di base (ASA, OSS) e finanziati attraverso il Fse (pertanto
gestiti dalla regione tramite le province). Non sono disponibili dati ufficiali sui corsi.
35
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Una particolare nota merita la Scuola di formazione in puericultura gestita dalla provincia di
Milano e attiva presso l’ITC Besta del capoluogo. Il corso di formazione è rivolto a persone
interessate a lavorare nel campo della prima infanzia e ad acquisire la licenza di puericultrice.
Il corso si svolge ed è strettamente interconnesso con il Centro Assistenza Minori, un servizio della
Provincia di Milano che si prende cura dei bambini in situazione di grave difficoltà offrendo comunità
alloggio di tipo familiare ed interventi finalizzati a salvaguardare il benessere fisico e psichico dei
minori. Il corso ha durata annuale, per un monte ore complessivo di 1200 ore di formazione.
Per le assistenti familiari sono stati attivati numerosi corsi organizzati da enti locali, enti di
formazione, organizzazioni di rappresentanza (Apicolf, Aclicolf…) e anche più informalmente dalle
parrocchie. Gli obiettivi dei corsi sono: favorire una maggiore integrazione socio-relazionale
tramite lezioni di lingua italiana e garantire una (ri)qualificazione professionale alle lavoratrici
perché il lavoro di assistenza a domicilio richiede spesso conoscenze basilari di natura sanitaria e
psicologica 17. A livello regionale, non esiste però un quadro di riferimento che indichi il monte ore
totale e le materie oggetto di studio.
Istruzione secondaria
In Lombardia sono presenti 43 istituti tra paritari e pubblici che offrono opportunità formative per
i tecnici dei servizi sociali (all. C, tab. 12).
Gli Istituti per le attività sociali – dirigente di comunità sono 25 tra scuole pubbliche e paritarie. Al
fine di favore l’inserimento lavorativo dei diplomati alcuni enti hanno delineato specifici corsi (ad
esempio corsi di formazione per personale qualificato per l’accudimento a domicilio di bambini in
età da 0 a 6 anni) (all. C, tab. 13).
Per quanto riguarda l’area delle scienze umane sono previsti diversi indirizzi di studio e
numerosi istituti .
- 28 licei delle scienze sociali
- 25 licei ad indirizzo socio-psico-pedagogico (i sotto indirizzi presenti sono: pedagogico sociale,
sociale, socio-pedagogico , socio-psico-pedagogico Brocca)
- 4 licei ad indirizzo scienze della formazione (all. C, tab. 14).
Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)
In Lombardia tramite il polo formativo Socio-Assistenziale 18 sono stati avviati 2 corsi IFTS in
ambito socio assistenziale, che però non formano figure professionali a diretto contatto con
l’utenza ma che si occupano della parte gestionale:
17
“Il lavoro privato di cura in Lombardia – caratteristiche e tendenze in materia di qualificazione e regolarizzazione”
di Daniela Mesini, Sergio Pasquinelli, Giselda Rumini.
18
“L'origine e lo scopo del Polo formativo è la risposta organica e articolata ai complessi fabbisogni di un determinato
sistema territoriale o filiera settoriale a fronte dei nuovi scenari competitivi, nel riconoscimento della pari dignità di
tutti gli operatori dell'offerta formativa, nonché della valenza strategica dello stretto collegamento con gli ambiti
della ricerca e dell'innovazione e con quello dei servizi per il lavoro.” Da: http://formalavoro.regione.lombardia.it
36
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
-
Tecnico superiore per l’assistenza alla direzione di strutture ricettive (in ambito socio
assistenziale)
Tecnico superiore per l’amministrazione economico finanziaria ed il controllo di gestione
(nell’ambito delle strutture socio assistenziali) (all. C, tab. 15).
Formazione in ambito universitario
Su 12 università lombarda, 8 promuovono corsi di laurea, triennale e/o specialistica, per il
comparto sociale e socio-sanitario, mentre tutte e 12 organizzano per questo comparto master di
primo e/o secondo livello. Oltre alle figure consolidate di assistente sociale, educatore, sociologo e
psicologo, sono emerse proposte nuove, con particolare riferimento all’area della mediazione 19 e
della comunicazione sociale 20.
Da evidenziare, inoltre, l’elevato numero di master universitari di primo e di secondo livello
afferenti al comparto sociale e socio-sanitario, che tutte le Università lombarde hanno attivato negli
ultimi anni 21.
Se da un lato, quindi, gli atenei lombardi, seguendo la logica della riforma nazionale, stanno
disseminando sul territorio lauree, master e specializzazioni, dall’altro appare evidente la necessità
che queste iniziative trovino nella Regione un referente forte per orientarle verso sbocchi
occupazionali e per agevolare il passaggio dalla formazione professionale alla formazione
universitaria (all. C, tab. 16).
19
corsi di laurea triennale in “Interpretariato e Comunicazione” (Milano, IULM - Libera Università di Lingue e
Comunicazione), “Mediazione Linguistica e Culturale” (Milano, Università degli Studi), “Scienze della Mediazione
Interlinguistica e Interculturale” (Varese - Como, Università degli Studi dell’Insubria) e “Scienze Linguistiche” (Milano,
Università Cattolica del Sacro Cuore) afferenti alla classe delle lauree in scienze della mediazione linguistica L3, e i
corsi di laurea specialistica in “Lingue, Culture e Comunicazione Internazionale” (Milano, Università degli Studi),
“Lingue Straniere per la Comunicazione Internazionale” (Bergamo, Università degli Studi) e in “Scienze Linguistiche”
(Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore) afferenti alla classe delle lauree Specialistiche in Lingue Straniere per la
Comunicazione Internazionale LS 43.
20
corsi di laurea triennale in “Comunicazione di Massa Pubblica e Istituzionale” (Bergamo, Università degli Studi),
“Comunicazione e Società” (Milano, Università degli Studi), “Comunicazione Interculturale e Multimediale” (Pavia,
Università degli Studi), “Comunicazione Interculturale per la Cooperazione e l'impresa” (Bergamo, Università degli
Studi), “Scienze della Comunicazione” (Bergamo, Università degli Studi; Milano, Università degli Studi di Milano
Bicocca; Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore; Milano, Università Vita-Salute San Raffaele; Varese - Como,
Università degli Studi dell’Insubria), ”Scienze e Tecnologie della Comunicazione” (Milano, IULM - Libera Università di
Lingue e Comunicazione), ”Scienze Umanistiche per la Comunicazione” (Milano, Università degli Studi) afferenti alla
classe delle lauree in scienza delle comunicazione L14, e i corsi di laurea specialistica in “Comunicazione Politica e
Sociale” (Milano, Università degli Studi) e in “Scienze della Comunicazione Pubblica ed Internazionale” (Milano,
Università Cattolica del Sacro Cuore) afferenti alla classe delle lauree specialistiche in scienze della comunicazione
sociale e istituzionale LS 67 .
21
Master in “Social planning per il terzo settore”; “Gestione delle organizzazioni no-profit”; “Formazione
interculturale competenze per l'integrazione e l'inclusione sociale”; “Organizzazioni di terzo settore e imprese sociali,
culture, politiche, gestione”; “Immigrazione, genere, modelli familiari e strategie di integrazione”; “Sviluppo delle
competenze relazionali e cognitive dell'alunno disabile: modalità di intervento”; “Formazione interculturale”; “Lavoro
sociale in ambito clinico-sanitario”; “Politiche sociali e servizi alla persona: la protezione dei minori”; “Operatori del
dialogo interculturale presso istituzioni pubbliche e private”; “Gestione educativa del disagio nascosto tra scuola e
territorio”; “Progettazione pedagogica nel settore della giustizia civile e penale”; “Interventi relazionali in contesti di
emergenza”; “Mediazione familiare e comunitaria”; “Management delle imprese sociali, aziende non profit e
cooperative”; “Mediazione familiare e comunitaria”; “Organizzazioni di terzo settore e imprese sociali. culture,
politiche e gestione”; “Abuso all'infanzia e psicologia del trauma”.
37
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
4.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali
La Regione Lombardia ha affrontato l’integrazione socio sanitaria già dall’inizio degli anni
Novanta, anticipando in parte nei contenuti la legge quadro 328/2000, promuovendo in
particolare normative 22 che hanno contribuito a sviluppare un percorso di integrazione tra il
sociale e il sanitario finalizzato a definire modelli integrati di intervento e a favorire l’integrazione
delle figure che operano in ambito socio-sanitario. Dopo questa iniziale spinta integrativa, negli
ultimi anni l’orientamento sembra ora volgere verso una maggiore sanitarizzazione dei servizi.
Questo indirizzo è stato determinato dalla DGR 12902 del 2003 23 che ha dato vita ad un sistema
basato sull’accreditamento delle strutture che offrono servizi sociali e sanitari, a cui il cittadino può
far riferimento per cercare una risposta ai propri bisogni, spendendo i propri voucher.
A partire da questa normativa si definisce un quadro di riferimento in cui emerge sostanzialmente
una forte attenzione all’accreditamento come strumento privilegiato per regolare la qualità dei
servizi e conseguentemente anche le professioni o i profili professionali presenti in esso. L’assetto
dei servizi ha subito un profondo mutamento: si è verificato il passaggio da un modello
organizzativo in cui l’Ente Pubblico gestiva direttamente una serie di prestazioni, ad un modello in
cui l’Ente Pubblico è più orientato a compiti di governance e in cui la concreta erogazione è affidata
ad una pluralità di attori sociali (cooperative, privato sociale, privato convenzionato), anche
attraverso il sistema di voucherizzazione e di accreditamento.
I voucher previsti dalle normative di riferimento sono utilizzati in ambito sociale, sanitario e della
formazione (dell’obbligo o permanente). Con specifici atti deliberativi la regione ha definito i
requisiti logistici e di struttura per la realizzazione dei servizi; per quanto riguarda invece il
personale vengono precisati ambiti di intervento e ruoli all’interno dei servizi, ma non sono sempre
specificate le figure professionali. Si evidenzia dunque un’attenzione maggiore a ruoli e funzioni
che alla identificazione dei profili.
In questo quadro, e sulla spinta della recente riforma universitaria, stiamo assistendo ad una
progressiva professionalizzazione di alcuni profili, promuovendo il passaggio da titoli professionali
spendibili in ambito regionale a titoli universitari valevoli su tutto il territorio nazionale (educatore
professionale). Questo orientamento sembra essere confermato dalla recente legge regionale 3
/2008 che, all’art 21, riporta: “La Regione, nei limiti delle proprie competenze, sostiene in stretta
connessione con il sistema universitario e della formazione professionale, delle province e degli
ordini professionali i percorsi formativi, di qualificazione e di aggiornamento del personale ed
individua i criteri per il riconoscimento delle competenze acquisite mediante precedenti
esperienze professionali e formative (…) .. valorizza lo sviluppo delle professionalità degli
operatori sociali e sociosanitari e ne sostiene la formazione continua (…) promuove la formazione
22
Ci si riferisce in particolare al Piano Socio Assistenziale 1988-1990, al Piano Obiettivo Anziani del 1995, alla legge
regionale 31/1997 “Norme per il riordino del servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi
sociali”.
23
“Modello Lombardo del Welfare: attivazione del voucher sociosanitario per l’acquisto di prestazioni domiciliari
socio-sanitarie integrate”.
38
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
integrata degli operatori della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, anche mediante
percorsi formativi comuni.”
Nel PSS 2007-2009 viene indicata chiaramente la volontà di perseguire la logica del welfare
community e in tema di professioni sociali viene data molta importanza alla formazione degli
operatori già inseriti nei servizi. Vengono inoltre evidenziate alcune nuove figure professionali e i
relativi bisogni formativi. In particolare è interessante notare che nel PSSR 2002-2004 veniva
individuata una figura quella dell’operatore delle cure domiciliari (OCD) che scompare nel nuovo
piano in favore del più moderno Assistente Familiare per il quale sono identificati ambiti specifici
di formazione. Nel recente piano sono stati individuati il mediatore e il custode socio-sanitario 24.
L’autorizzazione al funzionamento in ambito socio assistenziale ha come base la DGR 35 del 24
agosto 2005 25. Il decreto 514 del 20 gennaio 2006 stabilisce, in attuazione delle delibere 1648 e
1692 del 29 dicembre 2005, il trasferimento delle funzioni per il rilascio delle autorizzazioni al
funzionamento in ambito socio-assistenziale da Province a Comuni e in ambito socio-sanitario da
Province ad Asl. La maggior parte dei decreti di autorizzazione al funzionamento e accreditamento
delle diverse strutture e servizi individuano profili che negli stessi devono operare. Per l’ambito
sociale vengono individuate come figure professionali: assistente sociale; psicologo; educatore;
ASA 26; OSS.
Nelle norme vengono individuate le figure professionali di operatore socio-educativo e operatore
qualificato. Per l’operatore qualificato i titoli riconosciuti sono definiti dalla circolare 29 dell’11
agosto 2003 (all. D, tab. 4).
Per l’operatore socio-educativo, in attesa della ridefinizione dei profili professionali a livello
nazionale (ex art. 12 L.328/2000), la Regione Lombardia riconosce come validi ai fini dell’accesso
alla professione vari titoli di studio 27 (all. D, tab. 5).
24
La città di Milano ha avviato ad esempio nel 2004 un progetto sperimentale per l’introduzione del Custode Socio
Sanitario, questa figura rappresenta un ponte tra l’anziano e i servizi, e deve operare per risolvere i piccoli problemi
di ordine quotidiano dell’anziano. Per intercettare quella fascia di popolazione anziana più restia a chiedere aiuto, il
progetto sperimentale affida al portiere il ruolo di mediazione tra l’anziano e il custode, coinvolgendolo in modo
attivo nel progetto.
25
Il PSA 1988/1990 ha determinato le linee guida per la maggior parte dei servizi esistenti, alcuni servizi sono stati
ridefiniti e rinominati da specifici DGR emanati negli ultimi anni ma l’impianto dei servizi esistenti è da far risalire a
quel piano.
26
Dopo una serie di decreti sull’equipollenza dei titoli precedentemente esistenti e sulla possibilità di riconversione
dei titoli si è giunti nel 2007 a regolamentare il percorso formativo degli OSS e nel 2008 degli ASA (anche se questa
figura ha una superiore anzianità di presenza nella normativa regionale).
27
Diploma maturità magistrale; diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio; diploma
di dirigente di comunità; diploma di tecnico dei servizi sociali e assistente di Comunità infantile; operatore dei servizi
sociali e assistente per l’infanzia; vigilatrice di infanzia; puericultrice.
39
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Conclusioni
Lo scenario che è emerso dalle analisi regionali delinea abbondanza e frammentarietà dell’offerta
formativa e soprattutto una notevole varietà di qualifiche, titoli e percorsi per acquisire competenze
spendibili nei servizi sociali. Questa situazione si è venuta a creare, come visto, soprattutto sulla
spinta del Fondo sociale europeo, per iniziativa delle Regioni italiane che hanno prodotto molta
formazione professionale, per disoccupati, per operatori occupati nel settore, per soggetti che
hanno bisogno di riqualificarsi e di formazione continua. L’offerta è poi cresciuta e si è
ulteriormente diversificata per effetto della riforma della scuola e dell’università.
L’abbondanza di offerta formativa può costituire un vantaggio per chi studia e vuole garantirsi
un’occupazione sicura. Chi è entrato nei servizi partendo da livelli bassi può qualificarsi
progressivamente in un corso regionale intermedio o iscrivendosi ad un corso di laurea triennale;
dopo la laurea triennale, può ottenere la laurea magistrale, ovvero un master di I livello nell’area
socio-educativa; chi è in possesso della laurea specialistica (ora magistrale) può iscriversi ai master
di II livello, ai corsi di specializzazione e di perfezionamento promossi dall’università.
Tuttavia lo sviluppo progressivo delle competenze verso professioni consolidate è un’opportunità
virtuale, in quanto attualmente, come già sottolineato nell’introduzione, mancano due condizioni
per fluidificare i passaggi da un canale formativo all’altro: le “passerelle” che consentono al
soggetto di portare i crediti acquisiti da un corso all’altro e la mancata regolamentazione dell’intera
filiera professionale sociale a livello nazionale.
Dalla ricerca è emerso che due figure in particolare sono state oggetto di interventi formativi delle
Regioni e necessitano di una governance forte a livello nazionale:
- assistente familiare: molte Regioni (tra cui Campania, Lazio, Abruzzo e Lombardia) stanno
istituendo o hanno istituito il profilo e in vari Comuni italiani la sperimentazione del buono
servizio è accompagnata dalla istituzione di un registro dei lavoratori certificati, a garanzia dei
cittadini che li assumono e per regolare il mercato di cura privato. Per favorire la mobilità dei
lavoratori sarebbe opportuno prevedere un percorso formativo e un profilo uniformi su tutto il
territorio nazionale (come già avvenuto per l’Oss).
- mediatore culturale: in tutte e quattro le Regioni è forte la richiesta di operatori con
competenze nel campo della mediazione culturale. La mediazione culturale è esercitata spesso
da soggetti immigrati in possesso di opportune competenze, i quali potrebbero avere più
difficoltà ad accedere a percorsi universitari. In questo caso, è opportuno fornire indicazioni a
livello nazionale per delineare un profilo ad hoc (post-diploma).
Diverso è il punto di vista se concentriamo l’attenzione sul versante della domanda dei profili. La
sovrapposizione dei tre sistemi formativi, che sforna titoli in concorrenza tra loro, apre problemi
tanto al legislatore regionale quanto ai gestori dei servizi. Spetta al legislatore indicare le qualifiche
richieste ai diversi tipi di servizi, ai fini della autorizzazione e accreditamento.
40
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Finora prevalgono indicazioni generiche ma con l’evolversi del comparto sociale diventerà più
importante scegliere figure con un profilo di competenze preciso, distintivo e di spessore. Emerge
dunque la necessità di orientare l’azione futura rispetto a due priorità:
- corsi di riqualificazione per operatori sociali occupati privi di qualifica o in possesso di
qualifiche obsolete (in particolare per operatori socio-assistenziali da riconvertire in OSS).
Poiché in questo settore sono impiegati moltissimi operatori privi di qualifica sembra
opportuno sostenere la qualificazione e riqualificazione degli operatori attraverso percorsi
formativi modulari che consentano in una prima fase di ottenere la qualifica di operatore
sociale di base e, successivamente, quella di OSS riconoscendo, all’interno della qualifica, la
professionalità lavorativa acquisita negli anni.
- corsi per disoccupati da impiegare nelle aree in cui si registrano fabbisogni professionali ed
occupazionali in crescita. Oltre al fabbisogno di operatori dell’area di assistenza alla persona
(assistenti familiari e operatori di base) si riscontra il fabbisogno di figure professionali di
“contatto” da impiegare in servizi a bassa soglia per la mediazione culturale, l’educazione di
strada, l’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, la mediazione sociale e familiare.
Particolare rilevanza, inoltre, riveste l’area socio-educativa. Nelle Regioni Campania, Lazio,
Lombardia e Abruzzo il lavoro educativo può essere esercitato da un diplomato, da un operatore in
possesso di qualifica regionale riconosciuta o da un laureato. In questa confusione, i gestori dei
servizi, a parità di funzione da svolgere, possono quindi optare per l’assunzione di un operatore
diplomato piuttosto che un laureato che prevede un inquadramento contrattuale superiore.
Gli operatori educativi vengono infatti formati dal sistema scolastico (licei ed istituti tecnici ad
indirizzo sociale), da quello universitario (scienze dell’educazione e laurea sanitaria SNT/2) e da
quello regionale (formazione professionale). Nonostante alcuni atenei abbiano introdotto il
numero chiuso, il numero di laureati in Scienze dell’educazione risulta ancora molto alto,
considerando che i sistemi regionali e scolastici formano molti operatori. Non sempre i laureati nel
campo delle professioni sociali trovano facilmente occupazione. Sarebbe quindi opportuno aprire
un confronto a livello regionale sui reali spazi occupazionali per evitare l’immissione nel mercato
del lavoro di un numero di laureati superiore alle richieste dei servizi.
Dalla rilevazione effettuata, inoltre, emergono tutti i limiti dei percorsi formativi universitari dal
lato del tirocinio e della pratica professionale (soprattutto nel caso di assistenti sociali ed educatori
sociali). Ordine degli Assistenti sociali e Anep propongono l’introduzione all’interno dei corsi
universitari di un numero di ore di tirocinio non inferiore ai 18 crediti (450 ore) per la laurea e 10
crediti (250 ore) per la laurea magistrale. Il tirocinio inoltre deve essere realizzato in contesti
professionalizzanti con la supervisione di un operatore qualificato.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali può suggerire che ogni Regione si doti di un
osservatorio o banca dati delle professioni sociali, per conoscere da un lato l’evoluzione della
domanda di competenze e figure e dall’altro quella dell’offerta formativa. E’ importante tenere
aggiornata la raccolta dati in merito alle dinamiche del mercato delle professioni, per impegnare i
territori a inviare messaggi forti alla programmazione dei percorsi formativi e vincolare le piante
41
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
organiche dei servizi a figure regolamentate, formate in quantità sufficiente, disponibili ad
aggiornarsi seguendo le priorità indicate. Se a livello regionale si mette in moto un corretto sistema
di governance delle professioni sociali, diventerà più facile trovare un accordo in Conferenza
Unificata per dare uno sbocco nazionale alle figure regionali.
42
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
ALLEGATO A. Servizi sociali nelle regioni
Tabella 1. Servizi sociali per l’area di intervento “responsabilità familiari” in Campania
















centro per le famiglie
casa d'accoglienza per donne in difficoltà e loro figli minori
gruppi appartamento per nuclei disagiati
casa di accoglienza per accompagnatori dei ricoverati negli ospedali
strutture residenziali per detenute con figli minori
assistenza domiciliare di sostegno alla famiglia e alla genitorialità
servizi di prossimità
servizi di sostegno alla genitorialità
servizi per l'affido familiare
servizi per l'adozione nazionale ed internazionale
servizi di ascolto, sensibilizzazione ed informazione
servizi di mediazione familiare
contributi economici per strutture semi-residenziali
contributi economici per strutture residenziali
contributi economici diretti, ad integrazione del reddito familiare
contributi economici in forma indiretta
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 2. Servizi sociali per l’area di intervento “sostegno alle donne in difficoltà” in Campania





comunità accoglienza per vittime di maltrattamento e abuso
centro di assistenza
servizi nei casi di maltrattamento e abuso sessuale in atto sui minori e donne
servizi di sensibilizzazione, aggiornamento, informazione e documentazione
servizi integrati rivolti alla prostituzione di strada
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 3. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche di contrasto alle dipendenze” in
Campania














centro diurno
comunità di accoglienza per soggetti con dipendenze
centro di prima accoglienza
unità mobile
educativa di strada
servizi di reinserimento per l'area penale
gruppi di auto - aiuto
servizio di sensibilizzazione e prevenzione
contributi economici per strutture residenziali
contributi economici per strutture semiresidenziali
contributi economici in forma indiretta
contributi per la partecipazione ad attività socio-culturali e di socializzazione
inserimento lavorativo
borse lavoro
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
43
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 4. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche per le persone anziane” in
Campania



















centro diurno integrato
centro sociale polifunzionale
residenza sanitaria assistenziale (rsa) per anziani
casa albergo
appartamento sociale (casa sociale)
gruppo appartamento (casa sociale)
comunità alloggio
assistenza domiciliare sociale (ads)
assistenza domiciliare integrata per anziani (adi)
telesoccorso
telefonia sociale
trasporto sociale anziani
servizi d'integrazione sociale
soggiorni climatici
contributi economici per strutture semiresidenziali
contributi economici per strutture residenziali
contributi economici ad integrazione del reddito
assistenza domiciliare in forma indiretta
contributi per la partecipazione ad attività socio-culturali e di socializzazione
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 5. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche per le persone con disabilità” in
Campania





















centro diurno integrato
centro sociale polifunzionale
comunità di accoglienza temporanea
comunità alloggio
gruppo appartamento (casa sociale)
rsa
appartamento sociale (casa sociale))
strutture residenziali per cittadini affetti da demenza
assistenza domiciliare sociale
assistenza domiciliare integrata (adi)
telesoccorso e teleassistenza
servizi di pronto intervento
servizio di assistenza scolastica
servizi trasporto disabili
gruppi di auto - aiuto
servizi temporanei
servizi d’ascolto, informazione e sensibilizzazione
contributi economici ad integrazione di rette per prestazioni semi-residenziali
contributi economici ad integrazione di rette per prestazioni residenziali
altri contributi economici
assistenza domiciliare in forma indiretta
44
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali





contributi per la partecipazione ad attività socio-culturali di socializzazione
borse lavoro
tirocini formativi
contratto di inserimento
orientamento
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 6. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche di contrasto alla povertà” in
Campania



















centro accoglienza diurno
centro di prima accoglienza
interventi abitativi d’emergenza
gruppo appartamento
centro di accoglienza per detenuti ed ex detenuti
comunità per malati di aids
distribuzione pasti a domicilio
servizi docce e cambio abiti
pronto intervento sociale e unità mobile di strada
servizio mensa
servizio d’ascolto, sensibilizzazione, informazione
contributi economici diretti ad integrazione del reddito
contributi economici in forma indiretta
rmi
reddito di cittadinanza
lavori socialmente utili – lavori di pubblica utilità
tirocini/stage
borse lavoro
contratti di inserimento
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 7. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche per gli immigrati” in Campania















centro di aggregazione
centro interculturale
centro di accoglienza
centro di accoglienza per donne immigrate
casa rifugio per donne in uscita dai percorsi di prostituzione coatta
area attrezzata per nomadi
gruppo appartamento per minori non accompagnati
assistenza domiciliare sociale
assistenza domiciliare integrata (adi)
unità di strada
servizio di mediazione culturale
servizi per minori non accompagnati
servizi per l'integrazione sociale
sostegno all'integrazione scolastica dei minori immigrati
servizi di ascolto, sensibilizzazione e informazione
45
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali





contributi economici ad integrazione del reddito
assistenza economica in forma indiretta
inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati
contratto d'inserimento
borse lavoro
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 8. Servizi sociali per l’area di intervento “infanzia, giovani e famiglia” in Abruzzo




















nidi e servizi per la prima infanzia
centro gioco
centro diurno
centro di aggregazione giovanile
soggiorno di vacanza
comunità alloggio
gruppo famiglia
istituto educativo-assistenziale
servizio domiciliare per la prima infanzia
educativa di strada
educativa territoriale
servizio socio-psicoeducativo per la famiglia
servizi di intervento/sostegno alla famiglia e alla genitorialità
servizi di ascolto e informazione
servizi di sollievo per le famiglie
affido familiare
assistenza educativa domiciliare per minori
servizi di residenzialità per minori che vivono fuori dalla famiglia di origine
prevenzione primaria dei fenomeni di violenza fisica e psicologica su donne e minori
mediazione familiare
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 9. Servizi sociali per l’area di intervento “disabilità” in Abruzzo











assistenza domiciliare
assistenza domiciliare scolastica
centro diurno
comunità protetta
comunità alloggio per persone con disabilità
comunità di tipo familiare per disabili
gruppo appartamento
casa famiglia per disabili
servizio di assistenza scolastica qualificata per disabili
servizi trasporto disabili
servizi di aiuto personale ai disabili
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
46
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 10. Servizi sociali per l’area di intervento “persone anziane” in Abruzzo










assistenza domiciliare
centri diurni
centro socio-assistenziale diurno
centro sociale anziani
casa di riposo
assistenza abitativa
casa albergo o residenza alberghiera
comunità alloggio
soggiorno di vacanza e cura (l.r. 75/82) o soggiorni climatici
gruppi appartamento
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 11. Servizi sociali per l’area di intervento “integrazione ed esclusione sociale” in Abruzzo



















centro di ascolto
centro accoglienza diurno
centro di prima accoglienza
centro di aggregazione
centro interculturale
centro di accoglienza
centro di accoglienza per donne immigrate
unità di strada
servizio di mensa per immigrati
servizio di mediazione culturale
sportello informativo immigrati
interventi abitativi d’emergenza
comunità di accoglienza per malati di aids
pronto intervento sociale e unità mobile di strada
mensa sociale
centro diurno terapeutico
comunità terapeutica
servizi per l'area penale
servizio di sensibilizzazione e prevenzione
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 12. Servizi sociali per l’area di intervento “azioni di sistema” nel Lazio
I servizi multiutenza qui riportati rappresentano una delle aree di intervento dei LIVEAS previsti
dalla L n. 328/2000 (vedi il paragrafo sul piano socio-assistenziale) e sono rivolti a garantire
l’accesso ai servizi sociali da parte delle diverse fasce di utenza:
 segretariato sociale
 servizio di pronto intervento sociale
 servizio sociale professionale
 sportello famiglia
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
47
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 13. Servizi sociali per l’area di intervento “disabilità” nel Lazio








centro diurno per persone con disabilità
strutture semi-residenziali per adulti con disabilità
case famiglia per adulti con disabilità
comunità alloggio
residenza sanitaria assistenziale (rsa)
assistenza domiciliare per i diversamente abili
assistenza domiciliare integrata (adi)
assistenza familiare
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
Tabella 14. Servizi sociali per l’area di intervento “anziani” nel Lazio









casa famiglia per anziani
comunità alloggio per anziani
case di riposo
casa-albergo per anziani
residenza sanitaria assistenziale (rsa)
assistenza domiciliare sociale per anziani
assistenza domiciliare integrata (adi)
dimissioni protette
assistenza familiare
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
Tabella 15. Servizi sociali per l’area di intervento “sicurezza urbana” nel Lazio







mediazione sociale
mediazione penale e giustizia riparativa
mediazione interculturale
sostegno agli anziani vittime di reato
sportelli sicurezza
reinserimento sociale per vittime di tratta – progetto roxanne
educazione alla legalità
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
Tabella 16. Servizi sociali per l’area di intervento “famiglia e minori” nel Lazio



case famiglia
gruppo appartamento
comunità educativa di pronta accoglienza
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
Tabella 17 – Servizi sociali per l’area di intervento “disagio adulti” nel Lazio




case famiglia
comunità alloggio per persone con problematiche psicosociali
comunità di pronta accoglienza per persone con problematiche psicosociali
centri di accoglienza per donne, anche straniere, anche con figli minori, vittime di violenza
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
48
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 18. Servizi sociali per l’area di intervento “azioni di sistema” in Lombardia
Servizi rivolti a fornire informazioni sulle specificità territoriali e a garantire l’accesso ai servizi
sociali da parte delle diverse fasce di utenza, rappresentano le aree di intervento dei Livelli
Essenziali previsti dalla legge 328/2000:
 segretariato sociale
 servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personale familiari
 servizio sociale professionale
 osservatori
 sistema informativo sociale
 funzionamento ufficio di piano
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 19. Servizi sociali per l’area di intervento “multiutenza” in Lombardia
servizi individuati per area di intervento Multiutenza
 hospice
 servizio assistenza domiciliare (sad)
 servizio assistenza domiciliare integrata (adi)
 sportello assistenza familiare
 centri per la mediazione sociale e penale
 ufficio di protezione giuridica delle persone incapaci
 centro per l’impiego
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 20. Servizi sociali per l’area di intervento “famiglia” in Lombardia







centri per il sostegno a vittime di violenza e abuso familiare
case accoglienza per accompagnatori di ricoverati in ospedale
servizi per l’affido familiare
servizi per l'adozione nazionale ed internazionale
consultorio
servizi di sostegno alla genitorialità
servizi o centri di mediazione familiare
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 21. Servizi sociali per l’area di intervento “minori” in Lombardia












comunità educative
comunità familiare
alloggi per l’autonomia
comunità di accoglienza per minori vittime di maltrattamento e abuso
asilo nido
micro nido
nido e micro nido aziendale
nido famiglia
ludoteche
centri per la prima infanzia
centri ricreativi diurni (crd)
centri di aggregazione giovanile (cag)
49
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali









assistenza domiciliare minori (adm)
educativa di strada
servizi per i casi di maltrattamento e abuso sessuale
servizio di formazione all’autonomia
percorsi educativi individualizzati
percorso di inserimento guidato al mondo del lavoro
uffici per la mediazione penale minorile
sostegno all’integrazione scolastica dei minori immigrati
servizi per i minori non accompagnati
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 22. Servizi sociali per l’area di intervento “disabilità” in Lombardia
servizi individuati per area di intervento Disabilità
In Regione Lombardia, nel biennio 2003-2005, è stata ridefinita l'unità di offerta residenziale per
persone con disabilità cercando di riportare la sua azione sulla centralità della persona e della
famiglia e di adeguare i suoi servizi ai bisogni e ad una sempre maggiore qualità della vita:
 comunità alloggio socio sanitarie (css)
 comunità alloggio socio assistenziali (csa)
 residenza sanitaria per disabili (rsd)
 centro diurno per persone con disabilità (cdd)
 centri socio educativi (cse)
 servizio di formazione all'autonomia per persone disabili (sfa)
 sportello disabili
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 23. Servizi sociali per l’area di intervento “anziani” in Lombardia







rsa ossia residenza sanitario assistenziale.
centro diurno (cd)
centro diurno integrato (cdi)
servizio di assistenza domiciliare (sad)
adi (assistenza domiciliare integrata)
custode socio sanitario
telefonia sociale
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 24. Servizi sociali per l’area di intervento “immigrati” in Lombardia




centri di accoglienza temporanea
centri di accoglienza per donne immigrate
case rifugio per donne in uscita da percorsi di prostituzione coatta
campi di sosta o transito per nomadi
Fonte: elaborazione IRS, 2008
50
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 25. Servizi sociali per l’area di intervento “dipendenze” in Lombardia








servizio di trattamento specialistico per coppie, soggetti con figli e nuclei familiari
servizi di accoglienza
servizi terapeutico riabilitativi
servizi pedagogico riabilitativi
servizio di trattamento specialistico per pazienti in comorbilità psichiatrica
servizio specialistico per alcool e polidipendenti
servizio territoriale per le dipendenze/ multidisciplinare integrato
educativa di strada e unità mobile
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 26. Servizi sociali per l’area di intervento “carcere” in Lombardia
servizi individuati per area di intervento Carcere
 centri di accoglienza per detenuti ed ex detenuti
 servizi di reinserimento per l’area penale
 sperimentazione coordinata di reti locali per il reinserimento sociale delle persone in
esecuzione penale
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 27. Servizi sociali per l’area di intervento “nuove povertà” in Lombardia
servizi individuati per area di intervento Nuove povertà
 reinserimento abitativo
 distribuzione pasti a domicilio
 servizio docce e cambio abiti
 pronto intervento sociale e unità mobile di strada
 servizio mensa
 primo contatto
 reinserimento lavorativo
Fonte: elaborazione IRS, 2008
51
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
ALLEGATO B. Profili professionali per regione, aree
di competenza e livelli formativi
Tabella 1. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Campania
AREE DI COMPETENZA
Assistenza di base
LIVELLI FORMATIVI
Base
Assistente familiare
Operatore socio-assistenziale
●
●
OSS
●
Accoglienza e servizio sociale
Tecnico accoglienza sociale
Tecnico
Laureato
Post-laureato
●
Assistente sociale
●
Socio-educativa
Animatore sociale
●
Operatore infanzia
●
Educatore professionale sanitario (SNT/2)
Educatore professionale sociale (L18)
●
●
Mediazione
Mediatore culturale
Tecnico inserimento lavorativo
●
●
Mediatore familiare
Fonte: elaborazione Studio Come srl su DGR 2843/2003 Regione Campania
●
Tabella 2. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Abruzzo
AREE DI COMPETENZA
Assistenza di base
LIVELLI FORMATIVI
Base
Assistente familiare
●
Operatore socio-assistenziale
Assistente specialistico handicap
●
●
OSS
Accoglienza e servizio sociale
●
Tecnico
Assistente sociale
Socio-educativa
Animatore sociale – operatore socio
educativo
Operatore/Educatore infanzia
Educatore professionale sanitario (SNT/2)
Laureato
Post-laureato
●
●
●
Educatore professionale sociale (L18)
●
●
●
Mediazione
Mediatore culturale
●
Fonte: elaborazione Studio Come srl su dati Regione Abruzzo, 2008
52
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 3. Profili per aree di competenza e livelli formativi nel Lazio
AREE DI COMPETENZA
Assistenza di base
Assistente familiare
OSS
LIVELLI FORMATIVI
Base
Tecnico
Laureato
Post-laureato
●
●
Accoglienza e servizio sociale
Assistente sociale
Socio-educativa
●
Animatore
●
Educatore professionale sanitario (SNT/2)
Educatore professionale sociale (L18)
●
●
Mediazione
Mediatore culturale
●
Mediatore familiare
Fonte: elaborazione Service Lazio 2000 su dati Regione Lazio, 2008
●
Tabella 4. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Lombardia
AREE DI COMPETENZA
Assistenza di base
LIVELLI FORMATIVI
Base
Assistente familiare
Ausiliario socio-assistenziale
●
●
OSS
●
Tecnico
Accoglienza e servizio sociale
Assistente sociale
Laureato
Post-laureato
●
Socio-educativa
Operatore socio-educativo
Operatore qualificato
●
●
●
Educatore professionale sanitario (SNT/2)
●
Educatore professionale sociale (L18)
Mediazione
●
Mediatore culturale
●
Mediatore inserimento lavorativo
Mediatore penale e sociale
●
●
Mediatore familiare
Fonte: elaborazione IRS su dati Regione Lombardia, 2008
●
53
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 5. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Campania, Lombardia, Lazio e Abruzzo
AREE DI COMPETENZA
Assistenza di base
Assistente familiare
Operatore socio-assistenziale (OSA, ASA)
REGIONE
Campania
Certificazione
e competenze
(120 ore)
Qualifica
base
(600 ore )
Lombardia
Qualifica
base
(da istituire)
Qualifica
base
(800 ore)
Lazio
Qualifica
base
(300 ore)
Qualifica
base
(1000 ore)
Qualifica
base
(1000 ore)
Qualifica
base
(1000 ore)
Abruzzo
Qualifica
base
(da istituire)
Qualifica
base
(400-600 ore)
Qualifica
base (da ist.)
Qualifica
base
(1000 ore)
Laurea
Laurea
Laurea
ad
esaurimento
Assistente specialistico handicap
Operatore socio-sanitario (OSS)
Accoglienza e servizio sociale
Tecnico accoglienza sociale
Assistente sociale
Qualifica
tecnica
(1000 ore)
Laurea
Socio-educativa
Operatore infanzia, educatore infanzia
Animatore sociale – operatore socio
educativo
Qualifica
tecnica
(1000 ore)
Qualifica
tecnica
(1000 ore)
Operatore qualificato
Educatore professionale sanitario
(SNT/2)
Educatore professionale sociale (L18)
Tecnico/
Laurea
Tecnico/
Laurea
Laurea
Tecnico
Laurea
sanitaria
Laurea
sociale
Laurea
sanitaria
Laurea
sociale
Laurea
sanitaria
Laurea
sociale
Laurea
Qualifica
tecnica
(600)
Qualifica
tecnica
(600)
Laurea
Laurea
sanitaria
Laurea
sociale
Mediazione
Mediatore culturale
Tecnico-mediatore inserimento
lavorativo
Mediatore familiare
Mediatore sociale, penale
Qualifica
tecnica
(600)
Qualifica
tecnica
(1000)
Qualifica PostLaurea (200)
Post-laurea
Post-laurea
Post-laurea
(da istituire)
Laurea
Fonte: elaborazione Studio Come, IRS, Service Lazio 2000, 2008
54
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
ALLEGATO C. Offerta formativa regionale per i servizi sociali
Tabella 1. Offerta formativa per i servizi sociali in Campania
Area
Totale Profilo professionale
Ore
Operatori di base
Assistenza di
base
1407
Provincia
Totale
AV
BN
CE
NA
SA
Assistente familiare
120
10
7
30
54
31
132
Operatore
Socio-assistenziale
600
81
78
333
615
168
1275
91
85
363
669
199
1407
Totale operatori di base
Tecnico
Socioeducativa
573
Accoglienza
e servizio
sociale
86
Mediazione
243
Animatore sociale
1000
48
10
77
122
42
299
Operatore dell’Infanzia
600/
1000
53
31
57
85
48
274
Tecnico accoglienza
sociale
1000
15
-
23
31
17
86
Tecnico inserimento
lavorativo
1000
16
-
8
25
19
68
Mediatore culturale
600
28
9
23
77
38
175
160
50
188
340
164
902
Totale operatori tecnici
Post-laureato/specializzato
Accoglienza
e servizio
sociale
Mediazione
Esperto in affido familiare
400
26
2
5
25
17
75
Mediatore familiare
220
27
20
47
125
58
277
53
22
52
150
75
352
304
157
603
1159
438
2661
75
277
Totale operatori specializzati
TOTALE CORSI
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati Regione Campania, 2008
55
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 2. Istruzione secondaria: Licei sociali in ambito regionale in Campania
Provincia
AV
BN
CE
NA
Denominazione
Tipologia Istituto
Indirizzo
Guido Dorso
G. Della Valle
P. E. Imbriani
Istituto statale scienze sociali
P. E. Imbriani
Istituto statale socio-psicopedagogico
Brocca
B. Croce Ist. Mag.
Montesarchio
G. Guacci
Istituto statale socio-psicopedagogico
Brocca
G. Guacci Ist. Mag. Bn
Istituto statale scienze sociali
Alessandro Manzoni
L. Ped. Alvignano
Marcianise
Istituto statale pedagogico sociale
Niccolò Iommelli
Salvatore Pizzi
Taddeo De Sessa
Istituto statale socio-psicopedagogico
Marcianise
Salvatore Pizzi
Istituto statale scienze sociali
Is. Alfonso Maria De’ Liguori
Artemisia Gentileschi
S. Cantone
Campanella
I.s. Albertini SS
Casamarciano
Don L. Milani
VIII Napoli
G. Mazzini
C. Levi
M. Serao
Fonseca
Di Nola Albertini
Villari
Di Scampia
Istituto statale socio-psicopedagogico
S. Cantone
I. M. Galilei
Campanella
Giov. Da Procida
M. Di Savoia
I.s. Albertini SS
Casamarciano
Don L. Milani
Brocca
Brocca
Istituto statale scienze sociali
56
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Virgilio
M. Serao
Di Nola Albertini
Di Scampia
SA
A. Galizia
I. Alfano
F. De Filippis
G. Roselli
G. Verga
P. Leto
Regina Margherita
T. Confalonieri
A. Galizia
G. Verga
Ist. Mag. Torre Orsaia
Istituto statale socio-psicopedagogico
Brocca
Istituto statale scienze sociali
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008
Tabella 3. Istruzione secondaria: Istituti tecnici per le attività sociali in Campania
Prov.
Denominazione
Tipologia Istituto
Indirizzo
AV
I.P.I.A. (sede principale)
Istituto Statale
Istruzione Professionale
Dirigenti di comunità
NA
ITAS E. Di Savoia
ITF V. Emanuele
Istituto Statale
Istruzione Tecnica
Biologico (Brocca)
Dirigenti di comunità
SA
S. Caterina da Siena
Istituto Statale
Istruzione Tecnica
Dirigenti di comunità
Biologico
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008
Tabella 4. Istruzione secondaria: Istruzione professionale per i servizi sociali in Campania
Prov.
AV
Istituto
G. Giorgi
Qualifica
Biennio
Post-qualifica
III area
Qualifica II livello
Operatore
servizi
sociali
Tecnico
sociali
servizi Mediatore culturale
Animatore sociale
Operatore
servizi
sociali
Tecnico
sociali
servizi
Operatore
servizi
sociali
Tecnico
sociali
servizi
IPC Arzano
IPSSCT Europa
NA
IPSSCT D’Este
IPIA Enzo
Ferrari
SA
IPSS Salerno
Animatore sociale
57
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
IPSS Sarno
Operatore
servizi
sociali
Tecnico
sociali
Addetto alla custodia e all’assistenza dei
bambini
Addetto all’assistenza dei minori a rischio
servizi
Addetto all’assistenza degli handicappati
Addetto all’accoglienza e all’assistenza
degli extracomunitari
Operatore per la cooperazione sociale
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008
58
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 5. Formazione universitaria: Corsi di laurea I e II livello e anni accademici di attivazione in Campania
Profilo
Corso di Laurea I livello
Classe di
laurea
Università
degli Studi
di Napoli
Federico II
L6
2005-2006
2006-2007
Assistente
sociale
Scienze del Servizio Sociale
Educatore
professionale
sociale
Educatore professionale (Scienze
dell’educazione e della formazione)
Educatore
professionale
sanitario
Educatore professionale (Scienze delle
professioni sanitarie della riabilitazione)
Mediatore
culturale
Scienze della mediazione linguistica
Sociologo
Scienze Sociologiche
L 36
2005-2006
2006-2007
Psicologo
Scienze e tecniche psicologiche
L 34
2005-2006
2006-2007
LS 57
2005-2006
2006-2007
Seconda
Università
degli Studi
di Napoli
2005-2006
2006-2007
Programmazione e gestione delle politiche e
dei servizi sociali
Università
degli Studi
di Salerno
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
L3
2005-2006
2006-2007
2005-2006
Corso di Laurea II livello
Assistente
sociale spec.
Università
degli Studi
di Napoli
L’Orientale
2005-2006
2006-2007
L18
SNT/2
Università
degli Studi
Suor Orsola
Benincasa
2005-2006
2006-2007
59
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Educatore
professionale
sanitario
specialista
Scienze delle professioni sanitarie e della
riabilitazione (Educatore professionale)
SNT_SPEC/2
2005-2006
2006-2007
Programmazione e gestione dei servizi
educativi e formativi
LS 56
2005-2006
2006-2007
Scienze dell’educazione degli adulti e della
formazione continua
LS 65
2006-2007
Scienze pedagogiche
LS 87
2005-2006
2006-2007
Psicologo
Laurea specialistica in psicologia
LS 58
Sociologo
Laurea specialistica in sociologia
LS 89
Pedagogista
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Fonte: elaborazione Studio Come S.r.l., su dati MIUR 2008
60
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 6. Formazione regionale: Corsi autofinanziati, annualità 2005-2007 in Abruzzo
Area
Totale Profilo professionale
Ore
Operatori di base
Assistenza di
base
Socioeducativa
27
2
Provincia
AQ
TE
Assistente familiare
140
Assistente disabili
400
Operatrice di assistenza
extrascolastica
per
disabili
400
1
400/600
3
1
600
1
1
Assistente anziani
Operatore
Socio
Assistenziale
Operatore Socio Sanitario
1000
OSS (riqualificazione)
400
Addetto alle dinamiche
educative prima infanzia
600
Educatrice d’infanzia
400
Totale operatori di base
CH
Totale
PE
1
1
2
3
2
1
1
2
4
2
1
5
4
1
5
4
8
1
1
9
1
1
5
12
3
31
Tecnico
Socioeducativa
2
Addetto alle dinamiche
educative prima infanzia
Animatrice di comunità
Mediatore culturale
Mediazione
Totale tecnici
Totale
1
6
1
1
400/600
1
2
1
1
4
Mediatore
culturale
(aggiornamento)
60
1
1
Mediatore
culturale
(riqualificazione)
120
1
1
8
1
3
4
10
8
16
3
37
Fonte: elaborazione Studio Come S.r.l., su dati Regione Abruzzo, 2008
61
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 7. Istruzione secondaria: Licei sociali in Abruzzo
Provincia
Denominazione
Tipologia Istituto
Indirizzo
G. Vico
Benedetto Croce
Vittorio Emanuele II
Istituto statale socio-psicopedagogico
G. Vico
Benedetto Croce
Istituto statale scienze sociali
Cesare De Titta
I. Gonzaga
R. Pantini
Istituto statale socio-psicopedagogico
Cesare De Titta
I. Gonzaga
R. Pantini
Istituto statale scienze sociali
G. Marconi
Istituto statale socio-psicopedagogico
PE
G. Marconi
Istituto Omnicomprensivo
Istituto statale scienze sociali
TE
Giannina Milli
Istituto statale socio-psicopedagogico
AQ
CH
Brocca
Brocca
Brocca
Brocca
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008
Tabella 8. Istruzione secondaria: Istituti tecnici per le attività sociali in Abruzzo
Provincia
Denominazione
Tipologia Istituto
Indirizzo
AQ
Elena Di Savoia
Istituto Statale
Istruzione Tecnica
Dirigenti di comunità;
Biologico sanitario
CH
De Giorgio
Istituto Statale
Istruzione Professionale
Dirigenti di comunità
PE
F. P. Michetti
Istituto Statale
Istruzione Professionale
Dirigenti di comunità
TE
L. Di Poppa
Istituto Statale
Istruzione Professionale
Dirigenti di comunità
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008
Tabella 9. Istruzione secondaria: Istruzione professionale per i servizi sociali in Abruzzo
Prov.
Istituto
III area
Qualifica II livello
Qualifica
Biennio Post-qualifica
Tecnico servizi sociali
Esperto
infantili
Tecnico servizi sociali
Esperto di comunità
CH
De Giorgio
Operatore
servizi
sociali
PE
F. P.
Michetti
Operatore
servizi
sociali
animatore
comunità
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008
62
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 10. Formazione universitaria: Corsi di laurea I e II livello in Abruzzo
Profilo
Corso di Laurea I
livello
Università
Università Università
Classe degli Studi
degli
degli
di
D’Annunzio
Studi de
Studi di
Chieti e
laurea
L’Aquila
Teramo
Pescara
Assistente sociale
Scienze del Servizio
Sociale
L6
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Educatore professionale
sociale
Scienze dell’educazione
e della formazione
L18
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Educatore professionale
sanitario
Professioni sanitarie
della riabilitazione
SNT/2
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Mediatore culturale
Scienze della
mediazione linguistica
L3
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Psicologo
Scienze e tecniche
psicologiche
L 34
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Sociologo
Scienze sociologiche
L 36
2005-2006
2006-2007
Assistente sociale
Programmazione e
gestione delle politiche
e dei servizi sociali
LS 57
2005-2006
2006-2007
Educatore sociale
Programmazione e
gestione dei servizi
educativi e formativi
LS 56
Pedagogista
Scienze pedagogiche
LS 87
2006-2007
Mediatore culturale
Lingue e letterature
moderne
euroamericane
LS42
2005-2006
2006-2007
Psicologo
Laurea specialistica in
psicologia
LS 58
2005-2006
2006-2007
Sociologo
Laurea specialistica in
sociologia
LS 89
2005-2006
2006-2007
2005-2006
Corso di Laurea II
livello
2005-2006
2006-2007
2006-2007
Fonte: elaborazione Studio Come S.r.l., su dati MIUR 2008
63
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 11. Formazione universitaria: Corsi di laurea I e II livello nel Lazio
Profilo
Corso di Laurea I livello
Assistente
sociale
Scienze del Servizio Sociale
Educatore
professionale
sociale
Classe
di
laurea
Università
Università
La Sapienza Tor Vergata
Università
Roma 3
Lumsa
Università
della Tuscia
L6
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Scienze dell’educazione e
della formazione
L18
2005-2006
2006-2007
Educatore
professionale
sanitario
Professioni sanitarie della
riabilitazione
SNT/2
Mediatore
culturale
Scienze della mediazione
linguistica
L3
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Psicologo
Scienze e tecniche
psicologiche
L 34
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Sociologo
Scienze sociologiche
L 36
2005-2006
2006-2007
LS 57
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Università
degli Studi
di Cassino
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Corso di
Laurea II
livello
Assistente
sociale
Programmazione e gestione
delle politiche e dei servizi
sociali
2005-2006
2006-2007
64
2005-2006
2006-2007
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Programmazione e gestione
dei servizi educativi e
formativi
LS 56
Scienze dell’educazione degli
adulti e della formazione
continua
LS 65
Scienze pedagogiche
LS 87
Mediatore
culturale
Lingue straniere e
comunicazione
internazionale
LS43
Psicologo
Laurea specialistica in
psicologia
LS 58
2005-2006
2006-2007
Sociologo
Laurea specialistica in
sociologia
LS 89
2005-2006
2006-2007
Pedagogista
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
2005-2006
2006-2007
Fonte: elaborazione Service Lazio 2000, su dati MIUR 2008
65
2005-2006
2006-2007
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 12 . Istruzione secondaria: Istituti professionali in Lombardia
Provincia
Denominazione
N
C. Caniana
Ist.Prof. Servizi Sociali
BG
Dalmine
Ponte San Pietro
5
Ipc "Lotto"" Trescore B."
Istituto Professionale Paritario Maddalena Di Canossa
Breno (Sez.Ass.I.S.Tassara)
BS
CO
Sraffa - Brescia
Gardone Vt (Sez.Ass.I.S.Levi Sarezzo)
Giovanni Falcone
Ist.Legalmente Ric. Dante Alighieri Attivita' Sociali
Ist.Paritario Matilde Di Canossa I.P.Servizi Sociali
I.P.S. Comm. E Turis. G.Pessina
CR
G.Pessina
Istituto Professionale Per I Servizi Sociali Sacra Famiglia
P.Sraffa
LC
Einaudi
Casa Degli Angeli
Graziella Fumagalli
5
2
2
3
3
I.P.
Lodi
Mantova
L.Einaudi
1
Istituto Superiore Bonomi-Mazzolari
Ipss Viadana
2
Maria Ausiliatrice - Milano
Marisa Bellisario
L. Milani
Oriani-Mazzini -Milano
Cavalieri
MI
Frisi
Kandinsky
A. Olivetti
11
Erasmo Da Rotterdam
Milani
A. Olivetti
PV
Istituto Tecnico Per Attivita' Sociali Blaise Pascal
Ciro Pollini - Mortara
L.Cossa - Pavia
SO
VA
3
1
P.Verri
Ipssct
Antonio Parma
5
L.Einaudi
S.Marta (Qualifica E Post-Qualifica)
Fonte: elaborazione IRS su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008
66
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 13. Istruzione secondaria: Istituti tecnici per le attività sociali (Dirigenti di comunità)
in Lombardia
Provincia
BG
BS
Denominazione
N
C. Caniana
2
Dalmine
Breno (Sez.Ass.I.S. Tassara)
Sraffa - Brescia
4
Bagatta - Desenzano
Gardone Vt (Sez.Ass.I.S. Levi Sarezzo)
Caio Plinio Secondo
2
G.Pessina
CO
Teresa Ciceri
G.D.Romagnosi
4
Jean Monnet
CR
Menaggio
E. Beltrami
1
LC
Giovanni Bertacchi
1
LO
MN
L.Einaudi
Itas Mantegna Mn
1
1
Giulio Natta
C.Correnti
Cavalieri
MI
7
Daniele Marignoni - Marco Polo
F.Besta
Frisi
PV
Kandinsky
L.Cossa - Pavia
1
VA
Marie Curie (Con Sez.Magistr.)
Fonte: elaborazione IRS su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008
1
Tabella 14. Istruzione secondaria: Licei sociali in Lombardia
Provincia
BG
Denominazione
Giovanni Falcone
Istituto Magistr. Suardo
Liceo Scienze Sociali
Albino
Istituto Magistr. Suardo
Ponte San Pietro
Presezzo
Don Lorenzo Milani
Trescore Balneario
Zogno
Tipologia Istituto
N
Liceo Scienze sociali
3
Liceo socio psico-pedagogico
7
67
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Istituto D'istruzione Superiore
C.Golgi
Gambara - Brescia
BS
Bagatta - Desenzano
Ghedi (Sez.Ass.I.S. Capirola Leno)
Liceo Scienze sociali
8
Gambara - Brescia
Liceo socio psico-pedagogico
1
Teresa Ciceri
Carlo Porta
Liceo Scienze sociali
2
Liceo socio psico-pedagogico
2
Liceo Scienze sociali
2
Alessandro Racchetti
S.Anguissola
Liceo socio psico-pedagogico
2
Giovanni Bertacchi
Liceo Scienze sociali
1
Alessandro Greppi
Giovanni Bertacchi
Liceo socio psico-pedagogico
2
Maffeo Vegio
Liceo scienze della formazione
1
Maffeo Vegio
Ist.Mag.Le Isabella D'Este Mn
Liceo Scienze sociali
Liceo scienze della formazione
1
1
Liceo Scienze sociali
2
Liceo scienze della formazione
2
Liceo Scienze sociali
7
Liceo socio psico-pedagogico
6
Liceo Scienze sociali
Liceo socio psico-pedagogico
1
1
Manerbio (Sez.Ass.I.S. Pascal)
Palazzolo S/O (Sez.Ass.I.S. Marzoli)
Enrico Fermi
CO
Teresa Ciceri
Carlo Porta
Alessandro Racchetti
CR
LC
Lodi
Mantova
S.Anguissola
Ist.Mag.Le Isabella D'Este Mn
Ist.Mag.Le Manzoni Suzzara
Carlo Tenca
Clemente Rebora
G.B.Vico
Agnesi
Carlo Tenca
Virgilio
Carlo Porta
MI
Clemente Rebora
Giuseppe Parini
B.Pascal
Ist. Tec. Stat. Ad Ordinamento
Speciale
Kandinsky
Agnesi
Kandinsky
Giuseppe Parini
PV
Adelaide Cairoli - Pavia
Adelaide Cairoli - Pavia
68
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
SO
VA
Lena Perpenti
Liceo socio psico-pedagogico
1
Marie Curie (Con Sez.Magistr.)
Stefano Maria Legnani
Liceo Scienze sociali
1
Marie Curie (Con Sez.Magistr.)
Liceo socio psico-pedagogico
3
Alessandro Manzoni
Fonte: elaborazione IRS su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008
Tabella 15. Istruzione e formazione tecnico superiore in Lombardia
Prov
Profilo
Ore
Allievi
Ente Gestore
MI
Tecnico superiore
per L'assistenza
alla Direzione si
Strutture Ricettive
(In Ambito Socio Assistenziale)
1200
20
Associazione Nostra
Famiglia
MI
Tecnico superiore
per
l'amministrazione
economico
finanziaria ed il
controllo di
gestione
(nell'ambito delle
strutture socio
assistenziali)
1200
20
Ente Galdus
Altri Soggetti
Fondazione Luigi Clerici, Università
Cattolica del Sacro Cuore,
Fondazione Istituto Sacra Familglia
di Milano, Fondazione Don C.
Gnocchi, Consorzio Farsi Prossimo
Milano, Unione Nazionale Istituzioni
Iniziative Assistenza Sociale
(UNEBA) Milano, Società
Cooperativa Galdus, Associazione La
Strada, IPSSCT Oriani Mazzini
Milano, IPSSCTS Bellisario Inzago,
IPSSCT Paolo frisi Milano, IPSSCT
Piero Sraffa Crema, IPSC Piero
Sraffa Brescia, IIS Bertacchi Lecco.
Fondazione Luigi Clerici, Università
Cattolica del Sacro Cuore,
Fondazione Istituto Sacra Familglia
di Milano, Fondazione Don C.
Gnocchi, Consorzio Farsi Prossimo
Milano, Unione Nazionale Istituzioni
Iniziative Assistenza Sociale
(UNEBA) Milano, Associazione
Nostra Famiglia, Associazione La
Strada, IPSSCT Oriani Mazzini
Milano, IPSSCTS Bellisario Inzago,
IPSSCT Paolo frisi Milano, IPSSCT
Piero Sraffa Crema, IPSC Piero
Sraffa Brescia, IIS Bertacchi Lecco.
Fonte: elaborazione IRS su dati Regione Lombardia, 2008
69
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 16. Formazione universitaria: Corsi di laurea I e II livello in Lombardia
P
A
Corso di Laurea I
livello
Scienze del Servizio
Sociale
Scienze
EP
dell’educazione e
soc.
della formazione
EP Professioni sanitarie
san. della riabilitazione
Univ.
degli
Studi
Milano
Bicocca
Univ.Catt
olica del
Sacro
Cuore
L6
05-06
06-07
05-06
06-07
L18
05-06
06-07
05-06
06-07
Classe
di
laurea
Univ.
degli
Studi di
Milano
SNT/2
05-06
06-07
L3
05-06
06-07
IULM
Univ.
degli
Studi
Insubria
VR-CO
M
P
Scienze e tecniche
psicologiche
L 34
05-06
06-07
05-06
06-07
S
Scienze sociologiche
L 36
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
A
LS 57
05-06
06-07
Univ.
degli
Studi di
Pavia
Univ.
Vita
Salute S.
Raffaele
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
Corso di Laurea II
livello
Programmazione e
gestione delle
politiche e dei servizi
sociali
Univ.
degli
Studio di
Bergamo
05-06
06-07
05-06
06-07
Scienze della
mediazione
linguistica
Univ.
degli
Studi di
Brescia
70
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
PE
Programmazione e
gestione dei servizi
educativi e formativi
LS 56
Scienze
dell’educazione degli
adulti e della
formazione continua
LS 65
05-06
06-07
05-06
06-07
Scienze pedagogiche
LS 87
05-06
06-07
05-06
06-07
M
Lingue straniere e
comunicazione
internazionale
LS43
P
Laurea specialistica in
psicologia
LS 58
S
Laurea specialistica in
sociologia
LS 89
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
05-06
06-07
Fonte: elaborazione IRS, su dati MIUR 2008
Legenda Tabella 16: Nella prima colonna P su sfondo grigio=Profilo; A=Assistente sociale; EP soc.=Educatore professionale sociale; EP san.
=educatore professionale sanitario; M=Mediatore culturale; P=Psicologo; S=Sociologo; PE=Pedagogista
71
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
ALLEGATO D. Normativa regionale
Tabella 1. Norme sui requisiti per autorizzazione e accreditamento servizi in Campania
NORME AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO
Norme
Settore
Figure Professionali
D.G.R. 7301/2001
Modifiche ed integrazioni alla DGR
3958/2001contenente”Definizione dei requisiti
strutturali tecnologici ed organizzativi minimi
per l’autorizzazione alla realizzazione e
dell’esercizio delle attività sanitarie e socio
sanitarie delle strutture pubbliche e private e
approvazione delle procedure di autorizzazione
D.G.R. 6317/2002
Linee di indirizzo per l’accoglienza familiare e
comunitaria di minori in difficoltà personali e
socio – familiari. Servizi residenziali.
Regolamentazione
Residenze Sanitarie
Assistenziali (RSA)
Servizi residenziali
per minori
-
-
D.G.R. 711/2004
Linee di indirizzo concernenti le strutture
residenziali e semi residenziali, la loro
catalogazione tipologica, i requisiti
organizzativi, funzionali e strutturali, le
procedure di autorizzazione al funzionamento
D.G.R. 2003/2004
Rettifica alla D.G.R.C. n. 711 del 14 maggio
2004- Linee di indirizzo concernenti le strutture
residenziali e semi residenziali, la loro
catalogazione tipologica, i requisiti
organizzativi, funzionali e strutturali, le
procedure di autorizzazione al funzionamento
Strutture residenziali
e semi residenziali
socio-assistenziali
per minori, per
anziani e disabili
Strutture residenziali
e semi residenziali
socio-assistenziali
per minori, per
anziani e disabili
D.G.R. 304/2005
Proroga dei termini concernenti l’adeguamento
delle strutture residenziali e semi residenziali
socio-assistenziali
Strutture residenziali e semi residenziali
socio-assistenziali
-
personale di assistenza alle
persone
personale di assistenza
sociale
educatori
professionalità psico-sociopedagogiche
personale educativo
personale di assistenza e di
sostegno alle persone
personale di assistenza
sociale
educatore professionale
volontari e giovani del
servizio civile
personale di assistenza e di
sostegno alle persone
personale di assistenza
sociale
educatore professionale
volontari e giovani del
servizio civile
personale di assistenza e di
sostegno alle persone
personale di assistenza
sociale
educatore professionale
volontari e giovani del
servizio civile
72
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
D.G.R. 6/2006
Regolamento concernente i servizi residenziali e
semiresidenziali per anziani, persone
diversamente abili e minori
Strutture residenziali e semi residenziali
socio-assistenziali
per minori, per
anziani e disabili
educatore professionale
assistente sociale
psicologo
operatore sociale
animatore sociale
altre figure professionali e
volontari
D.G.R. 941/2006
Regolamento concernente i servizi residenziali e
semiresidenziali per anziani, persone con
disabilità e minori- approvazione proposta al
Consiglio Regionale e ulteriori provvedimenti
Strutture residenziali e semi residenziali
socio-assistenziali
per minori, per
anziani e disabili
-
educatore professionale
assistente sociale
psicologo
operatore sociale
animatore sociale
altre figure professionali e
volontari
Fonte: elaborazione Studio Come srl su normativa regione Campania, 2008
Tabella 2. Norme sui requisiti per autorizzazione e accreditamento servizi in Abruzzo
NORME DI AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO
Norme
Settore
Servizi socioLR 75/82
assistenziali e
Interventi promozionali per la realizzazione e il
residenziali per gli
potenziamento dei servizi socio-assistenziali a
anziani
favore delle persone anziane
Figure Professionali
 Operatore sociale del
servizio di assistenza
domiciliare
 Personale di assistenza alla
vita di relazione
 Educatore d’infanzia
LR 76/2000
Norme in materia di servizi educativi per la
 Educatore domiciliare
Servizi residenziali per
prima infanzia e successive modifiche e
 Addetto ai servizi generali
minori
integrazioni
 Coordinatore psicopedagogico
LR 2/2005
Disciplina delle autorizzazioni al funzionamento e
dell’accreditamento di soggetti eroganti servizi
alla persona
Strutture e servizi socio Operatore sociale
assistenziali,
socio Operatore socio-sanitario
sanitari
e
socio Operatore socio-educativo
educativi
LR 32/2007
Norme regionali in materia di autorizzazione,
accreditamento istituzionale e accordi
contrattuali delle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private
Residenze
Sanitarie  Personale di assistenza
Assistenziali (RSA)
sociale
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su normativa regione Abruzzo, 2008
73
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Tabella 3. Norme sui requisiti per l’autorizzazione al funzionamento dei servizi nel Lazio
NORME AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO
Norme
L.R. 41 2003
Norme in materia di autorizzazione
all'apertura ed al funzionamento di
strutture che prestano servizi socioassistenziali
Figure professionali
Strutture a ciclo residenziale
- minori
- disabili
- anziani
- persone con problematiche
psico-sociali
Case famiglia per adulti con
disabilità
Comunità alloggio per adulti
con disabilità
D.G.R. 1305 2004
Autorizzazione all'apertura ed al
funzionamento delle strutture a ciclo
residenziale e semiresidenziale che
prestano servizi socio-assistenziali.
Requisiti strutturali e organizzativi
integrativi rispetto ai requisiti previsti
dall'articolo 11 della L.R. n. 41/2003
D.G.R. 1304 2004
Requisiti per il rilascio
dell'autorizzazione all'apertura ed al
funzionamento delle strutture che
prestano servizi di Mensa sociale e di
Accoglienza notturna, Servizi per la
vacanza, Servizi di pronto intervento
assistenziale e Centri diurni, di cui
all'articolo 2, lettera a), punto 2, della
L.R. n. 41/2003
L.R. 1 settembre 1993, n. 41
Organizzazione, funzionamento e
realizzazione delle residenze sanitarie
assistenziali
Strutture semi-residenziali
per adulti con disabilità
Casa famiglia per anziani
Comunità alloggio per
anziani
Case di riposo
- Figure qualificate in relazione
alla tipologia del servizio
prestato e alle caratteristiche e
ai bisogni dell’utenza
- Un coordinatore responsabile
della struttura e del servizio
prestato
- responsabile
- operatori socio-sanitari
- educatore professionale
- assistente sociale
- responsabile
- operatori socio-sanitari
- educatori professionali
- responsabile
- Operatori socio-sanitari
- assistente sociale
- educatore professionale
Casa-albergo per anziani
- responsabile
- Operatori socio-sanitari
Struttura a ciclo semiresidenziale per anziani
- responsabile
- Operatori socio-sanitari
- Educatore professionale
Centro diurno per persone
con disabilità
- coordinatore responsabile
- operatori socio-sanitari
- educatori professionali
- assistente sociale
Servizi per la vacanza per
adulti con disabilità
- responsabile
- operatori socio-sanitari
Residenze sanitarie
assistenziali (RSA)
- psicologi
- personale di assistenza di
base, di attività occupazionale,
di animazione e di raccordo con
la famiglia d’appartenenza
74
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Del. G. R. 14-7-2006 n. 424
Legge regionale 3 marzo 2003, n. 4.
Requisiti minimi per il rilascio delle
autorizzazioni all'esercizio di attività
sanitarie per strutture sanitarie e
socio-sanitarie
Residenze sanitarie
assistenziali (RSA)
DGR 19-6-2007 n. 433
Indicazioni e interventi per la
realizzazione di iniziative tese ad
Dimissioni protette
integrare le attività sanitarie e
sociosanitarie. Incentivazione dei
processi di de-ospedalizzazione nella
Regione Lazio
Fonte: Service Lazio 2000 su normativa Regione Lazio, 2008
Personale rivolto a fornire
ospitalità, prestazioni
assistenziali di recupero
funzionale e di inserimento
sociale nonché di prevenzione
dell'aggravamento del danno
funzionale per patologie
croniche
figure della rete territoriale
(assistenti sociali di CAD-ASL e
dei Servizi Sociali ecc.)
Tabella 4. Titoli riconosciuti per l’operatore qualificato in Lombardia
Comunità
Responsabile
Operatore qualificato
Pedagogicoriabilitative
1° soglia
diploma di Educatore
professionale, diploma di
Assistente Sociale, laurea in
pedagogia/scienze dell'educazione,
sociologia, medicina, psicologia o
altre lauree in materie
umanistiche, baccelierato, corso
IREF
diploma di Educatore professionale,
diploma di Assistente Sociale, laurea
in pedagogia/scienze
dell'educazione, sociologia,
medicina, psicologia o altre lauree in
materie umanistiche, baccelierato,
Pedagogicoriabilitative
2° soglia
diploma di Educatore
professionale, diploma di
diploma di Educatore professionale,
Assistente sociale o laurea in
laurea in pedagogia/scienze
pedagogia/scienze dell'educazione, dell'educazione
sociologia.
Terapeuticoriabilitative
1^ soglia
diploma di Educatore
professionale, diploma di
Assistente Sociale,laurea in
pedagogia/scienze dell'educazione,
sociologia, medicina, psicologia o
altre lauree umanistiche,
baccelierato, può coincidere con
un operatore qualificato
diploma di Educatore professionale,
diploma di Assistente Sociale,laurea
in pedagogia/scienze
dell'educazione, sociologia,
medicina, psicologia o altre lauree
umanistiche, baccelierato,
75
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
Terapeuticoriabilitative
2^ soglia
laurea in medicina,
pedagogia/scienze dell'educazione,
Educatore professionale,laureato in
sociologia, psicologia, ed in
pedagogia,/scienze dell'educazione,
possesso di comprovata esperienza
psicologia
lavorativa nell'ambito delle
dipendenze.
Fonte: elaborazione IRS su normativa Regione Lombardia, 2008
Tabella 5. Norme sui requisiti per autorizzazione e accreditamento servizi in Lombardia
NORME AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO
Norme
Circolare 29, 11 agosto 2003
Progetto Regionale Dipendenze - Accreditamento servizi
residenziali e semiresidenziali
DGR 12621, 7 aprile 2003
Determinazione dei requisiti standard per
l'autorizzazione al funzionamento e l'accreditamento dei
servizi privati e pubblici per l'assistenza alle persone
dipendenti da sostanze illecite e lecite
(art.12 comma 3 e 4 l.r. 31/97) e indirizzi programmatici
DGR 41878, 12 marzo 1999
Definizione dei requisiti e delle modalità per
l'autorizzazione al funzionamento e l'accreditamento
delle strutture riabilitative e reinserimento di soggetti
tossicodipendenti
Circolare 45, 18 ottobre 2005
Attuazione della dgr 20588 dell’ 11.02.05 “ Definizione
dei requisiti minimi strutturali ed organizzativi di
autorizzazione al funzionamento dei servizi sociali per la
prima infanzia”: indicazioni, chiarimenti, ulteriori
specificazioni
Settore
Figure Professionali
dipendenze
responsabile
operatore qualificato
operatore di supporto
minori
coordinatore
operatore socio
educativo
DGR 20588, 11 febbraio 2005
Definizione dei requisiti minimi strutturali e
organizzativi di autorizzazione al funzionamento dei
servizi sociali per la prima infanzia
DGR 20762, 16 febbraio 2005
Definizione dei requisiti minimi strutturali e
organizzativi per l’autorizzazione al funzionamento dei
servizi sociali di accoglienza residenziale per minori
76
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
DGR 20943, 16 febbraio 2005
Definizione dei criteri per l'accreditamento dei servizi
sociali per la prima infanzia, dei servizi sociali di
accoglienza residenziali per minori e dei servizi sociali
per persone disabili
DGR 6678, 29 febbraio 2008
Sperimentazione dei requisiti di
autorizzazione/accreditamento di servizio innovativo
denominato "SERVIZIO DI FORMAZIONE
ALL'AUTONOMIA PER MINORI" finalizzato al sostegno
di minori in situazione di disagio nei percorsi di crescita
DGR 2594, 11 dicembre 2000
Determinazioni in materia di autorizzazione al
funzionamento del servizio per le attività consultoriali in
ambito materno infantile
responsabile
tutor
minori
psicologo
assistente sociale
DGR 7435, 14 dicembre 2001
Requisiti per l'autorizzazione al funzionamento e per
l'accreditamento delle Residenze Sanitario Assistenziali
per anziani (R.S.A.)
Animatori
Operatori addetti
all’ospite (ASA-OTA)
OSS
DGR 12618, 7 aprile 2003
Definizione degli standard di personale per
l’autorizzazione al funzionamento e l’accreditamento
delle Residenze Sanitario Assistenziali per anziani
(R.S.A.) e prima revisione del sistema di remunerazione
regionale
DGR 8494 22marzo 2002
Requisiti per l’autorizzazione al funzionamento e
l’accreditamento dei Centri diurni integrati (C.D.I.)
Animatore
operatore socio
educativo
educatore professionale
ASA/OTA
OSS
animatore/educatore
ASA/OTA
OSS
anziani
DGR 12620, 7 aprile 2003
Definizione della nuova unità di offerta Residenza
Sanitaria Assistenziale per persone con Disabilita (RSD)
ASA
figure professionali
appartenenti all'area
educativa
psicologo
OSS
DGR 18334, 23 luglio 2004
Definizione della nuova unità di offerta Centro Diurno
per persone con Disabilità (CDD): requisiti per
l'autorizzazione al funzionamento e per l'accreditamento
ASA/OTA
OSS
figure professionali
appartenenti all'area
educativa
psicologo
DGR 20763, 16 febbraio 2005
Definizione dei requisiti minimi strutturali e
organizzativi per l’autorizzazione al funzionamento dei
servizisociali per le persone disabili
disabili
coordinatore
operatore socio
educativo
77
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale
in quattro territori regionali
DGR 20943, 16 febbraio 2005
Definizione dei criteri per l'accreditamento dei servizi
sociali per la prima infanzia, di servizi sociali di
accoglienza residenziale per minori e dei servizi sociali
per persone disabili
DGR 7433, 13 giugno 2008
Definizione dei requisiti minimi per il funzionamento
delle unita' di offerta sociale "servizio di formazione
all'autonomia per le persone disabili"
Fonte: elaborazione IRS su normativa Regione Lombardia, 2008
coordinatore
operatore socio
educativo
coordinatore
operatore socio
educativo
78