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RASSEGNA STAMPA
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3 gennaio 2017
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03 gennaio 2017
PISTOIA. La mostra “Marino Marini, Passioni visive”, in programma al 16
settembre al 7 gennaio a Palazzo Fabroni, sarà uno degli appuntamenti chiave dell’anno di Pistoia da capitale della cultura.
L’idea è quella di radunare insieme opere e artisti che influenzarono
il grande scultore pistoiese o ne furono a loro volta influenzati. Tra i
protagonisti di questi intrecci c’è sicuramente il grande pittore
surrealista catalano Joan Mirò. E proprio alla mano di Mirò si deve
una lettera presente nel grande archivio documentale della
Fondazione Marino Marini di Pistoia, conservato a Palazzo del Tau,
una lettera che proprio adesso – alla luce dell’allestimento della
mostra di serttembre – acquista un grande significato: quello di
documentare l’affettuosa relazione tra due giganti dell’arte del
Novecento.
«Caratterizzato da migliaia di documenti - commenta Ambra Tuci,
coordinatrice delle attività didattiche e degli eventi culturali della Fondazione - il fondo che
comprende scatti d'autore realizzati in gran parte dalla moglie Marina, immagini storiche,
materiale epistolare, volumi e pubblicazioni d'arte e testi a lui dedicati, costituisce l'archivio
mariniano più importante del mondo. Il lungo viaggio di Marino diventa un percorso visibile
nella storia narrato per date, immagini, segni letterari e tracce epistolari. La ricchezza e la
varietà dei documenti affianca e arricchisce l'esposizione pistoiese dei capolavori di
scultura, pittura e grafica che hanno reso Marino figura di primo piano nell'arte del
ventesimo secolo».
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«Marino e Mirò si piacevano, si apprezzavano e si emulavano - prosegue Ambra Tuci - le
forme giocose, i tratti e le grandi pennellate, le campiture di colore con elementi simbolici
testimoniano una relazione profonda tra i due maestri, la cifra artistica che attesta la
presenza di affinità e interessi comuni è l'utilizzo del colore e la necessità di indagarne le
potenzialità espressive ed emozionali».
La lettera ritrovata dalla Fondazione e i cataloghi conservati nell'archivio con tanto di
dedica all'artista pistoiese parlano di un'amicizia coltivata negli anni '50 quando Mirò,
pittore, scultore, ceramista, era al culmine della sua carriera costellata di riconoscimenti tra
cui il premio conseguito nel 1954 per la grafica alla Biennale di Venezia e quello altrettanto
prestigioso del 1958 conosciuto come Premio Internazionale Guggenheim.
Da Barcellona, dall'abitazione di Fougarolas 9, il 4 ottobre 1952 Joan Mirò fa sapere a
Marino di essere stato irretito da un fraintendimento, probabilmente un numero di telefono
errato, che non ha permesso il loro incontro a Milano e fa riferimento anche alla presenza
del gallerista Pierre Matisse, figlio di Henry, incaricato di facilitare il rendez-vous . A
Milano lo scambio artistico-culturale cui ambiva tanto Mirò non ebbe luogo ma tante altre
furono le occasioni che successivamente misero in contatto i due grandi artisti. Senza
dubbio la loro era una relazione fondata su basi solide e su sentimenti di stima e amicizia,
come testimonia anche il tono confidenziale della lettera dell'artista spagnolo indirizzata a
Piazza Mirabello. "Je n'aurai failure joie de vous voir. Veuillez croire, mon cher Marini, a
toute mon amitié".
Mirò è una delle più illustri conoscenze che dava respiro internazionale alla cerchia di
amici d'arte
di Marino. Personalità di grande spessore, pittori, musicisti, scrittori, scultori come Marc
Chagall, Henry Miller, Henry Moore, Igor Stravinskij, Pablo Picasso conosciuti in gran
parte negli Stati Uniti, in Francia e Germania a metà del ventesimo secolo