LIBROMONDO - Informa Provincia

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LIBROMONDO - Informa Provincia
27 MARZO 2011
Newsletter n. 3/2012
Benvenuti al nuovo appuntamento con la newsletter di “LIBROMONDO”, Centro di
Documentazione sull’Educazione alla Pace e alla Mondialità e sulla Cooperazione Internazionale di
Savona.
Ringraziamo le case editrici e le associazioni per la collaborazione e ricordiamo a chi volesse inviarci
pubblicazioni o altro materiale inerente al nostro Centro di documentazione, collaborare con noi,
segnalarci iniziative ed eventi o semplicemente richiedere informazioni di scrivere una mail a:
“LIBROMONDO” - Campus Universitario di Savona, Palazzina Branca, via Cadorna, 17100 Savona;
oppure inviare una mail a:
[email protected]
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo numero
della newsletter.
Il Centro è aperto al pubblico nei giorni di lunedì dalle 17 alle 19, martedì e giovedì dalle 9,30 alle 11,30
e mercoledì su appuntamento.
Nell’orario suddetto è possibile contattare i volontari al numero di telefono: 019 263087.
Per informazioni è possibile visitare il sito:
http://informa.provincia.savona.it/cooperazione/libromondo
“LIBROMONDO” - via Magliotto 2, Campus Universitario - Palazzina Branca, 17100 Savona
tel. +39 019 263087 - email: [email protected]
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LIBRI - LIBRI - LIBRI - LIBRI - LIBRI - LIBRI - LIBRI - LIBRI - LIBRI
IL PROFUMO DEI FIORI IN IRAQ
Jessica Jiji, Newton Compton, collana “Nuova Narrativa Newton”, 2011, pp. 381, euro 9,90
Siamo in Iraq negli anni ’40 dove vive Kathmiya
Mahmoud. Kathmiya è una giovane ragazza di soli
tredici anni che, come tutte le ragazze della sua età,
sogna e spera di potersi sposare. La sua famiglia
però è molto povera e suo padre ha deciso che ella
dovrà recarsi a Bassora a lavorare come domestica
presso una famiglia di commercianti ebrei.
Kathmiya all’inizio non riesce a capacitarsi della
decisione dei suoi genitori e vede questo
trasferimento a Bassora come una sorta di esilio e
di punizione. Non riesce a sentire quel posto come
la sua casa. Nonostante tutto però Kathmiya inizia
lentamente a trovarsi bene in questa grande città.
La famiglia presso cui lavora infatti la tratta bene e
per le strade della città si respira un’atmosfera
rilassante dove la comunità ebraica e quella
musulmana non sono in guerra ma anzi riescono a
convivere pacificamente.
In quell’atmosfera, Kathmiya trova anche l’amore.
Lui si chiama Shafiq, è ebreo ed è innamorato della
giovane ragazza araba. Tutto sembra procedere
tranquillamente sino a quando i mondi in cui i due
giovani ragazzi vivono iniziano lentamente ad
allontanarsi. La legge islamica proibisce qualsiasi
contatto fisico prima del matrimonio. Si tratta di
una condizione pesante per il giovane Shafiq, di
una condizione però a cui per amore si può
resistere. A rendere ancora più pesante la
situazione, infine, c’è quell’aura di mistero che
sembra circondare la giovane ragazza. C’è qualcosa
nella sua infanzia, nei suoi ricordi di bambina, che
vorrebbe riaffiorare in superficie ma che rimane
invece ancorato nell’oscurità. I suoi genitori sanno
di cosa si tratta ma non sembrano assolutamente
intenzionati a svelarlo a nessuno, neppure allo loro
figlia.Riuscirà questo amore a resistere a tutte le
prove. Riusciranno i due innamorati a dimostrare
che l’amore possiede una forza che va al di là di
qualsiasi limite umano?
Camilla Ferraris - studentessa Liceo Artistico “A. Martini” Savona
“LIBROMONDO” - via Magliotto 2, Campus Universitario - Palazzina Branca, 17100 Savona
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IL SEGRETO DI CHANDA
Life above all
Allan Stratton, Sinnos, collana “Segni, Zona franca”, 2011, pp. 240, euro 15,00
Il romanzo racconta di una realtà odierna, nella
quotidianità
di
molte
persone:
narra
dell’indifferenza, della paura e del silenzio verso un
tema molto importante quale l’AIDS.
La protagonista del racconto è Chanda, una ragazza
di sedici anni, che è costretta a convivere con tale
realtà. Chanda è un personaggio inventato, come il
paese di ambientazione in Africa, ma entrambi
vogliono rappresentare ciò che veramente accade.
Si tratta, infatti, di fatti concreti, di argomenti
difficili da comprendere ma, nonostante tutto, il
libro è adatto a un’ampia fascia di pubblico, dai
ragazzi alle persone adulte; infatti, questi problemi
riguardano tutti, anche se molto spesso vengono
nascosti alle popolazioni lontane (e ultimamente se
ne parla poco anche qui).
Il linguaggio usato dall’autore è facile da
comprendere; le sequenze, i dialoghi, le descrizioni
sono semplici, perciò il testo riesce a contenere
perfettamente ciò che vuole far conoscere.
Camilla Costa - studentessa Liceo Artistico “A. Martini” Savona
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BAMBINI DEL MONDO
Mangiare, abitare, imparare
Estelle Vidard e Malayen Goust, EMP, pp. 97, euro 23,00
Il libro, a prima vista, può sembrare un semplice
romanzo illustrato per bambini, invece è un testo
che può essere molto utile a tutti coloro che
vogliono avere più informazioni sulle tradizioni dei
molti paesi del mondo esterno a noi, che non
conosciamo.
Il racconto ci fa incontrare i ragazzi di 14 paesi
diversi: Marocco, Giappone, Mongolia, India,
Tanzania, Norvegia, Grecia, Nuova Zelanda, Galles,
Polonia, Stati Uniti, Perù, Siria e Cuba.
Ogni bambino presenta la sua famiglia, la sua casa,
la sua scuola, quello che mangia, la lingua che parla,
la scrittura, i suoi giochi, le tradizioni e l’arte del suo
paese…, insomma, ci invita a conoscere la sua vita
di ogni giorno, che è molto diversa dalla nostra ma,
soprattutto, differente da uno stato all’altro del
mondo. Tantissime informazioni su musica,
artigianato, religioni, abiti, ricette e giochi per
arricchire le nostre conoscenze e per compiere un
lungo viaggio attraverso usi, costumi e tradizioni,
solo con un libro.
Il volume è veramente interessante, molto semplice
da capire, include molte informazioni che non molti
altri libri contengono, perché racconta in special
modo la vita vista con gli occhi dei bambini,
evidenziando così aspetti diversi da quelli spiegati
nei soliti testi, come i giochi le ricette e le molte
usanze e tradizioni a noi sconosciute.
Camilla Costa - studentessa Liceo Artistico “A. Martini” Savona
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SCRITTURE DI FRONTIERA
Tra giornalismo e letteratura
Atti del Convegno "Scritture di donne fra letteratura e giornalismo" Volume II
A cura di Clotilde Barbarulli, Liliana Borghi e Annarita Taronna, Servizio Editoriale Universitario,
2009, pp. 233
Il libro è il secondo volume di quattro (I Scritture
dello
sguardo;
III
Scrittrici/giornaliste
Giornaliste/scrittrici; IV Riviste di donne dal
Settanta ad oggi); e questo lavoro, a cura di Clotilde
Barbarulli, Liana Borghi e Annarita Taronna, è
dovuto al Convegno internazionale “Scritture di
donne fra letteratura e giornalismo” organizzato dal
dipartimento linguistica, letteratura e filologia
moderna dell'Università degli studi di Bari Comitato
pari opportunità.
La raccolta è formata da brevi saggi scritti da donne
che documentano e spiegano la difficoltosa strada
che hanno dovuto fare le donne per aver voce
nell'ambito della letteratura e del giornalismo, ruoli
fino a poco tempo fa esclusivamente maschili.
La presentazione di Maria Pagliora documenta il
Convegno del 29 novembre e 1 dicembre 2009,
argomentando sinteticamente i temi sulla scrittura
di frontiera, esplicati in seguito nel libro dalle altre
scrittrici.
Mattia Della Bella - studente Liceo Artistico “A. Martini” Savona
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5
CALENDARIO DELLA FINE DEL MONDO
A cura di Anna Pacilli, Anna Pizzo e Pierluigi Sullo, Intra Moenia, 2011, pp. 264, euro 19,90
L’opera non vuole terrorizzare o stupire i lettori ma
intende dare un’idea della situazione attuale o futura
delle attività umane sul pianeta terra.
Tra gli esempi da citare ci sono le problematiche
causate dalla circolazione di ben due miliardi di
automobili, dalle emissioni di gas serra,
dall’inquinamento del Mediterraneo ecc…
Tutto ciò dovrebbe far intuire la pericolosità degli
interventi umani sul pianeta e far riflettere gli
abitanti sulle catastrofiche conseguenze.
Infine, il libro vuole farci ragionare su tutto quello
che siamo commettendo, perché quando si ha a che
fare con la natura, dopo un certo limite non è più
consentito tornare indietro.
Isabella Gallo - studentessa Liceo Artistico “A. Martini” Savona
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IL DESIDERIO DI KIANDA
Pepetela, Edizioni Lavoro, collana “L'altra riva”, 2010, pp. 97, euro 12,00
A Luanda succedono fatti eccezionali; i palazzi
intorno alla piazza di Kinaxixi crollano e insieme a
loro, persone, animali e cemento. Non ci sono
morti; i palazzi accompagnano il loro contenuto
verso terra imbellettando uomini e donne di una
sottile polvere di cemento. In mezzo alla gente che
si contende mobili ed elettrodomestici, piombano
turisti ed esperti da ogni parte del mondo per
studiare la "sindrome di Luanda", arrivando lì con
le loro teorie. Qualcuno degli sfollati prova a
inventarsi una sorta di lotteria su quale sarà il
prossimo palazzo a cadere. Nel paese, governanti
corrotti si fanno beffa della miseria del popolo
portando avanti i loro affari. Si inventano
imprenditori, aprendo agenzie di import-export
sotto le quali approfondire il contrasto tra la
povertà e l'opulenza del nuovo cioè l'Occidente.
Tra di loro spicca Carmina, accecata dall'ossessione
di fare carriera nel mondo della politica. E' sposata
con Joao Evangelista, uomo succube di Carmina,
ma non così fesso da sottovalutare la strategia della
moglie, che vuole accumulare ricchezza e potere.
Lui è forse l'unico a capire il delirio in cui sta
precipitando il suo Paese. Nel frattempo, tutto
crolla ed il fenomeno sembra allagarsi fino a
minacciare anche le seconde file di palazzi, lontano
dalla piazza. Solo i vecchi sanno e ricordano che lì
un tempo c'era un lago abitato da Kianda, lo spirito
delle acque.
Ben presto, di questo lago se ne ricorderanno tutti e quelli nuovi nella città e le nuove generazioni ne
conosceranno l'esistenza per la prima volta perché, venuti giù i palazzi, dal suolo inizia a sgorgare
acqua, quella del fiume, che pretende di riprendersi il letto originario. È una Luanda degli anni Novanta
quella che Pepetela (pseudonimo di Artur Carlos Mauricio Pestana, scrittore angolano) descrive, tra
l'ironia e l'amarezza. Una città che è la riproduzione di un intero Paese colpito da una sanguinosa
guerra civile ed attraversato dalla corruzione. Kianda è uno dei più diffusi miti cosmogonici dell'Angola
precoloniale: è lo spirito delle acque, padrona e regolatrice dei suoi flussi e dei suoi abitanti. Il lago
diventa una metafora delicata e contemporaneamente forte che rivela la miseria della dignità calpestata
e di quanto sia semplice dimenticarsi della propria memoria storica. In questo romanzo allegorico
Pepetela usa una scrittura così scorrevole che si incastra a metà tra il sogno e la realtà di un paese
fragile.
Selene Restuccia - studentessa Liceo Artistico “A. Martini” Savona
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POPOLI DELLA YURTA
Il Kazakhstan tra le origini e la modernità
A cura di fiorenzo Facchini, Jaca Book, collana “Di fronte e attraverso”, 2008, pp. 336, euro 28,00
Il Kazakhstan, la più grande repubblica ex sovietica
dell’Asia centrale, è un paese multietnico composto
da 50% Kazakhi, 30% Russi, poi altri gruppi
europei (Ucraini, Bielorussi, Polacchi) e Uighuri,
Uzbeki, Coreani, ecc.. Durante la dominazione
sovietica, il Kazakhstan è stato soprattutto un
laboratorio per la sperimentazione degli effetti delle
esplosioni nucleari (456 dal 1947) con effetti
disastrosi sulla popolazione (leucemie, tumori,
malformazioni genetiche, ecc.).
Inoltre, la desertificazione del lago di Aral, causata
dalla deviazione di fiumi per irrigare le piantagioni
di cotone in Russia, ha fatto sì che il sale e i
pesticidi depositati sul fondo vengano trasportati
lontano dal vento con il rischio anche della
contaminazione da batteri fabbricati per la guerra
batteriologica in laboratori segreti sulle rive del lago
stesso e ora abbandonati.
Eppure la modernizzazione in atto può non essere
un valore del tutto positivo, quando importa usi
consumistici che penalizzano i poveri, mentre ci si
ritrova nel vuoto dei valori morali, anche se le
religioni, in particolare islamica e cristiana, stanno
riprendendo vigore. Il saggio, che è molto
interessante e completo, esamina, in vari capitoli, la
storia del paese a partire dal nomadismo in Asia
centrale, delle culture nomadi e sedentarie nell’Età
del ferro e della civiltà delle steppe. Viene
individuata la comunità come prima forma
organizzativa e analizzata l’affascinante tradizione
petroglifica. Traccia poi le vicende del Medio Evo, il
popolamento del territori fino ai popoli moderni, lo
stile di vita e lo stato di salute, l’élite politica. Si
conclude con l’analisi della religiosità nel mondo
contemporaneo, completa di statistiche sulla
tolleranza e sul dialogo religioso, e della
modernizzazione. Alla fine di ogni capitolo c’è una
bibliografia assai cospicua, qua e là il contenuto è
valorizzato da illustrazioni cariche di significato:
auroch, capre, un guerriero saka in bassorilievo, una
stele antropomorfica, pittogrammi con figure
d’orso, geroglifici, ecc. Il volume è arricchito, infine,
da una serie di Tavole a colori con raffigurazioni
antiche e moderne.
Renata Rusca Zargar
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RWANDA: ETNOGRAFIE DEL POST-GENOCIDIO
A cura di Michela Fusaschi, Meltemi.edu, collana “Antropologia / Etnografia”, 2009, pp.214, euro
21,00
Nel 1994, in Rwanda, è avvenuto uno dei fatti più
tragici della seconda metà del Novecento.
Ma qual è la situazione oggi?
Il volume è una raccolta di brevi saggi di vari autori
che delineano diversi aspetti del problema: discorsi
anti-tutsi, memoria e prevenzione, il rituale
matrimoniale, nuova identità nazionale, e altri.
L’introduzione di Michela Fisaschi, insegnante di
Antropologia Culturale e Sociale presso la Facoltà
di Lettere dell’Università Roma Tre, che ha curato il
volume, spazia tra le gravi problematiche di chi si è
comunque salvato, di chi è scappato e poi tornato, e
i perpetratori che hanno ucciso.
Fondamentale è l’approfondimento della situazione
delle donne vittime-sopravissute ai crimini più
efferati consumati sui loro corpi (ogni donna tutsi,
dall’adolescenza o prima, fino all’età più avanzata, è
stata violentata e spesso mutilata orribilmente),
perché appropriarsi del corpo, del simbolo della
terra e quindi della nazione, simboleggia il controllo
totale dei vincitori, la debolezza dei vinti. Non solo
viene degradata la donna, ma si priva di umanità la
comunità tutta alla quale ella appartiene.
Un altro cambiamento sostanziale è la ricostruzione della famiglia: il genocidio ha reso più
numerose le donne capofamiglia, le famiglie
costituite da cugini dove spesso il capofamiglia è un
adolescente, gli orfani che, non avendo genitori,
non riescono poi a trovare uno sposo/a e devono
indirizzarsi ad altri orfani…
Se Olacausto, Shoah, Apartheid sono termini
ampiamente noti, oggi bisogna imparare,
purtroppo, anche “itsembabwōko”, una parola che
in kinyartwanda, la lingua nazionale ruandese, è
formata da gutsemba (sterminare) e ùbwōko (clan,
etnia, specie).
Renata Rusca Zargar
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9
LA GIOCONDA IN BIBICLETTA
Guillermo Samperio, Aljon Editrice, collana “Il mirto e il lentisco”, 2010, pp. 171, euro 16,00
Samperio è uno scrittore messicano ben conosciuto
e apprezzato dalla critica nel suo paese come autore
di narrativa, poesia, saggistica, letteratura per
l’infanzia. Molte sue opere sono già state pubblicate
in Spagna e tradotte in Germania, Francia,
Inghilterra. Questa è la prima traduzione italiana. I
suoi racconti brevi delineano alcuni personaggi e
situazioni che potrebbero benissimo far parte del
nostro mondo (molto simpatico quello sulla piaga
degli appendiabiti o quello psicologico “L’anello di
fidanzamento” oppure “Facciamo a pezzi
l’orologio”), altri erotici o surreali dalle conclusioni
qualche volta inaspettate o pirandelliane
(affascinante “L’uomo che raccoglieva i bicchieri”).
Samperio è maestro nelle short story attraverso le
quali riflettere sulla metafora dell’esistenza in
qualunque parte del mondo. Le conclusioni si
intrecciano ai ricordi europei dove si staglia nitida
una “Gioconda in bicicletta”, prototipo di
perfezione femminile, intravista durante una sua
breve permanenza a Firenze.
Renata Rusca Zargar
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BERXWEDAN
La storia del movimento kurdo attraverso la storia di Koma Berxwedan
Orsola Casagrande, Punto Rosso, collana “Varia”, 2009, pp. 134, euro 10,00
Il problema del popolo kurdo, diviso tra Turchia,
Iraq, Iran, Siria, è davvero grave. Ovunque, ha
subito violenze, umiliazioni, torture, ma continua a
rivendicare la sua identità e il diritto ad esistere. Per
questo, la ricerca e la diffusione di canzoni
tradizionali e popolari kurde, con incursione nelle
canzoni di lotta più recenti, è di grande interesse.
Koma Berxwedan è un gruppo che opera in esilio
in Germania dove ha fondato l’Accademia kurda
per musicisti, attori, registi, artisti, e si batte, in
alcuni casi individuali anche fisicamente aderendo
alla guerriglia, per far conoscere il popolo kurdo e
la sua cultura.
Il saggio, quindi, ripercorrendo la storia di Koma Berxwedan, ripercorre la storia della persecuzione dei
Kurdi, a partire dagli anni ’60, quando i Turchi definiscono i Kurdi come esseri inferiori, popolo
retrogrado dalle fattezze non umane. Viene suggerito loro di “migrare in Africa per unirsi agli esseri
mezzi animali e mezzi umani che vivono in quelle zone”. Nasce così il movimento di liberazione, il
PKK.
In appendice, vi è uno scritto inedito del Presidente del PKK, Abdullah Ocalan, dal carcere
d’isolamento dell’isola d’Imrali.
Ocalan è legato ad una pagina di storia dell’Italia più imbelle. Infatti, era giunto nel novembre 1998 a
Roma, contando sull’apertura del governo D’Alema per portare nell’agenda dell’Unione europea la
questione kurda. Arrestato, chiede asilo politico ma le pressioni della Turchia fanno sì che gli venga
chiesto di andarsene. Ocalan sorvola i cieli europei ma i vari paesi gli negano il permesso di atterrare.
Dopo pochi giorni in Grecia, si reca in Kenia dove sarà catturato dai Turchi il 15-2-1999, con l’aiuto dei
servizi segreti di Stati Uniti e Israele, e poi condannato a morte con la commutazione in ergastolo per il
congelamento in Turchia della pena capitale.
Il 4-10-1999 l’Italia gli riconosce il diritto all’asilo politico!
Quale sarà il destino del popolo kurdo?
Ocalan chiede alla Turchia di essere una nazione democratica che rispetti i popoli, le culture e i diritti.
Forse, oggi, e non solo in Turchia, è una richiesta davvero esagerata!
Renata Rusca Zargar
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11
NOTIZIE LOCALI IN BREVE
“Food & Film”
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“Musica, spettacolo, solidarietà”
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13
“Corsi Lingua araba”
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14
“Disegni al Sole: 2 concorsi”
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“Regione Liguria: bando cooperazione allo sviluppo”
La Regione Liguria ha predisposto un bando per il co-finanziamento per progetti di cooperazione e
solidarietà internazionale e alla pace. Si tratta di un fondo di 250.000 €. Il soggetto proponente può
essere un'organizzazione non governativa o associazione iscritta al Registro del volontariato che operi
nel campo della cooperazione allo sviluppo, da almeno due anni e con fine prevalente di solidarietà
internazionale, oppure una associazione di promozione sociale iscritta all'omonimo registro regionale.
Scadenza 14 maggio 2012
Per accedere al bando, il soggetto capofila deve avere una sede legale o una sede operativa in Liguria.
Per essere co-finanziati dalla Regione, i progetti devono essere assolutamente non profit e conformi al
Programma regionale per la cooperazione 2011-2013.
L'iniziativa deve avere una durata minima di dodici mesi, una massima di diciotto e non può
essere avviata da più di sei mesi al momento della presentazione della domanda.
I progetti devono essere svolti in paesi appartenenti alle aree del bacino del Mediterraneo, dell'America
Latina o dell'Africa Sub Sahariana.
Il co-finanzimento da parte della Regione è di 50.000 euro su un totale minimo di progetto di 85.000
euro.
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