Sotto il fuoco, senza una politica. L`Italia in Iraq può solo appellarsi a

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Sotto il fuoco, senza una politica. L`Italia in Iraq può solo appellarsi a
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CUSTODIA CAUTELARE
Enzo Carra: si può discutere di tutto,
ma non è un problema in quanto tale.
Le polemiche sono di vecchio stampo
L’EUROPA A 25 VISTA DA VARSAVIA
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Il primo ministro Marek Belka racconta come
guarda all’Iraq, ai rapporti atlantici e risponde
a quanti accusano la Polonia di euroscetticismo
M
E R C O L E D Ì
18 A
G O S T O
2004
www.europaquotidiano.it
De Gasperi
Il papa parla
tra veri e falsi
discepoli
col dolore.
Ma la Chiesa?
PAOLO
GIUNTELLA
ALDO MARIA
VALLI
a piacere che a cinquant’anni dalla
morte, l’eredità politica e morale di
De Gasperi susciti tanti appetiti e tanti
discepolati dell’ultima ora. Significa che
ormai la sua lezione ha superato i confini del suo partito per appartenere a tutti. Inevitabile per testimoni e protagonisti
che appartengono alla storia italiana,
con un ruolo decisivo, e dunque appartengono a tutti gli italiani. Anche Gobetti
e Croce, Salvemini, Bobbio e Galante
Garrone (e i loro ultimi scritti e manifesti politici) appartengono o possono appartenere a tutti gli italiani che, a prescindere dalla diversa formazione intellettuale, ne hanno assorbito la lezione liberale e di intransigenza democratica e
morale e se ne considerano a diverso titolo comunque discepoli.
Tuttavia sentire e leggere De Gasperi commemorato da voci così abissalmente lontane per stili di vita, cultura politica e sobrietà, dallo statista trentino, fa veramente effetto. Sembra di assistere ad un secondo interramento, ad
un omicidio politico. Delle sue idee, della sua vita. Al di là del diritto di tutti di rivendicare discepolati, ci sono appropriazioni indebite, o addirittura con scasso o “falso ideologico”, che già in questi
giorni ottimi storici denunciano, e più
ancora farà il tempo. Ma da italiano
semplice, laureato in storia contemporanea trenta e più anni fa con una tesi
su un personaggio teoricamente “avversario” di De Gasperi, vorrei esprimere tre piccoli pensieri per ricordare l’assoluta incompatibilità di De Gasperi con
il Polo in generale e il berlusconismo in
particolare.
Giustamente il mio amico Vincenzo Tommasello, ricordando la famosa
espressione di De Gasperi riferita alla Dc,
«un partito di centro che guarda a sinistra», dice: se i democristiani fossero stati veramente degasperiani, a furia di
guardare a sinistra avrebbero dovuto
scavalcare Rifondazione. Ma al di là delle battute, questa identificazione geopolitica che De Gasperi dette del suo partito (e dunque della sua politica, visto che
ne era segretario) collocano senza dubbio il pensiero, l’azione, l’aspirazione politica dello statista trentino, dalla solida
formazione austro-cristiano-sociale ma
insieme cattolico-liberale (nel senso storico del termine) nell’area del centro-sinistra europeo.
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F
ulla prima pagina dell’Humanité
il papa, stanco, gli occhi chiusi, tiene una mano sulla fronte, nel crepuscolo di Lourdes. Accanto a lui, i cardinali Sodano ed Etchegaray sono entrambi in atteggiamento pensoso e
sembrano anche un po’ a disagio. Attorno non c’è che il buio incombente, mentre una bandiera vaticana,
bianca e gialla, in mancanza di vento se ne sta afflosciata su se stessa. Se
il giornale del Partito comunista francese ha voluto esprimere un messaggio attraverso una foto, bisogna dire che ha scelto bene.
Giovanni Paolo II, per una sua innata capacità di comunicazione, ha
sempre “parlato” molto con i gesti,
con il corpo, con le espressioni del viso. Lo faceva quando era un papa giovane e baldanzoso, e lo fa anche adesso, prigioniero di una malattia che lo
costringe all’immobilità ma non è ancora riuscita, e probabilmente non
riuscirà, ad annientare la sua forza interiore, una carica di energia che va
ben oltre la dimensione fisica e che in
questa fase del pontificato sta conquistando tutti. Nemmeno i più lontani dalla fede cattolica possono restare insensibili di fronte alla testimonianza di tenacia, di fedeltà e di
amore di questo papa.
Ma la Chiesa – ecco dove entrano
in gioco i volti dei due cardinali – a che
punto è del suo cammino? E che cosa si vede all’orizzonte?
Al cospetto di un papa come
Wojtyla, un papa che, in preghiera silenziosa davanti alla statua della Vergine di Lourdes, le parla letteralmente
con gli occhi, può sembrare cervellotico e anche ingeneroso porsi domande di questo genere. Tuttavia,
dopo un viaggio come quello appena
terminato, è difficile sottrarsi a un’impressione: se forse mai come in questo momento la Chiesa, guidata da un
papa così sofferente, è stata efficace
nel comunicare con i vicini e i lontani sul piano emotivo, il suo messaggio si rivela molto meno efficace sul
piano razionale.
Mentre tutti ne lodano l’eroica
forza di volontà, qualcuno ascolta
quello che il papa dice? E quanto di
ciò che dice ha qualche effetto sul
mondo?
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N F O R M A Z I O N
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SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE,
ART.2, COMMA20/B
LEGGE 662/96 - ROMA
N A L I S I
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N N O
II • N°167 •
empre più critica la situazione per i militari italiani impantanati nelle paludi del dopoguerra iracheno. Dopo
l’agguato subito l’altro ieri dai carabinieri nei pressi di Nassiriya, in Italia ci si interroga sul ruolo e sulle prospettive
del nostro contingente. Mentre le condizioni dei nostri tre
connazionali feriti migliorano, il più grave resta Vincenzo Cuccia ricoverato in un ospedale di Kuwait City in prognosi riservata, si accende il dibattito politico. Il premier
Berlusconi liquida l’ennesimo agguato ai nostri militari bollando l’accaduto come un «attacco ingiusto» a un esercito presente in medioriente per una missione di pace. Il centrosinistra attacca la maggioranza e la gestione del contingente in Iraq. Il capogruppo alla camera dei Ds, Lucia-
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no Violante, a nome dell’intera opposizione, chiede di convocare il parlamento perchè il governo riferisca. Mattarella
della Margherita a Europa: «Solidarietà ai militari, ma andiamocene da Nassiriya».
Intanto Berlusconi, chiamato in ballo dal leader sciita
al Sadr per una mediazione, in compagnia del suo ospite
Tony Blair, dalla Sardegna telefona a Bush. Un colloquio
anche per esplorare la praticabilità di una possibile mediazione da parte della Santa sede per evitare un bagno di
sangue nella città santa di Najaf. Il pessimismo sembra
però prevalere. La situazione è confusa, la credibilità degli interlocutori radicali sciiti fragile. E gli Usa sembrano
decisi a chiudere la partita con al Sadr. ALLE PAGINE 4 E 5
IL COMPLEANNO DI HESS
I neonazi possono manifestare. Lo ha deciso una corte d’appello, dando a un gruppo tedesco il permesso di manifestare il 21 agosto davanti alla tomba di Hess, come cercano di fare tutti gli anni. Il comune di Wunsield
aveva proibito la marcia e replicherà con una contro-manifestazione. Hess morì suicida a 93 anni nel 1987 a Spandau. (Ap)
Sempre di più due Americhe. Un quinto
degli States ha la metà della ricchezza
l divario cresce. E anche le statistiche ora danno ragione allo slogan
con il quale Kerry ed Edwards sono
entrati nella campagna per le presidenziali di novembre. Ci sono davvero
“due Americhe” negli Stati Uniti, con
un gap di ricchezza e di opportunità
che invece di ridursi si allarga. Anche
negli anni di amministrazione democratica, però.
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Il calcolo l’ha fatto il Census Bureau, che ha preso come punto di riferimento il 1973, trent’anni fa: allora infatti il 20 per cento degli americani possedeva il 44 per cento del
reddito totale del paese.
Oggi la sproporzione sarebbe aumentata: quello stesso 20 per cento di
americani possiede il 50 per cento del
reddito nazionale.
EUROPA ALLE OLIMPIADI
QUANDO
LA POLITICA
ERA GRANDE
In realtà, secondo l’economista
Sung Won Sohn la colpa non sarebbe del reaganismo, degli errori dei democratici o delle politiche di Bush. «È
la struttura dell’economia che sta cambiando. Lo sviluppo della tecnologia
e la competizione con paesi come la
Cina sono costati molti posti di lavoro agli Usa». Solo i lavoratori più qualificati hanno e avranno spazio.
LETTA DI CORSA
1,00
Bandana
Berlusconi e Blair chiedono moderazione. Tre carabinieri feriti
Sotto il fuoco, senza una
politica. L’Italia in Iraq
può solo appellarsi a Bush
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republic
uoi parlare di Berlusconi con la
bandana? Ti prego, no. Che vuoi
dire, che dire di una scena così?
Ne parlano tutti, vedi, le foto
vanno da un ombrellone all’altro...
Ecco appunto, quello che vuole lui.
Siamo in difficoltà in Iraq, e l’Italia
parla della bandana di Berlusconi...
Vuoi dire che l’ha messa a posta?
E che uno esce di casa con Blair e si
mette una cosa del genere per caso?
Berlusconi, poi, che è peggio del diavolo per l’immagine?
I soliti di sinistra... complotti dovunque. Voleva essere disinvolto,
informale, come si usa...
Infatti Blair sarà stato contento. Gli
aveva chiesto: per favore, profilo basso, non facciamoci notare che a Londra mi torturano... Infatti, puntuale,
lo massacrano: Cherie sconvolta,
Tony imbarazzato, le foto sui tabloid...
Blair non può capire, e chi se ne
frega degli inglesi. Per Berlusconi è una cosa normale. Lui si sente così, giovanile playboy con la
barca e la villa in Sardegna, il petto di fuori. Tanti vorrebbero essere
così, l’hanno votato per questo.
Ecco appunto, l’hanno votato. E mi sa
che non lo votano più. Forse vorrebbero un presidente del consiglio meno pagliaccio in questi momenti...
Magari invece sorridono di questo tizio, in fondo simpatico. E di
Veronica, che mi dici?
Povera donna, che vuoi sapere?
È rimasta alla villa, non s’è vista...
E ti credo. Sulla porta gli avrà detto: ma
che ti sei messo in testa? Con te conciato così non esco, o ti metti decente o sto a casa.
Lui invece fa come gli pare. «Povera donna», poi, francamente...
Hai ragione, lasciamo perdere. Rimane la figuraccia, una roba patetica. Che
poi, sai che c’è? Secondo me la bandana è pure fuori moda...
Che vuoi dire, scusa?
E che voglio dire? Voglio dire togliti
’sto fazzoletto dalla testa, e rassegnati se sei pelato e ti scotti...
Ma vaffa... e allora tu togliti ’sto
tatuaggio dalla spalla. All’età tua,
tu sei patetico, no Berlusconi.
Ecco lo vedi? C’è riuscito, ci fa pure litigare... Te l’avevo detto: basta parlare
di Berlusconi. Piuttosto, come l’hai visto Rutelli col costumino anni ’70?
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Chiuso in redazione alle 20,30
R O B I N
Le Olimpiadi hanno anche una grandezza
Asili
e un fascino perversi: portano ad appassio-
Il Giornale denuncia gli
narsi per sport poco praticati e quasi in-
sprechi degli enti locali del-
comprensibili. Alzi la mano chi, al di là di
SPECIALE
queste occasioni, ha mai visto una partita di
ALCIDE
softball o una gara di tiro. Alzi la mano chi
mana scrive meraviglie de-
riesce a cogliere le stoccate nelle competizio-
gli asili che saranno aperti
DE GASPERI
ni di scherma: le luci che si accendono sembrano indicare qualcosa, il più delle volte l’ar-
DOMANI
UNA LEZIONE
DI PIETRO SCOPPOLA
ARTICOLI
DI CASTAGNETTI
E BIANCHI
l’Ulivo. Poi nella pagina ro-
bitro indica esattamente il contrario. Eppu-
no manifesti affissi in tutta
re, tutti a guardare e tifare azzurri. Lo con-
Roma. Sfidiamo Belpietro a
fesso: ieri ho seguito in tv perfino il solleva-
Cinesi dovunque. L’avevamo detto alla vigilia, lo confermiamo: sono le Olimpiadi cinesi, lancio verso
un epico Pechino 2008. Non solo per la Cina stra-prima nel medagliere, ma perché ci sono cinesi in tutte le squadre. Ecco l’italiana Wenling Tan Monfardini: eliminata nel ping pong singolare e di coppia. Da due cinesi. (Ap)
da Storace, come prometto-
indagare su quanto costerà
mento pesi femminile. Per fortuna, però,
stasera ai Giochi ritorna in campo l’Italia di
alla Regione Lazio, di qui al-
calcio. Ma sarà davvero una fortuna?
le elezioni, la pubblicità di
ENRICO LETTA
Storace. Noi lo faremo.