dal messico una storia vera che ha sapore di favola

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dal messico una storia vera che ha sapore di favola
DAL MESSICO UNA STORIA VERA CHE HA SAPORE DI FAVOLA
MARTITA E LA SUA OMBRA
Martita è una bambina indios: ha solo cinque anni. Leggera come una piuma,
sempre vestita di rosso.
Una piccola vita, la sua, ma marcata già da tante tragedie: ha perso il padre, la
mamma è invalida, cammina a malapena trascinandosi su un rozzo bastone.
Per assurde, misteriose ragioni di stregoneria Martita e la sua mamma sono
state allontanate dal proprio villaggio.
Hanno trovato rifugio, povero, ma dignitoso in una capanna tutta per loro di
proprietà della missione cattolica.
Martita non ha giocattoli. Qualche volta ottiene “in affitto” dalle sue piccole
amiche delle bamboline di stoffa: le culla con tenerezza, dialoga con loro in
maniera semplice e birichina fino allo scadere del tempo quando deve
restituirle alle legittime proprietarie.
Allora la solitudine e la povertà diventano pesanti e i suoi occhietti si
fanno tristi.
Quando il cielo è soffocante, i sentieri sono deserti, Martita inventa un
gioco singolare e tutto suo: rincorre se stessa per acciuffare la propria
ombra. Quando l’afferra, i suoi occhi brillano di gioia, sorride vittoriosa
e bisbiglia parole misteriose.
Le ombre non sono tutte uguali, Martita preferisce immensamente quella
che si proietta sul marciapiede, pulito e lucido del giardino della
missione. La sua ombra è sempre in bianco e nero, ma è una cosa tutta
sua e nessuno può portargliela via.
La domenica mattina ai primi rintocchi della campana, il corpicino
“rosso” di Martita è in anticipo su tutti, puntuale per la preghiera. Non
viene sola: la sua amica Lucadia, l’anziana del villaggio, povera e cieca.
La sua manina diventa grande, un tutt’uno con quella stanca e magra di
chi ha bisogno di aiuto per vedere e camminare.
Così ancora una volta il gioco continua… perché la vita, a cinque anni,
non può che essere un gioco!