sommario

Transcript

sommario
Editoriale a
4 mani
Dopo un anno di ricerche, pigrizia,
idee, fogli accartocciati (perché le
idee facevano schifo) ma ripescati
dal cestino (perché idee migliori non
ce n’erano), giornalisti picchiati, articoli ottenuti con la forza, correzioni
all’ultimo minuto e riunioni davanti a
uno spritz (con conseguenti lotte per
le patatine), abbiamo partorito con
dolore i pochi ma sudati fogli che
stringete tra le mani. Dopo qualche
anno di pausa torna il Cogito. Cos’è? Leggete e scoprite…
I direttori
Alessandro & Ilaria
Redazione
Direttori: Ilaria Gitto (III H) & Alessandro
Pierazzo (III D)
Impaginatore: Stefano Menegus (I C)
Redattori: Paola Borina (V B), Brenda
Berton (III H), Chiara Carraro (II H), Irene
Cavalletto (II H), Ilaria Gitto (III H), Chiara Iuliano (II H), Francesca Patron (II H),
Alessandro Pierazzo (III D), Beatrice Polato (II H), Laura Terrin (II H).
Logo di testata: Riccardo Barberini (I C)
Insegnante supervisore: Proff.sa Lucia
Ruffato
SOMMARIO
Chi sono I Rom? Pag. 2
Se ne parla molto, ma qual è la loro storia?
Sua santità, adesso parlo io! Pag. 2
Considerazioni sulla discussa vicenda del Papa
all’università “La Sapienza” di Roma.
La cultura Hip-Hop Pag. 3
La storia di questo stile prima che MTV lo notasse.
Parigi Pag. 3
La ville de l’amour raccontata dalla nostra inviata
sul posto.
Della serie: ”Facciamoci i fatti degli altri e
spettegoliamo su di loro”: L’intervista alla nostra bidella. Pag. 4
Da sempre pilastro della scuola, Margherita si è
aperta ai nostri microfoni.
Peppino Impastato Pag. 5
La storia di un eroe dei nostri giorni da non dimenticare.
I Milanesi Ammazzano Il Sabato Pag. 6
L’ultimo disco degli Afterhours ascoltato e commentato per voi.
Difesa dei Tokio Hotel Pag. 7
Una fan racconta che non si deve giudicare dalle
apparenze.
DEATH NOTE Pag. 7
Volete uccidere la gente? Vi serve un DEATH
NOTE. Ecco le istruzioni per l’uso.
Luce e Ombra Pag. 8
“C’era una volta una villaggio dove abitavano gli
angeli...”
Chi sono i Rom?
I Rom sono uno dei gruppi
etnici (insieme ai Sinti e ad
altri minori) che vengono nel
loro insieme chiamati zingari.
I Rom sono spesso anche
chiamati nomadi, termine
che si riferisce alla cultura di
chi conduce una vita itinerante. Gli zingari in Europa
vivono oggi per la maggior
parte in Romania (ma Rom e
rumeni non sono la stessa
cosa!), pur essendo diffusi
anche nel resto dell'Europa
Balcanica e Centrale. Quale
sia il luogo di origine del popolo zingaro è una questione
a lungo dibattuta. La maggior
parte degli studiosi ritiene
che la loro patria sia una regione situata tra l'India e il
Pakistan attuali. I principali
argomenti di tale tesi sono la
chiara derivazione indiana
della lingua e il loro aspetto
fisico. Non è tuttavia chiaro
se la regione indiana sia stata il luogo di origine primitivo
della cultura zingara.
Per la grande maggioranza
gli zingari sono di religione
cristiana, soprattutto cattolici.
Il decennio di integrazione
dei Rom è un'iniziativa di otto Paesi centro ed est europei per migliorare la situazione socioeconomica e l'integrazione della minoranza
Rom. L'iniziativa fu promossa nel 2005 e rappresenta il
primo progetto internazionale
in Europa per migliorare sostanzialmente le vite dei
Rom. Stanno partecipando
otto paesi: Bulgaria, Croazia,
Repubblica Ceca, Ungheria,
Macedonia, Romania, Serbia, Montenegro e Slovacchia.
La discriminazione verso i
Rom mette d'accordo Destra
e Sinistra perché nessuna
delle due parti fa nulla per
integrarli nella politica e migliorare la loro situazione, facendo anche credere alla
gente che loro vogliano davvero vivere nelle condizioni
nelle quali si trovano.
Beatrice Polato
Sua santità adesso
parlo io!
Dolo, 21 Gennaio 2008: il
professor Gianno mi assegna
la stesura di un articolo sul
Santo Padre e le vicende di
questi ultimi giorni. Dopo
aver cercato di essere diplomatica e di astenermi dal
dare un giudizio di parte, mi
rendo conto che i giornalisti
più reali di me stendono l’articolo a seconda dell’indirizzo politico che seguono, e io
commetterò lo stesso peccato. Questo, però, non mi impedisce di esprimermi in merito al mancato incontro del
Papa all’università ‘‘La Sapienza’’ di Roma. L’università
come istituzione è da sempre
luogo di incontro e dialogo e,
proprio come lo Stato italiano, è laica. La persona del
Papa, che rappresenta un
così grande potere, ha il diritto di parlare riguardo alla
morale, all’etica e alle parole
del Signore; ma parlare all’apertura dell’anno accademico credo sia profondamente sbagliato e trovo che
sia sbagliato anche durante
tutto il resto dell’anno, poiché all’interno della Sapienza
si trovano credenti ma anche
non credenti e bisogna rispettare le idee di tutti, proprio come da lui affermato
durante la giornata di ieri. Se
poi, come voglio ricordare,
l’università si trova all’interno
di uno Stato laico la parola
del Santo Padre acquisisce
ancora di più un peso sbagliato. Ecco perché trovo più
giusto che siano gli universitari credenti a doversi recare
presso la casa del Signore
piuttosto che il contrario. I
Radicali della maggioranza al
governo hanno dimostrato
che il pontefice ha parlato
allo Stato intero dieci volte di
più del Presidente della Repubblica, quindi, a mio parere, il perdere un incontro, anche se in un’università importante come La Sapienza,
non grava molto sulla figura
del Papa. C’è una cosa da
dire, però, a favore di Sua
Santità: come da lui detto e
riportato poi alla stampa dal
Cardinal Ruini, un momento
importante dal punto di vista
cattolico, come il “Papa
Day”, svoltosi ieri, è stato utilizzato come campagna politica a favore di alcuni. Da un
parlamentare del centrodestra sono uscite parole di
“imbarazzo e vergogna” a
causa del silenzio in cui la
maggioranza è stata dopo il
non incontro all’università da
parte del Papa. Ed ecco che
ogni momento viene utilizzato per gli scopi di alcuni e
non viene visto il problema
come veramente è. Informo
poi che il Capo di Stato ha
rilasciato un’intervista di ben
45 minuti andata in onda solo in parte (il rimanente è stato mostrato in rete), sullo
scandalo che gli universitari
avevano creato. Senza voler
offendere le idee di nessuno
ho espresso il mio parere rispetto ad un argomento che
riguarda noi tutti, studenti,
professori, cittadini italiani.
Chiara Iuliano
La cultura hip-hop
La cultura hip-hop nacque negli USA intorno agli anni ‘70
nelle comunità afroamericane
del Bronx, un quartiere di New
York, e negli anni ‘80-‘90 si
espanse in tutto il mondo. Ancora oggi i giovani apprezzano
lo stile musicale e la tipica
moda di questa cultura ignorando però il fatto che è composta da diversi elementi. Di
questi i principali sono: il
Mc’ing, il Dj’ing, il Writing, la
Breakdance, il Beatboxing, il
Double Duthng.-L’Mc’ing non
è altro che l’origine del moderno RAP. Gli Mc erano dei
“maestri di cerimonia” che
rappando su delle basi musicali intrattenevano il pubblico.
Spesso venivano organizzate
delle sfide tra Mcs e vinceva
colui che sapeva meglio entusiasmare il pubblico. A differenza del moderno rap, i temi
discussi dagli Mcs riguardavano i problemi della società
come ad esempio la discriminazione razziale; con il passare
del tempo però le loro parole
diventarono sempre più volgari
allontanandosi dallo stile
iniziale.-Il Dj’ing non è stato
inventato in quel periodo, ma
la cultura hip-hop l’ha soltanto
esteso e modificato. Il Dj generalmente utilizzava due giradischi, un mixer, degli altoparlanti, degli amplificatori ed altri
strumenti utilizzati nella musica
elettronica. All’inizio erano i Dj i
personaggi di rilievo della cultura hip-hop ma dal 1987 si
cominciò a puntare i riflettori
sugli Mcs.-Il Writing, che iniziò
a diffondersi nelle metropoli
americane negli anni ‘50, è
oggi conosciuto in Italia con il
termine di Graffitismo.-La
Breakdance è uno stile dinamico di danza che spesso viene abbinato allo stile di ballo
funk, ma sono due danze
prettamente diverse. Negli anni ‘80 era molto comune vedere agli angoli delle strade i
breackdancers, o breackers,
esibirsi. La forma attuale di
Breakdance cominciò ad essere praticata nel Bronx. Essa
si ispirava al kung-fu e alla
Capoeira: un tipo di danza-arte marziale praticata dagli
schiavi in Brasile.-IL Beatboxing consiste nella riproduzione vocale delle percussioni
tipiche dell’hip-hop. Il nome
deriva dall’imitazione delle
macchine Drum soprannominate Beatbox. Questa forma
d’arte declinò alla fine degli
anni ’80, ma negli anni ‘90 vi fu
una “resurrezione”. Ultimamente il
Beatboxing si
è evoluto fino
ad aggiungere ai suoi stili
anche il Drm
& Box tipico
della musica
elettronica.-Il
D u b l e
Dutching era
uno dei minori elementi della
cultura hip- hop. E’ un tipo di
salto con la corda che prevede
l’utilizzo di due corde girate da
due persone e due o più persone che saltano. Questo elemento era praticato dalle donne ma declinò quando la cultura hip-hop si dichiarò ma-
Parigi
Parigi…le ville de l’amour…
direbbe un romanticone
francese. Già, perché Parigi
è per antonomasia la città
dell’amore, ma a dirla tutta
verrebbe da ribattezzarla anche la città variopinta. Variopinta perché? Beh, ci si accorge subito, appena messo piede in città, della moltitudine di
gente, di facce, di culture che
si incontrano casualmente per
le strade, nella metropolitana,
nei bar. Un miscuglio di popoli
così vasto da far invidia al famoso “melting pot” di Londra!
Ma Parigi non è soltanto questo, è anche uno dei più grandi
concentrati d’arte d’Europa.
Se ne trova davvero per tutti i
gusti. Una giornata non è sufficiente per girare in lungo e in
largo l’enorme museo del Louvre, ma bastano davvero pochi
minuti per lasciarsi incantare
dalla bellezza
della grande
piramide di
vetro posta al
suo ingresso.
Altrimenti, se
si preferisce
… si è sempre in tempo
per una visita
al museo
d’Orsay. I più
romantici invece troveranno davvero imperdibile una giornata nelle
viuzze del centro storico di
Montmartre e per concludere
un viaggio lungo la Senna, un
mini-tour di Parigi al chiaro di
luna, che termina davanti ad
una fantastica Tour Eiffel illuminata a festa.
Gli appassionati di musica o di
arte da strada troveranno ciò
che cercano nel quartiere circostante al centro Pompidou,
ricco non solo di negozietti
che offrono oggettistica particolare, ma anche di negozi carichi vinili originali, per soddisfare ogni appassionato!
Laura Terrin
Intervista
Della serie “facciamoci i fatti degli
altri e spettegoliamo su di loro”…
Intervista alla bidella –personale ATA!!!- portante della scuola (dopo la MARA,
che non si innervosisca......)
Marghé, come stai?
Bene!!
Da quanto lavori qui?
Vediamo...sono arrivata in
questa scuola il 13 gennaio
1998..quindi sono 10 ANNI
CHE VI SOPPORTO....
Come ti sei trovata?
Mi sono sempre trovata
bene...anche perché io sono
fatta di allegria, i miei problemi li lascio a casa.
Ti piace questo lavoro?
Sì..Sto bene con i giovani. I
giovani vanno presi con
amore...bisogna saper essere giovani: scherzare e essere rispettosi... Sarà pure che
son terron...e i terroni c’hanno il cuore caldo...
Dicci qualcosa del privato:
Sono sposata da 30 anni, ho
3 figli (2 maschi e 1 femmina)
di 29, 27 e 19 anni.
19 anni? Va ancora a scuola?
Si, va al Lazzari, non al liceo
dove lavoro io.. Meglio così i
figli devono fare la loro scelta. I figli non sono nostri: noi
dobbiamo solo mantenerli
prendendoci cura di loro, lavando e stirando, la scelte
devono prenderle loro.
Da dove vieni di preciso,
Margherita?
Da Ottaviano provincia di
Napoli.
E poi ti sei trasferita qui?
Si, inizialmente avevamo trovato casa a Dolo, dove siamo stati per 3 mesi, poi ci
siamo trasferiti tra Calcroci e
Lughetto. Alla fine abbiamo
preso casa qui a Cazzago.
E questo accadeva...
10 anni fa: sono venuta a lavorare qui appena presa casa.
E, se posso, per quale motivo vi siete trasferiti al
Nord?
Eh..per lavoro, necessità: giù
lavoro non ce n’é... quindi
non ce la si faceva con 3 figli. Io ringrazio il Veneto che
ci ha dato lavoro e possibilità
di tirare avanti. Venire qui nel
Nord è stato il mio sogno: nel
Sud bisogna essere raccomandati per trovare lavoro, i
posti sono prenotati. Sono
arrivata qui sola, lasciando
marito e 2 figli giù. E’ stata
dura.
Sei riuscita ad andare
avanti lo stesso. Che ti ha
dato quella forza??
Il desiderio di una vita migliore... Sono stata 12 anni disoccupata e con il terzo figlio
la situazione era diventata
impossibile. Sono arrivata
qui il giorno della befana del
1998, a 48 anni. Ho superato
subito il test per diventare
bidelli e mi hanno dato questo lavoro una settimana do-
po! Comunque questa forza
l’ho presa da mia madre...
CAMBIAMO ARGOMENTO!
Qual è la classe più sporca
del tuo piano??
La classe più sporca la 1°G e
il corso F: 2° e 3°...Un letamaio!
E le più pulite?
1B e 2G
Domanda compromettente:
che ne dici di questo nuovo
preside?
E’ una buona persona, fa
bene il suo lavoro.
I tuoi interessi?
Ci sono tutti nel muro dietro il
tavolo dei bidelli del mio piano..
Sei anche credente quindi?
Sì..tengo molto a quel quadro: il cuore di Gesù deve
guardare tutti i ragazzi.
Dai quadri si capisce che ti
piace l’arte. Preferisci quella classica o moderna?
Più quella moderna, quella
classica ormai è tramontata.
Il calendario è di Valentino
Rossi. L’hai messo tu?
Si si. E’ un mito Vale. Come
lui, non c’è nessuno!
E tutte quella cartoline?
Sono i ragazzi che me le
mandano dalle gite o dalle
vacanze. Fanno molto piacere!
Paola Borina
Giuseppe Impastato
Giuseppe Impastato nasce a
Cinisi in provincia di Palermo
nel 1948, da una famiglia
mafiosa con cui non ha buoni rapporti, infatti già da ragazzo lascia la famiglia e il
padre e va via di casa.
Successivamente crea molti
gruppi e organizza attività
contro la mafia: molto importante è Radio Aut dove racconta alla gente i loschi affari
dei mafiosi. Il programma più
seguito era “Onda pazza”, un
programma di satira nei confronti dei mafiosi e dei politici.
Nel 1978 partecipa alle elezioni comunali a Cinisi: viene
ucciso pochi giorni prima
delle elezioni, il 9 maggio.
Grazie alla madre Felicia Bartolotta Impastato e al Centro
di documentazione di Palermo chiamato anche “Centro
Impastato” viene trovata la
matrice mafiosa del delitto.
Il 5/03/2001 la Corte d’Assise ha riconosciuto Vito Pa-
lazzolo colpevole e l’11 aprile
2002 Gaetano Badalamenti è
stato condannato all’ergastolo; entrambi sono poi deceduti.
Peppino afferma che arrivò
alla politica per reagire ad
una condizione familiare insostenibile (infatti veniva da
una famiglia mafiosa); egli
passava da uno stato di difficoltà in cui non riusciva a
rapportarsi con gli altri, ad
altri in cui aveva una voglia
incredibile di aprirsi e costruire. Ci furono periodi in
cui si allontanò dalla politica
e altri in cui aderiva a molte
iniziative, ma sempre continuò a lottare contro la mafia
e per la libertà dell’uomo.
Personalmente credo che
uomini come Peppino vadano ricordati per sempre almeno da noi italiani, perché
hanno lottato per rendere
l’Italia un Paese migliore,
senza mafia e senza inganni,
per far sì che l’uomo sia
realmente libero e non bloccato da altri: dobbiamo perciò essere grati a Peppino e
a tutti gli altri che hanno
combattuto contro la mafia
come i giudici Falcone e
Borsellino e tanti altri che
hanno dato la loro vita per
liberare dalle organizzazioni
mafiose il nostro paese.
Irene Cavalletto
E' nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio..
Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di Giustizia che lo portò a lottare..
Aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui poco onorato..
Si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un'ideale ti porterà dolore..
"Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver
paura
contando cento passi lungo la tua strada"..
Allora.. 1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100
passi!
"Noi ci dobbiamo ribellare"
Poteva come tanti scegliere e partire, invece lui decise di restare
Gli amici, la politica, la lotta del partito.. alle elezioni si era candidato
Diceva da vicino li avrebbe controllati, ma poi non ebbe tempo perchè venne ammazzato
Il nome di suo padre nella notte non è servito, gli amici disperati non l'hanno più trovato
"Allora dimmi se tu sai contare, dimmi se sai anche camminare, contare, camminare insieme a
cantare
la storia di Peppino e degli amici siciliani"
Allora.. 1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100
passi!
Modena City Ramblers, I Cento Passi
I milanesi ammazzano il sabato
I Milanesi ammazzano il sabato,
nono disco in studio degli Afterhours, viene sottotitolato dalla
stessa band ‘’14 ricette di quotidiana macabra felicita`’’. Le 14
tracce rispondono bene alla definizione; si apre con Naufragio
sull’isola del tesoro, una buona
sferzata iniziale con un cut up
preso in prestito ormai da anni a
Burroughs e un crescendo musicale che ben si accompagna a
una canzone dalla durata minima
(1’39’’). Un eventuale neofita gia`
da qui si accorgerebbe di quanto
inutile sia uno sforzo per comprendere i testi: essi nascono
privi di senso, con qualche eventuale riferimento a cose conosciute solo alla mente agnelliana
e destinate a rimanere a noi
oscure. Questa sensazione viene
confermata dalla seconda traccia, E’ solo febbre, in perfetto stile Afterhoursiano ma che non ricalca alcunché` di gia` sentito da
parte loro, poiche` la band si ripropone di seguire la via della
sperimentazione, effettivamente
presente nel disco soprattutto
dal punto di vista musicale
(esempio: l’introduzione dei fiati).
Qui arriva la meravigliosa illuminazione di Neppure carne da
cannone per Dio, una martellante
e vagamente allucinata lamentela
su cui si prevede un pogo sfrenato in concerto. La canzone finisce con una lista di svariate
cose (le notti – le botte – le stelle
com’erano belle/ma ora ho un
senso inverso/amanti – amici –
onanisti –ribelli), ma alla terza
traccia e` definitivamente chiara
l’inutilita` del senso logico. Meglio non ostinarsi troppo nella
ricerca e lasciarsi pervadere dal
ritmo, prima di essere invasi dal
cinismo della voce di Agnelli che
canta Tarantella all’inazione. In
questa canzone si fondono perfettamente musica e testo, in un
pigro strascicamento oltre i cinque minuti che si conclude con
‘’tarantella all’inazione/rimaniam
seduti qua/inventando fiabe vili/
per sentirci ancora vivi’’. Chi si
fosse adagiato nella lieve sonnolenza apatica dell’inazione, viene
subito risvegliato da Pochi istanti
nella lavatrice, singolo che accontentera` chi desidera concerti fatti
di salti, scambi di sudore e urla,
con un testo a dir poco surreale
(come quando Agnelli si immedesima in un orecchino sul pavimento e si autodefinisce un uomo
steso ad asciugare) ma che in
fondo contiene qualche verso
rappresentativo (e se non ti piaccio piu`/per che cosa piangerai?).
Si torna sul rilassato con la parentesi d’intimita` della title track,
I Milanesi ammazzano il sabato
(titolo ispirato da una romanzo di
Giorgio Scerbanenco – I milanesi
ammazzano al sabato – che gli
Afterhours dichiarano di aver
scelto e modificato per via del
duplice significato). E` una canzone molto delicata, in cui Agnelli
si lascia un po’ andare e parla di
vicende personali: chiari i riferimenti alla famiglia (la mia casa, il
senso di abitudine), in particolare
alla figlia Emma nata durante la
creazione del disco, la cui presenza si avverte in diversi testi,
come anche i riferimenti alla
compagna. E` un lato inedito del
leader degli Afterhours che definirei, prendendo in prestito una
calzante espressione letta sul
web, L’Agnelli spingitore di carrozzine. Ma voila`, arriva una delle
canzoni migliori del disco: Riprendere Berlino, con la sua serie
di non sarebbe (Non sarebbe bello/non farsi piu` del male/e non
sarebbe strano/se capitasse a
noi). Segue Tutti gli uomini del
presidente, una delle tracce piu`
allucinate, ideale per chi vuole
ascoltare una canzone che inviti a
muoversi smettendo di pensare
per due minuti e quindici secondi
cullati dal falsetto di Roberto dell’Era (bassista) e dalle chitarre
elettriche di Giorgio Ciccarelli. La
nona traccia e` Musa di nessuno,
il cui attacco sembra il canto
sconnesso di un ubriaco e il cui
testo non si discosta poi tanto
dall’impressione iniziale, finendo
nella sbronza triste e in frasi evidentemente dedicate a un’innamorata. Con Tema: la mia citta` si
risollevano gli umori. Si torna all’antica ironia afterhoursiana e tra
titolo e voce si riesce davvero a
immaginare un piccolo Manuel
Agnelli col grembiule, il fiocco blu
e le mani dietro la schiena che
canta nell’Antoniano Sindaco no!/
temo siano guai/di urbanita`/bilanciocentrica. E’ dura essere Silvan e` un breve omaggio al famoso mago, con versi che fanno trasparire molta umanita` (Sono
stanco d’invecchiare/sostenere
cio` che muore/e sorridere alla
gente/con un parrucchino al cuore). E` quindi il turno di Dove si va
da qui, una canzone che colpisce
per la musica, tra batteria distorta
e pianoforte, e per le immagini.
Sono sonorita` abbastanza inedite per il gruppo milanese, ma non
si puo` fare a meno di riconoscere
le loro origini in versi come Ma la
tua sigaretta e` immobile/cosi`
graziosamente/che improvvisamente poi/non accade niente.
Giustamente, perche` dovrebbe
per forza succedere qualcosa?
Senza porsi altre domande retoriche arriva la penultima traccia,
Tutto domani, canzone dall’utilita`
non sostanziale, con ancora riferimenti alla famiglia del sior
Agnelli e con immagini che dopo
qualche utilizzo vengono un tantino a noia, oltre ad apparire ridicole (voglio la tua bocca/ma mi
passera`). L’ultima traccia, Orchi e
streghe sono soli, e` sottotitolata
ninna nanna reciproca ed e` una
ballata molto dolce i cui cori invitano delicatamente la palpebra a
calare. L’ideale conclusione di
questa quotidiana macabra felicita`.
Ilaria Gitto
DEATH NOTE
Giappone, Light Yagami,
studente modello, il migliore
di tutto il paese, figlio del sovrintendente della polizia di
Tokio. Light Yagami, stanco
di essere circondato da crimini e corruzione e annoiato
dal mondo.
Un giorno, per caso, vede
cadere a terra un quadernetto nero. In copertina c’è
scritto DEATH NOTE. Light lo
raccoglie, dentro il quaderno
è bianco, tranne la prima pagina che presenta delle istruzioni: l’umano il cui nome sarà scritto in questo quaderno
morirà. Ed è così, il quaderno
funziona. Basta il nome e il
volto di una persona per ucciderla.
Il DEATH NOTE è infatti stato
fatto cadere nel mondo degli
umani da uno Shinigami, un
dio della morte giapponese,
di nome Riuk. Ligth è l’unico
a poter vedere lo Shinigami
che resterà legato a lui, a
causa del DEATH NOTE, fino
alla sua morte.
In pochi giorni Light si trasforma. Il suo quaderno si
riempie di nomi. Criminali,
assassini, mafiosi cominciano a scomparire. La gente
comincia ad accorgersi che
qualcuno di sconosciuto li
sta eliminando, questo qualcuno viene chiamato Kira.
Ligth vuole infatti purificare la
terra dai malvagi, fermare le
ingiustizie, e diventare il dio
di questo nuovo mondo! Ma
la polizia non può permettere
un tale sterminio di massa, e
di fronte ad un caso di questa portata l’Interpol si rivolge ad L., il più famoso detective del mondo. Nessuno lo
ha mai visto in faccia o conosce il suo nome, ma fino
ad ora è stato capace di risolvere ogni caso gli sia stato proposto. Inizierà quindi il
duello Kira contro L. Un duello che durerà per le 12 puntate di questo fantastico
manga (o per le 37 puntate
dell’anime) creato da TAKESHI OBATA e TSUGUMI
OHBA ed edito in Italia da
PANINI COMICS.
Alessandro Pierazzo
difesa dei
tokio
hotel
Sono fan di una boyband
composta da 4 ragazzi: Bill
(voce), Tom (chitarra), Georg
(basso), Gustav (batteria).
Il cantante viene definito da
molti come una donna, un
omosessuale, un porcospino
e affini; infatti alla corrente di
persone che li ama si contrappone una fazione agguerrita e combattiva che li
giudica troppo artificiali e li
ritiene l'ennesimo prodotto
creato dall'industria musicale
per fare soldi vendendo Cd e
Gadget. Forse queste persone non sanno che Bill, il cantante, ha scritto la sua prima
canzone alla tenera età di
sette anni! Se chi li disprezza
si degnasse di informarsi
maggiormente e di tradurre i
testi delle canzoni, si renderebbe conto di avere esagerato nei commenti dispregiativi. Bill ha uno stile tutto suo
che viene disprezzato da
molti quando in realtà si dovrebbe ammirare, dato che
essendo “diverso e trasgres-
sivo” emerge dalla società di
oggi dove siamo tutti come
manichini, tutti uguali. Che
siate ammiratori dei Tokio
Hotel o meno, non potete
non ammettere che il fenomeno c'è, esiste e si sta
espandendo. Coloro che disprezzano la loro musica dovrebbero almeno rispettare i
quattro componenti del
gruppo e non attaccare l'etichetta di omosessuale al
cantante solo perché possiede lineamenti dolci. Ricordo, per chi dice che i Tokio
Hotel hanno successo solo
perché la massa di teenager
li ascolta, che non è così,
perché loro hanno un pubblico dagli otto ai trentacinque
anni, composto da ragazze
ma anche da ragazzi. Quindi
non è nemmeno un fatto di
estetica! Concludo ricordando che si dovrebbe portare
rispetto a chi li ascolta perché siamo in un paese libero
dove non sta a nessuno decidere ciò che è giusto o
meno ascoltare! Ognuno ha il
proprio stile e le proprie passioni, che siano condivise o
meno da tutti!
Brenda Berton
Luce & Ombra
C’era una volta un villaggio
dove abitavano gli angeli. Era
di medie dimensioni. Nel bel
mezzo della piazza centrale
c’era un enorme albero che
copriva il villaggio quasi interamente con le sue fronde
sempre verdi. Ai suoi piedi
c’era un edificio grandissimo,
tutto rosso con il tetto verde.
In una casetta in periferia vi
erano due gemelle che erano
inseparabili. Una si chiamava
Luce, l’altra Ombra e i loro
nomi rispecchiavano a pieno
il loro aspetto e carattere.
Luce aveva capelli chiari,
lunghi, ricci e la pelle candida che non si abbronzava
mai. Era sempre allegra con
tutti ed aveva un paio di ali
bianchissime. Ombra, invece, aveva i capelli lunghi,
scuri e lisci; aveva due ali nere e non sorrideva mai a nessuno, tranne alla sorella alla
quale era molto legata. Tutti
al villaggio cercavano di evitarla perché c’era una profezia che incuteva moltissimo
timore. Essa diceva che sarebbe giunto un angelo diverso dagli altri, infatti avrebbe avuto le ali color della
notte, avrebbe avuto un’indole aggressiva verso ogni
forma di vita e che alla fine
avrebbe portato l’intero
mondo alla distruzione. Tutti
pensavano che fosse Ombra
quel angelo, tuttavia non si
sentivano di doverla allontanare perché non sembrava
così ostile e pericolosa. Ma
la paura ebbe il sopravvento
e così si riunirono in un’assemblea per decidere cosa
fare. Nella grandissima costruzione ai piedi dell’albero
vi era una vera e propria aula
di tribunale. Gli abitanti, tutti
seduti in una grandissima
platea, stavano discutendo
animatamente tra di loro.
Sopra un grande scranno vi
era il capo villaggio che, con
un urlo, riportò il silenzio.
Diede la parola ad uno degli
anziani che riteneva opportuno inibire la minaccia che
Ombra rappresentava. Un
uomo si alzò e replicò che
per nessuna ragione bisognava uccidere un proprio
simile, così diceva la legge. Il
capo villaggio allora ordinò
che Ombra venisse sigillata
nel tempo, così da esaudire
tutti e due i pareri. Il giorno
seguente due angeli si recarono alla casa delle gemelle,
sapendo che Luce era uscita
per andare a fare la spesa.
Bussarono alla porta. Ombra
aprì e chiese che cosa volessero. I due le spiegarono la
situazione e la sentenza del
capo villaggio. L’angelo sulle
prime dimostrava molta paura però dopo un breve momento rispose serenamente
che li avrebbe seguiti senza
fare obbiezioni, ma voleva
lasciare una lettera alla sorella. I due angeli non ebbero il
coraggio di privarla di questa
ultima richiesta, così le dettero il tempo di scriverla. Dopo
aver fatto ciò li seguì. Luce
ritornò a casa poco dopo.
Non vedendo la sorella cominciò a preoccuparsi e poi
vide sopra al tavolo la lettera
che aveva scritto la sorella
nella quale era spiegato per
file e per segno tutto quanto;
Ombra non voleva causare
disgrazie alla sorella così decise di scontare la sentenza.
Luce si precipitò fuori di casa
e volò il più veloce possibile
per raggiungere la gemella in
tempo. Arrivò proprio quando la stavano per sigillare, le
si portò a fianco e così facendo rimase colpita anche
lei dall’incantesimo del sigillo
temporale. Ormai erano solo
delle figure evanescenti, non
più visibili agli altri esseri viventi. Ombra raggiunse Luce
e le chiese spiegazioni. La
gemella le rispose che loro
erano una cosa sola, una
famiglia, e che quindi dovevano restare unite. Ombra
commossa disse che da quel
giorno in avanti dove ci sarebbe stata Luce ci sarebbe
stata anche Ombra e viceversa, per l’eternità.
Chiara Carraro