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Editoriale a 4 mani Dopo un anno di ricerche, pigrizia, idee, fogli accartocciati (perché le idee facevano schifo) ma ripescati dal cestino (perché idee migliori non ce n’erano), giornalisti picchiati, articoli ottenuti con la forza, correzioni all’ultimo minuto e riunioni davanti a uno spritz (con conseguenti lotte per le patatine), abbiamo partorito con dolore i pochi ma sudati fogli che stringete tra le mani. Dopo qualche anno di pausa torna il Cogito. Cos’è? Leggete e scoprite… I direttori Alessandro & Ilaria Redazione Direttori: Ilaria Gitto (III H) & Alessandro Pierazzo (III D) Impaginatore: Stefano Menegus (I C) Redattori: Paola Borina (V B), Brenda Berton (III H), Chiara Carraro (II H), Irene Cavalletto (II H), Ilaria Gitto (III H), Chiara Iuliano (II H), Francesca Patron (II H), Alessandro Pierazzo (III D), Beatrice Polato (II H), Laura Terrin (II H). Logo di testata: Riccardo Barberini (I C) Insegnante supervisore: Proff.sa Lucia Ruffato SOMMARIO Chi sono I Rom? Pag. 2 Se ne parla molto, ma qual è la loro storia? Sua santità, adesso parlo io! Pag. 2 Considerazioni sulla discussa vicenda del Papa all’università “La Sapienza” di Roma. La cultura Hip-Hop Pag. 3 La storia di questo stile prima che MTV lo notasse. Parigi Pag. 3 La ville de l’amour raccontata dalla nostra inviata sul posto. Della serie: ”Facciamoci i fatti degli altri e spettegoliamo su di loro”: L’intervista alla nostra bidella. Pag. 4 Da sempre pilastro della scuola, Margherita si è aperta ai nostri microfoni. Peppino Impastato Pag. 5 La storia di un eroe dei nostri giorni da non dimenticare. I Milanesi Ammazzano Il Sabato Pag. 6 L’ultimo disco degli Afterhours ascoltato e commentato per voi. Difesa dei Tokio Hotel Pag. 7 Una fan racconta che non si deve giudicare dalle apparenze. DEATH NOTE Pag. 7 Volete uccidere la gente? Vi serve un DEATH NOTE. Ecco le istruzioni per l’uso. Luce e Ombra Pag. 8 “C’era una volta una villaggio dove abitavano gli angeli...” Chi sono i Rom? I Rom sono uno dei gruppi etnici (insieme ai Sinti e ad altri minori) che vengono nel loro insieme chiamati zingari. I Rom sono spesso anche chiamati nomadi, termine che si riferisce alla cultura di chi conduce una vita itinerante. Gli zingari in Europa vivono oggi per la maggior parte in Romania (ma Rom e rumeni non sono la stessa cosa!), pur essendo diffusi anche nel resto dell'Europa Balcanica e Centrale. Quale sia il luogo di origine del popolo zingaro è una questione a lungo dibattuta. La maggior parte degli studiosi ritiene che la loro patria sia una regione situata tra l'India e il Pakistan attuali. I principali argomenti di tale tesi sono la chiara derivazione indiana della lingua e il loro aspetto fisico. Non è tuttavia chiaro se la regione indiana sia stata il luogo di origine primitivo della cultura zingara. Per la grande maggioranza gli zingari sono di religione cristiana, soprattutto cattolici. Il decennio di integrazione dei Rom è un'iniziativa di otto Paesi centro ed est europei per migliorare la situazione socioeconomica e l'integrazione della minoranza Rom. L'iniziativa fu promossa nel 2005 e rappresenta il primo progetto internazionale in Europa per migliorare sostanzialmente le vite dei Rom. Stanno partecipando otto paesi: Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Macedonia, Romania, Serbia, Montenegro e Slovacchia. La discriminazione verso i Rom mette d'accordo Destra e Sinistra perché nessuna delle due parti fa nulla per integrarli nella politica e migliorare la loro situazione, facendo anche credere alla gente che loro vogliano davvero vivere nelle condizioni nelle quali si trovano. Beatrice Polato Sua santità adesso parlo io! Dolo, 21 Gennaio 2008: il professor Gianno mi assegna la stesura di un articolo sul Santo Padre e le vicende di questi ultimi giorni. Dopo aver cercato di essere diplomatica e di astenermi dal dare un giudizio di parte, mi rendo conto che i giornalisti più reali di me stendono l’articolo a seconda dell’indirizzo politico che seguono, e io commetterò lo stesso peccato. Questo, però, non mi impedisce di esprimermi in merito al mancato incontro del Papa all’università ‘‘La Sapienza’’ di Roma. L’università come istituzione è da sempre luogo di incontro e dialogo e, proprio come lo Stato italiano, è laica. La persona del Papa, che rappresenta un così grande potere, ha il diritto di parlare riguardo alla morale, all’etica e alle parole del Signore; ma parlare all’apertura dell’anno accademico credo sia profondamente sbagliato e trovo che sia sbagliato anche durante tutto il resto dell’anno, poiché all’interno della Sapienza si trovano credenti ma anche non credenti e bisogna rispettare le idee di tutti, proprio come da lui affermato durante la giornata di ieri. Se poi, come voglio ricordare, l’università si trova all’interno di uno Stato laico la parola del Santo Padre acquisisce ancora di più un peso sbagliato. Ecco perché trovo più giusto che siano gli universitari credenti a doversi recare presso la casa del Signore piuttosto che il contrario. I Radicali della maggioranza al governo hanno dimostrato che il pontefice ha parlato allo Stato intero dieci volte di più del Presidente della Repubblica, quindi, a mio parere, il perdere un incontro, anche se in un’università importante come La Sapienza, non grava molto sulla figura del Papa. C’è una cosa da dire, però, a favore di Sua Santità: come da lui detto e riportato poi alla stampa dal Cardinal Ruini, un momento importante dal punto di vista cattolico, come il “Papa Day”, svoltosi ieri, è stato utilizzato come campagna politica a favore di alcuni. Da un parlamentare del centrodestra sono uscite parole di “imbarazzo e vergogna” a causa del silenzio in cui la maggioranza è stata dopo il non incontro all’università da parte del Papa. Ed ecco che ogni momento viene utilizzato per gli scopi di alcuni e non viene visto il problema come veramente è. Informo poi che il Capo di Stato ha rilasciato un’intervista di ben 45 minuti andata in onda solo in parte (il rimanente è stato mostrato in rete), sullo scandalo che gli universitari avevano creato. Senza voler offendere le idee di nessuno ho espresso il mio parere rispetto ad un argomento che riguarda noi tutti, studenti, professori, cittadini italiani. Chiara Iuliano La cultura hip-hop La cultura hip-hop nacque negli USA intorno agli anni ‘70 nelle comunità afroamericane del Bronx, un quartiere di New York, e negli anni ‘80-‘90 si espanse in tutto il mondo. Ancora oggi i giovani apprezzano lo stile musicale e la tipica moda di questa cultura ignorando però il fatto che è composta da diversi elementi. Di questi i principali sono: il Mc’ing, il Dj’ing, il Writing, la Breakdance, il Beatboxing, il Double Duthng.-L’Mc’ing non è altro che l’origine del moderno RAP. Gli Mc erano dei “maestri di cerimonia” che rappando su delle basi musicali intrattenevano il pubblico. Spesso venivano organizzate delle sfide tra Mcs e vinceva colui che sapeva meglio entusiasmare il pubblico. A differenza del moderno rap, i temi discussi dagli Mcs riguardavano i problemi della società come ad esempio la discriminazione razziale; con il passare del tempo però le loro parole diventarono sempre più volgari allontanandosi dallo stile iniziale.-Il Dj’ing non è stato inventato in quel periodo, ma la cultura hip-hop l’ha soltanto esteso e modificato. Il Dj generalmente utilizzava due giradischi, un mixer, degli altoparlanti, degli amplificatori ed altri strumenti utilizzati nella musica elettronica. All’inizio erano i Dj i personaggi di rilievo della cultura hip-hop ma dal 1987 si cominciò a puntare i riflettori sugli Mcs.-Il Writing, che iniziò a diffondersi nelle metropoli americane negli anni ‘50, è oggi conosciuto in Italia con il termine di Graffitismo.-La Breakdance è uno stile dinamico di danza che spesso viene abbinato allo stile di ballo funk, ma sono due danze prettamente diverse. Negli anni ‘80 era molto comune vedere agli angoli delle strade i breackdancers, o breackers, esibirsi. La forma attuale di Breakdance cominciò ad essere praticata nel Bronx. Essa si ispirava al kung-fu e alla Capoeira: un tipo di danza-arte marziale praticata dagli schiavi in Brasile.-IL Beatboxing consiste nella riproduzione vocale delle percussioni tipiche dell’hip-hop. Il nome deriva dall’imitazione delle macchine Drum soprannominate Beatbox. Questa forma d’arte declinò alla fine degli anni ’80, ma negli anni ‘90 vi fu una “resurrezione”. Ultimamente il Beatboxing si è evoluto fino ad aggiungere ai suoi stili anche il Drm & Box tipico della musica elettronica.-Il D u b l e Dutching era uno dei minori elementi della cultura hip- hop. E’ un tipo di salto con la corda che prevede l’utilizzo di due corde girate da due persone e due o più persone che saltano. Questo elemento era praticato dalle donne ma declinò quando la cultura hip-hop si dichiarò ma- Parigi Parigi…le ville de l’amour… direbbe un romanticone francese. Già, perché Parigi è per antonomasia la città dell’amore, ma a dirla tutta verrebbe da ribattezzarla anche la città variopinta. Variopinta perché? Beh, ci si accorge subito, appena messo piede in città, della moltitudine di gente, di facce, di culture che si incontrano casualmente per le strade, nella metropolitana, nei bar. Un miscuglio di popoli così vasto da far invidia al famoso “melting pot” di Londra! Ma Parigi non è soltanto questo, è anche uno dei più grandi concentrati d’arte d’Europa. Se ne trova davvero per tutti i gusti. Una giornata non è sufficiente per girare in lungo e in largo l’enorme museo del Louvre, ma bastano davvero pochi minuti per lasciarsi incantare dalla bellezza della grande piramide di vetro posta al suo ingresso. Altrimenti, se si preferisce … si è sempre in tempo per una visita al museo d’Orsay. I più romantici invece troveranno davvero imperdibile una giornata nelle viuzze del centro storico di Montmartre e per concludere un viaggio lungo la Senna, un mini-tour di Parigi al chiaro di luna, che termina davanti ad una fantastica Tour Eiffel illuminata a festa. Gli appassionati di musica o di arte da strada troveranno ciò che cercano nel quartiere circostante al centro Pompidou, ricco non solo di negozietti che offrono oggettistica particolare, ma anche di negozi carichi vinili originali, per soddisfare ogni appassionato! Laura Terrin Intervista Della serie “facciamoci i fatti degli altri e spettegoliamo su di loro”… Intervista alla bidella –personale ATA!!!- portante della scuola (dopo la MARA, che non si innervosisca......) Marghé, come stai? Bene!! Da quanto lavori qui? Vediamo...sono arrivata in questa scuola il 13 gennaio 1998..quindi sono 10 ANNI CHE VI SOPPORTO.... Come ti sei trovata? Mi sono sempre trovata bene...anche perché io sono fatta di allegria, i miei problemi li lascio a casa. Ti piace questo lavoro? Sì..Sto bene con i giovani. I giovani vanno presi con amore...bisogna saper essere giovani: scherzare e essere rispettosi... Sarà pure che son terron...e i terroni c’hanno il cuore caldo... Dicci qualcosa del privato: Sono sposata da 30 anni, ho 3 figli (2 maschi e 1 femmina) di 29, 27 e 19 anni. 19 anni? Va ancora a scuola? Si, va al Lazzari, non al liceo dove lavoro io.. Meglio così i figli devono fare la loro scelta. I figli non sono nostri: noi dobbiamo solo mantenerli prendendoci cura di loro, lavando e stirando, la scelte devono prenderle loro. Da dove vieni di preciso, Margherita? Da Ottaviano provincia di Napoli. E poi ti sei trasferita qui? Si, inizialmente avevamo trovato casa a Dolo, dove siamo stati per 3 mesi, poi ci siamo trasferiti tra Calcroci e Lughetto. Alla fine abbiamo preso casa qui a Cazzago. E questo accadeva... 10 anni fa: sono venuta a lavorare qui appena presa casa. E, se posso, per quale motivo vi siete trasferiti al Nord? Eh..per lavoro, necessità: giù lavoro non ce n’é... quindi non ce la si faceva con 3 figli. Io ringrazio il Veneto che ci ha dato lavoro e possibilità di tirare avanti. Venire qui nel Nord è stato il mio sogno: nel Sud bisogna essere raccomandati per trovare lavoro, i posti sono prenotati. Sono arrivata qui sola, lasciando marito e 2 figli giù. E’ stata dura. Sei riuscita ad andare avanti lo stesso. Che ti ha dato quella forza?? Il desiderio di una vita migliore... Sono stata 12 anni disoccupata e con il terzo figlio la situazione era diventata impossibile. Sono arrivata qui il giorno della befana del 1998, a 48 anni. Ho superato subito il test per diventare bidelli e mi hanno dato questo lavoro una settimana do- po! Comunque questa forza l’ho presa da mia madre... CAMBIAMO ARGOMENTO! Qual è la classe più sporca del tuo piano?? La classe più sporca la 1°G e il corso F: 2° e 3°...Un letamaio! E le più pulite? 1B e 2G Domanda compromettente: che ne dici di questo nuovo preside? E’ una buona persona, fa bene il suo lavoro. I tuoi interessi? Ci sono tutti nel muro dietro il tavolo dei bidelli del mio piano.. Sei anche credente quindi? Sì..tengo molto a quel quadro: il cuore di Gesù deve guardare tutti i ragazzi. Dai quadri si capisce che ti piace l’arte. Preferisci quella classica o moderna? Più quella moderna, quella classica ormai è tramontata. Il calendario è di Valentino Rossi. L’hai messo tu? Si si. E’ un mito Vale. Come lui, non c’è nessuno! E tutte quella cartoline? Sono i ragazzi che me le mandano dalle gite o dalle vacanze. Fanno molto piacere! Paola Borina Giuseppe Impastato Giuseppe Impastato nasce a Cinisi in provincia di Palermo nel 1948, da una famiglia mafiosa con cui non ha buoni rapporti, infatti già da ragazzo lascia la famiglia e il padre e va via di casa. Successivamente crea molti gruppi e organizza attività contro la mafia: molto importante è Radio Aut dove racconta alla gente i loschi affari dei mafiosi. Il programma più seguito era “Onda pazza”, un programma di satira nei confronti dei mafiosi e dei politici. Nel 1978 partecipa alle elezioni comunali a Cinisi: viene ucciso pochi giorni prima delle elezioni, il 9 maggio. Grazie alla madre Felicia Bartolotta Impastato e al Centro di documentazione di Palermo chiamato anche “Centro Impastato” viene trovata la matrice mafiosa del delitto. Il 5/03/2001 la Corte d’Assise ha riconosciuto Vito Pa- lazzolo colpevole e l’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo; entrambi sono poi deceduti. Peppino afferma che arrivò alla politica per reagire ad una condizione familiare insostenibile (infatti veniva da una famiglia mafiosa); egli passava da uno stato di difficoltà in cui non riusciva a rapportarsi con gli altri, ad altri in cui aveva una voglia incredibile di aprirsi e costruire. Ci furono periodi in cui si allontanò dalla politica e altri in cui aderiva a molte iniziative, ma sempre continuò a lottare contro la mafia e per la libertà dell’uomo. Personalmente credo che uomini come Peppino vadano ricordati per sempre almeno da noi italiani, perché hanno lottato per rendere l’Italia un Paese migliore, senza mafia e senza inganni, per far sì che l’uomo sia realmente libero e non bloccato da altri: dobbiamo perciò essere grati a Peppino e a tutti gli altri che hanno combattuto contro la mafia come i giudici Falcone e Borsellino e tanti altri che hanno dato la loro vita per liberare dalle organizzazioni mafiose il nostro paese. Irene Cavalletto E' nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio.. Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di Giustizia che lo portò a lottare.. Aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui poco onorato.. Si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un'ideale ti porterà dolore.. "Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver paura contando cento passi lungo la tua strada".. Allora.. 1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100 passi! "Noi ci dobbiamo ribellare" Poteva come tanti scegliere e partire, invece lui decise di restare Gli amici, la politica, la lotta del partito.. alle elezioni si era candidato Diceva da vicino li avrebbe controllati, ma poi non ebbe tempo perchè venne ammazzato Il nome di suo padre nella notte non è servito, gli amici disperati non l'hanno più trovato "Allora dimmi se tu sai contare, dimmi se sai anche camminare, contare, camminare insieme a cantare la storia di Peppino e degli amici siciliani" Allora.. 1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100 passi!..1,2,3,4,5,10,100 passi! Modena City Ramblers, I Cento Passi I milanesi ammazzano il sabato I Milanesi ammazzano il sabato, nono disco in studio degli Afterhours, viene sottotitolato dalla stessa band ‘’14 ricette di quotidiana macabra felicita`’’. Le 14 tracce rispondono bene alla definizione; si apre con Naufragio sull’isola del tesoro, una buona sferzata iniziale con un cut up preso in prestito ormai da anni a Burroughs e un crescendo musicale che ben si accompagna a una canzone dalla durata minima (1’39’’). Un eventuale neofita gia` da qui si accorgerebbe di quanto inutile sia uno sforzo per comprendere i testi: essi nascono privi di senso, con qualche eventuale riferimento a cose conosciute solo alla mente agnelliana e destinate a rimanere a noi oscure. Questa sensazione viene confermata dalla seconda traccia, E’ solo febbre, in perfetto stile Afterhoursiano ma che non ricalca alcunché` di gia` sentito da parte loro, poiche` la band si ripropone di seguire la via della sperimentazione, effettivamente presente nel disco soprattutto dal punto di vista musicale (esempio: l’introduzione dei fiati). Qui arriva la meravigliosa illuminazione di Neppure carne da cannone per Dio, una martellante e vagamente allucinata lamentela su cui si prevede un pogo sfrenato in concerto. La canzone finisce con una lista di svariate cose (le notti – le botte – le stelle com’erano belle/ma ora ho un senso inverso/amanti – amici – onanisti –ribelli), ma alla terza traccia e` definitivamente chiara l’inutilita` del senso logico. Meglio non ostinarsi troppo nella ricerca e lasciarsi pervadere dal ritmo, prima di essere invasi dal cinismo della voce di Agnelli che canta Tarantella all’inazione. In questa canzone si fondono perfettamente musica e testo, in un pigro strascicamento oltre i cinque minuti che si conclude con ‘’tarantella all’inazione/rimaniam seduti qua/inventando fiabe vili/ per sentirci ancora vivi’’. Chi si fosse adagiato nella lieve sonnolenza apatica dell’inazione, viene subito risvegliato da Pochi istanti nella lavatrice, singolo che accontentera` chi desidera concerti fatti di salti, scambi di sudore e urla, con un testo a dir poco surreale (come quando Agnelli si immedesima in un orecchino sul pavimento e si autodefinisce un uomo steso ad asciugare) ma che in fondo contiene qualche verso rappresentativo (e se non ti piaccio piu`/per che cosa piangerai?). Si torna sul rilassato con la parentesi d’intimita` della title track, I Milanesi ammazzano il sabato (titolo ispirato da una romanzo di Giorgio Scerbanenco – I milanesi ammazzano al sabato – che gli Afterhours dichiarano di aver scelto e modificato per via del duplice significato). E` una canzone molto delicata, in cui Agnelli si lascia un po’ andare e parla di vicende personali: chiari i riferimenti alla famiglia (la mia casa, il senso di abitudine), in particolare alla figlia Emma nata durante la creazione del disco, la cui presenza si avverte in diversi testi, come anche i riferimenti alla compagna. E` un lato inedito del leader degli Afterhours che definirei, prendendo in prestito una calzante espressione letta sul web, L’Agnelli spingitore di carrozzine. Ma voila`, arriva una delle canzoni migliori del disco: Riprendere Berlino, con la sua serie di non sarebbe (Non sarebbe bello/non farsi piu` del male/e non sarebbe strano/se capitasse a noi). Segue Tutti gli uomini del presidente, una delle tracce piu` allucinate, ideale per chi vuole ascoltare una canzone che inviti a muoversi smettendo di pensare per due minuti e quindici secondi cullati dal falsetto di Roberto dell’Era (bassista) e dalle chitarre elettriche di Giorgio Ciccarelli. La nona traccia e` Musa di nessuno, il cui attacco sembra il canto sconnesso di un ubriaco e il cui testo non si discosta poi tanto dall’impressione iniziale, finendo nella sbronza triste e in frasi evidentemente dedicate a un’innamorata. Con Tema: la mia citta` si risollevano gli umori. Si torna all’antica ironia afterhoursiana e tra titolo e voce si riesce davvero a immaginare un piccolo Manuel Agnelli col grembiule, il fiocco blu e le mani dietro la schiena che canta nell’Antoniano Sindaco no!/ temo siano guai/di urbanita`/bilanciocentrica. E’ dura essere Silvan e` un breve omaggio al famoso mago, con versi che fanno trasparire molta umanita` (Sono stanco d’invecchiare/sostenere cio` che muore/e sorridere alla gente/con un parrucchino al cuore). E` quindi il turno di Dove si va da qui, una canzone che colpisce per la musica, tra batteria distorta e pianoforte, e per le immagini. Sono sonorita` abbastanza inedite per il gruppo milanese, ma non si puo` fare a meno di riconoscere le loro origini in versi come Ma la tua sigaretta e` immobile/cosi` graziosamente/che improvvisamente poi/non accade niente. Giustamente, perche` dovrebbe per forza succedere qualcosa? Senza porsi altre domande retoriche arriva la penultima traccia, Tutto domani, canzone dall’utilita` non sostanziale, con ancora riferimenti alla famiglia del sior Agnelli e con immagini che dopo qualche utilizzo vengono un tantino a noia, oltre ad apparire ridicole (voglio la tua bocca/ma mi passera`). L’ultima traccia, Orchi e streghe sono soli, e` sottotitolata ninna nanna reciproca ed e` una ballata molto dolce i cui cori invitano delicatamente la palpebra a calare. L’ideale conclusione di questa quotidiana macabra felicita`. Ilaria Gitto DEATH NOTE Giappone, Light Yagami, studente modello, il migliore di tutto il paese, figlio del sovrintendente della polizia di Tokio. Light Yagami, stanco di essere circondato da crimini e corruzione e annoiato dal mondo. Un giorno, per caso, vede cadere a terra un quadernetto nero. In copertina c’è scritto DEATH NOTE. Light lo raccoglie, dentro il quaderno è bianco, tranne la prima pagina che presenta delle istruzioni: l’umano il cui nome sarà scritto in questo quaderno morirà. Ed è così, il quaderno funziona. Basta il nome e il volto di una persona per ucciderla. Il DEATH NOTE è infatti stato fatto cadere nel mondo degli umani da uno Shinigami, un dio della morte giapponese, di nome Riuk. Ligth è l’unico a poter vedere lo Shinigami che resterà legato a lui, a causa del DEATH NOTE, fino alla sua morte. In pochi giorni Light si trasforma. Il suo quaderno si riempie di nomi. Criminali, assassini, mafiosi cominciano a scomparire. La gente comincia ad accorgersi che qualcuno di sconosciuto li sta eliminando, questo qualcuno viene chiamato Kira. Ligth vuole infatti purificare la terra dai malvagi, fermare le ingiustizie, e diventare il dio di questo nuovo mondo! Ma la polizia non può permettere un tale sterminio di massa, e di fronte ad un caso di questa portata l’Interpol si rivolge ad L., il più famoso detective del mondo. Nessuno lo ha mai visto in faccia o conosce il suo nome, ma fino ad ora è stato capace di risolvere ogni caso gli sia stato proposto. Inizierà quindi il duello Kira contro L. Un duello che durerà per le 12 puntate di questo fantastico manga (o per le 37 puntate dell’anime) creato da TAKESHI OBATA e TSUGUMI OHBA ed edito in Italia da PANINI COMICS. Alessandro Pierazzo difesa dei tokio hotel Sono fan di una boyband composta da 4 ragazzi: Bill (voce), Tom (chitarra), Georg (basso), Gustav (batteria). Il cantante viene definito da molti come una donna, un omosessuale, un porcospino e affini; infatti alla corrente di persone che li ama si contrappone una fazione agguerrita e combattiva che li giudica troppo artificiali e li ritiene l'ennesimo prodotto creato dall'industria musicale per fare soldi vendendo Cd e Gadget. Forse queste persone non sanno che Bill, il cantante, ha scritto la sua prima canzone alla tenera età di sette anni! Se chi li disprezza si degnasse di informarsi maggiormente e di tradurre i testi delle canzoni, si renderebbe conto di avere esagerato nei commenti dispregiativi. Bill ha uno stile tutto suo che viene disprezzato da molti quando in realtà si dovrebbe ammirare, dato che essendo “diverso e trasgres- sivo” emerge dalla società di oggi dove siamo tutti come manichini, tutti uguali. Che siate ammiratori dei Tokio Hotel o meno, non potete non ammettere che il fenomeno c'è, esiste e si sta espandendo. Coloro che disprezzano la loro musica dovrebbero almeno rispettare i quattro componenti del gruppo e non attaccare l'etichetta di omosessuale al cantante solo perché possiede lineamenti dolci. Ricordo, per chi dice che i Tokio Hotel hanno successo solo perché la massa di teenager li ascolta, che non è così, perché loro hanno un pubblico dagli otto ai trentacinque anni, composto da ragazze ma anche da ragazzi. Quindi non è nemmeno un fatto di estetica! Concludo ricordando che si dovrebbe portare rispetto a chi li ascolta perché siamo in un paese libero dove non sta a nessuno decidere ciò che è giusto o meno ascoltare! Ognuno ha il proprio stile e le proprie passioni, che siano condivise o meno da tutti! Brenda Berton Luce & Ombra C’era una volta un villaggio dove abitavano gli angeli. Era di medie dimensioni. Nel bel mezzo della piazza centrale c’era un enorme albero che copriva il villaggio quasi interamente con le sue fronde sempre verdi. Ai suoi piedi c’era un edificio grandissimo, tutto rosso con il tetto verde. In una casetta in periferia vi erano due gemelle che erano inseparabili. Una si chiamava Luce, l’altra Ombra e i loro nomi rispecchiavano a pieno il loro aspetto e carattere. Luce aveva capelli chiari, lunghi, ricci e la pelle candida che non si abbronzava mai. Era sempre allegra con tutti ed aveva un paio di ali bianchissime. Ombra, invece, aveva i capelli lunghi, scuri e lisci; aveva due ali nere e non sorrideva mai a nessuno, tranne alla sorella alla quale era molto legata. Tutti al villaggio cercavano di evitarla perché c’era una profezia che incuteva moltissimo timore. Essa diceva che sarebbe giunto un angelo diverso dagli altri, infatti avrebbe avuto le ali color della notte, avrebbe avuto un’indole aggressiva verso ogni forma di vita e che alla fine avrebbe portato l’intero mondo alla distruzione. Tutti pensavano che fosse Ombra quel angelo, tuttavia non si sentivano di doverla allontanare perché non sembrava così ostile e pericolosa. Ma la paura ebbe il sopravvento e così si riunirono in un’assemblea per decidere cosa fare. Nella grandissima costruzione ai piedi dell’albero vi era una vera e propria aula di tribunale. Gli abitanti, tutti seduti in una grandissima platea, stavano discutendo animatamente tra di loro. Sopra un grande scranno vi era il capo villaggio che, con un urlo, riportò il silenzio. Diede la parola ad uno degli anziani che riteneva opportuno inibire la minaccia che Ombra rappresentava. Un uomo si alzò e replicò che per nessuna ragione bisognava uccidere un proprio simile, così diceva la legge. Il capo villaggio allora ordinò che Ombra venisse sigillata nel tempo, così da esaudire tutti e due i pareri. Il giorno seguente due angeli si recarono alla casa delle gemelle, sapendo che Luce era uscita per andare a fare la spesa. Bussarono alla porta. Ombra aprì e chiese che cosa volessero. I due le spiegarono la situazione e la sentenza del capo villaggio. L’angelo sulle prime dimostrava molta paura però dopo un breve momento rispose serenamente che li avrebbe seguiti senza fare obbiezioni, ma voleva lasciare una lettera alla sorella. I due angeli non ebbero il coraggio di privarla di questa ultima richiesta, così le dettero il tempo di scriverla. Dopo aver fatto ciò li seguì. Luce ritornò a casa poco dopo. Non vedendo la sorella cominciò a preoccuparsi e poi vide sopra al tavolo la lettera che aveva scritto la sorella nella quale era spiegato per file e per segno tutto quanto; Ombra non voleva causare disgrazie alla sorella così decise di scontare la sentenza. Luce si precipitò fuori di casa e volò il più veloce possibile per raggiungere la gemella in tempo. Arrivò proprio quando la stavano per sigillare, le si portò a fianco e così facendo rimase colpita anche lei dall’incantesimo del sigillo temporale. Ormai erano solo delle figure evanescenti, non più visibili agli altri esseri viventi. Ombra raggiunse Luce e le chiese spiegazioni. La gemella le rispose che loro erano una cosa sola, una famiglia, e che quindi dovevano restare unite. Ombra commossa disse che da quel giorno in avanti dove ci sarebbe stata Luce ci sarebbe stata anche Ombra e viceversa, per l’eternità. Chiara Carraro