L`aborto è un dramma, non può diventare una tragedia

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L`aborto è un dramma, non può diventare una tragedia
L’aborto è un dramma, non può diventare una tragedia
è lo slogan che nel 1981, durante il referendum promosso dal Movimento per
la vita, era affisso su tutti i muri del paese con accanto il NO:
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NO all’abrogazione della legge 194
NO al ritorno all’aborto clandestino
NO ai tristi viaggi all’estero
NO alla maternità imposta.
Dietro ognuno di quei NO c’era l’esistenza delle donne, di molte donne; chi
ha vissuto quel periodo lo sa, ogni donna divenuta adulta in vigenza della
legge forse lo può solo immaginare.
Può immaginare tante, tante silenziose donne umiliate, che precipitavano
nelle mani di improvvisate praticone o che si arrangiavano malamente da
sole. Di clandestinità, allora, sino all'approvazione della legge 194 nel 1978,
spesso le donne morivano o restavano per sempre rovinate.
Ma oggi una certa politica impazzita in assenza di valori e di programmi si
balocca a parlare di aborto come se evocare il ritorno alle donne legate al
tavolo della cucina a farsi massacrare dai ferri da calza delle mammane
fosse un grande salto di civiltà. Ma cosa importa a lor signori?
Il Codice Rocco, il codice fascista, definiva l’aborto “un delitto alla sanità e
all’integrità della stirpe” e prevedeva una dura condanna, da due a cinque
anni di reclusione; in realtà la repressione giudiziaria veniva poco utilizzata:
troppo estesa era la pratica, si parlava di oltre un milione di aborti all’anno,
qualcuno ipotizzava persino 3 milioni.
Bastava la vergogna, il senso di colpa, il dolore fisico e spesso, troppo spesso
l’infertilità e in alcuni casi anche la morte.
C’erano poi le donne più fortunate, le più ricche, quelle che potevano andare
all’estero o nelle cliniche private; negli anni 70 esistevano anche, almeno
nelle grandi città, le case di cura a prezzo politico, ma niente cancellava la
paura dell’essere scoperte, la solitudine della decisione, la muta riprovazione
sociale.
Abrogare la legge? Lo pensano in pochi certo, ma in molti pensano a come
renderla impotente, ampliando l’ obiezione di coscienza persino ai farmacisti,
inibendo l’uso dei medicinali orali e spostando il limite dell’aborto
terapeutico con argomenti che non sono diversi da quelli del Codice Rocco:
chi attenta alla vita, chi rifiuta le nascite, chi si ribella all’incubatrice di
stato?
Se il primo campo di battaglia è l'aborto terapeutico, ingigantito come una
specie di genocidio, (non arriva al 2,7% di interventi dopo la 13esima
settimana) l’obiettivo è quello di iniziare a diffondere dubbi, disagi, sensi di
colpa.
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Gli ultimi dati dicono che in Italia si praticano annualmente 9,9 aborti ogni
mille donne tra i 15 e i 49 anni: un dato molto basso, inferiore ad esempio a
paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti e l’Australia. Il numero tra l’altro è
in costante calo (meno 35% dall’anno di introduzione della legge), mentre
purtroppo aumentano le interruzioni di gravidanza tra le giovanissime:
un’ulteriore prova che in Italia manca una seria politica di informazione
sulla contraccezione. In aumento anche il dato delle donne immigrate.
L’Istituto Superiore di Sanità ha confermato il calo nel numero degli aborti
clandestini, ridottisi oramai a 20/25 mila l’anno e limitati, prevalentemente,
all’Italia insulare e meridionale (guarda caso le zone dove maggiore è
l’obiezione di coscienza).
Sono passati trent’anni dalla legge 194, ma nell’Italia moderna dei decadenti
costumi morali, delle molte caste, corporazioni e baronie è tornata la caccia
alle streghe. Ma si! che tornino fare da sole, ad aggiustarsi con medicine o
infusi, ad andare all’estero, tanto ci sono i voli low cost…
Ha scritto Natalia Aspesi su Repubblica:
“ Le donne alla fine, sono sempre sole, ogni responsabilità di vita è troppo
spesso solo loro. Non basta offrire elemosine, come se avere o non avere un
figlio fosse solo una questione di soldi.
Non basta chiamarle assassine: si tratta di un termine storico, anzi antico.
Un vecchio articolo di Guido Ceronetti, scrittore che sosteneva la necessità
della legge che liberasse le donne dal marchio di criminali, cominciava più
o meno: "Un'assassina ogni mattina mi rifà il letto, un'assassina mi prepara
la colazione, un'assassina..."
Si, è tornata la caccia alle streghe, ma non sono
raffigurazioni medievali, sono donne vere
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