riflessioni - Associazione San Marcellino

Transcript

riflessioni - Associazione San Marcellino
La voce di Mary
La Bocca del Lupo ha un cuore, l’intervista conclusiva ai due protagonisti, ma per me ha una voce: quella
di Mary.
Quando ho visto per la prima volta l’intervista a Mary Monaco e Vincenzo Motta il film esisteva solo nel
fermento creativo di Pietro Marcello e premeva per farsi ascoltare, almeno da lui che aveva il compito di
portarlo alla luce.
Nella piccola stanza fumosa approntata a studio di montaggio ho “sentito” quelle immagini e la voce di
Mary andare dritte al mio intimo e mi sono trovato con le lacrime agli occhi.
Sono molte le cose che Mary ci può insegnare con le sue parole.
Molte e di diversa natura.
Per esempio ci ricorda, in punta di piedi, che tutti abbiamo il diritto di provare a essere felici, ma che ne
abbiamo anche il dovere. Cioè che è nostro dovere combattere per questa felicità, se è necessario con le
unghie e con i denti, proprio come il suo peregrinare per le carceri italiane inseguendo i colloqui con Enzo,
nell’attesa della sua scarcerazione.
Oppure ci sussurra della dignità: che si può calpestare, non rispettare, ma nessuno te la può togliere.
Però Mary ci fa un regalo che, io credo, sia il più grande. Come tutti i regali più grandi, è semplice:
l’amore è l’unica esperienza che rende maiuscola la “v” della parola vita.
Chi trova la cosa banale può risparmiarsi le righe seguenti, gli altri possono tuffarsi con me in un mistero
che diventa carne, idee, creazioni, arte, passioni, storie, Storia e, ancora, carne.
Mary ci dimostra che è l’amore il fulcro di un passaggio su questa terra fatto di sofferenze, dolori, ferite e
emarginazioni.
Sottolinea con la matita della sua storia che la persona esiste nella relazione.
Fuori ci sono solo individui: confusi, persi, affannati a rincorrere oggetti nel tentativo di ricordare, a se
stessi e agli altri, che esistono.
Mary non testimonia una relazione e un amore fatto di convenzioni borghesi, finzioni, ipocrisie, sensi di
colpa o quant’altro, ci dice semplicemente che la sua storia con Enzo nasce quando “…ho avuto in quei
quattro mesi ciò che una persona desidera. L’affetto, la comprensione, tutto l’amore che uno cerca io l’ho
trovato con lui…”. Dopo ci spiega che questo ha trasformato la sua rappresentazione della realtà, diventando
uno scopo.
Non ci nasconde la fatica e la durezza (tanta) del tirare avanti la sua vita tutti i giorni, ma ci dice come lei
sia riuscita a riempirla di senso solo con l’amore, con questo amore.
Ecco, allora e forse, perché ho ritrovato i miei occhi pieni di lacrime.
La voce di Mary entrando in me è diventata la mia, che mi diceva di quanto bisogno abbia anch’io di
sentire su di me, e in me, tutto quell’affetto, quella comprensione e quell’amore che cerco. Il mio Danilo più
intimo, rivendicava quanto ha bisogno di amare e di essere amato, il mio cuore sentiva il valore del mio
amore e il mio corpo ha interpretato tutto questo con le lacrime.
Oggi ho interpretato quelle lacrime con queste righe.
Ieri la protagonista de La Bocca del Lupo ci ha lasciato, fra qualche anno il film sarà solo un ricordo nella
mente di qualcuno, un segno importante nella storia del cinema italiano e, per me, una delle tante esperienze
entusiasmanti che ho fatto in questo mio pazzo lavoro, ma Mary no.
Mary sarà uno dei miei testimoni dell’amore e mi accompagnerà fino alla fine.
Mary mi dice che se l’amore è il centro della Vita, innamorarsi è meraviglioso.
Io sono d’accordo con lei e volevo dirlo anche a voi.
Danilo De Luise, responsabile attività culturali Fondazione San Marcellino Genova
1 agosto 2010