Pdf Opera - Penne Matte

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Pdf Opera - Penne Matte
Nanotrip
di
Giuseppe Sardano
Di sabato sera il Green Crystal era sempre affollato.
Ogni sera la discoteca ospitava decine di persone, ma era nei fine settimana che si riempiva per
davvero. In pista si sgomitava, al bar si lottava per un’ordinazione e al bagno c’era sempre la coda.
Il tutto immerso in una musica tecno così forte da far vibrare lo stomaco.
Ecco perché Edwin odiava le discoteche. Troppo rumore, troppa gente... In quel momento avrebbe
pagato per essere a casa, stravaccato sul divano a godersi un bel film. E invece era incastrato lì,
insieme alla sua socia, ad aspettare che il proprietario del posto si decidesse a riceverli.
<Non mi piace.> Disse Edwin ad alta voce per farsi sentire sopra la musica. <Sono quasi due ore
che aspettiamo! Perché ci mette tanto?>
<Pazienza, Edwin.> Disse Sasha. <Non ce ne andiamo di qui senza averci parlato.>
Edwin sospirò e poggiò con forza il bicchiere sul tavolino, rovesciando un po’ di drink. Non gli
piaceva il tono duro di Sasha. Quando faceva così era quasi impossibile discuterci.
<E se non ci riceve?> Chiese cercando di incrociare il suo sguardo. <Stiamo qui tutta la notte?>
<Si, se dobbiamo.> Rispose Sasha con gli occhi puntati verso l’ingresso dei privee, dove c’erano
due brutti ceffi in giacca e cravatta a fare da buttafuori.
Sia Edwin che Sasha spiccavano per il loro abbigliamento. Non erano lì per divertirsi, questo era
chiaro. Lui indossava un paio di jeans e una felpa scolorita e lei, coi suoi pantaloni, il giaccone e il
maglione a collo alto, era la donna più coperta del locale.
Tuttavia nessuno faceva caso a loro: un paio di figure anonime sedute ad un tavolino ai bordi della
pista da ballo.
Edwin si passò un pollice sotto il naso con fare nervoso.
<Siamo realisti, Sasha. Non ci riceverà! Forse è meglio lasciar perdere.> Disse Edwin tutto d’un
fiato.
Stavolta Sasha incrociò lo sguardo del suo partner. Era irritata. E a ragione, pensò Edwin. L’attesa
si faceva sempre più snervante.
<Ora stammi a sentire Edwin.> Disse con voce glaciale. <Da quest’uomo dipende il futuro della
nostra attività. Se lo convinciamo può portarci molto in alto, e non sprecherò l’opportunità di
incontrarlo perché tu hai fretta di tornare a casa dai tuoi videogiochi!>
Infastidito, Edwin riprese il suo drink e lo vuotò tutto d’un sorso, puntando lo sguardo altrove.
Sasha tornò invece a fissare l’ingresso dei privee, sperando che Edwin fosse all’altezza della
situazione una volta dentro. Era un tipo nervoso, lui, e la cosa avrebbe potuto creare dei problemi.
Herr Reimar non era uno di quegli uomini davanti a cui ci si può mostrare deboli. Anzi. Era una di
quelle bestie che se ti fiutano la paura addosso ti sbranano senza pensarci due volte.
Eppure provò compassione per Edwin. Dei due, era lei quella che gestiva il lato economico
dell’attività. Lui era solo un ingegnere, si occupava del prodotto e basta. Non era il suo campo,
quello. Ma Reimar era stato chiaro: li avrebbe ricevuti solo se si fossero presentati in coppia. E
Sasha doveva incontrare Reimar a qualunque costo.
Finalmente qualcuno si affacciò dall’ingresso dei privee e si mise a parlare coi buttafuori.
Sasha si fece subito attenta e toccando Edwin per un ginocchio disse:
<Ehi, forse ci siamo.>
L’uomo e i buttafuori parlarono per un po’, poi quelli indicarono nelle direzione in cui erano
seduti. L’uomo cercò con lo sguardo nella loro direzione, e quando li individuò fece loro cenno di
avvicinarsi.
<Oh Cristo…> Mormorò Edwin alzandosi insieme a Sasha.
Facendosi strada tra la folla, i due si avvicinarono all’ingresso, dove l’uomo esordì con un brusco:
<Venite con me.>
Sasha e Edwin seguirono l’uomo su per una rampa di scale e poi per un piccolo dedalo di corridoi
illuminati da lampade al led blu. Le pareti, tappezzate di moquette nera, attutivano la musica
assordante che il dj stava mandando avanti da ore.
Infine arrivarono davanti ad una porta a doppio battente completamente bianca che l’uomo aprì.
Dal privee venne una zaffata di pesce crudo e alcool così fastidiosi che Edwin dovette soffocare
una smorfia di disgusto.
L’arredamento era scarno: al centro c’era un tavolino con sopra un grosso piatto di sushi e una
bottiglia di champagne, e con dei divanetti tutti attorno. Stravaccato su uno di questi e con un
bicchiere di champagne in mano, c’era Reimar.
Reimar erano un uomo di neanche quarant’anni, con occhi azzurri ed un unico ciuffo di capelli
biondi che gli ricadevano fino al mento. Il fisico era secco ma ben definito. Da giovane era stato
campione di pugilato, ma dopo un brutto incontro aveva iniziato ad abusare di antidolorifici. Sasha
aveva sentito che era così che era iniziata la sua discesa all’inferno.
Prima tossico e poi violento spacciatore, Reimar si era fatto un nome, negli anni. Era diventato
potente e adesso gestiva le arterie che rifornivano la città di droga.
Accanto a Reimar c’era una graziosa donna orientale con una corta minigonna e un top così stretto
da far strizzare fuori i seni, mentre in piedi dietro il divano c’erano due uomini in canottiera,
completamente rasati e con una grossa pistola a testa nella cintura.
<Bene bene, chi abbiamo qui? Un paio di nuovi ospiti che vogliono unirsi alla festa?> Fece Reimar
protendendosi verso Sasha e Edwin.
La donna sorrise, mentre passava una mano su e giù per il petto del suo uomo.
Poi, senza aspettare una risposta, Reimar si rivolse agli uomini dietro il divanetto e disse:
<Perquisiteli.>
Sasha sbuffò piano, mentre uno dei due iniziava a mettergli le mani dappertutto in cerca di armi o
di qualsiasi altra cosa. Un paio di volte si soffermò sul seno e sulle cosce, ma lei riuscì a trattenere
l’impulso di spaccargli i denti.
Edwin invece, subì con più tranquillità.
<Sono puliti.> Annunciò uno dei due dopo che ebbero finito.
Reimar annuì passando una mano tra i capelli ricci della donna.
<Ok. Sedetevi, prego! Qualcosa da bere?>
<No, grazie.> Fece Sasha. <Ci siamo già serviti al bar di sotto.>
Edwin non rispose, lasciando che Sasha rispondesse anche per lui. La sua attenzione era attirata
dalla donna accanto a Edwin. Doveva essere giapponese, pensò.
<Cazzate. Non si beve mai abbastanza, con Reimar! Fumiko: prendi dei bicchieri per gli ospiti,
tesoro.>
Sempre sorridente, la donna si alzò dal divanetto e, facendo l’equilibrista sugli alti tacchi a spillo,
andò a prendere un paio di bicchieri da un mobiletto attaccato alla parete.
<Allora.> Fece Reimar riempiendo i bicchieri di champagne. <Che ve ne pare del locale? Bello
vero? L’ho tirato su dal niente. Ed è tutto mio!>
Ridendo, Reimar prese un boccone di sushi con le mani e se lo mise in bocca.
Più per cortesia che per altro, Sasha prese un sorso di champagne dal suo bicchiere e disse:
<Molto bello, Herr Reimar. Davvero. Ma siamo qui per parlare di affari.>
Reimar storse il muso. A Edwin sembrò un bambino che sta per prendere una medicina amara.
<Affari? Oh Cristo, ma fate sul serio? E’ sabato sera!>
Sasha sollevò un sopracciglio. Era perplessa.
<Ma Herr Reimar. Il vostro uomo ci ha assicurato che avreste ascoltato la nostra offerta!> Disse.
Un paio di giorni prima erano riusciti ad entrare in contatto con Bismarck, il secondo di Reimar, ed
era stato lui a fissare l’incontro di quella sera.
Reimar sbuffò, ficcandosi in bocca un secondo boccone di sushi.
<Ma davvero? Oh cazzo, mi sa che ho capito male, allora!> Disse con la bocca piena. <Ma perché
dobbiamo parlare di affari, porca puttana?! E’ sabato sera! Pensiamo a divertirci!>
Adesso Sasha iniziava a preoccuparsi. Che diavolo stava succedendo?
Tutto quello poteva essere solo una prova, certo, ma il sospetto che Reimar volesse solo prenderli
in giro le fece salire il sangue alla testa.
<Herr Reimar, se lei ci sta a sentire, le assicuro che non se ne pentirà.> Disse Sasha cercando di
stare calma. <Il nostro Nanotrip sta ricevendo sempre più feedback positivi, e ha solo bisogno di
un buon distributore come lei per raggiungere quante più persone possibili. Se lei entra nell’affare
le assicuro per la fine dell’anno vedrà i suoi profitti triplicati e…>
<Triplicati?!> La interruppe Reimar scoppiando a ridere. <Oh Cristo questa è buona!>
Mentre Reimar rideva, Sasha sentì il cuore iniziare a galoppare per la rabbia. Essere derisa era una
cosa che non tollerava.
<Ok, adesso basta.> Disse Reimar sghignazzando ancora un po’. <Ho sentito parlare del vostro
Nanotrip. E volete sapere cosa ne penso? Che è spazzatura! Ok? La vostra roba è merda!>
Sasha sgranò gli occhi. Ebbe come la sensazione di essere stata schiaffeggiata.
<E’ uno zuccherino, ho sentito.> Riprese Reimar. <La gente crede di farsi, ma in realtà non è così.
Vendete aria fritta!>
<Non è quello che pensano i nostri clienti!> Quasi urlò Sasha. <Tutti quelli che hanno provato il
Nanotrip una volta, sono tornati per averne ancora! E’ innovativo, Herr Reimar. La gente non ha
mai visto niente di simile!>
<E quando la gente si stuferà della novità?> Chiese Reimar. <Avete creato un bel giocattolo, ma
non ha futuro!>
<E’ qui che si sbaglia, Herr Reimar.> Lo contraddisse Sasha. <Il Nanotrip è il futuro.>
Come se avesse sentito una battuta, Reimar sghignazzò ancora.
<Ci pensi.> Continuò Sasha. <Non dovrà più preoccuparsi delle importazioni di droga, niente più
casi di overdose tra i suoi clienti…>
Ma vedendo che Reimar continuava a sghignazzare come se gli stesse raccontando una
barzelletta, Sasha capì che non li avrebbe aiutati in nessun modo.
Si sentiva furiosa. Lei e Edwin avevano lavorato duramente sul Nanotrip, e ora quel tossico di
merda si stava prendendo gioco di loro.
<Che cos’è il Nanotrip?> Chiese Fumiko sopra la risata di Reimar. La sua voce aveva un forte
accento giapponese.
<E’ una schifezza, piccola.> Disse Reimar carezzando il mento della sua donna. <Non ti perdi
niente.>
In quel momento, Sasha vide lo spiraglio per uscire da quella situazione. Le servivano i canali di
Reimar. E gli avrebbe avuti a qualunque costo.
<Questo è il Nanotrip.> Disse estraendo una capsula dalla tasca del giaccone.
Fumiko fissò la pillola incuriosita. I suoi occhi scintillavano rapiti.
<E che cosa…>
<Amore, è una schifezza.> Ripeté Reimar con un sorriso. <Lascia stare.>
<Ma io voglio sapere cos’è!> Sbottò Fumiko con vocetta infantile. Poi si strusciò contro Reimar e
con voce più gentile aggiunse: <Per piacere. Ti prometto che dopo farò la brava.>
Reimar ci pensò un attimo, prima di rispondere. Da un lato non si fidava di quei due estranei, ma
dall’altro non voleva indispettire la sua donna.
<Va bene.> Concesse alla fine. <Chiedi ai signori quello vuoi.>
Fumiko cacciò un piccolo risolino e si protese verso la pillola.
<Allora: che cosa fa?>
Sasha avvicinò la pillola a Fumiko, così che la potesse vedere meglio. L’involucro della capsula era
trasparente e al suo interno si vedeva una polverina grigio-bianca.
<Il Nanotrip, mia cara, può darti l’effetto di qualunque droga. Marijuana, cocaina, hashish… Devi
solo scegliere quello che vuoi.>
Fumiko sollevò un sopracciglio, perplessa.
<Ma è impossibile.> Disse con voce scettica.
<No, non è impossibile.> La contraddisse Sasha. <Nella pillola ci sono migliaia di nanomacchine.
Una volta in circolo, le nanomacchine arrivano fino al cervello e si installano sulle tue sinapsi e a
quel punto possono produrre qualunque stimolo.>
Dalla faccia di Fumiko, Sasha intuì che la ragazza non riusciva a capire tutto quello che le diceva,
ma che se n’era fatta un’idea.
<Le nanomacchine sono controllabili in remoto.> Continuò Sasha, ed estrasse il suo smartphone
dalla tasca dei pantaloni. <Basta un telefono o un tablet e potrai provare la sensazione della droga
che preferisci.>
<Quindi… è tutta una simulazione? Come un videogioco?> Chiese Fumiko con cautela.
<Si e no.> Rispose Sasha. <Non assumi nessuna sostanza chimica, il che per il tuo corpo è una
manna, ma il trip è reale.>
<E quanto dura l’effetto?>
<Dipende dal programma che scegli.> Rispose Sasha. <Può durare pochi minuti o puoi farlo andare
avanti per ore. Ma in ogni caso le nanomacchine si degradano in fretta. Massimo qualche giorno e
vengono espulse dall’organismo, e a quel punto devi prendere un’altra pillola.>
Fumiko fissò la pillola. Era dubbiosa, ma anche affascinata, e Sasha seppe di aver fatto colpo.
Aveva convinto la donna di quello stronzo di Reimar, e adesso la partita per la trattativa era di
nuovo aperta.
<Posso provarla?> Chiese Fumiko rivolta al suo uomo.
<Va bene!> Disse Reimar mettendosi le mani sulle ginocchia. <Allora vediamo questa meraviglia
all’opera!>
Fumiko protese la mano verso la pillola che le veniva offerta e la prese. La guardò per un attimo e
alla fine la ingoiò.
<Ci vuole un po’ prima che entrino in circolo.> Disse Sasha. <Nel frattempo: cosa vorresti
provare?>
<Cocaina.> Disse subito Fumiko.
Sasha annuì e iniziò ad armeggiare con lo smartphone. Sullo schermo comparve un menu con
diverse scritte: marijuana, hashish, eroina… Sasha attese qualche secondo e alla fine toccò la voce:
‘cocaina’.
Subito Fumiko sgranò gli occhi, mentre ogni muscolo della sua faccia si contraeva. Scattò in piedi e
cacciò un’esclamazione in giapponese.
<Reimar questa cosa è strana forte!> Disse guardandosi le mani. Aveva il respiro accelerato e
sorrideva. <E’… è come se avessi tirato la migliore coca della mia vita!>
Sasha sorrise. Aveva vinto. O almeno così credeva…
Quasi non si accorse che Reimar era diventato cupo all’improvviso. Se fino ad un momento prima
sorrideva, adesso faceva quasi paura. Le labbra gli si erano serrate fino a formare una linea sottile,
e guardava Fumiko con una certa rabbia, come se gli avesse appena fatto un gran torto.
Reimar intrecciò le dita e lentamente si protese verso Sasha e Edwin.
<Ma dite un po’: credete di impressionarmi?> Chiese scandendo bene le parole.
<C-come?> Chiese Edwin con la fronte umida di sudore freddo. Sentiva puzza di problemi. E grandi
anche.
<Nanomacchine? Gesù che gran cazzata!> Quasi urlò Reimar. Sembrava un bambino che aveva
appena perso al suo gioco preferito. <Statemi a sentire, teste di cazzo, perché ve lo dico una volta
sola: in questa città voi non avete futuro. Quindi ora voi ve ne andate subito, e se dovessi sentir
parlare di nuovo del vostro Nanitrip o come cazzo si chiama, giuro che vengo ad ammazzarvi con le
mie mani.>
Edwin rimase a bocca aperta. Non capiva. Avevano appena mostrato a quell’uomo un nuovo modo
di far soldi e venivano trattati in quel modo? Non aveva senso!
Sasha invece capiva eccome, e serrò le mascella per la rabbia. Per un attimo era convinta di esserci
riuscita. Ma a quanto pare aveva sottovalutato la chiusura mentale di quell’uomo. Poco male, si
disse. Il mondo non avrebbe sentito la mancanza di un tipo così ottuso.
Senza neanche guardare lo schermo, Sasha toccò una voce in fondo al menu dello smartphone.
Quello con su scritto: ‘Reimar’.
Fumiko cadde improvvisamente a terra, svenuta, e subito i due uomini dietro al divanetto si
avvicinarono preoccupati.
<Oh cazzo, Fumiko!> Imprecò Reimar accovacciandosi vicino alla sua donna. Le prese il viso, ma
vedendo che era ancora incosciente si rialzò e si girò verso Sasha. La sua faccia era una maschera
di rabbia. <Tu! Stronza!> Urlò. <Che cazzo hai fatto?>
Sasha sorrise, rimettendosi lo smartphone in tasca.
<E’ un peccato, Herr Reimar.> Disse poggiando i gomiti sulle ginocchia. <Avremmo potuto fare
buoni affari, insieme.>
Adesso Reimar era davvero sul punto di perdere le staffe. E avrebbe ucciso sia Sasha che Edwin lì
sul posto, se Fumiko non si fosse rialzata in piedi. Si muoveva in modo meccanico, come un robot a
cui viene ridata energia.
Nessuno ebbe il tempo di realizzare che cosa accadde dopo. Fumiko fu velocissima e il tutto non
durò che qualche secondo.
La sua mano scattò verso la pistola di uno dei due uomini e gliela sfilò dalla cintura.
L’uomo aprì la bocca per dire qualcosa, ma Fumiko gli piantò due proiettili dritti nel cuore.
La detonazione rimbombò nel privee come un tuono, e Edwin urlò mentre si copriva le orecchie.
<Ma che cazzo…!> Urlò Reimar.
Il secondo uomo mise mano alla pistola, ma Fumiko freddò anche lui con un colpo in fronte. Poi la
puntò su Reimar, che ebbe appena il tempo di dire:
<Fumiko no!>
Poi la donna scaricò quasi tutto il caricatore in faccia al suo uomo, che cadde a terra.
Nel privee cadde il silenzio.
Edwin allontanò le mani dalle orecchie e fissò Fumiko con occhi spiritati.
La donna aveva lo sguardo assente e la pistola ancora fumante in mano. Poi, senza preavviso, si
mise la canna dell’arma in bocca.
<No!> Urlò Edwin mentre Fumiko esplodeva l’ultimo colpo e poi cadeva a terra.
Sasha si alzò con calma e si avvicinò al corpo di Reimar. Era morto stecchito.
<Che cosa hai fatto?> Chiese Edwin con la bocca secca.
<Quello che dovevo.> Disse Sasha con gli occhi fissi sul cadavere di Reimar. <Ho programmato il
Nanotrip in maniera speciale, questa volta. All’occorrenza, potevo far provare a chi lo avesse preso
il desiderio di uccidere Reimar e i suoi uomini. E poi quello di uccidersi.>
Edwin la fissava con aria sbigottita. Era lui a progettare il Nanotrip, e Sasha lo aiutava a
programmarlo, ma non aveva idea che fosse possibile una cosa del genere!
<Fidati, è stata la cosa migliore.> Disse Sasha voltandosi verso Edwin. <Se non fosse diventato
nostro amico, sarebbe diventato nostro nemico. E uno come Reimar ci avrebbe schiacciati in
fretta. E poi, morto lui, si è liberato un posto molto vicino alla cima, Edwin. E noi dobbiamo
assolutamente occuparlo.>
Ancora scosso, Edwin si prese la testa fra le mani. Non aveva mai visto tanta violenza in vita sua.
Lui era solo un ingegnere, maledizione!
Stupido, si disse. Ma cosa credevi che sarebbe successo? Quella che hai intrapreso è una strada a
senso unico. E ormai ci sei dentro fino al collo.
<Va bene.> Disse Edwin alzandosi in piedi e fissando Sasha negli occhi. <Allora facciamolo.>
Sasha sorrise e mise una mano sulla spalla di Edwin.
<Bravo il mio ragazzo.> Gli disse.
E poi gli diede un bacio sulle labbra.
FINE