PROGETTARE IL PAESAGGIO - Spazi e funzioni nel paesaggio
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PROGETTARE IL PAESAGGIO - Spazi e funzioni nel paesaggio
PROGETTARE IL PAESAGGIO - Spazi e funzioni nel paesaggio urbano Per approfondire sia il processo di creazione di buoni paesaggi urbani sia i criteri per definirli e riconoscerli, vorrei chiarire innanzitutto cosa intendo per spazio urbano: non solo parchi e giardini, piazze e spazi aperti in aree residenziali bensì l’intera matrice di terreni più o meno contigui e non edificati che si trova in città (ho fatto un elenchino che allego). Cioè tutto lo spazio rimasto libero da edifici e strutture, che al contempo unisce le aree urbane con l’ambiente dei dintorni. Quindi, sebbene sia importante valutare l’impatto sul paesaggio urbano di ogni spazio libero singolarmente preso, di fatto essi sono elementi di una matrice continua fatta da tutte le superfici non edificate che si trovano tra gli edifici e le strutture urbane: è anche possibile vederli come punti nodali di un sistema spaziale più ampio e aperto, una rete di spazi comunicanti tra loro. E’, secondo me, il vero significato di “tessuto urbano”. E per definire il paesaggio, tra tutte le cose che la dice la Convenzione Europea sul Paesaggio, mi piace qui ricordare che promuove la "Salvaguardia dei paesaggi" indicando “le azioni di conservazione e di mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo d'intervento umano”. Ogni intervento in ambito urbano deve tendere a mantenere o incrementare il valore di patrimonio paesaggistico acquisito col tempo da spazi o insiemi di tessuto urbano. Questo vale sia per paesaggi urbani da salvaguardare sia per situazioni da rivedere e riproporre con interventi di nuova costruzione e/o ricostruzione del verde, che possono comportare nuovi impianti, abbattimenti, integrazioni, sostituzioni di piante e/o di altri elementi urbani. In linea generale il paesaggio urbano è influenzato in maniera negativa da eccessi di cemento, asfalto, metallo, e in maniera positiva dal verde. Questo significa che una buona progettazione deve articolare e consociare tutti questi elementi, dando all’elemento verde un ruolo importante. Non tanto con l’obiettivo di mascherare (cosa di solito impossibile) ma con quello di distogliere l’attenzione dalle cose brutte delle nostre città. Si potrebbe chiamare “obiettivo bellezza”. Perché è la bellezza che può salvare il mondo (diceva Dostoevskij). E’ la cultura del bello, del piacevole, che deve essere promossa a tutti i livelli e con forza, cominciando dalle scuole. Lavoriamo per città che da grigie diventino verdi, per distogliere l’attenzione dai rumori urbani con i suoni della natura, delle foglie, dell’acqua, e invece delle solite puzze urbane portiamo in città il profumo delle piante. La qualità del paesaggio è davvero un fattore sempre più importante per rendere piacevole il vivere in città e dunque per attrarre aziende e nuovi residenti, generare nuovi posti di lavoro e nuovi investimenti. Ma per intervenire sul paesaggio urbano c’è un requisito fondamentale che deve essere soddisfatto: deve prima di tutto essere disponibile la necessaria quota di terreni urbani non edificati. E deve essere una quota adeguata in termini percentuali e ben distribuita nella pianificazione urbanistica di base, o “recuperata” nella pianificazione urbanistica recente: in zone ad alta densità edilizia i piani regolatori e le varianti urbanistiche possono infatti prevedere la demolizione del costruito e la cosiddetta “sostituzione edilizia”, cioè lo spostamento in altre aree urbanistiche della cubatura demolita, per generare spazi urbani liberi nei quartieri più densamente edificati e costruire nuovi quartieri secondo piani ben studiati in termini di spazi liberi e di paesaggio. Inoltre, sebbene le città abbiano in genere un patrimonio storico di parchi e spazi verdi, il loro valore non è sempre riconosciuto e non sono, di fatto, adeguatamente tutelati: anzi spesso sono fortemente minacciati dalla pressione dello sviluppo urbano e dalle crescenti esigenze del sempre più invadente trasporto veicolare. In sintesi: per soddisfare le esigenze di nuovi sviluppi urbani o rimediare a errori urbanistici che si riflettono nel paesaggio urbano, ogni approccio strategico deve considerare come cruciali la tutela degli spazi liberi esistenti e la messa a disposizione di nuove aree. Gli strumenti li conosciamo, sono il piano regolatore, le varianti urbanistiche, il regolamento edilizio e del verde, ma anche i singoli piani di zona, i piani di recupero, i progetti urbanistici operativi e, uno per uno, i singoli progetti edilizi. Naturalmente tutti gli spazi urbani devono essere attentamente studiati e progettati per sviluppare il loro pieno potenziale e diventare paesaggi urbani di qualità, considerando anche che un’area urbana non può essere adatta per le tutte le funzioni, né può soddisfare le esigenze di tutti gli utenti. Pertanto queste esigenze devono essere raccolte in maniera strutturata, i cittadini vanno attivamente coinvolti nel processo di pianificazione e stimolati facendo partire le loro riflessioni dai concetti di bellezza e qualità del paesaggio. Utenti di diverse fasce di età mostrano bisogni ed esigenze diverse, cioè hanno un concetto differente di vivibilità della città, perciò occorre prendere in considerazione le sollecitazioni di tutti i gruppi demografici, dal bambino dell’asilo al pensionato. Ecco, per un paesaggio urbano di qualità bisogna saper ascoltare le esigenze di tutti, valutarne la fattibilità tecnica ed economica, trovare i punti di accordo, predisporre il progetto. Possono essere esigenze come quelle della cosiddetta “progettazione di genere”, che si propone un approccio sistematico per considerare alla pari le esigenze di uomini e donne e prendere in considerazione le aspettative di altri gruppi minoritari. O della “progettazione per tutti", che si concentra sulle esigenze delle persone con disabilità e si propone di garantire loro accesso a tutti gli spazi urbani con buone prospettive di fruibilità. Occorre garantire a tutti pari diritti d’uso, non mi stanco mai di ripeterlo anche se tutti l’abbiamo sentito tante volte, dunque bisogna rimuovere tutte le barriere – non solo quelle fisiche ma anche quelle invisibili o psicologiche (ad esempio la claustrofobia è una disabilità invisibile). Importante è anche l'attenzione agli aspetti della sicurezza già nel processo di pianificazione e di progettazione: per una città più sicura è fondamentale non solo ridurre la criminalità potenziale, ma anche massimizzare la percezione della sicurezza in tutti gli utenti. E’ davvero incredibile come il paesaggio urbano possa influenzare negativamente la percezione di sicurezza di ognuno di noi: non solo il buio, l’ombra, la presenza di degrado e rifiuti, ma anche i parchi con vegetazione troppo fitta, o spazi urbani molto affollati. Ad esempio: grandi alberi lungo una strada commerciale, dove il passeggio diventa intenso in alcuni periodi dell’anno, generano spazio tra la folla, fanno da punto di riferimento, aiutano nell’orientmento e riducono l’insicurezza. Per far sì che tutte le esigenze vengano prese in considerazione nella progettazione e diventino vere e proprie funzioni del paesaggio urbano, il processo complessivo dovrebbe essere ordinato, le varie fasi affidate a professionisti e, via via, tutti i principali gruppi di cittadini dovrebbero essere coinvolti. Questo è quello che deve fare un buon ufficio tecnico che si occupa di ambiente e paesaggio urbano: dare ordine alle fasi progettuali (preparazione, pianificazione, progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione), far rispettare i tempi del processo complessivo, coinvolgere cittadini, tecnici, politici a seconda delle varie fasi, portare a compimento un’idea urbanisticamente coerente, tecnicamente valida, promossa e condivisa e, alla fine, bella (“obiettivo bellezza”). La vera sfida consiste allora nel porsi, tutti quanti, l’obiettivo di realizzare paesaggi urbani piacevoli e ben organizzati in cui le diverse esigenze di fruizione o utilizzo si fondano con i requisiti scaturiti da un processo di pianificazione ben strutturato e partecipativo e con le esigenze ecologiche ed ambientali, per portare la cultura e la gioia della natura anche in città. Si capisce che un paesaggio urbano piacevole non può essere anonimo, deve essere vivo, cioè avere una propria identità. Si può dunque dare anche un significato profondo al progetto, che rifletta i valori del territorio e/o dei cittadini che ne usufruiranno. Non tanto quei significati reconditi e tanto intrinseci da non essere leggibili (questo succede a volte, quando chi progetta non ha ben chiaro che sta facendo qualcosa per gli altri, non per sé stesso). Il paesaggio urbano svolge così funzioni meno tangibili, ma non meno importanti, in termini di percezione del proprio intorno, identità e senso di appartenenza. Un paesaggio urbano ben pensato e riconoscibile fa nascere nuove identità all'interno delle nostra città e, in un contesto più ampio, porta significati e valori che danno senso al vivere in città, oltre al fatto che, migliorando la struttura e la leggibilità della città, rende più facile orientarsi. Ecco perché chi progetta deve avere una competenza professionale forte e tanta esperienza in tema di paesaggio, ma anche conoscere bene la cultura locale. Certo le basi sono importanti, ma poi è fondamentale crescere professionalmente viaggiando e osservando, fotografando quello che si vede, memorizzando anche i singoli particolari per riprenderli, adattandoli, nei propri interventi. E gli uffici che si occupano di spazi urbani (anche se si tratta di strade e piazze, o di impianti sportivi, di ponti e argini di fiumi, ecc.) devono coinvolgere nella pianificazione e progettazione fin dall'inizio professionisti specializzati in paesaggio urbano. Passando a parlare di progettazione vera e propria, si devono ricordare le funzioni naturali ed ecologiche, che consentono ai cittadini di avere un contatto diretto con la natura e i processi naturali e che legano inscindibilmente i concetti di paesaggio e ambiente urbano. Agire sugli spazi non edificati con una buona progettazione paesaggistica può portare, ad esempio, a - ridurre l’influenza dell'effetto “isola di calore urbana” (grazie al raffreddamento operato dalla vegetazione); - influire positivamente sul bilancio idrico (si eliminano i sovraccarichi della rete di smaltimento se la pioggia può percolare direttamente) - ridurre il rumore e l'impatto dell’inquinamento - fornire l'habitat per piante e animali autoctoni E poi se il paesaggio urbano è ben pensato e articolato, ci sono numerosi effetti collaterali, di cui la gente beneficia direttamente: in effetti, oltre alla presenza di spazi e strutture che possono essere usati da persone di tutte le età (ad uso ricreativo, per il gioco o attività sportive formali e informali) un luogo bello è anche luogo d’incontro e comunicazione, quindi aiuta a rafforzare la coesione sociale: diventa facile, quasi automatico, che si generino scambi reciproci tra i gruppi sempre più diversificati che caratterizzano la società urbana di oggi, cosicchè si può dire che un bel paesaggio aiuta i rapporti sociali. Ancora, una città vivibile e bella viene ritenuta positiva per gli effetti, peraltro misurabili, sulla salute fisica e psichica, dunque per il benessere anche individuale dei cittadini. E le piante? Ne parlo in ultimo anche se sono l’elemento più importante, la cui conoscenza è fondamentale. La scelta delle specie giuste in città non è solo legata alla conoscenza del loro sviluppo in termini di tempo e dimensioni. Quanto sappiamo, proprio noi agronomi e forestali, degli effetti dell’inquinamento sulle specie ornamentali? Lo sapevate che le rosacee da fiore sono le specie meno resistenti all’inquinamento. E, più in specifico, quale inquinamento? Quello da gas inquinanti, da polveri sottili, da ozono…? E i cambiamenti climatici globali come si combinano con quelli locali all’interno delle nostre città, e come influiscono sui comportamenti dei vegetali? Quali sono le nuove tendenze nella selezione vivaistica di specie ornamentali per le nostre città? Quali strumenti abbiamo per tutelare alberi esistenti, benché non più in piena salute? E potrei continuare… Ecco, un professionista che voglia progettare il paesaggio deve mettere molto impegno nella riflessione sulle scelte vegetali, cioè la scelta delle specie giuste secondo criteri che devono discendere dalla conoscenza della botanica ma anche dell’agronomia, della pedologia, della chimica del suolo, delle acque e dell’aria, della biochimica che studia i metabolismi interni ed esterni alle piante, delle tecnologie che consentono il giusto uso dell’irrigazione o la protezione da eccessi di illuminazione, la conoscenza di macchine e strumenti per le varie fasi di realizzazione e gestione…. Un buon agronomo è davvero importante! In conclusione, un grazie all’Ordine di Modena che ha organizzato questo convegno di formazione sulla pianificazione e progettazione di buoni paesaggi urbani, c’è sempre, ancora, tanto da dire su questa materia. Come monito finale tornerei sul tema di quanta gioia, quanto piacere può dare a tutti un bel paesaggio: perciò, mentre cerchiamo di migliorare la nostra preparazione professionale e acquisire conoscenza ed esperienza, dobbiamo saper manifestare e diffondere questa nostra cultura e la consapevolezza di quanto sia importante la qualità del paesaggio urbano, perché se il tessuto urbano è ricco di natura, la città è bella e tutti possiamo vivere molto meglio. Genova, Modena 16/11/2012 Dott. Agr. Paola Spagnolli Principali tipi e categorie di spazi urbani Parchi, giardini pubblici e spazi verdi • locali • di Quartiere • di Circoscrizione • cittadini • lineari Altri spazi verdi • Parchi gioco • Orti Urbani • Cimiteri • Impianti sportivi • Campeggi Strade e viabilità • piazze urbane e piazze pedonali • strade pedonali • strade in zone residenziali • altre strade • strade urbane per il trasporto pesante • parcheggi • piste ciclabili • linee ferroviarie e rilevati ferroviari Zone residenziali • giardini privati • aree e spazi di quartieri residenziali di altezza ridotta • spazi comuni in quartieri residenziali di altezza notevole (grattacieli) • parchi gioco • spazi in copertura e balconi Spazi storici • parchi e giardini un tempo privati collegati ad edifici storici • primi esempi di parchi e giardini pubblici, magari diventati monumento storico • assi di visuale significativi, eventualmente tutelati, o corridoi verdi di importanza storica Corpi idrici e corsi d'acqua • fiumi • canali • laghi • stagni • zone umide Aree di pertinenza di edifici • scuole e altre istituzioni educative • uffici, centri commerciali e palazzi amministrativi • ospedali e case di cura • zone industriali ed edifici commerciali • altri edifici pubblici Aree urbane marginali • terreni agricoli inutilizzati • boschi e terreni forestali • discariche e cave • spazi ruderali