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Due giorni A Sinistra per Milano 13.11.2016 – NUOVI PAESAGGI URBANI Milano verso il nuovo piano del verde La qualità del paesaggio urbano Il Paesaggio Urbano è una categoria fondamentale dell’ambiente in cui viviamo, di cui il verde, sia pubblico che privato, è una componente insieme con le acque (fiumi, navigli, reticolo idrico di superficie e falda), che hanno strutturato la città e rappresentano uno dei caratteri storici e identitari di Milano. La qualità del Paesaggio Urbano permea la nostra vita quotidiana e influisce sul nostro livello di benessere psicofisico. Nella passata Amministrazione è stata portata avanti un’eccellente attività: il Tavolo del Verde. Si è trattato di un processo innovativo anche nel metodo partecipativo (e molto partecipato) che ha visto l’apporto di singoli, esperti, tecnici, assessorati, associazioni e comitati. Da esso sono scaturiti due strumenti molto importanti per il futuro della città: -‐ Il Regolamento d’Uso e di Tutela del Verde Pubblico e Privato. Il documento è stato approvato nel mese di novembre dalla Giunta Comunale ed ora deve essere approvato dal Consiglio Comunale. I suoi contenuti, molto innovativi rispetto al regolamento di cui il Comune di Milano era dotato fino ad oggi, sono in parte già stati recepiti nella stesura de bandi comunale per l’assegnazione dell’appalto di global service per la manutenzione del verde. Si tratta di uno strumento che modificherà radicalmente il concetto non solo di fruizione del verde (pubblico e privato) ma anche di tutela e di manutenzione. -‐ Il Documento Strategico per il futuro Piano del Paesaggio Urbano. Si tratta di un documento d’indirizzo che è stato presentato in chiusura della precedente legislatura e che ora deve essere riportato all’attenzione dell’Assessorato, quindi dei Municipi, e infine della Giunta e del Consiglio Comunale per divenire un documento di attuazione di azioni strategiche e di sviluppo. Il Piano del Paesaggio Urbano affronta per la prima volta in modo organico il tema del piano del verde e del paesaggio, tema complesso e molto articolato che intende delineare una nuova visione degli spazi aperti in ottica anche metropolitana. Parte da esperienze esistenti (ad esempio quella, molto positiva, dei grandi parchi della cintura) per delineare una “Visione Territoriale Metropolitana” che tenga conto non solo del sistema dei parchi ma anche dei giardini, dei filari alberati, delle aree degradate o dismesse, del sistema delle acque (fiumi, canali, reticolo idrico che strutturano la città), delle aree pubbliche e private, delle connessioni ecologiche; e che faccia riferimento anche alle relazioni con gli agricoltori, alla progettualità politica e ai problemi di governance. Un punto fondamentale acquisito in entrambi i documenti è l’equiparazione, come componenti del paesaggio urbano, del verde pubblico e del verde privato: il verde visto come bene comune. Il verde non solo in termini quantitativi, ma anche e soprattutto, qualitativi. Verde naturale, biodiversità, specie perenni, devono essere caratteri distintivi della qualità del verde. La percezione è che la spinta in questa direzione messa in atto dalla precedente amministrazione si sia un po’ fermata e che, in assenza di attenzione da parte della committenza (l’Amministrazione, ma anche i cittadini!), i manutentori del verde tendano, anche solo per inerzia, ai vecchi cliché cui sono stati abituati da sempre (basati su aiuole fiorite stagionali, oltretutto molto più costese), alle potature drammatiche degli alberi, a interventi spesso incongrui ,inutili, costosi . Considerando la qualità del verde, dobbiamo prendere atto che purtroppo gli addetti alla manutenzione hanno spesso forti carenze tecnico/professionali e occorre pensare a forme di aggiornamento, tenendo conto delle necessarie sinergie tra competenze. Da questo punto di vista la perdita della Scuola Civica per Giardinieri, da cui il Comune attingeva personale qualificato per la gestione in proprio della manutenzione del verde, ha rappresentato un grave vulnus culturale, di cui paghiamo ancora oggi le conseguenze. Per migliorare la qualità del verde si possono ipotizzare forme di incentivazione negli appalti, ricreando il rapporto di responsabilizzazione diretta tra i potenziali giardinieri e il giardino Si potrebbe pensare, là dove ha senso, a un responsabile di ogni giardino/parco, attraverso un percorso di appalti, prolungabili nel tempo in base ai risultati qualitativi e alla soddisfazione dei fruitori, o anche forme di indirizzo/ controllo più mirate, creando dei corsi specifici di manutenzione insieme ai funzionari del comune tenuti da esperti. Discorso a parte ma altrettanto importante la organizzazione e sistemazione dei controviali urbani, ormai diventati definitivi parcheggi abusivi per residenti e non. Tema delicato ma evidente nel quale l’amministrazione deve mettere mano coinvolgendo i cittadini sulla tematica della mobilità e quindi dei parcheggi Nessuno spazio deve restare abbandonato! Il recupero degli spazi abbandonati (siano essi grandi aree e piccoli spazi residuali), che deve mirare alla loro trasformazione in spazi verdi inseriti in una nuova visione del paesaggio urbano, vede a Milano due grandi opportunità: gli scali ferroviari e le caserme. Su questi ambiti sarà necessario lavorare incessantemente con l’Amministrazione per creare insieme nuovi progetti: sia definitivi che temporanei. In questa prospettiva il ruolo della cittadinanza attiva, coadiuvata dai Municipi, deve essere fondamentale. Ma la città, nella sua continua trasformazione, crea spesso anche spazi indeterminati o in divenire: spazi abbandonati, incolti, disordinati, brutti e, spesso, ricettacoli di immondizia e di degrado che possono diventare luoghi della città, vissuti e vitali. Questi spazi costituiscono il cosiddetto Terzo Paesaggio, quello non antropizzato, spontaneo e comunque vivente, la cui cura potrebbe avere valore educativo (la natura in questi spazi segue il suo corso non governato) e dare un senso che non sia quello dell’abbandono. Questa attività costituirebbe anche un notevole risparmio economico e un grande motivo di coinvolgimento di cittadini, scuole e associazioni. Proprio in riferimento a questi innumerevoli e differenti spazi, la passata Amministrazione ha introdotto la legislazione relativa ai giardini e agli orti condivisi, che si è poi completata con analoga normativa attinente anche alle aree urbanizzate. Si tratta della possibilità di attuare convenzioni, stipulate con uno strumento più agile di quello previsto per i bandi, che prevedono l’affidamento ad associazioni o a gruppi di cittadini di spazi pubblici o privati inutilizzati o degradati, per trasformarli in luoghi di vita sociale: i giardini e gli orti condivisi sono non solo momenti di recupero del paesaggio urbano, ma vogliono e devono soprattutto essere motori di socializzazione. Luoghi non solo del fruire ma soprattutto del “fare insieme”: occasioni di rigenerazione dei quartieri e di recupero sociale delle categorie più vulnerabili. Anche la previsione di disponibilità per pochi anni deve essere sufficiente a rendere realizzabile un progetto di trasformazione di uno spazio abbandonato in luogo sociale così da produrre risultati immediati in termini di paesaggio urbano, fruizione e recupero sociale. Questo è un aspetto particolarmente importante in occasione di grandi opere pubbliche quando vengono cantierati spazi verdi esistenti e fruiti: si pensi, ad esempio, ai cantieri della nuova M4. Tutti gli spazi interstiziali che si vengono a creare negli ambiti dei cantieri dovrebbero essere resi fruibili ai cittadini sotto forma di giardini temporanei, affidandone la gestione alle associazioni di quartiere. Nel frattempo si procederà a una progettazione partecipata in merito al recupero definitivo di aree di cantieri pubblici. Il paesaggio è un elemento in continua trasformazione e una città realmente sostenibile deve saperlo utilizzare per dare vita a una nuova qualità urbana, più verde, più accogliente, più condivisa.