docente_inclusivo_Cortigiani
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Il docente inclusivo (relatore dott. Paolo Cortigiani) Due dimensioni inseparabili: 1. IL DOCENTE - la professione docente con le sue specificità e anomalie (incomprese) 2. INCLUSIVO - il tema dell’inclusione e la mancanza di “sfondo”, di una cornice concettuale e valoriale chiara. Che cosa (non) dirò… NON proporrò decaloghi, cataloghi di competenze, modelli ideali che generano senso di inadeguatezza NON parlerò di disabili e d.s.a. https://sites.google.com/site/ctszena/ - CTS: “centro di consulenza, formazione, collegamento e monitoraggio” Allargherò il campo visivo allo “sfondo” che influenza la percezione della “figura” inclusione • Il documento europeo accentua “i valori” e i “principi etici” • Come lavora il soggetto dell’inclusione • La Direttiva 12/12: rischi e opportunità • Sui valori ambiguità e ipocrisie: discernere, scegliere, agire • prendere coscienza e posizione sulle Politiche • prendere coscienza e posizione sulle micro-politiche Il Sistema e le sue parti: coerenze e contraddizioni Un approccio sistemico si basa su una visione complessiva ed integrata della realtà. La realtà viene vista come un insieme di parti fra di loro interagenti in modo tale che il tutto, cioè il sistema stesso, sia qualcosa di piu che la somma o giustapposizione delle parti. Il sistema ha proprietà che non sono direttamente derivabili dalle proprietà delle sue parti prese singolarmente. Il sistema dell’inclusione deve avere una certa coerenza interna, altrimenti non funziona. C’è coerenza tra le azioni (le politiche) della “Società” e quelle della Scuola ? C’è coerenza tra le azioni (le micro-politiche) d’istituto e l’obiettivo di includere ? Il profilo europeo del docente inclusivo 1 Gli obiettivi indicati dal Profilo sono: 1 - Identificare un quadro di valori 2 - Evidenziare i valori fondamentali 3 - Individuare gli elementi che consentono l’introduzione dei valori e delle aree di competenza in tutti i programmi di formazione iniziale e di abilitazione all’insegnamento; 4 - Rafforzare la tesi proposta dal progetto, ovvero che l’inclusione è responsabilità di tutti i docenti Il profilo europeo del docente inclusivo 2 Per la redazione del Profilo sono stati adottati tre parametri: 1 - L’inclusione è un approccio educativo che poggia su principi etici 2 - ai fini della redazione di un Profilo è stato adottato un approccio ampio; ampio 3 - Le priorità politiche e gli effetti delle politiche sociali all’interno dei singoli paesi non possono essere ignorate… 4 valori fondamentali Valorizzare la diversità dell’alunno Le aree di competenza riportano a: - Opinioni personali sull’integrazione scolastica e sull’inclusione; gruppo--classe. - Opinioni personali sulla differenza che esiste nel gruppo Sostenere gli alunni – coltivare alte aspettative sul successo scolastico degli alunni. Le aree di competenza riportano a: - Promuovere l’apprendimento disciplinare, pratico, sociale ed emotivo; - Adottare approcci didattici efficaci per classi eterogenee. Lavorare con gli altri – la collaborazione e il lavoro di gruppo sono essenziali a tutti i docenti. Le aree di competenza riportano a: - Saper lavorare con i genitori e le famiglie; - Saper lavorare con più professionisti dell’educazione. Sviluppo e aggiornamento professionale. Le aree di competenza riportano a: - Il docente come professionista capace di riflettere sul proprio ruolo ed il proprio operato; continuo - Il percorso formativo iniziale è la base dello sviluppo professionale continuo. 1.1 Opinioni personali sull’integrazione scolastica e sull’inclusione …. L’istruzione inclusiva si basa sull’adesione al principio di uguaglianza, uguaglianza sul rispetto dei diritti umani e dei valori democratici …. Esaminare criticamente le proprie convinzioni e i propri comportamenti e quanto questi incidono sulle azioni personali …. Strategie che preparano i docenti a sfidare atteggiamenti non inclusivi e a lavorare in diverse situazioni Le (feconde) specificità del lavoro docente… • Le “normali” anomalie del lavoro della conoscenza • Lavoro incerto e negoziale perché “l’utente” partecipa alla produzione del risultato • Lavoro riflessivo ed euristico, sempre alle prese con emergenze ed eventualità • Lavoro sociale e cooperativo • Lavoro interno a una Istituzione, incorniciato nel Diritto e nei Diritti • Lavoro intriso di credenze, preferenze e valori morali, civici e politici (per loro natura plurali e anche conflittuali) …di cui la politica dovrebbe tenere conto quando innova complessità e contestualità del lavoro docente Si comunica in modo tempestivo e interattivo Si coordinano le azioni dei singoli nei gruppi Si gestiscono eventi inattesi Si mediano, interpretano, traducono innovazioni ministeriali Si mediano, interpretano, traducono i saperi e i linguaggi di operatori di altri servizi/istituzioni Si negoziano con gli “utenti” le azioni da attivare Si apprende tra colleghi riflettendo sulle pratiche Si generano innovazioni prossimali Si decide nel corso delle azioni Le forme di apprendimento organizzativo 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. attraverso l’apprendimento individuale inserendo nuovi membri per allineamento per imitazione per selezione Scambio tra pari riflettendo sulle pratiche Solo nelle ultime due sono valorizzate le risorse sociali e di expertise del contesto di lavoro – scuola. Direttiva 12/12: rischi 1. che l’apprendimento organizzativo avvenga solo “per allineamento” alla Norma 2. che ci si riduca a pratiche tecnicistiche “senza anima” 3. che si affermi una visione ipocrita (pacificata e armonica) dell’inclusione 4. Che gli “altri” BES risultino figli di un Dio minore (rispetto ai BES con diagnosi medica) 5. A quando la medicalizzazione della povertà ? Direttiva 12/12: opportunità • Riprendere il discorso delle diseguaglianze • Riconsiderare il rapporto tra Scuola e Società • Analisi critica delle politiche scolastiche • Autoanalisi delle micro-politiche d’istituto • Autoanalisi dei comportamenti professionali individuali e di gruppo Inclusione: non solo tecnicalità burocratica • Ci stiamo affannando a produrre di PAI e PDP… • non perdere l’occasione di un ripensamento dei motivi che generano esclusione e iniquità… • Perché una riflessione critica sull’Equità non riesce a decollare ? [progetto europeo G.E.R.E.SE. del 2004…] • Chi rema contro (da molti anni) ? • Quali le resistenze che oscurano, lasciano impliciti (“non detti”) i valori dell’inclusione? • Chi ha paura che sia ri-preso in modo chiaro e forte il discorso dell’equità e dell’eguaglianza? chiarire le responsabilità nelle scuole insegnanti e dirigenti devono lavorare per l’inclusione “a prescindere” ma gli esiti del lavoro nelle scuole sono pesantemente condizionati da quanto succede al di fuori delle scuole Non possiamo non allargare lo sguardo e posizionarci rispetto a valori e politiche che incrementano esclusione e diseguaglianze. La Grande Rimozione del trentennio “La società non esiste. Esiste solo l’individuo.” (M. Thatcher, 1980) L’antropologia individualista, egoistica, agonistica/competitiva ha ispirato le politiche neo-liberali dagli anni ‘80 La globalizzazione (liberista) aumenta le diseguaglianze DATI MONDIALI • Coefficiente di Gini da 66 a 70 negli ultimi dieci anni • Redditi da lavoro dipendente e autonomo dal 68 al 58% del PL • Il decile più ricco ha un reddito pari a 95 volte il decile più povero • I primi 5 decili (50% popolazione mondiale) percepisce il 5% del PL • I poveri (chi vive con 1€ al giorno) passati da 975 a 1400 milioni DATI ITALIANI • Rapporto Unicef “il benessere dei bambini nei paesi ricchi” (2013 ) Italia al 22° su 29 Paesi Ocse [Innocenti Report card 11] • peso dell’origine sociale sulla carriera scolastica e sul rendimento del titolo conseguito • Rapporto GERESE dimenticato perché imbarazzante • mancato conseguimento di un titolo post licenza media per i giovani tra i 18 e i 25 anni (25%); l’ambiente sociale familiare “domina” l’orientamento scolastico. Chi ha lavorato per le diseguaglianze e l’esclusione? Quali “riforme” e “innovazioni” ? Organi internazionali – chi vince e chi perde: o FMI, BM e BCE, OCSE, OMC (che spingono alla mercatizzazione e alla competizione) molto influenti sulle politiche scolastiche o Unicef, Unesco, Undp (che spingono verso l’equità) poco influenti Subordinazione delle politiche scolastiche alle politiche neo-liberiste: o Rottura dei monopoli statali dell’istruzione, aziendalizzazione dei servizi, managerializzazione della gestione o De-finanziamento del welfare e dell’istruzione o Focus sui curricoli più utili alla crescita della competitività economica la Costituzione dimenticata Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. La “guerra tra i discorsi” sui valori La considerazione dei “valori” nel profilo europeo è apprezzabile e importante, ma ambiguo e nebuloso. Hegel parlerebbe di “notte in cui tutte le vacche sono nere”, di “conoscenza fatua” Per uscire da una visione fatua dell’Equità e dell’Inclusione occorre discernere la pluralità, in alcuni casi conflittuale, dei discorsi e della pratiche sui valori. E bisogna POSIZIONARSI (PRENDERE POSIZIONE) SUL PIANO ETICO e AGIRE coerentemente per l’inclusione. guerra tra discorsi: chiarire, scegliere, agire Tensioni concettuali e valoriali dell’inclusione: 1^ tensione: istituzione vs azienda 2^ tensione: intercultura vs comunitarismo 3^ tensione: cura dei bisogni vs meritocrazia 4^ tensione: pedagogia vs economia. La scuola ISTITUZIONE • La scuola è una Istituzione ed ha come “committente” la Costituzione e le Leggi, per loro natura universali. • Una Istituzione è un bene pubblico sottratto agli interessi delle parti – “riduttore di complessità” • Insidie della “governance” ? Non perdere mai di vista le finalità istituzionali (da Costituzione e Convenzione in giù) ? Nel POF ci sono ? Sono solo retoriche o sono associate ad azioni verificabili ? ? Difenderle da logiche e interessi privatistici La scuola AZIENDA • i paradigmi del New Public Management e la Scuola-Azienda • La soddisfazione del cliente come riferimento • L’acquisizione di logiche importate dalle imprese private genera fenomeni contrari all’inclusione: Adattamento delle preferenze Selezione implicita delle finalità istituzionali Scelta del cliente migliore ? attenzione agli stakeholders ! ? Attenzione ai fenomeni distorsivi: costruzione immagine, formazione classi, riduzione enfasi su valutazione… Critica della meritocrazia • Premiare il risultato se legittimo. Le azioni redistributive e compensative sono ingiuste e inefficienti. La funzione della scuola è quella di selezionare le elites dirigenti destinando loro maggiori attenzioni e risorse (migliore scuole e insegnanti). • Il merito non è un concetto semplice: impossibilità di isolare le singole variabili • Concetto “ideologico” utile ad affermare una visione agonistica e competitiva delle relazioni umane e una visione selettiva ed elitaria della scuola, ma poco correlato alla valorizzazione di tutti • Per valorizzare i talenti di tutti sono più utili ed efficaci altri approcci: lo sviluppo delle capacità di cittadinanza, la cura dei bisogni, il maximin o discriminazione positiva. Aporie della eguaglianza delle opportunità • Tentativo di correggere la meritocrazia pura • La gara non è sportiva: i punti di partenza sono diversi • Come rendere una gara equa ? Misure compensative in partenza • Ma qual è la partenza della gara ? quali e quante risorse sono compensative ? • Gli esiti delle compensazioni sono efficaci ? O la gara resta iniqua ? • La strada ex post della compensazione degli esiti della gara non è data perché contraddice il principio meritocratico – empasse concettuale del discorso EdO • Non è il caso di smettere di pensare alla vita come una gara/competizione ? Per includere occorre cambiare approccio • Uscire dalla logica della gara e della classificazione e selezione dei migliori • Focalizzare attenzione e impegno sulle OPPORTUNITA’ INTERNE DI TUTTI: • lo sviluppo della capacità di cittadinanza (Sen) • la cura dei bisogni (Nussbaum) • l’espressione delle proprie intelligenze (Gardner) da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni RIPARTIRE DAL CURRICOLO – CURRICOLO LARGO E LENTO I curricoli ridotti ai basics, alle competenze essenziali svalutano e disperdono le intelligenze “altre”, cinestesica, musicale, spaziale (Gardner), creativa, pratica (Sternberg), sociale ed emotiva (Goleman) i curricoli trasmissivi aumentano i “disturbi dell’attenzione”, dei bambini e dei preadolescenti. La fastfast-school causa una drastica riduzione dell’efficacia del sistema scolastico italiano, sprecando intelligenze e sensibilità inespresse. Occorre cambiare politiche e micro-politiche scolastiche. Una scuola è inclusiva se consente al bambino di stare a scuola non solo con la mente ma anche con il corpo, l’affettività, la sensibilità estetica… tutte le sue intelligenze e stili di apprendimento. Si pone il problema di completare l’innovazione pedagogica, didattica e organizzativa che il nostro Paese ha abbozzato 40 anni fa, con l’istituzione del Tempo Pieno e del Tempo Prolungato, intesi come luoghi di ripensamento dei contesti di apprendimento e contenitori temporali adatti alla didattica attiva, cooperativa, laboratoriale,, inclusiva. laboratoriale inclusiva guerra tra discorsi: chiarire, scegliere, agire Le scuole possono fare micro-politiche dell’equità - 1 La formulazione del POF: i valori inclusivi sono solo enunciati ? O sono associati ad azioni verificabili ? Come si colloca il GLI rispetto alla formulazione del POF, alla progettazione curricolare, alla verifica delle azioni dichiarate ? GLI strategico o settoriale ? La costruzione dell’immagine: come “si presenta” la scuola ? Luogo socialmente plurale e interculturale o come ambiente di conferma e chiusura nelle proprie appartenenze ? La formazione delle classi: quale è il livello di eterogeneità reale ? quanto è condizionata da fattori “nascosti” e dalle preferenze esplicite ? I climi di classe e d’istituto: il curricolo implicito è oggetto di riflessione intenzionale e sistematica o episodica ed emergenziale ? Esistono UdA dedicate alla costruzione di competenze sociali (di cittadinanza) ? Ciò avviene a livello individuale, di consiglio di classe, di scuola, di istituto ? I contesti di apprendimento: nel curricolo esplicito sono adeguatamente bilanciate situazioni di apprendimento adatte alla pluralità di intelligenze e di stili di apprendimento ? C’è un monitoraggio/controllo della eterogeneità del curricolo ? L’ampliamento dell’offerta formativa: motivazioni e finalità della scelta ? come integra il curricolo ? chi ne sono i destinatari ? Il pagamento esclude ? Il sistema di valutazione: quale è il rapporto tra differenziazione dei percorsi e valutazione ? Esistono accordi trasparenti e condivisi ? Le azioni cicliche e routinarie non bastano… “Educare significa essere implicati in un agire ad alto tasso di problematicità, un agire in situazioni per cui non è disponibile una risposta predisposta; la soluzione va trovata con un processo di pensiero contestuale e quindi ogni volta unico, incerto, difficile da incorniciare e interpretare, implicante spesso conflitti di valore tra i soggetti coinvolti. L’esperienza educativa eccede sempre la teoria” (Luigina Mortari 2004) Le organizzazioni (scolastiche) AFFIDABILI • “…le prestazioni coscienziose e affidabili sono possibili soltanto come frutto di menti collettive. Innanzitutto significa che per fare bene un lavoro che esige cura e attenzione non bastano persone diligenti, se poi vengono lasciate sole… Stare attento, fare con cura le cose non è un atto solitario, è un atto sociale… la superiorità di una mente collettiva rispetto a una pluralità di menti individuali sta nella capacità di affrontare eventi inattesi con molta maggiore efficacia. Nella mente collettiva, sebbene le attività restino individuali, il referente diventa un campo socialmente strutturato e la coscienziosità delle azioni dei singoli dipende dall’interazione tra i know-how individuali.” (Karl Weick, 1998) Le scuole possono fare micro-politiche dell’equità - 2 Strategico il lavoro cooperativo nei Consigli di classe • la natura “eventuale” del lavoro docente • Le forme del discorso sono prevalentemente narrative • emerge la natura pratica e sociale del sapere professionale e l’unità dialettica di azione-conoscenzaazione • È in prima linea che si misura e si co-costruisce l’affidabilità della scuola • La comunicazione, la riflessione, la discussione, il problem solving devono essere “intensificati” e continui • Supporto tecnologico per supportare il lavoro cooperativo nei lunghi intervalli tra le riunioni dei consigli I consigli presidio di affidabilità educativa • L’affidabilità è la capacità sistemica di gestire con successo eventi imprevisti • L’evento didattico-educativo è per sua natura denso di imprevisti, ambiguità, incertezze, rischi. Le proprietà di una organizzazione affidabile: • sensibilità al contesto e valorizzazione del personale in “prima linea” • decisioni competenti e accurate frutto di ascolto reciproco, integrazione delle prospettive, coordinamento delle azioni, potere “migrante” • Una organizzazione affidabile non si lascia fuorviare dalle proprie procedure e routine e dalle retoriche istituzionali (cd “fallacia della predeterminazione”) – capacità critica collettiva I consigli educativi: mettere le mani sul curricolo sommerso • DAL confronto “eventuale” sulle modalità di condurre le classi e di gestire le criticità di tipo psicosociale che “condizionano” la realizzazione del curricolo esplicito • ALLA progettazione intenzionale e sistematica del curricolo “educativo”, ovvero dei percorsi di formazione di competenze sociali I guadagni della cooperazione • Si incrementa la riflessività sulle pratiche quindi l’apprendimento • Si facilita la socializzazione organizzativa dei “novizi” • Si diffonde una decisionalità “situata” e quindi accurata • Si alimenta l’innovazione endogena e si migliora la “traduzione” dell’innovazione esogena • Si supporta la valutazione interna dei processi professionali Il Miur e il sapere delle scuole Il MIUR dovrebbe porsi il problema di attingere alla conoscenza generata nelle scuole, alla creatività del “cervello sociale” di 8000 organizzazioni scolastiche Nell’era della Rete e della Wikinomics è un’esigenza vitale Il MIUR non può continuare a pensare che il sapere e l’innovazione si generino solo nei think thanks degli O.E.F.I. Wikinomics SI’ - WIKISCHOOLS perché no? • L’economia sfrutta le forme di collaborazione di massa con i consumatori e la peer production • Miur sveglia ! Là fuori c’è “surplus cognitivo” gratis • Piano Scuola Digitale: perché non attivare una “azione” dedicata a supportare la cooperazione e la generazione di conoscenza dei lavoratori nelle singole scuole e tra le scuole ? Perché non puntare sulle WIKISCHOOLS ?