La forza della trasparenza nel sistema di welfare
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La forza della trasparenza nel sistema di welfare
CENSIS GLI SCENARI DEL WELFARE La forza della trasparenza nel sistema di welfare Perché rendere comprensibili ai cittadini i ruoli, le responsabilità, i costi e i benefici renderà migliore il nostro welfare Sintesi Roma, 10 novembre 2016 INDICE 1. La trasparenza per modernizzare il welfare 1 2. Nuovi disagi e più ampie disparità sociali: il lascito della crisi 3 3. Alcune criticità del welfare 5 4. Il peso della sanità malata sulla buona sanità 7 5. Un esempio di trasparenza in sanità 8 6. Watchdog per l’appropriatezza: un ulteriore possibile contributo di assicurazioni e mutue 9 Non serve una grande riforma 11 7. Allegato – Proposte per un welfare Piattaforma del Forum ANIA-Consumatori 15 1. LA TRASPARENZA WELFARE PER MODERNIZZARE IL 478 miliardi di euro di spesa pubblica annua per protezione sociale a cui aggiungere almeno altri 70 miliardi di spesa privata delle famiglie tra sanità, formazione dei figli e long term care. Un ammontare enorme di risorse per la tutela sociale che genera una ampia e articolata matrice di servizi e prestazioni per i cittadini. Le difficoltà della crisi e i vincoli dei bilanci pubblici e delle famiglie hanno reso quasi naturalmente feroce la verifica della gestione e degli esiti della spesa. Gli italiani considerano infatti essenziale il welfare per la coesione sociale e lo sviluppo, ma le difficoltà economiche hanno modificato lo scenario, e il welfare rischia di perdere la sua anima perché genera sempre meno sicurezza e non contiene le disuguaglianze, nel mentre aumenta la spesa privata per il welfare aggiuntiva rispetto alla fiscalità. I dati della situazione economica e sociale, infatti, indicano un ampliamento delle disuguaglianze e il formarsi di gruppi sociali con disagi che hanno assoluto bisogno di supporto, altrimenti potrebbero in futuro sgretolare la nostra coesione sociale. Proprio le nuove disparità economiche e sociali che certificano la ridotta efficacia attuale del welfare, sono anche le ragioni che lo rendono oggi e per il futuro essenziale al buon vivere di ciascuno e della comunità. Diventa però stringente garantire il massimo della trasparenza nell’utilizzo delle risorse pubbliche, perché inefficienze, sprechi, comportamenti opportunistici fino alla corruzione e al malaffare, sono sempre meno tollerati, tanto più nel welfare che dispone di risorse pubbliche sempre più scarse e dovrebbe generare benefici per i cittadini, a cominciare dai più vulnerabili. La trasparenza quindi non è solo la risposta giusta a sprechi e corruzione, ma un meccanismo virtuoso di imputazione di responsabilità e di controllo sociale continuo dell’utilizzo delle risorse pubbliche che molto può contribuire a migliorare il welfare. FONDAZIONE CENSIS 1 Rendere i processi di produzione e distribuzione del welfare assolutamente trasparenti e intellegibili ai cittadini è oggi un’operazione verità che restituirà al buon welfare il consenso che merita. Per trasparenza non si intende solo il ricorso intenso all’Ict e al web con l’accessibilità totale ai dati e alle informazioni concernenti ogni aspetto dell’organizzazione, dell’andamento gestionale e dell’utilizzo delle risorse per determinate finalità sociali, ma un processo che rende gli attori del welfare responsabili di fronte ai cittadini. Molte sono le ragioni che rendono la trasparenza un presupposto indispensabile per il welfare nella relazione con i cittadini (fig. 1); tutte insieme impongono di pensare e praticare la trasparenza non come una clava contro il welfare, ma come un meccanismo e una cultura che lo renderà migliore e ancor più amato dai cittadini. E’ questa la riflessione proposta dal Forum ANIA-Consumatori che nell’alveo del progetto Scenari del welfare mette a disposizione di stakeholder, opinione pubblica e decisori, analisi e proposte, con l’obiettivo di rendere il welfare ancora una volta una risorsa decisiva per il paese, come da sempre è accaduto nella storia sociale contemporanea italiana. FONDAZIONE CENSIS 2 2. NUOVI DISAGI E PIÙ AMPIE DISPARITÀ SOCIALI: IL LASCITO DELLA CRISI Le dinamiche sociali lascito della crisi sono connotate da: - il costituirsi di gruppi sociali ad alto disagio che non riescono a uscirne con le loro sole forze o solo tramite i meccanismi di mercato; - l’ampliarsi della forbice con disuguaglianze antiche che aumentano e l’insorgere di nuove disuguaglianze dall’alto impatto sulla evoluzione della nostra società. Il sintetico quadro, fondato su una recentissima rilevazione Censis – Forum ANIA-Consumatori, di alcune di tali dinamiche rende eloquente sia l’inefficacia del welfare attuale, sia la sua importanza per il futuro, e quindi la necessità adottare soluzioni per innalzare la sua capacità di generare coesione sociale. Le famiglie in evidente difficoltà economica… Sono 3,8 milioni le famiglie italiane il cui reddito non copre le spese mensili e, per non fare default, dipendono dall’aiuto di familiari o di organismi del sociale oppure da meccanismi di indebitamento, nel lungo periodo pericolosi. Sono più presenti tra le famiglie con persona di riferimento con licenza media (24,4%), residente al Centro (18,5%), con età compresa tra 35 e 64 anni (17,8%). Non sono solo famiglie povere, ma spesso famiglie del ceto medio sovrastate da spese fisse in rapida crescita, ad esempio per la casa. A questo proposito è importante sottolineare che nemmeno la disponibilità di un lavoro e relativo reddito tiene necessariamente fuori dalla povertà, poiché dati Eurostat indicano che l’11,5% di chi ha un lavoro ha un rischio povertà. Ci sono poi circa 10 milioni di famiglie che sono sotto l’incubo di spese impreviste, fissate convenzionalmente a 800 euro, e se la spesa si materializzasse semplicemente non sarebbero in grado di affrontarla con il proprio reddito. Se si taglia il welfare senza criterio, boom dei nuovi poveri… In un simile scenario la tentazione politica di cavalcare l’insoddisfazione per i casi di inappropriato utilizzo delle risorse nel welfare o di sprechi o, peggio ancora, FONDAZIONE CENSIS 3 di corruzione è molto forte, e d’altro canto è estremamente pericoloso che il cattivo welfare sia giocato contro il buon welfare di cui oggi c’è grande bisogno. Tagli linearmente indiscriminati non farebbero che peggiorare la situazione: si possono stimare in 3,3 milioni di persone in più quelle che sarebbero risucchiate nel rischio povertà con il taglio indiscriminato dei trasferimenti sociali e si aggiungerebbero alle persone attualmente a rischio povertà. Oggi il welfare con i trasferimenti sociali, al netto delle pensioni, riduce le persone a rischio povertà dal 25,4% al 19,9%: le nuove disuguaglianze possono essere affrontate meglio anche grazie a soluzioni efficaci, capaci di rendere il welfare migliore, più mirato ed efficace nel raggiungere i suoi obiettivi. Rendere trasparenti la gestione, la destinazione e i risultati sarebbe un formidabile stimolo al buon uso delle risorse. FONDAZIONE CENSIS 4 3. ALCUNE CRITICITÀ DEL WELFARE Negli ultimi anni la caduta del Pil, la stretta sui bilanci pubblici e le difficoltà vissute nel quotidiano dalle famiglie hanno reso più stringente lo scrutinio nell’utilizzo dei soldi, in particolare pubblici. Eppure esiste una sorprendente maturità dei cittadini rispetto all’utilizzo di risorse nel welfare, che oggi non sempre è improntata ad una logica di economicità e appropriatezza. Troppo generoso in passato… Prevale l’opinione, trasversale ai territori e ai gruppi sociali, che in passato il welfare è stato troppo generoso e che ciò è una delle cause della situazione di crisi (50,6%). Probabilmente per questo motivo il 58,1% dei cittadini è convinto che molti dei tagli sinora operati nel welfare siano stati utili perché, in fondo, non hanno fatto altro che colpire sprechi e inefficienze. I cittadini esprimono consenso ad una logica razionale di economicità: sì ai buoni tagli che sanno colpire sprechi e inefficienze, no ai tagli lineari, ciechi, indiscriminati. Troppi sprechi… Il 71,4% degli italiani ritiene ci siano troppi sprechi ed eccessi nella sanità, con troppi accertamenti inutili, analisi di laboratorio, consumo di farmaci. Ben il 19% degli italiani ritiene che gli siano stati prescritti loro accertamenti diagnostici e/o visite specialistiche che si sono rivelati inutili (quota che sale al 27% tra i residenti al Centro ed al 23,9% tra gli anziani). Il 71,3% rileva la presenza di sprechi nell’assistenza sociale, con pensioni d'invalidità troppo generosamente concesse, operatori sociali di cui si potrebbe fare a meno, ecc.; a pensarlo sono soprattutto i cittadini del Nord-Est (73,7%) e gli ultrasessantacinquenni (73,4%). Il 54,2% riscontra sprechi nell’istruzione, con troppo personale nella scuola, oppure presunto spreco di materiale didattico (quota che sale al 64,2% al Nord Est e al 54,8% tra i baby boomers). E frodi… L’86,8% degli italiani, quota che sale al 91,9% al Centro, è convinto che vi siano frodi all’interno del welfare, con persone che beneficiano di prestazioni a cui non avrebbero diritto. Del resto, nel 2016 ben 14 milioni di italiani dichiarano di conoscere personalmente qualcuno che beneficia dell’esenzione totale o parziale del ticket grazie a un Isee non veritiero. L’Isee non funziona, o meglio, non funzionano i controlli. Dall’accesso complicato… Sprechi e frodi si innestano in un sistema troppo spesso inefficiente sin dalla fase di accesso alle prestazioni. Al 49,4% degli FONDAZIONE CENSIS 5 italiani che aveva bisogno di informazioni su orari, costi e modalità di accesso di un servizio o prestazione in sanità o previdenza è capitato di non trovarle. In particolare è capitato di più ai residenti nel Sud-Isole (61%), ai laureati (60,1%), ai Millennials (58,9%) e ai maschi (51,8%) (tab. 1). Con persistenti differenze tra territori… Persistono poi le differenze nella quantità e/o nella qualità dell’offerta regionale e territoriale (83,6%); i cittadini sono convinti che il welfare che non riesca più a contenere le diseguaglianze sociali (83,8%). E tanto nero… Eppure il sistema di welfare è attraversato da ingenti flussi economici di risorse, con quote di sommerso. 10,9 milioni di italiani dichiarano che negli ultimi 12 mesi hanno pagato visite mediche specialistiche in nero, 2,4 milioni hanno pagato al nero ripetizioni extrascolastiche (di matematica, lingue, ecc.), 2,1 milioni hanno pagato al nero la badante. Un sommerso dei servizi che ormai coinvolge molecolarmente le famiglie. Il quadro delineato mette in luce urgenza e necessità della trasparenza nel welfare, per riconquistare la fiducia dei cittadini e per ristabilire un senso diffuso di protezione e sicurezza sociale. FONDAZIONE CENSIS 6 4. IL PESO DELLA SANITÀ MALATA SULLA BUONA SANITÀ La sanità è paradigmatica degli effetti negativi che ha l’opacità della destinazione delle risorse, l’inefficiente utilizzo delle stesse: ad esempio l’allungamento della lunghezza delle liste di attesa che esplicitamente segnala ai cittadini la difficoltà del servizio sanitario di rispondere alle richieste di servizi e prestazioni innescano comportamenti opportunistici, cioè iniziative più o meno lecite per saltare la lista di attesa stessa. E’ chiaro che in presenza di un bisogno impellente le persone che non trovano una prestazione nel pubblico perché la lista di attesa è troppo lunga o ricorrono al privato, se hanno disponibilità economica; oppure provano a forzare l’accesso al pubblico con comportamenti opportunistici, come ricorrere a conoscenze o addirittura fare qualche regalo. Così le persone risolvono il loro problema immediato e forzano l’accesso andando oltre la lista di attesa, ma il danno sociale è evidente sia per chi non fa ricorso a tali strumenti sia perché si registra un’allocazione delle prestazioni non conforme al criterio prescelto che dovrebbe unire l’urgenza della prestazione con la cronologia della prenotazione. Secondo la recentissima rilevazione Censis-Forum ANIA-Consumatori, nel 2016 13,5 milioni di italiani hanno saltato la lista di attesa con il ricorso a conoscenze, amicizie, raccomandazioni e/o il pagamento e qualche regalo a chi può agevolare l’accesso. In particolare, lo hanno fatto i residenti nel Sud-Isole (33,8%), i Millennials (33,6%), i laureati (33,1%) e i maschi (29,2%) (tab. 2). La corruzione. Il 54% degli italiani pensa che la sanità del nostro Paese sia corrotta; l’indagine Censis-Transparency ha rilevato che corruzione e frodi in sanità valgono almeno 6 miliardi di euro, cioè più del 5% della spesa sanitaria pubblica. Sono risorse sottratte direttamente ai cittadini, in un contesto già caratterizzato da un restringimento di risorse pubbliche imposto dalla spending review e anche di risorse familiari, a causa della sovraesposizione finanziaria delle famiglie. FONDAZIONE CENSIS 7 5. UN ESEMPIO DI TRASPARENZA IN SANITÀ E’ possibile individuare strumenti semplici ed efficaci di promozione della trasparenza, ad esempio in sanità. L’opacità dei costi favorisce comportamenti opportunistici, uso inappropriato delle risorse e non genera una cultura del ruolo concreto del welfare tra i cittadini. A cosa servono le risorse pubbliche, specie in sanità? E’ molto significativo che cittadini pensino che sia utile rendere intellegibile a tutti quali costi sono coperti dai soldi pubblici quando una persona si ammala. Infatti, l’81,5% dei cittadini valuta positivamente la possibilità la comunicazione trasparente dei costi di prestazioni sanitarie; a pensarlo di più sono ad esempio gli ultrasessantacinquenni (81,9%), che pure sono grandi utilizzatori di sanità. In particolare: - oltre il 34,8% motiva la necessità di una comunicazione trasparente con il fatto che in questo modo tutti si renderebbero conto a cosa servono le tasse e la spesa pubblica; - il 28,8% perché si potrebbero confrontare i costi di prestazioni uguali in strutture diverse, limitando gli sprechi; - il 17,9% perché si può così confrontare il costo con la qualità. FONDAZIONE CENSIS 8 6. WATCHDOG PER L’APPROPRIATEZZA: ULTERIORE POSSIBILE CONTRIBUTO ASSICURAZIONI E MUTUE UN DI Quale contributo può venire da soggetti come mutue e assicurazioni al buon utilizzo delle risorse nel welfare? Uno dei contributi possibili consistente nell’attento scrutinio dell’utilizzo delle risorse che consente di bloccare eventuali sprechi o la dilatazione incontrollata dell’erogazione di prestazioni, contenendo l’incidenza dei costi inappropriati rispetto alle reali esigenze dei pazienti. La trasparenza nel welfare, l’uso appropriato delle risorse, la più alta redditività delle risorse utilizzate, un sentiero costo/qualità migliore hanno nel ruolo dei nuovi soggetti, dalle assicurazioni alle mutue, dei protagonisti indiscutibili. In generale, che sia nella fase del finanziamento o in quella dell’erogazione di servizi, i soggetti privati, profit o non profit che siano, possono dare un contributo alla efficientizzazione del welfare, a patto che vi sia implementazione di regole semplici e omogenee per chi opera sugli stessi mercati. Non si tratta di far correre senza vincoli i soggetti di mercato dentro una competizione senza regole, piuttosto di creare il contesto e le regole utili alla proliferazione virtuosa delle offerte. Infatti, le differenze nelle regole e di contesto introducono complessità e costi, e più ancora rendono l'offerta opaca, poco comprensibile e poco valutabile da parte dei cittadini, che invece hanno assoluto bisogno di semplicità, rapidità di lettura e comprensione delle diverse offerte. Regole certe per soggetti che fanno le stesse cose mettono questi ultimi nelle condizioni di generare offerte confrontabili, trasparenti, che permettono scrutinio e valutazione dei cittadini. E i soggetti assicurativi e le mutue possono attivare meccanismi di attento scrutinio dell’allocazione delle risorse, bloccando sprechi ed utilizzi impropri in fase preventiva. FONDAZIONE CENSIS 9 La trasparenza di regole e controlli, l’intellegibilità per i cittadini dell’operato di tutti i soggetti può rendere il welfare migliore. FONDAZIONE CENSIS 10 7. NON SERVE UNA GRANDE RIFORMA Il welfare del prossimo futuro per i cittadini deve tornare a produrre sicurezza, tutela, inclusione e buoni servizi; tali obiettivi richiedono di: - incrementare la redditività delle risorse che già oggi vengono investite per finanziare il sistema di welfare; - attivare nuove risorse mettendo in campo strumenti innovativi. Tutto deve svolgersi in modo trasparente, cioè deve essere intellegibile alla valutazione sociale dei cittadini, messi nelle condizioni di capire chi fa cosa, e cosa generano le risorse a cui contribuiscono. Se l’opacità di costi e responsabilità consente l’uso strumentale e demagogico della trasparenza come grimaldello per scardinare il welfare tout-court, la trasparenza realizzata è un formidabile strumento per un welfare migliore e apprezzato dai cittadini. Solo così i 478 miliardi di soldi pubblici per il welfare non saranno più visti come origine di sprechi e ruberie ma per quel che realmente sono: un formidabile strumento per il benessere della comunità. Per ottenere trasparenza non c’è bisogno di una grande riforma, è sufficiente sviluppare le tante modalità concrete, operative per rendere l’uso delle risorse intellegibile e aprire la strada, con regole certe e omogenee, alla ormai pluralità di soggetti che, dal finanziamento all’erogazione di servizi, operano nei diversi segmenti. FONDAZIONE CENSIS 11 Fig. 1 – Le ragioni dell’importanza della trasparenza nel welfare La trasparenza è importante e utile se consente a tutti i cittadini di conoscere e comprendere... L’impiego delle risorse pubbliche, valorizzandone le finalità I costi in relazione alle performance, stimolando l'appropriatezza La comparazione tra provider e tra territori stimolando la ricerca dell'eccellenza Le responsabilità e i ruoli di ogni soggetto istituzionale pubblico, profit e non profit La trasparenza… Promuove e rafforza la democrazia consentendo ai cittadini di capire la destinazione delle tasse e l'uso delle risorse pubbliche Promuove la responsabilità nelle scelte e nei comportamenti sia tra i cittadini che tra i soggetti del welfare Rende più efficiente il welfare, restituendogli il giusto consenso FONDAZIONE CENSIS 12 Tab. 1 - Graduatoria dei gruppi sociali che non hanno trovato le informazioni di cui avevano bisogno nell’accesso a prestazioni di welfare (sanità, assistenza, ecc.) (val. %) Cittadini a cui è capitato di aver bisogno di informazioni su orari, costi, modalità di accesso di un servizio/prestazioni e non trovarle Val. % Sud-Isole Laureati Millennials Maschi 61,0 60,1 58,9 51,8 Totale 49,4 Fonte: rilevazione Forum ANIA – Consumatori-Censis, 2016 FONDAZIONE CENSIS 13 Tab. 2 - Graduatoria dei gruppi sociali che più hanno fatto ricorso a conoscenze, amicizie, raccomandazioni e/o hanno pagato o fatto qualche regalo per accelerare l’accesso alle prestazioni sanitarie (val. %) Val. % Sud-Isole Millennials Laureati Maschi 33,8 33,6 33,1 29,2 Totale 26,7 Fonte: rilevazione Forum ANIA – Consumatori-Censis, 2016 FONDAZIONE CENSIS 14 Allegato PROPOSTE PER UN WELFARE EQUO E SOSTENIBILE PIATTAFORMA DEL FORUM ANIA – CONSUMATORI 15 1) Informare i consumatori sulla propria situazione previdenziale Un’informazione trasparente sulla propria situazione pensionistica, comprensiva delle prospettive sulle prestazioni attese, è la via principale per permettere ai consumatori di effettuare scelte consapevoli in relazione al proprio futuro previdenziale. 2) Comunicazione trasparente ai consumatori/utenti sui costi e qualità delle prestazioni sanitarie di cui beneficiano Oltre l’81% degli italiani è convinto che rendere noti i costi reali delle prestazioni godute migliorerebbe la trasparenza del sistema e consentirebbe ai consumatori di comparare le spese con la qualità delle prestazioni erogate. A questa trasparenza puntuale dei costi si potrebbe affiancare un inventario di riferimento nazionale dei costi stessi, che aiuterebbe a creare un efficace meccanismo di verifica sociale dell’utilizzo delle risorse pubbliche. 3) Combattere il fenomeno del razionamento dei servizi ridefinendo con chiarezza i LEA e l’universalità del sistema La ridefinizione dei “Livelli essenziali di assistenza” (LEA) permetterà di porre fine al razionamento dei servizi promessi ma non realmente erogati (ad es. le cure dentarie), e di combattere la lunghezza delle liste di attesa, che provoca il fenomeno della rinuncia alle cure: secondo recenti analisi Censis 11 milioni di italiani hanno rinunciato a prestazioni sanitarie in un anno. 4) Incentivare lo sviluppo di sistemi mutualistici di copertura sanitaria integrativa, sia in ambito collettivo sia per le singole famiglie, e ampliare il loro ruolo e ambito di intervento anche alle principali voci di spesa out of pocket La spesa sanitaria privata degli italiani è in continua crescita; l’utilizzo più diffuso di schemi mutualistici, coniugata con la ridefinizione del LEA prefigurata nella proposta 3, conferirebbe maggiore efficienza e trasparenza alla spesa dei cittadini, consentendo di mitigare i costi a carico del cittadino e di esercitare un controllo sul fenomeno dell’evasione o elusione fiscale. 16 5) Definire un quadro di regole chiaro e uniforme, con un Testo Unico delle forme sanitarie integrative (fondi e casse sanitarie, società di mutuo soccorso, polizze malattia di imprese di assicurazione) Un quadro normativo unico, come già fatto per la previdenza complementare, individuando regole comuni a garanzia degli assistiti, contribuirebbe allo sviluppo ordinato delle forme sanitarie integrative e conferirebbe più efficienza al ricorso dei cittadini alla sanità privata. 6) Affrontare il problema della non autosufficienza in tarda età incentivando la diffusione di soluzioni collettive di carattere mutualistico. Il 74% degli italiani è favorevole alla individuazione di una copertura obbligatoria contro la non autosufficienza. La contrattazione collettiva e le parti sociali possono rivestire un ruolo fondamentale per promuovere nuove soluzioni. 7) Informare e sensibilizzare i cittadini sui rischi legati alla salute ed alla longevità, a partire da quelli della non autosufficienza, promuovendo l’adozione di comportamenti che mirano alla prevenzione dei rischi ad essa legati La gestione dei rischi passa in primo luogo dalla prevenzione che rende i cittadini più consapevoli nei propri comportamenti. Agire su questo versante ha effetti economici positivi perché diminuisce i costi degli interventi e migliora la qualità della vita dei cittadini. 8) Un fisco prowelfare Da anni è in corso un processo di trasferimento degli oneri per la gestione di determinati rischi dalla copertura del welfare pubblico alle singole famiglie; a tale processo si accompagna un trend di aumento della pressione fiscale. Un sistema equo e realmente sostenibile per le famiglie e i consumatori non può prescindere da una politica fiscale che sia genuinamente “prowelfare”: realmente orientata, cioè, a rendere meno gravosa la spesa per il welfare, premiando fiscalmente comportamenti volti alla prevenzione, al risparmio, alla previdenza, all’assistenza ed alla cura. 17