1. La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro
Transcript
1. La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro
CAPITOLO 1 La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro 1. La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro CAPITOLO 1 In sintesi, la dinamica del mercato del lavoro in Emilia-Romagna registra nell’ultimo trimestre del 2008 un andamento molto diverso rispetto a quello dei primi nove mesi. I primi tre trimestri 2008 si ponevano in linea con quella fase di sostanziale progresso dei principali aggregati del mercato del lavoro regionale, che aveva caratterizzato anche il 2007, e che segnava un trend favorevole decennale. I dati relativi agli ultimi mesi dell’anno segnano invece una forte discontinuità, delineando chiaramente i primi segnali di una significativa inversione di tendenza. L’andamento registrato dall’occupazione, che era in crescita nella prima parte dell’anno, interrompe la serie degli incrementi e si presenta sostanzialmente stazionaria nell’ultimo trimestre. Vi sono tuttavia notevoli differenze a livello settoriale. Nell’industria si passa dall’incremento alla riduzione dell’occupazione mentre nei servizi vi è solo un forte rallentamento della crescita. Differenze marcate si hanno anche per genere, con un calo dell’occupazione maschile ed un sorprendente incremento di quella femminile. L’occupazione femminile continua ad aumentare anche nell’ultima parte del 2008, e l’inversione di tendenza dell’aggregato dipende tutta dalla riduzione dell’occupazione maschile. Questo quadro della dinamica degli occupati, con l’interruzione del trend decennale di crescita a causa della riduzione nell’industria e della riduzione dell’occupazione maschile, appare coerente, come si spiegherà in seguito, con l’inizio di un’evoluzione negativa più accentuata. Alla dinamica dell’occupazione si affianca un andamento delle forze di lavoro che presenta una forte espansione in tutto il 2008, soprattutto nella sua componente di genere femminile. A differenza di quanto avveniva nel recente passato, tale espansione appare superiore a quella del numero degli occupati. Essa si caratterizza, inoltre, per il fatto che, diversamente dalla crescita dell’occupazione, perdura anche nell’ultima parte dell’anno. Ciò determina un incremento di persone in cerca di lavoro, che cresce nel 2008 in media annua specie a causa di un’accelerazione nel quarto trimestre. Proprio la dinamica dell’offerta di lavoro costituisce un potenziale elemento di forte criticità nelle prospettive del mercato del lavoro regionale. La riduzione della domanda di lavoro nel 2009 avrà conseguenze in termini di aumento della disoccupazione, a causa di questi aumenti dell’offerta di lavoro. Esaminiamo ora con maggiore dettaglio gli elementi di questo quadro. 15 La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro 1.1 L’OCCUPAZIONE CAPITOLO 1 L’andamento dell’occupazione nel corso del 2008 evidenzia in media annua una crescita complessiva dello stock di circa 26.000 unità, che corrispondono all’1,3% del dato totale dell’anno precedente. Tale valore deriva da una dinamica fortemente differenziata nel corso dell’anno, per cui all’incremento registrato nei primi tre trimestri 2008 (mediamente +1,7%) rispetto al medesimo periodo del 2007, segue nell’ultimo trimestre un dato sostanzialmente stabile rispetto a quello del corrispondente trimestre 2007 (+0,3%). L’origine di questo rallentamento è da ricercare certamente nei primi effetti della fase di recessione attualmente in corso nell’economia italiana e in tutte le principali economie mondiali, che, pur accentuandosi nei primi mesi del 2009, ha iniziato a prodursi proprio nell’ultima parte del 2008. In questo senso l’andamento descritto, che evidenzia la fine di un periodo di crescita dell’occupazione, ma non mostra ancora una diminuzione dello stock degli occupati, potrebbe costituire solo la fase iniziale di una inversione di tendenza di ben più ampia portata che si è accentuata nei mesi successivi. Questa considerazione, che appare confermata dalle prime indicazioni disponibili in merito all’andamento del 2009 e dalle stime proposte a tale proposito in questo stesso rapporto, appare giustificata anche dall’esame dei tempi con cui la crisi che ha colpito l’economia mondiale si è sviluppata. Se, infatti, le prime difficoltà nei mercati finanziari, da cui la crisi è partita prima di estendersi all’economia reale, si sono riscontrate già a partire dai mesi estivi, la gravità delle posizioni di molte istituzioni bancarie e finanziarie si è rivelata in tutta la sua entità solo a partire dall’autunno1. Partendo da tale base, se si considera che la trasmissione all’economia reale e la conseguente diminuzione della produzione richiedono un certo tempo e che, a sua volta, l’effetto sull’occupazione del decremento del prodotto può essere parzialmente ritardato, appare plausibile che solo nel mese di dicembre lo stock degli occupati abbia iniziato a contrarsi (come confermato anche dalla forte crescita della cassa integrazione) e che il dato relativo all’ultimo trimestre sia una media fra una dinamica ancora crescente dei primi due mesi e un calo negli ultimi giorni dell’anno. L’andamento registrato in Emilia-Romagna, e appena descritto, appare non troppo differente, in termini qualitativi, da quello riscontrato nell’intera economia nazionale e nel Nord-Est. Si rilevano, peraltro, differenze quantitative da sottolineare. Per quanto concerne l’intera economia italiana si registra una crescita complessiva del numero degli occupati nel corso del 2008 di circa 183.000 unità, corrispondenti allo 0,8%, che appare inferiore al dato regionale. Anche la dinamica rilevata nei trimestri, inoltre, conferma andamenti relativamente peggiori dell’economia nazionale, in cui il rallentamento dell’incremento degli occupati inizia di fatto già nel terzo trimestre 2008, quando si registra un aumento di soli quattro decimi di punto percentuale sul corrispondete trimestre 2007, e si accentua nel quarto trimestre (+0,1% sul quarto trimestre 2007). Di segno opposto appare, invece, il confronto fra la dinamica dell’occupazione regionale e quella rilevata nel Nord-Est. Nell’insieme delle regioni dell’area nord-orientale si registra, infatti, nel 2008 un aumento dell’occupazione di circa 76.000 unità, pari all’1,5%, valore superiore al corrispondete dato rilevato in Emilia-Romagna. Anche il ral1 Come è noto, il momento in cui la crisi appare conclamata è comunemente fatto risalire al fallimento della Lehman Brothers, che si verifica a metà settembre. 16 La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro lentamento del quarto trimestre appare, inoltre, inferiore nel Nord-Est con un aumento dell’occupazione che, anche in tale periodo, sfiora il punto percentuale. In sintesi sembra dunque corretto concludere che la frenata dell’occupazione appare in Emilia-Romagna significativamente inferiore rispetto a quella registrata nell’economia italiana, ma più accentuata rispetto a quella delle altre regioni nord-orientali. Sostanzialmente stabile appare, infine, in media annua in Emilia-Romagna il valore del tasso di occupazione (misurato fra gli individui in età lavorativa, ossia fra i 15 e i 64 anni) che si mantiene nel 2008 su un valore pari al 70,2%, un decimo di punto al di sotto di quello del 2007. La modesta riduzione registrata, peraltro, interrompe una dinamica crescente che proseguiva da molti anni e rappresenta il primo segnale di un peggioramento che si potrà registrare nel corso del 2009. Un’evidente conferma in tal senso deriva dalla dinamica registrata nel quarto trimestre del 2008 in cui il tasso si attesta al 69,8%, tornando al di sotto del 70% dopo più di un anno e mezzo, e risultando inferiore al corrispondente dato del 2007 di ben sette decimi di punto. Un’ulteriore conferma del peggioramento descritto deriva, inoltre, dal confronto con il Nord-Est, in cui, al contrario di quanto avviene in Emilia-Romagna, si rileva un incremento del valore dell’indicatore che passa dal 67,6% al 67,9%, con una conseguente riduzione del divario medio dell’area rispetto al dato regionale. Notevolmente superiore rimane, peraltro, il valore del tasso di occupazione regionale quando esso viene confrontato con la media nazionale, che si attesta nel 2008 al 58,8%, valore sostanzialmente stabile rispetto a quello dell’anno precedente. 1.2 LE FORZE DI LAVORO CAPITOLO 1 Alla dinamica dell’occupazione si affianca un andamento delle forze di lavoro che evidenzia significative differenze e che, per le sue peculiarità, appare centrale nello spiegare le condizioni del mercato del lavoro regionale nel 2008 e le previsioni in merito alla sua probabile evoluzione nel 2009. Nel corso del 2008, lo stock dei lavoratori in Emilia-Romagna cresce in modo rilevante, e tale aumento si attesta su un valore pari a circa 34.000 unità, corrispondenti all’1,7% del valore del 2007. Con una significativa inversione di tendenza rispetto a quanto riscontrato negli ultimi anni, l’incremento appare decisamente più elevato rispetto a quello dell’occupazione (1,3%). Tale evidenza riscontrata in media annua si registra, peraltro, in tutti i quattro trimestri e si conferma, in particolare, anche nel quarto trimestre, in cui, a fronte di un aumento degli occupati di soli tre decimi di punto percentuale, le forze di lavoro crescono dello 0,8%. Questo andamento é importante per diverse ragioni. In primo luogo esso evidenzia una tendenza dell’offerta di lavoro a crescere più dell’occupazione e ad aumentare in modo abbastanza significativo anche in presenza di una domanda di lavoro che si sta stabilizzando e che presenta evidenti prospettive di peggioramento. Ciò contrasta con quanto è spesso accaduto in passato quando un peggioramento delle prospettive occupazionali spingeva lavoratori disoccupati a smettere di cercare un impiego e scoraggiava la ricerca da parte di soggetti precedentemente inattivi. La presenza di una offerta di lavoro in forte crescita sembra, invece, indicare che siano proprio le prospettive negative a spingere nuovi soggetti a cercare lavoro, per contribuire all’interno delle famiglie a dif- 17 La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro CAPITOLO 1 ficoltà crescenti di bilancio. Tale interpretazione, già suggerita dai dati aggregati, appare, rafforzata dal fatto che, come si spiegherà meglio in seguito, l’aumento dell’offerta di lavoro riguarda principalmente le donne. L’incremento dell’offerta di lavoro registrato nel 2008, d’altra parte, ha implicazioni rilevanti anche per ciò che è plausibile prevedere per il 2009. Tale incremento, infatti, potrebbe avere effetti gravi sulla disoccupazione, a fronte della prevedibile diminuzione della domanda di lavoro che si verifica nell’anno in corso, soprattutto qualora, come è avvenuto alla fine del 2008, l’offerta di lavoro tendesse a non contrarsi o addirittura ad aumentare in presenza di un peggioramento delle prospettive occupazionali. La dinamica dell’offerta di lavoro registrata in Emilia-Romagna non appare significativamente differente da quella registrata nell’intera area del Nord-Est. Nell’insieme delle regioni nord-orientali si rileva, infatti, un incremento complessivo dello stock dei lavoratori di circa 95.000 unità, corrispondenti all’1,8% del totale, a fronte di un dato regionale dell’1,7%. Leggermente più modesta appare, invece, l’espansione dell’offerta di lavoro nell’intera economia italiana, dove il numero dei lavoratori cresce di 369.000 unità, pari all’1,5% del dato del 2007. La forte crescita delle forze di lavoro verificatasi nel corso del 2008 ha determinato un parallelo incremento del tasso di attività regionale che si è portato nel corso dell’anno appena terminato ad un valore pari al 72,6%. Il valore dell’indicatore evidenzia un incremento di circa due decimi di punto percentuale rispetto a quello registrato nel 2007 e conferma il dato regionale come il più elevato fra tutte le venti regioni italiane. Il confronto con il Nord-Est e con l’intera economia italiana rafforza questa indicazione. Il tasso di attività mediamente registrato nell’area nord-orientale nel 2008 si attesta, infatti, su un valore pari al 70,4%, risultando inferiore di circa due punti percentuali rispetto al dato regionale. Molto più basso appare, infine, il valore dell’indicatore nell’intera economia italiana dove non si supera il 63%. 1.3 LA DISOCCUPAZIONE L’evoluzione del mercato del lavoro regionale nel corso del 2008 mostra un significativo incremento del numero dei lavoratori in cerca di occupazione che si ripercuote sulla dinamica del tasso di disoccupazione regionale. Nell’anno appena terminato il numero dei disoccupati in Emilia-Romagna si attesta su un valore pari a circa 65.000 unità con un incremento di circa 8.000 unità rispetto al dato del 2007, che corrisponde al 13,5%. L’aumento della disoccupazione riguarda indistintamente tutti i quattro trimestri dell’anno, anche se evidenzia una parziale accelerazione nel corso del quarto trimestre quando il numero dei disoccupati sale a 70.000 e il differenziale rispetto al 2007 a 10.000 unità. Il verificarsi di una espansione della disoccupazione deriva dal notevole incremento delle forze di lavoro che è stato superiore a quello della domanda cosicché, in termini aggregati, una parte dei nuovi soggetti divenuti attivi non ha trovato un impiego2. Come spiegato in precedenza, tale andamento costituisce un segnale preoccupante per il 2009. Se, infatti, l’offerta di lavoro non dovesse contrarsi, la diminuzione della doman2 Ovviamente l’effetto così descritto è solamente l’effetto composto e aggregato. Nella realtà il risultato complessivo deriva anche dalla perdita del posto di lavoro da parte di alcuni soggetti precedentemente impiegati. 18 La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro CAPITOLO 1 da in atto nell’anno in corso non potrebbe che determinare una crescita dello stock dei lavoratori in cerca di impiego. L’incremento del numero dei disoccupati registrato in regione avviene parallelamente anche nell’area del Nord-Est e nell’intera economia nazionale. Il dato relativo all’economia nord-orientale, in particolare, evidenzia una espansione del numero dei lavoratori in cerca di impiego di circa 19.000 unità, pari all’11,8% dello stock del 2007. Di dimensioni analoghe appare anche la crescita della disoccupazione nazionale che mostra un incremento di circa 186.000 unità, pari al 12,3%. L’aumento del numero dei lavoratori in cerca di occupazione in Emilia-Romagna determina un parallelo incremento del tasso di disoccupazione. Tale incremento, anche perché parzialmente mitigato dall’incremento delle forze di lavoro, appare, peraltro, ancora abbastanza modesto, rimanendo intorno ai tre decimi di punto percentuale. Lo stesso valore assoluto del tasso di disoccupazione regionale nel 2008 si mantiene comunque su livelli contenuti, attestandosi intorno al 3,2%. Parzialmente più elevato appare il dato relativo all’ultimo trimestre (+3,4%) anche se, una volta corretto per le dinamiche connesse alla stagionalità, esso non costituisce ancora una indicazione di accelerazione della crescita dell’indicatore. In termini assoluti, d’altra parte, il valore del tasso di disoccupazione regionale permane il più basso fra quelli delle venti regioni italiane dopo quello del Trentino-Alto Adige. Esso permane, inoltre, circa due decimi di punto al di sotto della media registrata nell’area del Nord-Est (circa 3,4%) ed inferiore rispetto alla media nazionale (pari al 6,8%) di più di tre decimi di punto percentuale e mezzo. Lo scenario relativo alla disoccupazione nel 2008 sembra, dunque, in conclusione, non fornire, nemmeno con riferimento agli ultimi mesi dell’anno, segnali di un peggioramento. 1.4 LA DISOCCUPAZIONE DI LUNGA DURATA All’aumento del numero dei lavoratori in cerca di occupazione, descritto in precedenza, si affianca un andamento parzialmente differente della disoccupazione di lunga durata, che evidenzia in Emilia-Romagna una sostanziale stabilità nel 2008. Lo stock dei lavoratori in cerca di impiego da almeno dodici mesi si attesta, infatti, nel corso dell’anno su un livello pari a circa 17.000 unità, che corrisponde allo 0,8% delle forze di lavoro regionali, valore identico a quello registrato nel 2007. Tale evoluzione determina, a fronte dell’incremento complessivo della disoccupazione, una diminuzione della quota dei disoccupati di lunga durata sul totale, che scende dal 28,1% al 26,2%. Una dinamica simile a quella appena descritta si riscontra anche con riferimento alla componente femminile delle forze di lavoro, all’interno delle quali si registra un tasso di disoccupazione di lunga durata che si mantiene nel 2008 su un valore pari a circa l’1,2%, confermando, anche in questo caso, il dato del 2007. Analogamente a quanto rilevato per l’insieme dei lavoratori, inoltre, a fronte dell’aumento complessivo del numero delle donne in cerca di occupazione, si verifica un decremento della quota della disoccupazione di lunga durata sul totale della disoccupazione femminile, con una diminuzione dal 30,8% al 28,9%. 19 La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro Con riferimento ai fenomeni appena descritti, è importante sottolineare che, a differenza di quanto potrebbe sembrare, essi non sono in contrasto con il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro regionale, determinate nell’ultimo trimestre del 2008 dai primi effetti della crisi economica internazionale. Un rallentamento della dinamica della domanda di lavoro, come quello registrato nell’ultima parte dell’anno genera, infatti, un effetto di incremento immediato della durata media della disoccupazione, che va però ad influire in modo significativo sul tasso di disoccupazione di lunga durata solo con un certo ritardo3. Tale considerazione, oltre a spiegare il mancato aumento dell’indicatore nel 2008, indica anche una probabilità che tale incremento si verifichi nel corso del 2009. Analogo a quello registrato in regione appare, infine, anche l’andamento rilevato nel Nord-Est. L’evoluzione riscontrata nelle regioni dell’area nord-orientale evidenzia, infatti, valori stabili per il tasso di disoccupazione di lunga durata, sia con riferimento all’insieme dei lavoratori che con riferimento alla forza lavoro di genere femminile (rispettivamente 1% e 1,5%). Un leggero peggioramento si registra, invece, nell’intera economia italiana dove entrambi gli indicatori mostrano un incremento di circa due decimi di punto percentuale, passando rispettivamente dal 2,8% al 3% e dal 3,8% al 4%. 1.5 LA SCOMPOSIZIONE PER GENERE CAPITOLO 1 La dinamica dei principali aggregati del mercato del lavoro nel corso del 2008 presenta differenze significative nella sua scomposizione per genere. Tali differenze riguardano certamente l’evoluzione mediamente riscontrata in tutto il corso dell’anno ma mostrano una notevole accentuazione nell’ultimo trimestre. Per quanto concerne la dinamica dell’occupazione, in particolare, lo stock degli occupati di genere femminile aumenta nel corso del 2008 di circa 14.000 unità, evidenziando una crescita dell’1,7% rispetto al valore registrato nell’anno precedente. Il numero di occupati di genere maschile, pur essendo anche esso in aumento, evidenzia nel medesimo periodo un progresso che si limita a circa 12.000 unità, che, data anche la maggiore consistenza dell’occupazione maschile rispetto a quella femminile, costituisce, in termini relativi, un incremento rispetto al dato del 2007 che non supera l’1,1%. La maggiore crescita dell’occupazione femminile con riferimento alla dinamica mediamente registrata nel corso dell’anno si accentua in modo rilevante se si considerano solamente gli ultimi mesi del 2008. Nel quarto trimestre del 2008 si registrano, infatti, un forte incremento della occupazione femminile, che cresce di 18.000 unità pari al 2,1% rispetto al corrispondente trimestre del 2007 e una diminuzione della disoccupazione maschile che, rispetto al dato corrispondente dell’anno precedente, si riduce di circa 14.000 unità, determinando un calo dell’1’1%. L’andamento descritto si giustifica in parte sulla base della dinamica settoriale dell’occupazione, di cui si dirà meglio in seguito. Poiché, infatti, come si mostrerà nel successivo paragrafo, la dinamica dell’occupazione nei servizi è risultata molto più fa3 L’effetto immediato sulla disoccupazione di lunga durata è relativamente modesto per il fatto che esso è determinato non dalla mancata uscita dalla disoccupazione di tutti i lavoratori che avrebbero trovato un impiego nelle precedenti condizioni del mercato del lavoro ma solo dalla mancata uscita di quelli fra essi che abbiano un numero di mesi di disoccupazione prossimo a dodici 20 La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro CAPITOLO 1 vorevole di quella riscontrata nell’industria, la maggiore incidenza di impiego nei servizi delle donne può certamente costituire la ragione più importante della crescita dell’occupazione femminile. L’andamento registrato nell’occupazione scomposta per genere in Emilia-Romagna presenta notevoli somiglianze, in termini qualitativi, con l’evoluzione riscontrata nel NordEst e con quella registrata nell’intera economia nazionale. Anche nell’area nord-orientale e nell’economia italiana si registrano, infatti, un incremento dell’occupazione femminile superiore a quello dell’occupazione maschile e un calo di quest’ultima nel corso dell’ultimo trimestre, dovuto totalmente alla sua componente nel settore industriale. Alcune differenze, anche rilevanti, si riscontrano però nella dimensione dei fenomeni rilevati. In particolare, per quanto concerne l’andamento nel corso di tutto il 2008, il differenziale positivo della crescita dell’occupazione femminile rispetto a quella maschile appare più forte nel Nord-Est e in Italia di quanto registrato in regione. Lo stock di donne occupate cresce, infatti, nelle regioni nord-orientali del 2,6% (contro l’1,7% in Emilia-Romagna) mentre quello dei maschi cresce solamente dello 0,7% (contro l’1,1% regionale). Allo stesso modo in Italia l’occupazione femminile aumenta dell’1,9% mentre quella maschile rimane sostanzialmente stabile. Di segno opposto appare, invece, il differenziale fra l’andamento regionale e quello delle altre aree esaminate nella caduta dell’occupazione maschile nel quarto trimestre. Al decremento dell’1,1% registrato in Emilia-Romagna si affiancano, infatti, un calo che non supera lo 0,6% in Italia (ancorché preceduto già nel terzo trimestre da una diminuzione dello 0,2%) e una sostanziale stabilità del dato nel Nord-Est (-0,1%). In conclusione, quindi, il confronto sembra evidenziare una maggiore tenuta dell’occupazione maschile in Emilia-Romagna nel corso dell’anno ma una caduta più forte nel quarto trimestre. Quest’ultima può costituire una indicazione rilevante in sede di previsione dell’andamento per il 2009. La parziale differenziazione nella dinamica relativa a donne e uomini, appena descritta, si ripercuote anche nell’andamento del tasso di occupazione scomposto per genere. Mentre, infatti, il tasso di occupazione femminile (nella fascia di età fra i 15 e i 64 anni) cresce nel corso del 2008 passando dal 62,1% al 62,2%, il corrispondente indicatore misurato fra i maschi diminuisce di due decimi di punto percentuale passando dal 78,4% al 78,2%. Molto elevato permane, comunque, il divario fra i tassi scomposti per genere che si mantiene intorno ai sedici punti percentuali. È opportuno, peraltro, sottolineare come il tasso di occupazione femminile in regione, pur risultando inferiore a quello registrato fra i maschi, appare significativamente superiore sia al corrispondente dato del Nord-Est (che si attesta al 58,4%) sia quello mediamente rilevato nell’economia nazionale (47,2%). Le rilevanti differenziazioni che caratterizzano le dinamiche riscontrante nel 2008 fra gli aggregati relativi a maschi e femmine riguardano anche l’andamento dell’offerta di lavoro. Il numero complessivo dei lavoratori in Emilia-Romagna, infatti, cresce nel corso del 2008 di circa 18.000 unità nella sua componente femminile e di circa 16.000 unità in quella maschile. In termini relativi, data la diversa dimensione dei due stock, gli incrementi corrispondono rispettivamente al 2,1% per le donne e all’1,4% per gli uomini. Molto significativo appare, inoltre, anche in questo caso, il dato del quarto trimestre in cui l’offerta di lavoro maschile cala dello 0,4% mentre quella femminile aumenta del 2,4%. 21 La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro CAPITOLO 1 Il forte incremento dell’offerta di lavoro femminile può plausibilmente essere spiegato dalla compresenza di due fenomeni. Da un lato esso è in linea con i dati registrati negli ultimi anni ed appare, quindi, confermare una tendenza di lungo periodo delle donne a una maggiore partecipazione al mercato del lavoro. La notevole dimensione del differenziale rispetto alla crescita della forza lavoro maschile, d’altra parte, sembra suggerire che a tale tendenza si aggiunga un secondo fenomeno connesso agli effetti della crisi economica ed alle sue conseguenze nei bilanci famigliari. È plausibile, in particolare, che, a fronte delle mutate condizioni economiche generali e, soprattutto, della riduzione dell’occupazione, in parte in atto e in parte prevista, le famiglie abbiano, in alcuni casi, modificato i propri comportamenti nella direzione di aumentare il numero dei componenti attivi, spingendo più donne a entrare nel mercato dal lavoro. Differenziali anche più accentuati di quelli rilevati in regione si registrano nell’evoluzione delle forze di lavoro maschili e femminili nel Nord-Est e nell’intera economia italiana. La crescita dell’offerta di lavoro nell’area nord-orientale aumenta, infatti, del 3% fra le donne e solamente dell’1% fra gli uomini, mentre i medesimi dati si attestano nell’economia nazionale rispettivamente al 2,7% ed allo 0,7%. La dinamica delle forze di lavoro scomposta per genere determina un’evoluzione differenziata anche con riferimento al tasso di attività. Il valore dell’indicatore fra le donne (con riferimento alle lavoratrici di età fra i 15 e i 64 anni) mostra, infatti, in Emilia-Romagna un aumento di quattro decimi di punto percentuale passando dal 64,5% del 2007 al 64,9% del 2008. Il medesimo indicatore misurato fra gli uomini appare, invece, sostanzialmente stabile attestandosi nel 2008 all’80,1%, valore identico a quello registrato nell’anno precedente. In linea con quanto riscontrato anche in passato, il tasso di attività femminile si mantiene in Emilia-Romagna significativamente al di sopra dei corrispondenti valori registrati nel Nord-Est e nell’intera economia nazionale, che si situano rispettivamente al 61,4% ed al 51,7%, evidenziando un differenziale negativo nei confronti del dato regionale rispettivamente di più di tre e più di tredici punti percentuali. Le dinamiche regionali di occupazione e forze di lavoro scomposte per genere determinano un’evoluzione sostanzialmente analoga per quanto concerne l’andamento del numero dei disoccupati di genere maschile e femminile. In entrambi i casi, infatti, la crescita dell’offerta di lavoro eccede quella della domanda di lavoro generando un aumento della disoccupazione. In particolare, sia il numero degli uomini che quello delle donne in cerca di impiego cresce in Emilia-Romagna nel corso del 2008 di circa 4.000 unità. Tali valori, dati i due diversi stock iniziali corrispondono, peraltro, a due variazioni relative parzialmente diverse, pari rispettivamente al 16% per i maschi e all’11,8% per le femmine. Dinamiche analoghe si registrano per i due aggregati sia nel Nord-Est che nell’intera economia nazionale. Nelle regioni dell’area nord-orientale, in particolare, si riscontra un incremento degli uomini in cerca di impiego del 14,7%, a fronte di un aumento fra le donne del 9,9%. I medesimi dati si attestano in Italia su valori rispettivamente pari al 13,6% e all’11,2%. L’incremento del numero delle persone in cerca di impiego determina un parallelo innalzamento del tasso di disoccupazione regionale con riferimento ai lavoratori di entrambi i generi. Il tasso di disoccupazione maschile, in particolare, si attesta nel 2008 in regione al 2,4%, crescendo di circa tre decimi di punto percentuale rispetto al dato del 2007. Il corrispondente tasso femminile sale, invece, al 4,3%, quattro decimi di punto 22 La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro percentuale al di sopra del valore raggiunto nell’anno precedente. Il differenziale fra i due tassi si attesta quindi poco al di sotto dei due punti percentuali, evidenziando un nuovo incremento di un decimo di punto percentuale dopo quello registrato nel 2007. Il valore del tasso di disoccupazione femminile si conferma, d’altra parte, a livelli di eccellenza in ambito nazionale risultando il più ridotto fra quello delle venti regioni italiane dopo quelli di Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta e evidenziando un differenziale positivo di circa mezzo punto percentuale nei confronti del Nord-Est e di più di quattro punti nei confronti della media italiana. 1.6 LA SCOMPOSIZIONE SETTORIALE CAPITOLO 1 La dinamica dell’occupazione descritta nel paragrafo precedente risulta determinata da andamenti profondamente differenziati fra i diversi macrosettori dell’economia regionale. La crescita del numero di occupati deriva, infatti, per la maggior parte dall’andamento registrato nel comparto dei servizi a cui si affianca un parziale incremento degli addetti in agricoltura e si contrappone a una riduzione dell’occupazione industriale. Più in dettaglio, all’aumento complessivo di circa 26.000 unità del numero degli occupati in Emilia-Romagna (+1,3%) si accompagna un progresso degli addetti nel terziario molto più accentuato, che si attesta intorno alle 40.000 unità, corrispondenti al 3,4% dello stock del 2007. Tale progresso deriva principalmente dalla dinamica dei lavoratori alle dipendenze che crescono nel comparto del 4,5%. Da circa 2.000 unità è, invece, costituito l’incremento dell’occupazione agricola, che rappresenta un dato in controtendenza rispetto alla dinamica degli ultimi anni e che, pur essendo di modesta entità, corrisponde, data la ridotta dimensione dello stock degli addetti nel settore, ad una espansione del 2,8%. Il comparto industriale mostra invece una significativa riduzione del numero degli addetti, che diminuisce di circa 16.000, corrispondenti al 2,4% del totale. Il calo riguarda in misura maggiore gli autonomi (-6,2%) ma non risparmia i lavoratori alle dipendenze (-1,3%). Questo andamento merita alcune considerazioni aggiuntive. In primo luogo è opportuno sottolineare come la dinamica dell’occupazione industriale riscontrata nel 2008 segua ad un triennio di significativa espansione nel settore, in cui il numero degli addetti è cresciuto di circa 42.000 unità, ed evidenzi, quindi, una chiara inversione di tendenza. Èutile, inoltre, sottolineare come gli andamenti negativi dell’occupazione industriale nel 2008 siano solo in misura ridotta imputabili agli effetti della crisi economica, in quanto la riduzione più forte si registra nella prima parte dell’anno (rispettivamente -5,3% e -4,5% nei primi due trimestri rispetto ai corrispondenti trimestri del 2007) a cui fa seguito una parziale ripresa nel terzo trimestre (+2,8%) e una nuova caduta nel quarto (-2,1%). La crescita dell’occupazione nei servizi e la parallela diminuzione di quella nell’industria determina un nuovo incremento della quota degli addetti nel terziario sul totale degli occupati. Tale quota raggiunge, infatti, nel 2008 il 61,8%, a fronte di un dato del 60,6% dell’anno precedente. Parallelamente la corrispondente quota degli addetti nell’industria scende al 34,2% contro il 35,5% del 2007. La dinamica settoriale registrata in Emilia-Romagna evidenzia, infine, alcune diversità rispetto a quella riscontrata nell’intero Nord-Est. Il confronto con l’insieme delle regioni nordorientali, in particolare, evidenzia come l’evoluzione registrata in questa area si caratterizzi per 23 La dinamica di occupazione, disoccupazione e forze di lavoro una crescita dell’occupazione più equilibrata fra i comparti, con un incremento degli addetti nei servizi più ridotto di quello rilevato in regione (+2,3% contro +3,4%) a cui si affianca un modesto incremento dell’occupazione industriale (+0,8%). I dati relativi all’economia italiana evidenziano, invece, maggiori analogie rispetto a quelli regionali mostrando un incremento dell’occupazione nel terziario (+1,7%) e un calo degli addetti nell’industria (-0,7%). Sia nell’economia italiana che nel Nord-Est, infine, a differenza di quanto registrato in EmiliaRomagna, si rileva una riduzione dell’occupazione agricola (rispettivamente -3,1% e -4,6%). 1.7 I FLUSSI MIGRATORI CAPITOLO 1 L’analisi dell’andamento del mercato del lavoro regionale nel corso del 2008 può essere completato da alcune considerazioni sulla dinamica della popolazione e, in particolare, da un esame dei flussi migratori relativi all’economia regionale. Sulla base dei dati attualmente disponibili con riferimento al 2008, che riguardano il periodo 1°gennaio - 30 novembre, la popolazione residente in Emilia-Romagna si attesta, al termine del periodo considerato, su un valore pari a circa 4.334.000 unità, evidenziando un’espansione di circa 58.000 unità rispetto al dato di inizio anno, corrispondente ad un incremento percentuale pari a circa l’1,4%. L’aumento, che appare già in un arco di undici mesi superiore a quello registrato in tutto il 2007 (circa +53.000 unità, pari all’1,3%), è determinato totalmente, in linea con quanto registrato anche nel recente passato, dall’effetto dei flussi migratori verso la regione. A fronte di un saldo naturale negativo (circa -5.000 unità) si registra, infatti, in Emilia-Romagna, un saldo migratorio positivo ed elevato, che si attesta su un valore pari a circa 63.000 unità, corrispondenti a circa l’1,5% della popolazione regionale di inizio periodo. Il dato citato conferma la notevole attrattività dell’Emilia-Romagna, sia con riferimento ai flussi dalle altre regioni italiane, e in particolare dal Mezzogiorno, sia con riferimento all’immigrazione dall’estero. L’incidenza dei flussi migratori appare, infatti, significativamente più elevata sia di quella registrata nell’intera economia nazionale (pari allo 0,7%) che di quella riscontrata nel Nord-Est (pari all’1,2%). Tale maggiore incidenza è anche all’origine della più elevata crescita della popolazione regionale che, pur a fronte di un maggior calo dovuto alla dinamica naturale, aumenta nel 2008 più della media italiana e di quella dell’area nord-orientale. Per quanto concerne la scomposizione per genere, la dinamica della popolazione appare determinata principalmente dall’andamento della componente femminile, che cresce di circa 30.000 unità rispetto alle 28.000 di quella maschile. Tale differenziale appare ancora più forte se calcolato con riferimento al saldo migratorio, che si attesta su un valore pari a circa 34.000 unità per le donne e a 29.000 per gli uomini. L’evoluzione dei flussi migratori appare, infine, rilevante anche in termini prospettici, con riferimento alla previsione sugli effetti della crisi nell’economia e sulla dinamica del mercato del lavoro regionale nel 2009. È, infatti, probabile che, anche in presenza di condizioni meno favorevoli nell’economia regionale, il saldo positivo degli ingressi in Emilia-Romagna si mantenga elevato, soprattutto per ciò che riguarda la componente proveniente dall’estero, plausibilmente meno sensibile alle fluttuazioni della domanda di lavoro. Se ciò dovesse verificarsi, si accentuerebbe il rischio, già descritto nei paragrafi precedenti, del perdurare di un incremento dell’offerta di lavoro anche in presenza di una contrazione dell’occupazione regionale. 24