IN MEMORIA DI DANTE LIVIO BIANCO
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IN MEMORIA DI DANTE LIVIO BIANCO
N E C R O L O G I O IN M EM O R IA D I D A N T E L IV IO La p e rd ila d e ll’avv. D ante Livio B ianco, m em bro del C om itato D ire tti vo d ella D eputazione p iem ontese d e l nostro Istitu to , caduto sulle m ontagne di C uneo il 12 luglio di q u est’an n o , ha lasciato u n vuoto non solo n ell anim o degli innum erevoli am ici, ma nelle file della R esistenza ita lia n a, che n o n si’ colm erà più . Senza alcuna esperienza m ilita re e senza o b b lig h i re la tiv i, l ’8 settem bre ’43 L ivio B ianco non opponeva in d u g i alla sua coscienza di antifascista e in terrom peva la sua p ro m etten te ed indisturbata attiv ità di p rofessionista per raggiungere C uneo, ove con a ltri 11 com pagni, tra cui l ’avv. D uccio G alim b e rti, costituiva la p rim a b a n d a « Italia lib e ra » che il 12 si trasferiva a M a donna d el C olletto, località a cavallo di V alle Stura e di V alle Gesso, e di qui il 18 a P a ra lu p in V alle S tura, e poi a S. M atteo in V alle G rana. In dicem bre la banda, u n p o ’ ingrossata d i n u m ero , portò aiuto al gruppo p artig ian o di Vin a d io , p rovenuto dalla form azione m i lita re di Boves e ivi costituitosi in v città lib era », p e rch è attaccato da una fo rte colonna di tedeschi e di SS. ita lia n e ; il 27 dicem bre prese p arte a l l ’attacco contro l ’areo p o rto di M ondovì e il 31 dicem bre in te rv en n e in soc corso della banda di Boves. A ttaccata il 13 G ennaio ’44 a S. M atteo d ai te deschi (in questo co m battim ento rim ase fe rito G alim berti) la banda tornò a P a ra lu p , non solo n o n disfatta m a rin v i gorita dalla prova, a cui la tenacia m o rale di tu tti gli uom in i — fatti consa pevoli da Livio (se m p re partecipe in prim o piano a tutte le azioni) delle ra gioni ideali e p olitiche d ella lo tta — aveva saputo resistere. BIANCO E questo sup eram en to della crisi si espresse n ella figliazione di a ltre bande, dislocate n elle v alli G esso, Stura e G ra na e organizzate n e l « G ruppo bande Italia L ib era », m en tre L ivio diveniva il C om m issario politico d e l gruppo e poi d el secondo settore (dalla B isalla alla V al G rana), che con il gruppo si era territo ria lm e n te v enuto a id en tifi care. T rasferito si il com ando di settore a S. G iacom o n el V allone d e ll’A rina so p ra D em onte, dopo un p erio d o di azioni di d istu rb o e di grande sabotag gio, a cui Livio p a rte cip ò , tutte le e n e r gie d ella form azione furo n o im pegnate e m esse a. d u ra prova in u n nuovo im ponente ra strella m en to tedesco svoltosi dal 20 al 27 a p rile, p e r respingere il quale fu ro n o sostenuti aspri scontri per q u a ttro giorni n e l V allone d e ll’A rm a, in cui Livio operò in p rim a linea. D opo questo d u ro e pisodio, la tenacia di Livio e. dei suoi portò alla rio rg a nizzazione delle form azio n i sino alla costituzione, n e l luglio ’44, della Ia d i visione a lp in a G. L .. su cinque b r i gate: la « B isalta-B . L erda », la « Vertnenagna e Roia-S. D elm astro », la « G esso-I. V ivam i », la « Stura-C . R o s selli » e la « G rana-P . B raccini ». Fu questo il p e riodo delle « rep u b b lich e partig ian e », o d elle zone fran c h e , re tte a ll’om bra delle arm i p a rtig ian e dalle p rim e a m m inistrazioni p o p o lari e le tti ve. E fu il p erio d o dei fru ttu o si in c o n tri col m aquis francese, p e r stip u la re accordi m ilita ri e prom esse di perenne am icizia fra i due popoli lib e ra ti, con clusisi il 30 m aggio a S aretto, ove L i vio intervenne quale ra p p re se n tan te del C .L .N . del P iem onte. Il 17 agosto la 90a div. tedesca di gran atieri corazzati puntava sul colle Necrologio d ella M addalena, per p iom bare sul fianco degli alleati sbarcali in P ro v e n ga. Sono i p a rtig ian i G. L. a sbarrare il passo m ed ian te una trip lice difesa in valle S tura, cosi da d e te rm in a re u n r i tardo di sette giorni al transito del n e m ico, arrecandogli con le p e rd ite un danno strategico incalcolabile. La b rig a ta R osselli sostiene i p iù d u ri com bat tim enti sul versante ita lia n o e francese, a cui L ivio p artecip a in p rim a linea. I tedeschi accusano il colpo e Io d e n u n ciano rabbiosi in un loro com unicato di guerra. In F ra n c ia ove era rip ieg ata, la B ri gata R osselli, angariata d alle gerarchie d e ll’esercito regolare francese, difende la sua autonom ia e la sua b a n d ie ra, m ediante una tem pestiva e ostinata azione diplom atica condotta dal suo co m an d an te e da L ivio. Essa ha finalm en te riconosciuta la sua autonom ia e, schierata su un tratto di fro n te alle d i pendenze soltanto operative d el C o m ando m ilita re alleato, com batte a fian co degli am ericani in im prese in cui em erge la ferm ezza di L ivio, com e n e l l ’im boscata di T u rin i d el 19 settem bre, q u a n d o , circondato da ogni pa rte dal fuoco nem ico, egli to rn a in terre n o aperto e battu to p e r proteggere il ripiegam ento di u n com pagno fe rito . Sistem ata in F ran cia la brig ata R o s selli, con una m arcia di 59 o re a ttra verso cam pi m in ati rite n u ti invalicabili, Livio torna il 10 otto b re n elle sue valli e a P rad lev es riassum e con E tto re Rosa il com ando della I a D iv. G. L. Q ui, tra il 26 e il 30 novem bre, in occasione di u n nuovo schiacciante rastrellam ento nem ico, riesce a realizzare una o p e ra zione di sganciam ento m ediante una audacissim a m anovra n o ttu rn a di in fil tram ento n e lle linee nem iche, che sal va la divisione nella sua quasi totalità. L’o perazione, scaturita d a ll’in telligenza m ilitare d el « civile », rim an e una d e l le d im ostrazioni p iù b rilla n ti d e lle p o s sib ilità tattiche e d e ll’efficienza m ili tare d ella guerra p e r bande. L ivio risolveva poi il pro b lem a del secondo inverno con il trasferim ento in 63 p ian u ra e sulle colline d elle L anghe di larga pa rte d e lle G. L. cuneesi, che vi costituivano le due nuove divisio n i IH e X ; e torn ato a P ra d lev e s sosteneva dal 13 a l 17 feb b raio ’45 u n nuovo p e sante rastrellam en to n em ico, a cui r i u sciva, dopo fo rtu n a ti c am b atlim e n ti, a so ttrarre le sue fo rm azio n i. In seguito alla grave p e rd ita di D u c cio G alim b erti, nonostante il suo forte im pegno in m ontagna, L ivio rilu tta n te era persuaso dagli am ici a lasciare le sue valli iter d iv en ire, il 19 febbraio ’45, il C om andante regionale delle fo r m azioni G. L. e il V ice C om andante del C .M .R .P . Ma il nostro affrettato e doloroso r i cordo d i L ivio B ianco sarebbe troppo incom pleto se dim enticassim o di a c cennare, p ro p rio in questa sede, alle sue q u a lità em in en ti di m em o rialista e di storico d ella R esistenza. In V e n ti mesi d i gu e rra p a rtig ia n o n el cuneese (Panfilo e d it., C uneo 1946) egli precisa con lap id a ria chiarezza alcuni concetti fo n d am en tali, da cui dovrà necessaria m ente p re n d ere le m osse la storiografia della. R esistenza. La passione d i p o liti co e di m ilita n te vi è sem pre p resen te, ma n o n fa velo al g iudizio d el n a rra to re. Così ci appaiono via via il c ara tte rizzante profilo delle form azioni p o li tiche e di q u elle m ilita ri, diverse nella n atu ra degli u o m in i, n e i m eto d i di o r ganizzazione e di azione e n egli sv ilu p p i; l ’in te rp reta zio n e m orale e n o n solo tecnica d e l superam ento d elle rico rre n ti crisi m ilita ri, spiegabile soltanto con la consapevolezza politica dei fini della lo tta ; l ’ap ertu ra eu ro p ea e popolare della R esistenza, che è alla base degli in co n tri sugli alti v alichi a lp in i e delle rom antiche prom esse di fra te rn ità , s tre t te dai lib e ri com b atten ti dei d u e Ver santi, consapevoli d i ra p p re se n tare la m atu rità europea delle due n a zio n i, il che consentiva poi che in g lesi, fra n cesi, russi e ita lia n i com battessero e m orissero insiem e, trasfigurati e fusi da un ard o re m essianico di insegnam ento m orale e di sollecitazione riv o lu zio n aria dei p o p o li. N e , usciva, superbam ente 64 Necrologio qualificato n elle sue condizioni storiche p artico lari e n e ll’azione conseguente, u n tipo ben definito di resistente ita liano : l ’antifascista liberal-so cialista, il co m battente G. L ., il m ilita n te audace, critico e in stan c ab ilm e n te so llecitato re del p a rtito d ’azione. E specialm ente n e l suo studio su La guerra p a rtig ia n a in P iem onte (« Il p o n te », agosto - settem b re 1949), Livio B ianco sviluppava organicam ente a l cuni concetti che erano suoi da tem po e avevano determ in ato lu i, e q u e lli che erano con lu i, n e ll’azione. T ale era per lu i la consapevolezza di u n « prim ato » m ilita re piem ontese, v enuto su dai te m pi e che egli aveva sentito sbocciare in se stesso n e ll’ora d ella necessità, quale era già affiorato n ella m ateria studiata dal G allenga, dal P in e lli e teorizzata dal St. Jo rio z . Q uel prim ato m ilita re era fatto di tenacia contadina, di a sp ira zione a ll’in d ip en d en za e forse anche a ll’isolam ento antico della p ro p ria te r ra, risolto ora in una aspirazione p re giudiziale a ll’auto n o m ia, e in ogni ca so di avversione al tira n n o e al p re d a tore stra n ie ro . G ià allora quella ten a cia m ilita re non era suscitata da s p iri to d i avventura e di p ira te ria , m a da am ore delle p a trie lib e rtà , che doveva no poi affinarsi nella consapevolezza e nella condanna di nuove p o litich e e so ciali tira n n ie , sino a sboccare n ella u l tim a guerra di lib erazio n e. L ivio, consa pevole di questo sbocco, si rifiutava di accogliere la tesi della « V andea p ie m ontese », che solo l ’ignoranza del M us solini — egli osservava — poteva a t trib u ire ai presu n ti m ai sopiti spiriti sabaudi del P ie m o n te . Ciò non poteva essere, era u n non senso, — diceva L i vio — « la m o n arch ia è stata per il partigian ato piem ontese la grande assente e la guerra si è com battuta senza d i lei ». A ltra cosa eran o p e r lu i le glo rie di una m onarchia decaduta n egli u o m in i e n e ll’istitu to , ed altra la c o n tin u ità dei valori fisici e. m orali p e rp etu ali dal buon sem e che n o n si d isp erd e, e che si m anifestavano tanto n e l cosciente e mai sportivo sacrificio m ilita re, q uanto n e l la consapevolezza dei doveri civili. « R iviveva così in certo senso n e l P ie m onte p a rtig ian o — egli concludeva — la pa rte m ig lio re d e l vecchio P ie m onte, dove la so llec itu d in e p e r la co sa p u b b lic a era com plem ento d ella v ir tù m ilita re e la razza dei v alenti soldati si m escolava con quella dei devoti ed accorti a m m in istra to ri ». C rediam o che sia questa la m igliore definizione che L ivio abbia dato in c o n sapevolm ente di se stesso che, prim o ed eccelso n elle p erso n ali q u alità, am a va riconoscere la pa rte m ig lio re di sè n elle doli com uni a tutta la sua razza cuneese, ai suoi p a rtig ia n i, ai suoi p iù um ili am ici. L ivio, p a rtig ian o fierissi m o, tenace a lp in ista, grande avvocato e giurista era ancora p ro p rio quel valente soldato, q u e l sollecito cittad in o , quel devoto e d accorto a m m in istra to re . A t traverso l ’am ore riv o lu zio n ario della l i b e rtà ed una sensibilità squisita della socialità, egli era giunto a configurarsi distin tam en te un rin n o v ato « senso dello Stato », a ltrettan to integro e rigoroso, nella sua m oderna riv alu tazio n e a u to n o m ista e dem ocratica, quanto quello più facilm ente acquisito e tram an d ato dai p ro b i p iem ontesi del tem po antico. 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