Nuovi cittadini. La fine della seconda edizione del progetto. L`inizio

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Nuovi cittadini. La fine della seconda edizione del progetto. L`inizio
 NU OVI CIT TA DI NI. L A FINE DELLA SEC O NDA E DIZI O NE DEL PROG E T TO , L ’ I NIZI O DELLA V ITA AD UL TA . DI E LISA M E NDOLA “Si potrebbe paragonare l’adolescente di oggi a un passeggero che è costretto ad attendere in stazione ferroviaria un treno che t arda ad arrivare. Nel frattempo si organizza dando alla Stazione ferroviaria la forma di una piccola casetta, con giochi, amici, passatempi e sistemi di contatti permanenti con il mondo… in attesa comunque che arrivi il treno.” D. Novara L’adolescenza è quel p eriodo d ella vita d i un individuo spesso caratterizzato per la messa in d iscussione d el rapporto con le regole, educative e sociali : l’aumento dell’impulsività, che è connesso allo s viluppo puberale, porta alla messa in atto d’azioni ispirate più facilmente dal d esiderio che dalla ragione. La maggiore autonomia dai genitori e l’avvio di nuove esperienze comportano il superamento d i limiti prestabiliti e attraverso l’instaurarsi d i nuovi legami n el gruppo d ei pari e d i nuove regole condivise con i coetanei, il codice di gruppo adolescenziale propone n uovi valori. I giovani risultano spesso “facilmente influenzabili”, faticano a crearsi una propria opinione, d elegano la scelta a l coetaneo p iù coraggioso, d ifficilmente si ribellano alla d ecisione della maggioranza. Non p er caso, oggi, la maggior parte d ei massmedia testimonia che innumerevoli prodotti, culturali e commerciali, sono pensati apposta p er questa fascia di età : i corpi esibiti nelle pubblicità, sui giornali, sui manifesti p er le strade della città, i prodotti promossi e i vari spot hanno come target il ragazzo adolescente. La generazione adolescenziale odierna è molte volte associata all’ “epoca d elle passioni tristi o spente” e l’idea di un progetto rivolto ai ragazzi d iciottenni, nasce proprio dalla considerazione che spesso, nonostante siano entrati a p ieno titolo n ella maggiore età, non n e s entono le responsabilità, n on n e conoscono i diritti e i doveri. Un modo per segnare il passaggio dall’adolescenza all’età adulta allora è quello di riscattare il diciannovesimo anno di vita come momento iniziatico di a mpia rilevanza educativa, d i grande condivisione comunitaria. Occorre che la città/società sappia inventare d ei gesti, delle forme, d ei rituali p er garantire ai nostri giovani il senso di una s volta creativa n ella loro vita. I formatori del CPP (Centro Psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti di Piacenza), Daniele Novara, pedagogista, direttore CPP e ideatore del metodo, Paolo Ragusa, Emanuela Cusimano e la sottoscritta, hanno incontrato tutte le classi quinte di Piacenza, scuole pubbliche e private, professionali e licei, creando un ciclo d i laboratori d i conversazione m aieutica * n elle classi, proponendo storie improntate sui principi fondamentali d ella Costituzione Italiana. Gli incontri duravano un paio d’ore circa e gli studenti erano i protagonisti della scena; ci siamo confrontati sul diritto al lavoro, il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, la fuga dei cervelli, il diritto allo s ciopero, l’articolo 11 d ella nostra Costituzione che ripudia la guerra, la privacy, il d iritto al matrimonio, il d iritto di manifestare la propria opinione, il diritto al voto e le responsabilità di una comunità educante. Una delle nuove storie proposte quest’anno, tratta da un fatto di cronaca, è quella di Marco,ragazzo di 14 anni d i Firenze, che dopo una serata al pub con gli a mici torna a casa e s i s ente male; il padre gli chiede s e fosse ubriaco e il figlio ammette d i avere b evuto della birra. A questo punto il papà di Marco, a conoscenza della legge secondo la quale è vietato servire alcolici ai minori, avverte le autorità della zona, creando un inevitabile conflitto con il figlio. Su questa storia, e su tante altre, erano chiamati a ragionare ed esprimersi i ragazzi, calarsi nei panni d i un adulto educante da una parte e in quelli di “figli” dall’altra. Alla fine dei n ostri laboratori una d elle ipotesi che abbiamo formulato è quella d i una d emotivazione adolescenziale che nasce dalla enorme sfiducia da parte d el mondo adulto, dalla consapevolezza d el ragazzo d i non essere ascoltato e preso in considerazione. Tutti gli adulti sono ex a dolescenti, eppure p er capire i ragazzi di oggi non hanno b isogno d i ricordarsi b ene della propria adolescenza poiché siamo d i fronte a nuovi contenuti, timori e bisogni :all'origine q ualcosa è cambiato. Non s i parla mai d i adolescenza come reazione a l mondo circostante ma piuttosto s i è spesso pronti a puntare il d ito domandandosi solamente “Cosa sta succedendo ai ragazzi di oggi? Perché sono cambiati?”. I giovani non sono tristi, come d i consueto sono d ipinti, ma sono il riflesso di un mondo adulto che non s i appassiona p iù e che da’ sempre meno fiducia alle nuove generazioni. Le p ersone n el tempo maturano, si prendono cura dei p iù p iccoli e p ensano (più o meno) al b ene comune. Ma p erché i ragazzi non trovano quindi adulti equilibrati, sensibili ai giovani, attenti alla collettività? Qual è il background di un adolescente odierno? Obbligato a frequentare una scuola che negli anni vede deteriorarsi, osserva gli adulti che vi stanno all’interno come sempre meno contenti di esserci, gli è chiara l’importanza dello studio ma è difficile comprendere il nesso che lega sapere, potere e benessere, piuttosto sembra che il tempo a scuola sia sottratto ai veri interessi d i un/a giovane uomo/donna. Se gli adulti vogliono fare i giovani, s e le riviste p er ragazze adolescenti sono tempestate di domande come “Cara dottoressa, come posso far capire a mia madre che mi da fastidio quando si mette i miei vestiti davanti ai miei amici?” oppure “Cara dottoressa, perché quando sono con mia mamma mi sento in competizione nonostante lei m i dica di essere la mia migliore amica?”, e s e il mondo dei grandi vuole tenere il monopolio del mondo del lavoro, i giovani si rendono conto che l’immagine che la società chiede loro è esclusivamente quella del consumatore, e questo si limitano a fare. Non si sforzano di farsi sentire, non si sforzano di cercare la loro s trada, n on si sforzano di crearsi un futuro, ma prendono quel che capita. Ovvio è che non tutto il popolo d egli adolescenti italiani è davvero così in crisi come spesso d escritto, ma è importante sapere come la pensano, sapere che esistono “ragazzi modello” protagonisti di baby gang che picchiano i coetanei p er appropriarsi di un lettore mp3, le prostituzioni on line, il cyber b ulling, il sexting in chat… Molti genitori (ed educatori) non sanno che l’Istat parla proprio dei loro ragazzi quando sfoggia il nuovo termine “Neet” (Not in Education, Employment or Training, cioè niente istruzione o preparazione o lavoro), descrivendoli come svogliati e non competitivi, oppure non si riconoscono come i creatori di una “Ombelico generation”, di bambini e poi adolescenti narcisisti e in difficoltà a staccarsi da un pericoloso cordone ombelicale. Non esiste più un conflitto tra le generazioni poiché sembriamo tutti coetanei, e spesso vediamo i ruoli invertirsi. Ma quali posti rimangono vacanti? Non vogliamo assistere ad un ammutinamento delle figure deputate all’educazione, ma vogliamo riconsegnare alle nuove generazioni la parola, lo spazio di espressione, una coerenza n ei comportamenti, l'abitudine al confronto e al dialogo in modo che anche loro si s entano parte d i un mondo reale che non è n ecessario “trasformare”, ma vivere. Un grazie a l Comune di Piacenza che ha fortemente s ostenuto questo progetto, in particolare all’Assessore Giovanni Castagnetti, a Luciano F ornaroli e a Michela Riboni. Oggi, 18 novembre 2011, presso Palazzo Gotico, si svolgerà la cerimonia rituale della Consegna della Costituzione Italiana da parte d el Sindaco Reggi ad una delegazione d i tutte le scuole, momento conclusivo del progetto; auguriamo un buon anno scolastico a tutti i ragazzi che si sono sperimentati, arrabbiati ed “esposti” con noi, n ella speranza che questi momenti siano s empre più frequenti p er gli adolescenti odierni, così b isognosi di qualcuno che li ascolti. ELISA MENDOLA * Conversazione Maieutica
La conversazione maieutica è uno strumento nuovo che fa parte degli strumenti della famiglia maieutica
pedagogica
votata a raggiungere nuove competenze attraverso uno spazio di confronto condiviso e una full immersion
su se stessi.
Creato da Daniele Novara, è uno strumento di apprendimento e non di decisione. Non serve per affrontare
direttamente i conflitti, ma per generare apprendimenti.
Vi è un facilitatore ( o più di uno) che struttura la conversazione maieutica e si crea una situazione di intensa
partecipazione.
Nella conversazione maieutica è necessario avere un tema conflittuale su cui poter lavorare, la conflittualità viene
assunta come un dato di fatto. Non si va a cercare armonia, bensì un confronto/conflitto.
Dopo di ciò il gruppo viene suddiviso in due parti contrapposte (chi difende la posizione e chi si oppone) e viene scelto
un portavoce per ciascun gruppo, una sorta di avvocatura con arringa specifica. Il momento di confronto si conclude
con una votazione alla quale tutti devono partecipare, pro o contro le due posizioni.