E. CORONA, Il contributo della xilologia in alcune ricerche su
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E. CORONA, Il contributo della xilologia in alcune ricerche su
Università della Tuscia - Viterbo PREMESSA Lo studio delle opere lignee può fornire indicazioni che investono il campo storico, etnografico, filologico, selvicolturale, commerciale. La diagnosi delle specie legnose di strutture architettoniche, impianti marittimi, attrezzature, mobili, sculture, dipinti, insieme agli esami dendrocronologici, densitometrici e d’immagine contribuiscono a collocare nel tempo i manufatti, a rilevare preferenze e metodi di lavorazione, a dare indicazioni su costumi, pratiche colturali e commerci del passato. Basti accennare ad esempio ai dipinti di pittori dei secoli XIV e seguenti dell’Alta Francia, del Belgio della Gran Bretagna, nei quali le ricerche xilologiche hanno dimostrato come spesso i supporti provengano da rovere del Baltico, già fin dal secolo XIV più apprezzato per i pannelli di opere pittoriche a causa del durame meno ricco di composti polifenolici ternari. O all’evoluzione nell’approvvigionamento del legno che si riscontra nelle opere Rubens, di Rembrandt, Wouwermeer, che dapprima utilizzano provenienze da soprassuoli delle coste atlantiche e in seguito da soprassuoli dell’interno. Oppure ai lavori d’intaglio al coltellino testimoniati fin dal 1400 in opere di provenienza altoatesina, come appare ad esempio da un cassone conservato al Castello Sforzesco di Milano. DATAZIONI I rilievi dendrocronologici su numerosi abitati dei secoli scorsi hanno risolto in parecchi casi problemi relativi alla collocazione temporale di singole costruzioni e manufatti. È di pochi anni fa l’esatta datazione di un celebre manufatto in rovere: la Cattedra lignea cosiddetta di S. Pietro, ritenuta il seggio dell’Apostolo, che però i rilievi dendrocronologici collocano inequivocabilmente nel secolo IX e suggeriscono addirittura le provenienze degli elementi che la compongono (CORONA 1995). Un caso significativo è offerto dagli scavi di Novgorod dove la raccolta di 3000 campioni di pino silvestre e abete rosso ha permesso di seguire lo sviluppo nel tempo della città, di stabilire epoche di incendi e rifacimenti, di puntualizzare successioni nelle pavimentazioni lignee delle strade. Analogamente a Smolensk 405 campioni prelevati da 76 abitazioni hanno datato opere dell’arco che va dal XII al XIV secolo; e così a Belosersk, Maganzeia ecc., e in numerosi abitati di Gran Bretagna, Scozia, Polonia, Svezia, Svizzera. Per l’Italia si accenna appena agli studi sui resti di travature in castagno della catacomba di S. Gennaro a Napoli del VII secolo, per le quali sono stati ricostruite pezzature, provenienze e si è perfino calcolata la resistenza alla flessione, i carichi e le degradazioni che ne hanno determinato la rottura. In castagno sono i resti di incavallature medioevali di S. Maria in Forcassi nel Viterbese, collocati per le, scale, impianti e travi (CORONA 1991). Anzi in questo caso lo studio delle strutture ha permesso di costruire anche una master chronology per l’abete bianco, valevole per la datazione di altri manufatti dell’Italia settentrionale. Master chronologies sono state da qualche anno costruite per quercia, abete rosso, larice, e pino cembro della Baviera e del Tirolo, proprio attraverso lo studio xilologico di fabbricati, case coloniche, baite di montagna. INDICAZIONI TIPOLOGICHE La scelta dei legnami per i diversi impieghi, le caratteristiche xilematiche e xilocronologiche possono dare indicazioni interessanti su usi e costumi, pratiche selvicolturali, nonché su fatti climatici ed extraclimatici che hanno inciso nella vita della pianta matrice, ma spesso hanno influenzato la stessa storia dell’uomo. Indagini xilocronologiche dimostrano che la copertura in legno della Chiesa dei Francesi in Berna (1398) e quella del Castello di Laupen, distante 25 km dalla capitale elvetica, non solo provengono da piante coeve ma radicate addirittura nello stesso soprassuolo. Evidentemente l’approvvigionamento dei legnami per opere strutturali competevano all’Amministrazione della città di Berna anche per il Castello di Laupen (EGGER et alii, 1988). Lo studio dei legnami di faggio dell’antico abitato di Charavines Collettines (Francia) propone una cronologia di 155 anni (886-1040 d.C.) durante i quali si sono modificate le tipologie di costruzione a seconda che i boschi di quercia e faggio erano maturi per il taglio. Ma rivela anche che dal 955 in poi, per una cinquantina di anni, gli accrescimenti furono minori per entrambe le specie, fatto che viene messo in relazione alle trasgressioni glaciali e a fenomeni legati alle attività solare. Anzi da alcuni di questi manufatti si è rilevato che a una diminuzione di accrescimento corrisponde una variazione degli isotopi del carbonio (BOURQUIN MIGNOT 1994). In Svezia si è scoperto che in vari cimiteri della regione di Lund nel primo secolo del millennio le bare venivano costruite con legno di querce provenienti da località facilmente individuabili. In Italia uno studio su un antico abitato del Lazio, Camerata Vecchia, ha messo in evidenza in travi di tasso (Taxus baccata L.) tracce delle due “segnature di Landshut”, prima (1417-1421) e seconda (1458-1462). Segnature che compaiono anche in uno stallo tardogotico della Parrocchiale di Fiera di Primiero, in alcuni altari del Trentino e in manufatti lignei dell’Italia centrale (es. cassa di Palazzo Venezia a Roma). Segnature più antiche ben caratterizzate e quindi indicative si riconoscono nelle capriate di S. Eufemia in Verona; costruita in epoca longobarda la chiesa andò distrutta nel terremoto del 1117, fu ricostruita nel 1140 e ampliata nel 1275 e 1361. In particolare si nota la segnatura 11441151 che da questa chiesa prende il nome di “segnatura di S. Eufemia” (STROPPA 1989). L’elenco potrebbe continuare con riferimenti a vari complessi dell’Italia settentrionale (es. dove, nelle costruzioni medioevali e successive, compare Abies nebrodensis Mattei, conifera oggi ridotta ad appena 37 esemplari ubicati sul monte Scalone nelle Madonie e ovviamente protetti come relitti di una specie mediterranea scomparsa ad opera dell’uomo. Per analogia si può accennare all’Abies cilicica Carr. della Siria, ridotto a pochissimi esemplari e alle poche piante di Abies pinsapo Boiss. della Sierra d’Estopona in Spagna, praticamente distrutto dall’uomo per l’esteso impiego in opere strutturali ed interni (CORONA 1994). Nella città di Dublino, per la quale è stata elaborata una cronologia anulare dal X al XV secolo, si è scoperto che nel secolo XIV si usavano tronchi plurisecolari di quercia – di età fino a 420 anni – mentre nei secoli successivi, anzi ancora nel secolo XV, i tronchi presentano molti meno anelli: evidentemente il patrimonio forestale era andato depauperandosi e si dovevano utilizzare piante molto più giovani (there was a despletio in forests in the 14th century). Considerazioni su pezzature ed età dei legnami impiegati vengono proposte dai fabbricati e dalle strutture fluviali dell’Exebridge nell’Inghilterra meridionale, che risalgono ai secoli XII e XIII. Anche nei waterfronts londinesi lungo il Tamigi per i secoli XII e XIII si trovano interessanti indicazioni su epoche di taglio, pezzature e stagionature (MORGAN-SCHOFIELD 1978). Una disamina su strutture e manufatti in faggio e quercia è stata fatta anni fa da Hollstein (1980) per numerose costruzioni medioevali di Aachen, Mainz, Treviri, Mönchengladbach e dalla Cattedra di Biologia del Legno d’Amburgo su manufatti della Germania settentrionale (es. Monastero Cistercense di Wienhausen). Interessanti notazioni su sistemi di taglio e su età dei tronchi destinati a travature emergono da uno studio dendrocronologico su edifici delle città di Lubecca. A un rozzo “Plenterung” dei secoli XII e XIII seguirono forme di trattamento più appropriate nel secolo XV-XVI; ma non mancarono anche qui importazioni dalle regioni dell’Est per opere particolari, come ad es. l’arredo e l’organo di St. Jakobi (WROBEL-KLEIN 1996). Elementi significativi riscontra Kuniholm in Grecia e nelle isole egee, dove i costruttori hanno utilizzato Pinus nigra, P. leucodermis, Picea abies, Juniperus s.pl., Abies s.pl. Quercus s.pl. INDICAZIONI COMMERCIALI Le indagini xilologiche rivelano anche percorsi e commerci dei legnami. Esami condotti su manufatti dell’Alta Francia e dell’Inghilterra dei secoli XIV e seguenti provano che numerosi assortimenti di quercia sono di provenienza baltica. In strutture portanti, negli impianti fluviali e marittimi olandesi compare rovere della Germania, in particolare delle zone del Reno ancora nei secoli VIII e IX; è quanto risulta dai confronti delle cronologie anulari in questo caso caratterizzate anche sotto il profilo geografico. Per restare all’Italia si riconoscono oggi in parecchi manufatti di Firenze e Roma provenienze e modalità di lavo- Ma gli assortimenti impiegati in varie costruzioni del Medioevo propongono anche considerazioni di carattere climatico. Tracce dell’“early medioeval warm” si riconoscono nei larici delle Alpi marittime, mentre nei fabbricati delle regioni cis e transalpine centrali e in Baviera ancora una trentina di anni fa nelle cronologie di Brehme venivano messi in evidenza negli assortimenti di larice incrementi doppi rispetto a quelli verificatisi dopo il secolo XVI a seguito dell’avvento della piccola età glaciale (little ice age). Fatti climatici che hanno caratterizzato le regioni dell’Europa centrosettentrionale sono testimoniati dalle segnature di cui è stato fatto cenno sopra, (Landshut, Doppeldepression, ecc.) che hanno agito spesso nello stesso senso e con la stessa intensità anche in ambiente mediterraneo. Studi raffinati vengono condotti ora mediante le tecniche densitometriche, tomografiche e di analisi d’immagine con le quali si arriva a individuare fasi climatiche intrannuali. Il nostro millennio è ormai esplorato soprattutto con ricerche congiunte svizzere, svedesi, tedesche, inglesi e, in parte italiane, su assortimenti di abete rosso e abete bianco; non mancano peraltro riferimenti ad altre specie come pino silvestre, larice, querce. Ogni specie ha temperamento e comportamento peculiari legati all’andamento non solo di singole stagioni bensì di singoli mesi o frazioni di mesi (CORONA 1992). Ci si limita qui a citare il caso emblematico offerto dall’abete rosso, la cui densità inter e intranulare è condizionata dall’andamento del mese di aprile. Comparando sequenze anulari, disposizioni d’immagine, assetto densitometrico di legnami di specie diverse anno per anno si riesce a stabilire successioni climatiche dettagliate (SCHWEINGRUBER et alii, 1988). CONSIDERAZIONI FINALI Le notizie e gli esempi, qui riportati in forma necessariamente sommaria, dimostrano come gli studi xilologici offrano indicazioni di notevole interesse in vari campi. Infatti gli elementi che compongono i manufatti, attraverso lo stato e la tipologia degli assetti xilematici, testimoniano aspetti e vicende che hanno caratterizzato le piante matrici e che hanno inciso sulla storia dei manufatti stessi. La Xilologia, disciplina che studia il legno in tutte le sue connotazioni, viene ad assumere allora il ruolo di disciplina sussidiaria per l’Archeologia, in questo caso per l’Archeologia medioevale. BIBLIOGRAFIA BILLAMBOZ A. 1990, Etude dendrochronologique et approche historique d’un village du Jura Comtois. «Dendrochronologia», 8, pp. 99-117. BOURQUIN-MIGNOT C. 1994, Dendrochronologie du hêtre sur un site médiéval des Préalpes Françaises. «Dendrochronologia», 12, pp. 103-115. CORONA E. 1991, Xilologia: implicazioni tecniche, storiche, filologiche. «Ann. Acc. It. Sc. For.», XL, pp. 211-236. HOLLSTEIN E. 1980, Mitteleuropäische Eichenchronologie. Ph. von Zabern-Mainz pp. 1-273. KUNIHOLM P.I. 1978, Dating in the Aegean region. BAR, pp. 179194. STROPPA M. 1989, Analisi di strutture lignee provenienti da edifici storici della provincia di Verona, «Dendrochronologia», 7, pp. 123-143. WROBEL S., KLEIN P. 1996, Dendrochronologie: ein Fenster in die Vergangenheit, «Forschungsreport», 1, pp. 2-5.