L`Europa deve ritrovare una visione di lungo periodo

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L`Europa deve ritrovare una visione di lungo periodo
Il rafforzamento dell’Unione Monetaria Europea
Lo spread tra Btp e Bund è sceso intorno ai 250 punti, la borsa italiana da inizio anno è in
deciso rialzo, anche l’economista Roubini nelle sue interviste degli ultimi giorni è sembrato meno
pessimista. Insomma è rientrato l’allarme sull’Eurozona? Si possono considerare archiviate le forti
tensioni sui debiti sovrani di Spagna ed Italia? Con uno sguardo più profondo, risulta tuttavia
evidente che i difetti di costruzione dell’Euro sono ancora in essere e la strada da fare per rafforzare
l’architettura dell’Unione monetaria è lunga. “Les embarras de la souveraineté” è il titolo emblematico - del prossimo convegno della Fondazione Italcementi: si riuscirà in Europa a superare
finalmente quegli “imbarazzi della sovranità” di cui parlava Jacques Delors?
Il rapporto tra questione monetaria e sovranità è un tema più antico di quanto non si creda: il
10 gennaio scorso si è celebrato l’economista reggiano Gasparo Scaruffi con un convegno a cui ha
partecipato anche il Direttore Generale della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni. Scaruffi, non era
un utopista chiuso nella sua torre d’avorio, ma un banchiere del Rinascimento calato nella realtà
economica e nei commerci, che propose una riforma monetaria con l’adozione di una moneta unica
ed universale. Dalla sua esperienza di mercante e banchiere, dalla sua straordinaria conoscenza nel
campo delle monete, scaturì il suo trattato l’Alitinonfo, pubblicato nel 1582 “per provedere à gli
infiniti abusi del tosare et guastare monete quanto…per ridurre anco tutto il mondo ad una sola
moneta”. La necessità di una moneta unica era una chiara esigenza pratica, che serviva per
agevolare i commerci, superare l’anarchia monetaria.
E’ nei “mercatores” italiani che nacque l’esigenza del “governo della moneta”. Accanto a
quella di Scaruffi si consideri anche l’opera del mercante toscano Bernardo Davanzati, con il suo
trattato “Lezione delle Monete” del 1588. I mercanti come Scaruffi, non erano chiusi nel mercato
domestico, avevano una visione globale, esportavano e commerciavano ovunque dal cuore
dell’Europa all’Oriente: per loro la certezza dei cambi, le regole nel sistema dei pagamenti, la
stabilità dei prezzi erano fondamentali. Avevano bisogno di un grande “mercato unico comune” e
percepivano la necessità della stabilità monetaria. Scaruffi aveva compreso che la risposta ai
problemi monetari non poteva più essere data da un solo Ducato, da un solo Stato, da un unico
Principe. Era necessaria una cessione della sovranità monetaria dei vari Ducati e Stati per ottenere –
attraverso un compromesso evolutivo – un grande risultato finale: un sistema con moneta unica e
con una Zecca universale per garantire stabilità.
Le questioni e i problemi a cui Gasparo Scaruffi cercò di dare risposte nel Cinquecento
sono, pertanto, ancora di grande attualità nell’Europa dei nostri giorni. La questione del “governo
della moneta” è ancora oggi un tema di fondamentale importanza, molto sentito anche tra i nuovi
protagonisti dell’economia mondiale, in particolare in Cina. In un discorso del 23 marzo 2009,
Zhou Xiaochuan, Governatore della People’s Bank of China, ha affermato che “lo scoppio della
crisi e le sue ripercussioni in tutto il mondo riflettono le vulnerabilità intrinseche e i rischi sistemici
nell’attuale sistema monetario internazionale”; nell’analisi degli squilibri che hanno portato alla
crisi del 2008 si è soffermato sul dilemma di Triffin per la moneta americana ed ha invocato un
graduale passaggio dal dollaro statunitense verso una valuta di riserva globale svincolata da singole
istituzioni statali emittenti ed affidata pienamente al controllo del Fondo Monetario Internazionale.
Xiaochuan ha ricordato anche le proposte che fece Keynes per Bretton Woods con l’adozione di
una moneta internazionale il “Bancor” ecc.: proposte che come sappiamo non furono accolte. Alle
posizioni di Xiaochunan è seguito un ampio dibattito.
E’ sempre più evidente, dunque, che la sfida economica e geopolitica tra Stati Uniti e Cina si
sposta anche sul terreno della ridefinizione del sistema monetario internazionale. In questo
scacchiere in mutamento, in questa ricerca di una nuova grande architettura monetaria globale, di
una nuova Bretton Woods, il Vecchio Continente rischia di arrivare con le ossa rotte. L’Europa
deve uscire dalla “tirannia dello status quo”, dalla “veduta corta” di cui parlava Tommaso Padoa
Schioppa e ritrovare una coraggiosa visione di lungo periodo.
Carlo Azeglio Ciampi, nella sua intensa e toccante lettera di saluto al recente convegno su
Scaruffi ha parlato della necessità di “un realismo lucido e fattivo” ed ha affermato
perentoriamente: “non ho mai ritenuto che la moneta unica, l'Euro, potesse essere una sorta di
talismano capace di risolvere ogni problema, di appianare qualsiasi difficoltà. Sono e resto, però,
convinto che l'Euro è e resta un punto politico di non ritorno, che àncora saldamente i paesi
dell'Unione europea a quel progetto unitario, che solo può conferire all'Europa, nell'arena
internazionale, il ruolo che le compete; che la storia della civiltà le assegna”.
Nella nostra Europa c’è bisogno di un grande salto in avanti per vincere le divisioni e le
fratture, per superare gli egoismi tedeschi, per superare gli imbarazzi della sovranità: occorre,
usando la metafora del Machiavelli, “porre la mira assai più alta che il loco destinato”.
Giovanni Fracasso
Dottorato di ricerca in “Mercati e Intermediari Finanziari”
Università degli Studi di Parma