il nostro convegno: “cascine e nuclei storici”
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il nostro convegno: “cascine e nuclei storici”
IL NOSTRO CONVEGNO: “CASCINE E NUCLEI STORICI” DA BRESCIAOGGI DEL 16 giugno ISEO. Il no al cemento di «Yseo nel cuore» L’urbanistica? «Non tiene conto del paesaggio» Tre architetti al capezzale della ruralità che scompare Niente oneri di urbanizzazione: un’aiuto possibile per chi recupera vecchie cascine e nuclei isolati «Per bloccare l’espansione urbanistica La cascina in località Santella a Clusane. scriteriata in Franciacorta e nel basso Un esempio di salvaguardia nel contesto Sebino bisogna contrapporre alla territoriale nella quale si trova. conurbazione degli abitati la conurbazione dei parchi già istituiti o in fase di istituzione». La traduzione? Gli strumenti urbanistici comunali devono tener conto dell’esistente, e non di ciò che si vuole realizzare. Il concetto è stato ribadito nei giorni scorsi davanti a una sala strapiena dall’architetto Aurelio Pezzola, intervenuto nel castello Oldofredi di Iseo alla conversazione su «Cascine e nuclei storici» promossa dalla redazione del foglio «Yseo nel cuore». L’architetto Mauro Salvadori è entrato poi E’ DISPONIBILE IL DVD nello specifico quando ha suggerito che il recupero delle cascine avvenga a scopi “CASCINE E NUCLEI STORICI” turistico-ricettivi anzichè residenziali. «Un (senza memoria non c’è identità) condominio in cascina - ha detto - ha un PUOI TROVARLO A ISEO impatto più pesante rispetto a un ALL’EDICOLA IN PIAZZA agriturismo: richiede, per esempio, che le (Costo 3 Euro) sterrate siano poi asfaltate». Affinchè la tutela e la valorizzazione dei beni storici sia OPPURE PRENOTARLO davvero efficace, secondo lui, occorre che la INVIANDO RICHIESTA A pianificazione urbanistica sia integrata coi [email protected] contenuti paesistici. «Le scelte dei vari Pgt - ha insistito Salvadori LE FOTO SONO SUL WEB - devono prescindere dalle possibili iseonelcuore.myblog.it destinazioni d’uso e basarsi invece sull’analisi delle vocazioni del territorio». Prima di lui, l’architetto iseano Gianni Franceschetti aveva evidenziato che «la ricchezza di cui principalmente vive Iseo è la storia». E aveva raccontato come si viveva nelle cascine plurifamiliari che fino agli anni ’60 colonizzavano il territorio. «Un mondo quasi scomparso - ha sintetizzato Franceschetti -. Erano 152 i contadini nel 1951, adesso si contano sulle dita di una mano». Per incoraggiare il recupero di cascine e nuclei rurali (81 quelli filmati e fotografati da Yseo nel cuore), Franceschetti Rinnoviamo il nostro grazie ha proposto di esonerare gli eventuali a coloro che ci hanno investitori dal pagamento degli oneri di accolto nelle cascine e ci urbanizzazione. Poi Mauro Morganti, cultore hanno concesso le riprese di storia locale, ha svelato i misteri che si video e fotografiche nascondono dentro ad alcuni toponimi iseani e ha invitato a salvarne la memoria con una tabellonistica esplicativa. DAL GIORNALE DI BRESCIA del 15 giugno ISEO. Ottantuno cascine di diverse forme e epoche, più ventuno borghi storici: questo il patrimonio architettonico e culturale che Iseo ancora conserva e su cui gli organizzatori del convegno “Cascine e nuclei storici”, svoltosi venerdì sera al castello Oldofredi, hanno attirato l’attenzione con un lavoro certosino di catalogazione e informazione. Moderati dall’organizzatore Enrico Pernigotto, gli esperti hanno sviscerato pregi passati e presenti , ma anche problemi di conservazione per il futuro di un vero tesoro sociale capace di connotare e rendere unico il territorio della capitale sebina. Il primo passaggio tecnico è toccato all’architetto Aurelio Pezzola. “le cascine della fascia pedemontana sono di dimensioni più ridotte rispetto a quelle della campagna e spesso hanno muri fatti con pietre rotonde e levigate, tipiche di luoghi dove c’è abbondanza di acqua. Tutte hanno un preciso schema di costruzione: a nord chiusure ermetiche e a sud portici, cortili e fienili”. Più “iseano” invece l’intervento di Gianni Franceschetti “Il nucleo di Iseo non denota la presenza di grandi famiglie predominanti, quanto piuttosto l’esistenza di una frazionata proprietà privata. Ogni cascina era abitata da una sola famiglia, mentre già a Pilzone (La Cà) e Cremignane (Segaboli) esistevano “cascine corti” abitate da più famiglie, nuclei autosufficienti con orto, porcilaia, forno, stalla, piante da frutto e il portone, che alla sera chiudeva fuori i pericoli”. Il significato dei nomi lo ha spiegato Mauro Morganti. “Cascina Tesor deriva dal fatto che la famiglia Zatti, allevatrice di bestiame, in un periodo di carestia si arricchì scambiando i suoi formaggi di capra “a peso” con i gioielli dei signori della pianura. Batù e Padù derivano da prato per pascolo collettivo, Bocass da radura coltivabile, Cavone, Quai e Covelo da sorgente, la Quadra era una tassa. Infine Mauro Salvadori ha parlato degli elementi di tutela legislativa del patrimonio. “Oggi la sua conservazione è demandata alla sensibilità di chi realizza i Piani di Governo del Territorio, e all’atto pratico esonerare dal pagamento degli oneri le ristrutturazioni storiche”.