Seguiamo i punti cardinali e puntiamo proprio nella direzione del re

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Seguiamo i punti cardinali e puntiamo proprio nella direzione del re
Seguiamo i punti cardinali e puntiamo proprio nella direzione del re di pietra verso est. Il castello di
Bonavalle fu sempre legato alla storia di Racconigi. Di origini medievali, godeva di propri privilegi
feudali. Nel XVIII secolo ne furono creati baroni i marchesi Turinetti di Priero, la famiglia che nel
1853 vendette all’imprenditore serico Francesco Giuseppe Agnelli, nato a Racconigi nel 1789, la
bella villa di Villar Perosa, dove si è sviluppata l’intera epopea della famosa dinastia industriale. Il
castello fu poi acquisito dal pittore Giuseppe Augusto Levis.
La tenuta di San Lorenzo nacque nel XIII secolo come hospitale sanctii Laurencii dell’Ordine
ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme (o Gerosolimitani, l’attuale Sovrano Militare Ordine
di Malta). Che era nato per le crociate, come quello dei Templari, che in quegli stessi anni gestivano
la mansio di Murello. Tra ‘7 ed 800, diversi, successivi interventi trasformarono le vecchie masserie
dell’ospizio in cascine più evolute, affiancate da una elegante “casa da nobile” con cortile di
impianto aristocratico e cappella.
Da San Lorenzo lo sguardo afferra, verso nord oltre la Cascina Comune, la rocca di Carpenetta, in
origine grangia dell’abbazia di Staffarda, evoluta poi in casaforte e castello con ricetto. Se invece si
segue la strada in direzione di Polonghera, si incontrano le cascine di Vallombrosa e Vallombrosina,
la cui denominazione ricorda che non lontano vi era un insediamento della famosa abbazia toscana.
I documenti antichi dicono che qui si estendeva “una selva in cui ebbero i Vallombrosani un
monastero, da essi abbandonato nel 1637” e poi distrutto.
Lungo la provinciale per Casalgrasso, sempre guardando a nord, si estende una bella tenuta celata
alla vista da alti alberi monumentali. È Villa Berroni, fatta costruire nel 1773 dal barone Ignazio de
Laugier. Il parco, come appare oggi, è frutto dei progetti di inizio ‘800 di Giacomo Pregliasco. Nel
1866 la tenuta fu acquistata da Carlo Ceriana Mayneri e fu residenza privilegiata del figlio Michele,
sindaco di Racconigi, che nel 1899 fu tra i fondatori della Fiat.
Se dal Borgo Macra puntiamo a nord lungo via Stramiano, il Centro Cicogne e Anatidi è ospitato
nel primo degli ex poderi reali. Nelle mappe dell’800 è una delle due Cascine Pignata, di origini
settecentesche, che sorgono a poche decine di metri dai Bret.
Sempre più a nord, ecco Migliabruna Nuova, la splendida cascina modello, a corte chiusa,
progettata nel 1834 da Ernest Melano per re Carlo Alberto, che ne fece il fulcro delle
sperimentazioni agricole, in stretta connessione con le tenute di Pollenzo. Nei documenti antichi, il
nome è Moglia Bruna, ad indicare chiaramente un terreno à meuille, umido e dalla terra scura. La
facciata principale è quella che prospetta la strada sterrata, cioè la grande route de Turin par
Migliabruna, che univa direttamente il parco ai traghetti sul Po di Lombriasco.
Mentre un viale di albere pine (pioppi cipressini) la univa a Streppe, il cui nome deriva dallo
strepetum, il terreno incolto che nel 1266 il Comune vendette all’abbazia di Casanova per ricavarne
i soldi necessari alla costruzione delle mura. I monaci vi costruirono una grangia e diedero un
contributo decisivo alla bonifica e valorizzazione agricola dei terreni. Un particolare curioso: l’atto
di vendita di questi terreni ai monaci di Casanova fu siglato alla presenza del dominus Federicus de
Bargiis, precettore templare di Murello.
Ulteriormente a nord della Nuova vi è la Migliabruna Vecchia, citata già nel 1214, quando il
marchese di Saluzzo comprò i terreni sui quali fece “edificare un poco di fortalicio”. La grande
cascina nacque cioè come una motta, una cascina fortificata. Che poi, diventata sabauda come
Racconigi, assunse le forme di un piccolo castello: la torre nord della facciata conserva ancora una
finestra di forme quattrocentesche.
Le cascine dei poderi reali erano in tutto 14; nel 1845 avevano 272 abitanti divisi in una quarantina
di famiglie. Nel loro insieme, così come le fece razionalizzare Carlo Alberto, davano vita ad un
autentico modello di campagna – giardino, unite tra loro da viali alberati con rondò e prossime ai
boschi reali di caccia, che si estendevano lungo il Maira (e nei quali, nel 1909, sparò dei colpi anche
lo zar di Russia, Nicola II)
Da Migliabruna Nuova attraversando Streppe (è uno dei percorsi del progetto Cyclo Monviso) si
raggiunge facilmente Oja, guidati dall’alto campanile della chiesa di San Matteo. La grossa borgata
(lungo la strada antica di Carmagnola) è citata per la prima volta in un documento del 1273. Qui
nacque, nella seconda metà del ‘700, Gioachino Bellone, grande burattinaio che fu uno dei due
geniali inventori di Gianduja.
Guardiamo adesso a sud. Via Priotti ci conduce al Canapile lungo la strada antica di
Cavallermaggiore, tratto della Route Royale che univa Torino a Nizza attraversando il paese. Il
nome originario è Canavile, chiara indicazione di una diffusa attività di coltivazione della canapa. È
citato per la prima volta in un documento del 1294 che dice che dai boschi della zona veniva
ricavato il legname necessario per la costruzione delle mura. Ed in effetti tra qui e la Tagliata si
estendevano i boschi di Santa Maria, che furono poi una delle più importanti riserve reali di caccia
del territorio.
Finiamo guardando ad ovest e andando alla Tagliata, grossa frazione dove ebbe proprietà anche
l’antica Abbazia di Caramagna, e dove la chiesa di Sant’Anna è protagonista di grandiose feste
patronali. Dalla chiesa continuiamo verso sud fino alla Bealera del Molino. Tirando dritto, si arriva
alla tenuta Cajre, che fu la residenza racconigese e lo studio del pittore Giuseppe Augusto Levis.
Voltando a destra e seguendo i cartelli del Campo Volo si raggiunge il Podere Sant’Elia, dove
Antonio Biolatto ha allestito un suggestivo Museo di contadinerie.