Diabete in gravidanza
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Diabete in gravidanza
PRIMO PIANO A cura di V. Triggiani *, E. Guastamacchia *, V. A. Giagulli **, E. Tafaro * Diabete in gravidanza La presente pubblicazione riassume la relazione Diabete e gravidanza: ruolo del diabetologo tenutasi durante il Convegno Regionale della Sezione di Puglia e Basilicata dellAssociazione Medici Endocrinologi (AME) (Bari, 16/12/06), organizzato dai Proff. Edoardo Guastamacchia (Docente di Endocrinologia e Referente Regionale AME di Puglia e Basilicata), Emilio Tafaro (titolare dellinsegnamento di Endocrinologia, canale L-Z presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dellUniversità degli Studi di Bari) e Vincenzo Triggiani (docente di Endocrinologia, Università degli Studi di Bari). l diabete complica tra il 5 e il 15% delle gravidanze. Nel 10 % circa dei casi si tratta di una condizione di diabete diagnosticata prima della gravidanza (0,5% diabete tipo 1; 9% diabete tipo 2), mentre nel 90 % dei casi si tratta di una condizione di diabete cosiddetto gestazionale, definito come qualsiasi grado di intolleranza al glucosio con insorgenza o primo riconoscimento durante la gravidanza, indipendentemente Classificazione del diabete in gravidanza Diabete pregravidico - Tipo 1 - Tipo 2 - IFG (Alterata glicemia a digiuno) - IGT (Alterata tolleranza glucidica) Diabete adesordio/riconosciuto in gravidanza - Diabete gestazionale (GDM) - Alterazioni minori della tolleranza ai carboidrati (IGT in gravidanza) Tabella n.1 pugliasalute dal tipo di trattamento e dal fatto che possa persistere dopo il parto. (Tab. 1). Il diabete è responsabile di numerose e frequenti complicanze che riguardano sia la madre che il prodotto del concepimento (Tab. 2). È di fondamentale importanza, pertanto, diagnosticare e trattare adeguatamente il diabete durante la gravidanza. Le donne diabetiche devono giungere al concepimento in una condizione di compenso glicemico ottimale e mantenere tale condizione per tutta la durata della gravidanza. Nel caso del diabete gestazionale, è fondamentale una diagnosi precoce e il raggiungimento di uno stretto controllo glicometabolico da mantenere durante lintera gravidanza. Tali obiettivi possono essere ottenuti solo con adeguata informazione della paziente, con un appropriato regime dietetico, una idonea attività fisica e, dove necessario, trattamento insulinico, con un attento monitoraggio dei valori glicemici, frequenti visite di controllo, esami di laboratorio e strumentali rivolti alla valutazione e al follow up delle complicanze, unitamente a uno stretto controllo ostetrico ed ecografico della evoluzione della gravidanza. - dodici - maggio 2007 e adiposo con lutilizzo prevalente di substrati lipidici e minore utilizzazione di glucosio da parte materna; ciò determina iperglicemia materna postprandiale e, di conseguenza, una maggiore disponibilità di glucosio per il feto. Gli ormoni placentari estrogeni, progesterone, cortisolo, lattogeno placentare, prolattina, GH sono i principali fattori che inducono IR. LIR determina aumento della secrezione insulinica con conseguente iperinsulinismo. La gravidanza, di per sé, è pertanto una condizione diabetogenica. Rispetto alla gravida non diabetica, nel soggetto con diabete gestazionale lIR è più marcata e la risposta compensatoria della ß-cellula pancreatica (la prima fase in particolare) appare ridotta. I meccanismi patogenetici del GDM sono, pertanto, sovrapponibili a quelli del Diabete mellito tipo 2: lintolleranza ai carboidrati si sviluppa quando la secrezione ß-cellulare non è più in grado di compensare lIR. GDM e DM tipo 2 potrebbero essere, quindi, momenti diversi della stessa patologia. La gravidanza costituirebbe in questa ottica, un test pancreatico da stress, in grado di portare allidentificazione di quei soggetti che sono predisposti a sviluppare nel tempo una condizione di diabete, per lo più di tipo 2. Diagnosticare il GDM, pertanto, oltre a migliorare il risultato della gravidanza stessa con adeguata terapia e controllo, vuol dire identificare donne con ridotta riserva ß-cellulare ad elevato rischio di sviluppare il diabete in futuro. Offre unopportunità unica, attraverso un programma di follow up e di correzione dei fattori di rischio, di effettuare prevenzione primaria e secondaria del diabete e delle sue complicanze. Complicanze del diabete in gravidanza Complicanze materne Iperglicemia Ipoglicemia grave Chetoacidosi Aggravamento di complicanze (retinopatia, nefropatia, cardiopatia) Ipertensione Preeclampsia Eclampsia Taglio cesareo Recidiva di GDM in gravidanza successiva Sviluppo successivo di diabete Complicanze fetali Anomalie congenite Macrosomia Iposomia Distocia di spalla Cardiopatia ipertrofica fetale Polidramnios Oligoidramnios Parto pretermine Complicanze neonatali Ipoglicemia Disordini del metabolismo di calcio e magnesio Iperbilirubinemia Policitemia Immaturità polmonare Complicanze nell'infanzia/adolescenza Obesità Insulinoresistenza IGT Diabete mellito Fattori di rischio per lo sviluppo di diabete tipo 2 non modificabili Tabella n.2 Modificazioni del metabolismo in gravidanza e patogenesi del diabete gestazionale Nella prima metà della gravidanza vi è una fase in cui si costituiscono le riserve energetiche nella madre, in forma di glicogeno, tessuto adiposo, tessuto muscolare, necessarie allo sviluppo del prodotto del concepimento e allallattamento. In tale fase, le richieste energetiche da parte del feto sono modeste. Vi è, pertanto, uno scarso apporto energetico al feto (fase anabolica materna). Nella seconda metà della gravidanza si assiste ad una graduale utilizzazione di parte delle riserve energetiche materne. Il flusso nutrizionale si sposta dalla madre al feto che aumenta di peso (fase anabolica fetale/catabolica materna). Mentre nelle fasi iniziali della gravidanza la sensibilità insulinica è normale o aumentata, con lavanzare della gravidanza si determina una condizione di insulinoresistenza (IR), cioè una minore efficacia dellazione dellinsulina, in particolare a livello del tessuto muscolare pugliasalute - tredici - Etnia Età>35 anni Obesità Familiarità Parità Insorgenza precoce di GDM Glicemia a digiuno in gravidanza Risposta glicemica e insulinemica al carico orale di glucosio in gravidanza Necessità di terapia insulinica Risposta glicemica al carico orale di glucosio dopo la gravidanza (indice più attendibile di sviluppo di diabete tipo 2 nei successivi 5-7 anni). Fattori di rischio per lo sviluppo di diabete tipo 2 modificabili (successivi alla gravidanza) Obesità e/o aumento di peso Alcune terapie farmacologiche Dieta incongrua Sedentarietà Ulteriori gravidanze Ta b e l l a n.3 maggio 2007 Nella maggior parte dei casi il GDM è, quindi, assimilabile al diabete mellito tipo 2 e lincidenza di DM tipo 2 in donne con precedente GDM varia dal 3 a oltre il 70% nelle diverse casistiche, in relazione soprattutto alla durata del follow up. Vi sono dei fattori di rischio per il successivo sviluppo di diabete tipo 2. Alcuni sono modificabili ed è su questi fattori di rischio che bisogna intervenire per ridurre o per lo meno allontanare nel tempo linsorgenza del diabete di tipo 2 e delle sue complicanze in queste donne (Tab. n.3). Alcune donne con GDM presentano autoanticorpi (es. ICA) e sono a rischio per lo sviluppo di diabete di tipo 1. Diagnosi del diabete gestazionale La diagnosi di GDM viene fatta in due tempi. Viene eseguito un test di screening con un carico orale di 50 g di glucosio tra la 24a e la 28a settimana di gestazione (in 14aFattori di rischio per il GDM: Pregresso GDM o IGT Familiarità di 1° grado per diabete Età>30 anni Obesità/Sovrappeso Pregressa macrosomia (>4 kg) Mortalità perinatale da causa ignota Ipertensione arteriosa Due o più aborti spontanei Poliidramnios Gestosi Elevata parità Parti pretermine Incremento ponderale >1.2 kg nel 1° trimestre e/o 400 g/settimana nel 2°-3° trimestre Ricorrente glicosuria a digiuno Crescita fetale accelerata o dismorfica Tabella n.4 18a settimana se si tratta di soggetti ad alto rischio). Se la glicemia dopo unora è = 140 mg/dl, si effettua il test con 100 g. e prelievi di base e ogni ora per tre ore. Nelle donne a rischio medio-alto di GDM si può anche fare direttamente OGTT con 100 g (Tab. n.4). Non vi è accordo generale sulluso del test diagnostico con 100 g o con 75 g. con i criteri dellAmerican Diabetes Criteri diagnostici ADA 100 g OGTT ADA 75 g OGTT Digiuno 95 95 60 minuti 120 minuti 180 155 180 155 180minuti 140 --- Glicemia (mg/dl) Tabella n.5 pugliasalute Donne con basso profilo di rischio Età<25 anni Peso normale prima della gravidanza Appartenenza a gruppo etnico con bassa prevalenza di GDM Nessun parente di 1° grado con diabete noto Nessun precedente riscontro di anormale tolleranza al glucosio Nessun precedente di eventi ostetrici negativi Ta b e l l a n . 6 Association (ADA) o del test con 75 g. e valutazione della glicemia di base e dopo due ore come previsto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO) (Tab. n.5). Non vi è poi accordo se il test di screening debba essere sempre eseguito o possa essere evitato nelle donne con basso profilo di rischio (Tab. 6). Una glicemia sempre sotto controllo Gli obiettivi glicemici da perseguire nel diabete gestazionale sono i seguenti: Glicemia a digiuno < 95 mg/dl Unora dopo i pasti <140 mg/dl Due ore dopo i pasti <120 mg/dl. Se le glicemie sono più elevate, vi è una maggiore incidenza di macrosomia fetale, mentre se si perseguono glicemie mediamente più basse, vi è un maggiore rischio di ritardo di crescita intrauterina del feto. Lautocontrollo domiciliare della glicemia è fondamentale nella gestione del diabete in gravidanza e deve essere praticato da tutte le donne con GDM. Se il diabete è controllato con la sola dieta sono sufficienti 2-3 determinazioni al giorno (al mattino a digiuno e 1 ora dopo il pasto) con schemi a scacchiera. Se il soggetto è in terapia insulinica si effettuano determinazioni al mattino a digiuno (al risveglio) e postprandiali e, se si utilizzano schemi insulinici intensificati, anche determinazioni pre-prandiali. I livelli glicemici post-prandiali, comunque, correlano con la macrosomia più che quelli a digiuno. Occorre evitare gli episodi di ipoglicemia. Fondamentale è anche il controllo del peso corporeo. Il dosaggio dellEmoglobina Glicata (HbA1c) ha meno importanza nella gestione del diabete della gravida perché i WHO controlli ambulatoriali sono 75 g OGTT comunque più frequenti e le variazioni terapeutiche devono 126 essere basate più sul monitoraggio --glicemico che sui valori 140 dellHbA1c. Questa conserva la --sua utilità essenzialmente per una valutazione retrospettiva a termine di gravidanza di quello che è stato - quattordici - maggio 2007 il controllo, oltre che nella valutazione pregravidica del compenso glicometabolico. La terapia del diabete in gravidanza La dieta deve fornire adeguata nutrizione alla madre e al feto: adeguato apporto calorico e di nutrienti per un appropriato incremento ponderale materno e crescita fetale. Deve mantenere la glicemia entro i limiti stabiliti, evitando la chetosi. Nel primo trimestre non vi è in genere aumentata richiesta energetica. Nelle donne normo-peso si può somministrare una dieta di circa 30 Kcal/Kg/die. Nel secondo e terzo trimestre può essere richiesto un apporto addizionale di cira 150-300 Kcal/die. Se gemellare aggiungere 150 Kcal/die. Le calorie devono essere ripartite in 3 pasti principali e 3 spuntini al giorno con un 15% di calorie a colazione, 25% a pranzo, 30% a cena, 10% a ciascuno dei 3 spuntini. Il 50% delle calorie deve derivare da carboidrati, 25% dai grassi (<10% saturi) e 25% dalle proteine (0,8 g/Kg + 25 g/die). Occorre anche introdurre fibre (25-35 g), folati 400 mg/die in più (600-1000 in tutto), ferro 27 mg/die, calcio (introito totale 1000-1300 mg/die). Lesercizio fisico migliora la sensibilità allinsulina e la captazione di glucosio stimolata dallinsulina (aumento del flusso ematico ai muscoli), determina modificazioni positive della composizione corporea e, in assenza di controindicazioni mediche o ostetriche, può essere considerata una terapia aggiuntiva. Deve prevedere lutilizzo di grossi gruppi muscolari (es quadricipite femorale). Il programma di esercizio deve essere individualizzato, il controllo accurato, con eventuali variazioni della dieta. Si possono consigliare attività quali passeggiare a passo svelto, nuoto, cyclette, esercizi per le braccia. Soprattutto nelle fasi più avanzate occorre monitorare il feto. La terapia insulinica viene utilizzata oltre che, ovviamente, nelle gravide affette da DM tipo 1, nel DM tipo 2 in terapia con ipoglicemizzanti orali prima della gravidanza e nel GDM quando la sola dieta non riesce a mantenere le glicemie entro il range previsto o vi è crescita fetale eccessiva. Vengono utilizzate sia linsulina regolare che gli analoghi rapidi (in particolare linsulina Aspart ha lindicazione in scheda tecnica) e, dove necessario, formulazioni a più lunga durata dazione, in particolare insulina ad azione intermedia o premiscelate, mentre per gli analoghi a lunga durata dazione vi è meno esperienza o non vi è lautorizzazione in scheda tecnica. Gli adeguamenti della terapia insulinica si basano essenzialmente sul monitoraggio glicemico. Linsulina può anche essere somministrata mediante pompa ad infusione continua (microinfusore), con ottimi risultati sul piano del controllo glicemico. Gli ipoglicemizzanti orali sono da evitare in gravidanza. Le Sulfaniluree di 1a generazione, infatti, presentano un elevato pugliasalute trasporto transplacentare una lenta eliminazione e causano iperinsulinemia fetale, ipoglicemia neonatale prolungata e malformazioni congenite. Sono in corso studi sulluso di gliburide che presenterebbe un ridotto passaggio transplacentare. La Metformina potrebbe essere utilizzata nel GDM, condizione caratterizzata da IR come il DM tipo 2, con vantaggi legati ai costi e alle modalità di somministrazione. Alcuni studi non hanno mostrato effetti negativi della metformina. Si attendono, comunque, i risultati di uno studio condotto in Australia e Nuova Zelanda (MiG Trial) di confronto Metformina vs insulina. Attualmente, in assenza di dati conclusivi, luso degli ipoglicemizzanti orali in gravidanza deve essere, pertanto, evitato. In gravidanza non vanno poi usati farmaci di frequente impiego nei diabetici come ACE-inibitori e Sartani, ritenuti teratogeni, e le statine sulla cui teratogenicità non vi sono indicazioni conclusive. Bisogna ricordare che le diabetiche desiderose di avere una gravidanza devono essere sottoposte a valutazione delle complicanze del diabete. Tali valutazioni vanno ripetute, poi, durante la gravidanza. Vi sono ovviamente delle condizioni che controindicano la gravidanza (tab. n.7). Controindicazioni alla gravidanza nella diabetica Malattia ischemica coronarica Retinopatia in fase attiva P.A.>140/90 mmHg nonostante la terapia Clearance della creatinina<50 ml/min Creatininemia>2 mg/dl Proteinuria>2 g/24 h Neuropatia: gastroenteropatia grave Ipotensione posturale Vescica neurogena Tabella n. 7 Conclusioni Una donna diabetica può affrontare e portare a termine con successo una gravidanza in una buona percentuale di casi, a patto che venga adeguatamente informata sui rischi, comunque più elevati che per le donne non diabetiche, di aborto, malformazioni, macrosomia fetale, complicanze ostetriche e neonatali, oltre al possibile peggioramento delle complicanze croniche del diabete stesso. Lo stesso vale per le donne cui viene diagnosticato il diabete gestazionale, condizione che può precedere anche di anni la comparsa di diabete mellito generalmente di tipo 2. Fondamentale, poi, per la salute della donna e per il buon esito della gravidanza, che la diabetica pianifichi la propria gravidanza, mirando ad iniziare la stessa in condizioni di compenso glico-metabolico ottimale e di peso ideale. La gestante diabetica deve, inoltre, controllare per tutta la durata della gravidanza i valori glicemici, eseguire frequenti visite di controllo ed attenersi strettamente alle prescrizioni dietetiche e terapeutiche. *Endocrinologia e Malattie Metaboliche, Università degli Studi di Bari **U.O. Medicina Interna, PP.OO. Putignano-Noci-Gioia del Colle - quindici - maggio 2007