L` affido e l`adozione per Eduardo

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L` affido e l`adozione per Eduardo
L’ affido e l’adozione per Eduardo.
di Bonaria Autunno
Stavo preparando una relazione sul tema dell’affido per un convegno cui dovevo
partecipare come relatore. Avevo cominciato a scrivere: “…..affidare il proprio figlio
quando non si è in grado di garantirgli ciò di cui ha bisogno è esperienza antica
delle madri di ogni paese e di ogni cultura. Mosè fu affidato alle acque del Nilo;
affidarono i loro figli le donne operaie e le emigranti; affida i suoi figli Filumena
Marturano.”
Quasi senza pensarci, naturalmente, venne spontaneo il riferimento a Filumena
Marturano. Giustificai l’immediatezza e naturalezza del riferimento con la familiarità
con cui i napoletani della mia generazione vivono il rapporto con Eduardo e con i
personaggi delle sue commedie.
Da allora, spesso, il pensiero è tornato a Filumena ed ho cominciato a “rileggerla”
cercando di mettere da parte le emozioni della spettatrice e di considerarla con il
distacco di chi vuole fare un’analisi.
Ho trovato una serie di risposte, di indicazioni, di verità rispetto alla problematica
dell’affido ed anche dell’adozione.
La sofferenza dovuta alla sua condizione di figlio illegittimo è stata la lente
attraverso cui Eduardo ha letto la maternità, arrivando a percepirla e, soprattutto, a
spiegarla nella sua naturalità e, quindi, universalità. Eduardo anticipa di 30 anni il
nuovo Diritto di Famiglia ed attribuisce al vecchio baliatico i contenuti che saranno
poi dell’affido. Filumena è la maternità che si esprime e si dispiega con la
determinazione delle forze della natura e non in funzione del suo significato culturale
e sociale. Quando vuole svelare ai tre giovani di essere la loro madre, dopo aver
riconosciuto di aver infranto la legge e commesso un peccato grave cercando di farsi
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sposare con l’inganno chiede: “ Avvocà chest a legg m’o’permett ?”. In questa
richiesta, nel tono di Filumena che è disperato ma anche un tono di sfida e di
affermazione, se riflettiamo, ritroviamo molti dei temi dei nostri seminari, dei nostri
corsi di formazione e del nostro lavoro. Qual è il confine fra il privato con le sue
emozioni, le sue fragilità, le sue esigenze e la Legge, lo Stato, la Società con le loro
regole e le loro interpretazioni? Che valore hanno i sentimenti nella classificazione
dei comportamenti che analizziamo nel nostro lavoro? Quali risposte avremmo dato a
Filumena noi operatori che con funzioni e responsabilità diverse rappresentiamo lo
Stato, la Società la Legge ?
Filumena è un ex prostituta, non ha mai seguito personalmente i suoi figli, è una
“mantenuta”, ha cercato di farsi sposare con l’inganno, si interessa solo del lavoro dei
negozi del danaro. Quale valutazione avremmo dato noi? Eppure Eduardo ne fa
l’emblema della maternità, perché? Perché Eduardo ha il coraggio e la libertà di
andare al di là delle apparenze e ci insegna che sono i sentimenti che danno valore e
consistenza alla famiglia e che i sentimenti vivono nelle relazioni.
La famiglia Soriano si forma attraverso percorsi che pure sembrerebbero negarla
perché al suo interno si realizzano situazioni piene, ricche che lasciano vivere
sentimenti positivi. Filumena è una buona madre perché la sua relazione con i figli è
intessuta di amore materno. L’amore materno, cioè, quell’insieme di emozioni,
sentimenti, sensazioni, istinto, sensibilità, intelligenza emotiva, responsabilità, cultura
che determinano nella donna la disponibilità ed insieme la capacità di percepire il
proprio figlio come valore vitale assoluto. L’altro che ha più valore del se. E’ l’
amalgama di tutti questi fattori che produce e sostiene in una madre la propensione e
la capacità ad agire in funzione del bene del figlio. Agire privilegiando il figlio
rispetto alle proprie istanze, necessità, esigenze, aspettative, al suo stesso diritto. Ed è
questo ciò che costituisce il valore aggiunto dell’amore materno.
Pur se espressi attraverso vicende che considereremmo irregolari, Eduardo ci indica i
sentimenti veri che fanno la relazione di coppia. La passione prima e poi l’affetto, il
rispetto, la fiducia, l’intimità, la conoscenza profonda, la solidarietà. Ed i sentimenti
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che fanno la relazione genitoriale: “e figl sò figl quann sò piccirill e t’ venen incontr
cù e manell fredd fredd”. Accoglierli, curarli, sentirsi responsabili, guardarli, toccarli,
accompagnarli, rispettarli questo alimenta la relazione genitoriale non il “diritto di
proprietà,” sventolato da tante madri e riconosciuto da molti giudici, che pesa su
molti bambini in affido come un’ ipoteca.
“So uommn, non ti appartengono” non hai il diritto di condizionare la loro vita.
Devono poter andare per la loro strada, dice Domenico Soriano a Filumena che è
sempre decisa a svelare ai tre giovani di essere la loro madre.
Il rispetto per il figlio persona “non ti appartengono” anticipa il concetto del
bambino soggetto di diritto sancito dalla Convenzione dell’ Onu e dalla nostra legge
sull’affido e l’adozione.
Filumena ama i suoi figli, agisce in funzione del loro interesse, ha sacrificato se
stessa accettando di non comparire seguendoli a distanza, ma è nel loro interesse che
ha deciso di rivelare che è la loro madre: “nun s’ ann mettr scuorn quann caccian na
cart”. Non per egoismo, quindi, o per ottenere riconoscenze e apprezzamento o,
ancora, per utilizzare il ruolo materno così forte nella nostra cultura per
ridimensionare colpe e comportamenti negativi. Lo fa perché vuole difenderli, li
vuole proteggere dal giudizio negativo della società.
E’ dall’amore che scaturisce la responsabilità di affidare il proprio figlio. Questo ci
insegna Filumena.
Fino a che punto i parametri che utilizziamo nella valutazione delle esperienze di
affido valutano la consistenza dell’amore nella relazione? L’esigenza dell’affido deve
scaturire dalla valutazione delle condizioni ambientali o dalla consistenza e dal valore
della relazione?
Sempre attraverso il riconoscimento dei sentimenti veri, Eduardo tocca anche i temi
dell’adozione. Cerca di capire quale dei tre giovani è suo figlio attraverso la scoperta
di una caratteristica condivisa: “sai cantà?” e ad un altro : “te piacen è femmen?”.
Cerca chi gli assomiglia, come i genitori che sperano di ritrovare nel figlio il colore
dei propri occhi o le caratteristiche di una propria fattezza e poi lo accettano nella sua
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diversità perché la relazione che nasce accomuna. Esattamente come nell’adozione
che dobbiamo imparare ad analizzare non solo in funzione delle diversità.
L’adozione va aiutata ad esprimere ciò che accomuna, dal desiderio alla sofferenza,
alle aspettative, alla speranza.
Domenico Soriano è deluso non ha capito chi è suo figlio, tutti e tre non hanno
accettato su sua richiesta di chiamarlo Papà. Tutto questo gli fa cambiare idea, vuole
mandare all’area il matrimonio, li chiama per informarli: “venite vi devo parlare” “si
papà” è la risposta” la relazione è cresciuta, sono maturati sentimenti e
atteggiamenti nuovi. Anche la relazione adottiva ha i suoi tempi, riconosciamole il
diritto di esprimersi al di fuori degli schemi, dei percorsi, dei progetti, dei tempi che
decidiamo noi.
E’ la qualità dei sentimenti che conta, questo è l’insegnamento di Eduardo: saper
guardare al di là della forma, della convenzione, dei tabù, dei modelli culturali
imposti e dei condizionamenti mediatici ed avere il coraggio di riconoscere e di
difendere la consistenza delle relazioni vere rifiutando le apparenze, la
deresponsabilizzazione, l’appiattimento ed il rassegnato adattamento alle regole del
sistema sia esso il sistema sociale o quello del nostro Servizio di appartenenza.
La curiosità per le cose della vita, il desiderio di comprendere le emozioni, la
presunzione di cambiare il mondo, il desiderio di eliminare ingiustizie e sofferenza
che hanno rappresentato le motivazioni della nostra scelta professionale dovrebbero
aiutarci a ritrovare la spinta necessaria per superare le prassi consolidate così
tranquillizzanti ma anche così inaridite, così prive di qualunque vitalità personale e
professionale.
Riflettiamo prima di esprimere valutazioni nelle nostre relazioni. Riscopriamo la
voglia di comprendere prima di agire, il coraggio di vivere relazioni professionali
vere prima di far sottoscrivere ad i nostri utenti i contratti e di definire progetti
standard più che individualizzati.
Questi sono i sentimenti che ci hanno accompagnato nella fase di definizione dei
protocolli per l’affido e per l’adozione e l’augurio che facciamo a noi stessi, alle
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coppie, ai genitori, agli affidatari, ai bambini con cui divideremo questa nuova
avventura personale e professionale e che i sentimenti possano avere spazio e
riconoscimento.
Intervento tenuto in occasione della presentazione del Centro Affidi ed Adozioni istituito con Protocollo
Operativo Integrato presso l?Ambito S1 di Nocera Inferiore nel Settembre 2002.
Bonaria Autunno
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