Jean Claude David alla Coppa del Mondo di Gelateria,Il pane

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Jean Claude David alla Coppa del Mondo di Gelateria,Il pane
Il
pane
italiano
ad
Haiti
parla
Conclusa la raccolta fondi promossa da Obikà Mozzarella Bar a
favore della Fondazione Francesca Rava Nph Onlus per
realizzare una panetteria mobile nell’isola del Mar dei
Caraibi.
A breve Haiti avrà una panetteria mobile, frutto della
collaborazione tra Obikà Mozzarella Bar, il progetto di
ristorazione italiano che pone la Mozzarella di Bufala Campana
Dop al centro della propria proposta gastronomica, e la
Fondazione Francesca Rava Nph Onlus che aiuta l’infanzia in
condizioni di disagio in Italia e nel mondo.
La panetteria, sarà pronta entro dicembre 2014 e consentirà di
sfornare oltre 5 mila panini al giorno nei quartieri più
periferici della capitale dell’isola, Port-au-Prince. E’ la
seconda nata dalla partnership tra Obikà e l’Onlus arrivata
ormai al quinto anno consecutivo.
“Siamo soddisfatti per il risultato ottenuto e orgogliosi
dell’entusiasmo e della sensibilità dimostrata dai nostri
clienti – ha affermato Silvio Ursini, fondatore e presidente
di Obikà – che hanno condiviso e sostenuto insieme a noi la
raccolta fondi e il nostro impegno sociale per una popolazione
che, nonostante un elevato tasso di povertà, trova sempre
spazio per un sorriso e non si arrende mai. E che vive e
tramanda una delle più prestigiose culture letterarie e
artistiche dei Caraibi”.
Già Obikà ha realizzato delle cucine industriali nella città
dei mestieri di Francisville ad Haiti per assistere la
popolazione e dare lavoro a tanti haitiani, insegnando un
mestiere. Nel dicembre 2010 Obikà ha contribuito alla
realizzazione di un panificio, sempre all’interno di
Francisville e dal 2011 ha sposato il progetto delle
panetterie mobili, unità del tutto equipaggiate per sfornare
migliaia di panini al giorno e in grado di garantire alla
popolazione locale posti di lavoro e un alimento sano e
genuino. Nel 2012 Obikà ha coinvolto nell’iniziativa, oltre a
quelli italiani, anche i suoi ristoranti in Gra Bretagna.
No al Mais 1507:
richiesta alla UE
formale
Una formale richiesta di ritirare la proposta che autorizza la
coltivazione del nuovo mais transgenico Pioneer 1507 è stata
presentata alla Commissione Europea, e nello specifico al
commissario alla Salute Tonio Borg, da 12 Stati inclusa
l’Italia.
Si tratta di un ogm sviluppato per produrre il Bacillus
thurigiensis Cry1F, tossina che avrebbe l’obiettivo di
contrastare la piralide del mais europeo e di essere
tollerante ad un particolare erbicida. È seconda coltura
geneticamente modificata di cui viene autorizzata la
coltivazione nel continente, dopo il mais Mon 810, che tante
polemiche ha suscitato dopo la seminatura in provincia di
Pordenone.
La situazione non è chiara, c’è un rimpallo di “rammarichi”.
La proposta, che già nel 2009 non passò, è stata ripresentata
nel novembre dello scorso anno, già allora ai governi
nazionali spettava di decidere in merito. Il 16 gennaio 2014
il Parlamento Europeo ha respinto il dossier, contrari 19
Paesi su 28, e voto favorevole solo di 5.
La lettera dei 12 (Austria, Bulgaria, Cipro, Francia,
Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia,
Slovenia, Malta) è partita in ritardo sui tempi legali, il
giorno dopo che nella riunione del Consiglio UE dell’11
febbraio gli Stati avevano deciso di non votare.
Per i meccanismi della macchina legislativa dell’Unione, in
presenza di un non voto, o meglio, in assenza di una
maggioranza qualificata, la decisione passa alla Commissione,
la quale si sente “legalmente obbligata” a procedere
all’autorizzazione, rendendo applicabile in tutti gli Stati
membri la possibilità della coltivazione del nuovo mais
transgenico.
Il commissario Tonio Borg, avvocato maltese, ha risposto che
toccava ai 28 opporsi e che ora la Commissione è tenuta a dare
l’ok, inoltre rileva che nella lettera inviata da 12 Paesi non
c’è “nessun nuovo argomento”.
Abbiamo seguito le vicende e abbiamo reso informazione sui
momenti cruciali, seguiteremo a farlo.
Maura Sacher
L’Italia aiuta la Serbia con
le nocciole
Ieri a Belgrado la Ferrero, tra i leader mondiali nel settore
dolciario, ha firmato un memorandum d’intesa con la Serbia per
l’acquisizione di mille ettari di terreno nel Paese balcanico,
in pratica quasi tutta la superficie coperta da nocciòli, con
lo scopo che, entro il 2020, le zone là destinate alla
produzione delle nocciole sia allargata di dieci volte, come
auspica il governo serbo.
Alla cerimonia di firma svoltasi nella sede del governo, per
l’Italia, accanto a William Fulci, rappresentante della
Ferrero e Arduino Borgogno, direttore del comparto materie
prime del gruppo, erano presenti il segretario generale della
Farnesina, Michele Valensise e l’Ambasciatore Giuseppe Manzo.
Grande soddisfazione ha espresso il ministro dell’Agricoltura
serbo, Dragan Glamocic, secondo il quale il nuovo investimento
italiano potrà aiutare la Serbia a realizzare i suoi programmi
di sviluppo economico.
Questa intesa consentirà alla Serbia di diventare un centro
europeo nella produzione di nocciole, visto che attualmente
deve importare il 90% dei propri fabbisogni, soprattutto dalla
Turchia e dalla Giorgia.
Saranno al tempo stesso creati nuovi posti di lavoro in aree
rurali della Serbia centrale e meridionale e gli investimenti
porteranno nel paese nuove tecnologie.
Il segretario generale della Farnesina, ribadendo l’impegno
convinto dell’Italia a sostegno dell’integrazione nella UE
della Serbia, ha sottolineato come a credere nel Paese
balcanico sia anche il mondo economico e dell’impresa
italiani. «Una linea che vogliamo continuare dopo l’avvio il
21 gennaio scorso del negoziato di adesione all’Unione», ha
affermato Valensise.
La Ferrero, gruppo al 100% italiano, nasce nel 1942 ad Alba,
e, ancora prima di fondarne altri in Italia, nel 1956 apre un
primo stabilimento estero, in Germania, nel corso degli anni
investe in una decina di paesi europei, tra cui Svizzera,
Irlanda, Inghilterra, Polonia; sette sono gli stabilimenti per
la produzione distribuiti nel mondo: Argentina, Australia,
Brasile, Ecuador, Porto Rico, Canada e Stati Uniti.
Maura Sacher
A Londra il primo campionato
internazionale dei pizzaioli
Trionfa Sebastiano Marino della pizzeria “Strapizzami” di
Siracusa. La kermesse culinaria, che proietta sullo scenario
inglese ed europeo le eccellenze italiane, è stata organizzata
da Pizza Italian Academy.
Sebastiano Marino della pizzeria “Strapizzami” di Siracusa si
è aggiudicato il primo posto al campionato internazionale dei
pizzaioli a Londra, organizzato da Pizza Italian Academy
(Pia). Secondo posto ex aequo per Mariano Limata della
“Pizzeria del Viale” di Benevento e per il calabrese Roberto
Gallo del “Lido Gallo – Da Dario” di Falerna (Cz). Medaglia di
bronzo per Nico Barbaro delle “Vecchie Mura” di Varazze (Sv).
La kermesse culinaria, che proietta sullo scenario inglese ed
europeo le eccellenze italiane, è stata condotta da Arturo
Mazzeo, presidente dell’Accademia e da Azzurra Mannis, miss
Pia in carica e testimonial della pizza italiana. Pizza
Italian Academy è la scuola internazionale di riferimento per
tutti quelli che vogliono diventare pizzaioli.
“La Pia in un frangente di crisi e contrazione dei consumi, si
propone – ha dichiarato il presidente, Arturo Mazzeo – come
guida e garanzia per il consumatore, garantendo la
preparazione dei pizzaioli oltre che la qualità d’ingredienti
e impasti. Un’attività indispensabile la nostra, visto il
proliferare di attività di preparazione e vendita di pizza,
condotte da personale talvolta non qualificato. Per questo, ci
poniamo come presidio della pizza italiana nel mondo,
promuovendo la formazione e la preparazione attraverso master
e stage”.
Nel corso del primo campionato internazionale dei pizzaioli,
Pizza Italian Academy ha presentato due novità di interesse
mondiale: Pia Order e Pia Official cocktail. Il primo è un
applicativo innovativo che consente di ordinare comodamente,
da smartphone e tablet, piatti pronti da asporto, richiedere
una consegna a domicilio, prenotare un tavolo in locali
convenzionati.
Altrettanto rivoluzionaria la visione, portata avanti dal Pia
Official cocktail. Brillante artefice è Francesca Mannis del
Sunrise Cocktail bar di Falerna (Cz). La giovane barlady, già
vincitrice di competizioni Aibes, ha creato un cocktail per
esaltare le qualità organolettiche oltre che la fragranza e i
sapori autentici della pizza. Basilico, arancia e oliva verde,
combinati a specifici vermuth, gin e bitter, un abbinamento
molto ricercato, raffinato ed efficace che potrebbe mutare le
consuetudini alimentari dei consumatori. Infatti, il Pia
cocktail persegue l’ambizioso progetto di rompere la rigida
abitudine di accompagnare il consumo della pizza alla birra.
Jean Claude David alla Coppa
del Mondo di Gelateria
La guida dei gelatieri di Francia e capitano della squadra
francese che siglò la vittoria nel 2010, è stato nominato
presidente della giuria tecnica.
Jean Claude David, presidente dei gelatieri in Francia
(Président de la Confédération Nationale des Glaciers de
France) e capitano della squadra francese che siglò la
vittoria nel 2010, sarà presidente della giuria tecnica per la
Coppa del Mondo della Gelateria in programma sabato 18 e
domenica 19 gennaio 2014 al Sigep di Rimini Fiera.
La giuria tecnica, composta dagli 11 allenatori delle squadre
internazionali selezionate per la sesta edizione della Coppa
del Mondo della Gelateria, avrà il compito di valutare le
squadre nelle categorie di gara. Sul tavolo dei giurati
siederanno Maximiliano César Maccarrone per l’Argentina;
Michael Dowsey per l’Australia; Frederico Jardim Samora per il
Brasile; ToshiTsugu Hara per il Canada; Elie Cazaussus per la
Francia; Beppo Tonon per l’Italia; Kamal Rahal Essoulami per
il Marocco; Oscar Ortega per il Messico; Pawel Malecki per la
Polonia; Angelo Corvitto per la Spagna e John Hui per gli Usa.
Le squadre, composte da un gelatiere, uno chef, uno scultore
di ghiaccio, un pasticciere e un team manager, si
contenderanno l’ambito titolo conquistato dall’Italia nel
2012, confrontandosi in diverse prove di gara nelle giornate
di sabato 18 e domenica 19 gennaio. La Coppa del Mondo della
Gelateria, è organizzata da GelatoeCultura srl con Sigep –
Rimini Fiera in collaborazione con Co.gel-Fipe.
Il pane sospeso – Hleb za
posle
È dagli inizi di dicembre che su Facebook è stato aperto un
profilo firmato “Eatalian Belgrado”, lanciato da chi se non un
italiano, precisamente nato a Forlì, residente nella capitale
serba, il quale, memore della tradizione partenopea del “caffè
sospeso” ha inteso lanciare un concreto messaggio di
solidarietà e fraternità tra i concittadini del mondo (per ora
in lingua serbo-croata).
Nei giorni precedenti le Festività Natalizie, la bacheca si è
arricchita di “amici” che avevano raccolto l’iniziativa e
segnalavano i nomi delle decine di località in cui i
negozianti avevano aderito, un po’ ovunque in BosniaErzegovina: da Sarajevo a Mostar, da Banja Luka a Tuzla, a
Breza.
Sembra che l’entusiasmo della generosità stia contagiando
anche alcune cittadine della Croazia e come un boomerang stia
attraversando la Serbia per giungere a Belgrado stessa.
L’appello alle coscienze di chi, avendo la disponibilità
finanziaria, può aiutare le persone in difficoltà, il povero
della porta accanto, sta dando i suoi frutti, merito anche,
perché non riconoscerlo, delle accorate raccomandazioni di
Papa Francesco, che evidentemente ha toccato i cuori dei
fedeli persino di altri credi.
La spesa sospesa altruistica può essere fatta in panetterie,
salumerie, nei market e persino nei ristoranti che espongano
il cartello (nella foto). Si acquista l’occorrente e si paga
un qualcosa in più che il gestore mette da parte per le
famiglie bisognose.
Invero è una pratica che anche in Italia si è diffusa, senza
troppi clamori, specie nei piccoli borghi, dove si conoscono
un po’ tutti ed è un modo di fare “elargizioni” personalizzate
in totale anonimato (da non confondersi con le raccolte di
spesa, periodicamente propagandate).
È notizia dell’altro ieri, rimbalzata su tutti i media, che
otto signore vestite di nero sono entrate in un grande mercato
delle carni in un popolare rione di Atene, il Barbakeios, e
hanno pagato la spesa a coloro che avevano preso piccoli tagli
di carne, invitandoli ad acquistare quanto invece necessitava
per la cena della Vigilia di Natale. Dopo un paio d’ore sono
scomparse così come erano arrivate. Gli scettici hanno parlato
di una misteriosa trovata pubblicitaria, ancora da scoprire. E
se le otto “buone fate” fossero davvero degli “Angelos”?
Sarebbe mitico se la pratica si diffondesse.
Maura Sacher
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A Shanghai la 17° edizione di
FHC 2013 e Prowine
Si è appena conclusa la 17° edizione della Food&Hospitality
China (13-15 novembre 2013) presso lo Shanghai International
Expo Center (SNIEC), evento annuale curato dall’INCE,
l’Agenzia
per
la
promozione
all’estero
e
l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e dedicato al
settore agroalimentare e bevande, che lo scorso anno ha visto
un numero considerevole di buyer cinesi, l’80% degli oltre
30.000 visitatori.
La manifestazione è l‘appuntamento settoriale di maggior
richiamo per la Cina, con oltre 1.200 espositori provenienti
da 70 Paesi, presenti 100 aziende italiane. Nell’area italiana
due aree espositive: una dedicata al food e l’altra al settore
vitivinicolo, realizzata con il marchio PROWINE CHINA.
Il mercato cinese, pur continuando a rappresentare un mercato
di nicchia per i prodotti d’importazione e, in particolare,
per quelli occidentali, ha mostrato, negli ultimi anni, un
forte dinamismo. Una popolazione che ha cambiato
profondamente
molti aspetti del suo modo di vivere, di
vestirsi, di impiegare il tempo libero, di abitare. Ma più di
tutto in Cina sta cambiando il modo di alimentarsi,
ispirandosi più a modelli alimentari e nutrizionali che
trovano origine nel continente europeo e nordamericano.
Le importazioni settoriali in Cina, secondo i dati di fonte
doganale cinese, sono in costante crescita. Nei primi nove
mesi del 2013, la Cina ha importato prodotti agroalimentari e
bevande pari a 67,8 miliardi USD con una crescita del 7,3%,
mentre le esportazioni Made in Italy in Cina hanno toccato 263
milioni USD (+22% rispetto allo stesso periodo del 2012). Dei
prodotti italiani, il primo posto spetta al cioccolato, il
secondo all’olio d’oliva, spumante, pasta e acque minerali; al
terzo si posiziona il vino imbottigliato, al quarto il caffè e
al quinto i formaggi.
A latere della partecipazione alla fiera, è stato dato ampio
spazio a ben 18 appuntamenti, tra seminari e degustazioni
mirati sul tema “del cibo e del bere italiano”.
Secondo gli studi più accreditati, segnalati dall’Agrindustria
ICE, il giro di affari della contraffazione alimentare
italiana nel mondo si aggira annualmente sui 60 miliardi di
Euro. Quella dell’Italian Sounding è oggi una sostanziale
sottrazione di mercato in una fase economica dove invece
sarebbe necessaria la massima propulsione della promozione del
Made in Italy verso i mercati esteri, anche in considerazione
di una crescita del turismo cinese in Italia che favorisce le
occasioni di contatto con l’enogastronomia italiana e che,
successivamente, potrebbe tradursi in maggiori consumatori del
Made in Italy di ritorno in patria.
È un dato di non poco rilievo che la ristorazione italiana è
presente a Shanghai con circa 150 ristoranti, di cui un terzo
propone esclusivamente l’autentica cucina del nostro Paese.
Maura Sacher
[email protected]
La pera Abate Fetel debutta a
New Orleans
Le Abate Fetel sono le prime pere italiane ad essere approdate
al PMA Fresh Summit di New Orleans, dove il Centro Servizi
Ortofrutticoli dell’Emilia Romagna ha organizzato un evento
promozionale per il Progetto European Flavors, finanziato da
Unione Europea, Stato Italiano e aziende del CSO.
Il primo carico di pere Abate Fetel è giunto negli Stati Uniti
pochi giorni fa, in tempo utile per comparire nello stand
dell’edizione 2013 del PMA, presenti le aziende associate CSO
Alegra, Apofruit, Granfrutta Zani, Made in Blu e Salvi, che
partecipano al progetto di promozione dell’ortofrutta italiana
nel mondo.
Allo stand European Flavors, Progetto di promozione in USA,
Canada, Russia e Giappone, è stata organizzata una
degustazione della regina delle pere, in abbinamento con il
più famoso dei formaggi italiani, il Parmigiano Reggiano Dop,
completato dal tocco raffinato dell’Aceto Balsamico
Tradizionale di Modena, ricetta semplice molto apprezzata dai
numerosi operatori e buyers presenti in Fiera.
La degustazione è stata animata dalle note di un quartetto
jazz che ha attratto numerosi visitatori, incuriositi da
questa varietà di pera, un’assoluta novità negli USA.
Grande soddisfazione anche per le aziende di filiera socie di
CSO Infia, TR Turoni ed Unitec che hanno esposto al PMA i loro
prodotti e
tecnologie.
La pera abate Fétel prende il nome dall’Abate Fétel il quale
nel1866 in Francia ha ottenuta tale varietà di pere, in Italia
è coltivata prevalentemente nell’Emilia Romagna (che nel 1998
ha ottenuto il riconoscimento di zona IGP per questa varietà)
e nella parte meridionale della provincia di Mantova, e
rappresenta quasi la metà della nostra produzione nazionale.
La forma allungata, la buccia verde tendente al giallo con
lenticelle marcate e la rugginosità tipica in zona peduncolare
e nella parte ingrossata del frutto, caratterizzano una pera
dal gusto particolarmente dolce e da un intenso profumo.
Matura nei mese di settembre e ottobre, ma la campagna di
vendita si protrae fino al mese di marzo dell’anno successivo.
Maura Sacher
[email protected]
Grandi
marchi
California
sbarca
in
Dopo Miami nel 2008, l’Istituto ha scelto gli Stati Uniti per
il proprio evento istituzionale. Appuntamento annuale più
rappresentativo che vede la presenza di tutti i titolari delle
aziende associate impegnati nella presentazione e degustazione
dei loro vini.
Sarà la California, una delle piazze americane ad alto
gradimento del vigneto Italia e non solo, a ospitare il 22
ottobre le 19 aziende-icona del nostro made in Italy unite
nell’Istituto del vino italiano Grandi Marchi (Alois Lageder,
Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca’ del Bosco, Michele Chiarlo,
Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari
Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori,
Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta
San Guido, Umani Ronchi).
A San Francisco il programma della giornata, organizzata dalla
Iem (società privata di servizi per la promozione del vino
Italiano sui mercati internazionali), prevede un seminario dal
titolo “Exploring the authentic wines of Italy” incentrato
sulla presentazione di vini provenienti da vitigni autoctoni
delle diverse aree produttive, tema di grande interesse per il
mercato americano. Al seminario faranno seguito due walk
around tasting cui complessivamente sono attese oltre 500
persone: uno riservato agli operatori del settore e alla
stampa specializzata, l’altro rivolto a un selezionato
pubblico di soci di wine club e wine lover.
“Non è un caso – ha detto il presidente dell’Istituto Grandi
Marchi, Piero Antinori – che abbiamo scelto la California come
meta della tappa istituzionale che vedrà tutti i 19 produttori
presenti. E’ nella patria del vino made in Usa che c’è infatti
maggior fermento e dove si sta delineando una nuova compagine
di giovani consumatori che dimostrano di apprezzare molto il
vino italiano”.
Il vino italiano continua a crescere negli Usa, il primo
mercato al mondo per consumi complessivi. Dopo aver
distanziato i Paesi concorrenti nei primi mesi dell’anno
(Australia, Francia e Cile), nel secondo semestre l’Italia ha
mantenuto la posizione raggiunta nel mercato americano del
vino con un aumento dell’1,9 per cento in quantità e del 5,6
per cento in valore, esportando 1,2 milioni di ettolitri per
un valore di 632,2 milioni di euro.
Nel cuore di Manhattan la
cucina italiana di qualità
A Eataly New York sfida tra la cucina italiana e quella
americana. Una grande vetrina per l’ampia varietà gastronomica
del nostro Paese attraverso con la presenza dei più grandi
chef di oggi.
L’Expo dei sapori” sarà il filo conduttore della quarta
edizione di Identità New York, in programma nel cuore di
Manhattan da venerdì 4 a domenica 6 ottobre, all’insegna dello
scambio di idee, progetti, prodotti e tecniche.
Il confronto tra culture diverse sarà il leitmotiv di Identità
New York, happening dedicato all’eccellenza dei prodotti made
in Italy e alla cucina italiana di qualità. Quest’anno cuochi
italiani e cuochi americani assieme nel segno di sei
ingredienti universali: uovo, pomodoro, baccalà, formaggio,
pasta e riso.
Identità New York, concepito da Paolo Marchi (ideatore di
Identità Golose, Congresso Internazionale di Cucina e
Pasticceria d’autore) e da Claudio Ceroni patron di
Magentabureau, in collaborazione con Eataly, è un’occasione
per ribadire l’ampia varietà gastronomica del nostro Paese
attraverso sei esclusive lezioni di cucina e due cene cucinate
d’autore, a più mani con alcuni fra i più grandi chef del
momento.
Per tre giorni il centro didattico di Eataly e la birreria, lo
spazio più spettacolare del grande foodstore, ospiteranno gli
chef protagonisti di Identità Ny e da venerdì a domenica sono
previste ogni giorno due lezioni. Ogni lezione proporrà un
dialogo fra due chef, uno italiano e uno americano, che
realizzeranno ognuno una ricetta ispirandosi ai prodotti
protagonisti di questa edizione.
“L’America per noi italiani è una eterna terra promessa – ha
dichiarato Paolo Marchi – e New York la città che ipnotizza
con i suoi volti, il suo vivere senza fermarsi mai, il suo
spirito che ha il profumo della libertà. E anche per
l’elettrizzante varietà di cucina e di ristoranti”.
L’evento è organizzato con il patrocinio del comune di Milano
e la collaborazione di Fipe
(Ente Bilaterale Nazionale
Turismo), e si avvale della partecipazione di importanti
realtà del settore agroalimentare in qualità di main sponsor:
Consorzio Tutela Grana Padano, Acqua Panna-S.Pellegrino,
Lavazza, Mirafiore Fontanafredda e Monograno Felicetti.
A Identità Ny parteciperanno inoltre Mionetto Prosecco
ufficiale di Identità Ny e Birra Moretti. Nel corso
dell’evento verranno serviti i vini dei produttori Berlucchi e
Marchiopolo. Altri protagonisti saranno l’olio del Consorzio
Olio Toscano Igp, i prodotti di Agricola Paglione, Agroittica
Lombarda e Latterie Venete – Fior di Maso. Le giacche degli
chef saranno firmate Bragard.