Jean Claude David alla Coppa del Mondo di Gelateria,Ho

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Jean Claude David alla Coppa del Mondo di Gelateria,Ho
No al Mais 1507:
richiesta alla UE
formale
Una formale richiesta di ritirare la proposta che autorizza la
coltivazione del nuovo mais transgenico Pioneer 1507 è stata
presentata alla Commissione Europea, e nello specifico al
commissario alla Salute Tonio Borg, da 12 Stati inclusa
l’Italia.
Si tratta di un ogm sviluppato per produrre il Bacillus
thurigiensis Cry1F, tossina che avrebbe l’obiettivo di
contrastare la piralide del mais europeo e di essere
tollerante ad un particolare erbicida. È seconda coltura
geneticamente modificata di cui viene autorizzata la
coltivazione nel continente, dopo il mais Mon 810, che tante
polemiche ha suscitato dopo la seminatura in provincia di
Pordenone.
La situazione non è chiara, c’è un rimpallo di “rammarichi”.
La proposta, che già nel 2009 non passò, è stata ripresentata
nel novembre dello scorso anno, già allora ai governi
nazionali spettava di decidere in merito. Il 16 gennaio 2014
il Parlamento Europeo ha respinto il dossier, contrari 19
Paesi su 28, e voto favorevole solo di 5.
La lettera dei 12 (Austria, Bulgaria, Cipro, Francia,
Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia,
Slovenia, Malta) è partita in ritardo sui tempi legali, il
giorno dopo che nella riunione del Consiglio UE dell’11
febbraio gli Stati avevano deciso di non votare.
Per i meccanismi della macchina legislativa dell’Unione, in
presenza di un non voto, o meglio, in assenza di una
maggioranza qualificata, la decisione passa alla Commissione,
la quale si sente “legalmente obbligata” a procedere
all’autorizzazione, rendendo applicabile in tutti gli Stati
membri la possibilità della coltivazione del nuovo mais
transgenico.
Il commissario Tonio Borg, avvocato maltese, ha risposto che
toccava ai 28 opporsi e che ora la Commissione è tenuta a dare
l’ok, inoltre rileva che nella lettera inviata da 12 Paesi non
c’è “nessun nuovo argomento”.
Abbiamo seguito le vicende e abbiamo reso informazione sui
momenti cruciali, seguiteremo a farlo.
Maura Sacher
Caro, dove mi porti a San
Valentino?
E’ di nuovo San Valentino. Nonostante la crisi, lo spread e
tutto il resto gli innamorati festeggeranno sempre.
Ecco alcune idee in giro per l’Italia per festeggiarlo tête-àtête con la vostra metà.
Iniziamo da Milano: cena al Marchesino, in piazza della Scala,
da Gualtiero Marchesi, il Maestro della cucina italiana, con
un intrigante menù così strutturato, al prezzo di 250 euro a
coppia tutto compreso: Spiedino di capesante e tartufo nero e
Franciacorta Brut “25°” Fratelli Berlucchi
Riso e oro. Fritto di gamberi, pescatrice e verdure, salsa
agro-dolce allo zenzero e Bianco Faye 2009 – Az.Agr. Pojer &
Sandri, Nocetta di agnello, melanzane alla menta e Furore
Rosso Riserva 2008 – Cantine Marisa Cuomo, Cuore fondente,
crema di lampone e piccola pasticceria.
Sempre nel capoluogo meneghino: cena al Mamai (ex Alice) in
via Adige 9, con un romantico menù preparato dallo chef Davide
Viviani abbinato agli Champagne Marguerite Guyot con la
supervisione del socio Stefano Sardella al prezzo di 85 euro a
testa.
E per coloro che non riescono a festeggiare venerdì 14, il
giorno dopo, sabato 15 febbraio navigazione sul Po sulla
montonave Calpurnia con musica dal vivo Jazz suonata da Gianni
Satta alla tromba e Roberto Lupo alla batteria, accompagnata
al seguente menù: cocktail alcolico e cocktail analcolico.
torte salate e frittatine alle verdure, lasagnette alle
verdure, zuppetta di lenticchie peperoni e curcuma e fantasia
di dolci. Costo della serata: € 25,00 (include: navigazione,
cena/degustazione e concerto a bordo).
A Gallarate (Va) lo stellato Ilario Vinciguerra propone una
cena gourmet a 95 euro con un piatto a scelta iniziando dagli
antipasti: spuma di patate rosse, frutta secca e aceto
balsamico tradizionale, spiedino di polpo del Mediterraneo
alla brace e il suo brodo, cipolla di tropea, Castelmagno e
nocciole piemontesi; i primi: pennoni, peperoni e polvere di
olive e capperi, risolio, aglio, olio e peperoncino,
gnocchetti di seppia al nero e alghe di mare; i secondi:
pescato mistoin cartoccio, rombo e indivia belga alla brace
con olio al lemon grass, guancetta di vitello, porri e riso
soffiato, costine di agnello “Aragonesa” e patate violette,
dolce di San Valentino.
In Franciacorta al ristorante “Due colombe”, Stefano Cerveni
delizierà i palati degli innamorati
con vellutata di
lenticchie rosa, calamari morbidi, caviale pressato, crostone
di pane alle olive, “tiepido” di salmerino, bietole ed erbe
aromatiche; cappelletti al baccalà mantecato, brodetto di
patate, clorofilla di erbe; risotto ai pistilli di zafferano,
burrata pugliese, polvere di liquirizia; filetto di Vitello,
demi-glace al tartufo nero, purè di patate al rosmarino;
piccola crème brûlée allo zenzero, flan morbido al cioccolato,
“Sorpresa al Passion Fruit”, crema di cocco, piccola
pasticceria , 75 euro escluso i vini.
Isabella Radaelli
[email protected]
L’Italia aiuta la Serbia con
le nocciole
Ieri a Belgrado la Ferrero, tra i leader mondiali nel settore
dolciario, ha firmato un memorandum d’intesa con la Serbia per
l’acquisizione di mille ettari di terreno nel Paese balcanico,
in pratica quasi tutta la superficie coperta da nocciòli, con
lo scopo che, entro il 2020, le zone là destinate alla
produzione delle nocciole sia allargata di dieci volte, come
auspica il governo serbo.
Alla cerimonia di firma svoltasi nella sede del governo, per
l’Italia, accanto a William Fulci, rappresentante della
Ferrero e Arduino Borgogno, direttore del comparto materie
prime del gruppo, erano presenti il segretario generale della
Farnesina, Michele Valensise e l’Ambasciatore Giuseppe Manzo.
Grande soddisfazione ha espresso il ministro dell’Agricoltura
serbo, Dragan Glamocic, secondo il quale il nuovo investimento
italiano potrà aiutare la Serbia a realizzare i suoi programmi
di sviluppo economico.
Questa intesa consentirà alla Serbia di diventare un centro
europeo nella produzione di nocciole, visto che attualmente
deve importare il 90% dei propri fabbisogni, soprattutto dalla
Turchia e dalla Giorgia.
Saranno al tempo stesso creati nuovi posti di lavoro in aree
rurali della Serbia centrale e meridionale e gli investimenti
porteranno nel paese nuove tecnologie.
Il segretario generale della Farnesina, ribadendo l’impegno
convinto dell’Italia a sostegno dell’integrazione nella UE
della Serbia, ha sottolineato come a credere nel Paese
balcanico sia anche il mondo economico e dell’impresa
italiani. «Una linea che vogliamo continuare dopo l’avvio il
21 gennaio scorso del negoziato di adesione all’Unione», ha
affermato Valensise.
La Ferrero, gruppo al 100% italiano, nasce nel 1942 ad Alba,
e, ancora prima di fondarne altri in Italia, nel 1956 apre un
primo stabilimento estero, in Germania, nel corso degli anni
investe in una decina di paesi europei, tra cui Svizzera,
Irlanda, Inghilterra, Polonia; sette sono gli stabilimenti per
la produzione distribuiti nel mondo: Argentina, Australia,
Brasile, Ecuador, Porto Rico, Canada e Stati Uniti.
Maura Sacher
La cantina Gerardo Cesari con
Giulietta a Verona
Appuntamento speciale
per tutti gli innamorati, e non solo, a
Verona sabato 15 febbraio alle ore 17.00 presso la Casa di
Giulietta, con “Cara Giulietta…”.
Il premio organizzato dal Club di Giulietta, dedicato alle più
belle parole d’amore, quest anno si avvalerà della
collaborazione della Cantina Gerardo Cesari di Cavaion
Veronese. Il concorso, unico nel suo genere, non è un premio
letterario ma un riconoscimento simbolico dedicato a tutti
coloro i quali decidono di affidare i propri pensieri a carta
e penna, raccontando con spontaneità la propria passione
attraverso una lettera d’amore indirizzata a Giulietta.
Gli autori delle tre lettere più belle dell’edizione 2014 del
premio “Cara Giulietta…” riceveranno come premio una magnum di
Amarone Bosan dell’azienda Gerardo Cesari, il vino simbolo
della cantina di Cavaion Veronese.
Così come le lettere sono vergate a mano, con attenzione e
cura ai dettagli, così l’Amarone Bosan rivela infatti
l’impegno che la Gerardo Cesari mette nella realizzazione dei
propri vini, prodotti che raccontano la cultura enologica del
territorio, la tradizione della Valpolicella e la passione per
il proprio lavoro.
Isabella
Radaelli
[email protected]
A Londra il primo campionato
internazionale dei pizzaioli
Trionfa Sebastiano Marino della pizzeria “Strapizzami” di
Siracusa. La kermesse culinaria, che proietta sullo scenario
inglese ed europeo le eccellenze italiane, è stata organizzata
da Pizza Italian Academy.
Sebastiano Marino della pizzeria “Strapizzami” di Siracusa si
è aggiudicato il primo posto al campionato internazionale dei
pizzaioli a Londra, organizzato da Pizza Italian Academy
(Pia). Secondo posto ex aequo per Mariano Limata della
“Pizzeria del Viale” di Benevento e per il calabrese Roberto
Gallo del “Lido Gallo – Da Dario” di Falerna (Cz). Medaglia di
bronzo per Nico Barbaro delle “Vecchie Mura” di Varazze (Sv).
La kermesse culinaria, che proietta sullo scenario inglese ed
europeo le eccellenze italiane, è stata condotta da Arturo
Mazzeo, presidente dell’Accademia e da Azzurra Mannis, miss
Pia in carica e testimonial della pizza italiana. Pizza
Italian Academy è la scuola internazionale di riferimento per
tutti quelli che vogliono diventare pizzaioli.
“La Pia in un frangente di crisi e contrazione dei consumi, si
propone – ha dichiarato il presidente, Arturo Mazzeo – come
guida e garanzia per il consumatore, garantendo la
preparazione dei pizzaioli oltre che la qualità d’ingredienti
e impasti. Un’attività indispensabile la nostra, visto il
proliferare di attività di preparazione e vendita di pizza,
condotte da personale talvolta non qualificato. Per questo, ci
poniamo come presidio della pizza italiana nel mondo,
promuovendo la formazione e la preparazione attraverso master
e stage”.
Nel corso del primo campionato internazionale dei pizzaioli,
Pizza Italian Academy ha presentato due novità di interesse
mondiale: Pia Order e Pia Official cocktail. Il primo è un
applicativo innovativo che consente di ordinare comodamente,
da smartphone e tablet, piatti pronti da asporto, richiedere
una consegna a domicilio, prenotare un tavolo in locali
convenzionati.
Altrettanto rivoluzionaria la visione, portata avanti dal Pia
Official cocktail. Brillante artefice è Francesca Mannis del
Sunrise Cocktail bar di Falerna (Cz). La giovane barlady, già
vincitrice di competizioni Aibes, ha creato un cocktail per
esaltare le qualità organolettiche oltre che la fragranza e i
sapori autentici della pizza. Basilico, arancia e oliva verde,
combinati a specifici vermuth, gin e bitter, un abbinamento
molto ricercato, raffinato ed efficace che potrebbe mutare le
consuetudini alimentari dei consumatori. Infatti, il Pia
cocktail persegue l’ambizioso progetto di rompere la rigida
abitudine di accompagnare il consumo della pizza alla birra.
La settimana dell’Amore
Per festeggiare il giorno di San Valentino, L’Osteria de
l’Ortolano di Firenze ha creato un menù ricercato, sfizioso e
coinvolgente.
Ma poi pensando a coloro che, in quel particolare giorno,
non potranno partecipare per i più disparati motivi e
riflettendo sul perchè non si possa brindare all’AMORE tutti i
giorni, hanno deciso di estendere a tutta la settimana questa
iniziativa.
Quindi dal 12 febbraio al 15
degustare questo menù “amoroso”:
febbraio
si
potrà
Cono di Pistacchio o Brioche alle Noci
Vellutata di Rape Selvatiche e Cotechino Grigliato – Gnudi di
Patate e Pere Decana allo Zafferano con Ricotta Scorzonera.
Tris del Cortile: Oca Brasata con Cipolle in Agrodolce –
Coniglio Tartufato con Funghetti Chiodini – Pollo Latte &
Miele Fritto al Curry.
Fantasia di MARTARE’ Vegan con Salsa di Vermouth Mancino.
Vini in abbinamento: Prosecco doc Extra Dry Bellese, Pinot
Bianco Igt Marca Trevigiana, Refosco dal Peduncolo Rosso Igt
Marca Trevigiana.
Il menù è proposto al prezzo di € 35,00 a persona vini
compresi.
Osteria de l’Ortolano
Via degli Alfani 52-red
50121 Firenze
Tel. 055-2396466
Isabella Radaelli
[email protected]
“Indiefri”, misterioso nome
Da alcuni mesi è arrivato sulle scene web un esclusivo portale
di vendita di prodotti enogastronomici e artigianali del
Friuli Venezia Giulia, dove vengono proposti prodotti di
“nicchia” non nel senso di riservati ad un élite di classe,
bensì ad un’élite di intenditori, prodotti nascosti alla massa
e trovati solo se cercati nel luogo di produzione.
“Indiefri”, nome che potrebbe sembrare esotico, è invece una
crasi tra “Indipendenti-e-Friuli”, con l’ambiguità della
pronuncia “fri” che potrebbe anche indicare l’aggettivo
“free”, libero, in lingua inglese. Non ci si sbaglierebbe di
molto, infatti, quelli in vendita nel sistema “e-commerce” non
sono spartiti nella grande distribuzione organizzata, da cui
sono svincolati. Anzi, si possono acquistare esclusivamente
presso le stesse aziende, le quali – per la maggior parte –
non hanno neppure un loro sito web.
“Indiefri” si fa intermediario, lancia al grande pubblico la
possibilità di scoprire nicchie di gran pregio, facilitando
l’incontro diretto tra il consumatore e il produttore, per
dare visibilità e valorizzare esperienze e uomini legati al
territorio, depositari di antiche conoscenze e tradizioni.
“Missione” dichiarata: «Prima ancora di essere un portale
vorremmo essere un movimento di azioni e di pensieri».
«Non proponiamo semplici prodotti ma una filiera di valori»,
si afferma, «scegliendo agricoltori e realtà rispettosi del
territorio, sensibili all’ambiente, a ridurre gli sprechi, a
gestire in modo consapevole le risorse». In effetti, molti di
essi seguono metodi biologici o biodinamici, tutti
“EcoFriendly”, senza additivazioni chimiche.
Le aziende sono delle “Border Farms”, organizzate a livello
familiare, situate per lo più in zone montane o svantaggiate e
distanti dai tradizionali distretti produttivi industriali
nonché, e non è poco, da aree a forte inquinamento e degrado
ambientale.
Nel sito www.indiefri.it vengono presentate dettagliate schede
per ogni realtà produttiva, gastronomia, artigianato,
erboristeria e altro.
Nella gamma delle proposte di vini siamo rimasti colpiti dalle
varietà di vitigni autoctoni tipicamente friulani, come
Piculit Neri, lo Sciaglin, il Forgiarin, l’Ucelut, della
piccola azienda agricola La Concha, una decina di ettari nello
spilimberghese, e pure affascinati dall’estro artistico delle
loro etichette.
Non si può non segnalare il “Succo d’uva” della Corte dei
Molini, bevanda dissetante, energetica e ricca di vitamine,
ricavata dalla spremitura di uve accuratamente scelte e ben
mature. Il mosto, mediante la decantazione a freddo, viene
pastorizzato senza l’aggiunta di anidride solforosa e altri
conservanti.
La Corte dei Molini di Faedis presenta anche i suoi vini
aromatizzati, di recente sperimentazione svolta con la
collaborazione del farmacista erborista Fornasaro, nome noto
in Friuli, il Chine Ros e il Chine Blanc, con miscele di china
ed erbe officinali selezionate, raccolte in campo. La
vinificazione è naturale con i lieviti della buccia; il rosso
ricavato dal Refosco di Faedis e il bianco dal Verduzzo
maturano rispettivamente per tre e due anni in botti di legno.
Maura Sacher
Jean Claude David alla Coppa
del Mondo di Gelateria
La guida dei gelatieri di Francia e capitano della squadra
francese che siglò la vittoria nel 2010, è stato nominato
presidente della giuria tecnica.
Jean Claude David, presidente dei gelatieri in Francia
(Président de la Confédération Nationale des Glaciers de
France) e capitano della squadra francese che siglò la
vittoria nel 2010, sarà presidente della giuria tecnica per la
Coppa del Mondo della Gelateria in programma sabato 18 e
domenica 19 gennaio 2014 al Sigep di Rimini Fiera.
La giuria tecnica, composta dagli 11 allenatori delle squadre
internazionali selezionate per la sesta edizione della Coppa
del Mondo della Gelateria, avrà il compito di valutare le
squadre nelle categorie di gara. Sul tavolo dei giurati
siederanno Maximiliano César Maccarrone per l’Argentina;
Michael Dowsey per l’Australia; Frederico Jardim Samora per il
Brasile; ToshiTsugu Hara per il Canada; Elie Cazaussus per la
Francia; Beppo Tonon per l’Italia; Kamal Rahal Essoulami per
il Marocco; Oscar Ortega per il Messico; Pawel Malecki per la
Polonia; Angelo Corvitto per la Spagna e John Hui per gli Usa.
Le squadre, composte da un gelatiere, uno chef, uno scultore
di ghiaccio, un pasticciere e un team manager, si
contenderanno l’ambito titolo conquistato dall’Italia nel
2012, confrontandosi in diverse prove di gara nelle giornate
di sabato 18 e domenica 19 gennaio. La Coppa del Mondo della
Gelateria, è organizzata da GelatoeCultura srl con Sigep –
Rimini Fiera in collaborazione con Co.gel-Fipe.
Ho conosciuto uno chef …
Di questi tempi a fatica i nostri giovani talentuosi e pieni
di grinta riescono a farsi strada nei settori in cui sono ben
preparati e devono accontentarsi di lavori stagionali dove,
sì, vengono apprezzati e valorizzati, ma a scadere.
È il caso, per esempio, di tanti che escono dalle scuole
alberghiere con qualifiche e diplomi e che, se non hanno la
fortuna di impiegarsi in un locale di famiglia, ristorante o
bar che sia, sono costretti a seguire le trafile di domande e
selezioni per beccarsi un posticino a tempo determinato,
aspirando di volta in volta di farsi notare. Diversi ne ho
conosciuti in questi ultimi anni, uno in particolare mi è
impresso.
Si chiama Alessio Rossetti, ha 25 anni, un giovanotto
simpatico di Caserta, estroverso e brillante, un ragazzo a
modo, che fin da adolescente ha aspirato ad impiegare
proficuamente la sua passione per i fornelli per farne la
missione della sua vita. Con idee ben chiare in testa e
nell’indole la voglia di ritagliarsi un ruolo, ha cominciato a
frequentare molti ristoranti nel casertano come La Paratella,
Ristorante Leucio, Ristorante la Vignarella, Ristorante Massa,
Ristorante Rosso Pomodoro, per capire la cucina campana e
penetrarne i segreti.
Il suo curriculum professionale è denso di risultati.
Iscrittosi nel 2005 all’IPPSAR di Cassino, ha avuto
l’opportunità di essere componente ufficiale del junior team
di Frosinone, ottenendo nel 2006 la medaglia di bronzo alla
gara Culinary World Cup di Lussemburgo. Diplomato nel 2008, ha
iniziato a fare esperienze significative in Italia e
all’estero, collaborando con molti chef rinomati, fra cui
Giorgio Nardelli, Fabio Tacchella, Matteo Felter, Vittorio
Fusari, Nando Santoro, Katzutaka Marumoto, Giuseppe Saraceno,
e Riccardo Ghironi, che considera il suo maestro.
Alessio è partito come tutti dalla gavetta, poi come Chef ha
lavorato in diverse rinomate località italiane, all’Hotel
Bellevue di Cortina D’Ampezzo, al Grand Hotel Fasano sul Lago
di Garda, al Grand Hotel Majestic di Pallanza-Verbania, nonché
in ristoranti di Svizzera, Monaco di Baviera, Montecarlo,
acquisendo esperienze indimenticabili che lo hanno fatto molto
crescere professionalmente, a suo dire. Attualmente lavora al
Ristorante “Il castello” di Castel Morrone a pochi chilometri
da Caserta, dove si può esprimere nel rielaborare i piatti
della tradizione campana ”contaminando” i gusti popolari con
le più sofisticate tecniche. Nel solco delle moderne tendenze,
presenta una cucina reinventata, elegante e tuttavia naturale
e semplice, dove l’arte culinaria sposa l’equilibrio
nutrizionale.
Alessio ama molto la sua terra, ma avverte come una sorta di
missione imporre la cucina campana sulle tavole di tutto il
mondo, ed ha chiara la sua nuova prossima meta, un sogno da
realizzare, un trampolino di nuove sperimentazioni, da cui
partire verso orizzonti sempre più alti, come del resto hanno
fatto tanti altri italiani, che, lavorando all’estero, sono
ritornati in patria con stellette da esibire.
Auguri ad Alessio e a tutti i giovani aspiranti Master Chef.
Maura Sacher
17
gennaio,
Giornata
Nazionale del Dialetto e
delle Lingue locali
L’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia ha istituito per il 17
gennaio 2014 la Giornata nazionale del dialetto e delle lingue
locali, per ricordare l’importanza culturale e storica dei
dialetti e dare impulso ad azioni concrete miranti a
salvaguardarli.
Le Pro loco sono associazioni nate con scopi di promozione e
sviluppo del territorio e svolgono attività afferenti a
diverse sfere d’intervento turistico, sociale, culturale e
sportivo, rivestendo un particolare ruolo nella diffusione
della conoscenza dei prodotti tipici dell’enogastronomia e
dell’artigianato locali, delle tradizioni popolari, dei
patrimoni culturali e ambientali della comunità di
appartenenza.
L’anima di un territorio è rappresentata soprattutto dalla
lingua che vi si parla, perché nel linguaggio che accomuna i
suoi membri vi si specchia la tradizione, il modo di vivere e
pensare degli antenati. La “questione” linguistica in molte
parti del mondo spesso è ancora fonte di conflitti, rivalità,
rivendicazioni tra popoli ed etnie, in Italia è
ininterrottamente oggetto di studio e di ricerca. Da noi ci
sono voluti secoli di dotte discussioni per giungere ad una
lingua unitaria che fosse compresa e condivisa in tutta la
Nazione.
Vari fattori socio-economici, la scuola, le migrazioni
interne, l’amministrazione statale, il servizio militare
obbligatorio, i mass media, hanno comportano l’arretramento
progressivo delle parlate dialettali, ma nello stesso tempo il
rafforzamento di isole linguistiche alloglotte, delle
“enclavi” chiuse in sé stesse.
Non è il caso di dissertare sulle differenze tra lingue e
dialetti regionali o vernacoli di campanile, tra lingue
minoritarie e parlate locali, o di ricordare che il “friulano”
non è un dialetto ma una lingua neolatina, lingua retroromanza, come il “ladino” e come il “sardo”, oppure che in
Italia esistono comunità linguistiche non nazionali, come
l’Albanese, lo Sloveno, il Tedesco, il Francese.
Quello che va ascritto a merito dell’UNPLI e che in questo
contesto giornalistico è opportuno esaltare, è l’aver pensato
all’importanza dell’idioma locale congiunto alla promozione
dei prodotti tipici della gastronomia e alla frequente
difficoltà del gastro-turista di intendersi su piatti,
pietanze, verdure varie e sul pescato, i cui nomi variano
spesso da provincia a provincia, da borgo a borgo.
Esemplare in questo verso è l’iniziativa della Pro Loco
“Marano Flegrea” che il 17 gennaio ha organizzato una serata
culturale ed enogastronomica completamente in vernacolo presso
l’Agriturismo “Antico Casale Smiraglia”, con balli e canti
della tradizione partenopea e degustazioni di prodotti tipici
scritti in dialetto nei menù.
Ricorrendo, il 17 gennaio, la Festa di S.Antonio Abate, alcune
Pro Loco hanno pensato di abbinare ai festeggiamenti cene e
banchetti con prodotti tipici locali, spettacoli musicali,
rappresentazioni teatrali, letture pubbliche di poesie, fiabe
o proverbi, giochi con indovinelli rigorosamente nei vernacoli
del luogo. Nel portale dell’Unpliproloco e su Facebook sono
elencate le manifestazioni.
Tutto sommato, ciò che frequentemente si fa nelle sagre
paesane di varie regioni, d’ora in poi il 17 gennaio avrà un
senso collettivo e unitario.
Maura Sacher