Jean Claude David alla Coppa del Mondo di Gelateria,Ho
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Jean Claude David alla Coppa del Mondo di Gelateria,Ho
No al Mais 1507: richiesta alla UE formale Una formale richiesta di ritirare la proposta che autorizza la coltivazione del nuovo mais transgenico Pioneer 1507 è stata presentata alla Commissione Europea, e nello specifico al commissario alla Salute Tonio Borg, da 12 Stati inclusa l’Italia. Si tratta di un ogm sviluppato per produrre il Bacillus thurigiensis Cry1F, tossina che avrebbe l’obiettivo di contrastare la piralide del mais europeo e di essere tollerante ad un particolare erbicida. È seconda coltura geneticamente modificata di cui viene autorizzata la coltivazione nel continente, dopo il mais Mon 810, che tante polemiche ha suscitato dopo la seminatura in provincia di Pordenone. La situazione non è chiara, c’è un rimpallo di “rammarichi”. La proposta, che già nel 2009 non passò, è stata ripresentata nel novembre dello scorso anno, già allora ai governi nazionali spettava di decidere in merito. Il 16 gennaio 2014 il Parlamento Europeo ha respinto il dossier, contrari 19 Paesi su 28, e voto favorevole solo di 5. La lettera dei 12 (Austria, Bulgaria, Cipro, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Slovenia, Malta) è partita in ritardo sui tempi legali, il giorno dopo che nella riunione del Consiglio UE dell’11 febbraio gli Stati avevano deciso di non votare. Per i meccanismi della macchina legislativa dell’Unione, in presenza di un non voto, o meglio, in assenza di una maggioranza qualificata, la decisione passa alla Commissione, la quale si sente “legalmente obbligata” a procedere all’autorizzazione, rendendo applicabile in tutti gli Stati membri la possibilità della coltivazione del nuovo mais transgenico. Il commissario Tonio Borg, avvocato maltese, ha risposto che toccava ai 28 opporsi e che ora la Commissione è tenuta a dare l’ok, inoltre rileva che nella lettera inviata da 12 Paesi non c’è “nessun nuovo argomento”. Abbiamo seguito le vicende e abbiamo reso informazione sui momenti cruciali, seguiteremo a farlo. Maura Sacher Caro, dove mi porti a San Valentino? E’ di nuovo San Valentino. Nonostante la crisi, lo spread e tutto il resto gli innamorati festeggeranno sempre. Ecco alcune idee in giro per l’Italia per festeggiarlo tête-àtête con la vostra metà. Iniziamo da Milano: cena al Marchesino, in piazza della Scala, da Gualtiero Marchesi, il Maestro della cucina italiana, con un intrigante menù così strutturato, al prezzo di 250 euro a coppia tutto compreso: Spiedino di capesante e tartufo nero e Franciacorta Brut “25°” Fratelli Berlucchi Riso e oro. Fritto di gamberi, pescatrice e verdure, salsa agro-dolce allo zenzero e Bianco Faye 2009 – Az.Agr. Pojer & Sandri, Nocetta di agnello, melanzane alla menta e Furore Rosso Riserva 2008 – Cantine Marisa Cuomo, Cuore fondente, crema di lampone e piccola pasticceria. Sempre nel capoluogo meneghino: cena al Mamai (ex Alice) in via Adige 9, con un romantico menù preparato dallo chef Davide Viviani abbinato agli Champagne Marguerite Guyot con la supervisione del socio Stefano Sardella al prezzo di 85 euro a testa. E per coloro che non riescono a festeggiare venerdì 14, il giorno dopo, sabato 15 febbraio navigazione sul Po sulla montonave Calpurnia con musica dal vivo Jazz suonata da Gianni Satta alla tromba e Roberto Lupo alla batteria, accompagnata al seguente menù: cocktail alcolico e cocktail analcolico. torte salate e frittatine alle verdure, lasagnette alle verdure, zuppetta di lenticchie peperoni e curcuma e fantasia di dolci. Costo della serata: € 25,00 (include: navigazione, cena/degustazione e concerto a bordo). A Gallarate (Va) lo stellato Ilario Vinciguerra propone una cena gourmet a 95 euro con un piatto a scelta iniziando dagli antipasti: spuma di patate rosse, frutta secca e aceto balsamico tradizionale, spiedino di polpo del Mediterraneo alla brace e il suo brodo, cipolla di tropea, Castelmagno e nocciole piemontesi; i primi: pennoni, peperoni e polvere di olive e capperi, risolio, aglio, olio e peperoncino, gnocchetti di seppia al nero e alghe di mare; i secondi: pescato mistoin cartoccio, rombo e indivia belga alla brace con olio al lemon grass, guancetta di vitello, porri e riso soffiato, costine di agnello “Aragonesa” e patate violette, dolce di San Valentino. In Franciacorta al ristorante “Due colombe”, Stefano Cerveni delizierà i palati degli innamorati con vellutata di lenticchie rosa, calamari morbidi, caviale pressato, crostone di pane alle olive, “tiepido” di salmerino, bietole ed erbe aromatiche; cappelletti al baccalà mantecato, brodetto di patate, clorofilla di erbe; risotto ai pistilli di zafferano, burrata pugliese, polvere di liquirizia; filetto di Vitello, demi-glace al tartufo nero, purè di patate al rosmarino; piccola crème brûlée allo zenzero, flan morbido al cioccolato, “Sorpresa al Passion Fruit”, crema di cocco, piccola pasticceria , 75 euro escluso i vini. Isabella Radaelli [email protected] L’Italia aiuta la Serbia con le nocciole Ieri a Belgrado la Ferrero, tra i leader mondiali nel settore dolciario, ha firmato un memorandum d’intesa con la Serbia per l’acquisizione di mille ettari di terreno nel Paese balcanico, in pratica quasi tutta la superficie coperta da nocciòli, con lo scopo che, entro il 2020, le zone là destinate alla produzione delle nocciole sia allargata di dieci volte, come auspica il governo serbo. Alla cerimonia di firma svoltasi nella sede del governo, per l’Italia, accanto a William Fulci, rappresentante della Ferrero e Arduino Borgogno, direttore del comparto materie prime del gruppo, erano presenti il segretario generale della Farnesina, Michele Valensise e l’Ambasciatore Giuseppe Manzo. Grande soddisfazione ha espresso il ministro dell’Agricoltura serbo, Dragan Glamocic, secondo il quale il nuovo investimento italiano potrà aiutare la Serbia a realizzare i suoi programmi di sviluppo economico. Questa intesa consentirà alla Serbia di diventare un centro europeo nella produzione di nocciole, visto che attualmente deve importare il 90% dei propri fabbisogni, soprattutto dalla Turchia e dalla Giorgia. Saranno al tempo stesso creati nuovi posti di lavoro in aree rurali della Serbia centrale e meridionale e gli investimenti porteranno nel paese nuove tecnologie. Il segretario generale della Farnesina, ribadendo l’impegno convinto dell’Italia a sostegno dell’integrazione nella UE della Serbia, ha sottolineato come a credere nel Paese balcanico sia anche il mondo economico e dell’impresa italiani. «Una linea che vogliamo continuare dopo l’avvio il 21 gennaio scorso del negoziato di adesione all’Unione», ha affermato Valensise. La Ferrero, gruppo al 100% italiano, nasce nel 1942 ad Alba, e, ancora prima di fondarne altri in Italia, nel 1956 apre un primo stabilimento estero, in Germania, nel corso degli anni investe in una decina di paesi europei, tra cui Svizzera, Irlanda, Inghilterra, Polonia; sette sono gli stabilimenti per la produzione distribuiti nel mondo: Argentina, Australia, Brasile, Ecuador, Porto Rico, Canada e Stati Uniti. Maura Sacher La cantina Gerardo Cesari con Giulietta a Verona Appuntamento speciale per tutti gli innamorati, e non solo, a Verona sabato 15 febbraio alle ore 17.00 presso la Casa di Giulietta, con “Cara Giulietta…”. Il premio organizzato dal Club di Giulietta, dedicato alle più belle parole d’amore, quest anno si avvalerà della collaborazione della Cantina Gerardo Cesari di Cavaion Veronese. Il concorso, unico nel suo genere, non è un premio letterario ma un riconoscimento simbolico dedicato a tutti coloro i quali decidono di affidare i propri pensieri a carta e penna, raccontando con spontaneità la propria passione attraverso una lettera d’amore indirizzata a Giulietta. Gli autori delle tre lettere più belle dell’edizione 2014 del premio “Cara Giulietta…” riceveranno come premio una magnum di Amarone Bosan dell’azienda Gerardo Cesari, il vino simbolo della cantina di Cavaion Veronese. Così come le lettere sono vergate a mano, con attenzione e cura ai dettagli, così l’Amarone Bosan rivela infatti l’impegno che la Gerardo Cesari mette nella realizzazione dei propri vini, prodotti che raccontano la cultura enologica del territorio, la tradizione della Valpolicella e la passione per il proprio lavoro. Isabella Radaelli [email protected] A Londra il primo campionato internazionale dei pizzaioli Trionfa Sebastiano Marino della pizzeria “Strapizzami” di Siracusa. La kermesse culinaria, che proietta sullo scenario inglese ed europeo le eccellenze italiane, è stata organizzata da Pizza Italian Academy. Sebastiano Marino della pizzeria “Strapizzami” di Siracusa si è aggiudicato il primo posto al campionato internazionale dei pizzaioli a Londra, organizzato da Pizza Italian Academy (Pia). Secondo posto ex aequo per Mariano Limata della “Pizzeria del Viale” di Benevento e per il calabrese Roberto Gallo del “Lido Gallo – Da Dario” di Falerna (Cz). Medaglia di bronzo per Nico Barbaro delle “Vecchie Mura” di Varazze (Sv). La kermesse culinaria, che proietta sullo scenario inglese ed europeo le eccellenze italiane, è stata condotta da Arturo Mazzeo, presidente dell’Accademia e da Azzurra Mannis, miss Pia in carica e testimonial della pizza italiana. Pizza Italian Academy è la scuola internazionale di riferimento per tutti quelli che vogliono diventare pizzaioli. “La Pia in un frangente di crisi e contrazione dei consumi, si propone – ha dichiarato il presidente, Arturo Mazzeo – come guida e garanzia per il consumatore, garantendo la preparazione dei pizzaioli oltre che la qualità d’ingredienti e impasti. Un’attività indispensabile la nostra, visto il proliferare di attività di preparazione e vendita di pizza, condotte da personale talvolta non qualificato. Per questo, ci poniamo come presidio della pizza italiana nel mondo, promuovendo la formazione e la preparazione attraverso master e stage”. Nel corso del primo campionato internazionale dei pizzaioli, Pizza Italian Academy ha presentato due novità di interesse mondiale: Pia Order e Pia Official cocktail. Il primo è un applicativo innovativo che consente di ordinare comodamente, da smartphone e tablet, piatti pronti da asporto, richiedere una consegna a domicilio, prenotare un tavolo in locali convenzionati. Altrettanto rivoluzionaria la visione, portata avanti dal Pia Official cocktail. Brillante artefice è Francesca Mannis del Sunrise Cocktail bar di Falerna (Cz). La giovane barlady, già vincitrice di competizioni Aibes, ha creato un cocktail per esaltare le qualità organolettiche oltre che la fragranza e i sapori autentici della pizza. Basilico, arancia e oliva verde, combinati a specifici vermuth, gin e bitter, un abbinamento molto ricercato, raffinato ed efficace che potrebbe mutare le consuetudini alimentari dei consumatori. Infatti, il Pia cocktail persegue l’ambizioso progetto di rompere la rigida abitudine di accompagnare il consumo della pizza alla birra. La settimana dell’Amore Per festeggiare il giorno di San Valentino, L’Osteria de l’Ortolano di Firenze ha creato un menù ricercato, sfizioso e coinvolgente. Ma poi pensando a coloro che, in quel particolare giorno, non potranno partecipare per i più disparati motivi e riflettendo sul perchè non si possa brindare all’AMORE tutti i giorni, hanno deciso di estendere a tutta la settimana questa iniziativa. Quindi dal 12 febbraio al 15 degustare questo menù “amoroso”: febbraio si potrà Cono di Pistacchio o Brioche alle Noci Vellutata di Rape Selvatiche e Cotechino Grigliato – Gnudi di Patate e Pere Decana allo Zafferano con Ricotta Scorzonera. Tris del Cortile: Oca Brasata con Cipolle in Agrodolce – Coniglio Tartufato con Funghetti Chiodini – Pollo Latte & Miele Fritto al Curry. Fantasia di MARTARE’ Vegan con Salsa di Vermouth Mancino. Vini in abbinamento: Prosecco doc Extra Dry Bellese, Pinot Bianco Igt Marca Trevigiana, Refosco dal Peduncolo Rosso Igt Marca Trevigiana. Il menù è proposto al prezzo di € 35,00 a persona vini compresi. Osteria de l’Ortolano Via degli Alfani 52-red 50121 Firenze Tel. 055-2396466 Isabella Radaelli [email protected] “Indiefri”, misterioso nome Da alcuni mesi è arrivato sulle scene web un esclusivo portale di vendita di prodotti enogastronomici e artigianali del Friuli Venezia Giulia, dove vengono proposti prodotti di “nicchia” non nel senso di riservati ad un élite di classe, bensì ad un’élite di intenditori, prodotti nascosti alla massa e trovati solo se cercati nel luogo di produzione. “Indiefri”, nome che potrebbe sembrare esotico, è invece una crasi tra “Indipendenti-e-Friuli”, con l’ambiguità della pronuncia “fri” che potrebbe anche indicare l’aggettivo “free”, libero, in lingua inglese. Non ci si sbaglierebbe di molto, infatti, quelli in vendita nel sistema “e-commerce” non sono spartiti nella grande distribuzione organizzata, da cui sono svincolati. Anzi, si possono acquistare esclusivamente presso le stesse aziende, le quali – per la maggior parte – non hanno neppure un loro sito web. “Indiefri” si fa intermediario, lancia al grande pubblico la possibilità di scoprire nicchie di gran pregio, facilitando l’incontro diretto tra il consumatore e il produttore, per dare visibilità e valorizzare esperienze e uomini legati al territorio, depositari di antiche conoscenze e tradizioni. “Missione” dichiarata: «Prima ancora di essere un portale vorremmo essere un movimento di azioni e di pensieri». «Non proponiamo semplici prodotti ma una filiera di valori», si afferma, «scegliendo agricoltori e realtà rispettosi del territorio, sensibili all’ambiente, a ridurre gli sprechi, a gestire in modo consapevole le risorse». In effetti, molti di essi seguono metodi biologici o biodinamici, tutti “EcoFriendly”, senza additivazioni chimiche. Le aziende sono delle “Border Farms”, organizzate a livello familiare, situate per lo più in zone montane o svantaggiate e distanti dai tradizionali distretti produttivi industriali nonché, e non è poco, da aree a forte inquinamento e degrado ambientale. Nel sito www.indiefri.it vengono presentate dettagliate schede per ogni realtà produttiva, gastronomia, artigianato, erboristeria e altro. Nella gamma delle proposte di vini siamo rimasti colpiti dalle varietà di vitigni autoctoni tipicamente friulani, come Piculit Neri, lo Sciaglin, il Forgiarin, l’Ucelut, della piccola azienda agricola La Concha, una decina di ettari nello spilimberghese, e pure affascinati dall’estro artistico delle loro etichette. Non si può non segnalare il “Succo d’uva” della Corte dei Molini, bevanda dissetante, energetica e ricca di vitamine, ricavata dalla spremitura di uve accuratamente scelte e ben mature. Il mosto, mediante la decantazione a freddo, viene pastorizzato senza l’aggiunta di anidride solforosa e altri conservanti. La Corte dei Molini di Faedis presenta anche i suoi vini aromatizzati, di recente sperimentazione svolta con la collaborazione del farmacista erborista Fornasaro, nome noto in Friuli, il Chine Ros e il Chine Blanc, con miscele di china ed erbe officinali selezionate, raccolte in campo. La vinificazione è naturale con i lieviti della buccia; il rosso ricavato dal Refosco di Faedis e il bianco dal Verduzzo maturano rispettivamente per tre e due anni in botti di legno. Maura Sacher Jean Claude David alla Coppa del Mondo di Gelateria La guida dei gelatieri di Francia e capitano della squadra francese che siglò la vittoria nel 2010, è stato nominato presidente della giuria tecnica. Jean Claude David, presidente dei gelatieri in Francia (Président de la Confédération Nationale des Glaciers de France) e capitano della squadra francese che siglò la vittoria nel 2010, sarà presidente della giuria tecnica per la Coppa del Mondo della Gelateria in programma sabato 18 e domenica 19 gennaio 2014 al Sigep di Rimini Fiera. La giuria tecnica, composta dagli 11 allenatori delle squadre internazionali selezionate per la sesta edizione della Coppa del Mondo della Gelateria, avrà il compito di valutare le squadre nelle categorie di gara. Sul tavolo dei giurati siederanno Maximiliano César Maccarrone per l’Argentina; Michael Dowsey per l’Australia; Frederico Jardim Samora per il Brasile; ToshiTsugu Hara per il Canada; Elie Cazaussus per la Francia; Beppo Tonon per l’Italia; Kamal Rahal Essoulami per il Marocco; Oscar Ortega per il Messico; Pawel Malecki per la Polonia; Angelo Corvitto per la Spagna e John Hui per gli Usa. Le squadre, composte da un gelatiere, uno chef, uno scultore di ghiaccio, un pasticciere e un team manager, si contenderanno l’ambito titolo conquistato dall’Italia nel 2012, confrontandosi in diverse prove di gara nelle giornate di sabato 18 e domenica 19 gennaio. La Coppa del Mondo della Gelateria, è organizzata da GelatoeCultura srl con Sigep – Rimini Fiera in collaborazione con Co.gel-Fipe. Ho conosciuto uno chef … Di questi tempi a fatica i nostri giovani talentuosi e pieni di grinta riescono a farsi strada nei settori in cui sono ben preparati e devono accontentarsi di lavori stagionali dove, sì, vengono apprezzati e valorizzati, ma a scadere. È il caso, per esempio, di tanti che escono dalle scuole alberghiere con qualifiche e diplomi e che, se non hanno la fortuna di impiegarsi in un locale di famiglia, ristorante o bar che sia, sono costretti a seguire le trafile di domande e selezioni per beccarsi un posticino a tempo determinato, aspirando di volta in volta di farsi notare. Diversi ne ho conosciuti in questi ultimi anni, uno in particolare mi è impresso. Si chiama Alessio Rossetti, ha 25 anni, un giovanotto simpatico di Caserta, estroverso e brillante, un ragazzo a modo, che fin da adolescente ha aspirato ad impiegare proficuamente la sua passione per i fornelli per farne la missione della sua vita. Con idee ben chiare in testa e nell’indole la voglia di ritagliarsi un ruolo, ha cominciato a frequentare molti ristoranti nel casertano come La Paratella, Ristorante Leucio, Ristorante la Vignarella, Ristorante Massa, Ristorante Rosso Pomodoro, per capire la cucina campana e penetrarne i segreti. Il suo curriculum professionale è denso di risultati. Iscrittosi nel 2005 all’IPPSAR di Cassino, ha avuto l’opportunità di essere componente ufficiale del junior team di Frosinone, ottenendo nel 2006 la medaglia di bronzo alla gara Culinary World Cup di Lussemburgo. Diplomato nel 2008, ha iniziato a fare esperienze significative in Italia e all’estero, collaborando con molti chef rinomati, fra cui Giorgio Nardelli, Fabio Tacchella, Matteo Felter, Vittorio Fusari, Nando Santoro, Katzutaka Marumoto, Giuseppe Saraceno, e Riccardo Ghironi, che considera il suo maestro. Alessio è partito come tutti dalla gavetta, poi come Chef ha lavorato in diverse rinomate località italiane, all’Hotel Bellevue di Cortina D’Ampezzo, al Grand Hotel Fasano sul Lago di Garda, al Grand Hotel Majestic di Pallanza-Verbania, nonché in ristoranti di Svizzera, Monaco di Baviera, Montecarlo, acquisendo esperienze indimenticabili che lo hanno fatto molto crescere professionalmente, a suo dire. Attualmente lavora al Ristorante “Il castello” di Castel Morrone a pochi chilometri da Caserta, dove si può esprimere nel rielaborare i piatti della tradizione campana ”contaminando” i gusti popolari con le più sofisticate tecniche. Nel solco delle moderne tendenze, presenta una cucina reinventata, elegante e tuttavia naturale e semplice, dove l’arte culinaria sposa l’equilibrio nutrizionale. Alessio ama molto la sua terra, ma avverte come una sorta di missione imporre la cucina campana sulle tavole di tutto il mondo, ed ha chiara la sua nuova prossima meta, un sogno da realizzare, un trampolino di nuove sperimentazioni, da cui partire verso orizzonti sempre più alti, come del resto hanno fatto tanti altri italiani, che, lavorando all’estero, sono ritornati in patria con stellette da esibire. Auguri ad Alessio e a tutti i giovani aspiranti Master Chef. Maura Sacher 17 gennaio, Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue locali L’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia ha istituito per il 17 gennaio 2014 la Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali, per ricordare l’importanza culturale e storica dei dialetti e dare impulso ad azioni concrete miranti a salvaguardarli. Le Pro loco sono associazioni nate con scopi di promozione e sviluppo del territorio e svolgono attività afferenti a diverse sfere d’intervento turistico, sociale, culturale e sportivo, rivestendo un particolare ruolo nella diffusione della conoscenza dei prodotti tipici dell’enogastronomia e dell’artigianato locali, delle tradizioni popolari, dei patrimoni culturali e ambientali della comunità di appartenenza. L’anima di un territorio è rappresentata soprattutto dalla lingua che vi si parla, perché nel linguaggio che accomuna i suoi membri vi si specchia la tradizione, il modo di vivere e pensare degli antenati. La “questione” linguistica in molte parti del mondo spesso è ancora fonte di conflitti, rivalità, rivendicazioni tra popoli ed etnie, in Italia è ininterrottamente oggetto di studio e di ricerca. Da noi ci sono voluti secoli di dotte discussioni per giungere ad una lingua unitaria che fosse compresa e condivisa in tutta la Nazione. Vari fattori socio-economici, la scuola, le migrazioni interne, l’amministrazione statale, il servizio militare obbligatorio, i mass media, hanno comportano l’arretramento progressivo delle parlate dialettali, ma nello stesso tempo il rafforzamento di isole linguistiche alloglotte, delle “enclavi” chiuse in sé stesse. Non è il caso di dissertare sulle differenze tra lingue e dialetti regionali o vernacoli di campanile, tra lingue minoritarie e parlate locali, o di ricordare che il “friulano” non è un dialetto ma una lingua neolatina, lingua retroromanza, come il “ladino” e come il “sardo”, oppure che in Italia esistono comunità linguistiche non nazionali, come l’Albanese, lo Sloveno, il Tedesco, il Francese. Quello che va ascritto a merito dell’UNPLI e che in questo contesto giornalistico è opportuno esaltare, è l’aver pensato all’importanza dell’idioma locale congiunto alla promozione dei prodotti tipici della gastronomia e alla frequente difficoltà del gastro-turista di intendersi su piatti, pietanze, verdure varie e sul pescato, i cui nomi variano spesso da provincia a provincia, da borgo a borgo. Esemplare in questo verso è l’iniziativa della Pro Loco “Marano Flegrea” che il 17 gennaio ha organizzato una serata culturale ed enogastronomica completamente in vernacolo presso l’Agriturismo “Antico Casale Smiraglia”, con balli e canti della tradizione partenopea e degustazioni di prodotti tipici scritti in dialetto nei menù. Ricorrendo, il 17 gennaio, la Festa di S.Antonio Abate, alcune Pro Loco hanno pensato di abbinare ai festeggiamenti cene e banchetti con prodotti tipici locali, spettacoli musicali, rappresentazioni teatrali, letture pubbliche di poesie, fiabe o proverbi, giochi con indovinelli rigorosamente nei vernacoli del luogo. Nel portale dell’Unpliproloco e su Facebook sono elencate le manifestazioni. Tutto sommato, ciò che frequentemente si fa nelle sagre paesane di varie regioni, d’ora in poi il 17 gennaio avrà un senso collettivo e unitario. Maura Sacher