E` logico quel che pare

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E` logico quel che pare
Logico è quel che pare di Massimo Caon Atto Unico Scena I : Hilbert è seduto a una scrivania in mogano. Carte sparse disordinatamente sul tavolo. Arredi molto spartani in stile del primo Novecento. Dh : No ! No! Per l’ amor di Dio ! Cosa il mio lavoro ha partorito! …. E’ mostruosità ! Orrore del genere umano, liberati di questa razza decaduta ! Entra frettolosamente Mileva, sorpresa dalle grida. Ml : Karl ma insomma ! Che cosa ti prende ? Lo sai che dormono tutti e sono le 3.00 ? Dh : Fossero anche le 10.00 ! Nulla, ormai nulla può fermare la caduta dal parnaso ! Ml : Sei rincitrullito d’ un colpo solo ? Và che ti porto un po’ di gelato. Dh: E’ bastata una ventata di realtà ,Mileva, e tutto il mio lavoro è diventato cenere ! Non riusciremo a fermare la reazione che qui s’ è innescata, fuggi ! Buon Dio abbi pietà per la mia povera sorella ! Il Dr. Hilbert viene portato in una clinica privata per malattie mentali dalla sorella, impotente di fronte all’ improvviso crollo nervoso del fratello. Scena II : All’ interno di un locale chiuso, separato dal corridoio comune dove si odono grida dei ricoverati, Hilbert piange seduto a una scrivania di legno rosso. Sul tavolo ha tutto l’ occorrente per scrivere, ma il foglio di carta è immacolato. A un angolo, incappucciato con un lungo mantello, una figura alta e inquietante osserva tacitamente il matematico. Dh : Donasti il fuoco agli uomini; prima di te, essi non avevano visto altro che mefitiche evocazioni. Erano sussurri e sibilanti crudeltà che dell’ uomo si prendevano gioco, creatura celeste senza ali. Aristotele, estirpasti dal ventre della Natura ciò che essa non s’ interessava di donarci. Dove ora la tua Logica si dirige ? Quale nocchiero miserevole l’ ha spinta negli abissi ? Ast : Ha compiuto il suo destino. Perché ti annienti per ciò che non è più ? Il dottor Hilbert è terrorizzato. La baritonale voce del misterioso personaggio lo fa rabbrividire. Dh : Cosa sei …. ? Ast : Sono il frutto del tuo lavoro Karl. Hai risolto l’ enigma come ti eri prefissato. Dh : Non sei altro che l’ ultima bizzarria che la mia mente ha rigurgitato. Ast : Certamente, dovrebbe questo rendermi degno di indifferenza ? Dh : Sarebbe mio diritto spararti ! Ast : Hilbert fermati ora ! (con imperio) Hilbert cade dalla sedia. Ahahahah (risata grave e supponente) ! Una bizzarria che però ti ha appena fatto cadere dalla tua tronfia posizione nel mondo “reale” ! Hilbert si rimette seduto massaggiandosi la schiena. Continua a guardare il personaggio di fronte a lui con aria sospettosa. Dh: (Parlando da solo)Il medico ne avrà escogitata un’ altra delle sue. Questo pagliaccio mascherato si fingerà qualche personaggio a me noto per “guarirmi” sul piano della ragione.(Alla persona a lui di fronte) Ragione ! Sapeste voi quello che ho ricavato dal fuoco di Aristotele ; il mio mondo brucia e con esso anche il vostro. Ast: Dal fuoco è nato e al fuoco tornerà. Dh : Devo ammettere che per essere un dipendente del mio medico sei piuttosto colto signor…. Come devo chiamarVi (con arrogante ironia) signor…Zenone ? Ast: Hilbert, io sono Aristotele. E giungo da te ora, per saldare il mio debito. Molti secoli orsono elaborai un’ opera che doveva porre su un binario corretto la ricerca della verità. La mia Logica ha influenzato in modo incontrovertibile il pensiero degli esseri umani ma….In essa ho lasciato una questione irrisolta. Sapevo che chi avesse seguito il cammino da me tracciato sarebbe giunto al bivio che separa la follia dalla bellezza. Ed è a tale bivio che sei giunto tu. L’ inganno può erodere ma non perdurare. Dh: Oh capisco ! Ast: Tu non mi credi dunque. Dh: Io credo che questa sia la più stramba e deprimente messinscena che il medico abbia mai escogitato ! Ast: E così proprio tu che vivi immerso tra la geometria e i teoremi dubiti ora di ciò che la tua mente concepisce senza neanche verificare la validità di tale visione ? Hilbert esita, sentendosi costretto logicamente a sottostare al gioco fintanto che non potrà smascherare il presunto aiutante del medico. Dh: (Lentamente, quasi che ogni parola gli sia sradicata dall’ interno) Io sono eroso, la mia salute e la mia missione cadute. Che il mio destino si faccia da sè. Ciò che la mente partorisce e ritiene valido ha pieno diritto all’ esistenza. Mi trascini in una folle storia e io ti seguirò, che tu sia un’ ombra o carne ed ossa : della mia vecchia vita sono stato già privato, mi rimetto alla mia mente. Scena III : Aristotele e Hilbert sono seduti uno di fronte all’ altro. Discutono da ore sui princìpi della Logica. Dh: Dunque perchè la mia Matematica è giunta alla contraddizione ? Le sue fondamenta sono perdute. Sono stato improvvisamente accecato Aristotele. Qualunque asserzione avessi concepito per quel mio piccolo scritto prodigioso, essa è fondata sul nulla. Cosa resta ? Ast: Vedi Hilbert, l’ essere umano ha la peculiarità della consapevolezza di sè, essa è il suo massimo vertice di evoluzione. Fin dall’ alba dei tempi siamo stati legati indissolubilmente allo spirito evolutivo ma ben presto cominciammo a desiderare altro che il semplice sostentamento. Hilbert è ora visibilmente interessato. In posa pensosa, scorre con l’ indice sulla sua fronte mentre ascolta con attenzione le parole di Aristotele. Dh: Volevamo capire, Sapere. Voi Greci ci avete donato l’ arte del pensiero. Ast: Eppure la stessa arte ti ha spinto a constatare quanto la tua logica di matematico sia fallita. Hai trovato una contraddizione alla base del tuo saggio e non trovando risposta credi di aver perso la ragione ma….Ciò non corrisponde alla verità. Dh: Quale verità vorresti offrirmi ? Ast: Hilbert, il tuo lavoro non è errato. E tu non hai perso l’ uso della ragione. Ne hai compreso l’ enigma : la logica non si sottrae all’ inettitudine umana nella lotta per la verità. La logica è il supremo motore del tuo ingegno, senza di essa il tuo stesso concetto di ricerca sarebbe finito nell’ oblio prima ancora della tua nascita. Da quando ho sostenuto la validità della Logica, l’ uomo si è sentito al sicuro dallo spettro della propria inettitudine alla ricerca della verità. Ma la mia opera è una menzogna. Dh: Dunque questa è la verità che vorresti offrirmi. Eternamente ciechi nel nostro moto in cerca della verità, non troveremo mai possibilità alcuna di comprendere il nostro mondo. Il senso più profonda della Logica è un beffardo riso della nostra posizione. Ast: Ti sbagli. Enunciai i princìpi fondamentali della Logica perché l’ uomo non si fermasse alla constatazione della propria inadeguatezza. Perché continuasse ad imprimere la propria forza sull’ abisso di ignoranza che lo separa dalla luce. Per questo ti sono venuto incontro quest’ oggi, affinchè ogni essere umano sappia che non c’ è alcun pregio nella presa di coscienza, essa ci appartiene dalla nascita. Il compito che ci spetta è la ricerca della verità. Il mio fallimento è stato spaventoso e pressochè totale. Non ho trovato la via per la comprensione del mondo ; in compenso ho trovato il modo per alimentare il progresso umano. Grazie alla Logica abbiamo inventato l’ industria, sviluppato le scienze, abbiamo nutrito la nostra avidità di sapere; ridipingemmo il volto del mondo. Pare che ora il mio lavoro abbia esaurito il proprio tempo, e come ogni cosa dovrà essere superato da una nuova idea. La fine della Logica non sarà la fine della nostra corsa verso la verità ! Vi è stato detto che ciò che è logico è sempre coerente. Ebbene questa è una menzogna ! Ciò che è logico non deve mai essere asservito a fini egoistici, esso nobilita gli esseri umani perché li spinge verso la verità anche se non consente di raggiungerla. Hilbert si alza in piedi e misura i propri passi verso Aristotele mentre l’ anonimo entra in scena osservando Hilbert. Dh: Come ? Come può fermarsi ora il motore che hai messo in atto ? Non si può raccontare ad un’ aquila che il volo deve cessare d’ essere ! Tu dici di aver dato nuova linfa alla nostra ricerca, ma l’ inizio di questa folle corsa per la verità fu generato dalla Logica. Lei ci ha trasformato da animali a sognatori, nulla rimane se non tornare a vivere come bestie ora che tale arte viene meno. L’ uomo è movimento, la stasi ne implica la morte interiore. Tu ci desti una possibilità di per sollevare la testa dalla polvere alla quale apparteniamo per scrutare le stelle, ammaestrarle secondo le geometrie della nostra immaginazione. Donasti l’ infinito agli esseri umani ed essi passarono i secoli edificandovi dentro monumenti eterni della tua grandezza. Ogni fibra di poeti, santi ed artisti si fece luna per adorare il suo sole, la Verità. La luce che la tua Logica ha donato è l’ orgoglio e la dannazione umana, ora e per sempre. Tutti gli attori escono di scena tranne l’ Anonimo. An: Karl Hilbert si suicidò il mattino seguente. Dagli studenti ai suoi amici, nessuno seppe mai darsi una ragione del suo gesto. Sulla sua scrivania trovarono un foglio con sopra scritto : E al morir del sogno non vivremo oltre Fia rifugio la nostra notte di beltà Essa è smeraldo, è l’ eterno sonno dell’ umanità Eppure vi era qualcosa in quell’improvviso crollo nervoso che fece astenere chiunque dall’ esprimere un giudizio sulla vicenda. I dottori del manicomio parlano di strani discorsi a se stesso, storie di sogni. Sempre ossessivamente questi sogni. Forse, conclusero, lo studio della Logica lo aveva scombussolato. Però immaginate, cosa fareste se da domani le vostre azioni prendessero vita senza uno scopo ? Cosa succederebbe se l’ esistenza che crediamo di dominare cominciasse a dominarci ? Saremmo ciechi, senza Logica avremmo lasciato questa terra da tempo. Fine Legenda nomi : Dr. Hilbert-­‐ dh Mileva-­‐ ml Aristotele-­‐ast Anonimo-­‐an