la tua citta` e` multietnica

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la tua citta` e` multietnica
Anno 2 N. 6- Aprile-Maggio 1998- HJK ED. Lire 4000
Pubblicazione mensile Giornale autoprodotto senza scopo di lucro
Tutte le foto ed articoli hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle
persone, Case Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti.
Redazione:
Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo e Willy Salveghi
Ha collaborato: Ahmad Aly, Tiziana Gallini e Sayed Abdel Kawi
SOMMARIO
CURIOSITA’ E NOTIZIE DAI MONDI LONTANI
P. 2
INDIA: LE IMMAGINI DI 50 ANNI DI INDIPENDENZA
P. 3
JHARNA KALA: L’ARTE DIVINA
P. 4
MUSICA HABIBI P. 6
TRACCE SULLA SABBIA
“Frammenti di cinematografica lontana” P. 10
SPECIALE CINEMA AFRICANO P. 12
LA TUA CITTA’ E’ MULTIETNICA P. 14
INTERVISTA DI Marco Dello Russo P. 16
VOCI DAL NILO “I libri più belli” P. 18
DOVE IMPARARE LE LINGUE P. 20
IL RICETTARIO DI MONDI LONTANI P. 22
IL CRISTIANESIMO E GESU’ CRISTO/ P. 23
CONOSCIAMO MEGLIO L’ISLAM (ITALIANO/ARABO) P. 1
In copertina “Mondi lontani 1” di Willy, la scritta in arabo “Alam baid” è di Ahmed Aly.
Inoltre si ringrazia: l’egiziano Khaled per essersi fatto intervistare.
… Vi sono cento porte per entrare in India, ma nemmeno una per uscirne…
Ferdinand de Lanoye
EDITORIALE
Molte sono le novità a partire da questo numero di MONDI LONTANI che torna ad
essere un bimestrale come lo era agli inizi. Sono aumentate le pagine, le rubriche.
Parleremo di scuole dove imparare le lingue a noi più care, di un musicista giapponese
affermato come Sakamoto, di ricette –vedi la rubrica “Il Ricettario”-. C’è persino
un’intervista ai nostri amici egiziani, per conoscere meglio le loro idee, le loro storie.
Parleremo di cristianesimo e ancora di islamismo, questa volta spiegato da un
musulmano (Mamdouh) e tradotto in arabo da Ahmed. Questo poi è un numero doppio,
con 2 copertine, vi piace l’idea? La seconda è in stile arabo, con l’articolo sull’Islam e si
legge all’incontrario (in questo Pdf è all’occidentale). Lo sapevate che Mondi lontani in
arabo è ALAM BAID? La scritta è di Ahmed Aly.
Sotto il pugile Prince Nassem Hamed
BUONA LETTURA!!!
Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo
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CURIOSITA’ E NOTIZIE DAI MONDI LONTANI
–In numerosi conventi buddisti del Tibet c’è un locale dove non filtra mai la luce del giorno, nel
quale si conservano le maschere degli dei protettori del sacro luogo. Una volta all’anno i monaci
se le mettono, indossano sfarzosi costumi variopinti e, usciti all’aperto, eseguono una serie di
rituali danze propiziatorie.
- Gli antichi egizi praticavano un gioco molto simile alla dama attuale.
- La persona alla quale è stato innalzato il maggior numero di statue è Buddha, il fondatore della
religione asiatica che da lui prende il nome, vissuto in India nei secoli VI- V a.C.
- Si è tenuta a Milano al Palazzo Reale Arengario una mostra interessante di foto sull’India. Tutto
questo dal 17 febbraio al 19 aprile. Molti sono gli artisti che hanno collaborato a questo progetto. Le
foto della mostra sono presenti anche nel libro che costa sopra le cento mila lire.
- Chiunque sia passato da Hong Kong di recente si è fermato al 12 di Pedder st. fosse solo per
dare un’occhiata: qui c’è Shanghai Tang, più che un negozio l’evocazione dell’atmosfera di una
certa Cina pre-Rivoluzione con il suo artigianato più raffinato, riletto in chiave attuale. Per chi
non ha un viaggio in programma, basta chiedere il catalogo e ordinare via fax, posta o anche email, tel. 00852- 28390868.
- Gli antichi Irochesi, i pellerossa del nordamerica, veneravano il tuono come una delle massime
divinità. Credevano che esso “abitasse” al disopra della luna e del sole, e scagliasse con il suo
affidabile arco fulmine e saette per difendere il cielo da possibile aggressioni.
- Assolutamente non c’è dubbio che i giapponesi abbiano gusti diversi dai nostri in fatto di
alimentazione. Il riso conserva il ruolo fondamentale della tradizione, però il gusto europeo,
italiano in particolare, sta conquistando anche i palati dei giapponesi; ora il pane fa tanto chic in
Giappone, forse come accade da noi per la frutta esotica, visto che è presentato e venduto in
modo raffinato. Inoltre le panetterie-pasticcerie si moltiplicano in tutto il paese, grazie
all’intraprendenza di alcuni artigiani del mestiere, francesi, ma anche italiani e nipponici.
- Mohammed Hammoussi del Marocco, di 30 anni, maschera del Cinema San Demetrio ha scritto,
diretto, interpretato ed in parte anche prodotto da Hammoussi, un lungometraggio autobiografico di due
ore e mezzo, dal titolo “Permesso di soggiorno”. Dice che lo distribuirà attraverso le ambasciate estere
in Italia, molti sono i sogni nel cassetto: “Ho voluto raccontare semplicemente le disavventure che
capitano ad un extracomunitario come me che, giunto in Italia, in attesa di essere regolarizzato dal suo
datore di lavoro, vive lo sfruttamento e tutte le condizioni di difficoltà tipiche dell’immigrato
clandestino. Parteciperò, se Dio vuole, alla settimana della critica a Cannes e al Festival di Bellaria”.
Staremo a vedere…
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India: le immagini di 50 anni di indipendenza
Una mostra di fotografie dall’India, a Milano al Palazzo dell’Arengario (te. 02-875401) dal 12 febbraio
al 12 aprile. Aperta da martedì a domenica: 9,30/ 18,30 ingresso £ 12.000- ridotto £ 8000-scuole £
4000. Noi di Mondi lontani che abbiamo assistito alla mostra possiamo dire che merita davvero.
Come ci indica il titolo di questa mostra fotografica, vengono presi in esame i 50 anni (dal 15 agosto
1947) dell’India indipendente dal dominio britannico. Nella grande quantità di iniziative che si sono
svolte dallo scorso anno anche in Italia, si va quindi ad aggiungere anche questa antologia con i più
celebri fotografi impegnato a raccontarci con immagini suggestive la storia di un grande paese dalle
molte sfumature: 247 le immagini presenti, e 14 murali dedicati alla terra, al popolo e alla gloriosa
civiltà indiana. La mostra, curata da Michael E. Hoffman, direttore della celebre fondazione americana
“aperture”, è stata ottenuta dopo un lavoro durato oltre tre anni, ed è accompagnata da un bel volume
pubblicato in Italia da Federico Motta in vendita a £ 120.000.
La vicenda storica indiana venne segnata dalla rivolta nel 1857, tragicamente domata, e proseguì fino ai
giorni nostri, scandita dalla presenza di Gandhi, dai riti religiosi, dal ritmo lento e dai colori unici di un
paese in continua evoluzione. Lontana dalla presunzione di documentare cinquant’anni di storia
indiana, l’intera operazione si propone di fornire una certa idea della variegata umanità e dell’immensa
cultura interiore di un paese che raccoglie quasi 900 milioni di abitanti.
Tra i nomi dei fotografi: Sunil Janah, Alex Webb, Dayanita Singh, Sebastiao Salgano, Mary Ellen Park,
Henri Cartier- Bresson ed anche un italiano, Dario Mitidieri.
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JHARNA KALA
L’ARTE DIVINA
Di Willy
Jharna Kala è un’artista indiano il cui nome, in Bengau,
significia “La fonte dell’Arte”, scelto da Sri Chinmoy
(questo il suo vero nome) per le sue opere pittoriche ed i
suoi disegni. Natio del Bengala nel 1931 ma trasferitosi in
un’ Ashram nel sud dell’India a 12 anni, Sri Chinmoy per
oltre vent’anni pratica intensamente la meditazione e
perfeziona la sua visione interiore. Oltre che pittore è
anche poeta, compositore e musicista. Per “fonte” dell’arte
egli intende uno stato di coscienza raggiungibile attraverso la
concentrazione e la meditazione profonda. Nella sua arte Sri Chinmoy traduce nei colori
e nelle forme le sue esperienze interiori e spirituali ; le sue opere pittoriche sono per
lo più astratte come per altro gran parte delle opere artistiche del nostro secolo. Una
caratteristica importante è la velocità di esecuzione per le sue opere: quelle di grandi
dimensioni vengono concluse in una o due ore, mentre quadri più piccoli, anche in pochi
minuti! Sri Chinmoy davanti alla tela bianca, in profonda meditazione, non ha alcuna
esitazione: un fiotto di energia creativa e dirompente dirige la sua mano. Questa dinamica
esecuzione è simile ad alcune discipline artistiche e meditative praticate in alcuni
monasteri zen in Giappone. Nel 1992 ha iniziato a disegnare uccellini stilizzati come
simboli dell’anima dell’uomo. Questa particolare arte devozionale l’ha dedicata
costantemente alla pace ed ha raggiunto l’incredibile numero di otto milioni di uccellini!
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Ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale per la sua instancabile
attività per la pace nel mondo. È inoltre il
fondatore della Peace run, una corsa
mondiale che attraversa oltre cento nazioni,
ed ora, dal 1964, Sri Chinmoy vive a New
York. Ha dipinto oltre 154.000 quadri,
scritto oltre 1000 libri e composto 14.000
canti devozionali. Vanta vari centri a suo nome
anche in Italia dove si tengono corsi di
meditazione.
“Quando dipingo, scopro qualcosa che non conoscevo prima.
L’arte è pazienza: la pazienza è volontà dell’artista di
ascoltare la sua voce interiore”.
“La musica non conosce frontiere. Ovunque essa è libera. Il
suo contributo nella sfera delle emozioni, Umane e divine,
Non potrà mai essere appieno compresa”
“ Una persona spirituale dovrebbe essere una persona
normale, una persona integra. Per raggiungere Dio, una
persona spirituale deve essere divinamente pratica nelle sue
attività quotidiane”.
“Cosa da alla vita il suo valore se non il costante anelito all’auto-trascendenza?”
(Sri Chinmoy)
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La novità del momento è senz’altro il disco live “Hafla” di Khaled. Questo Greatest hits dal vivo è fatto
bene, registrato in Francia e in Belgio durante il “Kanza tour” del 1997. Si incomincia con “Didi” dalle
incursioni jazz-funk, poi è la volta di “Sahra”, dedicata alla sua ultima figlia, “Aicha” che scatena la
platea, l’intensa “Chebba”, “AbdEl Kader”, “Ouelli el darek”, la godibilissima “N’ssi N’ssi”, “Lillah”,
“La Camel”, “Wahrane Wahrane”, “Ragda”, “Walou Walou”, “Mauvais sang” dalla magnifica
introduzione, e si chiude con “El harba”. Polygram.
Ed ecco la colonna sonora del film “Little Budda” pubblicata nel 1993 dalla BMG e composta dal
musicista giapponese Ryuchi Sakamoto. Ecco i titoli: “Main theme”, “Opening titles”, “The first
meeting”, “Raga Kirvani” performed di Subramanlam, “Nepalese caravan”, “Victory”, “Faraway
song”, “Red dust”, “River ashes”, “Exodus”, “Evan’s funeral”, “The middle way”, “Raga naiki kanhra/
The trial” di Shruti Sadolikar, “Enlightenment”, “The reincarnation”, “Gompa-heart sutra”,
“Acceptance-end credits”.
Ed è ancora di Ryuchi Sakamoto che vogliamo parlare del suo nuovo
“Discord” e di “Anger-grief”. Il primo è un album interattivo (è anche
Cd-rom) per la Sony Classical. Un album nato da meditazioni sulla
fame in Africa. “Mi sono chiesto che cosa potevo fare per aiutare la
gente –dice il musicista di Tokyo che vive in New York-. La mia arma
è la musica, così mi sono messo a scrivere 24 ore al giorno per
un’intera settimana. Ne è venuta fuori una suite che è un viaggio
emozionale attraverso diverse culture, come piace a me”. Una suite in
quattro movimenti durante il quale il musicista ha chiesto ad alcuni
ospiti illustri cosa intendono per “salvezza”. Il secondo è un minialbum pubblicato dall’etichetta Ninja Tune e contiene remix di Grief e
Anger inclusi in “Discord”.
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“Meli Meli” è il quarto album del cantante algerino Cheb
Mami. In questo lavoro si possono ascoltare generi musicali
differenti come il reggae, le cornamuse celtiche, il rap e per la
prima volta anche un grido di dolore per la sua terra, che ha
lasciato nel 1985 quando aveva 19 anni. Le canzoni più
significative sono: “Meli Meli”, “Parisien du nord”, “H’rabti”,
“Hatachi”, “Bledi” e “Azwaw”. La musica Rai è nata alla fine
del secolo scorso vicino ad Orano, in Algeria. All’inizio erano
le donne che si riunivano per cantare la solitudine perché
lasciate a casa dai mariti, in seguito divenne musica per le feste
di matrimonio e nelle cerimonie di circoncisione –tradizione
islamica maschile-. Negli anni 70 con artisti come Cheb
Khaled, iniziò il fenomeno dei “Cheb” con i sintetizzatori.
Questo “Zay el hawa” in italiano “Come l’aria” del cantante
scomparso egiziano AbdEl Halim Hafez è davvero impedibile.
Molto bravo, riusciva a creare un feeling speciale con il suo
pubblico. Peccato che la foto in copertina è più o meno del
periodo in cui non stava molto bene. Noi preferiamo ricordarlo
da giovane, come nella foto qui sotto.
Vi ricordate del cantante inglese famoso anni fa con il nome di Cat
Stevens? Convertito all’Islam, ritirato dalle scene musicali, oggi, con
il suo nuovo nome Yusuf Islam torna con il disco “I have no cannons
that roar” ma ci assicura che è tutta un’altra cosa. “Non sono qui come
musicista, non sono più un musicista e non posso essere definito tale
solo perché ho contribuito a questo lavoro scrivendo una canzone –
spiega-. Nella mia agenda, nel mio futuro non vedo niente che possa
sembrare una carriera di musicista. Ho altre cose da fare. Il mio ruolo
adesso è un altro”. La canzone “Mother, father, sister, brother” è la
prima che scrive Yusuf da musulmano, e non è neanche liturgica. Gli
incassi di questa compilation andranno alla popolazione devastata dal
conflitto bosniaco. “The little one” è l’unica canzone che Yusuf canta in prima persona, senza
accompagnamento strumentale e dedicata ai bambini uccisi dalla guerra. Il testo dice: “…hanno ucciso
i piccoli che avevano ancora il sorriso sulle labbra, con la furia delle loro armi, hanno cancellato
giovani vite”.
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Torna sulle pagine del nostro giornale la brava Antonella
Ruggiero ex Matia Bazar, gruppo famosissimo negli anni 70 e
80. Ha abbandonato le scene circa 10 anni fa per dedicare il
suo tempo al figlio, per viaggiare in India (5 volte) e incidere
il suo primo album solista “Libera” –foto a sinistra- con
musicisti indiani. L’abbiamo anche incontrata al Ganesh
Restaurant di Milano non molto tempo fa. Il 1997 è l’anno del
ritorno al successo con “Registrazioni moderne” qui l’India
non c’entra, ma si ha modo di rigustare canzoni storiche dei
Matia, riarrangiati. Ha vinto quest’anno il secondo posto al
Festival di SanRemo con “Amore lontanissimo” brano dalle
sonorità indiane, e qui rivela il suo amore per l’India e perché
è tornata a cantare. “Era il 1989 –racconta- quando lasciai i
Matia Bazar. Il successo mi stava soffocando, cercavo
qualcosa di più profondo, desideravo un figlio. L’India mi ha
ridato la voglia di cantare. Erano anni che volevo andarci, sin
da bambina la sognavo. Ho sempre sentito quel paese come
una terra familiare, un ritorno alle origini. E così è stato. Dopo
la prima volta ci sono tornata ancora…Vorrei portarci anche
mio figlio Gabriele che ora ha 6 anni. Sono stata negli ashram.
Ho anche lavorato in un centro di accoglienza per bambini
abbandonati, dove i piccoli vengono raccolti dalle strade e cresciuti e coltivati come fiori preziosi. Poi
ho conosciuto Sai Baba, un maestro dell’amore che ha saputo fare del piccolo villaggio di Puttaparthi,
dove io stavo, un centro di raccolta di milioni di pellegrini da ogni parte del mondo. È stato anche
grazie a lui che ho riscoperto il desiderio di tornare a cantare. Ma in un modo diverso da prima. Non
con affanno e alla ricerca di successo, bensì soprattutto per il piacere di dare a chi mi ascolta delle
emozioni e un po’di gioia. L’India è entrata nel mio cuore. Anche la musica indiana mi ha soggiogata:
è la musica più bella che abbia mai sentito. Infatti parte del mio album “Libera” che ha segnato il mio
ritorno al mondo della canzone, l’ho registrato in uno studio di Madras. Quello che mi piace di più
dell’India sono gli abitanti. Non sono comunque una fanatica o, peggio, una che segue la moda odierna
dell’india e della spiritualità, la new age insomma”. Presto farà dei concerti qui in Italia, uscirà un suo
album, e chissà, canterà anche in un festival in India organizzato da Sai Baba. Speriamo per lei che sarà
così.
Dal 2 al 12 dicembre si è tenuto ad Abidjan in Costa d’Avorio il primo grande
Festival musicale africano. Tra i 1500 musicisti invitati anche Steve Wonder e
Miriam Makeba, che spiega: “Tutti i paesi del mondo parlano di come e in che
modo aiutano l’Africa, ma nessuno parla mai di quello che l’Africa ha dato al
mondo in termini di cultura, di musica, di energia”. Il Festival si chiama
“Afromusiques”, e lo scopo è quello di farlo diventare un appuntamento
annuale. Oltre alla musica il Festival ha affrontato altre tematiche come lo
schiavismo, la salute, la religione.
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L’algerina Warda Al Jazairia è forse l’erede della grande Oum Kalthoum.
È nata a Parigi nel 1940 da padre algerino e madre libanese, ha
frequentato giovanissima il Tam Tam, il più celebre night club
maghrebino della capitale francese di proprietà di suo padre. Apparsa in
molti film egiziani, Warda ha cantato nella sua lunga carriera le
composizioni dei più celebri autori arabi. “Lebanon/ Algeria” è il suo
nuovo disco.
A sinistra in concerto con AbdEl Halìm e Amr Diab.
Concludiamo questa rubrica con un cantautore celebre brasiliano (o
argentino) come Caetano Veloso. È uscito da poco “Livro” un album
quasi tutto nuovo, ringrazia Chico Buarque, Joao Gilberto, Milton
Nascimento, Jorge Ben, Arrigo Barnabè, Miles Davis- Gil Evans e Charlinhos Brown. Tra le 13
canzoni d’autore spiccano le due dedicate al figlioletto Tom nato da poco e alla moglie Paulinha. Ma i
momenti più esaltanti sono molti di più, compresa una straordinaria versione del classico “Na baixa do
sapateiro” di Ary Barroso. Veloso tornerà in Italia a luglio dal vivo per Umbria jazz, al Morlacchi di
Perugia. (foto sotto Caetano Veloso)
“Live in Paris” è lo straordinario concerto parigino del 1994 di Mahmoud Ahmed (foto sotto).
“Possiede un maturità impressionante –dice ‘Musica’-, il suo ‘jazz urbano’, e momenti come ‘Tezeta
garedew’, ‘Wey feqer’ –tra Clapton e Knopfler- hanno impressionato persino i severissimi critici
inglesi”.
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Dato il grande interesse che riscontra questo tipo di cinematografia, ci stiamo impegnando sempre di più nella
ricerca d’archivio per proporvi film sia noti che molto particolari, come il folle “Tetsuo” che vi presentiamo
questo mese, film noto solo agli appassionati cinefili del fantastico, praticamente introvabile in Italia (solo su Rai
3, di tanto in tanto e a notte fonda, lo trasmette). Tra i nuovi, invece, non possiamo non segnalarvi “Kundun” e
“Amistad”, entrambi in uscita in questi giorni, ovvero quando Hollywood si spinge in… mondi lontani! Infine,
vi consigliamo di seguire le piccole rassegne che di tanto in tanto si svolgono qui a Milano, per lo più in piccole
sale d’essai e meglio se con pellicole in lingua originale sottotitolate. Buona visione, e segnalateci anche voi i
vostri film per “Tracce sulla sabbia”.
AMISTAD di Steven Spielberg, con Morgan Freeman, M. Mc Conaughey,
A. Hopkins, USA 1997. Spielberg, “regista per famiglie”, si cimenta in uno
“Schindler’s list” versione nera, una denuncia della schiavitù, l’episodio più
infame della storia americana, per usare le sue parole. La storia vera
dell’ammutinamento dei 53 schiavi che nel 1839 presero il comando della
nave spagnola Amistad; arrestati dalle autorità statunitensi, divisero, con il
processo che ne seguì, l’opinione pubblica. Nomination ad Anthony
Hopkins all’oscar.
A OSTRA E O VENTO di Walter Lima jr, con Lima Duarte, Fernando
Torres, Brasile 1997. In concorso allo scorso festival di Venezia, ma ancora
inedito da noi. Il guardiano di un faro, sua figlia adolescente e il suo
vecchio assistente, soli su un’isola; pian piano, il mondo immaginario della
ragazza invade l’isola, creando un’atmosfera irreale e intensivamente
sensuale. L’arrivo di un giovane assistente fa precipitare la situazione.
STORIA DI FANTASMI CINESI (Qian nu youhun) di Ching Siu Tung, con Leslie Cheung, Woh Ma,
Hong Kong 1987. Un giovane esattore delle tasse capita in una foresta sconosciuta dove è affascinato
da una bella ragazza che in realtà è lo strumento di un demone che intende impadronirsi anche di lui.
Quest’ultimo verrà salvato in extremis da un samurai. Curioso horror grottesco, una sorta di “La casa”
in versione cinese, decisamente ben riuscito con le buone idee, se non altro. Ebbe anche un seguito mai
distribuito in Italia. Reperibile in videocassetta.
ZULU di Cyril Endfield, con Stanley Baker, Jack Hawkins, Ulla Jacobsson, GB 1963. Spettacolare
ricostruzione di un episodio realmente accaduto in Africa alle fine dell’Ottocento. I guerrieri zulù
insorgono contro i bianchi e attaccano una missione; il coraggio dei difensori li spingerà a deporre le
armi.
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KUNDUN di Martin Scorsese, con T. Thuthob Tsarong, G.
Tethong, T. Kunkhyen USA 1997. Dopo “Sette anni in Tibet”, del
quale ci siamo già occupati, l’altro film sul Tibet della stagione non
vanta stelle del calibro di Brad Pitt nel cast (sono tutti rifugiati
tibetani) né budget di 70 milioni di dollari. Melissa Mathison scrive
e Martin Scorsese dirige la storia del quattordicesimo Dalai Lama:
dagli anni dell’educazione in un monastero all’occupazione cinese
che lo costrinse all’esilio. Dell’esordiente Kunkhyen che interpreta
il Dalai Lama bambino, Scorsese ha detto: “In scena è meglio di Joe
Pesci e Robert De Niro”.
TETSUO, L’UOMO D’ACCIAIO (Tetsuo) di Shinya Tsukamoto,
con Tomoroo Taguchi, Kyo Hujiwara, Giappone 1989. Stranissimo
film vincitore di un premio al Fantafestival di Roma: in un
suggestivo bianco e nero non assistiamo ad una trama vera e
propria, ma ci sono: un uomo che diventa un inquietante mutante di
metallo, un duello, un amplesso di sangue e molte altre scene
interessanti nell’ambito del cinema fantastico. Un film incredibile,
lungo poco più di un’ora e con pochissimi dialoghi, consigliato agli amanti delle bizzarrie ed agli
stomaci forti.
RAPA NUI di Kevin Reynolds, con Jason Scott Lee, Esai Morales,
Sandrine Holt USA 1994. Spettacolare film d’avventura prodotto da
Kevin Costner: un documento ben fotografato sulla leggendaria Isola
di Pasqua e sulla sua antica storia. Siamo sul finire del 1600 e
assistiamo ad una storica gara, quella che da diritto ad essere nominati
“uomo uccello”. Ma c’è anche la parte romantica rappresentata da due
giovani che si vogliono bene. Buon successo per questo film
disponibile anche in videocassetta.
AD EST DI SUMMATRA (East of Sumatra) di Bud Boetticher, con
Anthony Quin e Jeff Chandler USA, 1953. Gli abitanti di un’isola
vicino a Sumatra convivono con alcuni minatori bianchi, giunti con
una spedizione per estrarre preziosi. I rapporti già difficili esplodono a
causa di una ragazza. I minatori avranno il loro bel da fare per salvare
la pelle e la miniera. Storie d’amore e conflitti razziali diretta con
tocco sapiente.
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SPECIALE: CINEMA AFRICANO
Il continente nero dai suoi mille volti: a Milano l’8° Festival del Cinema Africano tra
proiezioni, incontri, concerti e un concorso video.
Non tutti sanno che l’Africa è una terra che propone una vasta e interessante panoramica
cinematografica, e non tutti sanno, che, da qualche anno a questa parte, Milano vanta un
Festival dedicato a questo continente, giusto ora alla sua ottava edizione, che vi consigliamo
di seguire. Finalmente anche da noi di “Mondi lontani” riusciamo a parlare di un rassegna ben
delineata e di cui si sa qualche cosa, rispetto a tante piccole retrospettive di cui abbiamo
notizia spesso troppo tardi; nella nostra città che non può vantare una vera tradizione di
Festival cinematografici, questa manifestazione è una manna dal cielo. La rassegna (dal
venerdì 20 a giovedì 26 Marzo) sotto la direzione artistica di Annamaria Gallone, specialista
di cose d’Africa, e di Alessandra Speciale del Coe, allarga, in tutti i sensi, i confini. Intanto
perché assume dichiaratamente una dimensione panafricana, dilatando la sua geografia alla
diaspora dei registi africani in Europa e in America. Poi perché moltiplica le sezioni le
occasioni d’incontro, i modi di comunicare cultura. Sono tanti i lungometraggi in concorso.
Segnaliamo questi: “L’arche du dèsert” di Mohamed Chouikh, violenta metafora
sull’intolleranza ambientata nell’apparenta paradiso di un’oasi; “L’albero dei destini sospesi” di
Rachid Benhadj, parte di una saga di 4 film sull’emigrazione africana in Italia, quindi
particolarmente interessante per noi; “Kini & Adams”, diretto dal grande cineasta del Burkina
Faso Idrissa Ouedraogo (vedi numero scorso su “Tracce sulla sabbia”) e presentato all’ultimo
festival di Cannes. È la storia di due amici che vivono in un povero villaggio, ma sognano
un’esistenza migliore e cercano fortuna in città. Era a Cannes anche un altro maestro del
cinema africano, Gaston Kaborè, con “Buud Yam”: parabola iniziatica dalle cadenze di un
racconto tradizionale, dove un giovane cerca un guaritore per curare la sorella afflitta da un
male misterioso. Poi ci sono, tra gli altri “Bent famiglia” di Nouri Bouzid, sulla condizione delle
donne tunisine. Alla Tunisia è dedicata la retrospettiva, con film realizzati tra gli anni 60 e gli
80, tra cui alcuni classici, come “L’uomo di cenere” proprio di Nouri Bouzid. “Rage in USA III”
(è alla terza edizione) la sezione riservata al cinema dei registi “afroamericani”,
rappresentativa di una importante produzione “Off Hollywood” che conta registi del calibro di
Charles Burnett (del quale si vedrà “Nightjohn”). È una novità introdotta quest’anno, invece, il
concorso-video, che testimonia il grande sviluppo del supporto magnetico nell’universo
audiovisivo africano. Le proiezioni si terranno in tra sale: l’Auditorium San Fedele, il
Cineteatro San Lorenzo alle Colonne e il Cinema De Amicis (ingresso £ 6000, tessera per
tutte le proiezioni e £ 40.000 in prevendita al Centro Orientamento Educativo, via Lazzaroni
8). La giuria è composta, tra gli altri, da Miriam Makeba, Sergio Rubini e Kiko Stella. Nella
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serata inaugurale, la grande cantante sudafricana presenterà al pubblico la nipote Zenzi Lee,
astro musicale nascente. Tutto l’8° festival, del resto, correda di altre manifestazioni gli
appuntamenti cinematografici veri e propri. Martedì 17, ai Magazzini generali (via Petrasanta
14) ci sarà un concerto afrobeat con i Fela’s Egypt 80 e Sealin Kuti, figlio del nigeriano Fela
Kuti, capofila della world music. Sono inoltre previsti un seminario internazionale intitolato
“United colors of media” (23-24) e tre tavole rotonde: domenica 22 “Back to Africa: i registi
africani alla ricerca delle loro radici”, partecipa Kasi Lemmons, che ha diretto il recentissimo
“La baia di Eva”; mercoledì 25 “Dal quotidiano all’universale: le ambizioni del cinema
tunisino”, con Nouri Bouzid e molti altri esponenti di quella cinematografia; giovedì 26 “Attore
africano, attore europeo: due culture a confronto”.
Sotto il regista Nouri Bouzid
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LA TUA CITTA' E' MULTIETNICA
Di Willy
“Non incontrerai mai due volti assolutamente identici. Non importa la bellezza o la bruttezza:
queste sono cose relative. Ciascun volto è il simbolo della vita. E tutta la vita merita rispetto. E’
trattando con gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per se stessi” Tahar Ben Jelloun.
Sempre in crescita il numero d’immigrati che scelgono
la nostra città come nuova casa. I problemi
d’integrazione e la realtà scolastica che vede quasi 8000
immigrati iscritti alle elementari e medie milanesi.
Ormai è un dato di fatto e non serve chiudere gli occhi
di fronte al problema dell’immigrazione nella nostra
città: gli stranieri sono molti, moltissimi, difficile dire
quanti ora visto che molti sono irregolari, ma basta
guardarsi un po’ intorno in città per notare facce per noi
diverse. E’ un vero record: Milano e provincia sono la
realtà più multietnica in Italia, soprattutto a livello di
bambini: nelle scuole milanesi, elementari e medie, gli
alunni di origine straniera sono passati da 950 nel 1988 a
7538 nel 1996…Questo non è dovuto solo al fatto che
molti immigrati hanno avuto qui i loro figli, ma anche molti padri o madri si sono potuti ricongiungere
con il coniuge portando con sé i figli. Oltre 18 mila “ricongiungimenti” autorizzati solo nel 96 a Milano
e provincia, vale a dire un quinto di tutti quelli autorizzati in Italia nello stesso periodo. A Milano è
spesso una buona prospettiva per l’immigrato che ha qui più possibilità di integrarsi: il processo di
integrazione tra lui e la nostra gente è già avanzato: i ricongiungimenti avvengono infatti quando c’è
una concreta prospettiva di avere come punto d’appoggio una casa o un lavoro già assicurati. Possiamo
dire che, oltre alla casa e al lavoro, anche scuola e cultura sono elementi che rafforzano l’integrazione,
anche se la conoscenza della nostra lingua rappresenta uno degli ostacoli più ardui da superare per
l’immigrato. Ora però, grazie anche alle esperienze in atto ormai da oltre una decina di anni in città (in
particolare ai corsi di Via Tadino) esiste una metodologia particolarmente aggiornata per risolvere
questo problema: corsi di aggiornamento, ad esempio, per insegnanti e volontari che vogliono dedicarsi
all’alfabetizzazione degli adulti. In Italia, il processo d’integrazione degli stranieri, soprattutto
provenienti da paesi lontani o culturalmente diversi dal nostro, sembra più difficoltoso se raffrontato
ad altre grandi nazioni europee: la Francia, ad esempio, ha certamente più storia di immigrazione
straniera rispetto a noi e c’insegna che è importante che l’impatto con la nostra cultura non significhi
cancellare la memoria della lingua e della cultura d’origine. Questa realtà esige adeguamenti importanti
di strutture e servizi, in modo da facilitare da un lato la massima integrazione, e per evitare d’altra parte
rischi di inutili e pericolose tensioni. Prendiamo ad esempio la folla degli almeno 20 mila musulmani
che, a Milano, hanno celebrato il 28 gennaio scorso la fine del Ramadan. Raccolti in Piazzale
Maciachini, un tappeto di persone distese per terra, con il volto rivolto verso la Mecca, in preghiera,
potrà essere parso strano, oltre ai problemi di viabilità che ci sono stati: il traffico è rimasto bloccato
nella zona nord della città: gli islamici sono arrivati in zona coi propri automezzi che hanno lasciato
sulla circonvallazione esterna che è rimasta di conseguenza intasata, creando in tal modo ingorghi fin
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dalle prime ore della mattinata. Questo atto di preghiera per noi cristiani non potrà significare nulla, ma
per loro è un momento di riflessione che aiuta a fortificare la volontà; il Ramadan, per i seguaci di
Allah è infatti uno degli avvenimenti più importanti: per un mese hanno digiunato di giorno, con la
possibilità di rifocillarsi solo dopo il calar del sole. Un mese di purificazione, sia spirituale sia fisica.
Milano comincia così a prendere atto di una realtà come questa, praticamente ancora clandestinamente,
nonostante i 600 mila seguaci, immigrati ma anche italiani convertitisi all’islamismo. Visto che ormai è
una metropoli multietnica deve anche prendere atto che i molti arabi qui residenti chiedono che nelle
scuole italiane sia insegnato anche l’arabo…qualcosa dovrà pur cambiare.
“Con assoluta naturalezza un bambino gioca con gli altri bambini. Non si pone problema se siano
africani o cinesi, superiori o inferiori. Per lui sono prima di tutto compagni di gioco. Possono andare
d’accordo o litigare. E’ normale. Ma non ha niente a che vedere con il colore della pelle. Per contro, se
i suoi genitori lo mettono in guardia contro i bambini di colore, allora, forse, si comporterà in un altro
modo”. Tahar Ben Jelloun dal libro “Il razzismo spiegato a mia figlia”, Bompiani.
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L'INTERVISTA
A SAYED, KHALED E AHMAD ALY
DI TIZIANA GALLINI E MAMDOUH ABDEL KAWI
DA QUANTO TEMPO SEI IN ITALIA?
SAYED: Da quasi due anni.
KHALED: Da tre mesi.
AHMAD: Dal Settembre 1985.
COSA TI HA SPINTO A VENIRE QUI’ IN ITALIA?
SAYED: Sono venuto qui perché al mio paese non mi trovavo bene.
KHALED: Per lavoro.
AHMAD: C’era un mio amico e volevo cominciare una vita da solo in un altro paese.
COSA HAI PROVATO AI PRIMI TEMPI CHE ERI QUI’?
SAYED: Avevo paura perché non capivo niente, e loro (gli italiani) non parlavano inglese.
KHALED: Ero triste perché il lavoro non c’era.
AHMAD: Sono una persona che si abitua e non ho avuto problemi. Il mio rapporto con le persone e
con Dio non sono cambiati e così posso dire del mio carattere.
HAI PROVATO MOLTE DIFFICOLTA’ D’ADATTAMENTO NEL NOSTRO PAESE?
SAYED: Si, perché ho iniziato con un lavoro difficile come il muratore ed io in Egitto non avevo mai
lavorato.
KHALED: No, mi sono trovato bene.
AHMAD: I primi tempi per la lingua e la mia timidezza.
TI PIACE IL NOSTRO PAESE, COME TI TROVI CON NOI ITALIANI?
SAYED: Si mi piace perché le persone qui sono molto simpatiche, abbastanza simili a noi e con noi
sono anche molto brave, non come i francesi e i tedeschi -Sayed mi ha tanto raccomandato di scrivere
anche questo-.
KHALED: Non mi piace molto vivere qui, le persone con noi a volte sono simpatiche o antipatiche,
dipende naturalmente da chi ti trovi davanti.
AHMAD: Gli italiani sono bravi però dentro di loro c’è un minimo d’intolleranza, non riescono ad
accettare completamente che non sono italiano, però mi trovo bene con loro e i miei migliori amici
sono italiani. Le mani hanno cinque dita ed ognuna è diversa, perciò ogni persona non è uguale, non si
può giudicare qualcuno senza conoscerlo bene.
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CREDI CHE SIA DIFFICILE LA CONVIVENZA CON LA NOSTRA CULTURA E LA TUA?
SAYED: No, non lo è per niente. Possiamo benissimo andare d’accordo insieme
KHALED: Non è difficile.
AHMAD: Sono un tipo che si abitua con la cultura degli altri paesi.
COME VIVI QUI’ A MILANO (NEL LAVORO, CON LE AMICIZIE)?
SAYED: Vivo normalmente. Lavoro sia la mattina sia la sera. Ho tanti amici italiani ed egiziani e sto
bene con loro.
KHALED: Vivo con amici con i quali mi trovo bene.
AHMAD: Mi trovo benissimo, anche con i colleghi di lavoro.
TI MANCA IL TUO PAESE, QUALE’ IL MOTIVO CHE TI TRATTIENE QUI’?
SAYED: Non è il mio paese a mancarmi ma la famiglia. Sono ancora qui perché mi piace molto il
vostro paese.
KHALED: Mi manca molto la famiglia, e spero sempre in un lavoro.
AHMED: Si la famiglia, sono qui perché vorrei fare qualcosa di buono, una vita, (anche se piena di
sacrifici).
SENTI SPESSO LA TUA FAMIGLIA?
SAYED: Ogni tanto.
KHALED: Spesso.
AHMAD: Si e spendo molto, ma è la mia famiglia e lo faccio volentieri perché sono molto importanti
per me.
VORRESTI VISITARE ALTRI PAESI?
SAYED: Si l’America e tutta l’Europa, in particolare l’Olanda e la Spagna. L’America perché
m’incuriosisce molto visto che si vedono spesso filmati in TV. L’Olanda perché c’è mio zio. La Spagna
per la corrida.
KHALED: Per il momento gli altri paesi non mi interessano.
AHMAD: Visiterei gli altri paesi solo per trascorrerci le vacanze e basta. Magari in posti tranquilli, di
montagna, in mezzo alla natura, per contemplarla e poter dire grazie a Dio esiste tutto questo.
Sayed ha 28 anni, Khaled 21 e Ahmad 37. Sayed è un tipo espansivo, gli piace molto conoscere le
persone e viaggiare.
Khaled non conosce molto l’italiano, forse è anche per questo che non dice molto.
Ahmad è una persona tranquilla, ben integrato nel nostro paese che conosce ormai da 17 anni.
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“L’India dei Moghul” di Valerie Berinstain, Universale Electa, lire 22.000. E’ la storia della dinastia che più di
tutte ha segnato l’India pre-britannica e leggendola ripercorriamo gli antichi fasti dell’era dei Gran Moghul, il
loro opulento regno e la conseguente fioritura artistica, simbolo il Taj Mahal.
“Guida ai paesi del Maghreb” di Giancarlo Lannuto, Datanews, lire 20.000, 150 pagine (un po’poche per la
verità) sulla complessa area maghrebina: storia, politica, economia, turismo.
“Le disavventure di Paperamses” di Walt Disney, Arnoldo Mondadori Editore, 480 pagine, lire 9.900. Per i
bambini e ragazzi (ma non solo!). Per la nuova collana economica “I Supermiti” della Mondadori, esce un
volume a fumetti con 13 delle migliori storie a tema pubblicate negli anni dalla Disney, protagonista il Faraone
Paperamses, il paperino del tempo, qui nell’antico Egitto con i suoi pasticci quotidiani.
“Cultura Cuba” di Alex Fleites e Aldo Garzia, Teti Editore, 221 pagine, lire 28.000 è l’unica guida attendibile
alla cultura cubana nella sua accezione più ampia. Sottotitolo del libro: Viaggio nell’identità di un’isola. E
sempre su Cuba, è uscito recentemente anche “Vedi Cuba e poi muori”, a cura di Danilo Manera, Feltrinelli, 173
pagine, lire 23.000, ovvero una raccolta di racconti tra realismo magico e telenovela, tra empito visionario e
cronaca minuziosa, su quest’isola che tanto affascina anche molti italiani, nonostante che spesso se ne parla a
sproposito.
“I ragazzi di Tokyo” di Alessandra Castellani, Liguori Ed., lire 15.000. E’ una raccolta “Selvaggia” di
impressioni, ottimo spunto per capire, come dice il sottotitolo “Le politiche Zen di una metropoli”.
“Atlante dell’antico Egitto” di John Baines, Jaromir Malek, Istituto Geografico De Agostani, 240 pagine. È un
volume esauriente sull’argomento, pubblicato in Inghilterra nell’ormai lontano 1980 ma ancora reperibile in
qualche grossa libreria. Lo consigliamo perché è molto curato, nel testo, nelle cartine, nelle antiche stampe e
nelle quasi 500 foto a colori e in bianco e nero che contiene… una vera chicca! E pensare che noi di Mondi
Lontani l’abbiamo rinvenuto nella spazzatura…sacrilegio!
“Egitto”, di L. Logan, G. Cole, D. Simonis e S. Wayne, EDT Edizioni, lire 49,000 è una guida molto dettagliata
e particolareggiata, dedicata soprattutto a chi non ama i viaggi organizzati.
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“La Regina di Saba”, di Andrè Malraux, EDT Edizioni, lire 22.000. Il racconto avvincente di un viaggio
avventuroso attraverso il deserto yemenita alla ricerca della misteriosa capitale della Regina di Saba.
“Come ritrovai Livingstone in Africa Centrale” di Henry M. Stanley, Touring Club Editore, lire 24,000. Questo
libro inaugura una collana di letteratura di viaggio che pubblica libri particolarmente introvabili o mai tradotti. È
il racconto di un reporter che dopo interminabili avventure riesce a ritrovare il missionario-esploratore Vittoriano
David Herbert Livingstone, disperso da tre anni nel continente nero.
“La scrittura dell’eternità dorata” di Jack Kerouac, Mondadori Edizioni, lire 9,000. Alla lezione del secolo
“raggiungere la pace interiore nella gioia attiva chiamandosi fuori dalle strutture di potere del proprio tempo”
Jack Kerouac ci arrivò nel 56, a 34 anni. Seppe di essere “vuoto”, secondo la pratica buddista, quando la sua
penna cominciò a riempire le pagine di versi costruiti sul “Satori”, sull’illuminazione. Era la “parola del
silenzio” che improvvisamente esplodeva, muta, arrampicandosi fino al cuore. Un esempio di poesia beat e
saggezza orientale del famosissimo autore di “Sulla strada”.
“Come sognavano gli antichi” di Claudio Saporetti, Rusconi Ed. Il sottotitolo del libro è “Sogni della
Mesopotamia e dei popoli vicini”, ed è un saggio sui sogni dei popoli antichi, quindi un tema molto particolare.
Sognare, nell’antichità, era uno dei tanti modi per tentare di conoscere il volere degli dei e il futuro, alla stessa
stregua che studiare il ruotare degli astri o il volo degli uccelli. Gli assiri, ad esempio, così come gli egizi, gli
ittiti e gli ugaritici, hanno tramandato un vero e proprio manuale di interpretazione con gli oggetti dei sogni e il
significato che vi corrisponde.
“L’arte sacra in Oriente e in Occidente- l’estetica del sacro” di Titus Burckhardt, Rusconi Editore. Il modo in cui
l’arte di cinque grandi culture religiose: cristianesimo, buddismo, taoismo, islamismo e induismo, esprime i
fondamenti del sacro.
“Il dio delle piccole cose” . Una storia indiana, saga di famiglia in decadenza, come
lo sono tutte le famiglie delle saghe, sempre in bilico sul confine che separa la
decorosa sopravvivenza della miseria. Su questo confine si intreccia una vicenda
d’amore impossibile tra una figlia della famiglia, in decadenza si, ma ancora con un
nome da salvaguardare, e un giovane uomo della casta degli intoccabili, subumano
dunque, che non avrebbe nemmeno il diritto di pensare alla ragazza della quale si è
innamorato. Il linguaggio di Arundhati Roy, colorito e immaginifico come può
esserlo quello dei bambini, accompagna il lettore senza farlo soffrire troppo
nell’attesa della prevedibile tragedia finale, ma riuscendo anzi a consolarlo con la
grazia delle immagini, con l’andamento lieve e, nonostante tutto, sorridente del
racconto.
“La scrittura –dice l’autrice del libro- è come la pelle dei miei pensieri. Raramente
riscrivo una frase. Sarebbe come se respirassi di nuovo un respiro già fatto”. La Roy ha 37 anni ed è nata nel
Kerala, in India. “Il dio delle piccole cose” è il suo primo romanzo.
“Pappamondo” di autori vari, Editrice Berti, lire 12,000. Interessante guida ai ristoranti stranieri a Milano: ne
sono elencati ben 142, per tutti i palati e per tutte le tasche, dall’Egitto all’Eritrea, dal Venezuela, alle Filippine,
dalla Cina (una selezione di 21), al Giappone, dalla Francia alla Romania. Nell’indice sono elencati non solo per
aree geografiche, ma anche per prezzo, sotto le 20,000 lire (solo per 6) a oltre le 100,000 (solo 1, il giapponese
Suntory). Se prima di affrontare gusti nuovi al ristorante, volete fare un test d’assaggio, ecco 25 gastronomie
etniche. Un libro veramente utile per ci ama il buon mangiare, senza frontiere.
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DOVE IMPARARE LE LINGUE
Se volete imparare il portoghese, l’arabo ma soprattutto il latino-americano la MIs
Modern Laguages Services fa al caso vostro. Si trova in via Bocconi 9, tel. 58321163.
Il prezzo per un’ora di lezione individuale è di 60 mila lire in sede.
Per l’arabo, il giapponese, il turco e il thailandese c’è Mmt- Language Center in corso
Vercelli 9, tel. 4812006. 45 minuti con un insegnante costano 43 mila lire.
Alla Civiche scuole di lingua in via Matteucci 3, tel. 29514630 insegnano il portoghese,
il serbocroato, l’arabo, il cinese, giapponese, turco e, addirittura l’hindi e il tibetano. 210
mila lire per 60 ore.
“Corsi a vostra immagine e somiglianza”, questo è l’invito del Multi Method in via
Durini 4, tel. 76014022. Fra le tante lingue si può imparare il giapponese. Una lezione di
45 minuti individuale costa intorno alle 50 mila lire.
Al Hanover Language Studio in viale Zara 132, tel. 66801819 promettono di insegnare
tutte le lingue del mondo. Il prezzo per un corso di 30 ore (da 60 minuti!) individuale da
svolgere entro due mesi è di 1 milione 200 mila lire, mentre un’ora singola costa 45 mila
lire.
Sotto alcune lettere alfabetiche indiane
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IL RICETTARIO DI MONDI LONTANI
MOLOHIA
La Molohia è un piatto tipico egiziano che tutto il mondo arabo conosce. Si possono comprare le
bustine di Molohia nelle macellerie arabe, non costano molto. La Molohia è un’ erba estiva difficile da
trovare, le bustine sono più facili da trovare, una volta acquistate il resto sei tu a prepararlo.
Per incominciare preparate brodo di manzo o di pollo , una volta caldo togliere la carne, mettere in un
pentolino un po’ di olio e 2 spicchi di cipolla tagliuzzati. Mettere nel brodo 2 cucchiai di Molohia e
lasciare 3 o 5 minuti in modo che esce il vapore. Per finire mettere i pezzi di cipolla con un po’ di sale
nel brodo di cottura per altri 5 minuti.
Ricetta di Sayed AbdEl Kawi
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IL CRISTIANESIMO E GESU’ CRISTO
Libro: il Vangelo dato a Gesù e la Bibbia
Fede: in Dio, nella trinità (Padre, figlio e spirito Santo), nella qualità massianica di Gesù Cristo
(figlio di Dio)
Giorno festivo: la Domenica
Feste più importanti dell’anno: la nascita di Gesù (vigilia di Natale 24 Dicembre e Natale il 25) e
la morte di Gesù (Pasqua in primavera)
Città più importante: Gerusalemme
Il Cristianesimo è la religione che ha origine da Gesù Cristo. Il nome Gesù deriva dall’ebraico (Jeshua)
che significa (Jahvè è salvezza), il nome Cristo (greco unto del Signore) allude alla qualità massianica;
è detto anche (Nazareno) da Nazareth paese d’origine. Il cristianesimo ha sviluppato il germe ebraico
del messianismo, e ha fondato un “nuovo patto”d’amore tra Dio e l’umanità e nella persona di Cristo,
riscatta l’uomo dal peccato originale. Predicata all’inizio in Palestina, dove Gesù raccolse attorno a sé il
gruppo degli Apostoli, che diffusero la religione, dopo la morte di Cristo, nel bacino mediterraneo.
Ecco i nomi dei 12 Apostoli: Simone, figlio di Giona “detto Pietro”, Giacomo e Giovanni “figli di
Zebedeo”, Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo “figlio di Alfeo”, Taddeo,
Simone Cananeo, Giuda Iscariota (che lo tradì), sostituito poi da Mattia. Gesù Cristo –secondo la
religione cristiana- nacque a Betlemme nell’anno 744, di Roma da Maria senza alcun intervento di
uomo, fu un miracolo, e l’angelo Gabriele portò l’annuncio di Dio alla giovane donna, futura moglie di
Giuseppe. Gesù visse a Nazareth e fu arrestato e condannato a morte all’età di 33 anni per essersi
proclamato “figlio di Dio”. Gesù crocefisso tra due ladroni, dopo 3 ore di agonia fu sepolto la sera
stessa. Tre giorni dopo risorse e rimase sulla terra per altri 40 giorni. Il Vangelo e la Bibbia sono i libri
dei cristiani, e la religione conta 900.000.000 di seguaci.
La religione cristiana oggi ha varie confessioni, le più importanti sono tre: la cattolica, la protestante e
l’ortodossa.
La cattolica “universale, apostolica”, illuminata dallo Spirito Santo, prosegue la missione affidata da
Cristo agli apostoli e riconosce il primato del vescovo di Roma.
La protestante, che ha avuto origine dalla Riforma “rivoluzione religiosa, alimentata anche da
motivi politici ed economico-sociali”, rivendica dei diritti, ed è presentata dai seguaci di Lutero
(monaco agostiniano che mise in dubbio l’autorità papale e si appellava ad una religiosità intima contro
l’esteriorità delle opere). I più grandi gruppi di protestanti sono quelli dei luterani, dei calvinisti e degli
anglicani.
L’ortodossa infine stabilisce la processione dello Spirito Santo dal Figlio oltre che dal Padre, e
respinge il Filioque, il celibato ecclesiastico, la separazione della cresima dal battesimo, l’Immacolata
Concezione (dogma cattolico definito da Pio IX affermante l’esclusione di Maria
23
Vergine dal peccato originale).
Il peccato originale, secondo la teologia cattolica, è il peccato che ciascun uomo, nascendo, porta con
sé per eredità del primo uomo, Adamo, che trasgredì la legge divina. Viene tolto dal
sacramento del battesimo. I 7 sacramenti sono: battesimo, penitenza “diconsi dei morti, in quanto chi li
riceve passa dalla morte del peccato alla vita in Cristo”, cresima, eucaristia, estrema unzione, ordine,
matrimonio “sono dei vivi, in quanti incrementano la vita spirituale”. INRI (sigla latina delle parole
“Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum” in italiano “Gesù Nazareno Re dei Giudei”), sono le parole apposte
da Pilato alla croce di Cristo.
Molti sono i pareri discordi l’uno dall’altro di ricercatori, scienziati e religiosi sulla morte di Gesù e
sulla Sindone “sudario che ha accolto il corpo di Cristo morto”. Su quest’ultima dicono che appartiene
ad un uomo anziano e non ad uno di 33 anni, altri affermano che l’uomo della Sindone appartiene
all’epoca medioevale e quindi più recente rispetto al periodo di Gesù.
Sotto Nazareth
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Attenzione! testo in arabo da leggere al contrario ,da destra a sinistra.
“Conosciamo meglio l’Islam” di Mamdouh Mohammad AbdEl Kawi
traduzione in arabo di Ahmed Aly
In questo documento PDF è all’occidentale
1
CONOSCIAMO MEGLIO L’ISLAM
Di Mamdouh Mohammad AbdEl Kawi
Islam è sottomissione ed obbedienza in Allah. Questa religione richiede una fede totale negli
insegnamenti di Muhammad. Chi non vuole seguire il Profeta ma pretende di seguire solo Allah non è
musulmano. Bisogna accettare tutti i Profeti. Musulmano è chi obbedisce ad Allah e al suo Profeta in
ogni momento della giornata. Colui che non crede nell’Islam è un “kafir” e la sua natura è “kufr”.
Mushrik “associatore”, Dahriy “senza Dio”. 99 sono i nomi di Allah e il Corano proviene da Lui,
consegnato a Muhammad dall’angelo Gabriele. Ogni volta che nominiamo il nome di Muhammad
diciamo “la pace sia con lui”, in arabo “Alayehi assalato uassalàm”I 5 pilastri dell’Islam sono:
1. ATTESTAZIONE DI FEDE: “Asc hadu an la ilaha illallah, ua asc hadu anna Muhammadun
Rasulullah”, in italiano “Attesto che non c’è altra divinità all’infuori di Allah e che Muhammad
è il suo Messaggero e Profeta”.
2. LA PREGHIERA 5 volte al giorno “As- Salah”: mattina, mezzogiorno, pomeriggio, tramonto e
sera.
3. IMPOSTA CORANICA “Az-zakah” che significa “La purezza”. In questo modo si aiuta chi ha
bisogno, si fa per i bisognosi, per un nuovo musulmano, per i viaggiatori e per un indebitato:
“Allah, sia Glori a Lui l’Altissimo, vi ha reso obbligatorio il pagamento di Az-Zakah, affinché il
resto dei vostri beni, dopo il versamento di essa, sia puro” (Muhammad). Az-Zakah vale circa il
2,5 per cento.
4. IL DIGIUNO nel mese di Ramadan
5. IL PELLEGRINAGGIO alla Mecca almeno una volta nella vita “Al Hajj”. Noi crediamo nella
provenienza Divina dei testi originari dei libri: i fogli di Abramo, la Torah di Mosè, Az-Zabur
di Davide, il Vangelo di Gesù e il Corano, unico Libro a non essere mai stato modificato da
essere umano. La prova di ciò è in Arabia Saudita dove si trova il testo originale del Corano,
senza alcuna manomissione, con le stesse parole, senza neanche una virgola cambiata. Al
contrario dei libri dei giudei e cristiani dove, oltre ad essere stati modificati, nessuno è in grado
di mostrare i testi originali, ormai introvabili. Il Corano è stato sistemato ai tempi del Califfo
Othman, che comandò la comunità islamica dopo la morte di Muhammad. Othman era il terzo
Califfo ben guidato. “Chi fa torto ad un cristiano o a un giudeo non sarà dalla mia parte nel
Giorno del Giudizio” ha detto Muhammad. Il venerdì è il giorno della congregazione, il mese
del Ramadan è il nono mese lunare dell’anno. L’anno lunare ha 354 giorni e non 365 come il
solare. Questo è per noi l’anno 1418, per i cristiani il 1998. Importante è pregare tutte le volte,
se per qualche motivo valido non hai potuto farlo puoi recuperare in un altro momento. Meglio
è pregare con gli altri, vale 27 volte di più di quella fatta da solo. Pregare con gli altri aiuta
anche a concentrarsi meglio durante la preghiera.
2
La Sciari’ah è il codice di condotta che Allah ha rivelato all’uomo. La Sunnah è ciò che faceva e ha
detto di fare Muhammad. Iman è la fede. Due sono le feste musulmane “Al Musalla” che significa
“luogo di adorazione” e si fanno all’aperto, se c’è mal tempo si prega in un posto coperto. La prima
dopo la fine del mese di Ramadan – chi non riesce a fare il digiuno deve sfamare una persona per
un giorno—Idu-l-fitr è la prima festa, la seconda è Idu-l-Adha, con la quale si concludono i riti di
pellegrinaggio, il 10 del mese di Zulhiggiah, cioè la festa del sacrificio del Profeta Abramo. Il
minareto è la torre della chiamata alla preghiera. Il volto de nostro Profeta Muhammad, come
quello di Gesù e di altri profeti non deve mai essere raffigurato. Noi preghiamo verso la Mecca, mai
davanti ad un’immagine. La prima Sura di apertura del Sublime Corano è Surat Al Fatiha, ed è
costituita da 7 ayàt “versetti”. I nomi del velo della donna musulmana sono: hijab, nikab, shadòr.
Nell’arte islamica è assente la rappresentazione figurativa di esseri viventi, solo arabeschi e
calligrammi. I musulmani hanno sostituito la carta alla pergamena, inventarono l’algebra,
insegnarono la geografia, possedevano da circa un millennio i laboratori di chimica prima di
Lavoisier, scoprirono l’alcool, l’acido solforico, l’acqua ragia ecc. Aprirono anche le prime
farmacie. Gli occidentali hanno separato la ricerca scientifica dalla spiritualità arrivando alla
situazione drammatica di oggi, nell’Islam invece le due cose sono inseparabili. Ecco alcune
informazioni esatte sul Profeta Muhammad: nacque nel 570 o 571 alla Mecca, dove ha inizio la
predicazione nel 610, anno in cui il Corano fu rivelato fino al 632. Nel 622 per ordine di Allah si
trasferisce a Yatrib che si chiamerà Medina, la città-stato del Profeta. Nel 632 il Profeta muore ed
ha inizio il califfato dei califfi ben guidati.
Ecco in breve la storia dei Profeti:
Adamo: creato dall’argilla è il primo uomo sulla terra.
Noè: visse 950 anni, costruì l’arca e si salvò dal diluvio.
Abramo: stava per sacrificare la vita di suo figlio Ismaele per Allah.
Ismaele: è il figlio del sacrificio, non il fratello Isacco.
Giacobbe: è il figlio di Abramo e fratello di Isacco, ha avuto la benedizione e 12 figli. Da essi
l’intera nazione d’Israele.
Giuseppe: è il figlio di Giacobbe e diventò importante presso il Faraone. Tra i suoi miracoli sapeva
spiegare i sogni.
Mosè: divise il mare con il suo bastone, ed è stato salvato dall’acqua in tenera età. Sul monte Sinai
ebbe i 10 comandamenti.
Davide: sconfisse il cattivo gigante Golia, aveva una voce bellissima.
Salomone: è il figlio di Davide, diventa il re saggio. Costruì una moschea.
Gesù: figlio di Maria, non è morto in croce –fu crocifisso un altro al posto suo-, non è Dio, né figlio
di Dio ed annunciò l’arrivo di Mohammad dopo di lui. Ha ricevuto il Vangelo.
Muhammad: ha avuto da Allah tramite l’angelo Gabriele il Corano. “Io sono un essere umano
come voi, non vi ho portato nulla di mia iniziativa, tutto ciò mi è stato rivelato da Allah”.