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–1– –2– –3– L’ITALIANO ALLA FIERA MONDIALE DI CHICAGO –4– –5– –6– FIRENZE, TIPOGRAFIA DI G. BARBÈRA. 1893 Compiute le formalità prescritte dalla Legge, i diritti di riproduzione e traduzione sono riservati. –7– AI LETTORI. Per quanto copiosi possano essere i vostri appunti sui particolari e le impressioni di un viaggio, per quanto bene possa servirvi la memoria, vi sono sempre alcune singolarità che sfuggono, alcune cose che taluno osserva ed altri no. Eccovi, o lettori, la sola ragione per cui abbiamo ritenuto opportuno e pratico il riassumere in questa piccola Guida il compendio di due differenti note di viaggio, d’impressioni diverse, e sia pure il contingente di due modeste esperienze. I mezzi di comunicazione di cui possiamo fruire oggi hanno reso il mondo piccino; ciò è incontrastabile. Pur tuttavia un viaggio in America deve sempre considerarsi un vero e proprio viaggio, ed anche i più rotti alla vita del viaggiare, anche i touristes ferrés, quando si tratta di ricalcare le orme del grande Genovese e di sfidare le ire del precipitoso Affrico e degli Aquiloni dell’Oceano non ischerzano più, non dicono più « tutto il mondo è paese, » e tanto meno –8– partono alla leggera, con le solite valigie e col consueto corredo di buone norme, che trovano costante ed invariata applicazione in tutti gli Hotels del vecchissimo mondo. Nuovi bagagli, non poco denaro e nuove norme più consentanee agli usi di questo paese, ecco quanto necessita per un viaggio in America. Ai bagagli e specialmente alla borsa speriamo vorrete pensare voi, al resto abbiamo nel miglior modo possibile provveduto noi con questo libriccino, scritto in tutta fretta, stante l’imminenza della Esposizione, ma che potrà tuttavia accompagnarvi ed assistervi alla partenza, nella traversata, all’arrivo e durante la breve permanenza. L’intento è buono e mira esclusivamente a giovarvi: se non per la forma e per la sostanza almeno per la buona intenzione siateci grati, leggeteci e venite presto a stringerci la mano. Chicago, 25 gennaio 1893. PIETRO TAPPARI Ing. CAMILLO CERRUTI –9– – 10 – – 11 – CAPITOLO PRIMO Cenno sugli usi e costumi. – La donna americana. Se tutto ciò che v’ha di più prodigioso e colossale nel mondo non è prerogativa assoluta dell’America, come vorrebbero fosse questi grandi entusiasti del loro paese che sono gli Americani, resta pur sempre incontrastabile che straordinaria è l’opera, vastissima l’orma che questo giovane popolo ha saputo imprimere sul cammino della civiltà e del progresso. Chi non lavora, chi non può giustificare l’impiego del proprio tempo con una occupazione laboriosa qualunque, è in America poco considerato, se non addirittura disprezzato, senza riguardo al nome ch’egli porta od al vistoso patrimonio che possiede. Questo il segreto principale della loro potenza, l’apogeo della loro scienza nella vita, la spiegazione del rapido incedere sulla via di – 12 – quello sviluppo economico e sociale che è forza suprema d’ogni popolo, ed ove tutti indistintamente, dal modesto operaio al milionario potente, concorrono all’opera col tributo delle proprie fatiche, della propria intelligenza e dei propri mezzi. È ammirevole e di grande ammaestramento ad un tempo l’esempio che oggi ancora vi offriranno questi Cresi della terra con la instancabile loro attività ed energia, e non sarà difficile che visitando le officine di una fabbrica o le chiuse degli Stock Yards vi sia dato incontrare ancora là, primissimi sul campo del lavoro, gli Astor, i Vanderbilt, i Gould o gli Armour ! Troverete in America un popolo colto, smanioso di sapere, desideroso d’istruirsi e che dedica alla lettura gran parte delle ore destinate al riposo. I giornali, che sono qui numerosissimi e che per la importanza, prestigio e copiosità di materia in essi contenuta sono veri emporî – 13 – d’istruzione, vengono letti con avidità da ambo i sessi. È il giornale che domanda un Americano al suo svegliarsi al mattino, è al giornale che dà l’ultima occhiata prima d’andare a letto. Da ciò deriva naturalmente come in alcuni casi anche il giornale possa divenire una vera e propria afflizione; poichè se esso ruba alle donne in genere ed alle mogli in particolare quel poco di tempo libero che gli affari lasciano agli uomini, esso vi schiuderà eziando quasi sempre ogni comunicazione con questi. A teatro, in ferrovia, sui trams, nei caffè e magari a tavola, un Americano, in compagnia o no di una signora, si presenterà non poche volte armato dell’indivisibile giornale; cosa che francamente ci permettiamo di trovare per lo meno affliggente. Se l’Europa ha dei vecchi pregiudizî, l’America ne ha dei nuovi, i quali per compenso non sono meno copiosi nè meno originali dei nostri. Fortunatamente v’ha dela gente di spirito che si – 14 – ride dei nostri al di là dell’Oceano, ed altrettanta di buon senso che fa l’identica cosa di qua. Per oggi questo continente conta una popolazione di 60 milioni d’abitanti; domani non possiamo dire, anzitutto perchè qui le macchine fanno veri prodigi e tendono a sostituire completamente l’uomo; poscia perchè tutti sanno che gli Americani, quando si tratta della grandeza del loro paese, sanno all’occorrenza MOLTIPLICARSI. L’astinenza da qualsiasi bevanda alcoolica, compreso il vino, è in America precetto molto osservato nella forma; circa la sostanza, assai più eloquenti di noi parlano alto i diversi milioni, che tutte le città americane ricavano annualmente dalla tassa sulle licenze di tale rivendita. Però nelle classi elevate, in quelle ciè degli austeri campioni del puritanismo, il vino ha realmente dei mortali nemici i quali non avendolo mai bevuto, non sentono, come da – 15 – noi, il bisogno di riberlo. Ciò premesso, è naturale come sia la loro lieve sacrificio lo astenersene, e come possano trovare nell’uso di esso tutti gli inconvenienti, compreso quello di turbare il ben dell’intelletto. Se tutte le medaglie hanno il loro rovescio da noi, qui non hanno che il diritto, cioè il lato buono; di quell’altro i figli di Giornata non vogliono sentire parlare; sarà quindi molto saggio da parte vostra il limitarvi ad ammirare le cose veramente straordinarie che hanno saputo fare; trascurando di accennare a quanto di meno bello v’ha nel loro paese ed ai loro difetti. A noi sembra francamente che il meno che si possa accordare agli artefici meravigliosi di cotanta opera sia la piccola vanità di credersi perfetti! Tutti i culti, tutte le rreligioni sono in america profondamente tollerate e rispettate, rispettatissima la dea ricchezza, senza la quale non potrete mai aspirare a divenire un – 16 – grand’uomo; sotto quest’aspetto l’America vanta gli uomini più grandi della terra ! Questa caccia al dollaro è pienamente giustificata dall’altissimo concetto in cui ne è tenuta la simpatica effigie, e gli amatori della collezione non v’annettono certo minor accanimento di quello che sanno spiegare i nostri incettatori di francobolli. Del resto la differenza non è poi tanto grande, se non che per gli uni si tratta di varietà, per gli altri di quantità. Per quanto riguarda la considerazione, se non possedete almeno un milione non ci fate molto assegnamento; potrete tuttavia essere ammirato se poeta, professore, filosofo e magari musicomane, ma in quanto ad avere la stessa considerazione di un milionario, è un altro paio di maniche! In fatto di maniche gli americani predilogono quelle della camicia e si sbarazzano spesso e volentieri di quelle dell’abito; ciò perchè le – 17 – braccia possano fruire d’una libertà d’azione che è rispecchiata dalla irrequietezza dell’occhi e della bocca; nel primo è l’idea che tormenta il pensiero, nella seconda un pezzo di gomma o di tabacco tormentato dai denti ! Gli americani vogliono certo un gran bene a Cristoforo Colombo, ed oltre ad onorarne la memoria nel modo più solenne, rivelano questo loro culto creandosene ciascuno a seconda dei proprî gusti le sembianze. A New-York specialmente ci ricordiamo di averne veduto una qualche dozzina d’immagini sifferenti, però se ve ne sono di molti imberbi è spiccata la tendenza pei Colombi con barba alla sapeur ! In fatto di ritrovati e scoperte voi non avete che ad abitare breve tempo questo paese per esserne letteralmente sbalordito. La sagacia americana è in ciò pari alla tenacità dell’indagine, e noi siamo convinti che se l’America ha un rimpianto, si è quello di non – 18 – aver saputo prevenire l’ardito navigatore, scoprendosi da sè. Siccome è provato dalla storia che i più grandi uomini d’ingegno non hanno fatto fortuna, così questi maestri della praticità nella vita lasciano tutte a noi le prerogative degli estri sublimi e delle idee eccelse, e tengono per contro alla loro indiscutibile caratteristica del buon senso, che specificano col nome di horse common sense (senso comune da cavallo). Il negar loro questa dote sarebbe disconoscere uno dei più potenti ausiliari che li guida sul laborioso cammino; dondolandosi sulla rockingchair, o seduti sull’angolo di un tavolo con una delle gambe penzoloni, armati della inseparabile matita, essi prenderanno gli appunti delle vostre proposte o progetti, e vi daranno poscia una di quelle risposte che rivelano sempre rapidità di vedute e non difettano mai del sunnominato horse common sense. – 19 – Perchè poi l’Americano si assimili così volonteroso a quello, che pur essendo il più intelligente, è pur sempre un animale, si spiega dalla omogeneità di missione che questi due esseri sembrano adempiere sulla terra. Infatti, come il cavallo che sul selciato di Broadway in New-York o su quello, non meno fangoso, di State Street in Chicago procede instancabile ed ansante, serpeggiando fra le ruote dei mille veicoli e cercando con la testa il menomo spazio ove insinuarsi, come questo quadrupede che par cosciente esso pure dalla parte importante che gli è assegnata in questa eterna lotta della precedenza nel tempo; l’Americano procede affannoso sulla via del lavoro utilizzando l’attimo nel tempo, il lembo nello spazio, e trascinando egli pure il pesante carro con relativo compagno ed auriga. Il carro in questo caso è il grave pondo degli affari, ed il compagno, il più adorabile viso di sposa, il quale non pochi dei casi è anche il più intelligente auriga! – 20 – A questo proposito ci piace rammentare uno dei proverbi qua più in voga, « l’America è il paradiso delle donne, il purgatorio degli uomini, l’inferno dei cavalli! » Nulla di più giusto, nulla di più vero. L’inferno dei cavalli è cosa troppo provata perchè abbia bisogno d’illustrazione; essi sono le vittime di questa corsa vertiginosa ove fanno prodigi, esauriscono tutte le forze di cui dispongono, e muoiono estenuati, in non pochi dei casi, là sulla strada che hanno percorso mille volte ansanti, sulla breccia del lavoro ove non di rado vengono lasciati troppo lungamente nella più assoluta noncuranza. L’uomo lavora e nel lavoro non ha posa; quando ha guadagnato vuol riguadagnare, quando ha raggiunto una meta ne agogna un’altra, e sempre egli procede con tutta la vitalità ed il tempo di cui dispone, spinto da una forza che sembra gli dica ognora « cammina, » e non gli lascia certo il tempo di fruire di molte dolcezze che nella vita egli potrebbe procurarsi. Da ciò quello stadio di benessere relativo, proveniente – 21 – dalla ricchezza e dalla soddisfazione dell’opera compiuta; ma tormentato dalle idee, dalla preoccupazione incessante, dalla responsabilità; quindi il purgatorio. La donna americana! Oh mio Dio! Dio nostro cioè! chi ci traduce in prosa eloquente tutta l’ammirazione che in questi punti esclamativi vorremmo trasfusa? Chi ce la descrive, chi ci dà un capitolo, un inno magari per questa nuova e superba incarnazione dell’eterno femminino? Per lei vorremmo la mente profonda d’uno scrittore di genio, il pennello di un’artista italiano: il suo talento, l’originale sua bellezza ne sono degni! Non potendo qui avere ne l’una nè l’altra di queste cose, nè consentendoci d’altra parte il carattere di questo libriccino quella lunga digressione di cui la donna americana sarebbe ben meritevole, ci limiteremo a dire che lei che, come l’angelo ribelle di Milton, ha voluto sulla terra un paradiso novello ove un nuovo e più rigido culto venisse a tutelare il suo diritto, la sua libertà, là – 22 – dove si vasto imperio aveva di già il suo prestigio. Coll’orizzonte larghissimo che alla sua terra si schiudeva, volle anch’essa che più vasta cerchia fosse schiusa ai suoi talenti, all’opera sua, al suo volere! Non volle infine che i doveri d’una missione impostale dalla natura potessero precluderle i campi di quella scienza di cui si è fatta discepolo, di quel lavoro di cui divenne artefice, di quella libertà per cui ha bandita l’emancipazione. Se questa ribelle, ma potente affermazione de’ suoi talenti, essa sia rimasta scropolosamente fedele a quela dolcissima missione che ne fu sempre il più vago retaggio, francamente crediamo sia discutibile; certo però la nuova scuola non poteva agognare nè più intelligenti, nè più leggiadre discepole. Oh se lo sono leggiadre! oh se lo sanno di esserlo! La ricercatezza della loro pettinatura, di tutta la loro persona, del loro modo di vestire coquet ed elegante, la profusione di gioielli di cui fin – 23 – troppo e non sempre oppportunamente si adornano, sono i sintomi palesi di quella stessa vanità che fa di tutto il mondo un solo paese, specialmente per le donne. Molto spirito e non poco savoir faire, coltura varia e mente superiore, infine ricchezza di buon senso, ecco gli ausiliari d’una bellezza la cui principale attrattiva consiste nell’originalità. Infatti si direbbe che dalle varie razze che hanno concorso alla formazione del tipo nascente, essa abbia saputo con femmineo discernimento appropriarsi le più vage caratteristiche; ed ora sono gli occhi nerissimi delle figlie di Spagna che fan leggiadro contrasto con le fluenti anella d’una chioma d’oro, ed ora invece le pupille azzurre, profonde e soavi d’una fanciulla di Germania ed il crine bruno e lucente d’una donna italiana! Gli americani adorano semplicemente le loro donne ed hanno per esse un rispetto forse meno apparente, forse più rigido, ma non meno – 24 – corretto della nostra galanteria. Da ciò si capisce facilmente il paradiso ed anche l’idolatria per la dea. Dopo una tale descrizione noi sentiamo il bisogno ed il dovere ad un tempo di rivolgerci a quel gentil sesso italiano cui ci legano affetti carissimi ed un culto non meno sincero, e diremo a quello, che malgrado l’ammirazione e l’omaggio profondo che le Americane c’ispirano, non di rado il nostro pensiero volge là alla nostra vaga penisola, ove le fanciulle sono meno sapienti, forse, ma più appassionate e dove un’aureola profonda di sentimento aleggia sì soavemente sugli occhi pensosi e bruni delle nostre donne! Come conclusione di questo capitolo diremo infine che i pochi cenni dati giù così alla buona in questa guida sugli usi e costumi del continente americano, lungi dall’aver la pretesa di uno studio vero e proprio, non sono che il risultato delle nostre modeste impressioni. È il – 25 – nostro convincimento che un lungo periodo di tempo sia necessario per la formazione d’un giudizio coscienzioso ed esatto sulle cose di questo paese, che meritano sinceramente tutto il vostro studio, tutta la vostra considerazione. Venite quindi, nè vi trattengano le piccole difficoltà d’una lunga traversata, nè tampoco la non lieve spesa, troverete a ciò un largo compenso nell’ammestramento e nella ricchezza di cognizioni che dall’opera straordinaria e mirabile potrete attingere. – 26 – CAPITOLO SECONDO. Linee principali di vapori e loro tariffe. – Il Nord Deutscher Lloyd. – La traversata. – Trattamento a bordo. Consigli pratici. – Le mancie. – I bagagli. Le quattro linee principali che fanno il servizio dei passeggeri fra l’Europa e l’America sono: La White Star Line ; La Compagnia Generale Transatlantica ; Il Nord Deutscher Lloyd ; La Compagnia Generale Italiana. Diversi sono i criteri a cui ci si può informare nel fare la scelta di una piuttosto che di un altra di queste compagnie, e facilmente si comprende come questa sia sempre molto relativa al vostro maggiore o minore affiatamento col mal di mare. La White Star Line è certamente la linea di vapori che vi terrà il minor tempo possibile – 27 – inchiodato nella vostra cabina; poichè i suoi piroscafi partendo da Queenstown (Irlanda) raggiungono la terra americana in meno di sei giorni. Però se vi sarà dato evitare per questa via quattro o cinque giorni di navigazione, dovrete disporvi a sottostare a tutti gli inconvenienti di un lungo e faticoso viaggio in ferrovia, trasporto continuo di bagagli, visite doganali e maggiore spesa. Per contro potrete dire in questo caso d’aver traversato l’Oceano sui più grandi piroscafi mercantili che fendano il seno a Teti, quali sono il Majestic ed il Teutonic. Sui piroscafi della White Star Line un letto in cabina di prima classe costa dai franchi 300 in su. Non convengono le cabine sul primo ponte per una persona sola, il prezzo di tali cabine varia da franchi 1500 a franchi 2000. Il passaggio in seconda classe costa da franchi 175 a franchi 200. – 28 – Dopo questi piroscafi, quelli che fanno la traversata in minor tempo sono quelli della Compagnia Generale Transatlantica, i quali vanno dall’Hâvre a New-York in circa sette giorni. Questa linea è la più adatta per coloro i quali tengono a passare per Parigi, e si sentono in grado di sacrificare alla superba metropoli francese i due giorni di mare in più che differiscono dalla linea inglese. Siccome anche i vapori risentono del carattere della nazione a cui appartengono, su quelli della Transatlantica le ore passano gaiamente. – Il vino a tavola è compreso nel prezzo di passaggio. Il costo della traversata in prima classe varia dai franchi 400 agli 800, a seconda delle cabine. In seconda classe è di franchi 300. Si può prendere il biglietto per New-York direttamente nelle principali città italiane quanto a Parigi, ed in questo caso il costo aumenta della spesa del percorso in ferrovia. – 29 – La Navigazione Generale Italiana i cui vapori partono da Genova offre qualche piccolo vantaggio nella spesa, ma per contro impiega nella traversata il tempo maggiore. Rimane ora la linea Nord Deutscher Lloyd che abbiamo serbato per ultima onde poterci diffondere in maggiori dettagli, essendo quella che noi conosciamo per maggior esperienza, e che francamente sotto tutti i rapporti sentiamo di dover raccomandare agli Italiani che si recano in America. Primissimo ed indiscutibile vantaggio quello di potervi imbarcare a Genova per passare senz’altro sul continente americano, senza disturbi, senza trasbordi, senza visite doganali per via. I vapori Werra,Fulda, Kaiser Wilhelm ed Ems, bellissime navi di un tonnellaggio che oscilla dalle tonnellate 5000 alle 7000 e le cui macchine sono della forza di 7000 cavalli, compiono la grande traversata in undici giorni, – 30 – mantenendosi costantemente a sud, lo che consente una uniformità di clima dolcissimo, mare quasi sempre tranquillo e non turbato dalle frequenti tempeste che imperversano assai più facilmente sulla latitudine nord. La traversata è splendida e per buona parte del viaggio la costa è in vista. Ora sarà la vaga terra d’Italia che si slancia nelle nubi, ora la bassa costa di Francia ed ora la rocciosa sponda di Spagna a tribordo; a babordo non tarderanno di comparire le punte delle Baleari che vi ricorderanno gli arcieri famosi di cui parla Tacito, ed al terzo giorno la terra d’Africa vi annuncierà vicine le colonne d’Ercole. Ecco infine Gibilterra, questo baluardo avanzato della terra spagnuola, che viceversa poi costituisce oggi una delle più formidabili posizioni fortificate dell’Inchilterra. Qui vi sarà data forse la gioia di calcare per poche ore la terra, cosa che dipenderà dalla maggiore o minore fermata della nave. – 31 – Lasciato Gibilterra si è dal capo San Vincenzo che la bandiera portoghese vi manderà l’ultimo saluto dell’Europa. Eccoci infine in mezzo all’Oceano! Chi non ha letto da garazzo almeno una mezza dozzina di descrizioni di viaggi in mare, di quella vaga peregrinazione in mezzo all’azzurro dei due elementi più infidi? Tutto fila sulle onde; fila la vostra nave sedici nodi all’ora e filano con essa le onde gorgheggianti, filano le sirti col vento, fila l’orizzonte coll’infinito, ed infinitamente filano tutti i passeggeri di bordo col sesso gentile che ne è certo la più grata attrattiva. Di tanto in tanto le esclamazioni dei passeggeri attrarranno la vostra attenzione: sarà qualche pesce venuto a prendere una boccata d’aria, magari non di rado una balena a qualche centinaio di metri da voi, o per lo più un branco di delfini, che vedrete saltare svelti ed eleganti fuori dell’acqua e ricadere ricurvandosi graziosamente su un lato senza darsi troppo – 32 – pensiero dell’enorme mole che si solca una strada nel loro regno. Altro e graditissimo incontro, quello delle navi, più frequente nel Mediterraneo, più raro nell’Oceano; alcune, alte di bordo, snelle e pulite, filano colla velocità della vostra, e sono i postali di qualche linea transatlantica; altre paiono elevarsi solo di pochi decimetri dal livello del mare e non possono sfidarvi in velocità, e sono bastimenti da carico, i parìa nella scala sociale dei piroscafi ; spesso infine velieri di cui vedete le vele prima incerte sull’orizzonte, che in breve raggiungete, ed in breve perdete di vista. Verso il principio dell’estate un altro incontro frequente si è quello degli Ice bergs (montagne di ghiaccio) che vengono trasportate dalla corrente da nord a sud. In fine a tre giorni oltre Gibilterra il noto grido Land voraus (terra in vista) emesso dal marinaio di vedetta, che dall’albero di prua esplora la – 33 – rotta, annunzierà le Isole Azzorre, splendido e pittoresco lembo di terra, che vi saluta e vi conforta sulla immensità dell’oceano ! A bordo del Lloyd Germanico il trattamento in genere è dei più confortabili: la cucina, per quanto tedesca, sommamente igienica, il menu sempre copioso, però il vino non compreso nel trattamento ; potrete averne del buono a prezzi non elevati. L’ufficialità, in genere molto corretta e cortese, è composta naturalmente di Tedeschi, e se il capitano vi sarà sempre gentile d’ogni schiarimento, il medico di bordo per contro non sarà soltanto la persona più rassicurante, ma anche un simpaticissimo e colto compagno di viaggio. Graditissimi vi torneranno gl’intermezzi musicali durante il pranzo, eseguiti da una piccola orchestra composta dal personale di bordo; detta orchestra allieterà pure i passeggeri durante alcune ore del giorno sul punte di prima classe, ove non di rado Tersicore folleggia – 34 – nel regno di Nettuno. Le cabine in genere sono molto confortables ed illuminate a luce elettrica; il salone da pranzo spazioso ed elegante e profuso di lavori intasiati ed artistici. Potrete avere a bordo della buona birra ad otto soldi lo chop; questa birra e dei sandwiches al caviale od al prosciutto, che vi vengono serviti gratuitamente a tutte le ore, formano un potente antidoto contro il male di mare, se pur vi serve il vostro tradizionale appetito italiano. In caso poi che il detto male voglia farne delle sue, potrete rialzarvi il morale con una bottiglietta di Champagne, della capacità di un bicchiere, che sulla linea tedesca si trovano appunto a disposizione di quelli che non vogliono regalarsi una bottiglia intera. Durante la traversata tenetevi a mano un abito pesante e provvedetevi di una coperta da viaggio. Quest’ultima in mille casi è d’importanza capitale e non nuoce che sia alquanto vasta in modo di poter all’uopo servire – 35 – per due. Oh! quante volte il plaid diventa un ricordo per tutta la vita! Munitevi pure di un cannocchiale e di un cappello che possa sfidare i venti senza esserne asportato; il perfetto touriste si procurerà di preferenza un cape all’inglese. I fumatori facciano una completa provvista di sigari prima d’imbarcarsi, poichè a bordo sui sigari si paga l’interesse. A qusto proposito, vi mettiamo in guardia contro le foglie di cavolo attorto che i Gibilterriani sogliono affibbiare per Havana ai male accorti. Per ciò che riguarda le cose dette fin qui, dipende dalla vostra avvedutezza che il viaggio si riesca facile e comodo; circa poi il resto, e specialmente per la compagnia, bisognerà che vi rimettiate un pochino alla vostra buona stella. La compagnia è il contributo principale che può rendere gradevole la traversata, e può anche – 36 – darsi che la fortuna maligna vi mandi un insieme di compagni di viaggio tali da amareggiarvi quei dieci giorni di esistenza. Grazie a Dio questo caso è quasi esclusivamente ipotetico, e potrà darsi invece il più delle volte che il vostro viaggio in mare sia il più bel periodo della vostra peregrinazione sulla terra. Qui ci sarebbe tutto un trattato da scrivere sull’arte di rompere il ghiaccio; ma noi rimetteremo tale lavoro ad un’altra volta; per ora diremo che è utile avere con se molti giornali illustrati, possibilmente a colori, utilissimo un istrumento musicale, per esempio mandolino o chitarra; il cannocchiale può essere un alleato non trascurabile. Qualora questi mezzi non fossero sufficienti, dopo qualche ora di navigazione, si potrà arrischiare l’esclamazione: “ Oh! ma Lei sopporta il mare come un pesce.˝ Per le Americane basterà meno, il Pleasant weather we are having! (Che bel tempo abbiamo!), frase del resto colla quale – 37 – in America si apre sempre la conversazione anche quando imperversa l’uragano! Qualunque del resto sia il sistema che potrete adottare, l’importante è d’introdurvi presto anzi subito; i minuti a bordo rappresentano settimane, ed in fine di viaggio si rimpiange sempre il tempo perso in principio. Non vi fidate troppo di non essere intesi da quelli che non sanno il francese; un nostro amico osservava che al principio del viaggio nessuno ne sa una parola e poi verso la fine, mirabile effetto istruttivo del mare, tutti male o bene lo masticavano a modo loro. Crediamo utile ancora mettervi in guardia contro un elemento che talvolta s’incontra sulle navi, intendiamo parlare dei Gamblersi, ossia dei professionisti che viaggiano per giuocare e giuocano per vivere. Un buon posto in un cabina di prima classe costa sul Nord Deutscher Lloyd da franchi 450 a – 38 – franchi 1000. Il tragitto in seconda classe costa franchi 350, e le cabine di questa classe sono ugualmente comode come quelle di prima poichè costruite sullo stesso modello. La differenza fra la prima e la seconda consiste in qualche piatto di meno a tavola, nella destinazione di un ponte di passeggio meno spazioso e naturalmente nella differenza di società. In massima non consigliamo di usufruire delle seconde classi dei piroscafi nei viaggi di piacere. Del resto per maggiori ragguagli su tutte le linee che fanno il servizio dall’Europa a New-York, loro prezzi speciali, nomi dei vapori e relative date di partenze, potrete consultare il prospetto unito alla presente guida, favoritaci dalla nota ditta F. Henry Humbert che risiede in Firenze, Via Tornabuoni, 20. Le mancie da darsi a bordo sono in generale quattro. Una allo steward che vi serve a tavola; altra a quello che prende cura della vostra – 39 – cabina; a costoro si suol dare una mancia in fin di viaggio che può oscillare dalle lire 5 alle lire 10; ciascuno, a seconda del servizio prestatovi o della vostra munificenza. Altre lire 5 si sogliono sottoscrivere quale contributo pei musicanti, ed infine un paio di lire in apposito vassoio pel porter che prende anche cura dei vostri stivalini. Qualora poi durante la traversata siate stati costretti dal mal di mare a prendere qualche volta i vostri pasti sul ponte, sarà bene corrispondere una mancia relativa allo steward che vi avrà servito. Su tutti i bastimenti ha corso l’oro e l’argento della lega monetaria; su quelli del Nord Deutscher Lloyd corre anche la nostra carta. Sarà prudente portarsi il denaro con uno chèque o con una lettera di credito e tener a mano il solo necessario pel viaggio e per le prime spese dello sbarco. – 40 – Prima d’imbarcarsi sarà bene di procurarsi una sedia da viaggio; tali sedie si possono avere in affitto dallo steward o da apposite compagnie all’imbarcadero, mediante la spesa di franchi 5. Inoltre, sarà bene contrassegnare detta sedia magari con un nastro molto visibile, per non essere costretti ogni giorno ad una lunga peregrinazione in cerca della suddetta. Avuta la sedia, si presenta il difficile problema della posizione tattica, e qui si rivelano appunto le vostre qualità strategiche. Su tutti i bastimenti in genere potrete avere il bagno gratuitamente e quando vi piaccia, purchè abbiate cura d’iscrivervi in apposita nota pel turno. Per quanto riguarda gli indumenti in genere da portarsi in viaggio, valga come norma di non caricarsi troppo; in massima tuto ciò che è oggetto di lusso e i capi di vestiario in ispecial modo, costano molto caro in America; per contro però gli oggetti di prima necessità, e – 41 – specialmente la biancheria, possono aversi a prezzi mitissimi. Ogni viaggiatore ha diritto presso tutte le compagnie di portar seco a bordo un certo peso ed una certa cubatura di bagaglio; come media circa chilogrammi 175 a testa. Questo bagaglio vien rinchiuso nella stiva, ed in generale è consigliabile di non farvi assegnamento sopra durante il viaggio, quantunque vi siano ore fisse in cui l’accesso alla stiva è consentito ai viaggiatori. Abbiate sempre avvertenza di contrassegnare molto visibilmente i vostri bauli ed assistete personalmente al loro imbarco. Le compagnie dànno appositi cartellini sui quali apporrete il vostro nome, il numero della cabina e la destinazione: detti cartelli vengono legati ai bagagli che verranno riposti in stiva od in cabina a seconda del genere di cartello che portano. ------------ – 42 – CAPITOLO TERZO. La traversata del Gulf Stream. – La ricerca del pilota. – La terra in vista. – La baia ed il porto di New-York. – Le opere di fortificazione – La statua della Libertà. – Il ponte di Brooklyn. – La visita sanitaria. – La visita doganale. – Scali. La parte certamente meno gradevole del viaggio è la traversata del gulf stream (corrente del golfo), quasi sempre con fitta nebbia. Il bastimento rallenta quivi la sua corsa e quando la vista non basta più ad indagare la rotta, le sirene incominciano ad emettere il loro grido lugubre ed intermittente, procurando ogni volta una scossa nelle signore ed in tutti un senso sgradevole. Qui sarebbe invero il caso d’imitare Ulisse e di turarsi le orecchie colla cera per non sentire quella specie di grido che par quasi foriero della disgrazia che invece fa evitare; ma confortatevi, questo disturbo non – 43 – dura lungo tempo, ed appunto in questo periodo si ha una delle più belle ed interessanti emozioni del viaggio: la ricerca del pilota. Siamo a poche centinaia di miglia dalla terra americana ed a quella altezza si aggira il pilota colla sua leggera imbarcazione ad un albero e colla sua vela numerata, aspettando paziente che un piroscafo gli passi vicino onde offrirsi guida sicura fra le difficoltà dell’estuario. Il numero della vela del pilota è spesso oggetto di scommesse fra i viaggiatori, e la ricerca di questo nocchiero durante la nebbia, specialmente di notte, è molto complicata. Al grido insistente delle sirene rispondono dei lumi in mezzo alle tenebre, ed allora si incomincia una specie di dialogo a segnali; qualche volta s’ha semplicemente da fare con una barca da pesca od un veliero, altre volte è veramente la paranzella del pilota, che però non ha più piloti disponibili; allora si continua la caccia. In questa ricerca, specialmente durante – 44 – la nebbia, il pilota discerne primo il fanale che sta in cima all’albero maestro del piroscafo, ed annunzia tosto la sua presenza con un colpo di cannone, cui risponde presto il grido della sirena; il bastimento, seguendo la direzione del fuoco, gli va incontro. Se siamo durante il giorno e non v’è troppa nebbia, si vede da lontano la vela numerata che si cerca; da bordo si fanno i segnali, la nave risponde, il pilota prende posto nella sua lancia, s’accosta al transatlantico, che gli getta un cavo al quale egli s’arrampica ed ascende al ponte. Ecco il primo saluto dell’America! Con lui avete la prima parola del vasto continente che vi attende, gli ultimi giornali che vi apportano le notizie di quella terra da cui foste per qualche tempo isolati; egli risponderà in fretta alle mille interrogazioni che dai passeggeri gli si rivolgono ed anderà quindi a prendere il suo posto al timone. Una volta il pilota a bordo, non ci si sente più soli, e potrete tranquillamente divorarvi i vostri – 45 – giornali che vi apprenderanno quanto di nuovo è successo nel mondo durante undici giorni. L’incontro continuo di barche a vela di piccolo tonnellaggio, di yackts di piacere, di qualche ship-light, gli uccelli marini fatti più frequenti e molti altri indizi vi annunziano la terra vicina. Infatti questa non tarda a comparire sull’orizzonte come una striscia scura; è questione di poche ore, e vi sarà dato entrare nella baja di New-York, nel più vasto porto naturale del mondo. Da una parte Sandy Hook e dall’altra LongIsland proteggono il porto di New-York dalle onde dell’oceano, ed un’isola nell’interno della baia (Staten Island) trattiene la furia dei marosi che ne avessero infilata la bocca. Il primo entrare nella baja non produce grande impressione malgrado la sua vastità; nè la sponda bassa di Corcey-Island a destra nè quella sabbiosa di Sandy Hook a sinistra sono tali da allettar l’occhio. Ma il panorama procedendo si – 46 – va via via facendo più interessante; da una parte la riva elevandosi leggermente dal mare si popola di mille graziosi villini, e dall’altra Staten Island cole sue collinette boscose e col suo verde interrotto da alberi dai riflessi gialli e rossastri, che incontrerete spesso nella campagna americana, prende il posto di Sandy Hook. Anche su Staten Island fanno capolino fra le piante i cottage americani col loro aspetto caratteristico di comodità e di home. Il punto più bello della baja è anche il punto più stretto, e vien chiamato the Narrows. Qui siamo sotto il fuoco di tre forti: Fort Hamilton su Long Island, Fort Wadsworth su Staten Island ed il forte Lafayette isolato da una parte dei Narrows. I due primi forti dovranno essere maggiormente fortificati ed armati con cannoni rigati di grosso calibro e con batterie laterali. Del cadente forte Lafayette si vuole usufruire, non sappiamo con quanta giustezza di criterio tattico, armandolo con lancia siluri. – 47 – Passati i Narrows vi troverete di fronte alla grandiosa statua della Libertà, che col suo braccio levato illumina di notte il porto di NewYork ed il mondo, come dicono gli Americani; è noto che questa statua, inaugurata il 28 ottobre 1886, fu regalata dalla repubblica francese agli Stati Uniti. Lo scultore ne fu Auguste Bartholdi. L’altezza della statua è di 50 metri circa, il piedistallo d’un’altezza di circa 25 metri è costato franchi 1,250,000, raccolti con sottoscrizioni fra gli Americani. Quaranta persone possono stare comodamente entro la testa. Giunti a questo punto incomincia ad apparire in fondo al golfo la grandiosa metropoli dell’Unione. Ora vi troverete circondati da un movimento frenetico, nuovo per chi è nuovo all’America: enormi ferry-boats v’incrociano la strada e vi passano allato fischiando, carichi di persone e di merci, postali di tutte le linee del mondo s’avanzano intorno a voi per prendere il largo o per andare a raggiungere il loro scalo, – 48 – rimorchiatori s’affrettano in tutte le direzioni portandosi a rimorchio chiatte piene gremite di mercanzie, galleggianti nuovi per dimensioni e forma per l’Europeo, e cioè altissimi quali torri per uso riparazioni, o lunghi e larghi per trasporto di treni ferroviari dall’una all’altra parte della baja. Infine, in mezzo a tutto questo via vai, mille barche, come in tutti i porti del mondo, formicolano intorno al vostro bastimento; sono i parenti ed amici impazienti di rivedere i loro cari, sono rivenditori o curiosi. Infine il bastimento si ferma. Già prima di passare i Narrows il bastimento si è fermato alla Quarantena, per far venire la sanità a bordo; eseguite le solite pratiche, questa lascia il posto agli ufficiali della dogana, i quali presentano ai passeggeri di bordo un apposito stampato, su cui essi debbono dichiarare il numero dei colli che posseggono e nello stesso tempo i differenti oggetti in essi racchiusi, specificando quelli soggetti a dazio. I passeggeri debbono firmware questa dichiarazione e giurare d’aver esposto il vero. – 49 – Ciò fatto, il bastimento prosegue la sua via; fra breve metterete piede a terra; incominciano quindi gli addii commoventi, gli arrivederci, gli inviti e soprattutto promesse che l’indulgente brezza marina porta seco o l’accento melanconico della famosa frase: L’on se rencontre, l’on s’aime, l’on se quitte: voilà la vie! Le tre città di New-York, New-Jersey e di Brooklyn vi circondano a ferro di cavallo; ed è imponente il pensare che questa enorme stesa di case, torri e cupole si prolunga per lunghe miglia entro terra. Pierre Loti che nello scrivere del Giappone ha fatto un grande sfoggio degli epiteti petit, mignon e nel suo viaggio in Marocco di sale, dégoûtant, se scriverà un giorno di questo paese esaurirà certamente tutto ciò che ha nel suo dizionario per esprimere, grandioso, enorme, inponente. – 50 – Le tre città che vi trovate davanti sono separate da due fiumi: il North River separa New-York da New-Jersey e l’East River New-York da Brooklyn; queste ultime due città sono unite dal grandioso ponte, che New-York ha generosamente concesso prendesse il nome di Brooklyn. Cominciato il 2 gennaio 1870 ed inaugurato il 24 maggio 1883, questo ponte, le cui torri s’innalzano metri 85 dal livello dell’acqua e la cui altezza dallo stesso livello è di metri 40 al centro, ha una lunghezza di circa due chilometri, e la resistenza delle sue funi metalliche può sopportare un peso di tonnellate 14,680. Il ponte contiene due vie ferrate, due vie carrozzabili ed una strada larghissima per i pedoni; la sua costruzione è costata 75 milioni di franchi. New-York e New-Jersey saranno quanto prima collegate da un tunnel subfluviale attualmente – 51 – in costruzione, e da un ponte che sarà superiore in dimensione al suo collega di Brooklyn. Ogni compagnia transatlantica ha uno scalo riservato ai suoi piroscafi. La White Star Line ormeggia ai piedi della 10th Street, la Compagnie Transatlantique ai piedi di Morton N. R., il Lloyd Germanico alla 2nd Street in Hoboken, la Navigazione generale italiana ai Mediterranean peers in Brooklyn. Per recarsi in New-York dallo scalo del Lloyd Germanico si prende il ferry-boat della 14th Street il quale è a tre blocchi (gruppi di case) di distanza dallo scalo; con la tenue moneta di tre soldi esso vi porta ai piedi della 14th Street, ove troverete ad ogni ora del giorno e della notte trams e vetture che vi addurranno al centro. Prima di poter affidare il proprio bagaglio ad un Express (agenzia di trasporti a domicilio) e mandarlo all’Hôtel, bisogna sottostare alla visita doganale. I doganieri americani sono in – 52 – massima assai cortesi nella loro ingrata missione; però la visita è severa, ed è bene non mettere a rischio d’aver dei seri disturbi. Non è molto che un negoziante volendo far passare degli orologi senza dichiararli, si ebbe sequestrata la merce e fu condannato per di più a grave multa e prigionia, come spergiuro. La visita doganale procede col massimo ordine e relativamente molto in fretta, poichè in poco più di un’ora vengono visitati i bagagli di circa 300 passeggeri. -----------Capitolo Quarto. New-York. – Expressmen. – Hôtels. – Boardinghouses. – Restaurants free lunch. – Mezzi di comunicazione. – Telegrafo e Telefono. – Messenger boys. – Vetture. Primo pensiero dopo la visita doganale è quello di spedire i propri bagagli all’Hôtel. Troverete – 53 – per questo alla dogana stessa gli expressmen i quali si affrettano ad apporre un’etichetta ai vostri effetti e s’incaricheranno di farveli tenere puntualmente all’albergo che designerete. Questi expressmen non sono indipendenti come i nostri facchini, ma dipendono da un express office molto ben organizzato; sarete quindi assediato da una dozzina di concorrenti, però, contrariamente a quanto accade nel nostro paese, non avrete mai con essi questione sul prezzo di trasporto: ogni express office ha la sua tariffa e non occorre dar mancie. Il prezzo di trasporto è circa di 25 soldi per collo, spesa non esagerata, se si tien conto delle enormi distanze della città. Ogni expressmen ricevendo la vostra roba in consegna deve darvi in ricambio uno scontrino in metallo, chèque; se non ve lo dà, reclamatelo, poichè trascurare questa avvertenza può apportarvi disturbi o ritardi. – 54 – Dopo aver accudito ai vostri bagagli, vi dirigete naturalmente a destinazione. L’Hôtel americano ha una caratteristica speciale di maggiore grandiosità e confortable dei nostri alberghi, ma ce ne occuperemo più diffusamente nel capitolo riguardante Chicago; per ora ci piace accennarvi ai pochi che specialmente noi conosciamo, tanto più che il breve tempo che presumiamo vorrete fermarvi a New-York, non merita la pena d’un’accurata scelta, nè tampoco di una lunga distinta. L’Hôtel Martin, posto alla University Place, è il più frequentato dall’elemento europeo; tutto il personale parla la lingua francese, si possono avere stanze confortables al prezzo di franchi 5 in su al giorno, déjéûner alla carta e pranzo alla carta o a prezzo fisso: franchi 5, vino non compreso. Il Victoria Hôtel, montato sul piano europeo e dotato di un cuoco italiano, è pure raccomandabile; questo è l’Hôtel prescelto dal – 55 – nostro ministro a Washington, barone Fava, durante le sue residenze in New-York. Chi volesse poi un Hôtel più dispendioso ma più elegante ancora, potrà recarsi al Fifth Avenue Hôtel, Madison Square. Fermandovi più d’una settimana a New-York potrà tornar economico il prender alloggio in una boarding-house. Il gran numero degli Hôtels ed il non meno sterminato delle boarding-houses ha procurato a New-York il titolo di vasto karavanserraglio. Trovare una boarding-house è la cosa più facile del mondo: la maggior parte delle case comprese fra la terza e la nona avenue da una parte, e fra l’ottava e la quarantaduesima strada dall’altra, si può dire che sono boardinghouses, dove potete avere una camera decente per 20 o 30 franchi alla settimana; con un aumento di altri 20 o 30 franchi potete avere anche i vostri pasti nella stessa casa; naturalmente bisogna rassegnarsi alla cucina – 56 – americana, ed in massima non bere vino a tavola. Sui giornali poi, specialmente della domenica, troverete numerosi indirizzi di boarding-houses. Circa ai ristoranti, quello di Dalmonico, all’angolo della 5th Avenue e 26th Street è certamente il più rinomato, cioè il Cova od il Morteo di New-York. Il locale è assai elegante ed è naturalmente frequentato dalla high-life della Metropoli. Al primo piano del detto ristorante esiste un’assai vasta sala, che è ritenuta fra le più eleganti della città e che serve ad uso di festini e banchetti, ed è in essa che hanno luogo al principio della stagione invernale i Patriarch’s Balls (balli dei patriarchi o patroni), serie di tre o quattro balli che costituiscono forse la più scelta riunione dell’anno, quella cioè a cui intervengono esclusivamente i famosi 400 di New-York. – 57 – Per una colazione presso Dalmonico bisogna far conto di spendere dalle 10 alle 20 lire; e per un pranzo dalle 15 lire in su. Ecco alcuni indirizzi di ristoratori meno eleganti e dispendiosi: Clarke’s Restaurant, 22 West 23rd Street; Murton, angolo Union Square e Broadway; Delisle (francese), 92 Fulton Street. Chi volesse un ristoratore italiano potrà trovare un’eccellente cucina presso: Moretti, 21 Str. East Broadway; Riccadonna, 42 Union Square; Morello, 4 W. 29th Street; Martinelli, 436 angolo 5th Avenue. In alcuni di questi ristoratori si può avere un pranzetto buonissimo a 75 soldi, vino compreso. – 58 – A molti dei principali alberghi di New-York, è annesso un caffè-ristoratore, nel quale si può pure avere un pranzo a prezzo fisso. Nella parte bassa della città, cioè in quella degli affari, si trovano buffets e lunch-counters, banchi da refezioni d’ogni specie; in essi si può avere una colazione a prezzo moderato, però il cibo consiste quasi esclusivamente in carne fredda. Coloro che vanno visitando i grandi magazzini possono, quando lo vogliano, prendere un pasto nel ristoratore che vi è annesso: ne sono provvisti i grandi magazini di: Macy (14th Street e 6th Ave.); O’Neil (6th Ave., 20th Street); I’Hearn (30 W., 14th Street). Notevole pure nei bars (buvettes) americani il servizio del free lunch (refezione gratuita). Sopra un banco adiacente o di seguito a quello su cui si servono le consumazioni, stanno – 59 – disposti in fila diversi piatti e vassoi contenenti una scelta, più o meno grande e ricercata, di commestibili, carne fredda, formaggi, salumi, insalate, sandwiches, ec., a seconda della importanza del bar. Chiunque potrà reclamare qualche fetta di pane, ed andare spuntinando dell’una e dell’altra cosa senza spesa alcuna; però dovrà innaffiare il lauto pasto con qualche bicchiere di birra od altra bibita, poichè si comprende che appunto dal maggior consumo di questa devono venir fuori le spese del free lunch. Un particolare degno di nota si è quello che nessuno, anche le persone di condizione più modesta e nei bar più infimi, abusa indiscretamente di questa specie di mensa gratuita. Conosco un paese ove una tale istituzione farebbe provare non di rado delle ansie mortali al proprietario!! È degno di nota il free lunch dell’HoffmanHouse (in Madison Square all’angolo della 24th Street), che è uno degli Hôtels più eleganti della città. Qui avrete la soddisfazione non solo di – 60 – poter inaffiare i vostri pasti gratuiti con una eccellente birra, ma eziandio di vedervi tutte in giro delle vere opere d’arte, come quadri o statue che costano talvolta molte migliaia di lire, ec., colle quali i proprietari dei bars in genere sogliono dare attrattiva ai loro locali. Fra i mezzi di comunicazione che lo straordinario movimento di questa città ha reso indispensabili, certamente il più nuovo ed il più americano per carattere si è quello dei Ferriesboats. Prima ancora di mettere piede a terra, questi grandi battelli a ruote, che attraversano frettolosi il porto in ogni direzione, avranno certamente attratta la vostra attenzione. Mercè la loro forma simmetrica, le estremità dei Ferries possono funzionare indifferentemente da poppa o da prua, e la forma arrotondata di queste combacia perfettamente con la sponda del relativo imbarcadero, presentando un comodissimo accesso ai passeggieri ed ai veicoli – 61 – d’ogni sorta; quindi, senza voltare di bordo, ripartono per la loro destinazione. I Ferries-boats fanno il servizio fra diversi punti di New-York, fra New-York e New-Jersey, fra New-Jersey e Brooklyn e le isole vicine. La tariffa varia, a seconda delle distanze, dai tre ai dieci soldi. Altro importante servizio è quello degli Elevated-Railways (ferrovie pensili o sospese), che gli Americani designano col nome abbreviato di L’. La costruzione di questa opera ebbe principio nel 1867: essa non presentava come lavoro d’ingegneria nessuna seria difficoltà; colonne in ferro solidamente incastrate in apposite fondamenta servono di sostegno al piano stradale a doppio binario. L’altezza di questo piano dal suolo, non essendo la città perfettamente a livello, è varia; in media può calcolarsi di metri 8 ½. Il lavoro fu eseguito dalla Manhattan Railway Company, e le sue azioni sono proprietà di pochi felici mortali fra – 62 – cui vi è un Italiano. LA lunghezza dell’Elevated è di 324 miglia, e nel 1891 furono impiegati pel suo esercizio 940 carrozze e 291 locomotive. Su questo materiale si ebbe un traffico di 186 milioni di passeggieri e cioè più di mezzo milione al giorno. I treni passano di cinque in cinque minuti; i biglietti si prendono sulla piattaforma e vengono ritirati prima di montare in treno; ogni biglietto costa 25 centesimi e dà diritto all’intero percorso. Le stazioni hanno due piattaforme a cui si accede da due scale differenti: la scala che adduce alla piattaforma dei treni che vanno in basso di città cioè verso sud porta la scritta down-town, l’altra pei treni che vanno in alto della città up-town. Le linee percorse dall’L’ sono: 3a Avenue – Da South Ferry a 129th Street; – 63 – 3a Avenue – Da South Ferry a 129th Street; 6a Avenue – Da South Ferry a 155th Street; 9a Avenue – Da South Ferry a 155th Street. Dopo gli Elevated-Railways vengono le tramvie e funicolari che percorrono la città con altre 260 miglia di binario. La prima linea stabilita in New-York e forse nel mondo si è quella che fa il servizio della Madison Avenue, aperta al pubblico nel 1832. Le compagnie dei tram hanno in America una spiccata preferenza pel sistema di trazione a fune, sistema che accanto a molti vantaggi presenta l’inconveniente d’una forte spesa di primo impianto ed una costosa manutenzione. I differenti cavi di cui è composta la fune intera hanno la lunghezza di 6000 metri l’uno e pesano circa 13 mila libbre per miglio; ogni fune – 64 – dura da sei a quindici mesi e costa da 30 a 50 mila lire. Le compagnie dei tram di New-York calcolano su un movimento annuo di 230 milioni di persone. Il costo di ogni viaggio in tram è di cinque soldi: su tutte le linee ne passa uno ogni due minuti, dalle sei del mattino fino a mezzanotte; nelle ore piccole passano ogni 20 minuti. Siccome tutte le strade sono percorse dal tram, crediamo inutile darvene distinta. Il servizio telegrafico è naturalmente relativo per importanza ed estensione all’enorme traffico della città. Le tariffe pei telegrammi variano nell’Unione a seconda della distanza di destinazione. Per New-York city, sobborghi e città vicine (Brooklyn, Jersey City, Newark, Paterson, ec.), la tariffa è di lire una per dieci parole di testo, data ed indirizzo gratis: ogni parola di più costa centesimi cinque. Per l’identico dispaccio destinato agli stati di New- – 65 – York, di New-Jersey e di Massachussets la tariffa è di circa lire 1,25; per il Michigan, per il Wisconsin, Indiana, ec., lire 2,50; per il Colorado lire 3,75, per la California lire 5. Durante la notte o meglio durante le ore non di affari (dalle 6 pomeridiane alle 8 antimeridiane), la tariffa dei telegrammi è ridotta a metà prezzo della diurna, quando però la spesa si superiore a lire 2,50. I seguenti uffici telegrafici sono aperti in permanenza: Angolo N.W. di Broadway e Dey Street; Broadway ai numeri 187, 599, 854, 1132, 1227; 8 West 23rd Street; 821 6a Avenue; 134 E 125th Street. Le compagnie dei cavi sottomarini hanno adottato una tariffa unica di lire 1,60 la parola: questa è quindi la tariffa che riguarda gli Italiani. – 66 – Di telefoni se ne trovano, oltrechè alle stazioni telefoniche e negli uffici, in tutti i restaurants, Hôtels, farmacie, ec. La tariffa per usufruirne è di 50 centesimi; gli uffici muniti di telefoni per grandi distanze hanno fuori un’insegna con una campana bleu su sfondo bianco. Altro servizio importantissimo ed ottimamente organizzato è quelo de’ Messenger boys. Costoro tornano utilissimi ogni qualvolta avete oggetti di poco volume da spedire in cità, o qualora vi prema di far recapitare una lettera in tempo più rapido della posta, la quale impiega a ciò non meno di otto ore. I Messenger boys si possono avere in qualunque ora del giorno o della notte in pochi minuti mediante gli electrical messenger call boxes. Sono queste scatole che si trovano dappertutto; in città ogni policeman potrà indicarvene una a pochi passi, ed in genere ve ne hanno pure in molti hôtels, ristoratori e farmacie. Non vi consigliamo di adoperare voi stessi la maniglia – 67 – di avviso che trovasi in dette scatole, a meno che non ne siate bene esperti, poichè siccome esse servono a tre usi non sarebbe difficile che invece del boy desiderato vi vedeste arrivare al gran trotto il police patrol (carro della polizia) od al gran galoppo una compagnia di pompieri! Questo servizio dei Messenger boys è riprodotto in tutte le città dell’Unione, e, ben inteso, in modo ammirevole anche a Chicago. La tariffa, che varia a seconda delle distanze, è stampata in apposito libro che ogni boy possiede. Dopo quanto si è sopra detto, appare chiaramente come il servizio delle vetture in genere sia assai meno necessario e comune che da noi, senza contare che le tariffe non poco elevate non consentono a tutte le borse questo lusso. Il prezzo dei cabs è in New-York per un’ora lire 7,50, e per ogni mezz’ora successiva lire 3,75. La compagnia delle vetture ha dei prezzi alquanto – 68 – inferiori; però valga come norma generale, che sarà molto bene il contrattare innanzi ogni qualvolta vorrete prendere una vettura. CAPITOLO QUINTO. La città di New-York. – Strade principali. – Teatri. – Museo. – Parks. – Indicazioni generali. – Linee di partenza per Chicago. New-York è certamente la più grande ed importante metropoli degli Stati-Uniti. Costruita sopra l’isola Manhattan scoperta nel 1524 dal fiorentino Giovanni Verrazzani, essa non contava nel 1726 che un piccolo gruppo di case e portava allora il nome di New-Amsterdam, possessione degli Inglesi che la perderono nel 1783 dopo la guerra dell’indipendenza. Si fu nel suo porto che nel 1807 comparì il Clermont, primo battello a vapore, costrutto da Roberto Fulton. Dieci anni dopo fu creata la linea di bastimenti fra New-York e Liverpool, ed infine questa città, che nel 1790 contava poco più di 30 mila abitanti, oggi, dopo un secolo, ne conta – 69 – un milione ed ottocento mila, di cui circa 375 mila stranieri. Il primitivo nucleo di case occupava i dintorni della Whitehall-Street e si è quivi che, come in tutta la parte sud dell’isola, si trattano gli affari; questa parte viene chiamata down-town, non già perchè vi sia differenza sensibile di livello fra questa e l’altra parte della città, ma perchè è abitudine degli Americani di chiamare così quella parte destinata al business. La down-town è in New-York piuttosto irregolare, ed è la parte più animata della città; benchè essa non sia separeta dalla up-town da una linea ben distinta, si può però dire che comincia là dove le strade cessano di essere numerate per prendere dei nomi. Le strade nella parte nuova della città corrono tutte da nord a sud o da est ad ovest, eccezione fatta della Broadway che parte dalla punta dell’isola ed attraversa tutta la città vecchia, – 70 – poco curandosi delle esigenze dei nuovi tempi col cambiare direzione. Le vie che vanno da nord a sud si chiamano tutte Avenue, quelle che da est a ovest Street. La numerazione delle Avenues incomincia da est, quella delle Streets da sud; il sistema della numerazione è semplicissimo, e cioè sempre relativo alle strade; per esempio, tutte le case o botteghe comprese tra la 12a e la 13a Street porteranno dal numero 1200 al 1300; bisogna sempre aggiungere negli indirizzi la direzione, cioè se nord, sud, ec. ec. Questo sistema è praticato in tutte le città americane, compresa naturalmente Chicago. Il quartiere elegante della città è la parte dell’up-town compresa tra la 20th e la 70th Street e non troppo lontano dalla 5th Avenue. Quest’ultima poi è per ora la strada high-life di New-York; dico per ora, perchè incomincia di già ad essere invasa da negozi e la vicina – 71 – Madison Avenue non tarderà a carpirle il primato. Si è sulla 5th Avenue che sono le case dei Vanderbilt, degli Astor, di cui uno fu ministro americano presso il Quirinale, quella del fu Jay Gould che morì lo scorso novembre lasciando un patrimonio di oltre 350 milioni ed infine quelle di altre notabilità pecuniarie e politiche. Vicino alla 5th Avenue nella 54th Street è la casa di John D. Rockefeller, il re dei petroli, quegli che non è molto fece dono all’Università di Chicago di tre milioni e che ha fatto altre cospicue donazioni. All’angolo della 34th Street vi è il Manhattan Club, riunione di persone influenti del partito democratico. Alla 60th Street vi è il Club Metropolitano, detto il club dei milionari. Infine è rimarchevole, sempre nella 5th Avenue, la chiesa di San Patrizio, cattedrale cattolica di New-York, che si dice sia costata 20 milioni di – 72 – lire ed ove si può godere della buonissima musica sacra. La 5th Avenue non è percorsa da tram ma semplicemente da un servizio di omnibus (Stages) che funziona ingegnosamente col solo cocchiere, senza conduttore. In tutto l’anno, ma specialmente durante la season, nella 5th Avenue avrete campo di vedere tutto ciò che New-York ha di più fin de siècle, in fatto di equipaggi, ed è qui che dalle 4 alle 6 si gode dello spettacolo del ritorno delle belle newyorkesi dalle visite o dallo shopping (to shop significa andare a zonzo pei magazzini con o senza comperare). Ora due parole sulla Bowery che è il contrapposto della 5th Avenue, e cioè qui la high-life, là la feccia. La Bowery è l’arteria principale dei centri infetti, ed una escursione in essa, specialmente di sera, potrà riuscire sommamente interessante; i numerosi negozi, i teatri e le Variétés halls – 73 – (esposizioni di curiosità) la rendono, strano fatto, la strada più illuminata di New-York, anzi la sola veramente illuminata. Nella Bowery incontrerete gente d’ogni razza e colore, dall’ebreo polacco col naso aquilino al pallido cinese, dal pellirossa che ha lasciato provvisoriamente il suo accampamento per figurare in qualche mostra, all’emigrante italiano, tedesco, ungherese, ec., ec. In mezzo a tutte queste nuances numerosissimi i negri. Se sarete accompagnati da qualche persona pratica o potrete avere una guida esatta dell’ambiente, potrà riuscire cosa nuova per voi lo assistere a qualche spettacolo teatrale in questa parte della città. Cosa strana! osserverete molti avvisi teatrali scritti in ebraico, che per contro ci dicevano essere semplicemente scritti in tedesco od in inglese, adoperando l’alfabeto ebraico. Nelle vicinanze della Bowery è la Mulberry Bend, uno dei quartieri principali degli Italiani; – 74 – un colpo d’occhio a quest’ultimo vi farà perdonare molte delle opinioni che purtroppo si hanno in America sui nostri compatrioti. In questi paraggi è pure la Mott Street quartiere dei Chinesi; la Division Street, molto sudicia, popolata quasi esclusivamente dagli ebrei; e la sudicissima quanto tetra Baxter Street in signe pei numerosi delitti che il suo nome ricorda e per essere continuamente presa di mira negli ampollosi sermoni dei moralisti dell’Unione in causa di una certa e rimarchevole circolazione femminea! Come conseguenza naturale, non molto lungi da questo ambiente sono i Tombs, ossia le prigioni della città; l’architettura di questo edificio è per il suo carattere perfettamente indovinata, ed è peccato che, schiacciata tra le case, non possa far valere le sue tetre qualità. Nel cortile dei Tombs si fanno le famose impiccagioni che non hanno ancora completamente lasciato il posto all’electrocution (esecuzione elettrica). – 75 – Sia che andiate in basso di città col L’ oppure col tram a cavalli, attirerà la vostra attenzione il cimitero della Trinity Church posto di fronte a Wall Street. Questo era nel tempo della NewYork giovane il Campo Santo de’ Protestanti della setta degli Episcopali; in esso sono i resti di Roberto Fulton e di W. Bradford, l’editore del primo giornale che vide la luce in New-York col titolo The New-York Gazette. Per la scelta dei teatri, che sono oltre quaranta, in New-York non avete che da prendere un giornale qualunque. I principali sono molto eleganti internamente e qualcheduno anche ornato con buon gusto; l’architettura interna differisce dalla nostra e si presta forse meno per una serata di gala, mancando quasi completamente di palchi, poichè in ogni teatro ve ne ha un numero molto limitato. Il prezzo di una poltrona in platea è, in generale, di lire 7.50, e per essere sicuri di avere un buon posto sarà bene procurarsi il biglietto al teatro – 76 – stesso almeno un giorno prima, poichè, in regola generale, i teatri in America sono quasi sempre affollati, essendo questo il genere di divertimento che gli Americani prediligono. Le serate frequentate dal pubblico più scelto sono quelle che ricorrono nei primi giorni della settimana. Fra i principali teatri di New-York possiamo additare i seguenti: Il Metropolitan Opera House (tra la 39th Street e la 40th) inauguratosi nel 1883. Lo scorso mese di agosto un incendio lo distrusse in parte, sicchè la città sarà priva di opera durante gli anni 1892 e 1893, con grave danno di alcuni artisti italiani già scritturati per la stagione. Detto teatro sarà probabilmente riaperto al pubblico nel corrente anno; la sua capacità è di circa tremila persone ed il prezzo di una sedia numerata varia da lire 7.50 a lire 35. Daly’s Theatre (Broadway vicino alla 30th Str.) è il teatro aristocratico di New-York ed è anche – 77 – quello i cui prezzi sono più elevati; lo spettacolo che vi si produce è quasi sempre la commedia od il dramma e se si è sulle sue scene che generalmente recitano le celebrità americane del genere, cioè, Ada Rehan, Richard Mansfield e Rosina Vokes. Il sipario e l’ornamentazione della bocca d’opera sono lavoro di G. Garibandi. Una sedia numerata costa lire 10. Il Fifth Avenue Theatre (Broadway 28th Str.), il Palmer’s Theatre sono ritrovi abbastanza eleganti e dediti allo stesso genere di spettacoli: il prezzo però di un buon posto è alquanto modesto. Il Casino, posto fra Broadway e la 39th Street, è il teatro per gli spettacoli di varietà ed ove più specialmente si danno i vaudevilles; desso è riccamente ornato in stile moresco, e rammenta in gran parte l’Alhambra di Londra; sul tetto un giardino pensile serve anche ad uso cafè chantant. I prezzi oscillano da lire 2.50 a lire 7.50. – 78 – Altro teatro notevole e che non mancherà certo di attrarre la vostra attenzione, è il Madison Square Garden per l’architettura alquanto bizzarra, con portici, e specialmente per la sua torre quadrata alla cui sommità il pubblico può ascendere e godere di uno splendido panorama. Si fu dall’alto di questa torre che il New-York Herald annunziò primissimo, la notte dell’8 novembre scorso, mediante segnalazioni di luce elettrica, al popolo americano l’elezione di Cleveland a presidente della Repubblica. Questo teatro vastissimo contiene una sala da concerti, ed un caffè restaurant; ma sua speciale caratteristica si è un largo recinto di forma ovale ove si tengono riunioni di ogni genere, esposizioni di floricoltura, di generi alimentari, meetings politici, ed infine il famoso concorso ippico. Quest’ultimo spettacolo, detto horse show, è certamente interessantissimo ed anzi unico nel suo genere; esso dura otto giorni soltanto, e cioè dalle 10 antimeridiane alla mezzanotte; e possono prendervi parte cavalli d’ogni scuola, d’ogni razza, d’ogni età. La – 79 – grande ambizione delle signore newyorkesi si è quella di avere un palco per questa mostra, e siccome questi palchi si vendono all’incanto una quindicina di giorni prima che si apra il concorso, essi salgono il più delle volte a prezzi veramente americani: quest’anno per esempio, furono pagati dai 4 ai 5 mila franchi ciascuno per le otto sere. Un dilettante di cavalli troverà certamente in questo spettacolo una delle più nuove ed interessanti attrattive del suo viaggio, e per sua norma possiamo dire che, generalmente, il concorso ippico ha luogo verso la metà di novembre. In massima v’invitiamo a diffidare dei rivenditori di biglietti, che stanno al di fuori od alla porta dei teatri: con la scusa di offrirvi un buon posto, essi vi faranno star male e pagare di più. Per quanto riguarda i cafès chantants, questo genere di spettacolo non è veramente altrettanto gradito agli americani, quanto ai Parigini in specie, ed agli Europei in genere. Si spiega però facilmente come in una città – 80 – cosmopolita, come New-York, non debba mancare anche un certo concorso ai seguenti: Koster & Béal’s (23rd Street); Tony Pastor (East 14th Street); Imperial Music Hall. Il prezzo d’entrata varia dalle lire 2 alle lire 5. Restano infine i Variety Shows (Mostre di curiosità) che in massima sono nè più nè meno che i baracconi delle nostre fiere coi soliti spettacoli a titolo di curiosità; potrete darvi una capatina con la tenue moneta di centesimi 50 o poco più. In fatto di Musei naturalmente New-York non è molto ricca; pur tuttavia merita un certo interesse il Metropolitan Museum situato nel Central Park vicino alla 5th Avenue, ed al quale potrete recarvi prendendo l’omnibus che percorre questa Avenue, il quale vi condurrà quasi fino alla porta. – 81 – Al primo piano di questo Museo troverete una raccolta di mummie, scarabei, trofei egiziani, una collezione di antichità americane ed un interessante raccolta di oggetti trovati negli scavi di Cipro dal generale Cesnola. Il secondo piano è occupato da una pinacoteca di autori antichi e moderni, da una collezione di arazzi, di maioliche moderne, di vasi di terra cotta antichi ed infine da una raccolta di lavori giapponesi e chinesi. Il Museo è aperto gratuitamente al pubblico la domenica, dalle una alle 5 pomeridiane, ed i mercoledì, giovedì e venerdì, dalle 10 antimeridiane alle 6 pomeridiane; il lunedì, martedì ed il sabato per accedere al Museo bisogna pagare una tassa di lire 1.25. Dopo questa visita, fra le cose più interessanti e veramente degne di essere visitate in NewYork, è il Central Park, posto come dice il suo nome nel centro della città, ed occupante un’area di 862 acri. I suoi vastissimi viali – 82 – carrozzabili, della larghezza di 20 metri circa, percorrono un’estensione di 24 chilometri; quelli riservati ai pedoni sono lunghi non meno di 30 miglia, e quelli pei cavalcatori 6 miglia circa. Sei laghi sparsi pel Park fanno la delizia dei ragazzi ed anche degli adulti che in estate vi sfanno sfoggio di nautica, ed in inverno di patinaggio. In questo Park, che può dirsi uno dei più belli e vasti del mondo, potrete ammirare giornalmente un innumerevole stuolo di ricchi ed eleganti equipaggi. I monumenti vi sono abbastanza numerosi, però essi sono in gran parte allegorici agli episodi delle guerre combattute per l’indipendenza americana; per il forestiere sarà di grande interesse l’oberlisco di Cleopatra detto Cleopatra’s needle (l’ago di Cleopatra), dono del Kedivè d’Egitto alla città. Questo monolite da Eliopoli, dove ornava l’entrata del Tempio del Sole, fu portato verso la seconda decade prima di Cristo dai Romani ad Alessandria d’Egitto, e di là lo ebbero – 83 – direttamente i newyorkesi. Il trasporto fu effettuato dal comandante Garringe della marina da guerra americana a spese di Wm. H. Vanredbilt. Il parco contiene ancora un piccolo serraglio, più uno dei serbatoi d’acqua per la città, capace di 1150 milioni di galloni. Uscendo dal parco dalla porta sud-ovest vi troverete al principio della 8a Avenue, di fronte al monumento a Cristoforo Colombo, prevegole opera dello scultore Russo e da poco dedicato dagli italiani residenti in New-York alla città. Museo di scienze naturali. – Questo museo è presso il Central Park nella Eighth Avenue, all’altezza della 77th Street e vi si accede mediante l’L’ della 9a Avenue, discendendo alla stazione, della 81th Street; ovvero mediante i tram acavalli che costeggiano la parte ovest del Central Park. – 84 – L’architettura esterna del Museo non presenta nulla di rimarchevole, ma internamente essa è meravigliosamente appropriata all’uso a cui è destinato l’edificio: vaste sale ed abbondanza di luce e spazio da per tutto. Il 1° e 2° piano sono dedicati ai mammiferi ed agli anfibi, il 3° all’ornitologia ed all’ittiologia ed il 4° alla mineralogia. Poche raccolte d’Europa possono reggere al paragone con questa sia per la ricchezza che per l’abbondanza delle collezioni, e nessuna, che sappiamo noi, per l’eleganza con cui sono esposti gli animali imbalsamati. Oltre al CEntral Park vi sono in New-York una dozzina d’altri parchi di minor estensione ed uno nuovo è in costruzione sulla spiaggia che guarda Long-Island. Questo nuovo parco sarà più grande di Central Park, venendo ad occupare un’area di 1700 acri. Sono degni di nota nella città: – 85 – Madison Square e Union Square Parks. – Vi occorrerà di attraversare sovente questi due giardini e li apprezzerete molto durante la stagione calda. Washington Sq. Park. – Da questo ha principio la 5th Avenue. Essa si apre con un arco trionfale dedicato alla memoria del Padre della Patria, Giorgio Washington, costruito per pubblica sottoscrizione. In questo parco vi è pure un monumento al generale Garibaldi, opera punto pregevole, dedicata alla città dagli Italiani di New-York. City Hall Park. – In mezzo al turbinío del down town questo è l’unico posto dove si può respirare ed è la provvidenza del Business man. In esso sono le più belle opere architettoniche di New-York, cioè: la County Court House, il Register Office, il Post Office e la City Hall nel mezzo; e come campione d’architettura modernissima, anzi americana, il World’s – 86 – building, l’edificio più alto di New-York, che arriva quasi a livello del Brooklyn bridge. Il palazzo della posta è di forma triangolare e la sua architettura è un misto di dorico e di rinascimento; è costruito in ganito e costò dai 30 ai 35 milioni. La distribuzione delle lettere si fa al pian terreno: vi è un apposito sportello per le letere provenienti d’Europa e l’impiegato parla italiano. Il 2° piano è riserbato alle operazioni postali risguardanti valori. Potrà tornare utile agli Italiani il conoscere i seguenti indirizzi: Console italiano, cavalier G. Paolo Riva, 24 State Street; Uffici della Dogana, Wall Street, aperti dalle 9 ant. alle 4 pom. i giorni feriali; Ufficio centrale della Posta, angolo di Broadway e Park Row; Camera di Commercio, 32 Nassau Street. – 87 – Stimiamo opportuno ancora il rammentare le seguenti leggi vigenti negli Stati Uniti: 1° Sarà considerato come nullo e colpito da un’ammenda di lire 5000 qualunque contratto stipulato con contadini, operai od impiegati residenti all’estero e vincolante costoro a venire a prestare l’opera loro in America; 2° Qualunque straniero potrà essere naturalizzato cittadino americano alle condizioni seguenti: a) dichiarare con giuramento innanzi alla Corte Suprema che la sua intenzione è in bona fide di divenire cittadino degli Stati Uniti e di rinunziare per sempre ai suoi legami verso qualsiasi principe, sovrano o Stato donde era il suddito; b) giurare che egli accetta e riconosce la costituzione degli Stati Uniti; c) provare che ha risieduto almeno per cinque anni negli Stati Uniti ed almeno – 88 – un anno nello Stato o Territorio ove la domanda di naturalizzazione viene fatta; d) rinunziare a tutti gli ordini o titoli nobiliari che si posseggono. Nessuno straniero di cui la nazione è in guerra cogli Stati Uniti potrà ottenere la naturalizzazione. Il naturalizzato non potrà essere rappresentante al Congresso che dopo sette anni, senatore dopo nove anni. Il Presidente degli Stati Uniti deve essere di nascita americana. Qualunque straniero che dopo aver dimorato un anno negli Stati Uniti ha dichiarato di voler divenire cittadino americano può far domanda alla Direzione dei Brevetti di prendere un brevetto di invenzione pagando una tassa di lire 50. Per ottenere il diritto di impiegare una marca di fabbrica bisogna rivolgere analoga domanda al Commissario dei Brevetti in Washington. Detto – 89 – privilegio dura 30 anni e può essere rinnovato per uguale lasso di tempo; la tassa per ottenere detto privilegio è di lire 30. Circa la proprietà letteraria con legge recente del Presidente degli Stati Uniti, essa viene riconosciuta agli stranieri che ne faranno regolare domanda purchè l’opera sia stampata negli Stati Uniti. Quattro sono le linee principali per cui si può partire alla volta di Chicago, e cioè: 1° Pennsylvania Railroad, la cui Stazione è fra Cortlandt e Desbrosses Streets. La più celere di tutte, che compie il tragitto in 26 ore. Il biglietto costa lire 140, compreso il letto. Questi vagoni, chiamati Pullmann’s Palaces, sono veramente splendidi e ricchi di ogni conforto; ad essi è unita una vasta sala da pranzo, di lettura, galleria di osservazione, una piccola biblioteca, ec. Il prezzo di ogni pasto è di lire 5; – 90 – 2° New-York Central, 4a Avenue, 42th Street. Questa linea come le due altre seguenti, costa meno e cioè all’incirca lire 100, letto compreso; però impiega nel tragitto sei ore circa di più; per contro si è questa che il viaggiatore vorrà prendere se vorrà sul suo passaggio fermarsi qualche ora alla frontiera del Canadà, onde recarsi a visitare le splendide Cascate del Niagara, la cui cateratta, dividendosi in due parti, forma la Cascata Canadese, larga 600 metri, e la Cascata Americana, larga 300; un isolotto bellissimo le separa, e l’altezza da cui l’acqua si precipita è di circa metri 60; 3° Baltimore and Ohio, Liberty Street; 4° Lake Erie and Western, Chambers Street. Queste ultime due linee cercano anch’esse di stare in concorrenza offrendo rilevanti agevolazioni sui prezzi. – 91 – Capitolo Sesto. Arrivo in Chicago. – Hôtels e pensioni americane. – Genere di vita e trattamento così nei primi come nelle seconde. – Stanze ammobiliate. – Restaurants americani ed italiani. – Fiaschetterie italiane. Arrivo in Chicago. – Non sappiamo se sarà veramente molto grata notizia al vostro viaggiatore italiano il sapere che si può arrivare in chicago con trentacinque differenti linee ferroviarie, perchè, come in Italia tutte le strade portano a Roma, così negli Stati Uniti tutte le strade, purchè ferrate, conducono a Chicago. E non possiamo nemmeno sperare che egli ci farà buon viso nel sentire che su queste trentacinque linee arrivano giornalmente più di novecento treni di passeggeri; d’altra parte ci manca il coraggio di fargli osservare, a scopo di consolazione, che egli non può arrivare in Chicago su più di un treno alla volta, a meno che circostanze speciali non l’inducano a – 92 – prenderne due, per aumentare la velocità a benefizio della gravità.... dell’argomento. Però le linee dirette che fanno capo a Chicago da New-York si riducono a quattro o cinque, e le stazioni (Depots) che si contenderanno l’onore di ricevere il nostro viaggiatore sono il Michigan Central Depot, il Polk Street Depot, il Grand Central Depot, e forse anche, ma con minori probabilità, il Van Buren Street Depot. Se quattro stazioni si contenderanno l’onore di ricevervi, un gran numero di fiaccheri (cabs) agogneranno al piacere di portarvi a destinazione. Sarà bene, per regola generale, di fissare il prezzo avanti, domandando how much (quanto?) perchè la tariffa resta non di rado lettera morta. Sul cab potrete portare due o tre valigie, se di misura ordinaria, senza spesa; i bauli potrete ritirarli presentando i vostri checks e farli portare da un Express al vostro domicilio. – 93 – L’Express è anche qui, come a New-York, un servizio celere ed inappuntabile di trasporti a domicilio, che offre però talvolta dei vantaggi a noi sconosciuti. Non vi stupite, per esempio, se l’automedonte vi offrirà gentilmente un posto a cassetta, onore che vi guarderete bene dal rifiutare, specialmente se piove, perchè dall’alto del vostro sedile vi sarà allora concesso di abbassare uno sguardo di compassione sugli esseri che sguazzano tra le pozzanghere (e non sono poche) della grande metropoli, e dire a imitazione del Poeta: ........... nel modo istesso Per correr miglior acqua alza le vele Omai la navicella del mio Expresso Che lascia dietro sè mar sì crudele. Uomo avvisato, pantalone risparmiato! Sistemi d’alloggiamento americano. – L’Hôtel americano si può paragonare ad una piccola città, racchiudendo in sè stesso una piazza pubblica, un uffizio telegrafico, magazzini di – 94 – ogni genere, vendita di giornali, agenzia di vetture, di linee ferroviare e di battelli a vapore, telefono pubblico, farmacista, parrucchiere, ec. Se siete un misantropo, potete stare nel vostro albergo, per settimane e mesi, senza comunicazione col mondo esteriore e senza mancare di cosa alcuna, che la vostra fervida fantasia possa desiderare: da un’edizione di lusso dei Miserables ad un netta-unghie in gomma elastica, e da un bastone col pomo d’oro o d’argento ad un rimedio (patentato) per i calli. Il segreto di questa felicissima e pratica disposizione si è che detti magazzini hanno due ingressi, uno, cioè l’ordinario, dalla strada, e l’altro dal cortile interno dell’albergo, rendendo così possibile agli inquilini di fare le loro compre senza uscir di casa. Se non siete un misantropo come è lecito sperare, vi sarà lecito il vagare Di qua, di là, per la città,.... – 95 – preferibilmente in compagnia di amici e conoscenti, ciò che renderà inevitabile una quantità di appuntamenti, e qui di nuovo si rivela la sagacia americana nel modo seguente. Il vostro amico B. viene a trovarvi, e domanda al commesso (clerk) se voi siete nell’albergo, il quale commesso, col solo girare la coda dell’occhio, gli risponderà subito ed in modo definitivo, se si, o no. La chiave dell’enigma è al tempo stesso la chiave della vostra stanza che voi, seguendo l’uso del paese, avete consegnato al sopra e mai abbastanza lodato clerk, che l’ha a sua volta riposta in un apposito numerato casello, dal che risulta che la presenza della chiave implica l’assenza del proprietario e viceversa. Dunque, regola generale, chiudere sempre a chiave la vostra camera e consegnare la chiave al commesso in ufficio. Altra regola generale: se avete dei valori, dei documenti od altri oggetti di cui vi sarebbe – 96 – dolorosa la perdita, sarà sempre cosa prudente di rilasciarli in ufficio, ritirandone ricevuta, come del resto è uso in Europa. Il campanello elettrico, che mette in comunicazione la vostra camera coll’ufficio, vi servirà per indicare al clerk ciò che desiderate, per mezzo di segnali convenzionali, per esempio: un colpo, acqua – due colpi, fuoco – tre colpi, cameriere – quattro colpi, boy, e via discorrendo. Sarà vostra norma di imparare bene questo sistema di segnali, che troverete stampato ed affisso sulla parete della vostra camera. Data l’osservanza di queste regole, la vita in un Hôtel americano offre certamente grandi vantaggi, primissimi quelli della comodità e della libertà. La cucina americana non può dirsi certamente la migliore creazione di questo giovane popolo. Nei principali Hôtels il menu è sempre abbondantissimo, e consiste specialmente in una sequela di piattini e di salse, servite in – 97 – appositi microscopici vassoi, che fanno degna corona ai piatti principali, ingombrandovi letteralmente la tavola. Il dessert è sempre copioso, ed i pies (torte dolci) vi tengono il posto d’onore. Avrete altresì la felicità di poter innaffiare il tutto con un generoso bicchiere.... d’acqua, se pure non preferite thè, caffè, o latte, di cui ha sempre abbondanza la tavola americana, ed a cui consigliamo di attenervi, perchè l’acqua in generale è malsana. Per quanto quasi in tutti gli alberghi vi sia dato facoltà di poter domandare i vini che figurano in apposita lista, pur tuttavia non vi nascondiamo che ciò potrebbe dare ai nervi a molte persone, specialmente alle persone che seggono alla vostra tavola. A questo proposito ci piace rammentarvi che gli Americani non ammettono si possa sentire il bisogno di soffiarsi il naso a tavola, e tanto meno quello di allungare il braccio per prendere ciò che non è a vostra portata; tanto l’uno quanto l’altro di questi atti costituiscono una sconvenienza. – 98 – Gli stecchini da denti sono banditi dalla tavola comme il faut, però ne troverete un vero trofeo all’uscita della sala da pranzo. Il servizio è fatto in modo inappuntabile, generalmente da mori, i quali dipendono da un maître d’hôtel anche esso moro, che trasmette loro i suoi ordini per mezzo di una speciale e veramente caratteristica segnalazione. Le mancie non sono nè usate, nè ammesse; però se vorrete darne, mangerete meglio, come in tutti i paesi del mondo. A buon intenditor poche parole! Chicago, in fatto di Hôtels, può vantarsi di avere, se non i più ricchi d’America, certamente alcuni fra i più ricchi che esistono, poichè ve ne hanno che costarono non meno di quindici milioni di franchi. Noi non ci accingeremo all’arduo compito di illustrarvi i 750 alberghi fra grandi e piccoli (e capaci di alloggiare 150 mila persone), che conta oggi questa metropoli, e tanto meno potremmo darvi esatti ragguagli sui – 99 – prezzi di questi, poichè ci è noto che durante l’esposizione essi saranno alquanto aumentati; purtuttavia possiamo, per vostra norma generale, indicarne due, nei quali noi stessi abbiamo alloggiato. Il Metropole Hôtel, sulla Michigan Avenue alla 23ma Strada, uno dei più rinomati ed eleganti della città. Questo Hôtel conta 300 stanze tra grandi e piccole, la cucina vi è squisitissima, e l’elemento che lo frequenta, eletto e geniale. Annesso al Metropole vi ha pure un caffè all’americana, il quale è simpatico ritrovo di uno scelto pubblico. I prezzi ordinari oscillano dai 25 ai 40 scudi la settimana circa. Questo è un Hôtel di primissima classe. Un Hôtel altrettanto simpatico, ma alla portata di borse più modeste, si è il Southern Hôtel (22ma Strada e Wabash Avenue), servizio inappuntabile e buona tavola. Prezzi di alloggio e vitto dalle 12 alle 20 lire al giorno; però si – 100 – fanno accomodamenti settimanali a prezzi più miti. Un’istituzione che non esiste da noi si è quella delle boarding-houses, di cui v’ha numero stragrande in tutte le città dell’Unione. La pensione o boarding-house americana è di origine e carattere puritano, ed è condotta e diretta da un’austera e grigia matrona, generalmente munita di occhiali, la quale dietro vostra promessa di essre molto puntuale a tutti i pasti, di rientrare a casa la sera di buon’ora, di non giuocare a carte, di non ricevere visite la domenica, di non dare o cagionare alcun disturbo, e di non lamentarvi mai, accondiscerà a concedervi una camera, o parte di camera, ed un posto a tavola, il tutto in contracambio di una somma che varia dai sei ai quindici dollari per settimana. I pazienti in un tale stabilimento si chiamano boarders. La padrona presiede essa stessa alla tavola, per assicurarsi che nessuno dei boarders abbia a – 101 – soffrire d’indigestione, la conversazione languisce come lo stomaco, la freddura resta asfissiata dall’ambiente (e d’altra parte conviene tenere acqua in bocca.... perchè vino non c’è n’è), e come se ciò non bastasse davanti ai vostri occhi brilla continuamente a lettere d’oro il comunissimi motto God bless our home, cioè, Dio benedica il nostro focolare domestico!!?? Questa la boarding-house tradizionale americana e puritana. Però sono altrettanto numerose le boardinghouse alla moderna, dove tutta questa austerità sparisce. Una gentile e simpatica padrona, con un tatto squisito e con certe sue piccole tolleranze, avrà cura di voi e si darà premura di fornirvi tutti gli schiarimenti di cui potreste abbisognare, e di presentarvi agli altri pensionanti, coi quali non tarderete ad affiatarvi, specialmente trattandosi di leggiadre e cortesissime ladies. Una tale boarding-house è simile ad una pensione europea, salvo che il tridente di Nettuno vi impedisce l’accesso al Dio – 102 – Bacco, che si rifà per contro talvolta infilando la finestra delle singole camere dei pensionanti, ove ci permetterete, per debito dell’ospitalità ricevuta, di non accennare alle eccezionali infrazioni cui abbiamo assistito. La Michigan Avenue e le altre avenues della South Side ad essa parallele abbondano di pensioni di varii sistemi e differenti prezzi, nonchè di case ove si affittano camere ed appartamenti mobiliati. Queste pensioni sono da raccomandarsi a coloro che trovando l’Hôtel troppo dispendioso, pur non amano far ciò che noi chiameremo il terzo genere di vita, cioè prendere una stanza ammobiliata e mangiare nel primo Restaurant, che la vostra buona o cattiva fortuna vi possa additare. Questo terzo genere di vita ha dei vantaggi tutti suoi particolari, e si raccomanda in special modo a coloro che aborrono restrizioni di tempo e di luogo, che amano il nuovo e – 103 – corteggiano l’imprevisto, coloro infine che oggi alle tre non possono accennare, nemmeno vagamente, dove saranno domani alle due. I cartelli colla isrizione Furnished Rooms (stanze ammobiliate) non possono per la loro grande frequenza sfuggire all’occhio del forestiero, il quale potrà procacciarsi una stanza ad un prezzo che varia dalle cinquanta alle duecento lire mensili. L’affitto di una stanza, senza implicare il vito, potrà pure aversi in uno di quelli che qui chiamiamo European-Hotels. In detti edifici trovansi la maggior parte dei confortables che esistono negli altri Hôtels. Quanto ai Restaurants, uso americano, che sono in Chicago numerosissimi, il trattamento della tavola non differisce di gran lunga da quello degli Hôtels, cui abbiamo accennato, soltanto che sino alle ore più inoltrate della notte vengono servite le famose ostriche, che – 104 – sono certamente una delle più squisite specialità di questi paesi. Chi fosse poi tentato delle reminescenze puramente nazionali di un risotto alla milanese, di una polentina con relativi uccelli o magari di un buon piatto di spaghetti alla napoletana, potrà far capo ad uno dei restaurants italiani, fra i quali il più noto è l’Hôtel Roma, posto in Jackson Street al N. 184, e dove ogni Italiano potrà trovare un ottimo fiasco di Chianti ed il pranzo a lire 5. Per quelli fra i nostri connazionali, nei quali la nostalgia potesse essere messa in fuga da un buon bicchiere di Fernet o di Vermouth antipranzo, ci facciamo premura di indicare, fra i molti e buoni che esistono in Chicago, specialmente il bar-room (bottega di liquorista) del nostro connazionale signor E. Valerga, situato al N. 282 in State Street, una casa la cui reputazione si è andata consolidando da venticinque anni, ed ove il proprietario tiene in – 105 – serbo un copioso assortimento di bottiglie per i suoi avventori, ed un non meno copioso gruzzolo di dollari, che ha saputo accumularsi per proprio uso e consumo. Quegli Italiani che potessero avere bisogno di qualche schiarimento su alloggio od altro, potranno far capo dal Valerga, sicuri di trovarlo sempre disposto a favorirli. CAPITOLO SETTIMO. Cenno storico su Chicago. – In giro per la città, suoi principali edifici. – Palazzo della Posta e Municipio. – Grandi case commerciali e loro sistemi. – Banche e teatri. – Strade principali.