Visualizza l`intero libro - Centro Risorse Territoriale di Pesaro e Urbino

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L’ITALIANO
ALLA FIERA MONDIALE DI
CHICAGO
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FIRENZE,
TIPOGRAFIA DI G. BARBÈRA.
1893
Compiute le formalità prescritte dalla Legge, i diritti
di riproduzione e traduzione sono riservati.
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AI LETTORI.
Per quanto copiosi possano essere i vostri appunti
sui particolari e le impressioni di un viaggio, per
quanto bene possa servirvi la memoria, vi sono
sempre alcune singolarità che sfuggono, alcune cose
che taluno osserva ed altri no. Eccovi, o lettori, la
sola ragione per cui abbiamo ritenuto opportuno e
pratico il riassumere in questa piccola Guida il
compendio di due differenti note di viaggio,
d’impressioni diverse, e sia pure il contingente di
due modeste esperienze.
I mezzi di comunicazione di cui possiamo fruire oggi
hanno reso il mondo piccino; ciò è incontrastabile.
Pur tuttavia un viaggio in America deve sempre
considerarsi un vero e proprio viaggio, ed anche i più
rotti alla vita del viaggiare, anche i touristes ferrés,
quando si tratta di ricalcare le orme del grande
Genovese e di sfidare le ire del precipitoso Affrico e
degli Aquiloni dell’Oceano non ischerzano più, non
dicono più « tutto il mondo è paese, » e tanto meno
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partono alla leggera, con le solite valigie e col
consueto corredo di buone norme, che trovano
costante ed invariata applicazione in tutti gli Hotels
del vecchissimo mondo.
Nuovi bagagli, non poco denaro e nuove norme più
consentanee agli usi di questo paese, ecco quanto
necessita per un viaggio in America.
Ai bagagli e specialmente alla borsa speriamo
vorrete pensare voi, al resto abbiamo nel miglior
modo possibile provveduto noi con questo libriccino,
scritto in tutta fretta, stante l’imminenza della
Esposizione, ma che potrà tuttavia accompagnarvi
ed assistervi alla partenza, nella traversata, all’arrivo
e durante la breve permanenza. L’intento è buono e
mira esclusivamente a giovarvi: se non per la forma
e per la sostanza almeno per la buona intenzione
siateci grati, leggeteci e venite presto a stringerci la
mano.
Chicago, 25 gennaio 1893.
PIETRO TAPPARI
Ing. CAMILLO CERRUTI
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CAPITOLO PRIMO
Cenno sugli usi e costumi. – La donna
americana.
Se tutto ciò che v’ha di più prodigioso e
colossale nel mondo non è prerogativa assoluta
dell’America, come vorrebbero fosse questi
grandi entusiasti del loro paese che sono gli
Americani, resta pur sempre incontrastabile che
straordinaria è l’opera, vastissima l’orma che
questo giovane popolo ha saputo imprimere sul
cammino della civiltà e del progresso.
Chi non lavora, chi non può giustificare
l’impiego del proprio tempo con una
occupazione laboriosa qualunque, è in America
poco considerato, se non addirittura
disprezzato, senza riguardo al nome ch’egli
porta od al vistoso patrimonio che possiede.
Questo il segreto principale della loro potenza,
l’apogeo della loro scienza nella vita, la
spiegazione del rapido incedere sulla via di
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quello sviluppo economico e sociale che è forza
suprema d’ogni popolo, ed ove tutti
indistintamente, dal modesto operaio al
milionario potente, concorrono all’opera col
tributo delle proprie fatiche, della propria
intelligenza e dei propri mezzi.
È ammirevole e di grande ammaestramento ad
un tempo l’esempio che oggi ancora vi
offriranno questi Cresi della terra con la
instancabile loro attività ed energia, e non sarà
difficile che visitando le officine di una fabbrica
o le chiuse degli Stock Yards vi sia dato
incontrare ancora là, primissimi sul campo del
lavoro, gli Astor, i Vanderbilt, i Gould o gli
Armour !
Troverete in America un popolo colto, smanioso
di sapere, desideroso d’istruirsi e che dedica
alla lettura gran parte delle ore destinate al
riposo. I giornali, che sono qui numerosissimi e
che per la importanza, prestigio e copiosità di
materia in essi contenuta sono veri emporî
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d’istruzione, vengono letti con avidità da ambo i
sessi. È il giornale che domanda un Americano
al suo svegliarsi al mattino, è al giornale che dà
l’ultima occhiata prima d’andare a letto. Da ciò
deriva naturalmente come in alcuni casi anche il
giornale possa divenire una vera e propria
afflizione; poichè se esso ruba alle donne in
genere ed alle mogli in particolare quel poco di
tempo libero che gli affari lasciano agli uomini,
esso vi schiuderà eziando quasi sempre ogni
comunicazione con questi.
A teatro, in ferrovia, sui trams, nei caffè e
magari a tavola, un Americano, in compagnia o
no di una signora, si presenterà non poche volte
armato dell’indivisibile giornale; cosa che
francamente ci permettiamo di trovare per lo
meno affliggente.
Se l’Europa ha dei vecchi pregiudizî, l’America
ne ha dei nuovi, i quali per compenso non sono
meno copiosi nè meno originali dei nostri.
Fortunatamente v’ha dela gente di spirito che si
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ride dei nostri al di là dell’Oceano, ed
altrettanta di buon senso che fa l’identica cosa
di qua.
Per oggi questo continente conta una
popolazione di 60 milioni d’abitanti; domani
non possiamo dire, anzitutto perchè qui le
macchine fanno veri prodigi e tendono a
sostituire completamente l’uomo; poscia
perchè tutti sanno che gli Americani, quando si
tratta della grandeza del loro paese, sanno
all’occorrenza MOLTIPLICARSI.
L’astinenza da qualsiasi bevanda alcoolica,
compreso il vino, è in America precetto molto
osservato nella forma; circa la sostanza, assai
più eloquenti di noi parlano alto i diversi
milioni, che tutte le città americane ricavano
annualmente dalla tassa sulle licenze di tale
rivendita. Però nelle classi elevate, in quelle ciè
degli austeri campioni del puritanismo, il vino
ha realmente dei mortali nemici i quali non
avendolo mai bevuto, non sentono, come da
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noi, il bisogno di riberlo. Ciò premesso, è
naturale come sia la loro lieve sacrificio lo
astenersene, e come possano trovare nell’uso
di esso tutti gli inconvenienti, compreso quello
di turbare il ben dell’intelletto.
Se tutte le medaglie hanno il loro rovescio da
noi, qui non hanno che il diritto, cioè il lato
buono; di quell’altro i figli di Giornata non
vogliono sentire parlare; sarà quindi molto
saggio da parte vostra il limitarvi ad ammirare
le cose veramente straordinarie che hanno
saputo fare; trascurando di accennare a quanto
di meno bello v’ha nel loro paese ed ai loro
difetti. A noi sembra francamente che il meno
che si possa accordare agli artefici meravigliosi
di cotanta opera sia la piccola vanità di credersi
perfetti!
Tutti i culti, tutte le rreligioni sono in america
profondamente
tollerate
e
rispettate,
rispettatissima la dea ricchezza, senza la quale
non potrete mai aspirare a divenire un
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grand’uomo; sotto quest’aspetto l’America
vanta gli uomini più grandi della terra !
Questa caccia al dollaro è pienamente
giustificata dall’altissimo concetto in cui ne è
tenuta la simpatica effigie, e gli amatori della
collezione non v’annettono certo minor
accanimento di quello che sanno spiegare i
nostri incettatori di francobolli. Del resto la
differenza non è poi tanto grande, se non che
per gli uni si tratta di varietà, per gli altri di
quantità.
Per quanto riguarda la considerazione, se non
possedete almeno un milione non ci fate molto
assegnamento;
potrete
tuttavia
essere
ammirato se poeta, professore, filosofo e
magari musicomane, ma in quanto ad avere la
stessa considerazione di un milionario, è un
altro paio di maniche!
In fatto di maniche gli americani predilogono
quelle della camicia e si sbarazzano spesso e
volentieri di quelle dell’abito; ciò perchè le
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braccia possano fruire d’una libertà d’azione
che è rispecchiata dalla irrequietezza dell’occhi
e della bocca; nel primo è l’idea che tormenta il
pensiero, nella seconda un pezzo di gomma o di
tabacco tormentato dai denti !
Gli americani vogliono certo un gran bene a
Cristoforo Colombo, ed oltre ad onorarne la
memoria nel modo più solenne, rivelano questo
loro culto creandosene ciascuno a seconda dei
proprî gusti le sembianze. A New-York
specialmente ci ricordiamo di averne veduto
una qualche dozzina d’immagini sifferenti, però
se ve ne sono di molti imberbi è spiccata la
tendenza pei Colombi con barba alla sapeur !
In fatto di ritrovati e scoperte voi non avete che
ad abitare breve tempo questo paese per
esserne letteralmente sbalordito. La sagacia
americana è in ciò pari alla tenacità
dell’indagine, e noi siamo convinti che se
l’America ha un rimpianto, si è quello di non
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aver saputo prevenire l’ardito navigatore,
scoprendosi da sè.
Siccome è provato dalla storia che i più grandi
uomini d’ingegno non hanno fatto fortuna, così
questi maestri della praticità nella vita lasciano
tutte a noi le prerogative degli estri sublimi e
delle idee eccelse, e tengono per contro alla
loro indiscutibile caratteristica del buon senso,
che specificano col nome di horse common
sense (senso comune da cavallo). Il negar loro
questa dote sarebbe disconoscere uno dei più
potenti ausiliari che li guida sul laborioso
cammino; dondolandosi sulla rockingchair, o
seduti sull’angolo di un tavolo con una delle
gambe penzoloni, armati della inseparabile
matita, essi prenderanno gli appunti delle
vostre proposte o progetti, e vi daranno poscia
una di quelle risposte che rivelano sempre
rapidità di vedute e non difettano mai del
sunnominato horse common sense.
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Perchè poi l’Americano si assimili così
volonteroso a quello, che pur essendo il più
intelligente, è pur sempre un animale, si spiega
dalla omogeneità di missione che questi due
esseri sembrano adempiere sulla terra. Infatti,
come il cavallo che sul selciato di Broadway in
New-York o su quello, non meno fangoso, di
State Street in Chicago procede instancabile ed
ansante, serpeggiando fra le ruote dei mille
veicoli e cercando con la testa il menomo spazio
ove insinuarsi, come questo quadrupede che
par cosciente esso pure dalla parte importante
che gli è assegnata in questa eterna lotta della
precedenza nel tempo; l’Americano procede
affannoso sulla via del lavoro utilizzando
l’attimo nel tempo, il lembo nello spazio, e
trascinando egli pure il pesante carro con
relativo compagno ed auriga. Il carro in questo
caso è il grave pondo degli affari, ed il
compagno, il più adorabile viso di sposa, il quale
non pochi dei casi è anche il più intelligente
auriga!
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A questo proposito ci piace rammentare uno
dei proverbi qua più in voga, « l’America è il
paradiso delle donne, il purgatorio degli uomini,
l’inferno dei cavalli! » Nulla di più giusto, nulla
di più vero. L’inferno dei cavalli è cosa troppo
provata perchè abbia bisogno d’illustrazione;
essi sono le vittime di questa corsa vertiginosa
ove fanno prodigi, esauriscono tutte le forze di
cui dispongono, e muoiono estenuati, in non
pochi dei casi, là sulla strada che hanno
percorso mille volte ansanti, sulla breccia del
lavoro ove non di rado vengono lasciati troppo
lungamente nella più assoluta noncuranza.
L’uomo lavora e nel lavoro non ha posa; quando
ha guadagnato vuol riguadagnare, quando ha
raggiunto una meta ne agogna un’altra, e
sempre egli procede con tutta la vitalità ed il
tempo di cui dispone, spinto da una forza che
sembra gli dica ognora « cammina, » e non gli
lascia certo il tempo di fruire di molte dolcezze
che nella vita egli potrebbe procurarsi. Da ciò
quello stadio di benessere relativo, proveniente
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dalla ricchezza e dalla soddisfazione dell’opera
compiuta; ma tormentato dalle idee, dalla
preoccupazione
incessante,
dalla
responsabilità; quindi il purgatorio.
La donna americana! Oh mio Dio! Dio nostro
cioè! chi ci traduce in prosa eloquente tutta
l’ammirazione che in questi punti esclamativi
vorremmo trasfusa? Chi ce la descrive, chi ci dà
un capitolo, un inno magari per questa nuova e
superba incarnazione dell’eterno femminino?
Per lei vorremmo la mente profonda d’uno
scrittore di genio, il pennello di un’artista
italiano: il suo talento, l’originale sua bellezza
ne sono degni! Non potendo qui avere ne l’una
nè l’altra di queste cose, nè consentendoci
d’altra parte il carattere di questo libriccino
quella lunga digressione di cui la donna
americana sarebbe ben meritevole, ci
limiteremo a dire che lei che, come l’angelo
ribelle di Milton, ha voluto sulla terra un
paradiso novello ove un nuovo e più rigido culto
venisse a tutelare il suo diritto, la sua libertà, là
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dove si vasto imperio aveva di già il suo
prestigio. Coll’orizzonte larghissimo che alla sua
terra si schiudeva, volle anch’essa che più vasta
cerchia fosse schiusa ai suoi talenti, all’opera
sua, al suo volere! Non volle infine che i doveri
d’una missione impostale dalla natura
potessero precluderle i campi di quella scienza
di cui si è fatta discepolo, di quel lavoro di cui
divenne artefice, di quella libertà per cui ha
bandita l’emancipazione.
Se questa ribelle, ma potente affermazione de’
suoi talenti, essa sia rimasta scropolosamente
fedele a quela dolcissima missione che ne fu
sempre il più vago retaggio, francamente
crediamo sia discutibile; certo però la nuova
scuola non poteva agognare nè più intelligenti,
nè più leggiadre discepole. Oh se lo sono
leggiadre! oh se lo sanno di esserlo!
La ricercatezza della loro pettinatura, di tutta la
loro persona, del loro modo di vestire coquet ed
elegante, la profusione di gioielli di cui fin
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troppo e non sempre oppportunamente si
adornano, sono i sintomi palesi di quella stessa
vanità che fa di tutto il mondo un solo paese,
specialmente per le donne.
Molto spirito e non poco savoir faire, coltura
varia e mente superiore, infine ricchezza di
buon senso, ecco gli ausiliari d’una bellezza la
cui principale attrattiva consiste nell’originalità.
Infatti si direbbe che dalle varie razze che
hanno concorso alla formazione del tipo
nascente, essa abbia saputo con femmineo
discernimento appropriarsi le più vage
caratteristiche; ed ora sono gli occhi nerissimi
delle figlie di Spagna che fan leggiadro
contrasto con le fluenti anella d’una chioma
d’oro, ed ora invece le pupille azzurre, profonde
e soavi d’una fanciulla di Germania ed il crine
bruno e lucente d’una donna italiana!
Gli americani adorano semplicemente le loro
donne ed hanno per esse un rispetto forse
meno apparente, forse più rigido, ma non meno
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corretto della nostra galanteria. Da ciò si
capisce facilmente il paradiso ed anche
l’idolatria per la dea.
Dopo una tale descrizione noi sentiamo il
bisogno ed il dovere ad un tempo di rivolgerci a
quel gentil sesso italiano cui ci legano affetti
carissimi ed un culto non meno sincero, e
diremo a quello, che malgrado l’ammirazione e
l’omaggio profondo che le Americane
c’ispirano, non di rado il nostro pensiero volge
là alla nostra vaga penisola, ove le fanciulle
sono meno sapienti, forse, ma più appassionate
e dove un’aureola profonda di sentimento
aleggia sì soavemente sugli occhi pensosi e
bruni delle nostre donne!
Come conclusione di questo capitolo diremo
infine che i pochi cenni dati giù così alla buona
in questa guida sugli usi e costumi del
continente americano, lungi dall’aver la pretesa
di uno studio vero e proprio, non sono che il
risultato delle nostre modeste impressioni. È il
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nostro convincimento che un lungo periodo di
tempo sia necessario per la formazione d’un
giudizio coscienzioso ed esatto sulle cose di
questo paese, che meritano sinceramente tutto
il vostro studio, tutta la vostra considerazione.
Venite quindi, nè vi trattengano le piccole
difficoltà d’una lunga traversata, nè tampoco la
non lieve spesa, troverete a ciò un largo
compenso nell’ammestramento e nella
ricchezza di cognizioni che dall’opera
straordinaria e mirabile potrete attingere.
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CAPITOLO SECONDO.
Linee principali di vapori e loro tariffe. – Il Nord
Deutscher Lloyd. – La traversata. – Trattamento
a bordo. Consigli pratici. – Le mancie. – I
bagagli.
Le quattro linee principali che fanno il servizio
dei passeggeri fra l’Europa e l’America sono:
La White Star Line ;
La Compagnia Generale Transatlantica ;
Il Nord Deutscher Lloyd ;
La Compagnia Generale Italiana.
Diversi sono i criteri a cui ci si può informare nel
fare la scelta di una piuttosto che di un altra di
queste compagnie, e facilmente si comprende
come questa sia sempre molto relativa al vostro
maggiore o minore affiatamento col mal di
mare.
La White Star Line è certamente la linea di
vapori che vi terrà il minor tempo possibile
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inchiodato nella vostra cabina; poichè i suoi
piroscafi partendo da Queenstown (Irlanda)
raggiungono la terra americana in meno di sei
giorni.
Però se vi sarà dato evitare per questa via
quattro o cinque giorni di navigazione, dovrete
disporvi a sottostare a tutti gli inconvenienti di
un lungo e faticoso viaggio in ferrovia, trasporto
continuo di bagagli, visite doganali e maggiore
spesa. Per contro potrete dire in questo caso
d’aver traversato l’Oceano sui più grandi
piroscafi mercantili che fendano il seno a Teti,
quali sono il Majestic ed il Teutonic.
Sui piroscafi della White Star Line un letto in
cabina di prima classe costa dai franchi 300 in
su. Non convengono le cabine sul primo ponte
per una persona sola, il prezzo di tali cabine
varia da franchi 1500 a franchi 2000. Il
passaggio in seconda classe costa da franchi
175 a franchi 200.
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Dopo questi piroscafi, quelli che fanno la
traversata in minor tempo sono quelli della
Compagnia Generale Transatlantica, i quali
vanno dall’Hâvre a New-York in circa sette
giorni. Questa linea è la più adatta per coloro i
quali tengono a passare per Parigi, e si sentono
in grado di sacrificare alla superba metropoli
francese i due giorni di mare in più che
differiscono dalla linea inglese. Siccome anche i
vapori risentono del carattere della nazione a
cui appartengono, su quelli della Transatlantica
le ore passano gaiamente. – Il vino a tavola è
compreso nel prezzo di passaggio.
Il costo della traversata in prima classe varia dai
franchi 400 agli 800, a seconda delle cabine. In
seconda classe è di franchi 300. Si può prendere
il biglietto per New-York direttamente nelle
principali città italiane quanto a Parigi, ed in
questo caso il costo aumenta della spesa del
percorso in ferrovia.
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La Navigazione Generale Italiana i cui vapori
partono da Genova offre qualche piccolo
vantaggio nella spesa, ma per contro impiega
nella traversata il tempo maggiore.
Rimane ora la linea Nord Deutscher Lloyd che
abbiamo serbato per ultima onde poterci
diffondere in maggiori dettagli, essendo quella
che noi conosciamo per maggior esperienza, e
che francamente sotto tutti i rapporti sentiamo
di dover raccomandare agli Italiani che si
recano in America.
Primissimo ed indiscutibile vantaggio quello di
potervi imbarcare a Genova per passare
senz’altro sul continente americano, senza
disturbi, senza trasbordi, senza visite doganali
per via.
I vapori Werra,Fulda, Kaiser Wilhelm ed Ems,
bellissime navi di un tonnellaggio che oscilla
dalle tonnellate 5000 alle 7000 e le cui
macchine sono della forza di 7000 cavalli,
compiono la grande traversata in undici giorni,
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mantenendosi costantemente a sud, lo che
consente una uniformità di clima dolcissimo,
mare quasi sempre tranquillo e non turbato
dalle frequenti tempeste che imperversano
assai più facilmente sulla latitudine nord.
La traversata è splendida e per buona parte del
viaggio la costa è in vista. Ora sarà la vaga terra
d’Italia che si slancia nelle nubi, ora la bassa
costa di Francia ed ora la rocciosa sponda di
Spagna a tribordo; a babordo non tarderanno di
comparire le punte delle Baleari che vi
ricorderanno gli arcieri famosi di cui parla
Tacito, ed al terzo giorno la terra d’Africa vi
annuncierà vicine le colonne d’Ercole. Ecco
infine Gibilterra, questo baluardo avanzato
della terra spagnuola, che viceversa poi
costituisce oggi una delle più formidabili
posizioni fortificate dell’Inchilterra. Qui vi sarà
data forse la gioia di calcare per poche ore la
terra, cosa che dipenderà dalla maggiore o
minore fermata della nave.
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Lasciato Gibilterra si è dal capo San Vincenzo
che la bandiera portoghese vi manderà l’ultimo
saluto dell’Europa.
Eccoci infine in mezzo all’Oceano! Chi non ha
letto da garazzo almeno una mezza dozzina di
descrizioni di viaggi in mare, di quella vaga
peregrinazione in mezzo all’azzurro dei due
elementi più infidi? Tutto fila sulle onde; fila la
vostra nave sedici nodi all’ora e filano con essa
le onde gorgheggianti, filano le sirti col vento,
fila l’orizzonte coll’infinito, ed infinitamente
filano tutti i passeggeri di bordo col sesso
gentile che ne è certo la più grata attrattiva.
Di tanto in tanto le esclamazioni dei passeggeri
attrarranno la vostra attenzione: sarà qualche
pesce venuto a prendere una boccata d’aria,
magari non di rado una balena a qualche
centinaio di metri da voi, o per lo più un branco
di delfini, che vedrete saltare svelti ed eleganti
fuori dell’acqua e ricadere ricurvandosi
graziosamente su un lato senza darsi troppo
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pensiero dell’enorme mole che si solca una
strada nel loro regno.
Altro e graditissimo incontro, quello delle navi,
più frequente nel Mediterraneo, più raro
nell’Oceano; alcune, alte di bordo, snelle e
pulite, filano colla velocità della vostra, e sono i
postali di qualche linea transatlantica; altre
paiono elevarsi solo di pochi decimetri dal
livello del mare e non possono sfidarvi in
velocità, e sono bastimenti da carico, i parìa
nella scala sociale dei piroscafi ; spesso infine
velieri di cui vedete le vele prima incerte
sull’orizzonte, che in breve raggiungete, ed in
breve perdete di vista.
Verso il principio dell’estate un altro incontro
frequente si è quello degli Ice bergs (montagne
di ghiaccio) che vengono trasportate dalla
corrente da nord a sud.
In fine a tre giorni oltre Gibilterra il noto grido
Land voraus (terra in vista) emesso dal marinaio
di vedetta, che dall’albero di prua esplora la
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rotta, annunzierà le Isole Azzorre, splendido e
pittoresco lembo di terra, che vi saluta e vi
conforta sulla immensità dell’oceano !
A bordo del Lloyd Germanico il trattamento in
genere è dei più confortabili: la cucina, per
quanto tedesca, sommamente igienica, il menu
sempre copioso, però il vino non compreso nel
trattamento ; potrete averne del buono a prezzi
non elevati. L’ufficialità, in genere molto
corretta e cortese, è composta naturalmente di
Tedeschi, e se il capitano vi sarà sempre gentile
d’ogni schiarimento, il medico di bordo per
contro non sarà soltanto la persona più
rassicurante, ma anche un simpaticissimo e
colto compagno di viaggio.
Graditissimi vi torneranno gl’intermezzi musicali
durante il pranzo, eseguiti da una piccola
orchestra composta dal personale di bordo;
detta orchestra allieterà pure i passeggeri
durante alcune ore del giorno sul punte di
prima classe, ove non di rado Tersicore folleggia
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nel regno di Nettuno. Le cabine in genere sono
molto confortables ed illuminate a luce
elettrica; il salone da pranzo spazioso ed
elegante e profuso di lavori intasiati ed artistici.
Potrete avere a bordo della buona birra ad otto
soldi lo chop; questa birra e dei sandwiches al
caviale od al prosciutto, che vi vengono serviti
gratuitamente a tutte le ore, formano un
potente antidoto contro il male di mare, se pur
vi serve il vostro tradizionale appetito italiano.
In caso poi che il detto male voglia farne delle
sue, potrete rialzarvi il morale con una
bottiglietta di Champagne, della capacità di un
bicchiere, che sulla linea tedesca si trovano
appunto a disposizione di quelli che non
vogliono regalarsi una bottiglia intera.
Durante la traversata tenetevi a mano un abito
pesante e provvedetevi di una coperta da
viaggio. Quest’ultima in mille casi è
d’importanza capitale e non nuoce che sia
alquanto vasta in modo di poter all’uopo servire
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per due. Oh! quante volte il plaid diventa un
ricordo per tutta la vita!
Munitevi pure di un cannocchiale e di un
cappello che possa sfidare i venti senza esserne
asportato; il perfetto touriste si procurerà di
preferenza un cape all’inglese.
I fumatori facciano una completa provvista di
sigari prima d’imbarcarsi, poichè a bordo sui
sigari si paga l’interesse. A qusto proposito, vi
mettiamo in guardia contro le foglie di cavolo
attorto che i Gibilterriani sogliono affibbiare per
Havana ai male accorti.
Per ciò che riguarda le cose dette fin qui,
dipende dalla vostra avvedutezza che il viaggio
si riesca facile e comodo; circa poi il resto, e
specialmente per la compagnia, bisognerà che
vi rimettiate un pochino alla vostra buona
stella.
La compagnia è il contributo principale che può
rendere gradevole la traversata, e può anche
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darsi che la fortuna maligna vi mandi un
insieme di compagni di viaggio tali da
amareggiarvi quei dieci giorni di esistenza.
Grazie a Dio questo caso è quasi esclusivamente
ipotetico, e potrà darsi invece il più delle volte
che il vostro viaggio in mare sia il più bel
periodo della vostra peregrinazione sulla terra.
Qui ci sarebbe tutto un trattato da scrivere
sull’arte di rompere il ghiaccio; ma noi
rimetteremo tale lavoro ad un’altra volta; per
ora diremo che è utile avere con se molti
giornali illustrati, possibilmente a colori,
utilissimo un istrumento musicale, per esempio
mandolino o chitarra; il cannocchiale può
essere un alleato non trascurabile. Qualora
questi mezzi non fossero sufficienti, dopo
qualche ora di navigazione, si potrà arrischiare
l’esclamazione: “ Oh! ma Lei sopporta il mare
come un pesce.˝ Per le Americane basterà
meno, il Pleasant weather we are having! (Che
bel tempo abbiamo!), frase del resto colla quale
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in America si apre sempre la conversazione
anche quando imperversa l’uragano!
Qualunque del resto sia il sistema che potrete
adottare, l’importante è d’introdurvi presto anzi
subito; i minuti a bordo rappresentano
settimane, ed in fine di viaggio si rimpiange
sempre il tempo perso in principio.
Non vi fidate troppo di non essere intesi da
quelli che non sanno il francese; un nostro
amico osservava che al principio del viaggio
nessuno ne sa una parola e poi verso la fine,
mirabile effetto istruttivo del mare, tutti male o
bene lo masticavano a modo loro.
Crediamo utile ancora mettervi in guardia
contro un elemento che talvolta s’incontra sulle
navi, intendiamo parlare dei Gamblersi, ossia
dei professionisti che viaggiano per giuocare e
giuocano per vivere.
Un buon posto in un cabina di prima classe
costa sul Nord Deutscher Lloyd da franchi 450 a
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franchi 1000. Il tragitto in seconda classe costa
franchi 350, e le cabine di questa classe sono
ugualmente comode come quelle di prima
poichè costruite sullo stesso modello. La
differenza fra la prima e la seconda consiste in
qualche piatto di meno a tavola, nella
destinazione di un ponte di passeggio meno
spazioso e naturalmente nella differenza di
società.
In massima non consigliamo di usufruire delle
seconde classi dei piroscafi nei viaggi di piacere.
Del resto per maggiori ragguagli su tutte le linee
che fanno il servizio dall’Europa a New-York,
loro prezzi speciali, nomi dei vapori e relative
date di partenze, potrete consultare il
prospetto unito alla presente guida, favoritaci
dalla nota ditta F. Henry Humbert che risiede in
Firenze, Via Tornabuoni, 20.
Le mancie da darsi a bordo sono in generale
quattro. Una allo steward che vi serve a tavola;
altra a quello che prende cura della vostra
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cabina; a costoro si suol dare una mancia in fin
di viaggio che può oscillare dalle lire 5 alle lire
10; ciascuno, a seconda del servizio prestatovi o
della vostra munificenza. Altre lire 5 si sogliono
sottoscrivere quale contributo pei musicanti, ed
infine un paio di lire in apposito vassoio pel
porter che prende anche cura dei vostri stivalini.
Qualora poi durante la traversata siate stati
costretti dal mal di mare a prendere qualche
volta i vostri pasti sul ponte, sarà bene
corrispondere una mancia relativa allo steward
che vi avrà servito.
Su tutti i bastimenti ha corso l’oro e l’argento
della lega monetaria; su quelli del Nord
Deutscher Lloyd corre anche la nostra carta.
Sarà prudente portarsi il denaro con uno
chèque o con una lettera di credito e tener a
mano il solo necessario pel viaggio e per le
prime spese dello sbarco.
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Prima d’imbarcarsi sarà bene di procurarsi una
sedia da viaggio; tali sedie si possono avere in
affitto dallo steward o da apposite compagnie
all’imbarcadero, mediante la spesa di franchi 5.
Inoltre, sarà bene contrassegnare detta sedia
magari con un nastro molto visibile, per non
essere costretti ogni giorno ad una lunga
peregrinazione in cerca della suddetta. Avuta la
sedia, si presenta il difficile problema della
posizione tattica, e qui si rivelano appunto le
vostre qualità strategiche.
Su tutti i bastimenti in genere potrete avere il
bagno gratuitamente e quando vi piaccia,
purchè abbiate cura d’iscrivervi in apposita nota
pel turno.
Per quanto riguarda gli indumenti in genere da
portarsi in viaggio, valga come norma di non
caricarsi troppo; in massima tuto ciò che è
oggetto di lusso e i capi di vestiario in ispecial
modo, costano molto caro in America; per
contro però gli oggetti di prima necessità, e
– 41 –
specialmente la biancheria, possono aversi a
prezzi mitissimi.
Ogni viaggiatore ha diritto presso tutte le
compagnie di portar seco a bordo un certo peso
ed una certa cubatura di bagaglio; come media
circa chilogrammi 175 a testa. Questo bagaglio
vien rinchiuso nella stiva, ed in generale è
consigliabile di non farvi assegnamento sopra
durante il viaggio, quantunque vi siano ore fisse
in cui l’accesso alla stiva è consentito ai
viaggiatori.
Abbiate sempre avvertenza di contrassegnare
molto visibilmente i vostri bauli ed assistete
personalmente al loro imbarco. Le compagnie
dànno appositi cartellini sui quali apporrete il
vostro nome, il numero della cabina e la
destinazione: detti cartelli vengono legati ai
bagagli che verranno riposti in stiva od in
cabina a seconda del genere di cartello che
portano.
------------
– 42 –
CAPITOLO TERZO.
La traversata del Gulf Stream. – La ricerca del
pilota. – La terra in vista. – La baia ed il porto di
New-York. – Le opere di fortificazione – La
statua della Libertà. – Il ponte di Brooklyn. – La
visita sanitaria. – La visita doganale. – Scali.
La parte certamente meno gradevole del
viaggio è la traversata del gulf stream (corrente
del golfo), quasi sempre con fitta nebbia.
Il bastimento rallenta quivi la sua corsa e
quando la vista non basta più ad indagare la
rotta, le sirene incominciano ad emettere il loro
grido lugubre ed intermittente, procurando
ogni volta una scossa nelle signore ed in tutti un
senso sgradevole. Qui sarebbe invero il caso
d’imitare Ulisse e di turarsi le orecchie colla
cera per non sentire quella specie di grido che
par quasi foriero della disgrazia che invece fa
evitare; ma confortatevi, questo disturbo non
– 43 –
dura lungo tempo, ed appunto in questo
periodo si ha una delle più belle ed interessanti
emozioni del viaggio: la ricerca del pilota.
Siamo a poche centinaia di miglia dalla terra
americana ed a quella altezza si aggira il pilota
colla sua leggera imbarcazione ad un albero e
colla sua vela numerata, aspettando paziente
che un piroscafo gli passi vicino onde offrirsi
guida sicura fra le difficoltà dell’estuario.
Il numero della vela del pilota è spesso oggetto
di scommesse fra i viaggiatori, e la ricerca di
questo nocchiero durante la nebbia,
specialmente di notte, è molto complicata.
Al grido insistente delle sirene rispondono dei
lumi in mezzo alle tenebre, ed allora si
incomincia una specie di dialogo a segnali;
qualche volta s’ha semplicemente da fare con
una barca da pesca od un veliero, altre volte è
veramente la paranzella del pilota, che però
non ha più piloti disponibili; allora si continua la
caccia. In questa ricerca, specialmente durante
– 44 –
la nebbia, il pilota discerne primo il fanale che
sta in cima all’albero maestro del piroscafo, ed
annunzia tosto la sua presenza con un colpo di
cannone, cui risponde presto il grido della
sirena; il bastimento, seguendo la direzione del
fuoco, gli va incontro. Se siamo durante il
giorno e non v’è troppa nebbia, si vede da
lontano la vela numerata che si cerca; da bordo
si fanno i segnali, la nave risponde, il pilota
prende posto nella sua lancia, s’accosta al
transatlantico, che gli getta un cavo al quale egli
s’arrampica ed ascende al ponte. Ecco il primo
saluto dell’America! Con lui avete la prima
parola del vasto continente che vi attende, gli
ultimi giornali che vi apportano le notizie di
quella terra da cui foste per qualche tempo
isolati; egli risponderà in fretta alle mille
interrogazioni che dai passeggeri gli si rivolgono
ed anderà quindi a prendere il suo posto al
timone.
Una volta il pilota a bordo, non ci si sente più
soli, e potrete tranquillamente divorarvi i vostri
– 45 –
giornali che vi apprenderanno quanto di nuovo
è successo nel mondo durante undici giorni.
L’incontro continuo di barche a vela di piccolo
tonnellaggio, di yackts di piacere, di qualche
ship-light, gli uccelli marini fatti più frequenti e
molti altri indizi vi annunziano la terra vicina.
Infatti questa non tarda a comparire
sull’orizzonte come una striscia scura; è
questione di poche ore, e vi sarà dato entrare
nella baja di New-York, nel più vasto porto
naturale del mondo.
Da una parte Sandy Hook e dall’altra LongIsland proteggono il porto di New-York dalle
onde dell’oceano, ed un’isola nell’interno della
baia (Staten Island) trattiene la furia dei marosi
che ne avessero infilata la bocca.
Il primo entrare nella baja non produce grande
impressione malgrado la sua vastità; nè la
sponda bassa di Corcey-Island a destra nè quella
sabbiosa di Sandy Hook a sinistra sono tali da
allettar l’occhio. Ma il panorama procedendo si
– 46 –
va via via facendo più interessante; da una
parte la riva elevandosi leggermente dal mare si
popola di mille graziosi villini, e dall’altra Staten
Island cole sue collinette boscose e col suo
verde interrotto da alberi dai riflessi gialli e
rossastri, che incontrerete spesso nella
campagna americana, prende il posto di Sandy
Hook. Anche su Staten Island fanno capolino fra
le piante i cottage americani col loro aspetto
caratteristico di comodità e di home.
Il punto più bello della baja è anche il punto più
stretto, e vien chiamato the Narrows. Qui siamo
sotto il fuoco di tre forti: Fort Hamilton su Long
Island, Fort Wadsworth su Staten Island ed il
forte Lafayette isolato da una parte dei
Narrows. I due primi forti dovranno essere
maggiormente fortificati ed armati con cannoni
rigati di grosso calibro e con batterie laterali.
Del cadente forte Lafayette si vuole usufruire,
non sappiamo con quanta giustezza di criterio
tattico, armandolo con lancia siluri.
– 47 –
Passati i Narrows vi troverete di fronte alla
grandiosa statua della Libertà, che col suo
braccio levato illumina di notte il porto di NewYork ed il mondo, come dicono gli Americani; è
noto che questa statua, inaugurata il 28 ottobre
1886, fu regalata dalla repubblica francese agli
Stati Uniti. Lo scultore ne fu Auguste Bartholdi.
L’altezza della statua è di 50 metri circa, il
piedistallo d’un’altezza di circa 25 metri è
costato franchi 1,250,000, raccolti con
sottoscrizioni fra gli Americani. Quaranta
persone possono stare comodamente entro la
testa.
Giunti a questo punto incomincia ad apparire in
fondo al golfo la grandiosa metropoli
dell’Unione. Ora vi troverete circondati da un
movimento frenetico, nuovo per chi è nuovo
all’America: enormi ferry-boats v’incrociano la
strada e vi passano allato fischiando, carichi di
persone e di merci, postali di tutte le linee del
mondo s’avanzano intorno a voi per prendere il
largo o per andare a raggiungere il loro scalo,
– 48 –
rimorchiatori s’affrettano in tutte le direzioni
portandosi a rimorchio chiatte piene gremite di
mercanzie, galleggianti nuovi per dimensioni e
forma per l’Europeo, e cioè altissimi quali torri
per uso riparazioni, o lunghi e larghi per
trasporto di treni ferroviari dall’una all’altra
parte della baja. Infine, in mezzo a tutto questo
via vai, mille barche, come in tutti i porti del
mondo, formicolano intorno al vostro
bastimento; sono i parenti ed amici impazienti
di rivedere i loro cari, sono rivenditori o curiosi.
Infine il bastimento si ferma. Già prima di
passare i Narrows il bastimento si è fermato alla
Quarantena, per far venire la sanità a bordo;
eseguite le solite pratiche, questa lascia il posto
agli ufficiali della dogana, i quali presentano ai
passeggeri di bordo un apposito stampato, su
cui essi debbono dichiarare il numero dei colli
che posseggono e nello stesso tempo i
differenti oggetti in essi racchiusi, specificando
quelli soggetti a dazio. I passeggeri debbono
firmware questa dichiarazione e giurare d’aver
esposto il vero.
– 49 –
Ciò fatto, il bastimento prosegue la sua via; fra
breve metterete piede a terra; incominciano
quindi gli addii commoventi, gli arrivederci, gli
inviti e soprattutto promesse che l’indulgente
brezza marina porta seco o l’accento
melanconico della famosa frase: L’on se
rencontre, l’on s’aime, l’on se quitte: voilà la
vie!
Le tre città di New-York, New-Jersey e di
Brooklyn vi circondano a ferro di cavallo; ed è
imponente il pensare che questa enorme stesa
di case, torri e cupole si prolunga per lunghe
miglia entro terra.
Pierre Loti che nello scrivere del Giappone ha
fatto un grande sfoggio degli epiteti petit,
mignon e nel suo viaggio in Marocco di sale,
dégoûtant, se scriverà un giorno di questo
paese esaurirà certamente tutto ciò che ha nel
suo dizionario per esprimere, grandioso,
enorme, inponente.
– 50 –
Le tre città che vi trovate davanti sono separate
da due fiumi: il North River separa New-York da
New-Jersey e l’East River New-York da
Brooklyn; queste ultime due città sono unite dal
grandioso
ponte,
che
New-York
ha
generosamente concesso prendesse il nome di
Brooklyn.
Cominciato il 2 gennaio 1870 ed inaugurato il
24 maggio 1883, questo ponte, le cui torri
s’innalzano metri 85 dal livello dell’acqua e la
cui altezza dallo stesso livello è di metri 40 al
centro, ha una lunghezza di circa due
chilometri, e la resistenza delle sue funi
metalliche può sopportare un peso di
tonnellate 14,680. Il ponte contiene due vie
ferrate, due vie carrozzabili ed una strada
larghissima per i pedoni; la sua costruzione è
costata 75 milioni di franchi.
New-York e New-Jersey saranno quanto prima
collegate da un tunnel subfluviale attualmente
– 51 –
in costruzione, e da un ponte che sarà superiore
in dimensione al suo collega di Brooklyn.
Ogni compagnia transatlantica ha uno scalo
riservato ai suoi piroscafi.
La White Star Line ormeggia ai piedi della 10th
Street, la Compagnie Transatlantique ai piedi di
Morton N. R., il Lloyd Germanico alla 2nd Street
in Hoboken, la Navigazione generale italiana ai
Mediterranean peers in Brooklyn.
Per recarsi in New-York dallo scalo del Lloyd
Germanico si prende il ferry-boat della 14th
Street il quale è a tre blocchi (gruppi di case) di
distanza dallo scalo; con la tenue moneta di tre
soldi esso vi porta ai piedi della 14th Street, ove
troverete ad ogni ora del giorno e della notte
trams e vetture che vi addurranno al centro.
Prima di poter affidare il proprio bagaglio ad un
Express (agenzia di trasporti a domicilio) e
mandarlo all’Hôtel, bisogna sottostare alla visita
doganale. I doganieri americani sono in
– 52 –
massima assai cortesi nella loro ingrata
missione; però la visita è severa, ed è bene non
mettere a rischio d’aver dei seri disturbi. Non è
molto che un negoziante volendo far passare
degli orologi senza dichiararli, si ebbe
sequestrata la merce e fu condannato per di più
a grave multa e prigionia, come spergiuro.
La visita doganale procede col massimo ordine
e relativamente molto in fretta, poichè in poco
più di un’ora vengono visitati i bagagli di circa
300 passeggeri.
-----------Capitolo Quarto.
New-York. – Expressmen. – Hôtels. – Boardinghouses. – Restaurants free lunch. – Mezzi di
comunicazione. – Telegrafo e Telefono. –
Messenger boys. – Vetture.
Primo pensiero dopo la visita doganale è quello
di spedire i propri bagagli all’Hôtel. Troverete
– 53 –
per questo alla dogana stessa gli expressmen i
quali si affrettano ad apporre un’etichetta ai
vostri effetti e s’incaricheranno di farveli tenere
puntualmente all’albergo che designerete.
Questi expressmen non sono indipendenti come
i nostri facchini, ma dipendono da un express
office molto ben organizzato; sarete quindi
assediato da una dozzina di concorrenti, però,
contrariamente a quanto accade nel nostro
paese, non avrete mai con essi questione sul
prezzo di trasporto: ogni express office ha la sua
tariffa e non occorre dar mancie. Il prezzo di
trasporto è circa di 25 soldi per collo, spesa non
esagerata, se si tien conto delle enormi distanze
della città.
Ogni expressmen ricevendo la vostra roba in
consegna deve darvi in ricambio uno scontrino
in metallo, chèque; se non ve lo dà,
reclamatelo,
poichè
trascurare
questa
avvertenza può apportarvi disturbi o ritardi.
– 54 –
Dopo aver accudito ai vostri bagagli, vi dirigete
naturalmente a destinazione.
L’Hôtel americano ha una caratteristica speciale
di maggiore grandiosità e confortable dei nostri
alberghi, ma ce ne occuperemo più
diffusamente nel capitolo riguardante Chicago;
per ora ci piace accennarvi ai pochi che
specialmente noi conosciamo, tanto più che il
breve tempo che presumiamo vorrete fermarvi
a New-York, non merita la pena d’un’accurata
scelta, nè tampoco di una lunga distinta.
L’Hôtel Martin, posto alla University Place, è il
più frequentato dall’elemento europeo; tutto il
personale parla la lingua francese, si possono
avere stanze confortables al prezzo di franchi 5
in su al giorno, déjéûner alla carta e pranzo alla
carta o a prezzo fisso: franchi 5, vino non
compreso.
Il Victoria Hôtel, montato sul piano europeo e
dotato di un cuoco italiano, è pure
raccomandabile; questo è l’Hôtel prescelto dal
– 55 –
nostro ministro a Washington, barone Fava,
durante le sue residenze in New-York. Chi
volesse poi un Hôtel più dispendioso ma più
elegante ancora, potrà recarsi al Fifth Avenue
Hôtel, Madison Square.
Fermandovi più d’una settimana a New-York
potrà tornar economico il prender alloggio in
una boarding-house.
Il gran numero degli Hôtels ed il non meno
sterminato delle boarding-houses ha procurato
a New-York il titolo di vasto karavanserraglio.
Trovare una boarding-house è la cosa più facile
del mondo: la maggior parte delle case
comprese fra la terza e la nona avenue da una
parte, e fra l’ottava e la quarantaduesima
strada dall’altra, si può dire che sono boardinghouses, dove potete avere una camera decente
per 20 o 30 franchi alla settimana; con un
aumento di altri 20 o 30 franchi potete avere
anche i vostri pasti nella stessa casa;
naturalmente bisogna rassegnarsi alla cucina
– 56 –
americana, ed in massima non bere vino a
tavola.
Sui giornali poi, specialmente della domenica,
troverete numerosi indirizzi di boarding-houses.
Circa ai ristoranti, quello di Dalmonico,
all’angolo della 5th Avenue e 26th Street è
certamente il più rinomato, cioè il Cova od il
Morteo di New-York. Il locale è assai elegante
ed è naturalmente frequentato dalla high-life
della Metropoli. Al primo piano del detto
ristorante esiste un’assai vasta sala, che è
ritenuta fra le più eleganti della città e che
serve ad uso di festini e banchetti, ed è in essa
che hanno luogo al principio della stagione
invernale i Patriarch’s Balls (balli dei patriarchi o
patroni), serie di tre o quattro balli che
costituiscono forse la più scelta riunione
dell’anno, quella cioè a cui intervengono
esclusivamente i famosi 400 di New-York.
– 57 –
Per una colazione presso Dalmonico bisogna far
conto di spendere dalle 10 alle 20 lire; e per un
pranzo dalle 15 lire in su.
Ecco alcuni indirizzi di ristoratori meno eleganti
e dispendiosi:
Clarke’s Restaurant, 22 West 23rd
Street;
Murton, angolo Union Square e
Broadway;
Delisle (francese), 92 Fulton Street.
Chi volesse un ristoratore italiano potrà trovare
un’eccellente cucina presso:
Moretti, 21 Str. East Broadway;
Riccadonna, 42 Union Square;
Morello, 4 W. 29th Street;
Martinelli, 436 angolo 5th Avenue.
In alcuni di questi ristoratori si può avere un
pranzetto buonissimo a 75 soldi, vino
compreso.
– 58 –
A molti dei principali alberghi di New-York, è
annesso un caffè-ristoratore, nel quale si può
pure avere un pranzo a prezzo fisso.
Nella parte bassa della città, cioè in quella degli
affari, si trovano buffets e lunch-counters,
banchi da refezioni d’ogni specie; in essi si può
avere una colazione a prezzo moderato, però il
cibo consiste quasi esclusivamente in carne
fredda.
Coloro che vanno visitando i grandi magazzini
possono, quando lo vogliano, prendere un
pasto nel ristoratore che vi è annesso: ne sono
provvisti i grandi magazini di:
Macy (14th Street e 6th Ave.);
O’Neil (6th Ave., 20th Street);
I’Hearn (30 W., 14th Street).
Notevole pure nei bars (buvettes) americani il
servizio del free lunch (refezione gratuita).
Sopra un banco adiacente o di seguito a quello
su cui si servono le consumazioni, stanno
– 59 –
disposti in fila diversi piatti e vassoi contenenti
una scelta, più o meno grande e ricercata, di
commestibili, carne fredda, formaggi, salumi,
insalate, sandwiches, ec., a seconda della
importanza del bar. Chiunque potrà reclamare
qualche fetta di pane, ed andare spuntinando
dell’una e dell’altra cosa senza spesa alcuna;
però dovrà innaffiare il lauto pasto con qualche
bicchiere di birra od altra bibita, poichè si
comprende che appunto dal maggior consumo
di questa devono venir fuori le spese del free
lunch. Un particolare degno di nota si è quello
che nessuno, anche le persone di condizione
più modesta e nei bar più infimi, abusa
indiscretamente di questa specie di mensa
gratuita. Conosco un paese ove una tale
istituzione farebbe provare non di rado delle
ansie mortali al proprietario!!
È degno di nota il free lunch dell’HoffmanHouse (in Madison Square all’angolo della 24th
Street), che è uno degli Hôtels più eleganti della
città. Qui avrete la soddisfazione non solo di
– 60 –
poter inaffiare i vostri pasti gratuiti con una
eccellente birra, ma eziandio di vedervi tutte in
giro delle vere opere d’arte, come quadri o
statue che costano talvolta molte migliaia di
lire, ec., colle quali i proprietari dei bars in
genere sogliono dare attrattiva ai loro locali.
Fra i mezzi di comunicazione che lo
straordinario movimento di questa città ha reso
indispensabili, certamente il più nuovo ed il più
americano per carattere si è quello dei Ferriesboats.
Prima ancora di mettere piede a terra, questi
grandi battelli a ruote, che attraversano
frettolosi il porto in ogni direzione, avranno
certamente attratta la vostra attenzione. Mercè
la loro forma simmetrica, le estremità dei
Ferries possono funzionare indifferentemente
da poppa o da prua, e la forma arrotondata di
queste combacia perfettamente con la sponda
del relativo imbarcadero, presentando un
comodissimo accesso ai passeggieri ed ai veicoli
– 61 –
d’ogni sorta; quindi, senza voltare di bordo,
ripartono per la loro destinazione.
I Ferries-boats fanno il servizio fra diversi punti
di New-York, fra New-York e New-Jersey, fra
New-Jersey e Brooklyn e le isole vicine.
La tariffa varia, a seconda delle distanze, dai tre
ai dieci soldi.
Altro importante servizio è quello degli
Elevated-Railways (ferrovie pensili o sospese),
che gli Americani designano col nome
abbreviato di L’. La costruzione di questa opera
ebbe principio nel 1867: essa non presentava
come lavoro d’ingegneria nessuna seria
difficoltà; colonne in ferro solidamente
incastrate in apposite fondamenta servono di
sostegno al piano stradale a doppio binario.
L’altezza di questo piano dal suolo, non essendo
la città perfettamente a livello, è varia; in media
può calcolarsi di metri 8 ½. Il lavoro fu eseguito
dalla Manhattan Railway Company, e le sue
azioni sono proprietà di pochi felici mortali fra
– 62 –
cui vi è un Italiano. LA lunghezza dell’Elevated è
di 324 miglia, e nel 1891 furono impiegati pel
suo esercizio 940 carrozze e 291 locomotive. Su
questo materiale si ebbe un traffico di 186
milioni di passeggieri e cioè più di mezzo
milione al giorno.
I treni passano di cinque in cinque minuti; i
biglietti si prendono sulla piattaforma e
vengono ritirati prima di montare in treno; ogni
biglietto costa 25 centesimi e dà diritto
all’intero percorso.
Le stazioni hanno due piattaforme a cui si
accede da due scale differenti: la scala che
adduce alla piattaforma dei treni che vanno in
basso di città cioè verso sud porta la scritta
down-town, l’altra pei treni che vanno in alto
della città up-town.
Le linee percorse dall’L’ sono:
3a Avenue – Da South Ferry a 129th
Street;
– 63 –
3a Avenue – Da South Ferry a 129th
Street;
6a Avenue – Da South Ferry a 155th
Street;
9a Avenue – Da South Ferry a 155th
Street.
Dopo gli Elevated-Railways vengono le tramvie
e funicolari che percorrono la città con altre 260
miglia di binario.
La prima linea stabilita in New-York e forse nel
mondo si è quella che fa il servizio della
Madison Avenue, aperta al pubblico nel 1832.
Le compagnie dei tram hanno in America una
spiccata preferenza pel sistema di trazione a
fune, sistema che accanto a molti vantaggi
presenta l’inconveniente d’una forte spesa di
primo impianto ed una costosa manutenzione. I
differenti cavi di cui è composta la fune intera
hanno la lunghezza di 6000 metri l’uno e
pesano circa 13 mila libbre per miglio; ogni fune
– 64 –
dura da sei a quindici mesi e costa da 30 a 50
mila lire.
Le compagnie dei tram di New-York calcolano
su un movimento annuo di 230 milioni di
persone. Il costo di ogni viaggio in tram è di
cinque soldi: su tutte le linee ne passa uno ogni
due minuti, dalle sei del mattino fino a
mezzanotte; nelle ore piccole passano ogni 20
minuti.
Siccome tutte le strade sono percorse dal tram,
crediamo inutile darvene distinta.
Il servizio telegrafico è naturalmente relativo
per importanza ed estensione all’enorme
traffico della città. Le tariffe pei telegrammi
variano nell’Unione a seconda della distanza di
destinazione. Per New-York city, sobborghi e
città vicine (Brooklyn, Jersey City, Newark,
Paterson, ec.), la tariffa è di lire una per dieci
parole di testo, data ed indirizzo gratis: ogni
parola di più costa centesimi cinque. Per
l’identico dispaccio destinato agli stati di New-
– 65 –
York, di New-Jersey e di Massachussets la
tariffa è di circa lire 1,25; per il Michigan, per il
Wisconsin, Indiana, ec., lire 2,50; per il Colorado
lire 3,75, per la California lire 5.
Durante la notte o meglio durante le ore non di
affari (dalle 6
pomeridiane
alle
8
antimeridiane), la tariffa dei telegrammi è
ridotta a metà prezzo della diurna, quando però
la spesa si superiore a lire 2,50.
I seguenti uffici telegrafici sono aperti in
permanenza:
Angolo N.W. di Broadway e Dey Street;
Broadway ai numeri 187, 599, 854, 1132, 1227;
8 West 23rd Street; 821 6a Avenue; 134 E 125th
Street.
Le compagnie dei cavi sottomarini hanno
adottato una tariffa unica di lire 1,60 la parola:
questa è quindi la tariffa che riguarda gli
Italiani.
– 66 –
Di telefoni se ne trovano, oltrechè alle stazioni
telefoniche e negli uffici, in tutti i restaurants,
Hôtels, farmacie, ec. La tariffa per usufruirne è
di 50 centesimi; gli uffici muniti di telefoni per
grandi distanze hanno fuori un’insegna con una
campana bleu su sfondo bianco.
Altro servizio importantissimo ed ottimamente
organizzato è quelo de’ Messenger boys.
Costoro tornano utilissimi ogni qualvolta avete
oggetti di poco volume da spedire in cità, o
qualora vi prema di far recapitare una lettera in
tempo più rapido della posta, la quale impiega a
ciò non meno di otto ore.
I Messenger boys si possono avere in qualunque
ora del giorno o della notte in pochi minuti
mediante gli electrical messenger call boxes.
Sono queste scatole che si trovano dappertutto;
in città ogni policeman potrà indicarvene una a
pochi passi, ed in genere ve ne hanno pure in
molti hôtels, ristoratori e farmacie. Non vi
consigliamo di adoperare voi stessi la maniglia
– 67 –
di avviso che trovasi in dette scatole, a meno
che non ne siate bene esperti, poichè siccome
esse servono a tre usi non sarebbe difficile che
invece del boy desiderato vi vedeste arrivare al
gran trotto il police patrol (carro della polizia)
od al gran galoppo una compagnia di pompieri!
Questo servizio dei Messenger boys è
riprodotto in tutte le città dell’Unione, e, ben
inteso, in modo ammirevole anche a Chicago.
La tariffa, che varia a seconda delle distanze, è
stampata in apposito libro che ogni boy
possiede.
Dopo quanto si è sopra detto, appare
chiaramente come il servizio delle vetture in
genere sia assai meno necessario e comune che
da noi, senza contare che le tariffe non poco
elevate non consentono a tutte le borse questo
lusso.
Il prezzo dei cabs è in New-York per un’ora lire
7,50, e per ogni mezz’ora successiva lire 3,75. La
compagnia delle vetture ha dei prezzi alquanto
– 68 –
inferiori; però valga come norma generale, che
sarà molto bene il contrattare innanzi ogni
qualvolta vorrete prendere una vettura.
CAPITOLO QUINTO.
La città di New-York. – Strade principali. –
Teatri. – Museo. – Parks. – Indicazioni generali.
– Linee di partenza per Chicago.
New-York è certamente la più grande ed
importante metropoli degli Stati-Uniti. Costruita
sopra l’isola Manhattan scoperta nel 1524 dal
fiorentino Giovanni Verrazzani, essa non
contava nel 1726 che un piccolo gruppo di case
e portava allora il nome di New-Amsterdam,
possessione degli Inglesi che la perderono nel
1783 dopo la guerra dell’indipendenza. Si fu nel
suo porto che nel 1807 comparì il Clermont,
primo battello a vapore, costrutto da Roberto
Fulton. Dieci anni dopo fu creata la linea di
bastimenti fra New-York e Liverpool, ed infine
questa città, che nel 1790 contava poco più di
30 mila abitanti, oggi, dopo un secolo, ne conta
– 69 –
un milione ed ottocento mila, di cui circa 375
mila stranieri.
Il primitivo nucleo di case occupava i dintorni
della Whitehall-Street e si è quivi che, come in
tutta la parte sud dell’isola, si trattano gli affari;
questa parte viene chiamata down-town, non
già perchè vi sia differenza sensibile di livello fra
questa e l’altra parte della città, ma perchè è
abitudine degli Americani di chiamare così
quella parte destinata al business.
La down-town è in New-York piuttosto
irregolare, ed è la parte più animata della città;
benchè essa non sia separeta dalla up-town da
una linea ben distinta, si può però dire che
comincia là dove le strade cessano di essere
numerate per prendere dei nomi.
Le strade nella parte nuova della città corrono
tutte da nord a sud o da est ad ovest, eccezione
fatta della Broadway che parte dalla punta
dell’isola ed attraversa tutta la città vecchia,
– 70 –
poco curandosi delle esigenze dei nuovi tempi
col cambiare direzione.
Le vie che vanno da nord a sud si chiamano
tutte Avenue, quelle che da est a ovest Street.
La numerazione delle Avenues incomincia da
est, quella delle Streets da sud; il sistema della
numerazione è semplicissimo, e cioè sempre
relativo alle strade; per esempio, tutte le case o
botteghe comprese tra la 12a e la 13a Street
porteranno dal numero 1200 al 1300; bisogna
sempre aggiungere negli indirizzi la direzione,
cioè se nord, sud, ec. ec. Questo sistema è
praticato in tutte le città americane, compresa
naturalmente Chicago.
Il quartiere elegante della città è la parte
dell’up-town compresa tra la 20th e la 70th
Street e non troppo lontano dalla 5th Avenue.
Quest’ultima poi è per ora la strada high-life di
New-York; dico per ora, perchè incomincia di
già ad essere invasa da negozi e la vicina
– 71 –
Madison Avenue non tarderà a carpirle il
primato.
Si è sulla 5th Avenue che sono le case dei
Vanderbilt, degli Astor, di cui uno fu ministro
americano presso il Quirinale, quella del fu Jay
Gould che morì lo scorso novembre lasciando
un patrimonio di oltre 350 milioni ed infine
quelle di altre notabilità pecuniarie e politiche.
Vicino alla 5th Avenue nella 54th Street è la casa
di John D. Rockefeller, il re dei petroli, quegli
che non è molto fece dono all’Università di
Chicago di tre milioni e che ha fatto altre
cospicue donazioni.
All’angolo della 34th Street vi è il Manhattan
Club, riunione di persone influenti del partito
democratico. Alla 60th Street vi è il Club
Metropolitano, detto il club dei milionari.
Infine è rimarchevole, sempre nella 5th Avenue,
la chiesa di San Patrizio, cattedrale cattolica di
New-York, che si dice sia costata 20 milioni di
– 72 –
lire ed ove si può godere della buonissima
musica sacra.
La 5th Avenue non è percorsa da tram ma
semplicemente da un servizio di omnibus
(Stages) che funziona ingegnosamente col solo
cocchiere, senza conduttore. In tutto l’anno, ma
specialmente durante la season, nella 5th
Avenue avrete campo di vedere tutto ciò che
New-York ha di più fin de siècle, in fatto di
equipaggi, ed è qui che dalle 4 alle 6 si gode
dello spettacolo del ritorno delle belle
newyorkesi dalle visite o dallo shopping (to
shop significa andare a zonzo pei magazzini con
o senza comperare).
Ora due parole sulla Bowery che è il
contrapposto della 5th Avenue, e cioè qui la
high-life, là la feccia.
La Bowery è l’arteria principale dei centri infetti,
ed una escursione in essa, specialmente di sera,
potrà riuscire sommamente interessante; i
numerosi negozi, i teatri e le Variétés halls
– 73 –
(esposizioni di curiosità) la rendono, strano
fatto, la strada più illuminata di New-York, anzi
la sola veramente illuminata.
Nella Bowery incontrerete gente d’ogni razza e
colore, dall’ebreo polacco col naso aquilino al
pallido cinese, dal pellirossa che ha lasciato
provvisoriamente il suo accampamento per
figurare in qualche mostra, all’emigrante
italiano, tedesco, ungherese, ec., ec. In mezzo a
tutte queste nuances numerosissimi i negri.
Se sarete accompagnati da qualche persona
pratica o potrete avere una guida esatta
dell’ambiente, potrà riuscire cosa nuova per voi
lo assistere a qualche spettacolo teatrale in
questa parte della città. Cosa strana!
osserverete molti avvisi teatrali scritti in
ebraico, che per contro ci dicevano essere
semplicemente scritti in tedesco od in inglese,
adoperando l’alfabeto ebraico.
Nelle vicinanze della Bowery è la Mulberry
Bend, uno dei quartieri principali degli Italiani;
– 74 –
un colpo d’occhio a quest’ultimo vi farà
perdonare molte delle opinioni che purtroppo si
hanno in America sui nostri compatrioti. In
questi paraggi è pure la Mott Street quartiere
dei Chinesi; la Division Street, molto sudicia,
popolata quasi esclusivamente dagli ebrei; e la
sudicissima quanto tetra Baxter Street in signe
pei numerosi delitti che il suo nome ricorda e
per essere continuamente presa di mira negli
ampollosi sermoni dei moralisti dell’Unione in
causa di una certa e rimarchevole circolazione
femminea!
Come conseguenza naturale, non molto lungi
da questo ambiente sono i Tombs, ossia le
prigioni della città; l’architettura di questo
edificio è per il suo carattere perfettamente
indovinata, ed è peccato che, schiacciata tra le
case, non possa far valere le sue tetre qualità.
Nel cortile dei Tombs si fanno le famose
impiccagioni
che
non
hanno
ancora
completamente
lasciato
il
posto
all’electrocution (esecuzione elettrica).
– 75 –
Sia che andiate in basso di città col L’ oppure col
tram a cavalli, attirerà la vostra attenzione il
cimitero della Trinity Church posto di fronte a
Wall Street. Questo era nel tempo della NewYork giovane il Campo Santo de’ Protestanti
della setta degli Episcopali; in esso sono i resti
di Roberto Fulton e di W. Bradford, l’editore del
primo giornale che vide la luce in New-York col
titolo The New-York Gazette.
Per la scelta dei teatri, che sono oltre quaranta,
in New-York non avete che da prendere un
giornale qualunque. I principali sono molto
eleganti internamente e qualcheduno anche
ornato con buon gusto; l’architettura interna
differisce dalla nostra e si presta forse meno
per una serata di gala, mancando quasi
completamente di palchi, poichè in ogni teatro
ve ne ha un numero molto limitato.
Il prezzo di una poltrona in platea è, in generale,
di lire 7.50, e per essere sicuri di avere un buon
posto sarà bene procurarsi il biglietto al teatro
– 76 –
stesso almeno un giorno prima, poichè, in
regola generale, i teatri in America sono quasi
sempre affollati, essendo questo il genere di
divertimento che gli Americani prediligono. Le
serate frequentate dal pubblico più scelto sono
quelle che ricorrono nei primi giorni della
settimana.
Fra i principali teatri di New-York possiamo
additare i seguenti:
Il Metropolitan Opera House (tra la 39th Street e
la 40th) inauguratosi nel 1883. Lo scorso mese di
agosto un incendio lo distrusse in parte, sicchè
la città sarà priva di opera durante gli anni 1892
e 1893, con grave danno di alcuni artisti italiani
già scritturati per la stagione. Detto teatro sarà
probabilmente riaperto al pubblico nel corrente
anno; la sua capacità è di circa tremila persone
ed il prezzo di una sedia numerata varia da lire
7.50 a lire 35.
Daly’s Theatre (Broadway vicino alla 30th Str.) è
il teatro aristocratico di New-York ed è anche
– 77 –
quello i cui prezzi sono più elevati; lo spettacolo
che vi si produce è quasi sempre la commedia
od il dramma e se si è sulle sue scene che
generalmente recitano le celebrità americane
del genere, cioè, Ada Rehan, Richard Mansfield
e Rosina Vokes. Il sipario e l’ornamentazione
della bocca d’opera sono lavoro di G. Garibandi.
Una sedia numerata costa lire 10.
Il Fifth Avenue Theatre (Broadway 28th Str.), il
Palmer’s Theatre sono ritrovi abbastanza
eleganti e dediti allo stesso genere di spettacoli:
il prezzo però di un buon posto è alquanto
modesto.
Il Casino, posto fra Broadway e la 39th Street, è il
teatro per gli spettacoli di varietà ed ove più
specialmente si danno i vaudevilles; desso è
riccamente ornato in stile moresco, e
rammenta in gran parte l’Alhambra di Londra;
sul tetto un giardino pensile serve anche ad uso
cafè chantant. I prezzi oscillano da lire 2.50 a
lire 7.50.
– 78 –
Altro teatro notevole e che non mancherà certo
di attrarre la vostra attenzione, è il Madison
Square Garden per l’architettura alquanto
bizzarra, con portici, e specialmente per la sua
torre quadrata alla cui sommità il pubblico può
ascendere e godere di uno splendido
panorama. Si fu dall’alto di questa torre che il
New-York Herald annunziò primissimo, la notte
dell’8 novembre scorso, mediante segnalazioni
di luce elettrica, al popolo americano l’elezione
di Cleveland a presidente della Repubblica.
Questo teatro vastissimo contiene una sala da
concerti, ed un caffè restaurant; ma sua
speciale caratteristica si è un largo recinto di
forma ovale ove si tengono riunioni di ogni
genere, esposizioni di floricoltura, di generi
alimentari, meetings politici, ed infine il famoso
concorso ippico. Quest’ultimo spettacolo, detto
horse show, è certamente interessantissimo ed
anzi unico nel suo genere; esso dura otto giorni
soltanto, e cioè dalle 10 antimeridiane alla
mezzanotte; e possono prendervi parte cavalli
d’ogni scuola, d’ogni razza, d’ogni età. La
– 79 –
grande ambizione delle signore newyorkesi si è
quella di avere un palco per questa mostra, e
siccome questi palchi si vendono all’incanto una
quindicina di giorni prima che si apra il
concorso, essi salgono il più delle volte a prezzi
veramente americani: quest’anno per esempio,
furono pagati dai 4 ai 5 mila franchi ciascuno
per le otto sere. Un dilettante di cavalli troverà
certamente in questo spettacolo una delle più
nuove ed interessanti attrattive del suo viaggio,
e per sua norma possiamo dire che,
generalmente, il concorso ippico ha luogo verso
la metà di novembre. In massima v’invitiamo a
diffidare dei rivenditori di biglietti, che stanno al
di fuori od alla porta dei teatri: con la scusa di
offrirvi un buon posto, essi vi faranno star male
e pagare di più.
Per quanto riguarda i cafès chantants, questo
genere di spettacolo non è veramente
altrettanto gradito agli americani, quanto ai
Parigini in specie, ed agli Europei in genere. Si
spiega però facilmente come in una città
– 80 –
cosmopolita, come New-York, non debba
mancare anche un certo concorso ai seguenti:
Koster & Béal’s (23rd Street);
Tony Pastor (East 14th Street);
Imperial Music Hall.
Il prezzo d’entrata varia dalle lire 2 alle lire 5.
Restano infine i Variety Shows (Mostre di
curiosità) che in massima sono nè più nè meno
che i baracconi delle nostre fiere coi soliti
spettacoli a titolo di curiosità; potrete darvi una
capatina con la tenue moneta di centesimi 50 o
poco più.
In fatto di Musei naturalmente New-York non è
molto ricca; pur tuttavia merita un certo
interesse il Metropolitan Museum situato nel
Central Park vicino alla 5th Avenue, ed al quale
potrete recarvi prendendo l’omnibus che
percorre questa Avenue, il quale vi condurrà
quasi fino alla porta.
– 81 –
Al primo piano di questo Museo troverete una
raccolta di mummie, scarabei, trofei egiziani,
una collezione di antichità americane ed un
interessante raccolta di oggetti trovati negli
scavi di Cipro dal generale Cesnola.
Il secondo piano è occupato da una pinacoteca
di autori antichi e moderni, da una collezione di
arazzi, di maioliche moderne, di vasi di terra
cotta antichi ed infine da una raccolta di lavori
giapponesi e chinesi. Il Museo è aperto
gratuitamente al pubblico la domenica, dalle
una alle 5 pomeridiane, ed i mercoledì, giovedì
e venerdì, dalle 10 antimeridiane alle 6
pomeridiane; il lunedì, martedì ed il sabato per
accedere al Museo bisogna pagare una tassa di
lire 1.25.
Dopo questa visita, fra le cose più interessanti e
veramente degne di essere visitate in NewYork, è il Central Park, posto come dice il suo
nome nel centro della città, ed occupante
un’area di 862 acri. I suoi vastissimi viali
– 82 –
carrozzabili, della larghezza di 20 metri circa,
percorrono un’estensione di 24 chilometri;
quelli riservati ai pedoni sono lunghi non meno
di 30 miglia, e quelli pei cavalcatori 6 miglia
circa. Sei laghi sparsi pel Park fanno la delizia
dei ragazzi ed anche degli adulti che in estate vi
sfanno sfoggio di nautica, ed in inverno di
patinaggio. In questo Park, che può dirsi uno dei
più belli e vasti del mondo, potrete ammirare
giornalmente un innumerevole stuolo di ricchi
ed eleganti equipaggi.
I monumenti vi sono abbastanza numerosi,
però essi sono in gran parte allegorici agli
episodi delle guerre combattute per
l’indipendenza americana; per il forestiere sarà
di grande interesse l’oberlisco di Cleopatra
detto Cleopatra’s needle (l’ago di Cleopatra),
dono del Kedivè d’Egitto alla città. Questo
monolite da Eliopoli, dove ornava l’entrata del
Tempio del Sole, fu portato verso la seconda
decade prima di Cristo dai Romani ad
Alessandria d’Egitto, e di là lo ebbero
– 83 –
direttamente i newyorkesi. Il trasporto fu
effettuato dal comandante Garringe della
marina da guerra americana a spese di Wm. H.
Vanredbilt.
Il parco contiene ancora un piccolo serraglio,
più uno dei serbatoi d’acqua per la città, capace
di 1150 milioni di galloni.
Uscendo dal parco dalla porta sud-ovest vi
troverete al principio della 8a Avenue, di fronte
al monumento a Cristoforo Colombo, prevegole
opera dello scultore Russo e da poco dedicato
dagli italiani residenti in New-York alla città.
Museo di scienze naturali. – Questo museo è
presso il Central Park nella Eighth Avenue,
all’altezza della 77th Street e vi si accede
mediante l’L’ della 9a Avenue, discendendo alla
stazione, della 81th Street; ovvero mediante i
tram acavalli che costeggiano la parte ovest del
Central Park.
– 84 –
L’architettura esterna del Museo non presenta
nulla di rimarchevole, ma internamente essa è
meravigliosamente appropriata all’uso a cui è
destinato l’edificio: vaste sale ed abbondanza di
luce e spazio da per tutto. Il 1° e 2° piano sono
dedicati ai mammiferi ed agli anfibi, il 3°
all’ornitologia ed all’ittiologia ed il 4° alla
mineralogia.
Poche raccolte d’Europa possono reggere al
paragone con questa sia per la ricchezza che
per l’abbondanza delle collezioni, e nessuna,
che sappiamo noi, per l’eleganza con cui sono
esposti gli animali imbalsamati.
Oltre al CEntral Park vi sono in New-York una
dozzina d’altri parchi di minor estensione ed
uno nuovo è in costruzione sulla spiaggia che
guarda Long-Island. Questo nuovo parco sarà
più grande di Central Park, venendo ad
occupare un’area di 1700 acri.
Sono degni di nota nella città:
– 85 –
Madison Square e Union Square Parks. – Vi
occorrerà di attraversare sovente questi due
giardini e li apprezzerete molto durante la
stagione calda.
Washington Sq. Park. – Da questo ha principio
la 5th Avenue. Essa si apre con un arco trionfale
dedicato alla memoria del Padre della Patria,
Giorgio Washington, costruito per pubblica
sottoscrizione. In questo parco vi è pure un
monumento al generale Garibaldi, opera punto
pregevole, dedicata alla città dagli Italiani di
New-York.
City Hall Park. – In mezzo al turbinío del down
town questo è l’unico posto dove si può
respirare ed è la provvidenza del Business man.
In esso sono le più belle opere architettoniche
di New-York, cioè: la County Court House, il
Register Office, il Post Office e la City Hall nel
mezzo; e come campione d’architettura
modernissima, anzi americana, il World’s
– 86 –
building, l’edificio più alto di New-York, che
arriva quasi a livello del Brooklyn bridge.
Il palazzo della posta è di forma triangolare e la
sua architettura è un misto di dorico e di
rinascimento; è costruito in ganito e costò dai
30 ai 35 milioni. La distribuzione delle lettere si
fa al pian terreno: vi è un apposito sportello per
le letere provenienti d’Europa e l’impiegato
parla italiano. Il 2° piano è riserbato alle
operazioni postali risguardanti valori.
Potrà tornare utile agli Italiani il conoscere i
seguenti indirizzi:
Console italiano, cavalier G. Paolo Riva,
24 State Street;
Uffici della Dogana, Wall Street, aperti
dalle 9 ant. alle 4 pom. i giorni feriali;
Ufficio centrale della Posta, angolo di
Broadway e Park Row;
Camera di Commercio, 32 Nassau
Street.
– 87 –
Stimiamo opportuno ancora il rammentare le
seguenti leggi vigenti negli Stati Uniti:
1° Sarà considerato come nullo e colpito
da un’ammenda di lire 5000 qualunque
contratto stipulato con contadini,
operai od impiegati residenti all’estero
e vincolante costoro a venire a prestare
l’opera loro in America;
2° Qualunque straniero potrà essere
naturalizzato cittadino americano alle
condizioni seguenti:
a) dichiarare con giuramento innanzi
alla Corte Suprema che la sua
intenzione è in bona fide di divenire
cittadino degli Stati Uniti e di rinunziare
per sempre ai suoi legami verso
qualsiasi principe, sovrano o Stato
donde era il suddito;
b) giurare che egli accetta e riconosce la
costituzione degli Stati Uniti;
c) provare che ha risieduto almeno per
cinque anni negli Stati Uniti ed almeno
– 88 –
un anno nello Stato o Territorio ove la
domanda di naturalizzazione viene
fatta;
d) rinunziare a tutti gli ordini o titoli
nobiliari che si posseggono.
Nessuno straniero di cui la nazione è in guerra
cogli Stati Uniti potrà ottenere la
naturalizzazione. Il naturalizzato non potrà
essere rappresentante al Congresso che dopo
sette anni, senatore dopo nove anni. Il
Presidente degli Stati Uniti deve essere di
nascita americana.
Qualunque straniero che dopo aver dimorato
un anno negli Stati Uniti ha dichiarato di voler
divenire cittadino americano può far domanda
alla Direzione dei Brevetti di prendere un
brevetto di invenzione pagando una tassa di lire
50.
Per ottenere il diritto di impiegare una marca di
fabbrica bisogna rivolgere analoga domanda al
Commissario dei Brevetti in Washington. Detto
– 89 –
privilegio dura 30 anni e può essere rinnovato
per uguale lasso di tempo; la tassa per ottenere
detto privilegio è di lire 30. Circa la proprietà
letteraria con legge recente del Presidente degli
Stati Uniti, essa viene riconosciuta agli stranieri
che ne faranno regolare domanda purchè
l’opera sia stampata negli Stati Uniti.
Quattro sono le linee principali per cui si può
partire alla volta di Chicago, e cioè:
1° Pennsylvania Railroad, la cui Stazione
è fra Cortlandt e Desbrosses Streets.
La più celere di tutte, che compie il tragitto in
26 ore. Il biglietto costa lire 140, compreso il
letto. Questi vagoni, chiamati Pullmann’s
Palaces, sono veramente splendidi e ricchi di
ogni conforto; ad essi è unita una vasta sala da
pranzo, di lettura, galleria di osservazione, una
piccola biblioteca, ec. Il prezzo di ogni pasto è di
lire 5;
– 90 –
2° New-York Central, 4a Avenue, 42th
Street. Questa linea come le due altre
seguenti, costa meno e cioè all’incirca
lire 100, letto compreso; però impiega
nel tragitto sei ore circa di più; per
contro si è questa che il viaggiatore
vorrà prendere se vorrà sul suo
passaggio fermarsi qualche ora alla
frontiera del Canadà, onde recarsi a
visitare le splendide Cascate del
Niagara, la cui cateratta, dividendosi in
due parti, forma la Cascata Canadese,
larga 600 metri, e la Cascata Americana,
larga 300; un isolotto bellissimo le
separa, e l’altezza da cui l’acqua si
precipita è di circa metri 60;
3° Baltimore and Ohio, Liberty Street;
4° Lake Erie and Western, Chambers
Street. Queste ultime due linee cercano
anch’esse di stare in concorrenza
offrendo rilevanti agevolazioni sui
prezzi.
– 91 –
Capitolo Sesto.
Arrivo in Chicago. – Hôtels e pensioni
americane. – Genere di vita e trattamento così
nei primi come nelle seconde. – Stanze
ammobiliate. – Restaurants americani ed
italiani. – Fiaschetterie italiane.
Arrivo in Chicago. – Non sappiamo se sarà
veramente molto grata notizia al vostro
viaggiatore italiano il sapere che si può arrivare
in chicago con trentacinque differenti linee
ferroviarie, perchè, come in Italia tutte le strade
portano a Roma, così negli Stati Uniti tutte le
strade, purchè ferrate, conducono a Chicago. E
non possiamo nemmeno sperare che egli ci farà
buon viso nel sentire che su queste
trentacinque linee arrivano giornalmente più di
novecento treni di passeggeri; d’altra parte ci
manca il coraggio di fargli osservare, a scopo di
consolazione, che egli non può arrivare in
Chicago su più di un treno alla volta, a meno
che circostanze speciali non l’inducano a
– 92 –
prenderne due, per aumentare la velocità a
benefizio della gravità.... dell’argomento.
Però le linee dirette che fanno capo a Chicago
da New-York si riducono a quattro o cinque, e le
stazioni (Depots) che si contenderanno l’onore
di ricevere il nostro viaggiatore sono il Michigan
Central Depot, il Polk Street Depot, il Grand
Central Depot, e forse anche, ma con minori
probabilità, il Van Buren Street Depot.
Se quattro stazioni si contenderanno l’onore di
ricevervi, un gran numero di fiaccheri (cabs)
agogneranno al piacere di portarvi a
destinazione. Sarà bene, per regola generale, di
fissare il prezzo avanti, domandando how much
(quanto?) perchè la tariffa resta non di rado
lettera morta.
Sul cab potrete portare due o tre valigie, se di
misura ordinaria, senza spesa; i bauli potrete
ritirarli presentando i vostri checks e farli
portare da un Express al vostro domicilio.
– 93 –
L’Express è anche qui, come a New-York, un
servizio celere ed inappuntabile di trasporti a
domicilio, che offre però talvolta dei vantaggi a
noi sconosciuti. Non vi stupite, per esempio, se
l’automedonte vi offrirà gentilmente un posto a
cassetta, onore che vi guarderete bene dal
rifiutare, specialmente se piove, perchè dall’alto
del vostro sedile vi sarà allora concesso di
abbassare uno sguardo di compassione sugli
esseri che sguazzano tra le pozzanghere (e non
sono poche) della grande metropoli, e dire a
imitazione del Poeta:
........... nel modo istesso
Per correr miglior acqua alza le vele
Omai la navicella del mio Expresso
Che lascia dietro sè mar sì crudele.
Uomo avvisato, pantalone risparmiato!
Sistemi d’alloggiamento americano. – L’Hôtel
americano si può paragonare ad una piccola
città, racchiudendo in sè stesso una piazza
pubblica, un uffizio telegrafico, magazzini di
– 94 –
ogni genere, vendita di giornali, agenzia di
vetture, di linee ferroviare e di battelli a vapore,
telefono pubblico, farmacista, parrucchiere, ec.
Se siete un misantropo, potete stare nel vostro
albergo, per settimane e mesi, senza
comunicazione col mondo esteriore e senza
mancare di cosa alcuna, che la vostra fervida
fantasia possa desiderare: da un’edizione di
lusso dei Miserables ad un netta-unghie in
gomma elastica, e da un bastone col pomo
d’oro o d’argento ad un rimedio (patentato) per
i calli. Il segreto di questa felicissima e pratica
disposizione si è che detti magazzini hanno due
ingressi, uno, cioè l’ordinario, dalla strada, e
l’altro dal cortile interno dell’albergo, rendendo
così possibile agli inquilini di fare le loro compre
senza uscir di casa.
Se non siete un misantropo come è lecito
sperare, vi sarà lecito il vagare
Di qua, di là, per la città,....
– 95 –
preferibilmente in compagnia di amici e
conoscenti, ciò che renderà inevitabile una
quantità di appuntamenti, e qui di nuovo si
rivela la sagacia americana nel modo seguente.
Il vostro amico B. viene a trovarvi, e domanda al
commesso (clerk) se voi siete nell’albergo, il
quale commesso, col solo girare la coda
dell’occhio, gli risponderà subito ed in modo
definitivo, se si, o no.
La chiave dell’enigma è al tempo stesso la
chiave della vostra stanza che voi, seguendo
l’uso del paese, avete consegnato al sopra e mai
abbastanza lodato clerk, che l’ha a sua volta
riposta in un apposito numerato casello, dal che
risulta che la presenza della chiave implica
l’assenza del proprietario e viceversa. Dunque,
regola generale, chiudere sempre a chiave la
vostra camera e consegnare la chiave al
commesso in ufficio.
Altra regola generale: se avete dei valori, dei
documenti od altri oggetti di cui vi sarebbe
– 96 –
dolorosa la perdita, sarà sempre cosa prudente
di rilasciarli in ufficio, ritirandone ricevuta,
come del resto è uso in Europa. Il campanello
elettrico, che mette in comunicazione la vostra
camera coll’ufficio, vi servirà per indicare al
clerk ciò che desiderate, per mezzo di segnali
convenzionali, per esempio: un colpo, acqua –
due colpi, fuoco – tre colpi, cameriere – quattro
colpi, boy, e via discorrendo. Sarà vostra norma
di imparare bene questo sistema di segnali, che
troverete stampato ed affisso sulla parete della
vostra camera.
Data l’osservanza di queste regole, la vita in un
Hôtel americano offre certamente grandi
vantaggi, primissimi quelli della comodità e
della libertà.
La cucina americana non può dirsi certamente
la migliore creazione di questo giovane popolo.
Nei principali Hôtels il menu è sempre
abbondantissimo, e consiste specialmente in
una sequela di piattini e di salse, servite in
– 97 –
appositi microscopici vassoi, che fanno degna
corona ai piatti principali, ingombrandovi
letteralmente la tavola. Il dessert è sempre
copioso, ed i pies (torte dolci) vi tengono il
posto d’onore. Avrete altresì la felicità di poter
innaffiare il tutto con un generoso bicchiere....
d’acqua, se pure non preferite thè, caffè, o
latte, di cui ha sempre abbondanza la tavola
americana, ed a cui consigliamo di attenervi,
perchè l’acqua in generale è malsana. Per
quanto quasi in tutti gli alberghi vi sia dato
facoltà di poter domandare i vini che figurano in
apposita lista, pur tuttavia non vi nascondiamo
che ciò potrebbe dare ai nervi a molte persone,
specialmente alle persone che seggono alla
vostra tavola. A questo proposito ci piace
rammentarvi che gli Americani non ammettono
si possa sentire il bisogno di soffiarsi il naso a
tavola, e tanto meno quello di allungare il
braccio per prendere ciò che non è a vostra
portata; tanto l’uno quanto l’altro di questi atti
costituiscono una sconvenienza.
– 98 –
Gli stecchini da denti sono banditi dalla tavola
comme il faut, però ne troverete un vero trofeo
all’uscita della sala da pranzo. Il servizio è fatto
in modo inappuntabile, generalmente da mori, i
quali dipendono da un maître d’hôtel anche
esso moro, che trasmette loro i suoi ordini per
mezzo di una speciale e veramente
caratteristica segnalazione.
Le mancie non sono nè usate, nè ammesse;
però se vorrete darne, mangerete meglio, come
in tutti i paesi del mondo. A buon intenditor
poche parole!
Chicago, in fatto di Hôtels, può vantarsi di
avere, se non i più ricchi d’America, certamente
alcuni fra i più ricchi che esistono, poichè ve ne
hanno che costarono non meno di quindici
milioni di franchi. Noi non ci accingeremo
all’arduo compito di illustrarvi i 750 alberghi fra
grandi e piccoli (e capaci di alloggiare 150 mila
persone), che conta oggi questa metropoli, e
tanto meno potremmo darvi esatti ragguagli sui
– 99 –
prezzi di questi, poichè ci è noto che durante
l’esposizione essi saranno alquanto aumentati;
purtuttavia possiamo, per vostra norma
generale, indicarne due, nei quali noi stessi
abbiamo alloggiato.
Il Metropole Hôtel, sulla Michigan Avenue alla
23ma Strada, uno dei più rinomati ed eleganti
della città. Questo Hôtel conta 300 stanze tra
grandi e piccole, la cucina vi è squisitissima, e
l’elemento che lo frequenta, eletto e geniale.
Annesso al Metropole vi ha pure un caffè
all’americana, il quale è simpatico ritrovo di uno
scelto pubblico. I prezzi ordinari oscillano dai 25
ai 40 scudi la settimana circa. Questo è un Hôtel
di primissima classe.
Un Hôtel altrettanto simpatico, ma alla portata
di borse più modeste, si è il Southern Hôtel
(22ma Strada e Wabash Avenue), servizio
inappuntabile e buona tavola. Prezzi di alloggio
e vitto dalle 12 alle 20 lire al giorno; però si
– 100 –
fanno accomodamenti settimanali a prezzi più
miti.
Un’istituzione che non esiste da noi si è quella
delle boarding-houses, di cui v’ha numero
stragrande in tutte le città dell’Unione.
La pensione o boarding-house americana è di
origine e carattere puritano, ed è condotta e
diretta da un’austera e grigia matrona,
generalmente munita di occhiali, la quale dietro
vostra promessa di essre molto puntuale a tutti
i pasti, di rientrare a casa la sera di buon’ora, di
non giuocare a carte, di non ricevere visite la
domenica, di non dare o cagionare alcun
disturbo, e di non lamentarvi mai, accondiscerà
a concedervi una camera, o parte di camera, ed
un posto a tavola, il tutto in contracambio di
una somma che varia dai sei ai quindici dollari
per settimana. I pazienti in un tale stabilimento
si chiamano boarders.
La padrona presiede essa stessa alla tavola, per
assicurarsi che nessuno dei boarders abbia a
– 101 –
soffrire d’indigestione, la conversazione
languisce come lo stomaco, la freddura resta
asfissiata dall’ambiente (e d’altra parte
conviene tenere acqua in bocca.... perchè vino
non c’è n’è), e come se ciò non bastasse davanti
ai vostri occhi brilla continuamente a lettere
d’oro il comunissimi motto God bless our home,
cioè, Dio benedica il nostro focolare
domestico!!?? Questa la boarding-house
tradizionale americana e puritana.
Però sono altrettanto numerose le boardinghouse alla moderna, dove tutta questa austerità
sparisce. Una gentile e simpatica padrona, con
un tatto squisito e con certe sue piccole
tolleranze, avrà cura di voi e si darà premura di
fornirvi tutti gli schiarimenti di cui potreste
abbisognare, e di presentarvi agli altri
pensionanti, coi quali non tarderete ad
affiatarvi, specialmente trattandosi di leggiadre
e cortesissime ladies. Una tale boarding-house è
simile ad una pensione europea, salvo che il
tridente di Nettuno vi impedisce l’accesso al Dio
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Bacco, che si rifà per contro talvolta infilando la
finestra delle singole camere dei pensionanti,
ove ci permetterete, per debito dell’ospitalità
ricevuta, di non accennare alle eccezionali
infrazioni cui abbiamo assistito.
La Michigan Avenue e le altre avenues della
South Side ad essa parallele abbondano di
pensioni di varii sistemi e differenti prezzi,
nonchè di case ove si affittano camere ed
appartamenti mobiliati.
Queste pensioni sono da raccomandarsi a
coloro che trovando l’Hôtel troppo dispendioso,
pur non amano far ciò che noi chiameremo il
terzo genere di vita, cioè prendere una stanza
ammobiliata e mangiare nel primo Restaurant,
che la vostra buona o cattiva fortuna vi possa
additare.
Questo terzo genere di vita ha dei vantaggi tutti
suoi particolari, e si raccomanda in special
modo a coloro che aborrono restrizioni di
tempo e di luogo, che amano il nuovo e
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corteggiano l’imprevisto, coloro infine che oggi
alle tre non possono accennare, nemmeno
vagamente, dove saranno domani alle due.
I cartelli colla isrizione Furnished Rooms (stanze
ammobiliate) non possono per la loro grande
frequenza sfuggire all’occhio del forestiero, il
quale potrà procacciarsi una stanza ad un
prezzo che varia dalle cinquanta alle duecento
lire mensili.
L’affitto di una stanza, senza implicare il vito,
potrà pure aversi in uno di quelli che qui
chiamiamo European-Hotels. In detti edifici
trovansi la maggior parte dei confortables che
esistono negli altri Hôtels.
Quanto ai Restaurants, uso americano, che
sono in Chicago numerosissimi, il trattamento
della tavola non differisce di gran lunga da
quello degli Hôtels, cui abbiamo accennato,
soltanto che sino alle ore più inoltrate della
notte vengono servite le famose ostriche, che
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sono certamente una delle più squisite
specialità di questi paesi.
Chi fosse poi tentato delle reminescenze
puramente nazionali di un risotto alla milanese,
di una polentina con relativi uccelli o magari di
un buon piatto di spaghetti alla napoletana,
potrà far capo ad uno dei restaurants italiani,
fra i quali il più noto è l’Hôtel Roma, posto in
Jackson Street al N. 184, e dove ogni Italiano
potrà trovare un ottimo fiasco di Chianti ed il
pranzo a lire 5.
Per quelli fra i nostri connazionali, nei quali la
nostalgia potesse essere messa in fuga da un
buon bicchiere di Fernet o di Vermouth
antipranzo, ci facciamo premura di indicare, fra
i molti e buoni che esistono in Chicago,
specialmente il bar-room (bottega di liquorista)
del nostro connazionale signor E. Valerga,
situato al N. 282 in State Street, una casa la cui
reputazione si è andata consolidando da
venticinque anni, ed ove il proprietario tiene in
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serbo un copioso assortimento di bottiglie per i
suoi avventori, ed un non meno copioso
gruzzolo di dollari, che ha saputo accumularsi
per proprio uso e consumo. Quegli Italiani che
potessero avere bisogno di qualche
schiarimento su alloggio od altro, potranno far
capo dal Valerga, sicuri di trovarlo sempre
disposto a favorirli.
CAPITOLO SETTIMO.
Cenno storico su Chicago. – In giro per la città,
suoi principali edifici. – Palazzo della Posta e
Municipio. – Grandi case commerciali e loro
sistemi. – Banche e teatri. – Strade principali.