DALLE VIGNE DI PIETRA ALLE PIETRE DEI SANTI Una caccia al

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DALLE VIGNE DI PIETRA ALLE PIETRE DEI SANTI Una caccia al
DALLE VIGNE DI PIETRA ALLE PIETRE DEI SANTI
Una caccia al tesoro sui sentieri astigiani del Romanico tra cripte, chiese, abbazie, boschi e cielo.
Punto di partenza è piazza Cairoli (o “del cavallo”) ad Asti. Prima di lasciare il cuore della città è utile
visitare la cripta di Sant’Anastasio, accogliente sito sotterraneo, sede del museo lapidario e custode di
preziosi reperti delle epoche della città. Particolarmente suggestivi colonne e capitelli che, nelle loro sculture
e nei loro bassorilievi raccontano i secoli e la vita della comunità. Ritorna frequente il richiamo ai tralci e
alla vigna, anticipo, cronaca e memoria di una risorsa, di un destino, di una compagnia.
Muovendo da Asti verso il nord ovest, lo sguardo si allunga inseguendo un orizzonte di colline non aspre ma
comunque ben scolpite contro il tessuto del cielo. Sulle colline prima coltivi e vigne, appunto, e poi boschi.
In un contesto del genere (sogni, meditazioni, ricordi), ci si imbatte, quasi a sorpresa, nelle piccole perle del
romanico astigiano.
La scelta è ampia, la selezione per forza necessaria.
Due possibilità facilmente accessibili: la bella chiesa di San Felice a Cinaglio del secolo XIII ma poi
sottoposta a successive trasformazioni; interessante per la collocazione su un rialzo di sabbie gialle ai bordi
dell’abitato, all’interno conserva un grande affresco del XIV secolo. Da Cinaglio a Chiusano passando per
Via San Sebastiano (la vecchia strada di collegamento da fare a piedi) consente l’affaccio su scorci di prati e
campi di lavanda. Visita alla chiesetta di San Sebastiano, una delle tredici confraternite che caratterizzano la
zona. A Chiusano si consuma il pranzo a cura dei produttori di Val Rilate in rete, presso l’area attrezzata del
“giardino dei poeti”. Anche il giardino, segnato di pensieri, parole, versi di autori italiani e stranieri, ha una
storia curiosa: ricorda un piccolo uomo incredibile, Gim Giolito, avventuriero del secolo scorso, tornato dagli
orizzonti del mondo alle sue terre per regalare loro attenzioni, amore e una quotidiana attività di solitario
piantatore di alberi e di arbusti.
Pochi chilometri per arrivare sulla schiena di un colle nel comune di Montechiaro: il sentiero che lascia la
strada provinciale e vi si inerpica regala dopo pochi passi l’immagine della chiesetta di San Nazario e Celsio,
altro autentico compendio, lezione “sensibile”, sull’architettura romanica.
Val la pena di gustare tutto di tale passaggio: lo stupore dell’apparizione, il silenzio dell’area, i colori
morbidi di tutto l’insieme, dai mattoni, ai coppi alle nuvole.
Ultima tappa è l’abbazia di Vezzolano, forse il più noto e il più prezioso luogo ed edificio del percorso.
L’abbazia è un gioiello, la valletta che l’accoglie un angolo di rispetto e natura. Accanto all’abbazia la cura e
la particolarità del meleto storico in cui persone sensibili hanno saputo fare squadra per conservare colture e
cultura che rischiavano l’oblio.
“Le colline del mare dell’Astigiano”
Ente di gestione delle aree protette astigiane
Via San Martino 5 - 14100 Asti
TEL/Fax 0141/592091
www.lecollinedelmare.it - [email protected]
Il territorio oggetto del Piano di Valorizzazione “Le colline del mare dell’astigiano”, è formato da due raggruppamenti
di comuni situati rispettivamente nel sud-est e nel nord-ovest astigiano. Il territorio si presenta quale paesaggio
prevalentemente collinare, dalla vocazione vitivinicola e improntato alla tradizione contadina. Costellato di borghi
storici e castelli è caratterizzato da un ricco patrimonio geo-paleontologico, visibile attraverso affioramenti e geositi resi
fruibili in tempi recenti, e da un rilevante aspetto naturalistico, costituito da diversi parchi ed aree protette, alcuni
regionali. Il sud-est astigiano è caratterizzato dalla presenza di numerosi piccoli musei dedicati alla civiltà contadina e a
suggestivi personaggi, il nord-ovest si distingue per le preziose chiese romaniche e per le confraternite della val Rilate.
Il progetto ha individuato nel concetto di “rete” lo strumento per promuovere il territorio nella sua complessità,
proponendo la rete dei beni geo-paleontologici, naturalistici, museale e del museo diffuso, la rete delle manifestazioni,
la rete dei prodotti, con particolare attenzione a quelli tradizionali, facendole interagire, nell’ottica dello sviluppo e della
sostenibilità. Scopo del PdV è giungere a sviluppare una gestione integrata del patrimonio culturale, naturalistico e
paleontologico, promuovendo forme di collaborazione fra gli operatori culturali e i diversi soggetti del territorio, in
particolare con gli operatori economici, e migliorando l’offerta del patrimonio culturale al fine di favorire una maggiore
fruizione, contribuire allo sviluppo economico, promuovere le produzioni e le tipicità locali.
Il PdV promuove i beni e il territorio nella sua complessità, favorendo percorsi di visita tematici e l’ideazione di eventi
che accostano gli aspetti culturali con le tipicità enogastronomiche.