è un impulso. Stephane prima rifiuta ma poi, pur riluttante, si tuffa

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è un impulso. Stephane prima rifiuta ma poi, pur riluttante, si tuffa
è un impulso. Stephane prima rifiuta ma poi, pur riluttante, si tuffa anche lui. L’acqua è gelida
ed è dura arrivare fino al pontile. Claire è stremata, dal freddo e dalla fatica e, per un attimo, è
felice. Ma, nella nuotata per tornare a riva, il suo corpo cede. Fortunatamente Stephane è lì, a
proteggerla e aiutarla. Ma non per sempre…Toutes nous envies è un film sulla natura dei
nostri desideri, sui luoghi imprevisti e meravigliosi dove, a volte, essi si nascondono. E di
come degli eventi straordinari, a volte, riescono a ricollocarli nella nostra vita, fuori dalle
maledizioni e dall’autolesionismo in cui spesso, gli umani, si rinchiudono. Cosa conta di più
nella vita, infine? I sogni? Lottare per qualcosa in cui si crede? O godersi lo spettacolo di una
partita di rugby o magari un bel bagno nell’acqua ghiacciata di un piccolo lago? Tutto. E
anche quel cane promesso ai tuoi figli, e quella mano pudica e complice che ti stringe un
“quasi sconosciuto” con il quale ti dai ancore del “lei”, sul tuo letto d’ospedale. Siamo fatti di
sguardi, di sogni, contatti, desideri. Nessuna di queste benedette cose implica il possederle.
Le cose che più contano, alla fine, non si hanno, si vivono. Come le persone. E lo sguardo
dolce e ambiguo di Loiret, ci regala l’ennesimo piccolo, piccolissimo capolavoro di un regista
che, ormai ci è chiaro, riesce a illuminare col cuore ogni storia. E come sempre, solo nelle
storie di morte possiamo vedere, davvero, l’amore…
Roberto Nepoti da La Repubblica
Philippe Lioret ha dichiarato di essere affascinato dagli incontri prima ancora che dalle storie,
gli incontri e i percorsi delle persone - dei personaggi, ma anche degli attori con cui lavora, e
dai problemi sociali. A chi, dopo la proiezione di "Toutes nos envies" a Venezia 68
(presentato nella sezione Giornate degli autori) gli chiede l'ingrediente segreto dei suoi
drammi, rivela che è una questione di energia. Quell'energia che si trova proprio nelle
persone, nella verità dei volti, che permette di racccontare una storia giusta e che coinvolge
tutti. E ci riesce anche questa volta il regista di "Welcome", confezionando un film toccante,
profondo, intenso e doloroso, attraversando i topoi del melodramma, ma senza mai scadere
nella retorica. Lioret ha il grande merito di sapere essere asciutto, diretto, di fare un cinema
che non si serve di artifici e che allo stesso tempo non è mai banale. La sua forza sono le
storie semplici e profonde, raccontate senza facili piagnistei anche quando toccano temi
sofferti e affrontano drammi forti. Film sobri che poggiano sui dialoghi e i personaggi, fatti di
piccole cose verosimili, volti, oggetti, luoghi. Lioret sa mettere l'attore al posto giusto
all'interno dell'inquadratura e dello spazio. I suoi sono personaggi forti, coraggiosi e tenaci,
insistenti tanto da voler affrontare l'attraversamento dalla Manica a nuoto, o, come qui, da
sostenere con dignità la sorte di un male incurabile per tentare di esaudire i propri desideri di
giustizia, e per garantire la serenità della propria famiglia. Tratto dal romanzo "Vite che non
sono la mia" di Emmanuel Carrère. Claire (Marie Gillain) è un giudice, una giovane madre e
moglie che scopre di avere una gravissima malattia. Decide di vivere gli ultimi mesi della sua
vita affrontando una causa per il bene di Céline, altra giovane madre raggirata da una società
di prestiti facili. Per farlo chiede l'aiuto del collega Stéphane (Vincent Lindon). Il loro incontro,
appunto, come in "Welcome" quello tra i due protagonisti, è il motore di questa storia
semplice, a tratti addirittura banale, ma la cui forza sta nel fatto di non abbandonarsi mai al
pietismo. Come in "Welcome", i protagonisti dei film di Lioret si oppongono alla spietata
crudeltà del mondo con la solidarietà, la speranza e il senso di giustizia. Il mondo con le sue
tragedie e il mondo della legge degli uomini, dei loro doppigiochi e dei guadagni. E proprio il
sostenersi a vicenda sembra per Lioret una delle poche vie davvero praticabili, un'arma da
opporre alle ingiustizie. Il rapporto tra i due protagonisti non viene mai suggerito come una
relazione extraconiugale o con un qualche tipo di coinvolgimento sessuale, rimane ancorato a
una salda parteciazione emotiva basata sulla lealtà. La tematica sociale questa volta si
esprime nell'indignazione verso i contratti capestro e le pubblicità ingannevoli delle società
che propongono prestiti facili.
Scheda stampata in proprio dal Cineforum Ezechiele 25,17.
Testi, ricerca e impaginazione a cura di PierDario Marzi, Samuela Vannuccini e Luca Marsalla.
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