Welcome, di Philippe Lioret. Sceneggiatura: Philippe Lioret

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Welcome, di Philippe Lioret. Sceneggiatura: Philippe Lioret
Welcome, di Philippe Lioret.
Sceneggiatura: Philippe Lioret, Emmanuel Courcol, Olivier Adam, con la collaborazione di Serge Frydman. Fotografia:
Laurent Dailland. Montaggio: Andréa Sedlackova. Musiche: Nicola Piovani, Gabriel Yared. Scenografia: Yves Brover.
Interpreti: Vincent Lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi, Thierry Godard. Francia, 2009, 110', col.
SINOSSI
Bilal, giovane curdo, ha lasciato il suo paese e giunge a Calais dopo un viaggio attraverso l'Europa durato oltre tre mesi.
Spera di imbarcarsi per l'Inghilterra poiché dall'altra parte della Manica lo attende una fidanzata adolescente, che il
padre ha però promesso in sposa a un ricco cugino. Fallito il tentativo di salire clandestinamente su un traghetto, Bilal
decide di attraversare la Manica a nuoto. In una piscina comunale incontra Simon, un istruttore di nuoto di mezza età
prossimo alla separazione dalla moglie, che in segreto ama però ancora disperatamente. Simon è colpito dal sentimento
di profonda dedizione per la fidanzata e dall'ostinazione del giovane curdo: decide allora di allenarlo e lo incoraggia a
non cedere. Bilal apre nel cuore infranto di Simon una breccia e ci trova un posto, ma il mondo fuori è avverso (espliciti
i riferimenti alla legge sull'immigrazione voluta da Sarkozy) e l'amicizia complice del francese per il giovane migrante
clandestino dovrà fare i conti con la delazione dei vicini di casa e con una polizia che punta a stroncare a qualunque
costo il traffico di clandestini e ad ostacolare in ogni modo le organizzazioni umanitarie.
CRITICA
Né buoni né cattivi ma gente molto sola.
Benvenuto Welcome. Arriva in Italia un film terribilmente bello, vincitore a Berlino, campione d'incassi in Francia, dove
ha influenzato il dibattito politico sull'immigrazione clandestina. E difficile che da noi provochi le stesse conseguenze.
Non soltanto perché non si tratta di una nostra storia d'immigrazione. Magari. Chissà quando il cinema italiano riuscirà
a produrre un'opera altrettanto matura sul più importante problema dell'epoca. Ma soprattutto perché la discussione sui
clandestini da noi è precipitata in tali abissi di miseria morale, politica e giuridica che nulla sembra in grado di
risollevarla a un grado di civiltà […].
Curzio Maltese, La Repubblica del 12 dicembre 2009
Un road movie di gusto euroferoce da Calais a Dover.
Un road movie eccellente, e ancora più ostinato e tragico, nonostante una intrecciata storia d'amore quasi a happy end,
Welcome, del francese Philippe Lioret [...]. Un diciassettenne curdo, già torturato dai turchi, si fa 4000 km a piedi per
sposare la donna che ama, esule a Londra con la famiglia (patriarcale). Ma tra Calais e Dover il viaggio si interrompe.
Un tempo quel piccolo tragitto sbeffeggiava gli immigrati (Traversée del tunisino Mahmoud Ben Mahmoud) per
kafkiane difficoltà burocratiche che oggi appaiono reperti di una grande civiltà sepolta, rispetto alle svariate leggi Bossi
Fini disseminate con euroferocia seminazista. [...]
Roberto Silvestri, Il Manifesto 11 dicembre 2009
Ma perché noi non riusciamo a fare film così?
Nella Francia di Sarkozy, aiutare persone irregolari ora è reato e il cinema francese risponde con prontezza e connette
tutti gli elementi di denuncia che, cuciti in un film come Welcome, non possono che far vacillare anche i più convinti.
[…] Accanto alla realtà del contesto, accanto alla fotografia dell’infernale “giungla” di Calais, il cinquantaquattrenne
regista di Mademoiselle e L’équipier fa quello che deve fare il cinema: racconta una storia, e la racconta con sentimento
e autenticità, rendendo il suo messaggio di denuncia assolutamente efficace. [...] La macchina da presa di Laurent
Dailland (Il gusto degli altri, L’enfer) stringe, con raffinata ma mai ricercata maestria, sul racconto d’amore e
d’amicizia di Bilal e Simon e allarga sui varchi del porto dove la polizia controlla con i cani e apparecchi rivelatori la
presenza dei clandestini nei rimorchi, mentre la musica di Nicola Piovani fa da punteggiatura.
Fabrizia Centola, “Non solo cinema” anno VI. n. 415, novembre 2009
L'AUTORE
Philippe Lioret è nato a Parigi nel 1955. Negli anni Ottanta si specializza in uno degli aspetti più importanti di un
progetto cinematografico, il suono. Nel 1984 trova il tempo di realizzare un cortometraggio, Tout doit disparaître. Nel
1993 mette in scena Tombés du Ciel, commedia satirica con Jean Rochefort, in cui un gruppo di sei viaggiatori rimane
suo malgrado rinchiuso nell'aeroporto Roissy-Charles de Gaulle. Nel film Lioret, attraverso il riso, riesce a far meditare
il pubblico sui grandi limiti del sistema giudiziario e politico francese. Nei quattro anni successivi produce i
cortometraggi La sirène con Mathieu Kassovitz e Daniel Gélin e 1, 2, 3 lumières!, con Pierre Arditi e Marianne
Denicourt. Nel 1997, Lioret realizza il suo secondo lungometraggio, Tenue correcte exigée. Girato in un palazzo
parigino, è un'occasione per riflessioni sulle sostanziali differenze che separano una classe dall'altra.
Nel 2001 Philippe Lioret dirige la commedia romantica Mademoiselle, concretizzando la sua aspirazione a lavorare con
l'attrice Sandrine Bonnaire. Seguono poi L'équipier, del 2004, sempre con Bonnaire, accolto da un grande successo di
critica (Lioret cura sceneggiatura e dialogo) e, nel 2005, Tue l'amour e Vache-qui-rit, entrambi nominati nella Serie
talenti a Cannes nello stesso anno. La vera notorietà Lioret la deve però a Je vais bien, ne t'en fais pas, dramma sui
segreti di famiglia e sui suoi non detti. Nel 2009 il cineasta torna dietro la cinepresa per il film Welcome (fra gli
interpreti l'attore Vincent Lindon), presentato al Torino Film Festival e premiato con il Premio Lux 2009 dal Parlamento
Europeo. Nel 2011 Lioret dirige Toutes nos envies (Tutti i nostri desideri), presentato nella sezione Giornate degli autori
di Venezia 68, liberamente ispirato al romanzo Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère e di nuovo interpretato da
Vincent Lindon.