LE NEWS - Comune di Forlì
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Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 Dal 6 al 8 Ottobre 2010 si è tenuta la XXVII edizione di Macfrut, la fiera dedicata al settore ortofrutticolo organizzata da Cesena Fiera. L’edizione 2010 della rassegna cesenate ha registrato una crescita del 5% di espositori, specialmente esteri, e +1% di visitatori qualificati (+2/3% esteri). Inoltre, si sono tenuti circa 30 convegni, workshop, convention, conferenze stampa, ecc.. L’Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni, ed il Sindaco di Cesena, Paolo Lucchi, hanno inaugurato l’edizione 2010 di Macfrut. Domenico Scarpellini, Presidente di Cesena Fiera, ha sottolineato che “la vivacità degli scambi commerciali e dei contatti, le indicazioni emerse dagli incontri e dai convegni hanno dimostrato a espositori ed operatori, esperti e produttori che esistono opportunità per affrontare la crisi e contribuire a superarla. Macfrut si conferma come il momento di massimo confronto tra i settori della filiera e punto di verifica per il rilancio dell’ortofrutticoltura in un momento di crisi economica mondiale, come dimostrato dalla grande affluenza di visitatori specializzati e dalla presenza in fiera di alcuni dei colossi della GDO”, come la tedesca Edeka e le italiane Coop Italia e Conad (che a Macfrut ha organizzato una riunione privata della Commissione ortofrutta), nonché il gruppo distributivo francese Pomona. Quest’ultima a Macfrut ha organizzato un workshop in cui ha illustrato le proprie attività. “Abbiamo diverse divisioni che si occupano di prodotti diversi, tutti basati sulla filiera del fresco. Ogni anno commercializziamo 500.000 tons di merce in tutta la Francia, grazie anche ad una forza commerciale ingente fatta di 500 rivenditori specializzati e 150 buyer, per un fatturato consolidato del 2009 di 2.628 milioni di €”, ha dichiarato Jean Pierre Chaput, Direttore di Pomona. La caratteristica del gruppo è quella di proporre un’offerta a misura delle fasce di clientela, in questi anni ha lavorato per creare un assortimento specializzato diviso in tre livelli: standard, legato al prezzo di accesso; garantito, legato al marchio del fornitore; differenziato, offre anche prodotti ad origine controllata. Attualmente il gruppo deriva il 46% della propria attività dai prodotti riservati alla ristorazione (sociale e commerciale), percentuale in aumento. “Macfrut rappresenta per noi un’occasione ideale per trovare nuovi spazi di collaborazione con i produttori italiani e non solo”, ha concluso Chaput. Da parte sua Edeka, la maggior catena distributiva in Germania, a Macfrut si è “presentata” ai produttori italiani di ortofrutta nella convention organizzata il 6 Ottobre. “Per mezzo dei nostri 3 centri logistici commercializziamo più di 2 milioni di tons di frutta, ortaggi e fiori ogni anno”, ha spiegato Ulrich Spieckermann, Direttore di Edeka Fruchtkontor Sud. “Dal nostro ultimo incontro abbiamo avuto aumenti di fatturato e volumi considerevoli, riducendo allo stesso tempo le spese di logistica, magazzino e merci. I nostri consumatori vogliono prodotti sicuri e di alta qualità, capaci di mantenere le promesse. Per questo vogliamo collaborare per sviluppare nuove produzioni, aumentando competitività e quote di mercato”. Analogamente, la presenza in fiera ella statunitense Produce Marketing Association (PMA) è un chiaro segnale dell’impegno di Macfrut nell’internazionalizzazione del sistema ortofrutticolo italiano. Proprio per favorire la collaborazione tra i sistemi ortofrutticoli di Italia e Stati Uniti, PMA e Cesena Fiera hanno siglato un accordo di collaborazione che ha portato l’associazione americana ad essere presente a Macfrut per la prima volta con un proprio stand. “Siamo entusiasti di questa collaborazione”, ha commentato Nancy Tucker, Vice Presidente per il Global Business Development della PMA. “Non vediamo l’ora di accogliere la delegazione italiana alla nostra Convention di Orlando dal 15 al 18 Ottobre”. Sempre sul fronte dell’internazionalizzazione da evidenziare che a Macfrut è stato organizzato un workshop che ha evidenziato le significative opportunità d’investimento e di scambi commerciali con Romania, Ucraina e Modavia, realtà emergenti dell’Europa orientale. A testimonianza del ruolo di Macfrut, durante il primo giorno della fiera è stato presentato il protocollo d'intesa sottoscritto da Coop Italia con le Regioni Puglia, Sicilia, Calabria e Emilia-Romagna per la distribuzione e valorizzazione dei prodotti del territorio (a partire dall’uva da tavola). Ben 52 aziende agricole in 2 Regioni e circa 2.500 tons di uva già arrivata in questi giorni sulla tavola dei clienti Coop è il risultato concreto dell’accordo siglato da Coop con le Regioni Puglia, Sicilia, Calabria e Emilia Romagna (leggi articolo completo). Sul fronte dell’internazionalizzazione, di rilievo iI II European Fruit Summit, organizzato il giorno prima dell’inizio della fiera, che grazie a CSO, Macfrut e Regione Emilia-Romagna ha portato a Cesena il Gotha dell’ortofrutta europea. Il Summit dell’ortofrutta ha messo in luce una situazione produttiva estremamente Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 1 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 scarsa in tutto l’Emisfero nord. Tutta la frutta invernale, a partire dalle mele per proseguire con le pere, il kiwi e per finire con gli agrumi, presenta una situazione produttiva in cui mediamente si scende dal 10 al 20% rispetto all’anno scorso, con punte estreme in Italia ad esempio per quanto riguarda il kiwi, il cui calo produttivo in alcune aree come Emilia-Romagna e Piemonte raggiunge rispettivamente -38% e -35 %; o come nel caso della pera Abate, che quest’anno registra la minor produzione degli ultimi 10 anni (-35% sul 2009). “Questa situazione premierà l’offerta di qualità, ma accenderà la competizione sui prezzi accentuando la concorrenza tra fornitori. L’incognita sarà per i produttori che non sempre potranno ricavare una PLV capace di garantire un reddito sufficiente”, ha dichiarato Luciano Trentini, Direttore del CSO (scarica il report con l’analisi dettagliata per singolo prodotto). Sempre sul fronte internazionale, da evidenziare che Macfrut è stato il teatro - il 6 Ottobre - del I Forum Europeo delle Regioni Ortofrutticole. I rappresentanti delle principali Regioni ortofrutticole europee si sono incontrati per discutere del futuro delle politiche in favore dei produttori, in vista della prossima riforma della PAC. “L’ortofrutta europea ha bisogno di reciprocità”: questo il messaggio chiave che viene dall’evento. Attualmente i produttori di frutta ed ortaggi europei sono sottoposti a rigorosi standard di qualità e sanitari che hanno un costo e che li rendono meno competitivi rispetto a quelli provenienti dai Paesi Terzi. Per questo il documento approvato a Cesena dai rappresentanti delle principali Regioni ortofrutticole europee (vedi i punti nell’immagine a fianco) contiene la richiesta alla Commissione europea di impegnarsi per una maggiore reciprocità commerciale, ed anche che la nuova PAC abbia un posto per l’ortofrutta e garantisca al settore risorse almeno uguali a quella dell’attuale programmazione. Potrà così essere finanziata quell’innovazione che oggi appare più che mai necessaria: per contrastare i cambiamenti climatici, per sviluppare tecniche colturali a basso impatto ambientale, per garantire più qualità ai prodotti e in linea con i mutati stili di vita e di consumo. Sul fronte istituzionale, di particolare rilievo la conferenza internazionale sull’OCM ortofrutta promossa dalle unioni nazionali, Unaproa, Uiapoa ed Unacoa, con il cofinanziamento del Mipaaf. All’evento sono intervenuti i rappresentanti della Commissione europea e della Pubblica Amministrazione di Spagna, Francia, Polonia, ed Italia che si sono confrontati sulle prospettive dell’OCM ortofrutta e sulle necessità d’intervento per rendere più efficace il quadro normativo, soprattutto alla luce delle pesanti crisi di mercato che si sono succedute negli ultimi anni. Emmanuel Jacquin, Rappresentante area OCM Ortofrutta della Commissione europea, ha tracciato gli elementi chiave dell’ultima riforma dell’OCM che ha ulteriormente rafforzato il concetto della centralità delle OP quali strumento fondamentale di governo della produzione, definendo gli obiettivi da perseguire e ampliando le specifiche funzioni alla prevenzione e gestione delle crisi di mercato. Jacquin ha, poi, evidenziato le tappe della riforma della PAC post-2013. Roberto Cherubini del Mipaaf ha evidenziato l’importanza del comparto ortofrutticolo nel contesto del settore primario nazionale. Nel 2010 l’ortofrutta italiana ha registrato 229 Programmi Operativi approvati, per un valore della produzione commercializzata di 4,855 milioni di €, di cui oltre il 36% ad appannaggio della Regione Emilia-Romagna. Analogamente, José Escartìn Huerto del Ministero dell’Agricoltura iberico ha evidenziato che l’ortofrutticoltura è il principale comparto del sistema agricolo iberico, secondo produttore continentale alle spalle dell’Italia e primo esportatore, e quindi l’importanza di sviluppare ulteriormente i pilastri dell’OCM ortofrutta per il futuro del settore iberico. Dall’incontro di Macfrut, pertanto, è emersa la necessità di migliorare ulteriormente quanto previsto dall’attuale OCM, nonché di favorire ulteriormente l’aggregazione della produzione in OP, AOP e GP, ancora troppo bassa in funzione delle crescenti difficoltà del mercato: 33,8% nella UE-27. Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 2 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 Tra i momenti clou della manifestazione, l’assegnazione del “Grappolo d’Oro export”, l’ambìto premio per il miglior esportatore ortofrutticolo che quest'anno è andato all’azienda Agricoper di Gianni Liturri Srl di Noicattaro (BA). Nella motivazione si legge che si è voluta premiare l’alta specializzazione raggiunta da Agricoper nella produzione ed esportazione di uva da tavola, un prodotto di punta dell’export italiano di cui la Regione Puglia ha la leadership produttiva nazionale (leggi articolo correlato). Il nuovo premio “Oscar MACFRUT” è stato assegnato alle seguenti aziende: - Categoria Macchine e tecnologie per la selezione e per il confezionamento: Cherry Vision di Unitec; - Categoria Packaging e materiali d’imballaggio: cestella alveolata biodegradabile della ILPA; - Categoria Sementi e prodotti ortofrutticoli freschi: melone Esador di Esasem; - Categoria Logistica e servizi: ozonizzatore Purfresh di PC Engeneering. Venerdì 8, in apertura del Convegno sulla IV gamma è stato, poi, consegnato il premio generale che è stato assegnato sulla base delle preferenze espresse dal pubblico dei visitatori e degli espositori. Parimerito (come numero di voti) sono risultati la cestella di INFIA ed il pallet verde di CPR System (visualizza le immagini della premiazione). A Macfrut, poi, grande attenzione all’innovazione di prodotto. In tal senso, da evidenziare che VOG e VI.P hanno presentato la nuova mela Kanzi®, dal colore rosso e dal gusto delicato. Per la stagione 2010-2011 è prevista una raccolta complessiva di 3.500 tons, di cui 3.100 prodotte da VOG e 400 da VIP, e in questa stagione i due Consorzi altoatesini uniranno gli sforzi per la promozione in Italia di Kanzi®, i cui frutti arriveranno sul mercato a partire dal 18 Ottobre e saranno disponibili fino alla fine di Marzo. Passando al “capitolo consumi”, nei primi sette mesi del 2010 ogni nucleo familiare italiano ha acquistato 7 kg di ortofrutta (fresca e surgelata) in meno rispetto al medesimo periodo del 2009. E’ un dato preoccupante se si considera che nell’arco dell’intero 2009 la media degli acquisti segnò già un calo di 10 kg per famiglia. A questo si somma che nel 2010 è in flessione anche la spesa, con un “taglio” di quasi 13 €, in media, per nucleo familiare. Per ora il dato non viene avvertito in tutta la sua problematicità grazie all’incremento del numero delle famiglie acquirenti. Nei primi sette mesi del 2010 le famiglie italiane hanno acquistato il 51,2% del valore totale di frutta fresca nella GDO (iper, super e superette, nel 2009 erano al 51%) e per quanto riguarda la quantità, la quota è leggermente inferiore (49,7% contro 48,6% del 2009). Per gli ortaggi, invece, la quota della GDO è al 52%. Come di consueto, nell’appuntamento annuale di Italiafruit News si riporta una sintesi delle più importanti idee emerse nel corso dei principali convegni ed incontri tenutisi a Macfrut 2010. DALLA IV E V GAMMA AI FRESCHI PRONTI: L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE Il mercato dei vegetali pronti per il consumo si va arricchendo di proposte sia nell’area dell’approfondimento delle tradizionali insalate semplici o miste con nuove ricettazioni, sia nell’area di prodotti dell’innovazione, come zuppe, frullati, purè e quant’altro. La disponibilità di un’ampia gamma di sottocategorie e famiglie di prodotti che hanno come minimo comune denominatore l’origine da prodotto fresco e l’assenza di conservanti apre un grande ventaglio di opportunità per una loro coerente valorizzazione nei punti di vendita a libero servizio che colga la carenza di tempo per la preparazione dei cibi, da una parte, ed il desiderio di genuinità e naturalità dall’altra, con la messa a disposizione di soluzioni alimentari complete al primo alla frutta a base vegetale. Dalla relazione introduttiva di Roberto Della Casa dell’Università di Bologna, Polo di Forlì, è emerso come il mercato delle insalate di IV gamma avrà positivi risultati nell’anno in corso che permetteranno di chiudere il 2010 con un risultato incoraggiante, con i prodotti più innovativi - come ciotole e prodotti da cuocere - a segnare anche incrementi a due cifre. Grande attenzione anche ai piatti pronti, paste e zuppe su tutti, e alle bevande a base di frutta fresca, come frullati e spremute, che stanno raggiungendo penetrazioni record nel mercato italiano. Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 3 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 La penetrazione di zuppe fresche e frullati freschi in Italia Tasso % di Penetrazione Tasso % di Penetrazione Zuppe fresche Frullati freschi 2008 2009 2010 2008 2009 2010 18% 25% 33% nd 10% 12% In termini numerici, il mercato italiano delle verdure fresche pronte dovrebbe chiudere il 2010 con un fatturato di 740 milioni di € al consumo (+5/7% rispetto al 2009), in gran parte rappresentato dalle insalate, prodotto trainante di tutto il settore stimato in 600 milioni di €. Numeri imponenti ai quali si aggiunge una vetta importante raggiunta sul fronte delle vendite, vicine ai 500 milioni di confezioni vendute. “Per accompagnare correttamente l’evoluzione di questi prodotti è fondamentale che industria e distribuzione giochino alla pari, in un rapporto di totale simbiosi. L’innovazione del prodotto va indirizzata ma poi è fondamentale che lo scaffale di vendita sia presidiato, per presentare in modo corretto questo prodotto innovativo nel momento finale della vendita”. Dall’esperienza in UK, evidenziata dal Direttore Marketing di Bakkavor, Kip Winter-Kox e da quella americana, illustrata da Beth Padera, del Perishables Group, è emerso quanto vi sia da “imparare”. Le realtà anglosassoni offrono ormai da tempo soluzioni per l’alimentazione da materia prima fresca e, in entrambi i mercati, i piatti pronti a base vegetale costituiscono una fetta importante degli acquisti di deperibili. Kip Winter-Cox ha illustrato la situazione attuale in Gran Bretagna, dove i prodotti di IV gamma hanno una fortissima penetrazione nel mercato alimentare, tanto da essere ormai vicini alla maturità e pronti ad ulteriori evoluzioni. Beth Padera, invece, ha focalizzato la sua attenzione su prodotti innovativi. Attenzione anche al supporto delle istituzioni nell’evoluzione del mercato, a partire dalla campagna di educazione alimentare lanciata dall’Amministrazione Obama per ridurre l’obesità infantile, iniziativa che ha fatto da traino alla creazione e/o affermazione di prodotti nuovi e accattivanti per i più giovani come, ad esempio, le “Apple Fries”, mele a bastoncino confezionate come le classiche patatine fritte, proposte inizialmente dalla catena del fast food Burger King ed oggi “mutuate” da altre realtà del foodservice a stelle e strisce. Sul fronte dell’innovazione, molto interessante la nuova referenza per gli smoothies lanciata da Del Monte: una confezione con tutti gli ingredienti necessari che deve essere solamente frullata dai clienti. Padera ha poi evidenziato un elemento importante dell’offerta dei fresh-cut negli Stati Uniti: la loro offerta non solo nei pdv grocery, ma anche nelle farmacie, tipo Walgreens e CVS Pharmacy, nelle stazioni di servizio ed addirittura nei negozi di noleggio film, come Blockbuster. La rappresentante del Perishable Group, poi, ha posto l’accento sul grande successo delle vendite di fresh-cut nei big discounter d’oltreoceano, nonché nei warehouse club, con il leader di mercato Costco ad individuare proprio in questi prodotti uno dei fattori trainanti della crescita delle vendite registrata nell’ultimo anno. Sul fronte numerico, infine, Padera ha evidenziato la crescita delle vendite settimanali a valore del 34,8% degli ortaggi pronti per il consumo dal 2005 ad oggi (al 31 Luglio 2010) e del 23,3% per la frutta. Giuseppe Battagliola, Coordinatore della sezione IV gamma di AIIPA, nella sua relazione conclusiva ha messo in luce le grandi opportunità che i piatti pronti a base vegetale fresca possono avere nel nostro mercato a patto che sia data grande attenzione alla vera innovazione, razionalizzando gli assortimenti a vantaggio dei prodotti meritevoli, riducendo la falsa innovazione, rischiando sui prodotti nuovi. Il ruolo dei produttori dovrà essere di spingere la ricerca su soluzioni in linea con le attese dei consumatori, quello della distribuzione di supportarne la messa a scaffale e lo sviluppo garantendo spazi e promozionalità adeguati in uno scenario in cui il pubblico possa garantire certezza delle regole e rispetto delle stesse. “Dobbiamo recuperare terreno nei confronti di Stati Uniti e Gran Bretagna, e possiamo farlo puntando alla vera innovazione, senza lasciarci attrarre da promozioni selvagge. Il consumatore di questi prodotti è in questi anni cambiato: la fascia d’età di riferimento è tra i 25 ed i 55 anni e le aspettative sono quelle di avere a disposizione un’offerta sempre più differenziata, che permetta di mangiare frutta e verdura agevolmente in diversi momenti della giornata. Il tutto nel nome della praticità e della qualità del prodotto”. LOGISTICA E STANDARDIZZAZIONE AL SERVIZIO DI UNA FILIERA ORTOFRUTTICOLA PIU’ ECONOMICA, EFFICIENTE E SOSTENIBILE “Il comparto ortofrutticolo ha spesso esigenze gestionali tra loro contrapposte, dovute alla complessità di coordinamento tra vari elementi tra loro diversi. Per portare qualità al sistema serve oggi un’attenta sinergia tra chi fa macchine, imballaggi e logistica”, ha affermato Roberto Della Casa dell’Università di Bologna, Polo di Forlì. “L’innovazione senza coordinamento genera scarsi risultati. Dobbiamo lavorare ad una piattaforma di standardizzazione comune, per raggiungere concreti risultati sul piano della economicità, della sostenibilità ambientale e della qualità dei prodotti. Un mix vincente che diviene praticabile solo partendo da Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 4 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 una base comune e concreta di regole di standardizzazione. Sui materiali, le differenti tecnologie e l'organizzazione logistica”. Nel corso della tavola rotonda, Roberto Graziani della Graziani Packaging ha illustrato un caso emblematico di problemi sorti dalla mancata comunicazione tra attori della stessa filiera ortofrutticola, e lo stesso ha fatto Giuseppe Merloni di Sorma, puntando il dito contro la troppa flessibilità richiesta a volte dai committenti a macchine automatizzate nate per realizzare prodotti standard. “L’unità logistica è il pallet? Partiamo da lì?”. Sempre sul tema della standardizzazione Bruno Viglizzo di Fruttital ha parlato di pallet come unità di misura alla base di ogni ragionamento logistico di imballaggio e trasporto. “Con l’80x120 servono 33 pallet per saturare un semirimorchio. Con il 100x120 ne bastano 26. La differenza è l’aumento delle movimentazioni lungo la filiera del 27%. Risulta evidente che il 100x120 è compatibile con tutti i formati in uso per l’ortofrutta. Ovviamente vi sono anche controindicazioni come norme UE, pallettizzazione automatica e scelte retailer”. Angelo Benedetti di Unitec ha presentato invece un'esperienza positiva avviata dalla sua azienda specializzata nella realizzazione di bins, minibins e maxiceste per l'ortofrutta. Alberto Maso di Nespak ha, invece, sottolineato che l’integrazione fra due anelli della filiera migliora le cose. Alla luce della necessità di ridurre i costi e soddisfare la domanda di maggior ecocompatibilità, il punto è “come aumentare la sostenibilità riducendo pesi a pari prestazioni? Riducendo di solo il 12% la plastica dei cestini si risparmia il 5-6% sui costi, e si assicura minore dispersione di CO2 nell'aria”. Nicola Pandolfi di Tiberpack ha presentato un processo di standardizzazione automatizzata che ha portato a risultati qualitativi migliori rispetto alla lavorazione manuale, mentre Fabio Zoboli di Infia ha riportato un caso di standardizzazione fra produttori di imballaggi primari e secondari per il passaggio dell’aria all’interno dei contenitori: “se tutti sono coinvolti il successo è assicurato”. Da parte sua, Gianni Bonora di CPR System, ha evidenziato che “CPR è una filiera composta da produttori, trasformatori, distributori, che ha raggiunto ottimi risultati sul piano economico e della qualità del prodotto facendo appello a regole comuni dettate dalla concretezza e dal buon senso”. Bonora ha poi tracciato anche uno schema ideale in cui intervenire: l’incrocio tra filiere verticali ed orizzontali. “Dobbiamo intervenire in una sorta di filiera circolare entro cui le aziende che vogliono migliorare s’incontrano. Serve una progettualità concreta per arrivare ad una standardizzazione rigida fino a quando è possibile. Dopo entra in campo la fantasia, che possiamo applicare in modo proficuo per risolvere le necessità ed i problemi che vanno al di là della produzione standard”. Un esempio di filiera orizzontale è invece il Consorzio Bestack, rappresentato alla tavola rotonda di Macfrut da Claudio Dall'Agata. “L’indotto tecnologico ragiona con logica condivisa per ottimizzare le risorse. Lo stesso non avviene invece sempre per la produzione e la distribuzione, che sembrano capire meno queste necessità. La standardizzazione logistica significa innovare tenendo ben presente quale sia il bisogno specifico, e tutto ciò fa risparmiare molto alle aziende. Sul mercato italiano quasi 80 imballaggi in cartone su 100 sono standardizzati”. In conclusione dei lavori, Della Casa, ha evidenziato: “abbiamo bisogno di integrare quanto emerso in questo dibattito in un tavolo comune. Il primo problema sono le regole con cui noi pallettiziamo la merce. Partiamo da qui per rinnovare il nostro processo di logistica, concordando un’unità di misura comune dei pallet a cui si adegueranno via via anche le misure dei vari sottomultipli”. L’appuntamento è per il 10 Novembre prossimo, alle ore 15 a Cesena Fiera, dove le aziende impegnate in questo settore si ritroveranno in un tavolo comune per stilare le prime linee operative in vista di una piattaforma di regole condivise. LA FILIERA ORTICOLA DI QUALITA’ PARTE DAL SEME “Usare semi originali vuole dire avere delle garanzie. Solo chi produce e vende semi originali può garantire al cliente finale una certa resa ed un comportamento della pianta entro parametri certi”, ha affermato Alessio Pigozzi, Coordinatore del gruppo Orto wic di Assosementi. Usare sementi non originali non è la stessa cosa che comprare una borsa Louis Vuitton taroccata: si possono avere effetti improbabili sul campo, mettendo a rischio il proprio seminato. I semi di qualità poi sono un investimento: in Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 5 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 quanti, ad esempio, comprerebbero macchinari da aziende che non rilasciano la garanzia? Senza tenere conto delle risorse preziose che il mancato acquisto dell’originale sottrae all’innovazione: “guai se venisse meno la ricerca, fattore che sta alla base di tutte le innovazioni. E dalle innovazioni dei ricercatori derivano vantaggi per ciascun attore della filiera: dal coltivatore, che può avvalersi del materiale genetico più adatto alle diverse condizioni di coltivazione, alla grande distribuzione, che può contare su una migliore shelf life e quindi su di una gestione ottimale del prodotto, al consumatore, che può disporre di prodotti con più elevate proprietà nutritive”. Già oggi, quando si parla di tutela varietale, lo sviluppo della ricerca genetica supera il 10% del fatturato delle società sementiere. “Momenti di incontro come quello di oggi sono importanti proprio perché siamo ben consapevoli di dover esercitare un ruolo attivo e propositivo nello sviluppo della filiera, mettendo a disposizione di tutti le nostre conoscenze e creando nuove sinergie a vantaggio dell’intero sistema. L’auspicio è quello di riuscire a condividere con tutti gli attori, IV gamma e grande distribuzione compresi, percorsi comuni per valorizzare le produzioni e l’importanza del seme di qualità”. Percorsi che potrebbero ottimizzare le produzioni sementiere italiane, ad oggi molto frazionate lungo una filiera non facilmente controllabile. Un coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, dunque, potrebbe dare nuova linfa e nuovi sbocchi all’intero comparto sementiero. LA FILIERA AGRUMICOLA SICILIANA Ragionare di agrumicultura in termini di distretto significa riprendere un’idea sviluppata qualche anno fa in ambito universitario basata sull’assunto secondo il quale un territorio in cui si concentra la produzione di un prodotto consente di sviluppare expertise e competenze che facilitano il lavoro delle aziende. “Questo progetto consentirà di vedere il settore in maniera più ampia e strategica”, ha affermato Roberto Della Casa, Università di Bologna, Polo di Forlì. In effetti la novità vera di questa nuova realtà è che per la prima volta le Camere di Commercio delle Province produttive siciliane (Catania, Siracusa e Agrigento) si sono mosse congiuntamente per lavorare su sviluppo, valorizzazione e promozione del prodotto, per ridare smalto all’agrumicultura. Elemento chiave per restituire all’agrumicoltura il ruolo che merita è di evitare che arance o limoni non siciliani vengano spacciati come tali. In tal senso, il Distretto degli agrumi di Sicilia (questo è il nuovo nome del Distretto che ha cominciato a girare tra gli operatori) è segno evidente di una rinnovata volontà di fare rete di una Sicilia che cambia pagina con la consapevolezza di rappresentare la più importante attività economica in termini di fatturato, addetti e produzione totale. Una strategia condivisa, quindi, che punti sulla qualità ma soprattutto all’individuazione di obiettivi comuni volti alla valorizzazione dei prodotti, alla conquista ed al consolidamento di mercati esteri ma che guardi anche con fermezza all’innovazione, alla riduzione dei costi, al presidio del mercato interno ed alla creazione di reti stabili che sono, consapevolmente ormai, il presupposto fondamentale di qualsiasi attività. Gli attuali 25 soci del Distretto potranno avvalersi di tutte le attività sulle quali il consorzio punta: marketing associativo, accesso al credito e agevolazioni fiscali, internazionalizzazione, ricerca e sviluppo, turismo relazionale integrato, formazione. “Speriamo che i soci aumentino in modo da diventare ancora più forti ed efficaci nelle nostre azioni”, ha dichiarato Federica Argentati, Presidente del Distretto. “In questi anni sono state attuate delle politiche di valorizzazione puntate su quattro aspetti: prodotto, processo, filiera, territorio, intesi come elementi sinergici”, ha spiegato Alessandro Scuderi, Presidente del Consorzio di tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP. “Questa attività deve continuare, individuando gli elementi distintivi di competitività legati al territorio ed è importante ricordare che delle 120.000 tons di arance rosse prodotte nei 4.700 ettari certificati, ben 80.000 derivano da produzione biologica. Valori che devono essere riaffermati nei confronti dei consumatori, partendo dal mercato nazionale interno”. OSSERVATORIO PREZZI FEDAGROMERCATI E OSSERVATORIO PREZZI FEDAGROMERCATI-ISMEA Crisi economica, difficoltà di recuperare i crediti, difficoltà di accesso ad informazioni creditizie in tempo reale, tempi di esposizione sempre più lunghi (da 60 gg a 90 gg): a queste problematiche Fedagromercati, principale organo di rappresentanza degli operatori ortofrutticoli, ha creato un progetto ad hoc che segna un cambiamento di mentalità e di strategie, come ha dichiarato Valentino Di Pisa, Vice presidente vicario. “Questo progetto viene da lontano e ha avuto una lunga gestazione: il progetto coinvolge 11 mercati on-line, Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 6 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 ai quali vanno aggiunti Cagliari e Torino che stanno per entrare, 250 aziende connesse e informazioni commerciali gestite su un totale di 20.000 clienti. Mi auspico che questo numero cresca coinvolgendo anche i distretti alimentari”, ha dichiarato. Il progetto, presentato da Gianluca Notari, responsabile del progetto, si basa su alcune considerazioni: la difficoltà della gestione del credito con tempi di esposizione lunghi, la gestione tardiva del problema, soprattutto nelle piccole e medie imprese. L’idea è quella di offrire agli operatori alcuni strumenti di prevenzione tramite una sorta di cruscotto di controllo composto da quattro elementi: l’osservatorio crediti, che controlla giornalmente il dato consolidato per cliente, evidenziando le fattispecie ad alto rischio; rapporti informativi, per accedere giornalmente alle informazioni commerciali esterne sui clienti; assicurazione del credito, che offre una garanzia di fronte a situazioni di insoluto; recupero credito, consente di recuperare crediti senza avviare pratiche legali. Insomma un set di strumenti molto apprezzato che consente una risposta efficace e ready-to-deliver agli operatori. La novità del progetto sta non solo nel quadro completo di soluzioni, ma soprattutto nella concezione e nelle partnership avviate da Fedagromercati per la buona riuscita: ecco quindi la collaborazione con Osserva per la gestione della piattaforma informatica, con il gruppo Cerved per quanto riguarda i rapporti informativi, con Assicom per quanto riguarda la gestione dei contenziosi e il recupero crediti. In occasione di questo convegno, è stato presentato anche l’Osservatorio prezzi all’ingrosso realizzato da Ismea in collaborazione con Fedagromercati, il cui obiettivo è quello di favorire la trasparenza del mercato e la corretta informazione sui valori di commercializzazione, facilitare la comunicazione e ridurre l’asimmetria informativa con l’opinione pubblica, fornire valori rappresentativi ed oggettivi garantendone l’omogeneità nella raccolta dei dati (leggi articolo correlato). FRUTTA NELLE SCUOLE: COME EDUCARE A BUONE ABITUDINI ALIMENTARI Le aule scolastiche si riempiono di colori e sapori con il Progetto Comunitario “Frutta nelle Scuole”, avviato lo scorso anno e pronto a ripetersi anche nell’anno scolastico 2010-2011. Gli ottimi risultati raggiunti dal progetto, in particolare in Italia, sono stati presentati a Macfrut nell’ambito di una tavola rotonda promossa da Alimos. Eleonora Iacovoni, in rappresentanza del Mipaaf, ha presentato i risultati raggiunti: “nel primo anno abbiamo distribuito 2,65 milioni di prodotti nelle scuole, coinvolgendo 5.000 istituti a livello nazionale e il 35% di alunni. Questa prima fase si è rivelata di grande successo, tanto che per la seconda edizione dell’iniziativa l’Europa ha innalzato il finanziamento a favore dell’Italia, portandolo da 26 a 36 milioni di €”. La distribuzione di ortofrutta nelle scuole è stata accompagnata dalla formazione degli insegnanti e da giornate a tema, concorsi, gadget, visite alle fattorie didattiche, orti scolastici e distribuzione di materiali informativi di vario genere. Un “pacchetto” complessivo di iniziative seguite operativamente da Alimos e Apofruit, rappresentate alla tavola rotonda dal Direttore di Alimos Massimo Brusaporci e da Mario Tamanti, Direttore Progetti e finanziamenti di Apofruit Italia. “Abbiamo creato strumenti facili e di immediato impatto per educare i bambini al gusto. Non è sufficiente comunicare, i bambini hanno bisogno di fare esperienze per imparare”, ha spiegato Brusaporci. Ad illustrare le strategie didattico-pedagogiche messe in campo è stato Giorgio Donegani di “Food & School” e membro del comitato scientifico di Alimos, che ha fornito un efficace “ricetta” comportamentale per aiutare i bambini a modificare il loro comportamento nei confronti dell’ortofrutta. Donegani ha puntato anche il dito contro le pubblicità dei prodotti alimentari: “i messaggi lanciati dalla pubblicità sono in maggioranza dedicati a cibi ricchi di grassi e sali, alle famose merendine preconfezionate. Questi messaggi colmano il vuoto di significato che è tra produttore e consumatore finale, facendo sì che il cibo venga colto dai bambini come una qualsiasi altra merce. Dobbiamo recuperare la capacita di mangiare bene non soltanto con la bocca, ma anche con la testa”. Tamanti ha quindi presentato le modalità con cui Apofruit, aggiudicataria di due lotti del bando europeo, ha distribuito la frutta nelle scuole di dieci Regioni italiane, accompagnandola con un ampio spettro di servizi e attività per rendere l’esperienza coinvolgente e accattivante. Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 7 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 Denys Anthonios di Creno, leader nella grande distribuzione di ortofrutta in Francia, ha quindi presentato un’esperienza simile fatta nelle scuole transalpine, attraverso la distribuzione di frutta e la campagna informativa “Merci maman!”, finalizzata alla distribuzione di piccoli frutti ai bambini. Luciano Trentini di Areflh ha presentato infine alcuni casi e strategie messi in atto dagli operatori europei in questo settore. Soffermandosi, in particolare, su un progetto precursore di questo programma europeo, “Mr Fruitness”, finalizzato anch’esso alla promozione della frutta tra i bambini e ragazzi delle scuole. LE NUOVE FRONTIERE DELLA LOGISTICA DEL FRESCO Al convegno promosso dal mensile Food è stato Giuseppe Maldini, Presidente di Orogel Fresco, a lanciare la sfida a tutti gli attori del sistema: “dobbiamo mettere la testa a posto per far rimanere in piedi l’agricoltura italiana. I costi delle piattaforme logistiche oggi gravano in gran parte sulle spalle degli agricoltori. Ed in certi casi il valore del prodotto trasportato non raggiunge il costo del trasporto. Anche l’ottimizzazione dei costi, poi, può spingersi fino ad un certo punto. Per questo è essenziale che tutti gli attori restino uniti, facendo catena”. Concetti condivisi da Giorgio Melegari, Consulente logistico di Agrintesa, che si è spinto oltre, puntando il dito sulla legge 127/2010: “un provvedimento dall’impianto sanzionatorio che aggiunge elementi di rissa al sistema. Si tratta di un insieme di prescrizioni e termini tassativi che obbligano in solido tutti i componenti della filiera”. Prescrizioni che faranno lievitare i costi della logistica, già oggi a livello di guardia: “in Italia sono superiori del 50% alla media europea, mentre i processi di lavorazione e confezionamento incidono dal 35 al 50% sul costo del prodotto. La presenza di 300 imballi diversi per pesche e nettarine, per fare un esempio, non aiuta”, ha spiegato Luca Lanini, Docente all’Università Cattolica di Piacenza. “Avere 350 supporti differenti ci crea delle grandi difficoltà. L’importanza degli imballi nel rapporto tra produttore e trasportatore è un aspetto da tenere in grande considerazione”, ha rimarcato Claudio Mazzetelli, Responsabile Logistica Conad Adriatico. Proprio Conad si è posta all’avanguardia del settore avviando un processo di ripensamento della logistica che ha già portato benefici interni ed esterni, migliorando il rapporto con i produttori. Negli ultimi anni la quota di prodotti venduti attraverso la grande distribuzione è cresciuta in maniera costante, pur con differenze significative tra Nord e Sud. I trasportatori, per ottimizzare il carico, devono prelevare in diversi punti e scaricare a più clienti. Ma i diversi tempi di consegna difficilmente si conciliano con le norme sul riposo degli autisti. Problemi, ne ha convenuto Gianni Bonora di CPR System, che toccano tutti gli aspetti della filiera e per le quali servono soluzioni condivise. Una strada possibile è stata indicata da Lanini: “l’esempio da seguire, per i produttori ortofrutticoli, è quello delle grandi marche, già accordatesi tra loro per ripensare la logistica in modo condiviso”. MAGGIORE UNIFORMITA’ NELLE NORME PER LA PRODUZIONE ORTOFRUTTICOLA INTEGRATA Per favorire una maggiore uniformità delle idee e dei comportamenti nella produzione ortofrutticola sostenibile l’Arefhl propone una linea guida che definisca principi ed obiettivi per fissare i disciplinari di produzione integrata. Un’esigenza di uniformità dovuta all’attuale proliferazione dei disciplinari tecnici internazionali. In Italia esistono da tempo disciplinari regionali di produzione integrata che trovano un coordinamento a livello nazionale in norme uniche di riferimento, analoghe a quelle già adottate anche dalla Spagna. Oggi la materia trova un riferimento normativo preciso: la direttiva comunitaria n. 128/2009, infatti, chiarisce come la produzione integrata comprenda alcune attività obbligatorie che riguardano la formazione e l’informazione, il controllo delle macchine irroratrici, la tutela dell’ambiente acquatico e delle aree protette, la manipolazione e lo stoccaggio dei prodotti fitosanitari, la difesa integrata. A queste si aggiungono attività volontarie, previste dalla stessa direttiva, nelle quali si inseriscono le linee guida Arefhl. Lo scopo dell’associazione europea è facilitare ed uniformare la preparazione di disciplinari di produzione integrata a livello locale - perfettamente aderenti, quindi, alle condizioni agronomiche e produttive del territorio specifico - per indirizzare la produzione ortofrutticola dei vari territori verso alti livelli di sicurezza alimentare e di sostenibilità ambientale. Ciò dovrebbe permettere agli ortofrutticoltori maggiori possibilità di mantenimento del sistema di incentivi previsto da OCM e Piani di Sviluppo Rurale. Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 8 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 La proposta di linea guida Arefhl s’inserisce in modo organico nello schema di certificazione Global-GAP. In tal senso, la linea guida Arefhl intende dare un contributo specialistico che permetta agli ortofrutticoltori di sviluppare adeguatamente la produzione integrata e possa evidenziare, se necessario, il rispetto dei relativi punti della norma Global-GAP. MELANNURCA CAMPANA IGP E DISTRIBUZIONE MODERNA: UN CONNUBIO DI VALORI Definita la Regina delle mele, la melannurca è da sempre conosciuta per la spiccata qualità e nutritività. Ma le sue caratteristiche non si fermano qui: infatti il suo tipico colore rosso deriva da una lunga procedura di maturazione, “le mele vengono stese in filari rialzati, sopra un letto di trucioli e poi periodicamente girate a mano. Infatti al momento della raccolta sono bianche, per questo diciamo che la melannurca è una mela che si abbronza”, ha sottolineato Gennaro Galdiero, AD della AOP Serena. “Delle 50-60.000 tons di potenziale produttivo, solo una piccola parte viene assorbita dal mercato, per questo il progetto regionale di filiera e anche i positivi contatti con la GDO , hanno l’obiettivo di far conoscere questo prodotto ad un più ampio pubblico”, ha affermato Roberto Della Casa, Università di Bologna, Polo di Forlì. “Stiamo cercando di inserire la Melannurca IGP nell’assortimento delle referenze Conad”, ha dichiarato Claudio Gamberini, Responsabile acquisti Conad. E’ come esportare un nuovo prodotto, quindi lo sforzo è quello di farlo conoscere. Lo scorso anno abbiamo fatto dei test con le cooperative e sono andati bene. Purtroppo però non possiamo inserire prodotti di nicchia con una bassa produzione, quindi va anche costruita un’organizzazione che supporti il prodotto stesso”. IL SISTEMA MERCATI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA In un mondo che cambia in fretta, intrecciando locale e globale in una nuova realtà glocale, l’evoluzione dei mercati è una delle componenti essenziali su cui si gioca il futuro, sociale oltre che economico, di ogni comunità. Un futuro che in Italia vede espandersi la GDO. In questo contesto in forte evoluzione gli equilibri tra le varie componenti della filiera cambiano velocemente, sollecitando i Mercati all’ingrosso a potenziare il proprio ruolo di “cerniera” tra produzione e consumo: questi i temi posti al centro del convegno moderato da Duccio Caccioni di “Fresh Point Magazine” del Sole 24 Ore e con la presenza di Giancarlo Muzzarelli, Assessore alle Attività Produttive della Regione EmiliaRomagna. “Ogni mercato sta conquistando una propria competenza territoriale, e questo genera una naturale concorrenza tra loro”, spiega Paolo Tabanelli, Direttore di CAAB Mercati Bologna. “Ciò non toglie che oggi sia indispensabile mettere in rete le esperienze migliori, per elevare il sistema complessivo dei mercati. Serve un lavoro di squadra che deve avere nella Regione Emilia-Romagna un interlocutore forte: è fondamentale che le istituzioni svolgano un’azione di regia, facendo da raccordo tra il sistema dei mercati regionali, il mondo della produzione e quello della distribuzione organizzata. Insieme dobbiamo trovare sinergie concrete, per migliorare l’organizzazione, i servizi, la logistica”. Di logistica parla anche Andrea Bianchi, Direttore del Centro Agroalimentare CAL di Parma, che a Macfrut ha presentato alcuni progetti di ottimizzazione della logistica cittadina allo scopo di rendere sempre più flessibili i servizi offerti dal Mercato all’ingrosso, realtà che svolge anche un’importante funzione pubblica. Walter Vannucci, Direttore del CAAR di Rimini, ha invece presentato la nuova struttura riminese sorta nel 2003 e le caratteristiche della realtà imprenditoriale locale, forte di una consistente richiesta legata al turismo estivo, colture di qualità e di una rete di venditori al dettaglio ancora molto radicata sul territorio. “Servizi e logistica sono oggi alla base dei mercati, che necessitano di un’organizzazione più flessibile e moderna per avvicinare sempre più la merce ai consumatori finali, sempre più attenti a ciò che scelgono. In questa delicata fase di cambiamento ci aspettiamo dalla Regione un forte sostegno dato soprattutto alle imprese e agli operatori, vero pilastro su cui fonda tutto il sistema”. IL CONTROLLO BIOLOGICO, RUOLO E VALORE NELLA FILIERA ORTOFRUTTICOLA “Il biologico rappresenta il 4-5% della PLV ma la sua importanza va ben al di là di queste cifre. Dal 1991 ad oggi il biologico è stato responsabile di una svolta culturale tanto tra i produttori quanto tra i consumatori”, ha spiegato Paolo Bruni, Presidente Cogeca. La chiave per aumentare i numeri del settore bio potrebbe essere quella di scommettere sul “controllo biologico”, dai pesticidi bio alle tecniche più diverse. “Con questa iniziativa a Macfrut vogliamo ridare slancio al sistema italiano”, ha esordito Andrea Sala di Ibma Italia, gruppo nazionale dell’associazione che Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 9 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 raggruppa, a livello mondiale, i produttori di mezzi tecnici per il controllo biologico in agricoltura e nell’igiene pubblica. “L’agricoltore oggi da una parte è spinto a ridurre l’utilizzo di pesticidi tradizionali, dall’altra però deve avere a disposizione delle alternative concrete”. Un impulso ulteriore alla riduzione dei pesticidi chimici arriva dalla UE. Lo scorso anno a Bruxelles sono stati approvati 4 nuovi regolamenti che toccano da vicino il settore, come ha ricordato Henriette Christensen di Pan Europe, sigla che riunisce centinaia di ONG impegnate nel contrastare i pesticidi pericolosi: “La direttiva europea 2009/128/CE chiede di privilegiare sempre i pesticidi biologici a quelli chimici. Essendo una direttiva, però, bisognerà vedere come sarà recepita dagli Stati membri. In ogni caso dobbiamo lavorare soprattutto nel cambiare l’attuale spirale negativa, che vede gli agricoltori schiacciati dai bassi prezzi, i cittadini imputare agli agricoltori danni ambientali ed i consumatori tendenzialmente insoddisfatti. Bisogna, all’opposto, far capire ai cittadini attenti all’ambiente che gli agricoltori possono essere parte della soluzione anziché parte del problema. Serve però il sostegno degli Stati nazionali nel creare un sistema di sostegno pubblico in grado di sviluppare il biologico in diversi campi”. Far compiere al bio il salto della staccionata, irrompendo con il controllo biologico nell’agricoltura tradizionale, potrebbe rappresentare un balzo in avanti per tutto il settore: “permetterebbe agli operatori di fare massa critica”, ha sottolineato Maurizio Brasina di Coop Italia. Uno spostamento di campo in grado di portare numerosi benefici ambientali ed economici. Anche, a sorpresa, alle multinazionali della chimica: “utilizzando questi metodi non si riduce solo l’impatto ambientale, ma anche il rischio di resistenza della pianta alle molecole di sintesi”, ha spiegato Massimo Benuzzi di Ibma e Assometab, l’associazione italiana delle aziende di mezzi tecnici per l’agricoltura biologica ed ecocompatibile. Brasina ha puntato il dito sulla UE, perché secondo lui le politiche sono troppo timide. “Non dimentichiamo che spesso sono gli agricoltori a non supportarci ed a resistere alle innovazioni. Gli agenti a controllo biologico devono essere percepiti dagli operatori non come alternativa ai mezzi tradizionali, ma come un’opportunità in più. Il messaggio di un biologico non marginale ma dalle potenzialità di massa deve passare, altrimenti sul mercato continueremo a ritrovare dei prodotti ibridi, gray products, che ciurlano nel manico, come i concimi definiti a residuo zero o degli antiparassitari venduti come fossero concimi”. FITOFARMACI: LMR, L’ARMONIZZAZIONE E LA COMPETIZIONE COMMERCIALE Il problema delle barriere fitosanitarie imposte da alcuni importanti Paesi quali la Cina e gli Stati Uniti è molto sentito, soprattutto quando il rischio che dietro a questi impedimenti si nascondano vere e proprie barriere doganali. Così, i convegno promosso da Uiapoa ha avuto proprio l’obiettivo di mettere a confronto istituzioni e operatori del settore, cercando di offrire una corretta informazione su aspetti che toccano la salute dei cibi, la tutela di chi opera quotidianamente a stretto contatto con prodotti chimici e la salvaguardia dell’ambiente. La nuova normativa di regolamentazione dell’uso dei fitofarmaci promuove un uso alternativo dei prodotti chimici, spingendo e sostenendo la lotta integrata, grazie anche a percorsi di certificazione su singolo prodotto che i produttori possono ottenere e che derivano dal costante tentativo di uniformare norme disomogenee (prevalentemente regionali), rispetto ad un quadro nazionale ed europeo. A fronte degli sviluppi tecnici nella lotta alle malattie delle piante che offrono un’alternativa alle possibilità di commercializzazione dei nostri prodotti al di fuori della UE, vi sono comunque barriere forti all’esportazione verso i Paesi terzi dovute ad un approccio restrittivo: tutto ciò che non è espressamente consentito, è vietato. Quindi vi è la necessità di negoziare specifici protocolli per Paese/prodotto, affidati ai singoli Stati membri, senza che però venga garantito il criterio della reciprocità relativamente ai prodotti importati da questi stessi Paesi. “Per questo l’attività del CSO e del Mipaaf servono a supportare e coordinare le attività necessarie ad aprire nuovi mercati”, ha spiegato Simona Rubbi del CSO. Tra i Paesi con cui si sono aperti tavoli negoziali ci sono Cina, Stati Uniti, Australia, Giappone, Messico, India, Russia e Corea del Sud relativamente a diverse colture: kiwi, agrumi, pere, mele, uva da tavola. La situazione attuale tuttavia è che, a distanza di molti anni i tavoli sono ancora aperti e non si è giunta a nessun accordo, vedasi l’esportazione di kiwi in Cina e Messico, oppure, pur essendo concluso l’iter, di fatto non è ancora possibile esportare, come nel caso delle pere e delle mele verso gli Stati Uniti. Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 10 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 Questa situazione costringe gli operatori e le OP a mettere in campo delle scelte produttive in cui i residui da fitofarmaci siano molto limitati: “i nostri clienti chiedono al massimo quattro tracce di residui da fitofarmaci chimici di sintesi, ecco perché usiamo piantine e sementi con resistenze o tolleranze, piante micro innestate, insetti utili e trappole di cattura massale, inserimento di molecole di nuova generazione a minor impatto ambientale, reti anti-insetto. Per quanto riguarda invece le campagne a fitofarmaci sintetici abbiamo stabilito un piano di campionamenti gestito da una società esterna. Il nostro problema è la difficoltà nella gestione delle informazioni riguardanti le revoche ed aggiornamenti, inoltre la revisione dei principi attivi raramente è legata ad effettive esigenze produttive, bensì ad esigenze commerciali e burocratiche dei fabbricanti. Infine, la limitazione del numero massimo di residui può vanificare i metodi di produzione integrata che prevedono l’alternanza dei principi attivi, per evitare la resistenza dei parassiti a determinate sostanze”, ha affermato Gianni Picci di OP Santa Margherita Terra e Sole. LA GENOMICA, NUOVA FRONTIERA TECNOLOGICA AL SERVIZIO DELLA FRUTTICOLTURA ”La ricerca italiana, dopo il blocco politico degli OGM di dieci anni fa, ha conseguito straordinari risultati attraverso lo studio del genoma delle principali specie frutticole a supporto di nuovi programmi di breeding e degli studi biologici e fisiologici di processo. Mi riferisco al ciclo di fruttificazione, alla crescita radicale e vegetativa, al differenziamento cellulare, alla maturazione e qualità del frutto fino alla durata di conservazione dello stesso”, ha spiegato Silviero Sansavini, Direttore del Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Bologna. Successi ottenuti in Italia grazie a programmi di collaborazione internazionale mirati al sequenziamento dell’intero genoma della vite, del pioppo, del melo, del pesco e di parte del genoma dell’olivo e della fragola: “Questi programmi possono aprire a breve nuove straordinarie conoscenze genetico-molecolari che non mancheranno di dare grossi risultati applicativi”. Per quanto riguarda i progetti in corso, Francesco Salamini, Presidente dell’Istituto Agrario San Michele all'Adige (Iasma), ha evidenziato che “le piante da frutto rappresenteranno sempre più in futuro un modello di agricoltura compatibile con l’ambiente. Grazie ai dati che la genomica ha messo a disposizione si potrà lavorare sulla resistenza delle piante alla siccità o agli stress biotici e gestire meglio l’eterosi ed il perennialismo”. Parallelamente, Riccardo Velasco, Responsabile dell’area biologia avanzata Iasma, ha sottolineato che “nei nostri laboratori abbiamo realizzato, grazie a diverse collaborazioni internazionali, la ricostruzione del genoma del melo Golden Delicious. Sono stati individuati più di tre milioni di marcatori molecolari che costituiscono un potenziale di grandissimo valore per le applicazioni pratiche. Le nostre priorità sono oggi l’identificazione dei geni per la resistenza alle principali malattie da funghi, batteri e fitoplasmi, la tolleranza all’attacco dei parassiti, le caratteristiche di qualità del frutto. Grazie al lavoro svolto fino a qui, i tempi di sperimentazione si sono ridotti da un arco temporale di anni ad uno di pochi mesi”. Anche sul fronte del pesco fervono le ricerche: “è una delle specie più importanti per l’Italia dato che il nostro Paese è il secondo produttore di pesche al Mondo dopo la Cina. Per questo il completamento del genoma del pesco ha rappresentato un passo decisivo, in grado di aprire una nuova era nel miglioramento genetico della specie. Nel giro di poco tempo potremo ottenere varietà di pesco migliorate, e più rispondenti alle esigenze dei consumatori, con costi ridotti”, ha illustrato Ignazio Verde, del Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma. Benefici tangibili si sono già ottenuti nel caso della vite, la cui mappatura del genoma è stata completata tre anni fa: “abbiamo avuto accesso a informazioni fondamentali per la selezione mirata di nuovi semenzali che costituiranno il futuro dell’agricoltura” hanno spiegato i genetisti Gabriele Di Gaspero e Raffaele Testolin, del Dipartimento di Produzioni Vegetali dell’Università di Udine. “Il monitoraggio dei livelli di espressioni dei 30.000 geni della vite permette anche la comprensione del comportamento della pianta in risposta alle diverse condizioni di coltivazione e nell’interazione con l’ambiente e con i patogeni”. COMUNICARE IL BUON VIVERE Il convegno moderato da Simona Branchetti, giornalista del TG5, ha visto la partecipazione di un panel di relatori d’eccellenza provenienti dal mondo della comunicazione, della radio, dello sport, dell’università e della scienza nutrizionista. Ma cos’è il cibo sano? Un video con alcune interviste fatte tra la gente “comune” ha fornito risposte interlocutorie. Non è solo vero che siamo quello che mangiamo, ma forse mangiamo quello che vediamo. Il mangiare sano, lo Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 11 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 stare a dieta, che significato hanno? “Stare a dieta fa ingrassare”, esordisce Sara Farnetti, Nutrizionista dell’Università di Roma. “In realtà mangiare bene significa non solo scegliere cibi sani, ma anche associarli in maniera corretta. Ed è proprio questa associazione che fa la differenza. Per una donna mangiare una bistecca senza accompagnarla con verdura significa decalcificare l’osso e appesantire le funzioni renali”. “Forse dovremmo preoccuparci non tanto di come mangiano quelli che potremmo considerare punti di riferimento mediatici, ovvero i campioni sportivi, bensì di come mangiano le persone normali. La pubblicità dovrebbe puntare a migliorare il concetto culturale dell’alimentazione”, aggiunge Alfredo Calligaris, Nutrizionista dello sport. E il concetto di cultura dell’alimentazione che prima passava dagli esperti e dalle università, adesso arriva direttamente dai consumatori, dalla rete e dai social network, spiega Luciano De Fiore, Editore: “per noi si tratta di selezionare e riorganizzare nuovi tipi di contenuti che devono essere resi chiari e comprensibili”. Un punto fondamentale quello del linguaggio: “quando l’obiettivo è quello di educare spesso si cade in un approccio normativo che usa un linguaggio didascalico, che il pubblico rifiuta”, spiega Rossella Gasparini Executive di Publicis. “Inoltre c’è da ricordare che comunicare frutta e verdura sani ma “NO LOGO”, è più difficile dati i mezzi economici più scarsi rispetto ai grandi marchi commerciali”. E quindi? “Noi semplicemente facciamo parlare la gente che racconta le proprie esperienze alimentari e quando dobbiamo spiegare cose un po’ più complesse ci avvaliamo di professionisti”, racconta Federico Quaranta, giornalista di Decanter “Se non capisco qualcosa chiedo di riportare tutto con esempi semplici. Basta applicare un semplice concetto: quando parliamo di cibo o di vino, la gente sorride, è felice, non c’è bisogna di usare un linguaggio aulico. Ed è proprio da questo concetto che siamo partiti anni fa quando abbiamo iniziato la trasmissione. Il punto è che l’agricoltura non si comunica, non è di moda, l’agricoltura è sempre l’ultima ruota del carro. Pensate solo all’esempio di Teo Musso, grazie a lui e alla sua bella immagine, i consumi di birra artigianale sono schizzati alle stelle”. “Il vero problema però non è quello di avere più comunicazione, più trasmissioni sul buon vivere”, puntualizza Enrico Menduni, studioso dei linguaggi radio-televisivi. “Ma è quello di comunicare proprio i cibi senza brand. I produttori di un certo prodotto oppure di un certo territorio, dovrebbe consorziarsi, mettendo insieme le risorse per una buona comunicazione”. Ma quali sono gli altri canali con cui fare comunicazione? “Il buon vivere può passare in modo trasversale”, afferma Stefania Casini, regista. “Per esempio imparando a cucinare i cibi, i prodotti finiscono nei piatti e cosa c’è di più bello che vivere un’esperienza totale in cui accanto al prodotto c’è il piacere di cucinare e poi mangiare? Poste queste premesse si tratta quindi di rivedere il linguaggio, di valorizzare il punto di partenza dei prodotti sani, ovvero il mondo agricolo e la figura dell’agricoltore che può diventare testimonial di se stesso, trovare nuovi modi che parlino di cibo in modo trasversale e più diretto, agendo sulle percezioni, sui desideri e sulle esigenze dei consumatori”. Come migliorare dunque la comunicazione? “Bisogna partire dai bambini”, afferma il Sindaco di Cesena Lucchi. “Loro imparano e poi insegnano anche agli adulti”. Ma bisogna anche adeguare il linguaggio al target a cui ci si rivolge, concordano Farnetti, Calligaris e Gasparini. “Noi abbiamo già fatto un paio di cartoni animati”, racconta Quaranta, di cui uno dal titolo Chi Vuole essere Maialino! Mia nipote lo ha guardato tante volte, però è anche vero che i bambini dimenticano presto, soprattutto quando giungono al passaggio adolescenziale. Quindi in realtà si tratta di trovare dei buoni esempi, dei testimonial che appartengano ai vari mondi di riferimento”. Tutti d’accordo quindi sull’importanza del linguaggio, ma il convegno in chiusura ha offerto un ulteriore contributo importante: “l’educazione deve essere pratica”, dice Andy Luotto. “I bambini devono sapere che le uova arrivano dalla gallina e non da un banco del supermercato e che il tonno è un pesce e non una scatoletta. I bambini se fanno sono felici, imparano il cibo e imparano a prepararlo e a mangiarlo. Ecco perché quando vado nelle scuole li faccio cucinare”. STRATEGIE D’INTERVENTO A RESIDUO ZERO La ricerca Made in Italy nel settore agro-alimentare c’è e lo dimostra la presentazione dei nuovi prodotti messi a punto da Agriges in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli. L’idea è quella di combattere con strategie efficaci e quasi fatte su misura la presenza di microorganismi patogeni (nematodi su tutti) che tanto preoccupano gli agricoltori proprio perché compromettono l’intero ciclo produttivo e impongono il ricorso a prodotti di sintesi. L’approccio sviluppato da Agriges si basa invece sul concetto di agricoltura sostenibile, come ha spiegato la Professoressa Olimpia Pepe, introducendo lo stato dell’arte delle ricerche condotte in seno al Dipartimento di Microbiologia della Federico II. I processi degenerativi del suolo sono uno degli aspetti critici delle produzioni ortofrutticole perché minano la produzione, intaccano le piante e rendono i suoli meno ricettivi e Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 12 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 capaci di avere lunga vita produttiva. “Per questo è importante capire come si nutre la pianta, come reagisce agli stress e quali sono i fenomeni che portano alle relazioni tra piante e micro organismi”, ha spiegato Pepe. La ricerca si basa quindi sullo studio di tre principali strategie difensive che si basano sull’azione attiva dei micro organismi: BCA, PGPR, Micorrize. I BCA (Biological Control Agents) sono organismi idonei al controllo dei patogeni tellurici e vengono studiati in condizioni “ecologiche”; i BCA e gli agenti patogeni possono essere considerati alla stregua di popolazioni in lotta tra di loro nel suolo e con l’ambiente in cui sono presenti. Come agiscono? In caso di insorgenza di patologie, sono in grado di creare terreni con capacità sottrattive, impedendo alla pianta di ammalarsi. Quindi agiscono preventivamente preparando il terreno. Loro compito è quello di creare sostanze antibiotiche, aldeidi, enzimi litici, usando le risorse che l’ambiente mette a disposizione per aumentare le sostanze nutritive e lo spazio a disposizione delle piante. Questa strategia negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, riducendo l’uso di agenti chimici: “dobbiamo ancora lavorare per diminuire gli svantaggi di questa tecnica, dato che è limitato il numero di agenti, sono difficile da impiegare e il costo è elevato”. La strategia PGPR invece si basa su batteri che hanno azioni dirette e indirette, andando a impattare sulla attuale produttività del suole che, come ha spiegato Pepe: “non solo deve essere curato, ma anche riportato alla produttività”. Il PGPR produce fra le altre sostanze azoto e altre sostanze che aiutano a risolvere situazioni di compromissione patologica. La strategia Micorrize si basa su un’azione mutualistica tra radici e funghi del terreno. I funghi esplorano il terreno circostante anche oltre a quello limitrofo alle radici, permettendone un maggiore sviluppo e migliorandone il nutrimento. Questa strategia è particolarmente adatta a suoli difficile, come quelli aridi. Tre strategie che in generale non solo favoriscono la maggiore resa dei terreni, aumentandone la produttività, ma aumentano la qualità del prodotto. Gli studi fatti dalla Federico II hanno trovato pratica applicazione nei prodotti messi a punto da Agriges, come spiega Mario Chiurazzi, Responsabile ricerca e sviluppo. “La filosofia dei nostri formulati è quella di intervenire non solo sulle piante, ma anche sull’ambiente in cui si instaura l’agente patogeno. E’ vero che ci sono fattori biotici che non possono essere controllati, tuttavia molto si può fare con il resto ed in particolare con i micro organismi autoctoni, sui quali abbiano concentrato i nostri studi. Questi possono essere isolati dai terreni in cui si trovano, modificati e poi di nuovo rilasciati per aiutare il terreno”. La gamma Agriges, infatti, comprende micro organismi autoctoni, adatti al nostro pedoclima e alle nostre pratiche agricole, “ci piace definire i nostri prodotti Made in Italy, proprio perché abbiamo preferito impegnarci sulla ricerca, invece di acquistare formulati da grandi società estere”, ha spiegato Chiurazzi. Agriges rappresenta un caso virtuoso: “siamo nati circa 15 anni fa producendo fertilizzanti per terzi”, racconta Antonio Ardolino Responsabile Marketing. Negli anni ’90 abbiamo deciso di investire con due nuovi stabilimenti e due laboratori di ricerca. Ora tra gli altri prodotti presentati, abbiamo creato un nuovo brevetto Rizea elaborato da tre alghe diverse, da cui abbiamo sviluppato dieci nuovi prodotti”. IMPORTANZA DELLA NUTRIZIONE SPECIALISTICA DELLE PIANTE La nutrizione delle piante non è cosa da poco: a tempi ed esigenze diverse corrispondono soluzioni diverse. Il tema è stato approfondito dall’azienda “Arpa speciali” in un incontro tutto incentrato sull’importanza della nutrizione specialistica per le produzioni ortofrutticole. “Negli ultimi 20 anni sono cambiate molte cose tanto che in molte aziende la parte agronomica andrebbe rivista. E’ ormai essenziale usare prodotti adeguati a seconda delle diverse esperienze applicative”, ha spiegato Giulio Guastalla, AD della società Arpa speciali. Tra i numerosi esempi mostrati al pubblico del workshop, uno in particolare ha riguardato due aziende produttrici di pere Abate, mettendo a confronto il diverso utilizzo di fertilizzanti e piani di concimazione. “Lo scostamento rispetto alle medie del settore è notevole con miglioramenti del valore di produzione lorda vendibile dal 32 al 123%. Un dato ottenuto, nei casi in esame, grazie alla qualità migliore, legata al calibro, unita alla migliore resa per ettaro”. Un altro studio è stato illustrato dal responsabile tecnico della società Pavoni, Francesco Gentile: “abbiamo analizzato due tipologie di anguria valutando se diverse metodologie di apporti nutrizionali possano influenzare le rese produttive, in termini di quantità e in termini di qualità. Le tesi a confronto hanno dimostrato che le diverse metodologie di distribuzione, come il numero di fertirrigazioni differenti o la concimazione di base, influenzano le rese in termini di quantità. Altro dato interessante è quello legato alla quantità: in questo caso ridurre gli apporti nutrizionali è equivalso a non concimare”. La fotografia scattata all’incontro è quella di un’Italia a due velocità, con zone di assoluta eccellenza come il veronese, ed altre più arretrate. Ad unire tutta l’Italia, però, è la sostanziale diffidenza degli agricoltori nei confronti delle tematiche legate alla nutrizione ortofrutticola. “Purtroppo oggi molti agricoltori non si Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 13 Speciale MACFRUT 2010 12 OTTOBRE 2010 avvicinano più a questi temi. In tanti sono rimasti delusi dalle promesse eccessive o dai cattivi consigli dispensati da alcune aziende in passato. In questo, il fatto che in Italia i consulenti del settore siano tutti legati a privati non aiuta. L’agricoltore, ad ogni modo, deve capire che l’aspetto della nutrizione è molto importante ed in certi casi decisivo. I costi ci sono, è vero, ma la domanda è: quale potrà essere la resa? Noi siamo certi che con una programmazione attenta i benefici possano superare di gran lunga i costi sostenuti”, ha concluso Guastalla. A MACFRUT INNOVAZIONI E NOVITA’ Proponiamo di seguito alcuni degli ultimi prodotti/idee presentati in fiera a Cesena. Besana ha proposto Almaverde Bio Chocolate. Una linea che renderà disponibili tutto l’anno (e non solo per Natale) mandorle, anacardi, mirtilli rossi secchi e ricoperti di cioccolato di primissima qualità. Sarà inoltre possibile scegliere fra cioccolato fondente, al latte e cioccolato bianco all’aroma di yogurt. Presentate anche nuove confezioni monodose di frutta secca chiamate “Under 100” ed un innovativo packaging ovale. Formati che ben si adattano al consumo immediato, lasciando da parte le preoccupazioni sul dove riporre la parte non consumata. Euromec ha presentato degli impianti di sanificazione ad ozono ideali per la IV gamma dell’ortofrutta. L’ozono è in grado di abbattere la carica batterica senza creare sottoprodotti pericolosi liberando semplicemente ossigeno. In questo modo aumenta la shelf life del prodotto e si ottengono significativi risparmi di acqua con un ciclo di lavaggio ad “impatto zero” dai notevoli benefici ambientali. SAB Ortofrutta arricchisce la gamma a marchio “Cogli l’Attimo” di una nuova linea di zuppe non pastorizzate. Tre piatti pronti, preparati secondo la tradizione della cucina italiana, dove vengono utilizzate esclusivamente verdure senza aggiunta di aromi artificiali, conservanti e coloranti. I prodotti fanno parte del marchio collettivo di qualità “5 colori del benessere” (promosso da UNAPROA). Enza Zaden ha rinnovato la propria offerta varietale. Gli ultimi nati nei centri di ricerca di Tarquinia e della Sicilia sud occidentale sono il melone unico Eminenza, lo zucchino Dunja, specializzato nelle resistenze in pieno campo, ed il radicchio Giove. Consorzio Funghi di Treviso ha presentato prodotti di V gamma destinati alle grandi industrie agroalimentari. Raccolti in giornata, i funghi verranno cotti calibrati e lavorati secondo i gusti dei clienti. Ditron presenta una novità assoluta nel mercato delle soluzioni di pesatura, rappresentata dalla “bilancia a riconoscimento ottico”. Rijk Zwaan ha portato in fiera il peperone Fenomeno, resistente a fitoftora e nematodi, ad oggi un prodotto unico sul mercato. Decco Italia ha presentato l’ultimo nato della linea DeccoNatur: il PotatoFresh. Un prodotto che limita l’inverdimento post-raccolta dei tuberi di patata, dona una attraente luminosità, prolunga la shelf-life e migliora le caratteristiche commerciali. Bellini ha proposto un disinfettante biodegradabile per l’orticoltura: il D50. Un prodotto che in 5 minuti dall’applicazione uccide virus, batteri e funghi disidratandone la parete cellulare. Il risultato che si ottiene corrisponde al logaritmo quattro di disinfezione (99,99%) del protocollo europeo EN 1276 dei chimici disinfettanti. Il tutto in modo assolutamente biodegradabile e anche con temperature prossime allo zero. Fratelli Torti hanno presentano tre nuove linee di patate: la Classica a polpa soda, La Golosa a polpa tenera e La Ricca a polpa morbida. Tutte con un packaging arricchito da ricette tipiche piemontesi come suggerimento di preparazione del prodotto. Dal Consorzio Bestack un grande spazio giochi per i bambini. Nel Padiglione B è stato approntato uno spazio di 100 mq per far divertire i più piccoli tra animali di cartone. Dodici classi di scuole elementari del cesenate si sono sfidate poi in un grande gioco dell’Oca dedicata alla filiera di carta e cartone. Il recupero e la valorizzazione delle eccellenze ortofrutticole è stato il tema, infine, posto all’attenzione dei visitatori di Macfrut dalla Regione Abruzzo che ha presentato l’aglio rosso di Sulmona ed il pomodoro a pera di Francavilla, due ecotipi coltivati fin dall’antichità in Valle Peligna il primo e nei territori di Chieti, Pescara e Teramo la seconda. Color vinoso, testa grande e bulbo regolare, l’aglio rosso di Sulmona porta con sé elevati principi attivi, che gli conferiscono un aroma ed un sapore particolarmente piccante. I componenti solforati che lo caratterizzano sono inoltre responsabili delle sue proprietà farmacologiche: oltre all’uso culinario, infatti, l’aglio rosso è importante anche per l’estrazione di olii essenziali utilizzati in erboristeria e in campo farmaceutico. Dalla classica forma a pera, il pomodoro di Francavilla è un frutto ottimo in ogni sua fase di maturazione, grazie alla sua scarsa acidità e alla sua polpa dolce e profumata. www.macfrut.com Chris White – Eurofruit Magazine – tel +442075013710 – fax +442074986472 – [email protected] – www.fruitnet.com Roberto Della Casa – Università di Bologna e Agroter Sas – tel/fax 059 531481 – [email protected] © Market Intelligence Ltd e Agroter Sas 14