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L’amore fugge
Genere
Regia
Distribuzione
Età
Durata
Audio
Anno
Drammatico
François Truffaut
Lab80
Da 16 anni
94 minuti. – B/N, colore
Italiano/francese
1979
Sinossi
A 35 anni Antoine Doinel non è ancora un vero adulto. Dopo aver divorziato da Christine, tenta la via
della scrittura con una sorta di autobiografia amorosa, nella quale parla di tutte le donne che hanno lasciato un segno nella sua vita. Recatosi alla stazione ad accompagnare il piccolo Alphonse che parte per
la colonia, incontra per caso Colette, suo primo, infelice, amore. Decide così di saltare al volo sul treno
che sta portando la ragazza in provincia per farle una sorpresa e ritrovarsi finalmente dopo tanti anni.
L’incontro però non va come avrebbe voluto e, dopo una violenta discussione, Antoine scappa via. Prigioniero del passato, scopre l’avvenire in Sabine, giovane commessa di un negozio di dischi che sembra
sinceramente innamorata di lui. Entrambi decidono di stare insieme, anche se non sono sicuri che il loro
amore possa durare tutta la vita. Ora Antoine sembra avere trovato la felicità.
Analisi della struttura
“L’Amore fugge” è l’opera conclusiva di una serie di cinque film dedicati ad Antoine Doinel. La serie
presenta come tema dominante l’amore associandolo alle diverse fasi della vita e ad una presumibile
maturità adulta come meta improbabile anche se inevitabile, accompagnata dall’amore che sfuma nella
routine della vita di coppia. Antoine Doinel è un anti-eroe cocciuto e capriccioso, un piccolo borghese
che detesta l’autorità, un ingenuo prepotente che, nella sua permanente instabilità emotiva rincorre – fuggendo – l’autenticità del rapporto sentimentale o meglio la sua concezione dell’autenticità
del legame amoroso. La pervicacia con cui resta abbarbicato al suo bambino interiore gli garantisce
un’aspirazione alla libertà e all’indipendenza che trasformano la quotidianità e la banalità amorosa
in eventi straordinari, da vivere con un’intensità assoluta perché percepiti e voluti irripetibili. L’amore fugge dal punto di vista formale è molto elaborato, è un delizioso patchwork in cui alle sequenze a
colori del presente, si inframezzano molte sequenze dei film del passato (anche in bianco e nero) che
aiutano a comprendere meglio alcuni passaggi fondamentali nella vita di Doinel. I ricordi non appartengono solo all’interprete principale, ma a tutti i personaggi che spesso vengono messi a confronto fra
loro. I ricordi sono soprattutto “immagini” con il risultato che gli estratti dei film precedenti hanno un
effetto dirompente sia sui personaggi che sugli spettatori. La caratteristica di questo film sta proprio in
questa esperienza visiva che ha il merito di collocare il pubblico dentro il film, facendogli provare sulla
sua memoria i flashback dei personaggi. Il regista sembra voler dare agli spettatori l’opportunità di
analizzare la parte del loro inconscio cinematografico occupata dai suoi film. Questo gioco della memo
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©CDC 2014
ria più complicato da descrivere che da provare, ha posto a Truffaut alcuni problemi: la selezione delle
sequenze, le difficoltà tecniche, il montaggio interno al racconto. Ne risulta un film frammentario ed
episodico, ma assolutamente armonioso nel suo procedere. All’inizio di questo film vediamo il protagonista divorziare e partire subito alla ricerca di un qualcosa che lo stabilizzi almeno per qualche tempo.
E che cosa può stabilizzarlo? Una nuova relazione sentimentale nonostante la situazione con la sua ex
moglie non sia così cristallina (la scena del taxi in cui sembra esserci un improvviso riavvicinamento), il
ritrovare alcune figure dimenticate nel tempo per riaccendere il fuoco che non ha mai smesso di ardere
dentro di lui, ripercorrere con la memoria un passato mai dimenticato e/o rinnegato. Le donne che ha
incontrato lungo la sua vita, sono presenti nel film; una di queste, però ha il ruolo di antagonista, e non
casualmente è Colette, la ragazza della Jeunesses Musicales di cui si era innamorato senza speranza da
ragazzino. La musica, una famiglia premurosa, la prima grande sconfitta. Colette con la sua presenza
non è solo un flashback, ma è anche un personaggio autonomo, a tutto tondo, una sorta di parametro
per misurare l’ultimo Doinel che di lei percepisce ancora solo il rifiuto, scappando terrorizzato dal
treno. Per Antoine la visita alla tomba della madre è fonte di turbamento tanto quanto lo scoppio d’ira
di Colette sul treno, ma non si conclude con la stessa fuga precipitosa da parte sua. Il film a questo
punto prende un ritmo diverso, serrando e calibrando i passi verso la fine liberatoria. Antoine Doinel è
il prototipo dell’uomo in mezzo al guado, vittima dei propri umori e delle proprie indecisioni, impulsivo
nei gesti e nelle piccole pazzie che danno il sale alla sua vita, incurante delle conseguenze a cui i suoi
gesti possono portare. L’amore fugge è il commiato di Truffaut da Doinel e conclude anche il percorso
creativo iniziato dal regista con “Effetto notte”. Dice Francois Truffaut: ”La fine del film è stata faticosa per tutti. E’ una porta chiusa malgrado la fine che ho voluto teatralmente felice. Sì, era un passaggio
obbligato. Nell’ultima scena Léaud (l’attore interprete) era sconvolto. E anch’io. Sono partito troppo in
fretta, ma ho voluto che tutto finisse come una rivista, in cui ognuno torna in passerella. E’ la fine dello
spettacolo. Ora mi sento molto libero.”
Proposte didattiche
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Come potresti descrivere Antoine Doinel?
Perché si dice che sia un antieroe?
Come reagisce Doinel alla vita?
Perché Colette fa riavere a Sabine la foto persa da Antoine?
La fotografia quale significato ha nel film?
Che cosa rappresenta il nastro adesivo?
Che cosa rappresenta Christine per Doinel?
Chi è Sabine?
Doinel trae una morale dai ricordi della sua vita?
Quale compito riveste la musica in questo film?
Perché il regista inserisce nel film spezzoni dei film precedenti?
Quali sono gli elementi chiave di questo film? Perché?
Sapresti descriverli?
In questo film c’è un aspetto che può ricordare “Le mille e una notte”?
Come potresti definire questo film?
L’amore fugge
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