France w

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France w
Lunedì 22 febbraio
Un film di François
Truffaut, 1959
Antoine Doinel è un
bambino che vive
con
la
giovane
madre e il patrigno.
Ha poca voglia di
studiare e si diverte
ad andare al cinema,
a marinare la scuola,
a compiere piccoli
furti, oppresso da una famiglia che pensa troppo
a se stessa e lo relega a buttare via la
spazzatura o ad andare a comprare il latte,
lasciando ai compagni di scuola il compito di
accompagnarlo all'adolescenza. Il riformatorio
diventerà il trampolino per il tuffo nel mare della
vita.
Manifesto della Nouvelle Vague francese, il
primo film di Truffaut è un inno alla libertà
dell'infanzia, in parte autobiografico, che
disegna e descrive le vicende di un bambino,
nel quartiere in cui il regista è nato. La forma
filmica rappresenta i volti e le vite dei piccoli
uomini nelle strade parigine, nelle sue
sfaccettature più intime, nei discorsi fra amici
che condividono gli stessi luoghi. La poesia dei
primi anni dell'esistenza risulta apparentemente
rotta dalla coercizione del riformatorio, insieme
di rigide regole che dovrebbero indicare la retta
via; è però nell'ultima magica sequenza,
mostrata secondo dopo secondo nel più
classico stile della "Nouvelle Vague", in quella
corsa di Doinel verso il mare, che i capelli
possono finalmente seguire il vento, e lo
sguardo finalmente perdersi senza paura verso
gli anni dell'età adulta.
Lunedì 29 febbraio
Un film di Laurent
Cantet, 2008
Film vincitore della
Palma d'oro come
miglior film al 61º
Festival di Cannes:
questo premio non
veniva vinto da un
film francese da 21
anni.
Racconta
l'esperienza di un
insegnante alle prese con la difficile classe di
una scuola media. È tratto da un libro semiautobiografico
dell'insegnante
François
Bégaudeau, che interpreta anche il ruolo
principale nel film. Il periodo di preparazione del
film è coinciso con un anno scolastico. Durante
questo periodo sono stati organizzati dei
workshop
in
diverse
scuole
del
XX
arrondissement di Parigi, durante i quali degli
studenti volontari tra i 13 e i 16 anni
improvvisavano alcune situazioni del film.
Durante questi incontri, della durata di 3 ore alla
settimana, sono stati scelti i ragazzi che hanno
poi interpretato il film. Lo stesso è avvenuto per
gli insegnanti e per i genitori.
Le riprese sono iniziate subito dopo la fine
dell'anno scolastico e sono durate sette
settimane. Per dare naturalezza alle scene,
come se fossero riprese di un documentario,
sono state girate in tempo reale, senza
interruzioni. Nella classe erano presenti tre
videocamere ad alta definizione, delle quali una
seguiva l'insegnante François, mentre altre due
erano puntate sui ragazzi.
Comitato per il
Gemellaggio
Manerbio – StMartin-de-Crau
France
mon amour

Viaggio in 5 film alla scoperta
della Francia più autentica
Ore 20:30
Aula Magna dell’IIS Pascal
Lunedì 1 febbraio ‘16
Lunedì 8 febbraio 2016
Un film di Eric
Lartigau, 2014
Un film di Philippe
de Chauveron, 2014
Paula Bélier ha sedici
anni e da altrettanti è
interprete e voce della
sua famiglia. Perché i
Bélier, agricoltori della
Normandia,
sono
sordi.
Paula,
che
intende e parla, è il
loro ponte col mondo: il medico, il veterinario, il
sindaco e i clienti che al mercato acquistano i
formaggi prodotti dalla loro azienda. Paula,
divisa tra lavoro e liceo, scopre a scuola di
avere una voce per andare lontano.
Incoraggiata dal suo professore di musica, si
iscrive al concorso canoro indetto da Radio
France a Parigi. Indecisa sul da farsi, restare
con la sua famiglia o seguire la sua vocazione,
Paula cerca in segreto un compromesso
impossibile. Ma con un talento esagerato e una
famiglia (ir)ragionevole niente è davvero
perduto. Sardou è il tappeto musicale che
'accompagna' il ritratto di una famiglia in un
interno domestico e in un esterno bucolico,
lontano dalle città e dentro una Francia
atemporale e irriducibile, che alla techno
preferisce la chanson française, al formaggio di
soia quello al latte crudo, alle hall degli aeroporti
le piazze di paese. Il film di Éric Lartigau
'riorganizza' una famiglia esuberante intorno a
un'età per sua natura fragile e scostante. A
incarnarla è il volto pieno e acerbo di Louane
Emera, ex concorrente dell'edizione francese di
The Voice, che presta voce e immediatezza a
un personaggio in cerca di un posto nel mondo.
Claude
e
Marie
Verneuil
sono
una
coppia
borghese,
cattolica
e
gollista.
Genitori di quattro figlie,
tre delle quali coniugate
rispettivamente con un
ebreo, un arabo e un
asiatico, vivono nella
loro bella proprietà in provincia e pregano Dio di
maritare la quarta con un cristiano. La loro
preghiera viene esaudita. Euforici all'idea di
celebrare finalmente un matrimonio cattolico,
ignorano che Charles, il futuro marito della figlia
minore, ha origini ivoriane. Alla delusione si
aggiunge l'animosità del padre di Charles, ex
militare
intollerante
e
insofferente
alla
colonizzazione
europea
dell'Africa.
Tra
provocazioni, alterchi e vivaci scambi di vedute,
l'amore avrà naturalmente la meglio. Commedia
francese che gioca sull'identità, la differenza, la
religione, il razzismo e naturalmente i matrimoni
misti, Non sposate le mie figlie esibisce cliché e
tabù e sviluppa l'opinione secondo cui siamo
tutti in fondo un po' razzisti. Soprattutto gli
uomini, le donne viceversa nel film sembrano
meno permeabili ai pregiudizi e istintivamente
inclini alla tolleranza e all'alterità. Grande
successo della stagione cinematografica
francese appena trascorsa, Non sposate le mie
figlie ha raccolto (ap)plauso e consenso anche
fuori dai confini nazionali, in virtù della regia,
della sceneggiatura, della performance attoriale
ma soprattutto del tema sociale svolto, che trova
eco in altri territori di immigrazione.
Lunedì 15 febbraio
Un film di Jean
Becker, 2007
Un artista parigino di
successo,
sulla
cinquantina, torna alle
sue radici nella casa
dell’infanzia
nella
provincia francese. Non
ha né le capacità né
l’energia di occuparsi
del terreno intorno alla
casa e mette un annuncio per trovare un aiuto sul
posto. Assolutamente per caso, il primo
candidato è un vecchio compagno di scuola che
il pittore non vede da quando erano bambini, e
che diventerà il giardiniere. Mentre i due amici
trascorrono diverso tempo insieme, il pittore
scopre via via, un uomo che prima lo affascina
poi lo stupisce per la sua visione semplice e
onesta del mondo. Il giardiniere ha avuto una vita
priva di eventi eclatanti, e oggi si gode una
felicità misurata, dimessa – non c’è amarezza né
gelosia in lui, e i suoi eroi sono sempre persone
comuni. Il suo sistema di valori ruota intorno ad
un unico semplice criterio che – più o meno
consapevolmente – applica per giudicare le
persone e le cose: il buonsenso. L’arte stessa,
come viene praticata dall’amico pittore, diventa
bella ai suoi occhi solo dopo ore di osservazione
discreta. Così, i due uomini si ritrovano a vivere
una sorta di adolescenza tardiva e fraterna, che
mescola insieme famiglie, esperienze, carote e
zucche, vita e morte, viaggi in aereo, cespugli di
more, gusti e colori. E vedendo ogni cosa
attraverso gli occhi dell’altro, ognuno scopre un
mondo nuovo.