Punto di vista - Banca ALBERTINI SYZ

Transcript

Punto di vista - Banca ALBERTINI SYZ
21 marzo 2014
L'essenziale in un colpo d’occhio
Obbligazioni

Azioni

Hedge funds

Proiezioni a sei mesi
 Nelle ultime settimane le tensioni fra Russia e Ucraina sono balzate in
primo piano ma le loro ripercussioni sull’attività economica restano per
ora piuttosto limitate. La dinamica di crescita delle principali economie
avanzate si è mantenuta complessivamente positiva nonostante gli
effetti del vortice polare negli Stati Uniti e la fase d’incertezza in
Giappone in attesa dell’aumento dell’IVA.
 La principale (e sempre più minacciosa) ombra sulle prospettive della
crescita mondiale ci arriva dalla Cina, dove il rallentamento della crescita
rischia di provocare lo scoppio della bolla del credito creatasi dopo la
crisi finanziaria del 2008/09. Le possibili ripercussioni di una crisi
finanziaria nella seconda economia mondiale potrebbero essere molto
importanti…
 La dinamica di crescita in atto negli Stati Uniti e in Europa non giustifica
più il mantenimento da parte della Fed, della Banca d’Inghilterra o della
BCE di una politica monetaria accomodante come in passato. Il Giappone
si distacca dal quadro generale per via delle incertezze sul perdurare
della tendenza positiva dovute all’imminente aumento dell’IVA con
relative possibili ricadute sul consumo delle famiglie.
 Tirando le somme, l’approccio prudente ai mercati finanziari resta di
rigore, anche se i mercati azionari continuano a beneficiare del sostegno
delle prospettive delle economie avanzate. I mercati obbligazionari, dopo
un inizio d’anno con il vento in poppa, si trovano oggi alle prese con la
prospettiva della normalizzazione delle politiche monetarie nel mondo
anglosassone da un lato, e dall’altro con la debolezza dell’inflazione
ancora generalizzata nelle grandi economie che nonostante il basso
livello dei tassi mantiene ancora vivo l’interesse per questo mercato.
Economia
Stati Uniti ............................................................................... 2
Nonostante l’ondata di gelo artico resta positiva la tendenza sottostante
Questa pubblicazione si basa sulle
informazioni raccolte fino al lunedì che
precede il giorno di diffusione.
Pubblicazione del team Ricerche & Analisi
SYZ Asset Management SA
Tel. +41 (0)58 799 19 09
[email protected]
Autori:
Yasmina Barin
Yves Gallati
Maurice Harari
Wanda Mottu
Adrien Pichoud
Fabrizio Quirighetti
Europa ..................................................................................... 3
La BCE allontana la prospettiva di un nuovo allentamento monetario
Giappone ................................................................................. 4
Incertezza in vista dell’aumento dell’IVA
Economie emergenti ................................................................ 4
Crescono i timori per la Cina
Mercati
Azionario ................................................................................ 5
Resilienza della borsa americana
Obbligazionario........................................................................ 5
Debito europeo favorito in seguito alle tensioni in Crimea
Valutario ................................................................................. 6
L’EUR/USD cresce ancora verso quota 1.40
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
– implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale,
finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
21 marzo 2014
Economia
Stati Uniti
Anche nelle ultime settimane l’interpretazione dei dati
economici americani ha risentito degli effetti dell’inverno
artico. Il PIL dell’ultimo trimestre 2013 è stato corretto al
ribasso (da +3.2% a +2.4% in ritmo annualizzato) in
seguito alle tempeste invernali che in dicembre hanno
frenato i consumi delle famiglie. E il protrarsi del gelo
invernale spiega probabilmente anche il calo della fiducia
delle famiglie e delle PMI e il rallentamento dell’indice di
attività dei servizi osservati in febbraio.
Ma per il momento la dinamica fondamentale di
espansione non sembra irrimediabilmente danneggiata
dalle condizioni meteorologiche e, se questa ipotesi si
conferma, la crescita dovrebbe riaccelerare in primavera.
Dopo un marcato cedimento all’inizio dell’anno, l’ISM
manifatturiero – uno degli indicatori più seguiti – ha
segnato un rimbalzo in febbraio orientandosi di nuovo
verso l’alto (da 51.3 a 53.2) segnalando l’espansione del
settore. Anche sul mercato del lavoro in febbraio si è
registrata una nuova accelerazione dopo due mesi di
stallo (175k dopo 84k, 129k e 200k in media da fine
2012). Anche gli altri indicatori che misurano
l’andamento del mercato del lavoro USA segnalano il
proseguimento del miglioramento in corso.
Produzione industriale e ordinativi di beni durevoli (variazione
annua) e media su 20 anni (esclusi i periodi di recessione)
15
30
immobiliare restano per ora saldi e rappresentano una
possibile base d’appoggio per un rimbalzo in primavera.
A livello di edilizia abitativa, l’impatto delle condizioni
meteo sfavorevoli sull’attività di costruzione è stato –
come era scontato – pesante, ma le ricadute sulle
vendite di alloggi esistenti sono invece molto più ridotte.
I prezzi di vendita tendono tuttora a salire a un ritmo
superiore
al
10%
all’anno.
La
progressiva
« normalizzazione » dell’immobiliare americano si Può
desumere anche dal costante calo (anche se ancora non
sono scesi ai livelli ante-crisi) del tasso di default sui
mutui ipotecari e del numero di pignoramenti.
Variazione annua dei prezzi dell’immobiliare abitativo e tasso dei
pignoramenti immobiliari (invertito, in % sul totale dei mutui
immobiliari)
20
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1.00
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5
2.50
0
3.00
-5
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20
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US - S&P CS HOUSE PRICE INDEX YoY %
US - FORECLOSURE (%OF TOTAL MORTGAGES) - INVERTED SCALE(R.H.SCALE)
0
0
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US INDUSTRIAL PRODUCTION YoY %
US DURABLE GOODS ORDERS YoY %(3M MAV)(R.H.SCALE)
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Sourc e: T homs on Reuters Datastream
Nonostante il rallentamento degli ultimi mesi, il ritmo di crescita
dell’attività nell’industria resta vicino alla media dei periodi di
espansione (escluse le recessioni).
Nell’industria, gli ordini di beni durevoli e la produzione
in febbraio sono aumentati, nonostante le tempeste
invernali che hanno colpito ancora alcune regioni del
paese. In una prospettiva di lungo periodo, questi due
indicatori chiave mostrano ritmi di crescita che si
mantengono in linea con la media degli ultimi 20 anni.
Purtroppo, dopo la recente ondata di freddo lo stesso
non può dirsi per le spese di consumo ma il perdurare
della tendenza positiva sul mercato del lavoro e il
persistente miglioramento dei fondamentali del mercato
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10
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Sourc e: T homs on Reuters Datastream
I prezzi dell’immobiliare abitativo hanno recuperato metà del
calo registrato fra il 2006 e il 2011 e crescono a un ritmo
superiore al 10% all’anno. Migliorano anche i pignoramenti e il
tasso d’insolvenza sui mutui ipotecari.
Pertanto, nonostante i vuoti d’aria talvolta spettacolari
riconducibili all’eccezionale rigore invernale, i motori
fondamentali della crescita americana non sembrano
gravemente danneggiati. L’arrivo della primavera
dovrebbe perciò aiutare l’economia americana a superare
la zona di turbolenza e a riaccelerare nel corso dell’anno.
Rimane però un’incertezza: l’atteso rimbalzo sarà
abbastanza forte da permettere alla crescita di
riprendere la traiettoria prevista alla fine dello scorso
anno oppure, a causa di questo inverno eccezionale,
dovremo accontentarci di una crescita vicina al 2%
anche nel 2014 ? La risposta a questa domanda verrà
solo alla fine della primavera o nel corso dell’estate…
Europa
Il calo dell’inflazione alla fine dell’anno scorso ha
rilanciato da qualche mese le speculazioni su una
possibile mossa della Banca Centrale europea per
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
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21 marzo 2014
allontanare
lo
spettro
di
una
deflazione
alla
« giapponese ». La BCE già in novembre aveva reagito al
calo del tasso d’inflazione sotto l’1% abbassando il suo
principale tasso di riferimento di 25pb a 0.25%, anche se
l’attività economica mostrava una tendenza positiva e
l’area euro era riemersa dalla recessione.
C’era quindi molta attesa alla vigilia della riunione del 6
marzo. Con la prima pubblicazione delle stime di crescita
e d’inflazione per il 2016, la banca centrale avrebbe
fornito indicazioni sulla sua percezione del rischio di
deflazione per l’area euro. Il suo mandato di garante
della stabilità dei prezzi a medio termine, con l’obiettivo
di un ritmo d’inflazione inferiore ma vicino al 2%
all’anno, rischierebbe di essere minacciato “dal basso” se
le sue stime non avessero previsto un rimbalzo
dell’inflazione nei prossimi anni. Se così fosse stato, la
BCE sarebbe stata costretta ad adottare nuove misure di
allentamento della politica monetaria per raggiungere il
suo target d’inflazione annua vicina al 2%.
Ma nulla di tutto ciò è avvenuto. Le dichiarazioni di Mario
Draghi sono state allo stesso tempo rassicuranti (sulle
prospettive di crescita e il rischio di deflazione) e
deludenti (per chi sperava in un maggiore sostegno
all’area euro da parte della politica monetaria). Stando
alle stime della BCE e alle dichiarazioni del suo
presidente, nei prossimi tre anni la ripresa economica
dell’area
euro
proseguirà
con
una
progressiva
accelerazione della crescita: +1.2% nel 2014 (dopo 0.4% nel 2013), poi +1.5% nel 2015 e +1.8% nel 2016.
segue infatti da vicino, con un ritardo compreso fra 12 e
18 mesi, le oscillazioni del ciclo economico (vedere
grafico qui sotto). Così la ripresa della crescita registrata
nel 2013 nel corso del 2014 si tradurrà con l’inversione
di tendenza del tasso d’inflazione. L’accelerazione attesa
nei prossimi anni dovrebbe permettere il progressivo
riavvicinamento del tasso d’inflazione all’obiettivo della
BCE. Ed è proprio ciò che riflettono le stime della Banca
Centrale: il tasso d’inflazione sottostante dovrebbe
raggiungere l’1.7% nel 2016, ossia la fascia inferiore
della forbice che costituisce il target della BCE:
(1.7%/2.0%).
Tasso annuo d’inflazione « core » (al netto dell’energia e dei
generi alimentari), sentiment economico e stime d’inflazione
della BCE
2.60
120
2.50
110
2.00
100
1.50
90
1.00
80
0.50
70
PIL dell’area euro (variazione annua), indice del sentiment
economico e stime di crescita della BCE
120
65
6
97
98 99 00
01 02 03 04
05 06
EMU ECONOMIC SENTIMENT INDEX (1Y FORWARD)
EMU CORE INFLATION RATE YoY(R.H.SCALE)
0
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Sourc e: T homs on Reuters Datastream
4
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2
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0
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-2
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-4
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96 97 98 99 00 01 02 03
ECONOMIC SENTIMENT INDEX
EURO AREA - GDP YoY %(R.H.SCALE)
-6
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13
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Sourc e: T homs on Reuters Datastream
La BCE prevede una progressiva accelerazione della crescita del
PIL europeo fino a +1.8% nel 2016.
Questo miglioramento è in linea con l’aumento degli
indici del sentiment economico che si osserva negli ultimi
mesi, in particolare dopo che i paesi del sud dell’Unione
monetaria hanno ripreso a contribuire alla crescita
dell’area euro. Questa schiarita suggerisce anche che la
minaccia deflazionistica apparsa nel 2013 dovrebbe
progressivamente allontanarsi. L’inflazione sottostante
(al netto dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia)
L’atteso miglioramento del ciclo economico dovrebbe avvicinare
l’inflazione all’obiettivo di medio termine della BCE entro il
2016.
Alla luce di queste previsioni e del quadro attuale, la
politica monetaria della BCE nel 2014 non dovrebbe
orientarsi verso nuovi allentamenti. Solo due fattori
potrebbero indurre la BCE a nuove mosse in tal senso:
L’arresto della dinamica di ripresa nell’area euro
(o ritorno della recessione) che rimetterebbe in
discussione lo scenario del riavvicinamento
dell’inflazione verso il target di medio termine
della BCE;
Un forte apprezzamento dell’euro, il cui impatto
negativo sui prezzi dei beni importati potrebbe
compromettere
l’avvicinamento
al
target
d’inflazione. A questo riguardo Mario Draghi ha
fornito
un’indicazione
abbastanza
precisa
dell’effetto dell’apprezzamento dell’euro da metà
2012 a oggi (+15% contro l’USD). In questo
periodo, l’euro forte avrebbe causato una perdita
di 0.4/0.5 punti percentuali del tasso annuale
d’inflazione. Il fatto (nuovo) che il presidente
della BCE abbia esplicitamente quantificato
l’impatto dell’euro sull’inflazione evidenzia il
maggiore peso che riveste il tasso di cambio fra i
fattori che spingono la BCE ad agire.
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
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data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
– implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale,
finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
21 marzo 2014
Se non si realizzerà nessuna delle due circostanze sopra
indicate, sul fronte della politica monetaria europea
prevarrà lo statu quo. Tuttavia, l’esiguità del margine di
sicurezza rispetto al rischio di deflazione spingerà di
certo la BCE ad essere estremamente reattiva di fronte
ad eventuali segnali di deviazione dal suo scenario
centrale…
Nel Regno Unito la dinamica di accelerazione della
crescita apparsa nel 2013 non accenna a indebolirsi. Nel
quarto trimestre, l’aumento degli investimenti privati ha
superato le previsioni (+2.4%) e, con un +8.5% per
l’anno, mette in luce la percezione positiva delle aziende
sulle
prospettive
economiche.
Anche
i
prezzi
dell’immobiliare, come la produzione industriale, nei
primi mesi del 2014 hanno proseguito la traiettoria
positiva. Il rovescio della medaglia della crescita della
domanda interna britannica è il peggioramento del saldo
con l’estero: il deficit commerciale britannico ha battuto
un nuovo record e la bilancia delle partite correnti ha
registrato un deficit che si avvicina al 4% del PIL, un
valore record dall’inizio degli anni 1990.
In Svizzera la crescita economica del quarto trimestre è
stata meno forte del previsto: il PIL ha segnato solo
+0.2% (contro il +0.4% previsto), ossia +1.7% in un
anno. Questo rallentamento si spiega con la diminuzione
dell’esportazione di beni. La BNS prevede tuttavia un
rimbalzo nel primo trimestre 2014 e una crescita del PIL
« del 2% circa » per l’anno in corso.
Giappone
Dopo la forte accelerazione del primo semestre 2013,
l’economia nipponica sembra entrata in una fase più
esitante. La diluizione dell’effetto positivo delle misure di
sostegno all’attività e l’incertezza per l’imminente rialzo
dell’IVA sulla dinamica di crescita si traducono con un
quadro economico contrastato: una crescita ancora
deludente nel quarto trimestre 2013 (ma ancora
positiva), indici di attività industriale tuttora sostenuti,
un tasso annuo d’inflazione che si stabilizza intorno
all’1.5%...
Questa ambivalenza si manifesta in
particolare con il calo della fiducia dei consumatori (i
primi a essere colpiti dal futuro aumento dell’IVA) che è
scesa ai livelli più bassi da fine 2011, mentre la fiducia
delle PME resta ai massimi degli ultimi dieci anni! Prevale
comunque l’incertezza sulla capacità dell’economia
d’«incassare» l’impatto negativo dell’aumento dell’IVA e
sull’eventuale risposta della BoJ. Le prossime settimane
dovrebbero portare maggiore chiarezza riguardo al
perdurare (…o meno) della tendenza positiva apparsa nel
2013 nel Paese del Sol Levante.
brusco atterraggio dell’economia cinese. In primo luogo,
è proseguito il trend di ribasso degli indici di attività del
settore manifatturiero (in territorio di contrazione per le
PMI). Inoltre, il forte calo delle esportazioni di febbraio (18.1% a fronte della progressione del +10.6% di
gennaio) si è tradotto con un saldo negativo della
bilancia commerciale (USD -22.3 mrd). Infine, anche i
dati sul commercio al dettaglio e sulla produzione
industriale hanno messo in risalto il calo di regime della
dinamica cinese. Anche se il rallentamento si spiega in
parte con le festività del capodanno cinese, la tendenza
di fondo rimane comunque preoccupante.
Ma ci sono anche altri fattori che incidono negativamente
sul sentiment degli investitori. Ad esempio lo shadow
banking, il sistema finanziario parallelo, che ha assunto
delle dimensioni preoccupanti: rappresenterebbe oggi
circa 7.6 trilioni di USD, ossia l’84.4% del PIL cinese. E
molte aziende cinesi hanno difficoltà nel reperire
finanziamenti o, peggio ancora, non sono in grado di
onorare i loro debiti. Ultimo esempio: una società del
settore dell’energia solare (Chaori Solar) si è dichiarata
in default (si tratta della prima azienda della storia
moderna cinese) sugli interessi dovuti ai detentori delle
sue obbligazioni (emesse due anni fa per un importo 163
mio). Nella scia di Chaori Solar, anche Haixin Steel non è
riuscita a rimborsare i prestiti bancari inclusi in altri
prodotti di shadow banking offerti ai risparmiatori cinesi.
Questi due default, sommati agli indicatori di attività in
calo, hanno avuto delle ripercussioni sul prezzo del
rame, spesso usato come collaterale. Il prezzo del rame
è caduto ai livelli più bassi dalla crisi del 2008 (-7.7% in
questo mese e -12.0% dall’inizio dell’anno). Anche altre
aziende sono nell’impossibilità di onorare i propri debiti e
nei prossimi mesi questo fenomeno rischia di assumere
dimensioni ancora maggiori. Il primo ministro Li Keqiang
ha dichiarato senza mezzi termini che il suo governo non
ha nessuna intenzione di accollarsi questi crediti dubbi o
“avvelenati”.
Tirando le somme, in un contesto che in Cina diventa
sempre più esplosivo, restiamo ovviamente cauti
sull’area emergente in quanto il flusso di notizie negative
provenienti dalla Cina potrebbe contagiare il resto della
regione. Inoltre, se la crescita americana continua a
consolidarsi, la normalizzazione della politica monetaria
della FED (riduzione delle iniezioni di liquidità in un primo
tempo, rialzo dei tassi di riferimento in seguito)
provocherà probabilmente delle turbolenze su questi
mercati (azionari, obbligazionari e valutari).
Economie emergenti
Fra i paesi emergenti la Cina resta l’incognita più
preoccupante: il CSI 300 dall’inizio del mese ha perso 4.2% e -10.4% dall’inizio dell’anno. Lo yuan si è
deprezzato
nei confronti del dollaro (-3% dall’inizio
dell’anno) e nei prossimi mesi è probabile che il
movimento di discesa continui.
Gli ultimi aggiornamenti economici diffusi non hanno
rassicurato gli investitori e non allontanano il timore di
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
– implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale,
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21 marzo 2014
Mercati
Azionario
Dopo una fase di lieve recupero in febbraio, le borse
mondiali hanno di nuovo tremato per le tensioni
geopolitiche in Ucraina e il timore delle ripercussioni del
rallentamento della crescita cinese. Dapprima resilienti
nonostante l’annuncio dell’ingresso delle truppe russe in
Crimea, i mercati sono poi capitolati dopo la diffusione
del dato sulla produzione industriale cinese che cresce
al ritmo più lento degli ultimi cinque anni. Si noti inoltre
il forte calo dei prezzi dei metalli industriali, in
particolare del rame, sceso ai livelli più bassi degli
ultimi tre anni per effetto diretto dei timori che suscita
l’economia cinese.
Andamento delle principali borse mondiali
103
102
101
100
99
98
positivi
in
merito
al
mercato
azionario.
La
normalizzazione della politica monetaria della Fed non
dovrebbe avvenire a scapito dei mercati azionari e le
basse remunerazioni del mercato obbligazionario
dovrebbero continuare a sostenere questa asset class
anche nei prossimi mesi.
Obbligazionario
Non sorprende che il mercato del debito europeo abbia
svolto la funzione di bene rifugio durante l’escalation
delle tensioni fra l’Ucraina e la Russia. Ciò che invece
sorprende è che in un contesto di avversione per il
rischio i debiti dei paesi dell’area euro percepiti come
fragili (Spagna, Italia, Portogallo) abbiano continuato a
godere del favore degli investitori. I successivi piani di
austerità e le riforme messe in atto in questi paesi
sembrano avere portato i frutti e gli indicatori
economici
fanno
presagire
il
perdurare
del
miglioramento congiunturale; tanto è bastato per
rassicurare gli investitori e indurli a rientrare sempre
più numerosi su questo segmento. Nonostante il
leggero rialzo dei tassi debitori dopo l’annuncio del
mantenimento dello statu quo della BCE all’inizio del
mese, il movimento di discesa dei tassi periferici si
protrae.
Indici TR delle obbligazioni governative US, EU, EM e delle
obbligazioni HY
97
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96
95
21
24
25
26
FEB
27
S&P 500
T OPIX
ST OXX EUROPE 600
28
3
4
5
6
7
10
MAR
11
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13
14
102
MSCI EM - USD
Sourc e: T homs on Reuters Datas tream
La borsa americana si è di nuovo messa in luce per la sua
resilienza in un momento critico.
La borsa americana ancora una volta ha dimostrato la
sua resilienza nei periodi di crisi e nelle ultime
settimane non ha perso terreno (S&P 500: +0.3%).
Non si può dire altrettanto dei mercati europei e della
piazza finanziaria giapponese, che rispettivamente
hanno ceduto -4.1% e -4.7%. Dal canto suo la zona
emergente ha chiuso il periodo a metà fra questi due
estremi, con perdite in media del 2.3%.
Nell’ottica settoriale, le risorse di base in Europa sono
state fortemente penalizzate dal calo dei prezzi delle
materie prime, mentre le utilities sono riuscite a tenersi
al passo sulle due sponde dell’Atlantico, sostenute dal
calo dei tassi e dalle ristrutturazioni mirate in Europa. Il
settore del commercio al dettaglio in Europa resta
pesante a causa dei titoli della grande distribuzione
inglese
che
soffrono
per
la
diffusione
dei
« discounters » nel Regno Unito.
In un contesto politico ed economico difficile
(rallentamento economico in Cina, squilibri nei mercati
emergenti, crisi in Ucraina…), restiamo nel complesso
101
100
99
98
6
13
20
JA N
27
3
10
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3
10
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Source: Thomson Reuters Datastream
Le obbligazioni governative europee hanno riscosso il favore
degli investitori sullo sfondo della crisi fra la Russia e l’Ucraina.
Le obbligazioni americane sono state trascurate a vantaggio
d’investimenti più rischiosi.
I rendimenti del tasso a
dell’Italia e della Spagna
stabilizzati al 4.4%, 3.4% e
Germania e della Francia
invariati intorno all’1.6% e al
10 anni del Portogallo,
si sono rispettivamente
3.3%, mentre quelli della
sono rimasti pressoché
2.2% rispettivamente.
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
– implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale,
finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
21 marzo 2014
Negli Stati Uniti il rendimento del Treasury a 10 anni è
risalito di 10pb al 2.8%. Con il (momentaneo)
allontanamento dei timori per i paesi emergenti, gli
investitori si sono rivolti verso asset più rischiosi e
remunerativi, a scapito del mercato obbligazionario
americano.
Valutario
nessuna di queste ipotesi si realizza, il deprezzamento
dell’EUR/USD resterà contenuto.
Il franco svizzero e lo yen hanno svolto il loro ruolo di
monete rifugio e dopo l’apprezzamento registrato
all’inizio del mese in seguito all’aumento delle tensioni
fra la Russia e l’Ucraina sono rimasti stabili. L’EUR/CHF
si scambia intorno a quota 1.21, l’USD/CHF sotto 0.88
mentre l’USD/JPY si stabilizza intorno a quota 102.
L’EUR/USD continua a salire e dopo la decisione della
BCE di mantenere lo statu quo si è avvicinato a quota
1.40. Sebbene l’inflazione sia particolarmente bassa
(inferiore all’1%), la stabilizzazione dell’inflazione in
febbraio e le proiezioni ottimistiche sulla crescita della
zona euro all’ultima riunione hanno spinto la BCE a
optare per lo statu quo. Nonostante il perdurare della
ripresa economica, i segnali di rallentamento della
dinamica americana nel primo trimestre 2014 hanno
pesato sul dollaro. La moneta unica mantiene così la
sua tendenza rialzista e raggiunge quota 1.396 contro il
dollaro, il livello più alto dall’autunno 2011.
Un significativo deprezzamento dell’EUR/USD (al di
sotto di 1.35) sembra per ora poco probabile poiché i
fondamentali restano favorevoli all’euro.
Tasso di cambio EUR contro USD e CHF
1. 40
1. 38
1. 36
1. 34
1. 32
1. 30
1. 28
1. 26
1. 24
1. 22
1. 20
M
A
M
EU R /C HF
EU R /U S D
J
J
A
S
O
N
D
J
F
M
Source: Thomson Reuters Datastream
L’euro si mantiene sulla sua tendenza al rialzo contro il dollaro,
sostenuto dai fondamentali solidi, mentre tende a indebolirsi
nei confronti del franco svizzero che beneficia dello status di
bene rifugio.
In compenso, se la congiuntura economica americana
dovesse mostrare un netto miglioramento (in
particolare
con
un
forte
calo
del
tasso
di
disoccupazione) che comporterebbe un inasprimento
della politica monetaria della FED prima del previsto, la
tendenza potrebbe invertirsi con un rafforzamento del
dollaro nei confronti dell’euro. Allo stesso modo, se il
rischio deflazione nell’area euro dovesse acuirsi
spingendo la BCE a prendere delle misure più
aggressive, o se il surplus del bilancio corrente dovesse
ridursi in maniera importante, la moneta unica
potrebbe allora subire un forte deprezzamento. Se
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
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