L`essenziale in un colpo d`occhio
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L`essenziale in un colpo d`occhio
1 novembre 2013 L'essenziale in un colpo d’occhio Obbligazioni Azioni Hedge funds Proiezioni a 6 mesi L’accordo strappato (ancora una volta) all’ultima ora ha allontanato lo spettro del default degli Stati Uniti ed evitato la catastrofe, mettendo fine a due settimane di paralisi. Grazie all’epilogo positivo, la fine del 2013 si annuncia meno burrascosa, con il ritorno alla situazione che è venuta a crearsi all’inizio dell’anno: crescita poco energica ma comunque positiva, liquidità che dopo la decisione della Fed di rimandare al 2014 l’avvio del tapering resta tuttora abbondante. Ma l’esito della crisi di bilancio fa più pensare a una tregua che al superamento definitivo delle problematiche che l’hanno determinata. Dall’inizio del 2014 (idealmente anche prima, ma ne dubitiamo…) occorrerà trovare un accordo sul finanziamento dell’Obamacare e sul budget per il 2014. Dovrà anche essere formalmente approvato l’inevitabile innalzamento del tetto del debito. Il lato positivo è che la Fed sembra disposta a non infierire ed è pronta ad aspettare che il negoziato sul bilancio sia concluso prima di avviare la riduzione delle sue iniezioni di liquidità. Quanto al resto del mondo, l’Europa, dopo la schiarita che le ha permesso di uscire dalla recessione, sta segnando il passo. Il Regno Unito prende le distanze dal continente e segna una rinnovata crescita, che però è largamente dovuta alla « vecchia ricetta » dell’inflazione dei prezzi immobiliari. Il Giappone mantiene la dinamica promettente che segue dall’inizio dell’anno, mentre il mondo emergente, dopo i timori dell’estate, si stabilizza. Gli ultimi mesi hanno dimostrato che sui mercati il fattore della « liquidità » incide molto più profondamente delle considerazioni sulla crescita. A questo proposito, la prospettiva di una Fed che resterà molto accomodante almeno fino a primavera 2014 gioca a favore di tutte le asset class, mentre pesa sul dollaro. Economia Stati Uniti ............................................................................... 2 Scadenze di bilancio e monetarie rimandate al 2014 Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì che precede il giorno di diffusione. Pubblicazione del team Ricerche e Analisi SYZ Asset Management Tel. +41 (0)22 819 09 09 [email protected] Autori: Yasmina Barin Yves Gallati Maurice Harari Wanda Mottu Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti Europa ..................................................................................... 3 Dopo la fine della recessione, lo spettro della deflazione Giappone ................................................................................. 4 Economia resta sui binari giusti Economie emergenti ............................................................... 4 Cina: impatto negativo delle riforme strutturali incombenti Mercati Azionario ................................................................................ 5 Più paura che danno? Obbligazionario ....................................................................... 5 Prosegue la distensione dei tassi lunghi Valutari ................................................................................... 6 L’euro oltre quota 1.38 contro l’ USD La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA. 1 novembre 2013 Economia Stati Uniti Il 16 ottobre, a poche ore dalla fatidica data, è finalmente stato trovato l’accordo al Congresso grazie al quale gli Stati Uniti hanno evitato il default. Si è così conclusa la serrata del governo che durava dal 1 ottobre (il terzo shutdown più lungo della storia), mettendo un termine a una crisi finanziaria durata più di due settimane. L’accordo raggiunto in extremis fra repubblicani e democratici ha allontanato per l’economia americana e per i mercati finanziari lo spettro di un default per gli attivi che la comunità finanziaria considera per eccellenza « senza rischio ». Si è così conclusa la paralisi di molte amministrazioni pubbliche che iniziava a rappresentare una seria minaccia per la crescita del 4° trimestre. Infine, ha permesso di ristabilire il flusso dei dati economici americani prosciugato per la chiusura delle amministrazioni incaricate di pubblicarle. In sostanza, l’accordo del 16 ottobre ha allontanato diverse nubi particolarmente minacciose nel breve termine per gli Stati Uniti. Il rovescio della medaglia è che non ha sciolto i nodi fondamentali che sono all’origine del blocco, ossia l’insormontabile antagonismo fra democratici e repubblicani riguardo all’« Obamacare », il rifiuto da parte dei repubblicani di nuovi aumenti delle tasse, la crescente influenza della frangia conservatrice Tea Party in seno al partito repubblicano in vista delle elezioni midterm del 2014… Si tratta di un compromesso che ha solo rimandato le scadenze, poiché l’accordo sul budget 2014 deve essere trovato entro metà gennaio 2014 e l’innalzamento formale del tetto del debito deve essere approvato entro febbraio 2014. Per gli americani e gli investitori non resta quindi che sperare che prima dei termini « qualcosa » (il tacchino di Thanksgiving? Babbo Natale? I re magi?) spingerà i due campi ad accettare un compromesso fra le rispettive posizioni che finora è stato sempre rifiutato, facendo correre il rischio della cassa integrazione a 800.000 dipendenti pubblici per due settimane e portando il paese sull’orlo del default… Se l’accordo non si trova, lo scenario da cardiopalmo dell’inizio di ottobre si ripeterà fra qualche mese. Le rare statistiche circolate nel frattempo descrivono un’economia americana che dopo l’avvio promettente del primo semestre gira di nuovo a rilento. Anche se la disoccupazione è ancora diminuita in settembre (al 7.2%, il tasso più basso da fine 2008), il calo è riconducibile alla discesa del tasso di partecipazione (il rapporto fra forza lavoro in età lavorativa e popolazione totale della stessa fascia d’età). La creazione di posti di lavoro, infatti, non solo non accelera ma tende a rallentare, tornando in media inferiore a 200.000 posti di lavoro al mese. Anche le due settimane di « government shutdown » incideranno negativamente sui livelli di attività, con la conseguenza di prolungare la parentesi di fiacca almeno fino a fine anno. Come è logico aspettarsi, tutti gli indicatori di fiducia delle famiglie e delle imprese in ottobre si sono arenati. Confrontate al nuovo periodo d’incertezza fiscale (come a fine 2012), le aziende rimandano le decisioni d’investimento e questo nei prossimi mesi si ripercuoterà inevitabilmente sull’attività, e di conseguenza sull’occupazione. Disoccupazione (in % della popolazione attiva) e tasso di partecipazione (in % della popolazione totale) 68 11 67 10 66 9 65 8 64 7 63 6 62 5 61 4 60 3 70 72 74 76 78 80 82 84 US - UNEMPLOYMENT RATE US - PARTICIPATION RATE(R.H.SCALE) 59 86 88 90 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 Sourc e: T homs on Reuters Datastream Il calo del tasso di disoccupazione che si osserva negli ultimi mesi si spiega in gran parte con il fatto che una crescente percentuale della popolazione in età lavorativa abbandona il mercato del lavoro. Il tasso di partecipazione è ai livelli più bassi dagli anni 70. Per la Riserva Federale, l’attuale ridimensionamento delle attese nei confronti dell’economia americana significa che si allontanano le prospettive di normalizzazione della politica monetaria. Dopo che, in estate, aveva preparato i mercati all’inizio della riduzione degli acquisti di attivi, la Fed, a fine settembre, è tornata sui suoi passi, forse consapevole dell’incombente crisi del bilancio. Di fronte alla perdita di velocità della crescita prevista a fine 2013 e alle scadenze finanziarie a inizio 2014 (oltre al passaggio di consegne in gennaio fra Ben Bernanke e Janet Yellen) si è così richiusa la finestra di opportunità per l’avvio del « tapering », rimandato almeno fino a marzo… Europa Dopo la relativa schiarita dall’inizio dell’anno, con un ritorno di una crescita (leggermente) positiva nel secondo trimestre, gli ultimi dati macroeconomici rivelano l’assenza di una reale dinamica in Europa continentale. Se è vero che la recessione sembra superata, per ora no si vede all’orizzonte il ritorno di una “vera” crescita e l’area euro sta entrando in una fase di La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.. 1 novembre 2013 stagnazione (o, nel migliore dei casi, di crescita debole) che rende le problematiche dell’indebitamento viepiù pressanti. A conferma dell’assenza di accelerazione, la flessione in ottobre degli indici di attività e di fiducia, che lascia all’area euro relativamente poche speranze di chiudere il 2013 in bellezza. Dopo l’incursione in territorio positivo durante l’estate, gli indici PMI di attività nell’industria e nei servizi in Germania e in Francia hanno ritracciato. In ottobre, anche l’indice Ifo di fiducia degli imprenditori tedeschi è leggermente arretrato. L’annuncio della crescita del +0.1% del PIL spagnolo nel terzo trimestre ha tuttavia confermato che per i paesi europei periferici la recessione è quasi alle spalle. Fra le cinque economie più colpite (i famosi PIIGS Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) l’Italia è l’unica a non avere (ancora) il PIL rientrato in territorio di crescita. PMI composito (manifatturiero e servizi) per la Germania, la Francia e l’area euro decidendo di tagliare il tasso refi (attualmente allo 0.50%). Tasso d’inflazione (totale e « core », al netto dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari) e tasso Refi della BCE dal 1999 5 4 3 2 1 0 65 Espansione -1 99 00 01 02 03 04 EMU - INFLATION RATE YoY % EMU - "CORE" INFLATION RATE YoY % 60 ECB REFI RATE 05 06 07 08 09 10 11 12 13 Sourc e: T homs on Reuters Datastream Il rallentamento dell’inflazione dall’inizio dell’anno a livelli nettamente inferiori al target della BCE (« meno del 2%, vicino al 2%) apre la porta a un nuovo calo del tasso di riferimento della BCE. 55 50 45 Contrazione 40 35 2007 EMU 2008 GER 2009 FRA 2010 2011 2012 2013 So urce: B lo o mberg, SYZ A M Gli indici di attività europei in estate sono rientrati in territorio di crescita. Nei prossimi mesi, però, stenteranno ad attestarsi su livelli indicativi di una decisa crescita. Anche se la disoccupazione non aumenta più, il suo peso - insieme a quello della pressione fiscale e della contrazione del credito - continua a farsi sentire sulla domanda interna. Su questo sfondo, la politica monetaria della BCE appare ancora troppo restrittiva, soprattutto sa paragonata alla Fed e alla BoJ, entrambe ultra-accomodanti nonostante la crescita positiva delle rispettive economie. Il raggio d’azione della BCE è limitato dall’obiettivo unico che prevede il suo mandato, la stabilità dei prezzi, che si traduce con un tasso d’inflazione annuo inferiore ma vicino al 2%. A questo proposito, il recente andamento degli indici dei prezzi europei potrebbe fornire alla BCE l’occasione di un nuovo allentamento della politica monetaria. Infatti, il tasso d’inflazione dall’inizio dell’anno oscilla fra l’1% e l’1.5%, quindi sotto il target della BCE. Se dovesse rallentare sotto l’1%, non essendo assolto il suo mandato, potrebbe spingere la banca centrale ad agire L’allentamento della politica monetaria potrebbe anche prendere la forma di una nuova iniezione di liquidità a lungo termine (VLTRO) per oliare gli ingranaggi del sistema finanziario e contrastare il credit crunch del settore privato (data la mancanza di veri stimoli). Questa forma d’intervento potrebbe essere particolarmente pertinente se l’Asset quality review e gli stress test delle banche europee, i cui primi elementi sono stati comunicati la scorsa settimana, riveleranno nuove debolezze nel sistema bancario europeo. In definitiva, ora che per l’Europa la fase più critica è superata, il recupero si annuncia ancora lungo e richiederà il maggiore sostegno possibile dalle politiche economiche. Poiché in termine di bilanci il margine di manovra è pressoché inesistente, sarà ancora una volta dalla politica monetaria (e le sue ripercussioni sul tasso di cambio) che si attende una mossa. Nel panorama europeo, un’economia vanta delle belle performance, e non solo in termini relativi ma anche assoluti: il Regno Unito. Nel terzo trimestre, il suo PIL è cresciuto dello 0.8%, dopo gli aumenti dello 0.7% e +0.4% dei due trimestri precedenti. Nel 2013 la maggior parte degli indicatori economici inglesi è tornata nel nero, una schiarita essenzialmente dovuta a due fattori: la sterlina debole, che contro il dollaro e l’euro quota rispettivamente il 20% e il 15% in meno rispetto ai livelli di inizio 2008, e questo consente all’economia inglese di beneficiare della ripresa (anche se modesta) del commercio mondiale, e la (forte) ripresa dei prezzi dell’immobiliare (in particolare a Londra), frutto del programma « Help to buy » lanciato dal governo a inizio primavera, che ha migliorato la fiducia e i consumi La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.. 1 novembre 2013 interni. Tuttavia, è legittimo interrogarsi sull’opportunità – nel medio/lungo termine – di rilanciare un’economia indebolita dallo scoppio della bolla immobiliare facendo leva sulla sottoscrizione di mutui immobiliari. Comunque, nel breve termine questo programma si è dimostrato efficace e nel 2013 ha permesso al Regno Unito di registrare una reale accelerazione della crescita. In Svizzera, le statistiche sull’inflazione di settembre hanno confermato le dichiarazioni della BNS circa l’assenza di rischio inflazione per la Svizzera: il tasso d’inflazione, a -0,1%, à rientrato in territorio negativo. Giappone Dopo la pausa dell’estate, gli indici giapponesi di attività e della fiducia sono tornati su una traiettoria al rialzo. Questo dimostra che l’impulso dei programmi economici del governo ABE e dalla Bank of Japan non si è esaurito, e che la terza economia mondiale continua a cavalcare una dinamica positiva. Il tasso d’inflazione accelera secondo i piani della BOJ (con l’obiettivo del 2% a fine 2014). In settembre ha segnato una nuova progressione all’1.1%. Per il momento, tutti gli indicatori mostrano un andamento in linea con il piano di uscita dalla deflazione definito all’inizio dell’anno. Economie emergenti Per la seconda economia mondiale, la terza sessione plenaria del 18° Comitato centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), in agenda a metà novembre, sarà l’evento chiave degli ultimi mesi dell’anno. Infatti, la riunione sarà seguita con grande attenzione dagli investitori in cerca di spunti sulla road map dei prossimi 5 anni in Cina. Il piano di sviluppo è definito dal nuovo establishment cinese con l’obiettivo principale di promuovere il ribilanciamento dell’economia, trainata finora dalle esportazioni, verso un modello sempre più orientato verso la domanda interna, cercando gradualmente – senza sterzate violente – di correggere gli eccessi del passato. Il mercato si concentrerà in particolare sulle riforme fiscali o legate al sistema finanziario, con la speranza che il governo vari nuove misure volte a correggere le due maggiori pecche del sistema cinese: lo « shadow banking » e l’indebitamento dei governi locali. Tanto più che la forte crescita del credito registrata negli ultimi mesi ha solo aggiunto olio sul fuoco, non essendosi riversata nell’economia reale. A fronte del forte aumento del credito, la crescita del PIL tende invece ad arenarsi. Sul fronte dell’immobiliare, i prezzi dall’inizio dell’anno continuano a correre, un fenomeno che disturba gli investitori che non sanno se temere una nuova bolla del settore, o invece rallegrarsi del fatto che uno dei principali motori della crescita cinese continui ad avere il vento in poppa. Il partito comunista dovrà quindi dimostrarsi prudente nell’annunciare e mettere in pratica il nuovo piano se vuole evitare che si verifichino nuove crisi di liquidità come quella di giugno, quando il tasso Shibor è schizzato alle stelle. Tirando le somme, la nostra impostazione resta prudente fino a quando le suddette riforme di grande respiro non saranno del tutto digerite, prima dal mercato e poi dall’economia. Infatti, è inevitabile che a breve termine il loro effetto sulla crescita sia frenante, per permettere ai fondamentali di rinsaldarsi nel lungo termine e di diventare più stimolanti. E’ probabile comunque che il processo di ribilanciamento della crescita e correzione degli eccessi del passato non avvenga senza scosse o richieda lungo tempo. La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.. 1 novembre 2013 Mercati Azionario Dopo un periodo d’incertezza per le tensioni politiche negli Stati Uniti (shutdown, discussioni sul tetto del debito), i mercati azionari sono ripartiti al rialzo. Le buone notizie dalle borse, con la ripresa del dialogo fra repubblicani e democratici, e la politica monetaria che resterà accomodante negli Stati Uniti ma anche nel resto del mondo, hanno contribuito ad alimentare il rimbalzo dei mercati dopo la seconda settimana di ottobre. Sul fronte congiunturale, i dati sono contrastati: il rallentamento della creazione di posti di lavoro e della ripresa dell’immobiliare ha spinto la Fed a mantenere in vigore il programma di acquisti mensili di attivi per 85 mld di USD. Gli operatori sembrano guardare oltre la stagione dei risultati, nell’insieme piuttosto deludente, per posizionarsi in preparazione del 2014, che dovrebbe portare una stabilizzazione delle tendenze in Europa e il perdurare del miglioramento negli Stati Uniti. Andamento del mercato azionario USA e del VIX (indicatore di volatilità) dall’inizio dell’anno percorso a zigzag, con il Topix che ha chiuso il mese sostanzialmente invariato. L’andamento settoriale è stato diversificato. All’interno del comparto ciclico, il settore automobilistico e le costruzioni hanno tenuto il passo, queste ultime sostenute dagli sviluppi positivi nel Regno Unito e anche in Francia. Al contrario, hanno deluso i titoli del settore chimico, penalizzati dai multipli elevati e dal rallentamento più forte del previsto del ritmo di crescita. Ancora delusioni sul fronte dei difensivi. I gruppi agro-alimentari soffrono del rallentamento dell’attività nelle regioni emergenti (volumi di vendita in calo, ritorno dell’inflazione) a cui si aggiungono le problematiche di regolamentazione, in particolare per i prodotti per l’infanzia in Cina (Danone). I titoli finanziari continuano invece a mettersi in luce. Ora che i bilanci sono risanati e il panorama obbligazionario resta favorevole, in particolare sul fronte del debito sovrano dei paesi periferici, gli operatori sono di nuovo pronti a posizionarsi. Nelle prossime settimane il clima dei mercati finanziari sarà influenzato dall’attualità economica, dalla stagione delle trimestrali e dalle notizie di politica monetaria. Dal canto nostro continuiamo a ritenere che il pragmatismo americano avrà la meglio sullo spirito battagliero delle varie fazioni politiche. Salvo incidenti di percorso, i mercati dovrebbero restare nel complesso bene intonati grazie al contesto tuttora molto favorevole sul fronte della liquidità. Obbligazionario I timori di paralisi economica negli Stati Uniti hanno turbato il mercato solo temporaneamente. Sullo sfondo della politica monetaria rimasta molto accomodante, le borse americane hanno ripreso a crescere verso i livelli massimi. Nell’ottica regionale, il mondo emergente e gli Stati Uniti dall’inizio del mese hanno segnato delle performance praticamente equivalenti (MSCI Emerging markets +4.6% in monete locali, S&P500 4.0%); sostenuti entrambi da prospettive di liquidità più favorevoli. I titoli europei hanno proseguito la traiettoria in salita con una discreta progressione durante il mese (Stoxx600 +2.5% in monete locali) e una forte dispersione: i titoli dei paesi periferici continuano a registrare una netta sovra-performance (MIB +6.5% e IBEX35 +4.8% nel periodo di riferimento). Infine, i titoli giapponesi hanno seguito un Il movimento di flessione dei tassi d’interesse a lungo termine è proseguito nonostante l’accordo sul bilancio americano. Le prospettive della ripresa economica USA più deboli e il fatto che la Fed abbia rimandato l’inizio del tapering hanno pesato sui tassi di interesse a lungo termine. Infatti, nonostante il calo della disoccupazione al 7.2%, il livello più basso degli ultimi 5 anni, il dato sulla creazione di posti di lavoro è risultato inferiore alle previsioni (148.000 contro i previsti 180.000). Il consensus prevede che il « tapering » non inizierà prima della fine del primo semestre 2014. Su questo sfondo, il rally dei tassi senza rischio è proseguito, provocando una diminuzione al 2.50% del rendimento del buono del Tesoro a 10 anni, mentre l’omologo inglese oscilla intorno al 2.60% e il tasso tedesco si avvicina all’1.72%. La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA..