L`ambito territoriale casauriense

Transcript

L`ambito territoriale casauriense
4
L’ambito territoriale casauriense
Figura 1 La valle del Pescara nell’area di Casauria.
Rappresentazione tramite curve isogonotomiche. Riferimenti topografici e toponomastici:
1 - il Fossato; 2 - Fosso dei Colli; 3 - Fiume Pescara; 4 - canale idroelettrico (a luoghi in galleria); 5 Torrente Arolle; 6 - Castiglione a Casauria; 7 - Colle Grotta; 8 - Colle Rotondo; 9 - Fonte d'acqua
solfurea; 10 - Pescosansonesco Vecchio; 11 - Colle Giardino; 12 - Tocco da Casauria; 13 - Fosso
Buragna; 14 - Colle Viduno; 15 - Colle Carbone; 16 - Fosso Lama; 19 - gli Sterpari; 18 - Colle
Cantalupo; 19 - Convento dell'Osservanza; 20 - Fiume Pescara; 21 - Arolle piccolo; 22 - Torrente
Arolle.
Superate le Gole di Popoli il solco vallivo del Pescara si sviluppa in un
tracciato sinuoso, e sovente incassato tra ripide sponde (in particolare, nei pressi di
Torre de’ Passeri), fiancheggiato sulla destra idrografica da un canale idroelettrico, a
luoghi in galleria.
In quest’area, la rilevante emergenza storico-architettonica dell’abbazia di
San Clemente a Casauria si riflette, quale esito geografico e culturale nella
toponomastica attuale, sulle denominazioni di due comuni (e dei corrispondenti
centri capoluoghi) che si fronteggiano in sinistra e in destra idrografica: Castiglione a
Casauria (già Castiglione alla Pescara) e Tocco da Casauria1. Pertanto, i due comuni,
1
Tocco da Casauria, in precedenza soltanto Tocco, ha assunto l’attuale denominazione nel 1863; nello
stesso anno Castiglione alla Pescara si trasformava in Castiglione a Casauria.
L’intento celebrativo si coniugava con l’esigenza dopo l’unità d’Italia di evitare duplicazioni nei nomi
dei comuni, tollerate, invece negli stati preunitari. In merito, il Bertocchi (Bertocchi C., alla voce
Tocco Caudio, in Nuovo dizionario geografico universale, UTET, Torino, 1972) sottolinea nelle
5
unitamente a quello di Torre de’ Passeri (il cui abitato è contiguo all’abbazia),
costituiscono gli elementi dell’area o microregione di Casauria2.
In apparenza, sinistra e destra idrografica presentano fisionomie divergenti,
causa la forte evidenza visiva del piastrone di travertino, sul cui bordo occidentale
sorge l’abitato di Tocco, che può suscitare l’impressione (erronea di un terrazzo)
alluvionale.
In realtà, molti sono gli elementi comuni: dai motivi strutturali, rappresentati
dalle fronti di sovrascorrimento del Gran Sasso meridionale (nel caso di Castiglione)
e del Morrone (nei riguardi di Tocco), alla tormentata superficie topografica,
punteggiata da innumerevoli fenomeni di dissesto che hanno provocato in tempi
recenti l’abbandono totale o parziale dei centri storici di Pescosansonesco Vecchio,
nelle adiacenze di Castiglione, e di Salle Vecchio, in quelle di Tocco; dalla copertura
vegetale al substrato geologico, caratterizzato da indizi convergenti a indicare la
presenza di idrocarburi nel sottosuolo.
Indizi, però, che mentre nei dintorni di Tocco sono manifesti in superficie e
sono noti da secoli, altrove sono conseguenti alle campagne geologiche, finalizzate
alle ricerche di idrocarburi, che si sono svolte nel corso del Novecento.
In entrambi i casi, i bacini di due torrenti (l’Arolle e il Cigno) hanno
conquistato un’apprezzabile notorietà, anche in campo nazionale, all’epoca delle
ricerche più intense, ed hanno alimentato grandi speranze di sviluppo economico
autocentrato, grazie alla mobilitazione delle risorse minerarie, purtroppo in gran
parte deluse.
Tuttavia, proprio le potenzialità minerarie del territorio toccolano e dei
comuni limitrofi spinsero due illustri studiosi dell’Ottocento, il Tenore e lo Stoppani,
a compiere sopralluoghi sul terreno i cui resoconti presentano interesse non limitato
alla storia delle conoscenze naturalistiche. Specie gli scritti dello Stoppani,
illustrativi di Tocco da Casauria, assumono grande rilievo dal punto di vista della
geografia umana in quanto, salvo il lessico ormai desueto, si presentano come una
vivace monografia, descrittiva ed esplicativa, dello stato e delle prospettive di un
microambito locale, osservato nei suoi contesti geografici (la valle del Pescara, il
Mezzogiorno, l’Italia del secondo Ottocento).
Le pagine che seguono, per l’appunto, ripropongono il contributo dello
Stoppani, integrate da alcune note introduttive o di aggiornamento, con una duplice
motivazioni ufficiali della nuova denominazione le “tradizioni storiche del famoso e vicino tempio di
Casauria”.
2
Il toponimo Casauria, documentato sin dall’871 in un atto notarile dell’imperatore Ludovico II, è
antecedente al tempio e al monastero di San Clemente.
Circa l’origine del toponimo sono state avanzate diverse proposte tra le quali la più fondata appare
quella del De Giovanni (De Giovanni M, La terra di Casauria, il problema linguistico, in Vita nostra,
gennaio 1972, p. 3; le argomentazioni sono state dal De Giovanni riprese in numerosi studi
successivi). Casauria verrebbe dalla voce greca Kasaura, corrispondente all’italiano prostituta,
passata in latino ad indicare casa di tolleranza.
Al citato autore si deve anche un’attendibile interpretazione della voce Tocco, che fa risalire al latino
thocum per sella, con valore geomorfico (insellatura, ripiano).
6
finalità: la diffusione di un testo pervicacemente ignorato, o citato di seconda e terza
mano, da molti studiosi; la contestazione dello stereotipo paradigmatico del
determinismo ambientale assegnato in maniera troppo generalizzata agli scritti
geografici dell’epoca del nostro autore (in verità geologo di professione, ma geografo
a pieno titolo per tematiche ed approcci nella sua opera più nota, Il Bel Paese.
Figura 2 Assetto amministrativo dell’area di
Casauria.
A. Torre de’ Passeri; B. Castiglione a Casauria; C. Tocco
da Casauria.
Figura 3 Il contesto orografico.
1 - Conca di Ofena-Capestrano; 2 - Monte Picca;
3 - Torre de’ Passeri e Valle del Pescara; 4 Castiglione a Casauria; 5 – Monte Roccatagliata;
6 – Bussi sul Tirino e Valle del Tirino; 7 - Tocco
da Casauria; 8 – Monte della Grotta; 9 – Gole di
Popoli o di In tramonti scavate dal fiume Pescara;
10 – Popoli; 11- Monte Corvo; 12 – dorsale
Schiena d’Asino; 13 – valle del fiume Orte (o
Orta); 14 – Conca Peligna o di Sulmona; 15 –
Massiccio della Maiella.
I quadratini in colore indicano capoluoghi
comunali; i rilievi 2 e 5 appartengono alla sezione
meridionale del massiccio del Gran Sasso d’Italia;
i rilievi 8, 11 e 12 alla sezione settentrionale delle
Montagne del Morrone.
7
Il contesto locale
Tocco da Casauria ricade, da un punto di vista amministrativo, in provincia di
Pescara della quale occupa parte della sezione più interna in corrispondenza della
fascia di confine con la provincia dell’Aquila. Più in dettaglio, ha relazioni di
contiguità con il comune aquilano di Corfinio e con quelli pescaresi di Popoli, Bussi
sul Tirino, Castiglione a Casauria, Bolognano e Salle. Comuni sovente caratterizzati
da estese aree di montagna disabitata (non sempre sancita dall’ufficialità statistica).
Infatti, il contesto fisico è caratterizzato dalla presenza di due importanti
elementi orografici - il massiccio del Gran Sasso d’Italia, rappresentato dalla sua
sezione più meridionale, e le Montagne del Morrone – disgiunti dal solco vallivo del
fiume Pescara, rinserrato per un tratto considerevole nelle anguste e pittoresche Gole
di Popoli, o Tremonti (in passato era diffusa anche la variante In tramonti) in cui alle
linee idrografiche, naturali e non (i canali idroelettrici e l’acquedotto del Giardino), si
sovrappongono quelle viarie della statale Tiburtina Valeria, dell’autostrada e della
ferrovia che saldano l’Abruzzo marittimo a Roma.
Le Gole di Popoli3 presentano due tratti, distinti dalla confluenza nella
Pescara del fiume Tirino. Il tratto verso valle è orientato da ovest ad est e si sviluppa
tra i monti della Grotta e Roccatagliata; quello verso monte si sviluppa con
andamento meridiano tra la confluenza del Tirino e la periferia dell’abitato di Popoli.
All'imbocco delle gole dal lato di Tocco da Casauria spicca l'enorme e
caotico cumulo della grande frana che il 7 marzo 1905 si abbatteva dal Colle S.
Angelo (un contrafforte del Roccatagliata) sulla sottostante linea ferroviaria che,
sepolta, fu ricostruita alquanto più a valle. Al fine di stabilizzare le pendici della
frana fu impiantata una pinetina il cui maggiore interesse consiste nei tronchi d'alberi
nettamente piegati verso est ad opera del vento. Successivamente colpiscono gli strati
sottili, ritmici, che disegnano complesse ondulazioni, e di tanto in tanto le tracce di
antiche frane sottomarine (dumping), mentre la valle diventa sempre più angusta e gli
3
Caratteri e posizione delle Gole di Popoli sono state così descritte dall’Abbate (Abbate E, Guida
dell’Abruzzo, Club Alpino Italiano, Roma, 1903, pp. 288-289 della Parte II) agli inizi del Novecento,
in una Guida, fonte di preziose informazioni per quanti in seguito hanno scritto sulla geografia e sulla
storia dell’Abruzzo:
“Se da Popoli lo sguardo, vagando sopra monti d'ogni forma e d'ogni colore, si arrestava stanco stilla
pittoresca varietà della vegetazione che allieta la valle Peligna, appena oltrepassata questa città, non
trova altro panorama che le ripide, snelle e selvagge pareti di una stretta gola. Siamo nella gola di Tremonti, nodo importante. La gola è lunghissima e cessa solo poco prima di Tocco di Casauria, cioè
dopo circa 8 km. La via, che corre qui quasi parallela alla ferrovia, sta sempre sulla riva destra del
fiume, mentre la linea ferrata ora è sulla sinistra, ora è sulla destra. In questa gola sulla riva destra del
Pescara, viene a cessare il gruppo della Maiella, per la sua lunga cresta chiamata con nome
caratteristico Schiena d'asino, sulla quale passa il confine fra l'Abruzzo ulteriore II e l'Abruzzo
citeriore, schiena appartenente alla giogaia del Morrone, mentre dal lato opposto sorgono le ultime
pendici della giogaia del Gran Sasso”.
8
assi viari - strada statale, autostrada e ferrovia - sembrano quasi sovrapporsi al talweg
fluviale.
Figura 4 Sezione delle Gole di Popoli in corrispondenza del Monte della Grotta.
Rappresentazione con la tecnica delle isoipse lumeggiate; il nord è sulla sinistra di chi guarda.
Riferimenti toponomastici: 1 – Fiume Pescara; 2 – Autostrada; 3 – Statale Tiburtina Valeria; 4 – Rava
dell’Acqua; 5 – Monte della Grotta; 6 – Colle Sant’Angelo; 7 – Felceto; 8 – Solagna di Tocco; 9 –
Casello autostradale di Bussi-Popoli; 10 – Obico dell’Inferno; 11 – pendici di Punta di Colle; 12 Canneto.
Per le Gole di Popoli sono ipotizzabili più interpretazioni genetiche, giustificabili alla luce del complesso assetto litologico e tettonico che, pertanto, è
opportuno riassumere nei suoi elementi schematici.
Le bastionate calcaree dei massicci montuosi del Gran Sasso e del Morrone,
sovrascorse verso l'Adriatico, presentano localmente una discontinuità litologica in
corrispondenza del Roccatagliata: in pratica una fossa tettonica che consente alla
formazione marnosa-arenacea del Miocene, o molassa pontica, caratteristica della
fascia interna dell'avampaese adriatico abruzzese, di estendersi con continuità nella
valle del Tirino, dove è parzialmente obliterata da depositi travertinosi e alluvionali,
e da qui alla conca Peligna attraverso un angusto corridoio.
Le pile carbonatiche, oltre ad essere spazialmente discontinue, sono anche
interessate da un gruppo di faglie prevalentemente orientate NO-SE e da altre
dislocazioni - ora oblique ed ora normali rispetto alle precedenti - che finiscono per
originare caratteristiche gradinate tettoniche diversamente orientate, a luoghi
9
divergenti oppur convergenti. In particolare, dal solco del Tirino si elevano i gradini
del Castiglione e del Colle della Madonna, dalla conca peligna quelli che convergono
fino a originare il pilastro tettonico del Monte Rotondo, cui si contrappone la fossa,
poco pronunciata però, del Monte Corvo, limitata dalla Solagna di Tocco e.
dall'Obico dell'Inferno.
Si ricorda, infine, la faglia, ben riconoscibile per le miloniti esposte, che, in
destra idrografica, corre sul tratto più orientale delle gole di Popoli. È proprio
quest'ultima dislocazione che sembra essere responsabile del tracciato odierno
dell'asse fluviale, nel senso che lo stesso, a partire da una fase antecedente, sarebbe
stato guidato dalla faglia verso l'attuale talweg, a mano a mano che la tettonica
pliocenica sollevava i versanti vallivi.
Non sempre, però, la capacità erosiva in senso lineare del fiume è stata in
grado di compensare la velocità di surrezione delle pile carbonatiche, specie durante
le più intense crisi orogeniche, con le naturali conseguenze di episodi lacustri nelle
retrostanti conche di Ofena-Capestrano (bacino del Tirino) e Peligna (o di Sulmona)
e i relativi corredi di valli sospese, incarsite, e di depositi travertinosi.
La conca di Sulmona interessa in maniera più diretta il comune di Tocco per
la contiguità imposta dalle Montagne del Morrone, che si allungano per una ventina
di km e una larghezza di cinque, con orientamento NE-SO, caratteristico
dell’Appennino. Tali montagne, mentre delimitano il bordo orientale della conca di
Sulmona, segnano anche con la loro linea di cresta il limite amministrativo tra Tocco
e Corfinio e (in gran parte) tra Tocco e Popoli.
Le caratteristiche fondamentali del Morrone si colgono facilmente se si
richiama l’attenzione su una sezione disegnata dal Beneo (1948), riprodotta in figura
5: la struttura appare definita, ad occidente, da una faglia diretta e, ad oriente da una
faglia inversa, da intendersi come un vero e proprio fronte di accavallamento, dal
momento che si ritiene probabile un sovrascorrimento di alcuni km verso l’Adriatico,
pur mancando elementi per una valutazione più precisa.
Inoltre, la sezione pone in evidenza la natura calcarea del Morrone e il
sovrapporsi, ad oriente di formazioni più antiche su altre più recenti; nonché la
predisposizione al carsismo della sezione più elevata, con la conseguenza di copiose
sorgenti (quelle del Giardino, in particolare) sul bordo occidentale del rilievo e sul
greto del fiume Pescara in corrispondenza delle gole di Popoli (si veda la nota di
commento alla figura 5). Infine, la presenza di una serie dai molti termini, quella
chiamata dal Beneo argillosa-arenacea-puddingoide-gessifera, contribuisce a
spiegare la presenza di numerose sorgenti sulfuree (alcune sono segnalate nel bacino
dell’Arolle, proprio nell’area maggiormente interessata dalle manifestazioni di
petrolio).
Infine, sempre richiamando la sezione del Beneo, ben si comprende come
l’elevata permeabilità e percolabilità delle rocce calcaree, presenti nella porzione più
elevata del territorio toccolano, nei riguardi delle precipitazioni atmosferiche si
traduca in un reticolo idrografico ridotto, smembrato in tanti piccoli episodi: brevi
canaloni – quasi sempre asciutti, ingombri di detriti – che prendono il nome (diffuso
10
in tutto l’Appennino abruzzese, ma con frequenze molto elevate proprio nelle
Montagne del Morrone) di rave.
Al contrario, le linee idrografiche sono numerose e gerarchizzate in
corrispondenza della formazione argillosa ed arenacea. Tra esse i termini principali
sono i torrenti Arolle e Farfengo (che segna per un lungo tratto il confine con il
comune di Bolognano).
Figura 5 Sezione del Morrone secondo Beneo (1948)
1 Serie calcareo-dolomitica (Giuras, Lias, Cretaceo); 2 Serie breccioide-calcarea (Eocene); 3 Calcari
(Miocene); 4 Serie argillosa-arenacea-puddingoide-gessifera (Miocene); 5 Terreni lacustri; alluvioni
terrazzate.
Figura 6 Il Calaturo.
Rappresentazione con la tecnica delle isoipse
lumeggiate; orientamento convenzionale per la
direzione nord.
Riferimenti toponomastici:
1 Ravucella; 2 Pietra Colonna; 3 il Calaturo; 4
Pietrenza; 5 fonte Maddalena.
Il Calaturo indica sia il vallone che si interpone
tra gli scogli calcarei di Pietra Colonna (il
toponimo riflette efficacemente la configurazione
turriforme della superficie topografica) e
Pietrenza sia la contrada sulla sinistra della
figura, il bordo orientale del Morrone nei pressi di Monte Rotondo. Il nome Calaturo è in evidente
relazione con la mulattiera che permette di scendere (calare) dall’area montana culminale passando
per il canalone dianzi segnalato.
11
Terzo ambiente geolitologico da richiamare è il piastrone di travertino4
(esteso circa 4 kmq), sul quale sorge l’abitato di Tocco (vedi figura), che domina
dall’alto, intorno ai 320-330 m, la destra idrografica della valle del Pescara, con un
dislivello di circa 150 m e una scarpata d’erosione poligenica molto evidente,
modellata congiuntamente dall’erosione fluviale e da movimenti franosi ripetuti. Ad
essi si deve l’accumulo di frana che si allunga per circa 1 km tra i nuclei abitati di
Rovetone (a sud) e di Francoli (a nord) per una larghezza di 250-400 m ad est della
statale tiburtina Valeria.
Figura 7 Particolare del sito di
Tocco.
Rappresentazione tramite isoipse
(equidistanza 25 m) lumeggiate.
Riferimenti toponomastici:
1 Fiume Pescara; 2 canale
idroelettrico in destra idrografica; 3
Case Rovetone; 4 abitato di Tocco da
Casauria; 5 torrente Arolle; 6
convento dell’Osservanza; 7 Arolle
Piccolo; 8 Gli Sterpari; 9 vallone
della Grotta; 10 Colle d’Oro; 11
Monte della Grotta; 12 sorgente di
acqua sulfurea; 13 Colle Cantalupo.
Non sono stati disegnati, per non affollare eccessivamente il disegno, i nuclei abitati presenti nella
valle dell’Arolle (Case Pareti e Case Marano) e altre sorgenti di acqua sulfurea.
Un’altra lunga scarpata segna il limite della formazione di travertino a sudest,
est e nordest in corrispondenza dell’affaccio prima sull’Arolle Piccolo, poi sul
torrente Rio e, infine, sull’Arolle propriamente detto. Proprio in quest’ultima
sezione, per la precisione tra le Case Pettinelli e la statale, un esteso cumulo di frana
(circa 1 kmq), molto rimaneggiato e completamente recuperato agli usi agricoli.
Molto meno evidente è, invece, il limite meridionale del piastrone che si raccorda al
piede del versante settentrionale delle Montagne del Morrone5.
4
Minori depositi di travertino sono presenti intorno ai 1000 m di altitudine nella contrada i Tufarelli
(la voce tufo nel lessico locale indica il travertino).
5
È stato giustamente sottolineata dal Demangeot (DEMANGEOT J., Géomorphologie des Abruzzes
Adriatiques, Mem. Doc. Centre Rech. Docum. Cart. Geogr., 1965, pp. 301-302) la cintura di travertini
sui bordi dei rilievi abruzzesi.
In effetti, banconi di queste rocce di deposito chimico, da acque sovrassature di carbonato di calcio, si
rinvengono non solo nel comune di Tocco da Casauria, ma anche nei comuni vicini di Bussi sul
Tirino, Torre de’ Passeri e Roccamontepiano. Si tratta di rocce vacuolari e carsificabili la cui origine è
12
In questo ambiente torna a prevalere il deflusso sotterraneo delle acque
meteoriche, ma il fatto non implica una situazione di aridità geopedologica per i suoli
agrari che sostengono – oggi come ai tempi della visita dello Stoppani – un denso
uliveto, affiancato da apprezzati frutteti sul gradino che raccorda il bancone di
travertino al fondovalle dell’Arolle.
Tali frutteti trovano condizioni favorevoli non solo nella natura dei suoli ma
anche nel trovarsi al riparo del cosiddetto vento di Tremonti che soffia violento e
frequentissimo dalle gole di Popoli verso l’abitato del centro capoluogo. È questo
vento altra importante peculiarità ambientale che, negli anni Ottanta, ha spinto alla
costruzione di due impianti eolici per la produzione di energia elettrica, con dubbi
risultati in termini di costo6.
L’Abbate (Abbate E, 1903, p. 289 della Parte II) illustrava così il vento di
Tremonti: “In questa gola, o vado di Tremonti, richiama l'attenzione dei fisici un
fenomeno meteorologico, una marea aerea, detta colà pescarino. Il vado
fiancheggiato da aspri e alti monti, serve di conduttore al vento che vi si rinserra.
Questa corrente aerea è osservabile specialmente nei tempi sereni quando il vento di
E. spira la sera da Tocco verso la cascata di Bussi e continua così per quindici ore e
poi soffia per altre dieciotto ore in senso contrario dalla detta cascata a Tocco di
Casauria. La corrente è così sensibile che fa piegare gli alberi e produce suoni
armoniosi nelle case. […] Questa angusta gola di Tremonti, scavata nella roccia
calcarea, è sempre dominata da venti e nell'Abruzzo corre il detto Quando Tramonti
sta senza venti, il diavolo sta senza denti”7.
Il piastrone di travertino svolge un ruolo importante anche come acquifero. Il
fatto è documentato dal discreto numero di sorgenti, con portate superiori a 0.5 l/s,
che si rinvengono lungo i bordi dell’acquifero sia sul versante che si affaccia al
Pescara (Peschio, Lago, Rovitano, Taverna, Francoli, Ranalli e Campasi) sia su
quello prospiciente l’Arolle (Marano), con portate complessive intorno ai 20 l/s (per i
dettagli si veda la figura 10 e l’elenco riportato in calce alla suddetta).
relativamente recente: probabilmente si sono depositate durante fasi interglaciali con temperature di
tipo tropicale nel corso del Quaternario se si accetta la spiegazione climatica.
Tuttavia, la posizione ai piedi della muraglia del Morrone e la presenza di sorgenti di acqua sulfurea
sul bordo che si affaccia sull’Arolle, possono giustificare il contributo di fenomeni termominerali e di
salti idrici (travertino da cascata) nella formazione del travertino di Tocco.
6
L’elevata ventosità di Tocco da Casauria, proverbiale in Abruzzo, si spiega con il sommarsi delle
brezze (di monte e di valle) a venti variabili tra i quali si segnala il garbino, quale caratteristica
dell’intero Abruzzo marittimo, specie della valle del Pescara.
Il garbino è un vento caldo e asciutto, simile al fohn delle Alpi, che spira da sudovest.
7
La cascata di Bussi, già quando scriveva l’Abbate, non era più visibile quale conseguenza degli
impianti idroelettrici realizzati sul Tirino. Le informazioni riportate dall’Abbate circa la durata delle
direzioni del Pescarino rispecchiano le tradizioni popolari locali e non osservazioni anemometriche
puntuali.
13
Tuttavia, l’acquifero principale è indubbiamente il Morrone che, pur
privilegiando nel deflusso sotterraneo, per ragioni geolitologiche e tettoniche, il
versante che scende sull’abitato di Popoli (sorgenti del Giardino), coinvolge Tocco
con le ricche sorgenti di Tremonti (circa 260 l/s), sulla destra del Pescara (Gole di
Popoli) e con quelle, di gran lunga meno copiose, che sgorgano tra i 450 e i 700 m
(Lopio,Mantello, Vullano e Tucci). Eppure importanti nell’ambito strettamente
locale in quanto utilizzate per l’approvvigionamento idrico di Tocco.
Circa le condizioni climatiche vi è da dire che esse variano in maniera
rilevante da luogo a luogo in relazione al variare dell’altimetria, che risulta compresa
tra il minimo di 155 m, sul fondovalle del Pescara, al massimo di 1731 m (Monte
Rotondo sul Morrone). Pertanto, poiché la temperatura dell’aria mediamente
decresce di circa 0.6 gradi centigradi ogni 100 m, l’escursione termica può essere
apprezzata in circa 9.5 C°. L’altimetria, inoltre, influisce anche sull’ammontare delle
precipitazioni per la rilevanza che assumono nell’area quelle di tipo orografico,
enfatizzate dalla configurazione ad imbuto, rivolto all’Adriatico, del sistema MaiellaMorrone. Mancano, però, informazioni di dettaglio per l’assenza nel comune di una
stazione di rilevamento degli elementi climatici.
Circa il regime termico, le vicine stazioni di Caramanico (a quota 550 m) e di
Scafa (a quota 103 m) presentano medie mensili normalizzate indicative della forte
influenza del mare in ragione del sensibile divario tra le temperature medie dei mesi
autunnali rispetto ai corrispondenti mesi primaverili. Nel contempo, inducono a
ritenere che nell’area culminale del Morrone nei mesi di gennaio e febbraio le
temperature medie mensili siano inferiori a 0 C° con la conseguenza di frequenti cicli
di gelo e disgelo all’origine dei diffusi fenomeni crioclastici. Non meraviglia,
pertanto, l’estesa coltre detritica che si sovrappone alla roccia in posto in gran parte
della sezione montana del comune.
Figura 8 Il regime termico nell’area di Tocco
da Casauria.
Il grafico è stato costruito con i dati del servizio
idrografico (anno 1997; medie normalizzate) per
la stazione di Scafa e su stime dell’autore per
Monte Rotondo.
I numeri indicano i mesi dell’anno.
14
Passando alle precipitazioni, l’evidenza dell’effetto orografico si coglie con
immediatezza ponendo a confronto per l’anno 1997 (l’ultimo sul quale sono
disponibili i dati analitici): sono ben 500 i mm di pioggia in più rilevati a Salle
(1317.6 mm) rispetto a Scafa (816.2 mm) e oltre il doppio nei riguardi di Alanno
(708.6 mm). Quanto al regime, nel lungo periodo tutta l’area è caratterizzata da forte
concentrazione delle precipitazioni nei mesi autunnali (il mese più piovoso è quello
di novembre) e, per contro, da netta rarefazione nei mesi estivi, specie luglio ed
agosto, che però non si traduce in una condizione di aridità, salvo nei riguardi delle
colture ortive.
Figura 9 Il regime pluviometrico nella stazione
di Salle.
Il grafico è stato costruiti a partire dai dati
analitici diffusi dal Servizio Idrografico di
Pescara.
15
Figura 10 Carta idrografica schematica del comune di Tocco da Casauria.
Scala dell’originale 1: 75000.
I cerchietti indicano l’ubicazione delle sorgenti riconosciute dal Servizio Idrografico di Pescara per
portate superiori a 0.5 l/s; i numeri vicini ai cerchietti sono i codici delle sorgenti elencate nel seguito:
Quota Portata
in m
in l/s
255 150.00
Codice
1
Nome
Tre Monti I
Località
Tre monti
2
3
Tre Monti II
Tre Monti III
Tre monti
Tre monti
240
250
13.00
103.00
4
5
Lopio
Peschio
Lago
Rovitano
Taverna
Valle Lopio
Rovetano
463
230
7.50
12.20
Utilizzo
Irrigazione
Approvvigionamento
idrico Torre de' Passeri
Irrigazione
Approvvigionamento idrico
di Tocco da Casauria
Usi potabili e irrigazione
Rovetano
Francoli
250
230
3.67
0.80
Lavatoio
Uso potabile
6
7
16
Codice
Nome
Località
8
9
10
11
12
13
Francoli
Ranalli
Campesi
Mantello
Vullano
Tucci
14
15
Cardillo
Marano
Francoli
Campesi
Campesi
Fosso Cacagiallo
Piana Carluccio
Villa
Bosco
Cantalupo
Marano
Quota
in m
Portata
in l/s
240
220
275
750
690
660
3.15
0.50
1.00
Utilizzo
Fontana pubblica
Lavotoio
irrigazione
usi idrici locali
1.11
Approvvigionamento idrico
di Tocco da Casauria
520
286
1.74
1.10
Usi idrici locali
Uso potabile e lavatoio
Fonte dei dati: Ministero dei Lavori Pubblici, Le sorgenti italiane, vol. X, Abruzzo, Istituto Poligrafico
dello Stato, Roma, 1964, pp. 381-382.
La trama insediativa
La trama insediativa toccolana è caratterizzata dall’egemonia del centro
capoluogo, in cui si accentra tra l’80 e il 90% della popolazione residente (secondo i
censimenti effettuati tra il 1951 e il 1991; per i dettagli si veda la tabella), cui si
affiancano alcuni nuclei, in origine rurali, privi di una specifica fisionomia
urbanistica ed architettonica, salvo quello, del tutto speciale, dell’Osservanza (si
tratta di un antico convento francescano). L’elenco dei nuclei al censimento 1991 è
molto breve8: Francoli (83 ab. a 211 m di altitudine), e Rovetone (48 ab. a 218 m)
sul fondovalle del Pescara, e Marano (40 ab. a 297 m) su quello dell’Arolle.
Modesto, e in forte contrazione (salvo un modesto segno di ripresa tra il 1981
e il 1991), è l’insediamento in case sparse che conta per meno del 5% del totale. Il
fatto trova giustificazione nei caratteri culturali e geomorfologici dell’area. Culturali
nel senso che l’area si trova ai margini della grande regione mezzadrile (la mezzadria
è stata in passato la principale generatrice di questa modalità insediativa) che si
estendeva dalle Marche alle Colline Aprutine; geomorfologici, per il fatto che gran
parte del territorio comunale – grosso modo tutta quella oltre i 400 m – per la forte
acclività, i frequenti episodi di dissesto e la spessa coltre detritica, non è idoneo alle
attività agricole.
Circa il centro capoluogo del comune, dall’origine molto antica9, vi è da dire
che nella rappresentazione in piano si caratterizza per la tipica disposizione ovale,
8
9
I precedenti censimenti segnalavano i nuclei Righe, Pareti e Tremonti.
Sulle origini dell’abitato il Di Virgilio (in Chiarizia, 1990, p. 290), così annota:
17
con orientamento NS dell’asse maggiore, che si sviluppa attorno ai due principali
elementi di aggregazione, l’uno religioso, il Duomo (dedicato a S. Eustachio), e
l’altro civile, il palazzo castellato10, forse edificato sul sito di una preesistente
fortificazione11.
Il Chiarizia12 riassume in questi termini le peculiarità urbanistiche
dell’abitato:
“Il bordo esterno rappresentato delle case-mura ha subito notevoli
manomissioni, ma risultano ancora leggibili alcune bastionature. Lo sviluppo
successivo, in direzione sud-ovest, ha seguito una contro-inflessione delle trame
viarie, per cui l'edilizia si attesta ad arco, sul lato lungo, con una serie di case per lo
più a tre piani, di tipo "à blocco chiuso". Questa espansione è anch'essa racchiusa
entro le mura, di cui restano poche tracce:. alcune bastionature e una porta
d'ingresso. Una terza espansione, di tipo "lineare" si è verificata ancora più a sud,
in direzione del convento dei Francescani, isolato a sud, con chiesa molto semplice,
dalla copertura a capanna. Altro sviluppo, ma con disposizione a raggiera, si è
avuto a nord-est, con case tipiche del Pescarese, a schiera, intonacate. Prospicienti
al primo nucleo sono tre edifici ottocenteschi, di notevole impegno architettonico
Le notizie sulla fondazione del castello di Tocco risalente agli anni fra il 1016 e il 1019 ci vengono dal
Chronicon Casauriense. Gerardo di Rocco, signore del castello di Popoli aveva preso a censo dall'abate
Ponzio le ville e le curtes che il monastero di Casauria possedeva nel versante Teatino del monte Orsa.
[…]
Durante la dominazione normanna divenne parte della contea di Manoppello, di cui era signore
Boemondo di Tarsia. Nel periodo angioino furono signori di Tocco i De Plesciaco, venuti dalla
Provenza. Nel 1412 Alfonso V d'Aragona assediò e prese Tocco in cui erano signori i De Tortis.
Seguirono, poi, i Caracciolo, i d'Afflitto e i Pinelli fino all'inizio dell'Ottocento. Appena l'unità d'Italia fu
aggiunto al nome Tocco l'appellativo Casauria per tradizioni storiche del famoso e vicino tempio di
Casauria.
10
Il castello sorge nella parte più alta dell’abitato, detta appunto "Castelluccio". Costruito nel Duecento,
per ordine di Federico II, ma gravemente colpito dal catastrofico sisma del 1456, fu ricostruito dai De
Tortis, all’epoca signori di Tocco, quale Palazzo-Ducale.
Il castello ha impianto rettangolare con i quattro corpi di fabbrica disposti intorno al cortile, che occupa
la parte centrale. Le opere di difesa consistono in una muraglia realizzata con grossi blocchi di travertino
(il “tufo” locale) e in quattro torri-bastioni.
Elementi d’interesse architettonico e storico sono la cisterna in stile rinascimentale, al centro del cortile
interno; la prigione di rigore, detta "Lombardia", posta nel fondo del Torrione; l'ampio salone delle
armi sul lato orientale, la suggestiva cappellina sul lato sud e l'ambiente adibito a trabocchetto con
sottostante scala a chiocciola in pietra. Più ampi ragguagli in Di Virgilio (in Chiarizia, 1990, p. 290).
11
L’abitato è stato più volte danneggiato dai terremoti. Tra gli eventi più calamitosi si richiamano il
sisma del 1456, che provocò la morte di ben 350 abitanti, e quello (il cosiddetto terremoto di
Sulmona) che alle ore 21 del 3 novembre 1706 ridusse in macerie l’intero borgo e causò 83 vittime.
La successiva ricostruzione dell’abitato ha comportato la prevalenza della fisionomia settecentesca
nell’architettura degli edifici preesistenti il rinnovo e l’espansione nella seconda metà dell’Ottocento.
12
Chiarizia G., Centri storici: valori ambientali, urbanistici ed architettonici, in Chiarizia G. (a cura
di), Centri storici della Val Pescara dall’evo medio ai nostri giorni, CARSA, Pescara, 1990, p. 164.
18
sia nell'impianto che nelle soluzioni dei prospetti, fra i quali primeggia quello
centrale della famiglia”.
Figura 11 Assetto insediativo del comune
di Tocco da Casauria al censimento 1991.
1 Tocco da Casauria (34.04 ha); 2 Francoli
(0.6 ha); 3 Marano (0.6 ha); 4 Osservanza
(0.7 ha); 5 Rovetone (1.1 ha).
L’agro di Tocco da Casauria è
stimato in 2015.6 ha, cui vanno teoricamente aggiunti 913.1 ha di Monte Rotondo, area speciale del
tipo montagna disabitata.
La rappresentazione, per la sua peculiarità tematica, non pone in rilievo un aspetto
importante: la formazione sul fondovalle del Pescara di un edificato, a carattere prevalentemente
infrastrutturale per l’industria manifatturiera, lungo la statale Tiburtina Valeria, cresciuto durante
l’ultimo decennio nei pressi dei confini con i comuni di Torre de’ Passeri e Bolognano.
Il sito di Tocco da Casauria è, aspetto già richiamato, un piastrone di
travertino che ora si ripropone per il fatto che ha fornito, almeno fino agli anni
Settanta, il materiale da costruzione utilizzato nella generalità dei casi nella
costruzione delle abitazioni. In prosieguo di tempo, però, dismesse le piccole cave di
travertino, anche nel comune di Tocco le relazioni tra le nuove dimore e il substrato
litologico sono diventate sempre più labili.
In merito, è il caso di precisare che il rinnovamento del tessuto abitativo è
piuttosto modesto13. Infatti, secondo i risultati del censimento 1991, l’80% delle
13
Il modesto rinnovamento si spiega, almeno in parte, con l’esistenza di un apprezzabile numero di
abitazioni non occupate, circa un centinaio, che si addensano soprattutto nel centro capoluogo.
19
abitazioni occupate risalgono a prima del 1971 e addirittura circa il 40% a prima del
1919:
Età di costruzione Abitazioni
%
Prima del 1919
432 39.9
1919-1945
170 15.7
1946-1960
116 10.7
1961-1971
120 11.1
1972-1981
140 12.9
1982-1986
77 7.1
Dopo il 1986
29 2.7
Totale
1084 100.0
Figura 12 La montagna disabitata: Monte
Rotondo.
Scala dell’originale 1: 100000.
In occasione dei censimenti effettuati tra il
1951 e il 1991 è sempre stata riconosciuta nel
comune di Tocco da Casauria una frazione
geografica, o area speciale, del tutto disabitata
nel versante orientale Monte Rotondo (il
versante occidentale, parimenti disabitato,
ricade nel comune di Popoli), la sezione più
settentrionale delle Montagne del Morrone.
In realtà, l’area da doversi ritenere montagna
disabitata è molto più ampia e coincide,
grosso modo con quelle ricadenti nelle classi
31 e 32 (rispettivamente: foreste, vegetazione
arbustiva
ed
erbacea)
nella
carta
dell’utilizzazione del suolo.
La configurazione proposta in figura si
riferisce al censimento 1991, i cui risultati
assegnano una superficie di circa 913 ha all’area di Monte Rotondo, mentre circa 2016 ha sono
assegnati al territorio comunale in cui si distribuiscono le case sparse (44 abitazioni con 143 abitanti).
20
Tabella 1Elementi informativi caratterizzanti le località abitate al censimento 1991.
Tipo 1 = comune; Tipo 1 = frazione geografica; tipo 3 = centro capoluogo; tipo 4 = centro non
capoluogo; tipo 5 = nucleo; tipo 6 = case sparse.
Denominazione Tipo Sup in ha Alt.ne in
m
Ab. Maschi
2990.0 155/1731
Fam.
Ab.ni
Ab. / M/F in
ha
%
Ab / Ab.ni /
Fam. fam.
Tocco Di Casauria
1
3044
1485
1088
1220
1.02
95.3
Tocco Da Casauria
3
34.0
356
2730
1315
988
1119
80.19
92.9
2.8 1.121
Francoli
5
0.6
211
83
44
27
27 127.89 112.8
3.1
Marano
5
0.6
297
40
22
14
15
66.01 122.2
2.9 1.071
2.8 1.133
1
Osservanza*
5
0.7
375
3
3
Rovetone
5
1.1
218
48
29
15
15
42.03 152.6
4.04
3.2
1
Case Sparse
6
2015.6
140
72
44
44
0.07 105.9
3.2
1
Monte Rotondo
2
913.1 310/1731
* Il Convento dell’Osservanza, intitolata a Santa Maria del Paradiso, fu edificato nel 1477 sulle estreme pendici del Morrone in
un luogo in cui sorgeva un’antica chiesa rurale dedicata a San Flaviano.
Tabella 2 Quadro sinottico 1951-1991 delle località per tipo e frequenza di rilevamento.
Censimento
Denominazione
Tipo
51
61
71
81
91 Tot. Varianti
Tocco Da Casauria
1
0
1
1
0
0
2
Tocco Di Casauria
Tocco Di Casauria
1
1
0
0
1
1
3
Tocco Di Casauria
Monte Rotondo
2
1
1
1
1
1
5
Tocco Da Casauria
2
1
1
1
1
0
4
Tocco Di Casauria
Tocco Da Casauria
3
1
1
1
1
1
5
Tocco Di Casauria
Convento Osservanti
5
1
1
0
0
0
2
Osservanza
Francoli
5
1
1
1
1
1
5
Marano
5
1
1
1
1
1
5
Osservanza
5
0
0
1
1
1
3
Pareti
5
1
1
1
0
0
3
Quadri
5
0
1
0
0
0
1
Righe
5
1
1
0
0
0
2
Rovetone
5
1
1
1
1
1
5
Tremonti
5
0
0
1
0
0
1
Tocco Da Casauria
Convento Osservanti
14
Tabella 3 Dati retrospettivi 1951-1991.
Denominazione
Cens
tipo Altitudine Abitanti % com.
C. s. Tocco Da Casauria
1951 6
347
6.5
C. s. Tocco Da Casauria
1961 6
135
3.9
C. s. Tocco Da Casauria
1971 6
112
3.7
Istat
21
Denominazione
Cens
tipo Altitudine Abitanti % com.
Istat
C. s. Tocco Da Casauria
1981 6
112
3.6
C. s. Tocco Di Casauria
1991 6
140
4.6
Convento Osservanti
1951 5
380
12
0.2 Osservanza
Nu. s.: convento.
Convento Osservanti
1961 5
375
23
0.7 Osservanza
Nu. s.: convento.
Francoli
1951 5
210
150
2.8
Francoli
1961 5
211
121
3.5
Francoli
1971 5
211
105
3.4
Francoli
1981 5
211
107
3.5
Francoli
1991 5
211
83
2.7
Marano
1951 5
300
162
3
Marano
1961 5
297
56
1.6
Marano
1971 5
297
36
1.2
Marano
1981 5
297
37
1.2
Marano
1991 5
297
40
1.3
Monte Rotondo
1951 2 1732/550
Fraz. s.: mont. dis.
Monte Rotondo
1961 2 1731/310
Fraz. s.: mont. dis.
Monte Rotondo
1971 2 1731/310
Fraz. s.: mont. dis.
Monte Rotondo
1981 2 1731/310
Fraz. s.: mont. dis.
Monte Rotondo
1991 2 310/1731
A. s.: mont. dis.
Osservanza
1971 5
375
14
0.5 Convento Osservanti
Nu. s.: convento.
Osservanza
1981 5
375
4
0.1 Convento Osservanti
Nu. s.: convento
Osservanza
1991 5
375
3
0.1 Convento Osservanti
Nu. s.: convento.
Pareti
1951 5
300
104
1.9
Pareti
1961 5
316
56
1.6
Pareti
1971 5
316
16
0.5
Quadri
1961 5
218
26
0.8
Righe
1951 5
270
78
1.5
Righe
1961 5
286
34
1
Rovetone
1951 5
210
110
2.1
Rovetone
1961 5
218
68
2
Rovetone
1971 5
218
48
1.6
Rovetone
1981 5
218
42
1.4
Rovetone
1991 5
218
48
1.6
Tocco Da Casauria
1961 1 1731/155
3448
100 Tocco Di Casauria
Tocco Da Casauria
1971 1 1731/155
3064
100 Tocco Di Casauria
Tocco Da Casauria
1951 2 850/180
5362
100 Tocco Di Casauria
Tocco Da Casauria
1961 2 850/155
3448
100 Tocco Di Casauria
Tocco Da Casauria
1971 2 850/155
3054
99.7 Tocco Di Casauria
22
Denominazione
Cens
tipo Altitudine Abitanti % com.
Tocco Da Casauria
1981 2 850/155
3080
Tocco Da Casauria
1951 3
356
4399
82 Tocco Di Casauria
Tocco Da Casauria
1961 3
356
2929
84.9 Tocco Di Casauria
Tocco Da Casauria
1971 3
356
271
8.8 Tocco Di Casauria
Tocco Da Casauria
1981 3
356
2778
90.2 Tocco Di Casauria
Tocco Da Casauria
1991 3
356
2730
89.7 Tocco Di Casauria
Tocco Di Casauria
1951 1 1732/180
5362
100 Tocco Di Casauria
Tocco Di Casauria
1981 1 1731/155
3080
100 Tocco Di Casauria
Tocco Di Casauria
1991 1 155/1731
3044
100 Tocco Di Casauria
Tremonti
1971 5
220
13
Istat
100 Tocco Di Casauria
0.4
La dinamica demografica
I risultati dei censimenti della popolazione, che si sono susseguiti tra il 1861 e
il 1991, documentano per il comune di Tocco da Casauria una dinamica di lungo
periodo alquanto complessa, dal momento che si sono alternate tre fasi di crescita
seguite da altrettante di regresso. Tuttavia, nel complesso il trend è decisamente
involutivo se si raffrontano i 4733 abitanti del 1861 con i 3044 del 1991 quale
conseguenza delle due grandi stagioni migratorie. La prima, quella verso gli Usa
comportò tra il 1901 e il 1931 un saldo negativo netto di 891 residenti; la seconda,
quella poliorientata (soprattutto verso Roma, le regioni dell’Italia settentrionale,
l’Europa nordoccidentale e l’America Latina), è stata ancor più massiccia se si
richiama la contrazione netta di ben 2308 abitanti tra il 1951 e il 1971.
Negli anni successivi anche il comune di Tocco da Casauria ha beneficiato
del ritorno degli immigrati, il che spiega la lieve crescita nel decennio 1971-1981, ma
in misura piuttosto modesta. Nel contempo il deteriorarsi della struttura per età della
popolazione, fortemente invecchiata anche quale conseguenza del già richiamato
ritorno degli immigrati, ha comportato a partire dagli anni Ottanta l’affermarsi e il
consolidarsi di saldi naturali negativi.
23
7000
Sup in ha
2990
Censimento Abitanti
1861
4833
1871
4910
1881
5011
1901
5875
1911
5840
1921
5319
1931
4984
1936
5197
1951
5362
1961
3448
1971
3054
1981
3080
1991
3044
6000
Abitanti
5000
4000
3000
2000
1000
0
1861 1881 1901 1921 1941 1961 1981 2001
Anno di censim ento
Figura 13 Tocco da Casauria: Dinamica demografica di lungo periodo (Censimenti 1861-1991).
Tabella 4 Bilanci demografici annuali del comune di Tocco da Casauria 1985-1996.
N = nati; M = morti; I = iscritti; C = cancellati; P = popolazione a fine anno; SN = saldo naturale; SM
= saldo migratorio; ST = saldo totale.
ANNO
N
M
I
C
P
SN
SM
ST
1985
25
26
61
70
3'000
-1
-9
-10
1986
30
41
55
30
3'014
-11
25
14
1987
22
32
41
46
2'999
-10
-5
-15
1988
36
41
44
42
2'996
-5
2
-3
1989
26
44
60
50
2'988
-18
10
-8
1990
26
42
60
25
3'007
-16
35
19
1991
14
46
85
47
3'029
-32
38
6
1992
24
44
56
84
2'981
-20
-28
-48
1993
22
37
73
74
2'965
-15
-1
-16
1994
32
37
86
118
2'928
-5
-32
-37
1995
22
31
54
60
2'913
-9
-6
-15
1996
22
33
64
40
2'926
-11
24
13
24
Tabella 5 La struttura per età della popolazione residente al censimento 1991.
Indicatori
Scostamento totale dall'Italia
Maschi per 100 femmine
Maschi in % MF
Femmine in % MF
Pop (MF) 65+
Pop (MF) 0_14
Indice di vecchiaia
Indice di ricambio
Indice dipendenza
Indice di struttura della PA
Elemento
11.04
95.25
48.78
51.22
19.15
17.05
112.33
76.39
56.75
80.32
Italia
IR
94.31
48.54
51.46
15.32
15.87
96.57
75.78
45.33
82.54
101
101
100
125
107
116
101
125
97
80 +
70-74
60-64
50-54
40-44
30-34
20-24
10-14
0-4
Una suddivisione = 1%
13 PE Tocco da Casauria M
13 PE Tocco da Casauria F
Figura 14 Piramide delle età al 1991 per il comune di Tocco da Casauria.
25
La popolazione attiva e le attività produttive
La quota di popolazione attiva, al censimento 1991, è decisamente modesta
per il concorrere di due aspetti strutturali: l’invecchiamento della popolazione, che si
riflette nel 18% circa dei residenti qualificati dall’essere ritirati dal lavoro, e la sua
bassa femminilizzazione nei riguardi delle attività economiche che si riflette nel 15%
di casalinghe. Colpisce, inoltre, il numero dei non attivi privi di una specifica
collocazione nei raggruppamenti statistici ordinari.
Altra notazione negativa si coglie nella numerosità dei non occupati, tra i
quali predominano quelli in cerca di prima occupazione.
Tabella 6 Composizione della popolazione attiva al censimento 1991.
Attributo
N. attivi % pop Attributo
N. attivi % pop
Popolazione attiva: totale
1090 35.81 Prod e distrib di energia
17 0.56
_ in cond profess, occupati
927 30.45 Costruzioni
113 3.71
_ in cond profess, disoccupati
63
2.07 Commercio
186 6.11
Pop attiva: in cerca di prima occup
100
3.29 Alberghi e ristoranti
33 1.08
Popolazione non attiva: totale
1954 64.19 Trasporti
51 1.68
non attiva: Casalinghe
462 15.18 Intermediazione
11 0.36
non attiva: Studenti
300
9.86 Affari immobiliari
50 1.64
non attiva: Ritirati dal lavoro
544 17.87 P.A. e Difesa Assic. Soc. obbl.
71 2.33
non attiva: Altri
648 21.29 Istruzione
56 1.84
Popolazione attiva e non attiva
3044 100.00 Sanità e altri servizi sociali
86 2.83
Popolazione attiva in condizione
professionale
Altri servizi
27 0.89
Agricoltura
58 1.91 Servizi domestici
4 0.13
Pesca
0 0.00 Organizz extraterritoriali
0 0.00
Estrazione di minerali
2
0.07 Totale
990 32.52
Attività manufatturiere
225
7.39
Circa la popolazione attiva in condizione professionale gli aspetti di maggiore
interesse risiedono nella bassa quota (in riferimento al dato medio sia nazionale sia
regionale) attribuita alle attività agricole e nel sostanziale bilanciamento tra attività
industriali e attività di servizio. In entrambi i casi, però, se si scende nel dettaglio dei
vari comparti emergono indizi di modesti livelli di sviluppo. Infatti, in relazione
all’industria appare abnorme il peso del comparto Costruzioni, e, in relazione ai
servizi, quello del comparto, tipicamente banale, del Commercio.
Il confronto tra popolazione attiva e addetti nelle attività produttive porta a
rilevare, in contrasto con quanto finora rilevato, un aspetto positivo nel settore
26
dell’industria manifatturiera in quanto la differenza positiva tra addetti e attivi induce
ad apprezzare Tocco più quale destinazione di flussi pendolari e meno quale origine.
Si entra ora nel merito dell’utilizzazione del suolo per rilevare come,
nonostante la scarsa incidenza degli attivi in agricoltura, la fisionomia del paesaggio
agrario nelle sue grandi linee conservi i caratteri annotati dallo Stoppani nel 1864.
Infatti, quel che colpisce è il singolare contrasto tra il denso uliveto (circa 362 ha nel
1990), che copre il piastrone di travertino, e le desolate pendici del Morrone, specie
nelle contrade I Fossi e Sterpari (toponimo quanto mai espressivo).
Più in dettaglio, sulla scorta dei risultati del censimento agricolo 1990 (non
sono ancora disponibili i dati del censimento 2000) la fisionomia territoriale appare
caratterizzata dalla conduzione diretta del coltivatore di un insieme di 385 aziende,
che si estendono su una superficie di 1317 ha (sensibilmente inferiore a quella del
comune: 1990 ha), che si riduce a 660, se si ponte l’accento sulla SAU (superficie
agricola utilizzata, per la forte incidenza dei boschi (35% della superficie totale) e
delle superfici non utilizzabili causa la presenza di rocce o altri motivi (10%).
Modesta è anche la superficie destinata a prati permanenti e pascoli, appena 56 ha,
che spiega, unitamente ai 66 ha delle coltivazioni foraggere avvicendate, la scarsa
incidenza nell’economia locale dell’allevamento14.
Quanto ai seminativi (209 ha), richiamata la prevalenza dei cereali (73 ha), e
tra essi del frumento (58 ha), si segnala l’importanza delle coltivazioni ortive (34 ha)
nelle aree che possono avvalersi dell’irrigazione15.
Infine, si sottolinea l’assoluta prevalenza delle coltivazioni permanenti
nell’ambito della SAU. Esse si estendono su 553 ha, dei quali 67 a vite
(esclusivamente per uva da vino) e ben 135 a fruttiferi che rappresentano un tratto
peculiare, sia economico sia paesaggistico, di Tocco da Casauria.
In complesso, l’apprezzamento dell’utilizzazione attuale del suolo pur con
qualche aspetto positivo vede il prevalere di quelli negativi in ragione della
debolezza strutturale delle aziende se si tiene conto delle superfici complessive, e
ancor più di quelle effettivamente utilizzate, a disposizione. Infatti, dalla tabella che
segue nel testo si evince che l’assoluta maggioranza delle aziende, quasi il 70%, può
contare su meno di 1 ha di SAU; per conto meno del 4% ha a disposizione più di 10
ha, una soglia accettabile per discriminare le aziende in grado di inserirsi attivamente
nel mercato.
14
Secondo il censimento 1990 le 32 aziende con allevamenti avevano capi di bestiame consistenti in
170 bovini, 88 suini, 105 ovini, 15 caprini, 31 equini e 377 avicoli.
15
La superficie irrigabile, al censimento 1990, è stata stimata in 48 ha dei quali 25 effettivamente
irrigati.
27
Tabella 7 Classi di superfice delle aziende agrarie secondo il censimento 1990.
1- Classi di superficie totale
Senza terreno agrario
Meno di 1
1-2
2-5
5 - 10
10 - 20
20 - 50
50 - 100
100 ed oltre
Totale
2 - Classi di superficie
agricola utilizzata
Senza SAU
Meno di 1
1-2
2-5
5 - 10
10 - 20
20 - 50
50 - 100
100 ed oltre
Totale
Aziende
194
109
67
22
13
6
413
ST
92.98
151.69
206.88
152.36
192.88
174.92
1502.40
Aziende
ST
283 232.69
49 92.23
47 177.85
17 146.44
11 206.14
4 116.36
413 1502.40
SAU % aziende % ST % SAU
69.32
80.15
137.54
119.40
173.78
151.30
817.49
47.0
26.4
16.2
5.3
3.1
1.5
6.2
10.1
13.8
10.1
12.8
11.6
8.5
9.8
16.8
14.6
21.3
18.5
100.0 100.0
100.0
SAU % aziende % ST % SAU
112.81
64.28
141.05
117.09
183.40
112.86
817.49
68.5 15.5
11.9 6.1
11.4 11.8
4.1
9.7
2.7 13.7
1.0
7.7
13.8
7.9
17.3
14.3
22.4
13.8
100.0 100.0
100.0
La moderna industria manifatturiera si è affermata nel comune di Tocco
nell’ultimo quarto di secolo quando sono sorti alcuni impianti, sul fondovalle del
Pescara lungo la statale Tiburtina Valeria, in cui sono occupati circa 500 addetti.
Alla data del censimento 1991 il quadro analitico, nel dettaglio delle
sottosezioni di censimento, era il seguente:
Sottosezioni di censimento
DA Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco
DB Industrie tessili e dell'abbigliamento
DC Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari
DD Industria del legno e dei prodotti in legno
DE Fabbricazione di pasta-carta, carta e prodotti di carta; stampa ed editoria
DF Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento combust. nucleari
DG Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali
DH Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
DI Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi
DJ Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo
Addetti
43
3
0
2
7
0
0
16
25
273
28
Sottosezioni di censimento
Addetti
DK Fabbricazione macchine ed apparecchi meccanici; installazione e riparazione
0
DL Fabbricazione macchine elettriche e apparecchiature elettriche ed ottiche
53
DM Fabbricazione di mezzi di trasporto
47
DN Altre industrie manifatturiere
3
D Attivita' manifatturiere
472
I primi anni Novanta, secondo il censimento intermedio 1996, avrebbero
comportato un drastico ridimensionamento del tessuto occupazionale (che
conterebbe circa 200 addetti), ma in prosieguo di tempo si è verificata una vigorosa
inversione di tendenza. Da segnalare, per ultimo, la persistenza dell’industria del
Centerbe (sul fondovalle del Pescara nei pressi di Rovetone, dopo l’abbandono della
sede storica nell’abitato di Tocco), il liquore che tanto colpì lo Stoppani nel 1864.
Figura 15 Utilizzazione del suolo nel comune di Tocco da Casauria e aree contermini intorno al
1990.
11 = Zone urbanizzate; 12 = Zone industriali o commerciali e vie di comunicazione;
13 = Cave, discariche e cantieri;14 = Spazi verdi artificiali, non agricoli; 21 = Terreni arabili; 22 =
Colture permanenti; 23 = Prati; 24 = Zone agricole eterogenee; 31 = Foreste; 32 = Vegetazione
arbustiva e/o erbacea; 33 = Spazi aperti, senza o con poca vegetazione; 41 = Zone umide interne; 42 =
Zone umide marittime; 51 = Acque interne; 52 = Acque marittime.
29
Gli idrocarburi nel comune di Tocco da Casauria e aree
contermini
Le ricerche geologiche condotte nella prima metà del Novecento hanno
individuato diverse manifestazioni di idrocarburi. Quelle di maggior rilievo, secondo il
Beneo16 erano Monte Picca, Popoli e il bacino del torrente Arolle Piccolo. Nel primo
caso si tratta di un affioramento esteso poche diecine di metri sul versante occidentale
del citato rilievo, in territorio di Bussi sul Tirino, dove sono presenti calcari eocenici,
brecciati per la presenza di fratture multiple, longitudinali, nei quali il bitume
cementa ed impregna gli elementi delle brecce. Per il secondo si precisa che nelle
Gole di Popoli, 1 km. a valle della cittadina paese si nota che uno dei numerosi
gruppi di faglie, longitudinali e trasversali, che spezzettano le brecciole dell'Eocene,
presenta una modesta mineralizzazione bituminifera estesa per pochi metri che
cementa una breccia meccanica. Interesse presentano anche le argille
mioceniche(cave abbandonate 2 km. a NO dell’abitato di Popoli), ricche di cristalli
di selenite, che emanano forte odore di petrolio: si tratta di idrocarburi gassosi in.
relazione con una grande frattura trasversale che mette a contatto dette argille e le
sovrastanti molasse con calcari presumibilmente cretacei.
Per il bacino del torrente Arolle Piccolo si precisa che la sezione d’interesse è
quella che, sul versante orientale delle Montagne del Morrone, si estende tra Monte
della Grotta e Colle d'Oro, in territorio di Tocco da Casauria: “alla base del
versante orientale di Monte della Grotta, si ha una importante linea tettonica
longitudinale che rappresenta il limite dell'accavallamento sulla serie argilloso-molassica dei calcari terziari e secondari del Morrone; in certi tratti, lungo tale
linea, le arenarie ed i calcari sono fortemente impregnati di bitume e di olio. Alla
base orientale del Colle d'Oro si hanno due sorgenti naturali di petrolio: il
meccanismo di queste è semplice: l'acqua di due rami di un vicino torrente,
internandosi nelle cavernosità di cui sono affetti i calcari miocenici del Colle,
dopo un certo percorso nell'interno del monte, escono cariche del petrolio
(emulsione) che si aduna dalle profondità a mezzo di fratture in qualche serbatoio
naturale”17.
La prima perforazione meccanica nel bacino dell’Arolle, annota il
Catenacci18, “fu eseguita nel 186319 e altre ne seguirono; la produzione dai calcari
16
Beneo E., Note illustrative della Carta Geologica d’Italia, Foglio Sulmona, Istituto Poligrafico
dello Stato, Roma, 1948, pp. 28-29.
17
Sono queste le sorgenti di petrolio descritte con dovizia di particolari dallo Stoppani nella Serata
XIV del suo Bel Paese, riprodotta più avanti in questo testo. Il passo citato è in Beneo, 1948, p. 29.
18
Catenacci V., Note illustrative della Carta Geologica d’Italia, Foglio Lanciano, Nuova Tecnica
Grafica, Roma, 1974, p.72.
30
miocenici si aggirava sulle 80-100 t/a. Un secondo ciclo di ricerche iniziò nel 1927
con la perforazione di sondaggi esplorativi (Abbateggio 1, Lavino 1, Alanno 1) e di
altri pozzi di sviluppò a Tocco; da quest'ultimi si ottenne un incremento della
produzione fino a raggiungere il migliaio di t/a nel periodo bellico. Dopo una lunga
stasi con chiusura del campo, la ricerca divenne particolarmente attiva dal febbraio
1957, data della promulgazione della nuova legge sugli idrocarburi.
Tra le società ricercatrici vi furono 1'Agip-Mineraria tramite l'affiliata
Somicem, la Montecatini attraverso la Petrosud, e la Snia-Viscosa. I primi risultati
si ebbero nella zona di Alanno con i pozzi Cigno 1 (Petrosud) e Vallecupa 1 (Somicem), che sembravano promettere produzioni consistenti dai calcari miocenici.
Purtroppo le perforazioni successive, alcune spinte fino alle dolomie liassiche,
dimostrarano che si trattava in realtà di accumuli modesti. Anche i numerosissimi
sondaggi eseguiti negli anni seguenti in varie zone […], principalmente nella piana
compresa tra la Maiella e l'Adriatico, non hanno registrato risultati
economicamente rilevanti”.
Un discorso a parte meriterebbero le manifestazioni di asfalto nei vicini
comuni di Roccamorice e Lettomanoppello in quanto hanno consentito per oltre un
secolo la formazione di un distretto minerario importante, specie tra il 1900 e il
1950, sia sul piano occupazionale diretto, sia in relazione all’indotto nelle attività
di trasformazione e commercializzazione.
Le prime cave entrarono in funzione fin dal 1848 e ben presto si
trasformarono in vere e proprie miniere tramite trincee e gallerie che hanno fornito
ingenti quantitativi di rocce asfaltiche di buona qualità (l’asfalto contenuto nella
roccia si aggira tra il 10 e il 23%). Le miniere più note sono quelle di Fonticelle,
Fonte, Lettomanoppello, Cusano, San Giorgio20, Santo Spirito, Acqua Fredda,
Cese, Santa Liberata, Cunicello, San Valentino e Pratedonica.
Attualmente le attività estrattive sono fortemente decadute, tanto che al
censimento 1991 sono stati attribuiti una cinquantina di addetti (inclusi quelli
occupati nelle cave di gesso) all’insieme dei comuni dell’antico distretto minerario.
19
Il pozzo fu perforato secondo le indicazioni dello Stoppani.
In merito De Luca G, Di Giandomenico G e Martino N. (in Scafa 50 anni, Ceio Edizioni, Scafa,
1998, p.100) danno queste notizie:“La più importante delle sette miniere è quella di San Giorgio, il cui
asfalto si distingue per l'alto tenore di bitume che già a temperatura normale sgorga dalla roccia, esso
è nerissimo, denso e di ottima qualità pertanto adatto per tutti i lavori in asfalto compresso e fuso. […]
Alla miniera di San Giorgio si accede attraverso la galleria del Pilone di 1400 metri, che è arieggiata
dal pozzo Arno; esso si apre con una voragine di 3 metri, completamente rivestita di conci di pietra,
verticalmente è diviso in tre sezioni: due per la discesa e salita di benne metalliche per il trasporto dei
materiali, l'altra per l'accesso dei minatori”.
20
31
Tabella 8Addetti nelle attività estrattive 1951-1991 nei comuni del Distretto minerario della
Maiella settentrionale.
2020 2022 2024 2022 2024 2010 2022 2024 2022 2021 2024
Comune
51
61
61
71
71
81
81
81
91
91
91
Abbateggio
98
0
48
0
0
0
0
0
0
0
0
Bolognano
29
0
38
0
0
0
0
8
0
0
2
Caramanico Terme
4
0
10
0
7
0
0
10
0
0
3
Lettomanoppello
11
0
0
0
8
0
0
0
0
0
21
Manoppello
232
0 120
0
0
0
0
0
0
0
8
Roccamorice
36
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Sant'Eufemia a Maiella
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
San Valentino in Abruzzo Citeriore
27
0
14
0
27
0
0
5
0
0
28
Scafa
596
0
4
0 354
0
0 127
0
0
49
Spoltore
0
0
0
0
2
24
31
0
31
0
0
Tocco da Casauria
9
0
0
0
4
0
0
0
0
0
0
Torre de' Passeri
0
0
3
0
0
0
0
0
0
0
0
2010 Minerali metalliferi
2020 Minerali non metalliferi (solo per 1951)
2021 Carbon fossile, lignite e torba
2022 Petrolio greggio e gas naturale
2023 Uranio e torio
2024 Altri minerali
Figura 16 Lettomanoppello nel cuore del distretto minerario della Maiella settentrionale.
Rappresentazione tramite curve isogonotomiche. Riferimenti topografici e toponomastici:
1 - Fosso Pignataro; 2 - Cesa; 3 - Madonna della Conicella (chiesa); 4 - Grotta delle Praie; 5 - Fosso
Cusano; 6 - Colle Campione; 7 - Gesseto; 8 - Abbateggio; 9 - Valle Romana; 10 - Lettomanoppello;
11 - Colle degli Zingari; 12 - Saletto; 13 - Fiume Lavino; 14 - Fosso Macione.
32
Scheda sui pozzi petroliferi nel Novecento
Le ricerche di idrocarburi nel sottosuolo abruzzese si sono intensificate nel
corso del Novecento e possono essere ricostruite a grandi linee grazie alla banca dati
del Ministero dell’Industria. Da tale fonte si apprende che tra il 1927 e il 1998 sono
stati perforati ben 685 pozzi, 175 dei quali sui fondali del mare Adriatico al largo
delle coste abruzzesi (la ricerca in mare ebbe inizio nel 1964 quando l’AGIP perforò,
ma con esiti non produttivi il pozzo esplorativo Vasto Mare 1, profondo 1655 m).
Circa le perforazioni sulla terraferma, nel dettaglio delle province abruzzesi,
su tutte spicca quella di Chieti (258), seguita nell’ordine da quelle di Pescara (157) e
di Teramo (89), mentre poco significativa appare la provincia dell’Aquila in cui le
ricerche sono appena 6 in complesso.
Da un punto di vista temporale, riassumendo i dati con intervalli decennali si
nota un progressivo intensificarsi delle ricerche negli anni Cinquanta e Sessanta, una
brusca caduta nel decennio successivo seguita da una forte ripresa che documenta il
perdurante e consistente interesse delle società petrolifere verso il territorio
abruzzese, tuttavia, è il caso di precisare che l’attenzione si è progressivamente
spostata dalla terraferma verso il mare:
1927-1929 pozzi 1
1930-1939 pozzi 12
1940-1949 pozzi 23
1950-1959 pozzi 156
1960-1969 pozzi 117, dei quali in mare 9
1970-1979 pozzi 53, dei quali in mare 37
1980-1989 pozzi 156, dei quali in mare 76
1990-1998 pozzi 114, dei quali in mare 53.
In merito agli esiti delle perforazioni, le informazioni disponibili riguardano
soltanto 496 casi, dei quali 196 sono risultati con evidenza di gas, 83 di petrolio, 1
con indizi di gas, 1 con manifestazioni di petrolio, 4 incidentati o sospesi nel corso
delle perforazioni e ben 211 non produttivi.
33
Figura 17 Distribuzione dei pozzi per idrocarburi perforati nella regione Abruzzo e tra il 1927 e
il 1998.
In figura sono indicati sia i pozzi sulla terraferma sia sui fondali dell’Adriatico.
8'000
Profondità in m
7'000
6'000
5'000
4'000
3'000
2'000
1'000
0
100
200
300
400
Rango per profondità crescenti
M are
Terraferma
Figura 18 Profondità dei pozzi per la ricerca di idrocarburi.
500
600
34
Figura 19 Pozzi per la ricerca di
idrocarburi perforati nel comune di Tocco
da Casauria e limitrofi tra il 1927 e il
1998.
Spiccano in figura due elementi principali: il
primo, nell’assoluta prevalenza delle
perforazioni nel comune di Alanno (bacino
del
torrente
Cigno);
il
secondo,
nell’addensarsi delle ricerche moderne, per
quel che riguarda Tocco da Casauria, proprio
nei luoghi descritti dallo Stoppani.
Per indicazioni sommarie circa le profondità,
gli esiti minerari e l’anno di perforazione dei
pozzi, tutti eseguiti dalla società AGIP si
rinvia al prospetto che segue.
Anno
1934
1938
1936
1937
1940
1937
1941
1941
1941
1941
1938
1939
1941
1938
Profondità in m
Esito
876 non produttivo
sconosciuta
non produttivo
107
petrolio
221
petrolio
143
petrolio
182
petrolio
147
petrolio
279 non produttivo
149
petrolio
187
petrolio
280 non produttivo
200
petrolio
147
petrolio
124 non produttivo
Anno
1943
1942
1943
1942
1942
1943
1943
1943
1943
1943
1943
1956
1956
1956
Profondità in m
Esito
89
petrolio
343
petrolio
233 non produttivo
143
petrolio
139 non produttivo
157
petrolio
391
petrolio
159 non produttivo
154 non produttivo
402 non produttivo
77 non produttivo
768
petrolio
8 sconosciuto
120 sconosciuto