castiglione a casauria

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castiglione a casauria
CASTIGLIONE A CASAURIA
l’azienda
L’azienda agricola Angelucci avvia l’attività nei primi anni del 2000, ampliando le tenute di famiglia con l’obiettivo di
sviluppare il progetto di recupero del Moscatello di Castiglione a Casauria, un antico vitigno a rischio di estinzione,
che può essere considerata la più antica varietà documentabile in Abruzzo.
Il primo impianto di vigneto ha finalità sperimentali, che consentono all’Agenzia regionale per i servizi di sviluppo agricolo
di portare a conclusione un lungo lavoro di ricerca genetica e di sperimentazione per la selezione clonale di moscato
denominato “biotipo casauriense”.
Oggi questo clone di Moscatello di Castiglione è coltivato in oltre venti ettari distribuiti in pochi grandi appezzamenti
tra le contrade Coste San Felice e Colle delle Forche di Castiglione a Casauria e Vicenne di Tocco da Casauria,
insieme a una piccola quota delle varietà tipiche montepulciano e pecorino.
Gli impianti utilizzano il sistema della controspalliera a guyot con una densità di circa 4500-5000 ceppi per ettaro su
terreni di medio impasto argilloso-calcareo, esposti a sud-sud est con un’altitudine variabile tra 250 a 350 metri
sul livello del mare, parte dei quali realizzati dopo una straordinaria opera di terrazzamento dei ripidi pendii collinari.
Le operazioni agronomiche, così come quelle enologiche, in virtù delle particolari condizioni microclimatiche della zona,
prevedono l’utilizzo di metodi di lavorazione a bassissimo impatto, dalla concimazione organica dei terreni alla lotta
integrata per la difesa fitosanitaria.
La nuova cantina, disposta su tre livelli, è situata sulla parte più alta delle proprietà aziendali e consente di girare lo
sguardo sui vigneti, sulla valle del Pescara e delle Gole dei tre monti.
la storia del
Moscatello di Castiglione
La produzione del Moscatello di Castiglione può farsi risalire con ogni probabilità alla seconda metà del ‘600, come risulta
da numerosi documenti del XVIII secolo. La prima testimonianza è rintracciabile nel Libro degli affitti, case e vigne, adoa
dell’Illustrissima Camera Baronale di Castiglione alla Pescara del 1747 dove si riporta che tali Pietro Cristallini e Gesmino
Gesmini pagavano l’affitto “per il Moscatello alle Coste di San Felice”. In maniera più incisiva Filippo Fasulo di Napoli,
impegnato a valutare a fini essenzialmente fiscali e nell’interesse statale, il feudo della famiglia de Petris-Fraggianni
situato in Castiglione alla Pescara (diventata Castiglione a Casauria nel 1863), scrive nel 1766 che “Vi è in tempo di estate
la vendita di moltissimi frutti gentili ed un Moscatello di buonissima qualità, che si trasporta fino all’Aquila, donde
ne riportano una considerevole somma di denaro ogni anno”.
Notazioni analoghe, rinvenute anche in atti notarili, si ripetono negli anni immediatamente successivi e consentono di
individuare altre zone di produzione e il loro pregio - Coste di San Felice, Costa delle Forche, Vicennola, Fornaca – ma anche
l’importanza economica che questo vino riveste per il territorio, almeno fino ai primi venti anni del 1900.
Dopo la fillossera e il fenomeno della forte emigrazione all’estero di molti abitanti dell’Abruzzo, il Moscatello di Castiglione
a Casauria è rimasto comunque coltivato in piccolissimi appezzamenti non professionali, destinati al consumo familiare,
in particolare in occasione della festa del patrono S. Biagio. Solo grazie all’opera di sensibilizzazione svolta dal Consorzio
di Tutela costituito nel 2003, al lavoro di sperimentazione svolto dall’Arssa e favorito da alcuni produttori supportati dalla
preziosa documentazione storica dello studioso Antonio Alfredo Varrasso, è stato scongiurato il rischio di estinzione per
quello che è considerato non solo un patrimonio della viticoltura regionale ma anche un importante simbolo di
un’identità sociale e di conservazione di antiche tradizioni produttive.
il territorio
I vigneti dell’azienda agricola Angelucci si estendono all’interno dei comuni di Castiglione a Casauria e di Tocco da
Casauria, due antichi borghi perfettamente conservati che rientrano rispettivamente nei territori del Parco nazionale del
Gran Sasso e del Parco nazionale della Maiella e che si affacciano, l’uno di fronte all’altro, sul fiume Pescara, il più lungo
d’Abruzzo (152 km) e il maggiore per estensione di bacino tra quelli a sud del Reno.
L’areale casauriense è famoso sin dall’antichità per le sue particolari condizioni pedo-climatiche, caratterizzate da
terreni mediamente sciolti, dalla costante presenza di vento e dal notevole sbalzo termico tra il giorno e la notte che
consentono ai vigneti non solo di “respirare” dopo aver accumulato calore, ma anche di non trattenere umidità e di
favorire la lunga maturazione e l’appassimento delle uve sulla pianta.
Situata all’ingresso est delle famose “Gole dei tre monti”, che il fiume ha scavato tra le rocce calcaree, questa zona è
stata sempre considerata strategica perché passaggio obbligato tra le zone montane e il mare: un tempo solcato da uno
dei principali tratturi che da L’Aquila conducevano le greggi verso l’Adriatico, ma anche via di comunicazione per quanti
commerciavano con l’Oriente e per i viandanti diretti al Santo Sepolcro di Gerusalemme, poi affiancato dall’antico tracciato
della via Tiburtina Valeria e oggi dall’autostrada A25 Roma-Pescara.
Qui dall’anno 871 si erge la straordinaria Abbazia di S. Clemente a Casauria, voluta e protetta dall’imperatore d’Italia
Ludovico II e dai suoi successori in quanto considerata prezioso avamposto del dominio franco nell’Italia meridionale,
tanto che la sua influenza culturale e la sua giurisdizione economica le consentirono di essere equiparata per importanza
all’Abbazia di S. Vincenzo al Volturno e a quella di Montecassino.
Oltre a castelli, chiese ed eremi di straordinaria suggestione, la media valle del Pescara offre un paesaggio davvero
affascinante anche dal punto di vista naturalistico, con una vegetazione prevalentemente boschiva, habitat naturale
per la fauna tipica del luogo, come il lupo appenninico, il cinghiale, l’aquila reale e il falco pellegrino, dei quali non è raro
trovare traccia nei vigneti.
il vitigno
Se alle evidenti particolarità della zona si aggiungono i caratteri distintivi del Moscatello di Castiglione, si comprende
come sia così indissolubile il legame tra questa piccola porzione di territorio e il vitigno e il vino che vi si coltiva e si
produce sin dal medioevo, e che oggi finalmente tornano a essere riscoperti in tutto il loro autentico valore.
Si tratta del clone “biotipo casauriense” (Uba-Ra-Mo 16, recentemente approvato dal Ministero delle Politiche agricole
e forestali) individuato e selezionato in agro di Castiglione a Casauria, dotato di un grappolo di peso medio-basso, non
eccessivamente compatto e con acino medio piccolo, che consente di raggiungere naturalmente un elevato grado di
maturazione della bacca.
Grazie a un’attenta gestione delle fasi della maturazione e dell’appassimento nelle uve di Moscatello di Castiglione
è possibile al contempo conservare adeguati parametri di acidità e ottenere livelli superiori allo standard sia per il tenore
zuccherino sia per il contenuto terpenico che, da soli o combinati tra loro, influiscono sui profumi aromatici tipici della varietà
moscato.
L’arrivo della vendemmia per la famiglia Angelucci è considerato un vero e proprio rito che, fatte salve particolari condizioni
dell’annata, comincia dalla metà agosto con la verifica quotidiana della maturazione dell’uva nelle diverse ubicazioni dei
vigneti, prosegue con l’opera di schiacciamento manuale del picciolo per avviare il periodo di appassimento sulla pianta
nell’ultima decade del mese, e si conclude nella prima metà di settembre, nelle prime ore del mattino, con la delicata
raccolta manuale dei grappoli per passaggi giornalieri successivi a seconda del grado di appassimento, deposti in
cassette da 3/5 kg., con una resa di uva che non supera 80 quintali per ettaro e una resa in vino di circa il 40%.
il vino
In base alla posizione, alla diversa età dei vigneti e della maturità dei grappoli prima dell’appassimento,
l’uva viene portata in cantina per un’ulteriore selezione e destinata a due differenti tipologie di
vinificazione: una parte viene pressata in atmosfera inerte (con azoto) affinché siano preservate le
sostanze aromatiche e la fragranza tipiche del vitigno. Il mosto ottenuto è decantato e avviato alla
fermentazione a temperatura controllata tra 15 e 16 °C con lieviti selezionati. L’altra parte delle uve è
sottoposta a macerazione pellicolare pre-fermentativa, ossia a contatto con le bucce per 24-48 ore a circa
8 °C, quindi leggermente pressata e avviata alla fermentazione, fino ad ottenere il tenore di zuccheri
voluto. Il vino è poi travasato e affinato per circa 6 mesi in acciaio.
MOSCATELLO PASSITO COLLINE PESCARESI IGT 2009
scheda di degustazione
Vista Colore giallo paglierino intenso e brillante con riflessi dorati vivaci.
Olfatto Si riconoscono sentori floreali di gelso e di sambuco, di fiori di acacia e di ginestra, e sentori fruttati di
pesca e melone bianco, mela golden e cedro candito su uno sfondo leggermente iodiato.
Gusto Al palato ha un ingresso morbido e si avvertono subito sensazioni di agrumi e di ananas maturo con una
buona sapidità minerale, continua e raffinata. Si apprezza un buon equilibrio fra rotondità e spina acida
che sostiene a lungo la parte centrale della bocca, con note di frutto della passione e di zenzero e, nel
finale, sottili ricordi di menta e di radice di liquirizia. Il retrogusto è piacevolmente mandorlato.
Abbinamenti Per la sua struttura questo vino può accompagnare i classici dessert della tradizione italiana, ma anche
formaggi stagionati ed erborinati, particolari preparazioni con foie gras e con carni bianche.
Azienda Agricola AngeluccI s.r.l.
Contrada Vicenne, 7 - 65020 Castiglione a Casauria (Pe)
ABRUZZO - ITALY
Ph.: +39.085.7998193 - Fax +39.085.7998194
www.angeluccivini.it - [email protected]
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