“l`arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non

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“l`arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non
“l’arte non riproduce ciò che è visibile,
ma rende visibile ciò che non sempre lo è”
Paul Klee
Questa frase, letta per caso una ventina di anni fa, fu come una illuminazione,
che mi permise di integrare l’esperienza di psicoterapeuta con quella di
“artista”. La mia ricerca nell’ambito della danza e del movimento, da un lato, e
delle arti pittoriche e plastiche, dall’altro si incontrarono creativamente con la
mia formazione psicologica e psicoanalitica.
Nella dimensione artistica utilizziamo la creatività, che ci permette di
comprendere e comunicare le nostre emozioni e di dar loro un significato,
trasformandole in strumenti di dialogo ed esperienze da condividere.
Nella dimensione psicologica, come ci ricorda D. Winnicott (pediatra e
psicoanalista, 1971): “perché la vita valga la pena di essere vissuta occorre una
dose di appercezione creativa, quell’atteggiamento nei confronti della realtà
che affronta ogni cosa con curiosità, stimolato dal nuovo e dall’inconsueto”.
Fu così che non sentii più separate le mie due identità di psicoterapeuta ed
artista ed iniziai a sperimentare nel mio lavoro e anche nella vita questi
differenti linguaggi espressivi.
Rivalutai l’etimo della parola arte, che designava l’abilità materiale o spirituale
di una persona, le sue qualità e conoscenze. Arte che rimanda a una radice
indoeuropea indicante un’azione volta a ordinare, articolare; dalla medesima
radice origina anche “rito”, nel senso proprio di azione ordinatrice.
La pratica dell’arteterapia è proprio un continuo attraversamento di ordine e
caos volto ad ampliare la nostra conoscenza.
E’ una disciplina che, utilizzando le tecniche e la decodifica dell’arte
grafico-plastica, ha l’obbiettivo di ottenere da chi la utilizza manufatti che
racchiudono pensieri ed emozioni che, messi in gioco nella relazione, diventano
simboli comunicabili.
Ho fatto per molti anni l’assistente in gruppi di arteterapia condotti da
arteterapeuti molto esperti, fino a quando mi sono sentita di camminare da
sola in questa meravigliosa esperienza di incontro con le persone e con la loro
naturale espressività.
Ho continuato a lavorare per affinare le mie capacità di ascolto e ho trovato un
valido aiuto nella meditazione, nello yoga e soprattutto nella pratica della
danza sensibile di Claude Coldy.
Nonostante la parola, l’arteterapia può essere usata anche in ambiti di
normalità e benessere e non solo come aiuto a situazioni francamente
patologiche.
Io l’ho sperimentata nell’ambito della formazione: con studenti di scuole
superiori e di specialità post-universitaria; con infermieri di un ospedale; con un
gruppo di attori e con persone comuni in un centro ad Ischia, in integrazione
con una proposta di shatzu e do-in.
A breve terrò un workshop nella natura intitolato “movimento sensazione”
offerto a persone variamente interessate a questa esperienza di ricerca ed
espressione di sé, attraverso il linguaggio delle sensazioni e delle associazioni
libere, condensate in immagini.
“Va bene che tu ora non sappia… l’immagine arriverà da sola: lasciala arrivare…”
L’arteterapia utilizza tutti i linguaggi analogici che fanno parte degli esseri
umani (movimento, immagini, scultura, danza, teatro, scrittura, poesia...) e può
offrire, attraverso le sue proposte, condizioni favorevoli a sostenere e fortificare
il nostro processo creativo, la nostra capacità di trovare risposte nuove a
situazioni nelle quali ci troviamo incastrati.
Il lavoro di gruppo con l’arteterapia è un’altra risorsa interessante: l’opera del
singolo si incrocia con quella degli altri e l’eco delle diverse immagini
costruisce una storia che parla ad ognuno, aprendo spesso orizzonti
sconosciuti.
La formazione personale in gruppo analisi e psicodramma mi ha sicuramente
sostenuto nella capacità di condurre i gruppi di arte terapia, garantendo ai
partecipanti un terreno fertile e sicuro di ascolto di sé attraverso la gruppalità.
L’arteterapia è uno spazio libero dal giudizio che permette di sperimentare un
viaggio dentro di sé, dando forma ad immagini, forme, colori, movimenti non
programmati, ma forse autentici.
L’arteterapia ci pone di fronte alle nostre opere che si susseguono nel tempo e
che restano a testimoniare qualcosa delle nostre sensazioni, percezioni,
emozioni, fantasie, diventando una possibilità di racconto e confronto con gli
altri.
SIMONETTA COSTANZO