Arteterapia breve in adolescenza

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Arteterapia breve in adolescenza
Arteterapia breve in adolescenza
Simonetta Costanzo
“Perché creare qualcosa è così, una sorta di eco tra un creatore e un altro”
Introduzione
“L’eco risponde all’eco, tutto si ripercuote…”
(Bacon)
L’intento è quello di comunicare un'
esperienza sul campo, nell’ambito dell’arteterapia,
vissuta sia come strumento, essa stessa, di un processo formativo permanente per gli
operatori, caratterizzato dal riferimento teorico all’apprendere dall’esperienza (Bion 1972),
sia come una valida possibilità di realizzare un progetto terapeutico, in grado di integrarsi
con il lavoro degli altri professionisti di un Servizio di Neuropsichiatria Infantile.
L'
ipotesi è che lo spazio dell’atelier di arteterapia possa essere, sia per gli operatori, sia
per l’utenza una possibilità di conoscenza di sé e di creazione, aprendo nuove strade e
altrettante potenzialità.
La molteplicità degli incontri con gli altri e con noi stessi, attraverso il linguaggio analogico
dell’arte, in un eco di innumerevoli rimandi, sostiene il processo creativo e diventa così
strumento per apprendere dall’esperienza.
Pertanto vi faremo percorrere la storia, che ci ha portato alla realizzazione di quest'
atelier,
proponendola come metafora dell'
approccio metodologico, che noi riteniamo dover
caratterizzare l’atteggiamento dell’arteterapeuta o di chiunque si prefigga di instaurare con
l’altro una relazione di ascolto e di aiuto, in un setting preciso, ma non rigido e, soprattutto,
aperto alle numerose incognite, che ciascun incontro pone.
Dice D. Winnicott (1971): “E’ l’appercezione creativa, più d’ogni altra cosa, che fa sì che
l’individuo abbia l’impressione che la vita valga la pena di essere vissuta ".
Il processo formativo: dal bisogno e dall'
esperienza nasce un'
idea.
Dalla pratica quotidiana del lavoro clinico psicologico all’interno di un Servizio di
Neuropsichiatria Infantile emerge spesso il bisogno di trovare nuove modalità di approccio
alle diverse problematiche portate dai pazienti, che spingono gli operatori ad ampliare la
propria formazione, nella sperimentazione di diverse tecniche di cura. Così, infatti, c'
è
successo, incontrando le difficoltà, posteci dalla presa in carico degli adolescenti, che, per
le loro caratteristiche di rapporto ambivalente verso il mondo degli adulti, diffidenza nei
confronti di tutte le istituzioni, bisogno di sottolineare, anche con forza, la loro
indipendenza ci hanno da sempre reso molto difficile approntare un setting che garantisse
questa possibilità di incontro, ascolto ed aiuto, mantenendo sia la funzione di
sufficientemente buon contenitore, sia la necessaria fluidità, che permette all'
adolescente
di sentirsi accolto, ma non giudicato.
Dunque dal bisogno e dall’esperienza nasce una idea, una ricerca di nuove forme di
approccio al lavoro terapeutico: il progetto di un atelier di arteterapia.
Con questo spirito di ricerca inizio un’esperienza personale di laboratorio d’arteterapia,
nella quale sperimento una diversa dimensione relazionale, un setting, scandito da colori,
matite, fogli, forbici, colla, stimoli visivi, storie… Questa nuova modalità terapeutica entra
in contatto con il training personale, integrandolo e stimolando ulteriori curiosità. I
riferimenti culturali e teorici, relativi al lavoro clinico con bambini e adolescenti,
riemergono; la formazione gruppo-analitica, che vede l’individuo come una ricca
sommatoria di gruppalità interne, in relazione con il mondo esterno, trova interessanti
chiavi di lettura, soprattutto delle storie, emerse dai disegni, i riferimenti psicoanalitici
all’area Winnicottiana, che vedono il gioco e l’esperienza culturale e creativa come una
espressione dello spazio transizionale, che connette passato, presente, futuro,
assommando tempo e spazio, oggetto e soggetto, trovano una loro esplicitazione nelle
osservazioni fatte nei gruppi di arteterapia.
Il passo successivo diventa quello di abbozzare, sulla base di queste esperienze, un
progetto di laboratorio di arteterapia, collegato agli altri interventi ambulatoriali, che, con le
sue caratteristiche di setting, privilegi sia l’aspetto preventivo, sia quello terapeutico, con
l’obbiettivo di mettere in moto la parte sana della persona, lavorando sulle sue potenzialità.
Come arte s'
intende, infatti, un modo di esprimersi che privilegia non il linguaggio verbale,
bensì forme, colori, segni, utilizzati come strumenti per comunicare emozioni. Per tali
caratteristiche questo metodo di lavoro può essere funzionale alle modalità relazionali
degli adolescenti, per i quali è assai problematico elaborare le proprie emozioni e conflitti,
attraverso processi di mentalizzazione. Inoltre questa tecnica dà maggiori possibilità di
osservare i propri contenuti emotivi e mentali da una certa distanza, mediati dal prodotto
artistico e, pertanto, può essere un valido aiuto per l’adolescente, anche a limitare la
propria tendenza a passaggi all’atto.
Possiamo definire l’arte terapia, cui vogliamo fare riferimento, come l’uso della matita in un
contesto relazionale, con un suo setting specifico ed importante (costituito dal tipo di
materiale, dal tempo, dallo spazio, dal livello gruppale o individuale).
L’atelier diventa, così, l’offerta di una situazione di holding (D. Winnicott 1971), che
favorisce nell'
adolescente l’espressione e la scoperta consapevole delle proprie
potenzialità o degli ostacoli a loro: il processo creativo può diventare, così, uno strumento
per la conoscenza di sé.
La formazione procede con l’organizzazione di alcuni incontri di arte terapia aperti a tutti
gli operatori, condotti da un’arteterapeuta, finalizzati a un conoscere attraverso
l’esperienza, sia la tecnica, sia le possibilità terapeutiche di essa, per facilitare
l’inserimento di questa pratica all’interno della rete più ampia del lavoro diagnostico e
terapeutico del Servizio di Neuropsichiatria Infantile.
Successivamente, da questo grande gruppo emergono i due operatori del futuro atelier,
che continueranno il loro percorso formativo, imparando dall’esperienza del loro
partecipare attivamente come co-conduttori ad un gruppo di arte terapia, composto da
cinque ragazzi dai 14 ai 18 anni, condotto dall’arteterapeuta formatrice.
Il lavoro di osservazione partecipata e di riflessione sul materiale da loro stessi raccolto,
nonché l’analisi del controtransfert e delle modalità relazionali all’interno del gruppo ha
costituito la base formativa, che ha reso possibile ai due operatori di sperimentarsi nella
progettazione e nella realizzazione di un nuovo gruppo, questa volta condotto soltanto da
loro, con la supervisione dell’esperta arteterapeuta.
Ci è sembrato utile descrivere questi passi perché mettono in evidenza una metodologia di
formazione degli operatori di un servizio per la salute di tipo territoriale, caratterizzata oltre
che dall’apprendimento di teorie, da un approccio conoscitivo, basato sull’apprendere
dall’esperienza, utilizzando una sequenza formativa, che parte dalle conoscenze di base
(artistiche e psicologiche) e dagli interessi personali di ognuno, per raggiungere, attraverso
l'
osservazione, l'
esperienza sul campo e la supervisione, l’obbiettivo, in tempi non troppo
lunghi, di rendere capaci di progettare e condurre un atelier di arteterapia. D’altro canto,
anche le modalità di relazione utilizzate dall’adolescente all'
interno del gruppo sono
caratterizzate più dal fare esperienza, per poi comunicarla concretamente, attraverso
immagini, storie, ruoli giocati, o messi in scena che dall'
utilizzare parole o modelli
precostituiti.
Contesto istituzionale nel quale si inserisce il progetto di arteterapia
Il background sul quale sorge questo progetto è costituito dall’Unità Operativa di
Neuropsichiatria Infantile, all’interno della ASL 3 di Torino, i cui obbiettivi istituzionali sono
la prevenzione, diagnosi e cura di quadri sintomatologici, connessi alla psicopatologia, ai
disturbi neurologici e ai disturbi del linguaggio (organici o evolutivi). All’interno di questi
grandi obbiettivi sono strutturate strategie di intervento più specifiche, come, per esempio,
il Centro Ascolto Adolescenti, nel cui ambito si è inserito questo progetto.
Questo Centro offre un servizio di psicoterapia breve, focalizzata sulle problematiche
inerenti la crisi adolescenziale fisiologica, l’organizzazione di gruppi di ascolto e di
confronto per genitori di adolescenti e una consulenza per gli insegnanti od altri operatori.
La realizzazione di un atelier di arteterapia in tale contesto si è posta come obbiettivo
quello della prevenzione del disagio relazionale nella crisi adolescenziale e del sostegno ai
casi in cui è già rilevabile una difficoltà nell’ambito del rapporto con il mondo esterno, o
una psicopatologia della relazione e/o della comunicazione, anche su base organica.
Ci siamo proposti di fare sperimentare ai ragazzi una sufficientemente buona esperienza
di gruppo (parafrasando Winnicott), che li possa sostenere nel loro difficile cammino di
separazione-individuazione. Attraverso l’attività non-verbale del gesto pittorico e della
creazione artistica ed il rimando, anch’esso analogico, effettuato sia dai conduttori, sia dal
lavoro di costruzione della storia di gruppo, questo spazio diventa un possibile contenitore
della espressività dei ragazzi ed un sostegno alla loro capacità, a volte nascosta o inibita,
di trovare significati ai propri vissuti e fantasie. Inoltre, la possibilità di sperimentarsi in un
gruppo di pari incontra il bisogno, caratteristico degli adolescenti, di rispecchiarsi e di
trovarsi all'
interno del proprio mondo, dei propri modelli di riferimento e aggira le loro
resistenze rispetto al chiedere aiuto o a fidarsi di un adulto in una relazione duale.
Grazie all’esperienza diretta fatta da molti colleghi nei gruppi informativi d’arte terapia non
c’è stato difficile comunicare loro le modalità d’invio al nostro atelier e collaborare con loro
alla presa in carico dei ragazzi segnalati, attraverso un primo colloquio di presentazione e
di valutazione dell’utilità di un percorso come questo.
Terapia breve: il Setting
In base alle segnalazioni dei colleghi dei vari ambulatori distrettuali o dell’ospedale, tramite
colloquio, sono costituiti i gruppi, che seguono un criterio di equilibrio sia per età, che per
sesso.
Inoltre, si dà la possibilità alle famiglie e ai ragazzi, che lo desiderano, di conoscerci prima
dell’inizio del gruppo, per poter affrontare con loro eventuali curiosità, dubbi, perplessità.
Considerando sia le caratteristiche della nostra utenza (ragazzi tra i 13 e i 18 anni), sia il
contesto istituzionale (un Servizio Sanitario di Base), dislocato su un territorio, ricco di
problemi e richieste di aiuto, alle quali il personale sanitario, spesso, fatica a far fronte,
abbiamo strutturato i gruppi all’interno di percorsi, costituiti da cinque incontri, legati da un
tema che, come un filo rosso, li tiene insieme, dando loro un senso.
Alla base di questa scelta metodologica vi è altresì la considerazione della tipicità della
personalità dell’adolescente e del suo rapporto con il mondo degli adulti, caratterizzato da
rapidi passaggi da una eccessiva dipendenza ad un altrettanto eccessivo bisogno di
trasgressione e fuga. Il tempo e lo spazio dell’adolescente è ora dilatato, ora compresso a
seconda delle repentine emozioni che egli prova e spesso anche il gruppo dei pari diventa
pesante e scatena un desiderio di fuga nella propria solitudine. Per questo abbiamo
verificato che l’offerta di un percorso a termine garantisce loro una certa libertà, li ripara da
un senso di invadenza da parte dell’adulto e li aiuta a sopportare le regole del setting e la
cadenza settimanale senza troppe evasioni. Per contro, l’utilizzo di un filo conduttore
facilita il rapporto con il materiale e il lavoro di ricerca di un altro linguaggio per esprimere
se stessi, senza doversi troppo difendere dalla paura che incute il vuoto del foglio bianco.
Il tema guida è stato anche un buon contenitore delle ansie dei ragazzi e della loro
dispersività.
Il Gruppo
Il setting è costituito da cinque incontri, di un’ora e mezza ciascuno, con cadenza
settimanale. I ragazzi sono quattro, dai 14 ai 18 anni: un maschio e tre femmine.
Partecipano i due operatori e l’arteterapeuta formatrice.
Una ragazza presenta la tipica problematicità adolescenziale, su una base normonevrotica e sta affrontando un cambiamento di scuola; un’altra presenta una diagnosi di
psicosi, è da anni in psicoterapia e sta affrontando il difficile passaggio al Servizio di
Psichiatria Adulti, che dovrà continuare a farsi carico della sua psicopatologia. Un’altra
ragazza presenta una evidente balbuzie ed una inibizione delle capacità cognitive e
relazionali; l'
ultimo è un ragazzo sordo, da lungo tempo seguito dalla logopedista, che sta
affrontando la sua adolescenza, fortemente contrassegnata dal suo handicap sensoriale.
Pertanto il tema-guida proposto è stato quello delle difficoltà-paure-curiosità relative ai
passaggi-cambiamenti che ognuno può vivere.
In effetti, tutti questi ragazzi ne stanno affrontando uno: il cambio di scuola, la fine della
psicoterapia, il diventare grandi…
Questo tema è stato impersonato da cinque porte disegnate, di colore diverso, che sono
state offerte durante il primo incontro, come stimolo sul quale lavorare con i disegni. Ad
ogni incontro ciascuno sceglieva una porta, fino a concludere il percorso.
Sullo stimolo di colori, porte, disegni il gruppo esprimeva poi una storia, partendo ciascuno
dalla suggestione di un disegno dell’altro ed infine tutti i partecipanti cercavano un titolo a
tale racconto, che diventava, così, espressione della sintesi dell’atmosfera del gruppo e
del suo messaggio personale e collettivo.
La storia era scritta da un componente del gruppo su un grande foglio, visibile a tutti: ciò
per andare incontro alle esigenze del ragazzo sordo, ma, in seguito, abbiamo adottato
questa modalità in tutti gli altri gruppi, osservando che così era facilitata l’attenzione e la
partecipazione dei ragazzi.
Ci sembra importante sottolineare anche questo approccio come ulteriore esempio di
quell’apprendere dall’esperienza, che, secondo noi, deve essere l’atteggiamento
caratterizzante il nostro lavoro.
Pur nella brevità del percorso, abbiamo potuto osservare, oltre che una intensa
partecipazione da parte dei ragazzi, anche una crescita di ognuno nella capacità di
lavorare ed entrare in contatto con se stessi e gli altri.
Ogni incontro ci si è presentato come una tappa di un cammino, dove ogni scalino
rimandava all’altro e l’eco personale di ognuno rimbalzava con quello degli altri e apriva
porte a nuove strade:
Primo incontro
Secondo incontro
Il guardiano che si chiamava “non
La lava infuocata alle origini
lo so”
“Ti sento, ti prendo, ti vedo e ti
La lava spinge nell’aria il fuoco
mangio.
e più
E ti sento dentro di me formare
sotto c'è il carbone.
ghirigori
di colore”
Nel carbone tutto nero erano
Disse il guardiano del giorno e
rimaste delle suppellettili
della notte:
colorate e quando la
Ma dov’è la porta per uscire?
porta si aprì si sentì il loro
brusio.
E si incamminò in un bosco con la
La lava percorre tante strade, ma
speranza di trovare qualcosa…
quella che incendia di più è
quella
Questi fiori sono amore…
dell'amore.
Vedo tanti oggetti che volano:
Chi lo sa? Forse il brusio è il
crepitio che
Chi l’avrebbe detto in questo buio
è nascosto dietro questa porta…
bosco?
Disse il guardiano.
Forse sono (…è il suono) delle
cose belle…
Dei palloncini che volano nel
cielo, una bella
giornata di sole, buona per farci
una passeggiata.
Ecco l’ambiente in cui ci siamo trovati a muovere i primi passi…, il punto in cui si è trovato
il gruppo: nel dubbio, nell’incertezza, in un caos originario, carico di passioni e di
possibilità inespresse…
Terzo incontro
Tra il vento e la bufera si incontra lo scompiglio dei vari
elementi
Una folata di vento arrivò improvvisa e fece sbattere la porta, rivelando
delle cose sconosciute.
Ad esempio un bel cavallo volante…
…e tante cose scritte e parlanti, antiche, che si traducevano da sole.
Dopo essere stati a fare una bella passeggiata, rientrare a casa era
triste.
Nella tromba d’aria si videro degli oggetti: uno parlante, rosso, che
vibra.
La strada da intraprendere sembra essere il mettere scompiglio tra i vari elementi, che ci
compongono: lasciare che il vento e la bufera rovescino il conosciuto e aprano nuove
vie…
Quarto incontro
Quinto incontro
I colori della rivincita di
Le perdite e le ricompense
Joker:
non tutto il male viene per
nuocere
(così sono sistemati tutti e
due)
Joker con i suoi trucchetti frega
La Germania perse la guerra e in
Batman
Francia
(mi dispiace per Batman, però...)
il Brasile perde la coppa
Entro con un colore, esco con un
Ma il capitano non si perse d'animo
colore,
e andò
rientro con un altro colore e
in giro per il mondo a cercare nuove
cambio
terre.
sempre colore...
In una casa hanno scopato,
nell'altra
Disse Joker travestito da sole, ma un uomo ha preso la pompa
dell'acqua:
all'improvviso cadde in acqua e
l'acqua era fredda.
mostrò
i suoi veri colori
E così, alla fine, si è fatto
pulizia e si può
Che si mescolarono per formarne uno aprire la porta.
solo.
Dalla porta uscì un bel prato verde
e dal
Un altro sole, amico di Joker, era sole imbrunito bussò un missile.
in
società con lui,
Il missile viaggiò e arrivò nel
mondo dei
aveva sulla testa un animale che
bianchi e dei negri. In mezzo c'era
una
portava jella e gli consigliò di
porta ed era la porta della stanza
restare
dei
con il proprio colore.
colori.
Fu così che si trovarono nel sole
E in mezzo ci sono anche dei regali,
accogliente di un nuovo mattino,
ma anche delle brutte sorprese...
proprio quando la notte diventava
giorno.
E'il centro della nostra storia, il nocciolo
L'
epilogo, la morale della favola...
(da cui si può seminare qualcosa...):
L'
identità è una faticosa conquista: è la
dagli elementi in scompiglio emerge Joker, risultante di perdite e ricompense e può
a metà tra il bene e il male, il vero e il falso. farci anche un po'paura...
E'la disperata e difficile ricerca di una
propria identità tra mille facce.
Conclusioni
“Ogni bambino impegnato nel gioco”, scrive Freud (1907), “si comporta come un poeta: in
quanto si costruisce un suo proprio mondo, o meglio, dà a suo piacere un nuovo assetto
alle cose del suo mondo…”
Ciò che si può rivivere nello spazio transizionale dell’arteterapia è il piacere di questo
gioco, in cui il soggetto si cerca, assumendo il rischio di perdersi in una forma di disessere e perché no, di follia, per ricostituire poi il proprio mondo interiore, arricchito da
questa esperienza originale e creativa.
Le storie, emerse dai disegni dei ragazzi, hanno dato parola alle forti emozioni, legate al
processo di crescita e di costituzione di una loro identità e hanno sostenuto, così, questa
evoluzione dal caos alla ri-costruzione di un quadro, aperto alle possibilità del nuovo.
La pregnanza delle storie con gli aspetti caratteristici della crisi adolescenziale balza agli
occhi, sottolineando l'
utilità del discorso analogico nella relazione con persone che, come
gli adolescenti, vivono un dramma di trasformazione e cambiamento.
Riprendendo una suggestione dello scrittore Heinrich Zimmer (1948), vorremmo che il
nostro atteggiamento nei confronti del meraviglioso materiale pittorico e poetico, prodotto
dai gruppi, con i quali abbiamo imparato ad essere arteterapeuti, continui ad essere quello
del dilettante, nel senso di una persona: “che prende piacere (diletto) a qualche cosa…",
ricordando che…"Non appena abbandoniamo quest’atteggiamento dilettantesco nei
confronti delle immagini del folklore e del mito, e cominciamo ad essere certi della loro
corretta interpretazione (in quanto professionisti della comprensione, che maneggiano gli
utensili con un metodo infallibile), ci priviamo del contatto vivificante…” dell’incontro con i
nostri pazienti, con i quali condividiamo questo cammino nel processo di conoscenza.