11 veneman 1/07 - Assistenza Infermieristica e Ricerca

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11 veneman 1/07 - Assistenza Infermieristica e Ricerca
Osservatorio
internazionale
Dal rapporto UNICEF 2007
sulla condizione dell’infanzia nel mondo:
Il doppio vantaggio dell’uguaglianza
di genere
Ann M. Veneman
Direttore generale
Fondo delle Nazioni Unite
per l’Infanzia
Il Rapporto dell’UNICEF su La condizione dell’infanzia nel mondo 2007 è incentrato sulla
vita delle donne nel mondo per una semplice
ragione: l’uguaglianza di genere e il benessere
dei bambini vanno mano nella mano. Quando
le donne possono vivere pienamente e attivamente la loro vita, i bambini crescono bene. L’esperienza dell’UNICEF dimostra anche la situazione inversa: quando alle donne vengono
negate pari opportunità in una società, i bambini ne soffrono.
Lavorare nei paesi per raggiungere l’Obiettivo
di sviluppo del Millennio 3 - promuovere la parità di genere e l’empowerment delle donne permetterà di raccogliere i frutti del doppio vantaggio di migliorare le condizioni di vita sia delle donne che dei bambini. Contribuirà anche a
raggiungere tutti gli altri Obiettivi: ridurre la povertà e la fame, proteggere la vita dei bambini, migliorare la salute materna, assicurare l’istruzione universale, combattere l’HIV/AIDS, la
malaria e altre malattie, assicurare la sostenibilità ambientale e sviluppare nuove e innovative partnership per lo sviluppo.
Nonostante l’impegno della comunità internazionale per l’uguaglianza di genere, milioni di
donne e bambini in ogni parte del mondo sono discriminati. Questo Rapporto illustra le
molte sfide che rimangono. Le donne e le bambine sono colpite, in maniera eccessiva, dalla
pandemia dell’AIDS. Molte ragazze vengono obbligate a sposarsi precocemente. Le cifre sulla
mortalità materna rimangono alte in molti paesi. Quasi ovunque le donne percepiscono uno
stipendio inferiore rispetto agli uomini per lo
stesso lavoro. Nel mondo milioni di donne e
bambine soffrono per violenza fisica e sessuale, mentre le risorse per la giustizia e la protezione scarseggiano.
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Dichiarazioni, convenzioni e obiettivi non sono abbastanza. Bisogna spostarsi in maniera
risoluta dalle parole ai fatti. Il giorno in cui le
donne e le bambine avranno le stesse opportunità di ricevere un’istruzione, di far parte di
un governo, di raggiungere l’autosufficienza
economica ed essere protette da ogni forma di
violenza e discriminazione, sarà il giorno in cui
la promessa dell’uguaglianza di genere verrà
realizzata e la missione dell’UNICEF per un
mondo a misura di bambino potrà essere completata.
Strategie per il cambiamento
Il rapporto dell’UNICEF su la condizione dell’infanzia nel mondo 2007 è incentrato sulla vita delle donne nel mondo per una semplice ragione: l’uguaglianza di genere ed il benessere
del bambino vanno mano nella mano quando
le donne possono vivere pienamente ed attivamente la loro vita
L’uguaglianza tra uomini e donne è stata, da
sempre, un obiettivo delle Nazioni Unite, come recita il preambolo del 1945 della Carta dell’ONU: “Riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti
degli uomini e delle donne e delle nazioni
grandi e piccole”.
Se vogliamo che i bambini sviluppino pienamente il loro potenziale e crescano sani nella
famiglia e nella società, bisogna eliminare una
volta per tutte la discriminazione di genere.
Donne sane, istruite e dotate di empowerment
hanno figlie e figli sani, istruiti e sicuri di sé. È
stato dimostrato che il grado di influenza che
le donne esercitano sulle decisioni familiari, influisce positivamente sulla nutrizione, l’assistenza sanitaria e l’istruzione dei figli. Ma i be-
A. M. Veneman: Dal rapporto UNICEF 2007 sulla condizione dell’infanzia nel mondo: Il doppio vantaggio dell’uguaglianza di genere
nefici dell’uguaglianza di genere vanno al di là
del loro beneficio diretto sui bambini. Senza di
essa sarà impossibile creare un mondo improntato alla giustizia, alla tolleranza e alla responsabilità reciproca.
Eppure, malgrado siano stati compiuti grandi progressi nell’empowerment delle donne,
in seguito all’adozione della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna da parte
dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite
nel 1979, la discriminazione di genere è ancora diffusa in tutte le regioni del mondo. Si
percepisce nella preferenza dei figli maschi
rispetto alle figlie femmine, nelle opportunità
limitate per le bambine e le donne nel campo dell’istruzione e del lavoro e negli abusi
basati sul genere sotto forma di violenza fisica e sessuale.
Altre forme meno evidenti della discriminazione di genere possono essere ugualmente distruttive. La discriminazione istituzionale è più
difficile da individuare ed eliminare. Le tradizioni culturali possono perpetuare l’esclusione
sociale e la discriminazione di generazione in
generazione se i pregiudizi continueranno a essere accettati, anziché combattuti.
Per eliminare la discriminazione di genere e consentire l’empowerment delle donne bisogna aumentare l’influenza delle donne nelle decisioni chiave che influiscono sulla loro vita e su
quella dei bambini in tre settori specifici: la famiglia, il lavoro e la sfera politica. Un cambiamento positivo in uno di questi campi influirà
sull’uguaglianza delle donne negli altri e avrà
un forte impatto positivo sui bambini.
Uguaglianza in famiglia
Per i bambini, le persone più importanti del
mondo non sono i leader politici e i direttori
delle agenzie per lo sviluppo, ma i genitori e
le persone che li crescono e che ogni giorno
prendono decisioni familiari che li riguardano.
È stato dimostrato che gli uomini e le donne
hanno spesso ruoli e priorità diverse quando
si tratta di prendere decisioni all’interno della
famiglia. Le donne generalmente danno più importanza agli obiettivi relativi al benessere ed
è più probabile che impieghino le risorse di cui
dispongono per soddisfare le necessità della famiglia, soprattutto dei bambini.
Moltissimi casi indicano che le decisioni familiari vengono spesso prese attraverso un processo di contrattazione che favorisce più gli uomini che le donne. Secondo i dati ricavati dalle Ricerche Demografiche e Sanitarie, soltanto in dieci paesi in via di sviluppo sui trenta
oggetto della ricerca, la metà o più delle donne partecipa a tutte le decisioni familiari, comprese quelle che riguardano gli acquisti principali per la casa, la salute e le visite ad amici
o parenti.
L’esclusione delle donne dalle decisioni familiari può avere conseguenze disastrose tanto per i bambini quanto per esse stesse. Secondo uno studio condotto dall’Istituto internazionale di ricerca sulle politiche alimentari, se gli uomini e le donne avessero la
stessa influenza nel processo decisionale, nell’Asia meridionale ci sarebbero fino al 13% in
meno di bambini sottopeso sotto i 3 anni, e
questo farebbe diminuire nella regione il numero di bambini malnutriti di 13.4 milioni;
mentre nell’Africa subsahariana altri 1.7 milioni sarebbero bambini privi di un’alimentazione adeguata.
L’empowerment delle donne nella famiglia aumenta la probabilità che i figli, in particolare le
femmine, frequentino la scuola. Una ricerca condotta dall’UNICEF in alcuni paesi dell’America
Latina e Caraibi, ha rilevato che, in media, i bambini con madri non istruite hanno almeno tre
volte più probabilità di non frequentare la scuola di quelli di madri che hanno frequentato le
elementari.
Anche gli uomini svolgono un ruolo cruciale
nel promuovere l’uguaglianza nel processo decisionale. Attraverso strategie semplici e dirette, come condividere la responsabilità per le faccende domestiche e la cura dei figli, gli uomini possono aiutare a combattere la discriminazione di genere nelle famiglie e nelle comunità.
Le donne stesse, infine, sono i più importanti
catalizzatori dei cambiamenti. Sfidando e ribellandosi agli atteggiamenti discriminatori nelle loro comunità, i gruppi femminili possono
far progredire i diritti delle bambine e delle donne per molte generazioni.
Uguaglianza sul lavoro
Malgrado i grandi passi in avanti compiuti negli ultimi decenni nell’inclusione delle donAssistenza infermieristica e ricerca, 2007, 26, 1
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ne nella forza lavoro, i progressi nel miglioramento delle loro condizioni lavorative, nel
riconoscimento del loro lavoro non retribuito, nell’eliminazione di pratiche discriminatorie e nelle leggi riguardanti i diritti di proprietà e di eredità e nel sostegno all’assistenza
all’infanzia non sono stati altrettanto evidenti.
Garantire pari opportunità a donne e uomini
nel produrre e gestire il reddito rappresenta
un importante passo in avanti verso il rispetto dei diritti delle donne. Inoltre, è più facile
che anche i diritti dei bambini siano rispettati quando le donne sono in grado di godere
pienamente dei propri diritti sociali ed economici.
Il lavoro non retribuito che molte donne svolgono nelle case e in famiglia, assorbe la maggior parte delle loro ore, privandole del tempo
necessario per svolgere un’attività remunerata.
Una donna con un’occupazione retribuita deve comunque svolgere la maggior parte delle
faccende domestiche.
Le donne che lavorano fuori della famiglia guadagnano in media molto meno degli uomini.
Inoltre, è più probabile che svolgano un lavoro precario, meno retribuito e che offre scarsa
sicurezza economica e pochi benefici sociali,
se non nessuno.
Oltre a guadagnare meno degli uomini, le donne possiedono meno beni. I salari più bassi e
il minore controllo sul reddito familiare limitano la loro capacità di accumulare capitale. Inoltre, i pregiudizi di genere nelle leggi sulla proprietà e l’eredità, e in altri mezzi di acquisizione di beni, espongono le donne e i bambini a
maggiori rischi di povertà.
Il lavoro retribuito delle donne non comporta
automaticamente condizioni migliori per i
bambini. Fattori quali il numero di ore che
le donne dedicano al lavoro fuori della famiglia, le condizioni nelle quali lavorano e
chi controlla il reddito che producono, determinano effetti sul loro benessere e su
quello dei bambini.
In molti paesi, garantire un’assistenza di buona qualità all’infanzia è proibitivo per le famiglie a basso reddito che non godono di sussidi statali. Spesso i genitori, quando lavorano,
devono affidare i bambini alla famiglia estesa
o ai figli più grandi; nella maggior parte dei
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casi alle figlie. Questo, molte volte, compromette l’accesso dei bambini all’istruzione.
Combattere questi atteggiamenti nei confronti delle donne che lavorano richiede un approccio poliedrico. I governi dovrebbero adottare misure legislative, finanziarie e amministrative per creare un ambiente solido che consenta alle donne di entrare nell’imprenditoria
e partecipare al mercato del lavoro. Per l’infanzia, le strategie più importanti volte a garantire che le bambine e i bambini abbiano
pari opportunità di guadagno da adulti, consistono nel fornire loro pari accesso all’istruzione.
Uguaglianza in politica e al governo
La partecipazione delle donne alla politica è un
Obiettivo di sviluppo del Millennio che costituisce un diritto in sé. L’empowerment delle donne nell’arena politica può cambiare le società.
La loro presenza negli organi direttivi a livello
nazionale e locale contribuisce alla formulazione
di politiche e leggi incentrate sulle donne, i bambini e le famiglie.
Molte prove dimostrano che le donne in politica sono delle efficaci sostenitrici dell’infanzia
a tutti i livelli, promuovendo leggi e favorendo cambiamenti tangibili nei risultati politici.
Sebbene la rappresentanza femminile nei parlamenti sia aumentata a un ritmo costante nell’ultimo decennio, le donne continuano a essere sottorappresentate in quasi tutte le assemblee legislative nazionali e costituiscono
appena il 17% dei parlamentari a livello globale. La partecipazione delle donne alla politica locale può avere effetti positivi immediati in particolare per quanto riguarda la distribuzione delle risorse della comunità e la promozione di provvedimenti per l’assistenza all’infanzia.
La partecipazione delle donne ai negoziati di
pace e alla ricostruzione dopo i conflitti è vitale per garantire la sicurezza e la protezione
dei bambini e di altre popolazioni vulnerabili. Eppure, nella maggior parte dei processi
di pace, il ruolo delle donne, nel migliore dei
casi, rimane informale. Malgrado la partecipazione limitata alla politica nazionale e locale e alla ricostruzione dopo i conflitti, le donne in politica e al governo contribuiscono a
modificare l’ambiente politico. La loro in-
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fluenza non si avverte soltanto nelle leggi più
energiche a favore delle donne e dei bambini, ma aiuta anche gli organi decisionali a diventare più democratici e più sensibili verso
il genere.
Aumentare la partecipazione delle donne alla
politica è fondamentale per la promozione dell’uguaglianza di genere, per l’empowerment delle donne e per il pieno rispetto dei diritti dell’infanzia.
Strategie
Il Rapporto dell’UNICEF fornisce un piano di
azione per promuovere l’uguaglianza di genere con sette metodi chiave: istruzione, finanziamenti, legislazione, quote legislative, empowerment delle donne da parte di altre donne, coinvolgimento degli uomini e dei bambini, ricerche e dati migliori.
Istruzione - garantire pari opportunità a maschi
e femmine è una delle misure più efficaci per
combattere la discriminazione di genere. Le azioni chiave devono poter abolire le tasse scolastiche, sollecitare i genitori e le comunità a investire nell’istruzione femminile e creare scuole amiche delle bambine che siano sicure e prive di pregiudizi.
Risorse supplementari per l’uguaglianza di genere - è stata prestata troppo poca attenzione
alle risorse necessarie a realizzare l’obiettivo dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment
femminile.
Spianare il terreno della legislazione nazionale
- le riforme legislative possono risultare una strategia efficace per l’empowerment delle donne
e delle bambine e per la salvaguardia dei loro
diritti.
Le quote possono incoraggiare la partecipazione
delle donne in politica - le quote si sono dimostrate un metodo efficace perché le donne
infrangano la barriera invisibile della politica.
Tuttavia, perché siano realmente efficaci, le
quote devono essere sostenute da partiti politici e sistemi elettorali.
Empowerment delle donne da parte di altre
donne - i movimenti femminili popolari sono
stati i difensori più eloquenti dell’uguaglianza
e dell’empowerment delle donne, ma sono talvolta ignorati dai governi e dalle agenzie internazionali. La partecipazione delle donne alle fasi iniziali di formulazione delle politiche
aiuta a garantire che i programmi tengano conto delle esigenze delle donne e dei bambini.
Coinvolgere uomini e bambini - gli uomini possono diventare potenti alleati nella lotta per l’uguaglianza delle donne. Le iniziative di advocacy volte a informare sia gli uomini che le donne sui vantaggi dell’uguaglianza di genere e sulle decisioni prese insieme, possono aiutare a
sviluppare una maggiore collaborazione tra uomini e donne.
Le ricerche e i dati sulla condizione delle donne e delle bambine sono molto carenti - la
grave mancanza di statistiche disaggregate
per sesso non consente di avere sufficienti prove quantitative sulle questioni che influiscono sulle donne e, di conseguenza, sui bambini. C’è urgente bisogno di dati e analisi migliori.
L’eliminazione della discriminazione di genere
garantirà un doppio vantaggio: quello di realizzare i diritti delle donne e di spianare la strada per realizzare anche quelli dei bambini. Alleanze efficaci che coinvolgano i governi, i donatori e le agenzie internazionali possono sostenere questo processo tramite la formulazione e l’attuazione di strategie di sviluppo basate sui diritti umani. Per le donne, gli uomini e
i bambini il momento di rifocalizzare il nostro
impegno è arrivato.
Questi contributi sono tratti da IL MONDODOMANI, Bimestrale del Comitato Italiano dell’UNICEF n. 6, anno XVIII, novembre-dicembre 2006.
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RIQUADRO 1
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GUERRA E PACE
Riconoscendo il contributo unico che le donne possono dare ai processi di pace, a ottobre del 2000 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato all’unanimità la risoluzione n. 1325 che affronta in maniera specifica l’impatto della guerra sulle donne e il contributo delle donne
alla risoluzione dei conflitti e alla pace. Un recente rapporto, che ha esaminato 13 accordi di pace raggiunti tra il 1991 e il 2001, che hanno messo fine ai conflitti in Afghanistan, Bosnia/Erzegovina, Boungainville (Isole del Pacifico), Cambogia, El Salvador, Eritrea, Etiopia, Guatemala, Kosovo, Liberia, Ruanda, Sierra Leone e Timor-Leste, ha concluso che “non esiste accordo di pace che offra un modello globale di
disposizioni adeguate a provvedere alle necessità delle donne assieme a quelle degli uomini”. Nonostante quanto previsto dalla risoluzione
n. 1325, metà degli accordi siglati dalla sua adozione ha omesso qualsiasi riferimento ai bisogni delle donne e alle prospettive di genere.
Le donne e l’accordo di pace in Darfur
Nel 2005 un team di sostegno di esperti di genere composto da 20 donne e finanziato dai governi di Canada, Norvegia e Svezia e dal Fondo di sviluppo delle Nazioni Unite per le donne, è stato invitato a partecipare al settimo negoziato decisivo dell’Accordo di pace in Darfur.
Il team ha riunito donne di diverse provenienze etniche e tribali per creare una piattaforma unificata di priorità femminili e questioni di
genere. Il documento finale, “Le priorità delle donne nel processo di pace e nella ricostruzione in Darfur”, contiene alcune disposizioni
chiave relative alle donne e ai bambini, tra cui:
* Tutele specifiche per le donne e i bambini nelle situazioni di conflitto.
* Trattamento prioritario delle donne e dei bambini negli accertamenti relativi all’indennizzo/risarcimento per i danni e le distruzioni provocate dalla guerra.
* Un appello ai governi affinché prestino particolare attenzione all’istruzione delle donne e dei bambini come mezzo per garantire la sicurezza.
* Fornire istruzione secondaria nei campi profughi e per sfollati.
* Un appello alla comunità internazionale affinché provveda all’istruzione delle bambine profughe.
* La creazione di un’istituzione che fornisca assistenza legale, consulenza psicologica e altri servizi importanti alle donne e ai bambini.
RIQUADRO 2
Nel corso delle tre brevi settimane in cui hanno potuto partecipare ai colloqui, le donne sono state in grado di negoziare per l’inclusione
di un numero ragguardevole delle loro priorità nell’accordo finale. L’accordo è stato redatto in un linguaggio sensibile al genere e, tra le
altre priorità, richiede la partecipazione delle donne agli organi decisionali e alla costruzione della pace.
PER PROTEGGERTI MEGLIO, FIGLIA MIA
RIFLESSIONI
di Dacia Maraini, scrittrice
PADRE: Io sono il padre. Il padre di Maria. Lei è lì, bionda, piccola e dolcissima. Da quando è morta sua madre, siamo soli in questa grande casa. La lasciamo tranquillamente andare alla deriva. Nessuno più pulisce o spolvera (...) Maria non si lamenta mai. È savia e tranquilla, è intelligente. Dopo la morte di sua madre non è più voluta andare a scuola. Prima è stata a lungo malata, poi diceva di sentirsi a disagio fra le sue compagne, le sembrava di non essere all’altezza. Io comunque la faccio studiare lo stesso. Passiamo due ore al giorno al
tavolo coi libri e i quaderni. Ha una sorprendente capacità di apprendimento (...) Mentre stiamo mangiando a tavola si mette a piangere.
Ma non piange onestamente, direttamente, aprendo la bocca e tirando fuori le lacrime. Piange succhiandosi le labbra, senza bagnarsi gli
occhi, singhiozzando dal di dentro. In questo caso le metto un mano sulla nuca e cerco di tranquillizzarla. La proteggo, ecco, credo che
la mia bambina abbia soprattutto bisogno di protezione poiché ha la tendenza a perdersi come una coccinella su una foglia di lattuga.
MARIA: Io sono Maria, e quello è mio padre. Mia madre è morta un anno fa. Volevo tornare a scuola ma lui mi ha trattenuta: dice che
sono troppo fragile, che potrei prendermi un’altra polmonite (...) Si occupa di me, mi protegge. Lui dice che ho molto bisogno di protezione. (...) Lui non vuole che esca. Dice che sono la sua principessa.
PADRE: Non so come farà quando arriverà il momento di sposarsi. Ormai ha sedici anni. Potrebbe già cominciare a pensarci. Ma come fa
una bambina a sposarsi? Il suo cuore è rimasto infantile come il cuore di una bimba di sei anni. E poi è goffa, fragile, incapace. Qualche
volta non riesce a mangiare da sola e io la imbocco.
MARIA: Dice che se mangio da sola mi sbrodolo. Gli piace imitare la mamma quando mi veniva dietro col piatto e io avevo cinque anni:
ecco arriva un aereo pieno di...patate!
PADRE: Sto male quando uso la cinghia. E lei lo sa. Per questo mi provoca, lo fa apposta, per farmi stare male. Dovrò trovare un altro metodo, meno prevedibile. (...)
MARIA: Da un po’ di tempo non tira più fuori la cinghia. Ora mette la mano sulla sua pistola di ordinanza. Quando faccio qualcosa che a
lui non piace la tira fuori dalla fondina, me la appoggia contro la tempia e dice: vuoi che spari? (...)
PADRE: L’ho uccisa. Era diventata troppo invadente, troppo desiderosa di libertà. Diceva che voleva restare sempre con me, ma non era
vero, nel suo cuore era nata una tenace, feroce volontà di autonomia. Voleva liberarsi di me, fuggire chissà dove... non vedeva l’ora di
scappare via. Una bambina bellissima, una bambina in procinto di tradire suo padre. L’ho uccisa come si uccidono i traditori. Ti ricordi
quante volte abbiamo giocato insieme con questa pistola, amore mio? Ora la getto via. Non saprei più che farne. Ti amerò sempre bambina mia, hai tanto bisogno di protezione, tanto bisogno di protezione...
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